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Periodico di informazione dell’A.S.S. N. 5 “Bassa Friulana”
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La squadra
La sorpresa iniziale sta lasciando posto alla consapevolezza
che l’essere stati chiamati dal Direttore Generale, dott. Paolo
Bordon, a far parte della squadra che via via si sta componendo, è al tempo stesso un onore e una sfida. Siamo onorati dalla
scelta fatta da un Direttore giovane che affronta, lui stesso,
una nuova esperienza, chiedendoci di supportarlo nel perseguimento di un così delicato mandato assegnatogli dalla
Giunta Regionale.
Ci onora la possibilità di mettere a sua disposizione, a disposizione dell’Azienda e dei collaboratori il nostro vissuto professionale e gestionale, con la speranza che la conoscenza
dell’Azienda da parte del
Direttore Sanitario e l’apporto
di metodiche nuove da parte
del Direttore Amministrativo
possano garantire continuità
sulle buone prassi e innovazione ove ciò sia richiesto per la
soddisfazione del mandato,
prima di tutto nei confronti dei
nostri utenti.
La sfida consiste nell’essere
all’altezza del compito assegnato. In questo momento particolare, più impellente si fa sentire l’esigenza di un management
che possa contribuire a garantire il diritto alla salute, nei suoi
momenti della prevenzione-cura e riabilitazione - nel rispetto
dei principi che ispirano le politiche sociosanitarie della nostra
Giunta Regionale: equità nell’accesso, qualità delle prestazio-
ni, sostenibilità economica, trasparenza delle scelte, sicurezza sul piano delle procedure e delle condizioni di lavoro degli
operatori. Centrare l’obiettivo affidato presuppone, in primis,
una maggior responsabilizzazione dei ruoli da noi agiti per
avviare prima possibile il processo di innovazione e semplificazione – che non va intesa come banalizzazione – delle procedure con le quali diamo risposte all’utenza. Alla maggior
responsabilizzazione
va
aggiunta la capacità di ascolto e
di coinvolgimento dei collaboratori e di tutti gli operatori
dell’Azienda, affinché ciò che
viene “deciso nella stanza dei
bottoni” possa trovare fattiva
realizzazione.
Nessuna decisione trova
compimento se non con la collaborazione di tutti coloro che,
con il proprio quotidiano contributo, costituiscono l’ossatura
dell’Azienda ed, in una azienda
di servizi qual è la nostra, il
vero Capitale.
Con la coscienza di ciò, ringraziamo il dott. Paolo Bordon
per l’opportunità fornita e ci
auguriamo di essere capaci di
rendere ancora più prezioso quanto lasciatoci dal dr. Roberto
Ferri, dal dr. Andrea Collareta e dal dott. Graziano Girardi.
Tecla Del Dò, Direttore Amministrativo
Maurizio Andreatti, Direttore Sanitario
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La salute e il sociale
A colloquio con Pietro Paviotti, sindaco di Cervignano del Friuli
operatori del settore. Le liste d’attesa sono indubbiamente uno
dei punti che maggiormente è stato affrontato e discusso, ma
devo rilevare come un passo in avanti sia stato compiuto seppure ci sia ancora della strada da percorrere; si sente inoltre forte il
disagio per la carenza di personale che è
stato uno dei punti deboli dell’ organizzazione in questi anni: parliamo di infermieri in
particolare, ma anche di medici quali anestesisti, psichiatri, pediatri ecc., punto che ha
segnato negativamente la qualità del servizio
erogato e le condizioni di lavoro degli operatori. Sappiamo che in genere queste mancanze non dipendono da una cattiva organizzazione, ma dalla oggettiva difficoltà a reperire
sul mercato particolari professionalità e tuttavia è certo che su questo versante sarà
necessario operare cercando di intervenire e
prevenire i momenti di crisi acuta che diventano un problema
insormontabile per chi necessita in un certo momento di un
determinato servizio di tipo sanitario.
Pietro Paviotti, il sindaco è il primo responsabile della salute
dei suoi cittadini: quali sono le criticità che Lei riscontra a questo proposito nella popolazione del Cervignanese?
Il mio osservatorio non mi permette di valutare compiutamente e con competenza le problematiche di
tipo sanitario ma piuttosto quelle di carattere sociale e socio sanitario e questo perché
molto maggiore è il coinvolgimento del sindaco in questi ambiti; a questo proposito ho
più volte ribadito in diverse sedi come una
vera e propria emergenza che rileviamo nel
territorio di competenza della nostra azienda (ma ascoltando diversi colleghi non solo
nella nostra) sia data da due problematiche
socio-sanitarie che si stanno affacciando
con sempre maggiore gravità e che sono: la
gestione sempre più frequente di casi di Pietro Paviotti
minori e famiglie in grave difficoltà che mette in evidenza una
forte crisi della genitorialità e la fragilità della famiglia di oggi; la
salute mentale e cioè quell’insieme sempre maggiore di persone
che vivono un disagio di tipo psicologico o psichico e che debbono necessariamente rivolgersi ai servizi sociali e sanitari. Ecco:
ritengo che in questi due ambiti di intervento noi dobbiamo investire maggiormente, sia con risorse umane che finanziarie, per
dare una risposta più completa e aderente alle necessità di questo
momento storico.
Gli ospedali di Palmanova e Latisana sono soddisfacenti?
Andrebbe cambiato qualcosa? Andrebbero potenziati dei servizi?
Ho già anticipato in una risposta precedente quello che risulta
essere una reale difficoltà, cioè gestire due distinte strutture ospedaliere in un territorio come il nostro; questo evidentemente non
significa che io pensi a modifiche organizzative cosa, di fatto,
inattuabile e probabilmente sbagliata, ma piuttosto alla necessità
di ricercare sempre una maggiore e positiva integrazione tra i
due ospedali al fine di poter proporre ai nostri cittadini un’offerta intergrata, fatta di servizi di alto livello, ma anche con costi che
risultino accettabili ed in linea con quelli medi regionali.
L'Azienda Sanitaria risponde ai bisogni di salute dei cittadini.
quali sono secondo Lei i punti di forza e i punti di criticità dell'agire aziendale?
