Affari, locali alla moda e violenza. Quella vendita

Transcript

Affari, locali alla moda e violenza. Quella vendita
OPERAZIONE BUCATINO - IL RETROSCENA
Affari, locali alla moda e violenza. Quella vendita
accelerata con le cattive
Sabato 05 Aprile 2014 - 06:15 di Riccardo Lo Verso
Non c'è solo il pestaggio dei due dipendenti della ditta di trasporti di
Termini Imerese. In ospedale finì anche il compagno della
proprietaria di un ristorante. Picchiato per accelerare la cessione della
“Dispensa del Monsù” di via Principe di Villafranca.
PALERMO - Non c'è solo il pestaggio dei due dipendenti della ditta di trasporti di Termini
Imerese. In ospedale finì anche il compagno della proprietaria di un ristorante. Picchiato per
accelerare la cessione della “Dispensa del Monsù” di via Principe di Villafranca che avrebbe
riaperto sotto l'insegna “Il Bucatino”.
Gli arresti eseguiti ieri dai carabinieri del Nucleo investigativo si intrecciano con gli affari due
noti locali del salotto di Palermo. Secondo gli investigatori, infatti, Maurizio De Santis, Giovanni
De Santis e Rita Salerno - marito, moglie e figlio - sarebbero i reali proprietari non solo del
Bucatino, ma anche del ristorante “Unico”, sempre in via Principe di Villafranca. Formalmente
risultano appartenere alla Grc, una società costituita da Roberto Giannettino e Francesco Marsalone.
I De Santis non figurano nella compagine societaria e ufficialmente non hanno alcun reddito.
Eppure, dicono gli investigatori, “il loro tenore di vita è apparso sicuramente agiato”. Giannettino e
Marsalone lavorano nei ristoranti, ma “sono apparsi essere chiaramente dipendenti di Maurizio De
Santis che è da considerare il vero proprietario delle attività intestate per oscure ragioni a
prestanome”.
La ragione della riservatezza potrebbe rintracciarsi, sempre secondo gli inquirenti, nella
fedina penale dei protagonisti che hanno l'abitudine di intestare a terze persone anche le
macchine da loro utilizzate. Maurizio De Santis ha precedenti penali per estorsione e rapina. Si è
sposato con Rita Salerno, figlia di Luigi, detto Gino, condannato con sentenza definitiva per mafia
perché affiliato al clan di Palermo Centro. Attualmente Luigi Salerno è sorvegliato speciale e non si
può allontanare da Palermo. Giovanni De Santis, il figlio, nel 2010 è stato arrestato e condannato a
2 anni e quattro mesi perché ad un posto di blocco gli trovarono addosso una pistola con matricola
abrasa, due caricatori, 23 proiettili e un coltello.
Che Maurizio De Santis sia il vero titolare dei locali emergerebbe da una serie di
intercettazioni in cui l'indagato stabilisce chi assumere, paga gli stipendi e la merce, sceglie il
menù del giorno e si informa sulle prenotazioni dei clienti. Quando assieme al figlio finisce in
carcere, è sempre lui a dettare le condizioni per l'acquisto del ristorante Unico: operazione da 100
mila euro che però nell'atto dovevano scendere a 25 mila. Per buona pace di Giannettino che aveva
paura ad indicare una cifra inferiore, tanto che il marito spiegava alla Salerno: “Gli dici a Roberto
(Giannettino ndr) ora ti fazzu rimpiri i... ma ti retti to matri i picciuli, ma cu zaccu si non lo ha
capito”. A Marsalona, aggiungeva De Santis, la moglie non doveva dare più di 200 euro a
settimana.
Inevitabile che i carabinieri si interessassero anche alla compravendita del locale che ospita il
Bucatino. Prima vi aveva sede un altro ristorante “La dispensa dei Monsù”. Risultava che la
vecchia proprietaria non aveva trattato l'affare personalmente, ma si era affidata ad un procuratore.
Perché? Dalle indagini dei carabinieri sarebbe emerso uno scenario di pressioni culminate nelle
violenze. Marsalone e Giannettino, che la signora conosceva come cameriere e cuoco del ristorante
Cucina, pretendevano che la venditrice si accollasse le responsabilità per una causa civile pendente
sull'immobile. E così, nel gennaio 2012, sotto casa della donna si fecero vivi Marsalone,
Giannettino e altri due uomini, poi identificati nei due De Santis.Arrivò anche il compagno della
donna contro cui si sarebbe scagliata l'ira dei De Santis. Lo presero a pugni, allo stomaco e al volto.
L'uomo rimediò la frattura del setto nasale e finì sotto i ferri. Lo abbandonarono in un lago di
sangue. Forse l'arrivo di una signora li aveva convinti a darsi alla fuga. Ecco perché alla
conclusione dell'affare la vecchia proprietaria decise di farsi rappresentare da un procuratore.
Risultato: la vendita fu accelerata (i De Santis avevano fretta perché la ristrutturazione era già
iniziata) e la clausola, che tanto li infastidiva, eliminata.