Direi che in generale possiamo definirci soddisfatti della risposta in termini di servizi che l’azienda offre; certo: quando parliamo di salute e di persone che soffrono le risposte e le attenzioni
non sono mai sufficienti e tuttavia il giudizio, nel complesso,
deve essere positivo. La forza sta nella capacità di avere una relazione positiva e forte con il territorio il che significa che vi è un
forte riconoscimento e radicamento dell’attività dei distretti e
degli ospedali nell’area di competenza; la criticità potrebbe essere stata, storicamente, una certa concorrenzialità tra le strutture
ospedaliere di Palmanova e Latisana e, di fatto, due ospedali in
un’area piccola come la nostra non sono facili da gestire. E tuttavia ritengo che in questi ultimi anni un atteggiamento positivo e
molto meno campanilistico si sia fatto strada e che una gestione
unitaria e territoriale si sia oramai positivamente affermata.
Si parla molto della medicina territoriale, della continuità
delle cure: l'istituzione dell'infermiere di comunità è stata una
scommessa vinta in questo territorio. Come sindaco ha altre
idee? Altre progettualità da esperire?
L’infermiere di comunità è stata senz’altro un’idea vincente
perché ha permesso di portare in ogni Comune un servizio
importante per il benessere della collettività ed ha favorito una
presa in carico delle situazioni in modo capillare ed integrato con
la parte sociale. Questa progettualità ha permesso anche un forte
collegamento del Distretto con il territorio, valorizzando così la
parte “territoriale” dell’assistenza sanitaria, sempre secondaria di
fronte alla centralità dell’ospedale. Gli amministratori locali puntano, invece, a dare all’assistenza territoriale il giusto risalto e a
creare un percorso continuo ed agevole per il cittadino all’interno della rete degli interventi e dei servizi della sanità e del sociale. Per favorire proprio la continuità e la territorialità delle cure
nella programmazione locale sono stati previsti e realizzati due
interessanti progetti che vedono insieme Distretto sanitario ed
Ambito, volti a garantire al cittadino particolarmente fragile delle
dimissioni ospedaliere protette favorendo il rientro a domicilio e
sostenendo i familiari nella loro funzione assistenziale. Sia il progetto delle dimissioni protette che quello dei moduli respiro
domiciliari sono molto innovativi e unici nel panorama regionale.
Cosa chiede alla nuova dirigenza?
Dirigere una struttura grande e complessa come un’Azienda
Sanitaria certamente non è facile e a noi pubblici amministratori
spetta il compito certamente di stimolare la dirigenza ma anche
di aiutarla per arrivare ai risultati auspicati ed attesi. Direi che in
particolare, da pubblici amministratori, chiediamo di essere
informati compiutamente sulle linee di indirizzo che il dirigente
ed i suoi collaboratori intendono portare avanti; chiediamo evidentemente di essere ascoltati, perché noi più di altri raccogliamo
il sentire del territorio, le esigenze della comunità e dei singoli cittadini e utenti. E’ un percorso non facile nel quale ciascuno ha il
proprio compito ma è nella contaminazione di queste diverse
competenze e professionalità che si può ottenere una crescita globale del sistema e della proposta che lo stesso riesce ad elaborare.
Come impiega il tempo libero?
Vado al cinema, generalmente una volta alla settimana in
inverno, di meno nei periodi primaverili ed estivi. Visto che a cinquant’anni (superati) bisogna fare una certa attività fisica e non
mi piace molto correre, allora cammino e vado in bicicletta, ma
quando posso vado a ballare (che è più coinvolgente e divertente). Sono poi un medio lettore di libri, cosa che faccio a periodi
alterni con soddisfazione.
Intervista curata da Marco Bertoli
Lei è anche il presidente della Conferenza dei Sindaci: quali
sono i rilievi che, assieme ai suoi colleghi, fa rispetto alla salute
del territorio?
In genere nelle assemblee dei sindaci l’attenzione è focalizzata
sulla qualità del servizio che viene erogato al cittadino e dunque
ci troviamo spesso a fare proprie e “riportare” le considerazioni e
le critiche che ci vengono avanzate dagli utenti e talvolta dagli
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Dalla parte dei bambini
bambini che vivono situazioni di grande sofferenza fisica e psicologica provocata da abuso sessuale.
Nella nostra realtà, contiamo 12 minori vittime, di cui 9 sono
bambine di età tra 6 – 12 anni, dato che rispecchia la situazione
nazionale per età e sesso, per lo più perpetrato da persona a loro
vicina e non sconosciuta, nella maggioranza dei casi è un familiare: il padre, lo zio, il fratello maggiore, il cugino. Tutti i minori del
nostro territorio sono in carico ai nostri servizi per gli interventi
terapeutici riparativi del danno, la protezione con il collocamento in struttura, che viene messa in atto nei casi di abuso intrafamiliare, non ultimo per l’accompagnamento nel percorso giudiziario, dove il bambino spesso è unico testimone del reato subito
e l’esito del procedimento penale dipende dalla sua capacità di
rendere testimonianza dei fatti in modo attendibile, credibile.
Chi tratta queste tematiche non può che provare forti emozioni
e reazioni non sempre razionali, con il rischio “istintivo” di schierarsi o di attuare comportamenti poco utili alla migliore capacità
professionale di intervenire con consapevolezza, tempestività e
competenza data la pregnanza e la complessità dell'intervento.
In questo senso diventa indispensabile acquisire conoscenze
specifiche nel campo per saper rispondere alle esigenze di ogni
caso, ma ogni professionista non può pensare di farsi carico del
problema da solo, deve contare sulla collaborazione di altri operatori con cui costituire “un'équipe” in grado, ognuno per le proprie competenze, di sostenere il minore nel percorso clinicosociale-giudiziario. Nel nostro territorio un’equipe di psicologipsicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, in sinergia con le
scuole e le istituzioni giudiziarie lavora da alcuni anni, secondo
un modello operativo specifico, alla rilevazione dei casi di abuso,
alla valutazione psicodiagnostica, al trattamento del minore e dei
suoi genitori, avvalendosi di procedure di intervento multiprofessionale, della consulenza di specialisti sanitari e legali e della
integrazione con i servizi dell’area materno-infantile distrettuale
e ospedaliera. Si stanno approntando linee guida e predisponendo protocolli di lavoro tra servizi sanitari e sociali per la presa in
carico condivisa che mette al centro dell’intervento il minore e la
sua famiglia.
Rosalia Morsanuto - EMT Latisana
Cosa si intende per abuso all'infanzia? Nel 2001 la
Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all’infanzia,
approvata
dall’Assemblea
Nazionale
del
CISMAI
(Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e
l’Abuso all’Infanzia) così lo definisce: “è il coinvolgimento di un
minore da parte di un partner preminente in attività sessuali
anche non caratterizzate da violenza esplicita”, che significa concretamente, spiega A. Pellai, medico e ricercatore in Sanità
Pubblica, “qualsiasi interazione con connotazione sessuale tra un
adulto e un soggetto in età evolutiva, finalizzata alla gratificazione sessuale dell’adulto. Può avvenire in modo attivo con atti di
libidine sul corpo del minore, ma anche in modo passivo quando
è esposto alla visione di materiale pornografico, se fotografato
nudo senza esserne consapevole, quando obbligato ad assistere a
incontri sessuali tra adulti.”
Parlare di infanzia violata, dell’abuso sessuale ci mette di fronte all’indicibile, all’impensabile, a ciò che necessariamente ci
costringe a fare i conti con la realtà di tutti i giorni, dove riusciamo a concepire l’esistenza della violenza, della guerra, della
malattia, del cancro, ma ancora ci rifiutiamo di considerare questo fenomeno in tutta la sua portata e gravità, rifugiandoci nella
“negazione” per difenderci dalle emozioni scatenate dall’impatto
con questo evento, dalla presa di contatto con l’esperienza del
trauma da abuso. Le conseguenze più gravi sono quelle relative
alla dimensione psicologica, affettiva e relazionale della vittima,
che presenta disturbi della sfera cognitiva, della memoria e della
concentrazione, disattenzione e irrequietezza, disturbi di apprendimento, difficoltà del sonno, appiattimento emotivo, depressione e disinteresse alle normali attività, comportamenti aggressivi,
ostilità e comportamenti sessualizzati. Ogni abuso costituisce
comunque una storia a sé perché, per ogni bambino, l’intensità e
la qualità del danno dipende dalle caratteristiche dell’evento,
come la precocità, la durata, la frequenza, la gravità degli atti sessuali, dai fattori di protezione quali le risorse individuali del
bambino e del suo ambiente familiare, ma non ultimo dalla tempestività degli interventi psico-sociali, sanitari e giudiziari messi
in atto. Nel lavoro quotidiano sempre più frequentemente, gli
operatori sanitari che si dedicano all'infanzia vengono chiamati a
prendersi cura, prestare aiuto e proteggere quelle bambine e quei
Come si ferma il tumore
psicologa, le associazioni di volontariato) hanno svolto una breve
relazione. In entrambe le serate sono
intervenuti rappresentanti delle amministrazioni comunali e della nostra
Azienda Sanitaria ed è stato distribuito
materiale informativo (libretti, DVD,
copia di relazioni).
Sono stati illustrati i risultati del programma di screening regionale, l’andamento epidemiologico del tumore della
mammella, le varie tappe che una donna
con questa patologia effettua all’interno
delle nostre strutture e le modalità con le
quali queste sono coordinate, sottolineando la qualità e la competenza di tutti
gli operatori coinvolti che hanno consentito di ottenere risultati positivi in
termini non solo di sopravvivenza, ma
anche di soddisfazione e sicurezza
espressi dall’utente.
Aldo Iop - Oncologia
In Friuli Venezia - Giulia ogni anno si ammalano 1.100 donne
di tumore mammario. L’incidenza di
questa patologia è in aumento ma la
mortalità è in diminuzione, grazie
all'incremento delle diagnosi precoci
(soprattutto per lo screening mammario), all’introduzione di nuovi farmaci e
ad un modello lavorativo multidisciplinare che nella nostra Azienda è in atto
da qualche anno.
Ed è proprio per illustrare tale modello organizzativo, con i suoi percorsi diagnostico-terapeutici integrati, che il 22 e
il 23 aprile si sono tenuti a Latisana e a
Palmanova degli incontri informativi
rivolti alla popolazione.
In questi incontri, che hanno visto la
partecipazione complessiva di circa 200
persone, tutte le figure professionali
coinvolte nella gestione del tumore
mammario (l’oncologo, il chirurgo, il
radiologo, il patologo, l’infermiera, la
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“Noi, volontari in Abruzzo”
campo sia la nostra competenza tecnica sanitaria che la possibilità di intrattenere una relazione umana e gratificante con le persone.
Davanti Cristina e Tiziana che raccoglievano informazioni sulle
condizioni di salute e sulle specifiche necessità delle persone, con
una esasperante precisione di dettagli e di annotazioni utili per
avviare un circuito di risposta che andasse a buon esito, fornendo a chi l’aveva richiesto
il farmaco, il presidio, il
genere alimentare particolare, la prestazione
diagnostica: preoccupate
del prendersi in cura
oltre che del curare
quelle persone. Con
loro, un passo indietro,
mi muovevo anche io,
entrando nelle situazioni
che mi segnalavano e
completando la valutazione delle persone più
fragili. Era una situazione particolarmente ricca
di significato e di risultati, che permetteva di
assaporare un senso
forse perduto nella
nostra quotidianità di
semplicità, di concretezza e di essenzialità nei
rapporti.
Così, silenziosamente, senza eroismi o chissà quale intervento
spettacolare, avevamo giorno per giorno scaldato anche il nostro
animo, stando accanto a quelle persone piene di dignità, immergendo il nostro sguardo nei loro occhi, stringendo le loro mani
mentre ci raccontavano la loro storia e parlavano del loro orto o
vigneto, accarezzando le loro rughe e sfiorando le loro lacrime.
Mentre tornavamo da quei paesi martoriati vivevamo un senso di
distacco strano e faticoso, era come se non tornassimo a casa ma
andassimo via da casa, troppo presto, con tante cose ancora da
fare. Questo era certamente il tormento di Cristina, inappagata di
tutte le sue ore trascorse in ambulanza, in giro per quei paesi, a
cercare e raccogliere bisogni di persone segnate. Per Cristina il
tempo era stato troppo veloce, troppo scarso il segno lasciato dal
suo lavoro, troppo isolati gli incontri con le stesse persone per
costruire in loro un senso di fiducia e di speranza.
Personalmente mi sentivo finalmente in buon equilibrio: avevo
ritrovato l’immagine civile del mio Paese che, per quanto avevamo potuto vedere, stava mettendo in campo risorse fantastiche
per quantità e qualità, pur con l’enorme difficoltà di una organizzazione incredibilmente complessa. Di ora in ora, di giorno in
giorno la capacità di intervento stava crescendo nelle mani di
semplici volontari, di pompieri, delle persone del posto che uscivano dallo stordimento iniziale. Un buon avvio. Dentro di me
stavo ritrovando un po’ di pace in una parte importante dell’animo: sì, perché anche io, come Cristina, mi sono portato dietro per
30 anni (dal terremoto del Friuli) la mia silenziosa frustrazione
per un “appuntamento mancato”, perché sono vissuto con l’idea
di aver fatto troppo poco allora per aiutare chi aveva perso tutto.
Avevo 21 anni ed il mio orizzonte si fermava alla mia famiglia, la
morosa e gli impegni dello studio. Finalmente mi sono riconciliato con me stesso.
Cristina, seduta dietro è silenziosa mentre torniamo a casa con
il furgone della Croce Rossa; Tiziana è rimasta al campo di
Paganica per un’altra settimana, per dare continuità ad un lavoro di organizzazione e di risposte che deve proseguire nonostante i frequenti ricambi delle persone. Stiamo tornando in undici
volontari da questa settimana incredibile trascorsa in Abruzzo,
ognuno con l’animo visibilmente impressionato da tante immagini della realtà che stiamo
abbandonando: i nostri
discorsi continuano a
riproporre le immagini
scattate dai nostri occhi in
tanti angoli di visuale,
immagini che hanno l’immediatezza della pellicola
appena sviluppata, che
arriverà alla stampa nitida
solo dopo un processo
ulteriore di elaborazione.
E’ notte, il paesaggio scorre veloce e la neve del
Gran Sasso è ormai scomparsa dietro di noi. Ogni
tanto il bagliore delicato di
un mandorlo fiorito riverbera la luce dei fari e in
lontananza su queste lente
colline si adagiano centinaia di piccole luci come
su un albero di natale.
Eravamo partiti in fretta
lunedì, i primi a pochissime ore dalla scossa che aveva devastato
e poi il secondo piccolo convoglio con il materiale per il posto
medico avanzato. Cristina era arrivata già nel pomeriggio a
Paganica e subito aveva dovuto soccorrere un giovane pompiere
di Bergamo che aveva manifestato un malore in mezzo alla strada, mentre cercava di orientare i mezzi di soccorso. Si trattava in
realtà di un arresto cardiaco che fatica e stress avevano probabilmente fatto precipitare. Il team di Cristina aveva cercato di rianimare con tenacia e ribellione quel giovane che alla fine se n’era
comunque andato, nella sua divisa impolverata, in silenzio.
Mentre Cristina raccontava nei giorni seguenti quei minuti, le sue
mani si muovevano in continuazione, come nel tentativo di afferrare qualcosa che continuamente le sfuggiva, provocandole
immensa tristezza, frustrazione, dolore.
Le giornate erano volate veloci, quasi senza soluzione di continuità una dall’altra. A riempirle bene era stata un’idea di Fabio,
formidabile e instancabile “capo-campo” della Protezione Civile
Nazionale: ogni giorno costituivamo un convoglio che chiamavamo orgogliosamente “istituzionale”. Era formato da un’insieme
di mezzi e persone della Protezione Civile, della Croce Rossa
Militare e Civile, dei Carabinieri, della rappresentanza di
Associazioni di Volontariato e di un gruppo di giovani psicologi.
Andavamo a Pesco Maggiore, Onna, Bazzano, Tempera, Filetto,
Cavanica, Assergi, Aragno... per portare la presenza di un soccorso finalmente integrato, attento, istituzionale.
Il primo livello di interesse era nei confronti delle comunità raccolte nelle tendopoli, con l’attenzione rivolta ai loro bisogni (di
comunità appunto): i letti nelle tende, le cucine da campo, le latrine, la luce... Tutto veniva puntualmente registrato, immediatamente affrontato se possibile con una gragnuola di telefonate di
Fabio ai Centri ed alle aziende coinvolte. Il giorno successivo a
quella stessa comunità si rendeva conto poi dell’esito di tutte le
azioni intraprese. L’altro livello era quello individuale, della singola persona, specie se anziana, mamma, persona malata. Questo
era il pane per i nostri denti, perchè ci permetteva di mettere in
…Cristina vuole tornare da quelle parti. Cristina deve tornare.
Crisitina, Luciano, Tiziana
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GLI ABSTRACT DI TUTTI I CORSI CHE L’AZIENDA PROPONE SONO DISPONIBILI SUL SITO: http://ecm.sanita.fvg.it/ecm/OFRCatalogo.jsp .
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Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartimento o all’Area di Formazione Aziendale (0432/921440-496 3316885997) per le Strutture afferenti a Palmanova, e al
numero 0431-520354 per le Strutture afferenti a Latisana). Possibili variazioni o integrazioni del programma verranno comunicate quanto prima.
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Corsi in programma nei mesi di maggio giugno
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Alimenti, allergie e intolleranze
3- tendenzialmente allergizzanti : pesce, arance, uova, soia,
"Che l'alimento sia la tua medicina e la tua medicina sia il tuo
latte vaccino, pesche, kiwi, crostacei;
alimento, ma gli alimenti possono diventare anche veleno
4- cibi che più frequentemente causano intolleranza : latte e lat(Ippocrate)”.
ticini, lieviti, frumento, oli vegetali, olio di oliva.
Le intolleranze alimentari sono le "allergie non allergiche".
Attualmente la medicina convenzionale ha evidenziato intolleQuesta definizione risale al 1991, quando l'allergologo Kaplan
ranze solo nei casi del lattosio e del glutine (celiachia).
presentò un suo articolo in cui descriveva l'esistenza di stati allerLe intolleranze, viste come una
gici che non era possibile correlarottura dell'equilibrio cibo-ospire alle immunoglobuline IgE.
te, si insediano comunque in un
Quindi, il primo punto da comorganismo predisposto geneticaprendere è che le allergie tradimente. Un peso importante rivezionali e le intolleranze alimentastono la carica antigenica dell'aliri non sono la stessa cosa.
mento, l'età dell'individuo, gli
Quest’ultime derivano dall'iminsulti al sistema immunitario.
possibilità dell'organismo di
Gli starter più frequenti di
digerire un dato alimento, a
un'intolleranza alimentare sono:
causa di difetti metabolici che
introduzione precoce nel lattante
possono essere causati dallo stile
di latte vaccino e derivati, uso di
di vita (scarsa masticazione, erraantibiotici, infezioni virali o batte combinazioni alimentari, ecc) o
teriche dell'intestino, infestazioni
da stati emotivi alterati, oppure
parassitarie intestinali, stress
possono essere scatenate dall'asemotivi.
sunzione di antibiotici. Originano
Per rilevare la presenza di
a livello intestinale, avendo come
un'intolleranza alimentare, sono
presupposto un'irritazione della
a disposizione diversi tipi di test.
mucosa di tale distretto, ma non
Alcuni test vengono effettuati su
provocano produzione di antiun campione di sangue intero.
corpi e raramente hanno come Alcuni degli alimenti più comuni che causano intolleranze
Questo metodo prevede che il
effetto la produzione di Istamina.
plasma sanguigno venga posto a contatto con numerosi estratti
Possono però innescare, manifestazioni allergiche quali le allerdi alimenti e, dopo un certo tempo di incubazione, venga valutagie ai pollini, agli acari od al contatto di tessuti, metalli, ecc. Se
to al microscopio da un tecnico se i neutrofili hanno subito delle
una sostanza verso la quale si è intolleranti raggiunge il nostro
modificazioni in seguito al contatto con alcuni degli alimenti esaorganismo le difese vengono distolte dai loro normali compiti per
minati. Il limite del test, risiede nella parzialità della risposta.
far fronte all'aggressore; in tal modo si crea una diminuzione
Un'altra categoria di metodiche di valutazione si avvale della
delle difese immunitarie generali. Il campo delle intolleranze alimisurazione della tensione muscolare. Quando assumiamo, ma
mentari è in continua evoluzione; secondo chi opera con le intolanche solo teniamo in mano, un alimento od una sostanza che ci
leranze, il 40-50% della popolazione ne sarebbe afflitto, secondo
disturba, la nostra forza muscolare diminuisce. Il Metodo
la scienza ufficiale non più del 5-10% avrebbe disturbi dovuti
alle intolleranze.
Kinesiologico testa la diminuzione della forza in modo manuale,
Le intolleranze alimentari si manifestano quasi sempre con una
prendendo in esame la muscolatura della mano (Oring) oppure
sintomatologia generale più o meno sfumata (stanchezza, cefalea,
delle braccia e/o delle gambe, mentre il test Dria utilizza lo stesgonfiori addominali postprandiali, colon irritabile, infezioni
so principio, ma le rilevazioni sono fatte tramite un sistema comricorrenti, dolori articolari, congiuntiviti ecc...) o con modificazioputerizzato. Questi test sono validi perché prendono in consideni cutanee (pelle secca, eczemi, orticaria, psoriasi, acne rosacea) e
razione tutto l'organismo. Il loro limite risiede nella manualità
spesso sono correlate a disordini del peso corporeo, sia in difetto
dell'operatore per quanto riguarda il Test Kinesiologico e nelche in eccesso. Esse sono riconducibili all'accumulo nel tempo
l'estrema noiosità del test Dria (devono essere messe in bocca fiadelle sostanze responsabili di ipersensibilità, fino ad un livello
lette con diversi alimenti e sostanze chimiche per un totale di
che, ad un certo punto supera la "dose soglia". A causa di questo
circa 2 ore di test).
periodo di latenza, spesso risulta difficile accettare e comprendeDi altra impostazione sono i test elettrici come l'Eav (elettrore come si possa "improvvisamente" diventare intolleranti ad un
agopuntura di Voli) ed il Vega Test. Con appositi apparecchi, può
cibo comunemente introdotto quotidianamente. Queste reazioni
essere misurata, lungo i meridiani classici dell'agopuntura cinese,
inoltre non sempre sono immediate, ma si presentano da 1 a 36
una microcorrente elettrica che attraversa la persona ed all'uscita
ore dall'assunzione del cibo in questione. Per ottenere un migliopermette di derivare informazioni su incidenti trovati lungo il
ramento del quadro sintomatologico, è necessario astenersi rigopercorso oppure sull'impatto che producono piccole quantità di
rosamente per almeno 2-3 mesi dall'assunzione del cibo incrialimenti interposti tra la persona e l'apparecchio.
minato. Va rimarcato inoltre che, come accade per le allergie
In conclusione:"Quando deve essere sospettata un’intolleranza
respiratorie e l'inquinamento atmosferico, le sostanze chimiche
alimentare?"
addizionate nel corso di qualsiasi momento della lavorazione di
Come specificato i sintomi sono molteplici, il sospetto va posto
un cibo possono: 1) renderlo allergizzante 2) produrre un'intollequando un disturbo, anziché comparire in modo passeggero o
ranza alle sostanze aggiunte oppure, ancor peggio, 3) diventare
saltuario, inizia a presentarsi sempre più frequentemente fino ad
veicolanti delle molecole contenute nell'alimento (soprattutto
interferire con la vita "normale" della persona .
proteine) e renderle fonte di intolleranza.
Dalle Intolleranze si guarisce, seguendo diete ad eliminazione,
Tra gli alimenti, quelli che più frequentemente danno reazioni
associate eventualmente ad un sostegno fitoterapeutico.
sono :
Eliminazioni parziali o per tempi troppo brevi non portano risul1- ricchi di istamina: pomodoro, birra, formaggio stagionato e
tati soddisfacenti, solo tanta inutile fatica e scoraggiamento!
fermentato, spinaci, funghi, cioccolato, tonno in scatola, ecc...;
2- istamino liberatori : fragole
Concetta Interlandi - Medicina Generale Palmanova
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In nome dell’etica
l'embrione, ora e in prospettiva.
Un altro grande capitolo è rappresentato dall'ingegneria genetica e dallo studio del genoma, che rappresenta un approccio
decisamente affascinante per le enormi potenzialità diagnostiche e terapeutiche, ma solleva anche
delle perplessità perché i mutamenti indotti nel
DNA sono trasmissibili alle generazioni future e
per una possibile deriva verso la valorizzazione
genetica, intesa a creare nuove capacità umane e, in
teoria, nuovi parametri di salute e di forma fisica.
Un altro problema riguarda l'uso degli screening
genetici e del rischio clinico individuale, sapendo
di essere portatori di mutazioni genetiche potenzialmente pericolose. Infine, la clonazione: creare
un essere umano con questa tecnica provoca istintivamente una certa inquietudine, perché costituisce una cesura profonda della nostra natura di
esseri procreativi e altera profondamente il concetto di identità. Un possibile uso della clonazione
potrebbe essere la produzione del "bambino perfetto", con pesanti riflessi biologici, familiari e giuridici.
E la morte? Anch'essa riflette i mutamenti indotti dalle biotecnologie rianimative, che impediscono alle persone di morire
quando dovrebbero e vorrebbero: il "diritto alla morte", oggi,
viene rivendicato per liberarsi di una medicina troppo pervasiva.
L'ultima parte della vita, insomma, dovrebbe essere meno disumana ed indegna: la morte, forse, andrebbe ripensata in senso
"umano" e non tecnico; morire con dignità vuol dire evitare ogni
accanimento diagnostico - terapeutico, ma anche mantenere un
atteggiamento dignitoso e un comportamento virtuoso fino alla
fine, in nessun caso eliminando deliberatamente le persone o
permettere che lo facciano a noi.
La bioetica è una disciplina recente, che costituisce un "ponte"
tra le scienze mediche sperimentali e le scienze umanistiche e
rappresenta una sfida che l'uomo di oggi lancia a sé stesso, alla
capacità di programmare, tecnologicamente ed
anche eticamente, il futuro suo e delle generazioni che verranno. La bioetica si è sviluppata parallelamente ai progressi delle biotecnologie e al
riconoscimento, nei confronti dei singoli individui - anche per l'influenza dei movimenti civili e
politici - di diritti, poteri, facoltà, prerogative, stili
di vita, compresi i nuovi modi di definire, interpretare e vivere la salute e la malattia.
In definitiva, è uno strumento che permette di
orientarsi verso un futuro che presenta diverse
incertezze, mai perfettamente decifrabile in tutta
le sua complessità. I campi di applicazione della
bioetica sono legati alla salute in senso lato, ma
principalmente ai due momenti cruciali dell'esistenza: l'inizio e la fine della vita. Legata al primo
momento è la creazione in vitro di embrioni
umani, per curare l'infertilità, ma anche per ricavarne le cellule
staminali. Queste ultime sono cellule totiponenti, che, opportunamente programmate, si trasformano in qualsiasi tessuto; questo
presupposto permetterebbe di riparare gli organi danneggiati e
di curare malattie per il momento incurabili: Alzheimer,
Parkinson, tumori...
E' possibile lo sviluppo dell'embriologia umana su scala industriale, dato che molte aziende in questo campo presentano
richieste di brevetti anche su embrioni geneticamente modificati.
Ma l'embrione è anche un prodotto potenzialmente umano: unico
sul piano genetico, esso contiene in sé un potere misterioso che
può dar vita a un essere umano; in questa fase non è titolare di
diritti o senziente, ma occorrerebbe una riflessione su ciò che è
Francesca Sirianni - Laboratorio Analisi Palmanova
Testamento biologico, la scelta del malato
anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”.
Le DAT avrebbero anche il compito, molto delicato e complesso, di rendere ancora possibile un qualche rapporto interpersonale tra il medico e il paziente proprio in quelle situazioni estreme
in cui non sembra poter sussistere alcun legame tra la solitudine
di chi non può esprimersi e la solitudine di chi deve decidere.
E’ comunque evidente che le DAT, anche se redatte con scrupolo, potrebbero rivelarsi non calibrate sulla reale situazione esistenziale nella quale il paziente potrebbe venire a trovarsi. La
strategia per risolvere questa difficoltà potrebbe essere quella
della nomina da parte dell’estensore delle Dichiarazioni di un
curatore o fiduciario, il cui compito sarebbe quello di operare
sempre e solo secondo le legittime intenzioni esplicitate dal
paziente. A lui il medico dovrebbe comunicare le strategie terapeutiche che intendesse adottare nei confronti del malato, illustrandone la compatibilità con le Dichiarazioni di quest’ultimo o,
se questo fosse il caso, giustificando adeguatamente le ragioni
per le quali egli ritenesse doveroso discostarsi da esse.
Le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) o Direttive
Anticipate (DA), comunemente dette Testamento Biologico, consistono in un documento con il quale una persona, dotata di
piena capacità, esprime la propria volontà circa i trattamenti ai
quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel
caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi
improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato (Comitato Nazionale per la
Bioetica 18.12.2003). E’ auspicabile che tale documento sia controfirmato da un medico, che garantisca di aver adeguatamente
informato il sottoscrittore in merito alle possibili conseguenze
delle decisioni da lui assunte nel documento e che lo stesso venga
riconfermato o modificato negli anni affinché risulti il più aderente possibile alle volontà attuali del sottoscrittore e alle conoscenze mediche del momento. La necessità delle Direttive
Anticipate si evince dalla considerazione che il consenso libero e
informato del paziente all’atto medico rientra tra i diritti fondamentali del cittadino, come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e come recepito dal nostro Codice
di deontologia medica, che all’art.38 (Autonomia del cittadino e
Dichiarazioni anticipate) recita: ”Il medico, se il paziente non è in
grado di esprimere la propria volontà, deve tener conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in
modo certo e documentato”. Le DAT si iscrivono dunque in un
positivo processo di adeguamento della nostra concezione dell’atto medico ai principi di autonomia decisionale del paziente.
D’altro canto, lo stesso Codice di deontologia medica all’art.17
(Eutanasia) pone un limite etico al soddisfacimento delle richieste del paziente da parte del medico affermando: “Il medico,
Ci auguriamo che la ormai prossima promulgazione di una
legge del Parlamento Italiano sulle DAT possa contribuire ad
avvicinare quanto più possibile le cure sanitarie alla volontà del
malato, a ridurre il rischio di trattamenti sproporzionati per difetto o per eccesso, a condividere il peso di decisioni che altrimenti
graverebbero totalmente sul medico, a prevenire conflitti decisionali tra familiari e curanti e, soprattutto, a favorire una forte presa
di consapevolezza bioetica nella nostra “distratta” società.
Ugo Colonna - Anestesia e Rianimazione Latisana
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IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT
Con l’inizio del mese di giugno si chiude la lunga collaborazione del dr. Giuseppe Pujatti con il Servizio Veterinario di questa
Azienda. Una storia iniziata con
l’istituzione dell’allora USL n. 8
“Bassa Friulana” a cui furono trasferite nell’ormai lontano 1981 le competenze sanitarie e quindi anche
veterinarie fino ad allora compito
dei Comuni. Con le competenze, ci
siamo trasferiti anche noi Veterinari
Condotti ritrovandoci, sotto la guida
della sig.ra Anna Maria Gregoratto,
a costruire con le nostre esperienze
un servizio che non c’era, con la cronica penuria di mezzi e con la scarsa
visibilità che ancora ci affligge nonostante le numerose crisi che
siamo stati chiamati ad affrontare.
E non possiamo dimenticare le difficoltà, affrontate assieme,
per rinnovare un’organizzazione del lavoro che ci chiedeva continuamente di “cambiare”, quando per anni ci eravamo crogiola-
ti nel sogno di uno “status immutabile”. Ma ce l’abbiamo fatta,
senza bisogno dell’analista, grazie anche ad un’esperienza maturata in situazioni di crisi. Parlando di esperienza dobbiamo riconoscere al dr. Pujatti il merito di aver saputo gestire con saggezza e pragmatismo i problemi che, nel territorio di nostra competenza, non sono mai mancati ed hanno alimentato le preoccupazioni dei Responsabili che si sono avvicendati alla Direzione del
Servizio Veterinario.
Un saluto di benvenuto a:
Un arrivederci e grazie a:
• Valentina Buglisi, Jennifer Clemente, Maria Cristina De
Cesare, Roberta Feresin, David Iuri, Paola Marchesan, Maria
Carla Terlicher, Barbara Vidussi (P.O. di Palmanova)
• Giuseppe Dicaro, Giuseppe Gattuso, Julie Merz
(P.O. di Latisana)
• Stefania Calligaris, Fabio Spanghero
(Tecnologie e Investimenti)
• Giulio Rocco (Dipartimento di Prevenzione)
• Cristina Ellero (Distretto Est)
• Raffaele Cozzolino (Distretto Ovest)
• Antonella Di Pangrazio (Direzione Sanitaria)
• Antonella Puppo (Gestione Risorse Umane)
• Mario Colucci (Dipartimento di Salute Mentale)
• Fabio Bedin, Anna Durì, Raffaele Prosperi
(P.O. di Palmanova)
• Vincenzo Barbieri, Raffaella Chicco, Donatella Cristante,
Marinella Maset , Giulia Nonis (P.O. di Latisana)
• Silvana Buzancic, Livio Polchi, Giuseppe Pujatti, Adriana
Scogna (Dipartimento di Prevenzione)
• Marco Cumini, Marina Iob (Distretto Ovest)
Un atteggiamento sicuro quello del dottor “Bepi Pujatti” che
ha contagiato positivamente i colleghi più giovani, anche quando
si sono trovati a sostituire le colonne del Servizio andate in quiescenza. Ci mancherà la possibilità di confrontarci con lui per
avere il conforto di un parere equilibrato, utile a risolvere situazioni spinose e l’ironia con cui commentava episodi che ad alcuni di noi apparivano “molto critici”, per usare un eufemismo.
Ma siamo sicuri che per noi non si renderà irreperibile e ci permetterà di disturbare le sue “ferie prolungate” per sfogarci come
sempre sugli argomenti classici suggeriti dal dèja vu.
I colleghi
La festa degli alberi e del dono
L’Azienda n.5 “Bassa Friulana” da numerosi anni è impegnata a diffondere la cultura della donazione del sangue, dei tessuti e degli organi.
Anche quest’anno, si è svolta la 9° edizione della “Festa
degli alberi e del dono” che ha coinvolto gli alunni delle scuole primarie di primo e secondo grado di Palmanova e le associazioni di volontariato.
I ragazzi hanno ascoltato con interesse i vari interventi e la
testimonianza di una persona trapiantata e, dopo aver regalato all’azienda i disegni realizzati ed eseguito dei brani musicali, hanno messo a dimora alcuni mandorli ed oleandri acquistati con il contributo dei nostri nuovi Direttori, nonché del
Sindaco e dell’Assessore alle Politiche Sociali di Palmanova.
A conclusione della giornata, gli alunni hanno
“donato” al vento numerosi palloncini.
Arianna Sellan e Paola Virgolin
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Terza pedalata della salute
In una bellissima giornata di sole, domenica 10 maggio si è svolta la 3° Pedalata della Salute promossa dall’AROS dell’A.S.S. n.5
“Bassa Friulana” allo scopo di incentivare la scoperta degli angoli più nascosti delle nostre zone e nel contempo promuovere l’aggregazione, il movimento e la vita all’aria aperta.
Il gruppo, percorrendo l’antichissima scalinata di pietra che
conduce alla chiesetta di Sant’Antonio, é stato accompagnato da
racconti storici e leggendari sapientememente descritti per l’occasione da Gianluigi Martinis, appassionato del luogo.
In seguito, il gruppo ha attraversato il paese dove si svolgeva
“la festa degli spaventapasseri” nata per valorizzare le tradizioni
antiche del mondo contadino e di un passato non così lontano.
Al termine della passeggiata l’allegra comitiva ha raggiunto
l’ospedale di Palmanova per un’ottima pastasciutta.
Arianna, Marcello e Paola
Lavoro, chi rappresenta la sicurezza
“mezzi” per svolgere i propri compiti senza specificare che cosa
si intende, tutto rimane da chiarire. Ecco che allora questi
“mezzi” vengono individuati di comune accordo: l’uso della
posta elettronica e Internet, l’acquisto di testi e riviste, armadi per
la conservazione del materiale di pertinenza, l’uso dell’aula sindacale e del telefono aziendale e, ultima ma non meno importante, anche il rimborso delle trasferte previste e autorizzate per l’attività inerente i compiti di legge che in precedenza gravavano
sulle tasche dei rappresentanti.
Il testo dell’accordo sarà a breve consultabile sul sito aziendale
e ciò consentirà a tutti i lavoratori, anche da casa, di entrare nel
dettaglio della disciplina locale e di conoscere meglio la figura e
le possibilità di azione dei propri rappresentanti per la sicurezza.
Abbiamo già riportato dalle pagine del notiziario aziendale
alcune informazioni riguardo a questa figura, istituita dalla “vecchia” 626/94, tuttavia le novità intercorse ci danno l’opportunità
di riprendere l’argomento.
Il Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81, chiamato anche Testo
Unico sulla sicurezza, sostanzialmente recepisce quanto già previsto dalla 626 e la integra, introducendo ulteriori novità derivanti dalla normativa comunitaria ed ampliando e chiarendo numerosi aspetti normativi. Trascuriamo di entrare nei dettagli per
brevità, accenniamo per semplice curiosità che, per quanto attiene il nostro argomento, l’espressione “rappresentante” o “rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza” ricorre 67 volte nel
Testo Unico rispetto alle 36 della 626/94. Questo ci dà sinteticamente conto dell’importanza attribuita alla figura e della maggiore attenzione ad essa rivolta. Il testo unico mantiene la precedente definizione che qui riproponiamo.
Il «Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza» è la “persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto
concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro”. I compiti del Rappresentante (colloquialmente abbreviato in
RLS) e le sue attribuzioni sono complesse e numerose; fra i più
rilevanti segnaliamo, ad esempio, che le sue osservazioni devono
essere considerate obbligatoriamente dal datore di lavoro per la
valutazione e l’informazione circa i rischi per la sicurezza derivanti dai processi produttivi e dalle tecnologie adottate. I
Rappresentanti hanno anche il diritto ad essere formati adeguatamente in merito all’ampia gamma di rischi che incombono sui
lavoratori. Ma non si limita solo ad un aspetto consultivo e conoscitivo: per una maggiore incisività della propria azione dispone
di potere di verifica e per questo può accedere ai luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda la nostra Azienda vi è una importante
novità da segnalare. Dopo una serie di consultazioni fra Azienda,
Sindacati territoriali e Rappresentanza Sindacale Unitaria, si è
giunti alla firma dell’accordo in materia di attività degli RLS. Nel
nostro caso, l’accordo interno dà concretezza alle previsioni normative che, essendo di carattere generale, spesso finiscono per
essere disattese. In concreto, tanto per fare un esempio, quando la
norma generale stabilisce che agli RLS devono essere forniti i
Va aggiunto che a questo accordo è opportuno faccia seguito
un ulteriore accordo operativo fra i Rappresentanti per riuscire a
svolgere i propri compiti con precisione e presidiare questo
importante aspetto della vita lavorativa con capillarità e assiduità e non soltanto “a spot”, ovvero solo quando si affaccia un problema evidente e noto a tutti. Le problematiche legate alla sicurezza dei vari comparti produttivi sembrano essere all’attenzione
delle Istituzioni politiche e amministrative visto l’impatto dei
drammatici infortuni sul lavoro e sulla perdita di vite umane. In
tale quadro, la nostra Regione ha recentemente insediato un
"Comitato regionale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro" che avrà il compito di coordinare gli sforzi delle
istituzioni e delle parti sociali nel campo dei rischi e della riduzione degli infortuni sul lavoro. Intorno al tavolo si siederanno vari
assessori regionali, rappresentanti delle categorie produttive,
datoriali e dei lavoratori, dei servizi di prevenzione della
Aziende Sanitarie e tutti gli altri enti a vario titolo coinvolti istituzionalmente quali i Vigili del Fuoco, INPS, INAIL, eccetera. Fra
tanti e simili partners, da parte nostra, vedremmo di buon grado
anche la partecipazione di rappresentanti per la sicurezza dei
lavoratori, che sono coloro che poi si trovano in prima fila a contatto con i colleghi di lavoro e, purtroppo, anche con le vittime.
Sergio Petiziol RLS
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giornale base 14mag.qxp
18/05/2009
11.36
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Palme cence fum
In occasione del 31 maggio, “Giornata mondiale senza tabacco”, siamo orgogliosi di comunicarvi che la nostra Azienda
Sanitaria è stata scelta per sperimentare un progetto di comunità
promosso dal Ministero della Salute - CCM proprio per la prevenzione dei danni fumo-correlati. Per progetto di comunità si
intende un progetto che si sviluppa in una comunità non molto
estesa, dove istituzioni e
associazioni locali, di concerto con la popolazione, cercano di attivare una serie di
azioni, attività e interventi su
quel territorio con un fine
comune, che in questo caso è
la prevenzione dei danni
legati al fumo di tabacco. La
comunità dove si svolgerà il
progetto è Palmanova.
Il progetto è coordinato
dalla Promozione Salute del
Dipartimento di Prevenzione
e dal Dipartimento di Salute
Mentale – Ser.T, ma per la
realizzazione di questo progetto è necessaria l’azione
comune anche di altre figure
professionali, appartenenti al
Distretto
Sanitario,
al
Dipartimento materno infantile, al Consultorio, all’
Ospedale… ma è necessaria soprattutto l’attivazione di una rete
anche al di fuori del contesto sanitario, in primo luogo è necessaria l’alleanza con le istituzioni, scuola e comune, ma anche con i
luoghi del tempo libero, con il volontariato, con i luoghi di lavoro, con le associazioni locali.
In ocasion dal 31 di Mai, li che e cole la “Zornade mondiâl cence
tabac”, o sin braurôs di pandi che la nestre Aziende Sanitarie e je
stade sielzude par sperimentâ un progjet di comunitât, mandât
indevant dal Ministeri de Salût - CCM propri pe prevenzion dai
dams leâts al fum di spagnolet. Un progjet di comunitât al è un
progjet che si davuelç intune comunitât no tant grande, li che lis
istituzions e lis associazions dal puest, insiemit a
la popolazion a cirin di
inmaneâ une schirie di
azions, ativitâts e lavôrs
suntun teritori, par rivâ a
vê ducj insieme un unic
risultât, che in chest câs al
è la prevenzion dai dams
leâts al tabagisim.
La comunitât sielzude e
je chê dal Comun di Palme
e il progjet al è coordenât
de Promozion de Salût dal
Dipartiment di Prevenzion
e dal Dipartiment Salût
Mentâl e dal Ser.T, ma par
fâ lâ indenant chest progjet
si scugne meti adun ancje
difarentis figuris professionâls che a lavorin tal
Distret, tal Dipartiment
Materni-infantîl, tai Consultoris, tal Ospedâl…, ma soredut si
scugne inmaneâ une rêt ancje fûr de sanitât, prin di dut cu lis istituzions: comun e scuelis, ma ancje ricreatoris, volontariât, puescj
di vore, associazions dal puest.
Obiettivo di questo progetto è la diminuzione dei danni alla
salute fumo-correlati, sia quelli dovuti al fumo attivo (quello che
si vuole fumare) che quelli dovuti al fumo passivo (quello che si
subisce dagli altri). Tutti sappiamo che il fumo fa male, forse non
tutti si rendono conto che fa tanto male, e forse non si riflette a
sufficienza che smettere di fumare migliora la qualità della vita e
regala qualche anno di vita in più. Vivere senza fumare fa stare
meglio, si vive senza tossire, senza problemi di respiro, con meno
disturbi cardiocircolatori e respiratori, con meno complicanze
quando si hanno già altri problemi di cuore, diabete,
polmoni…senza parlare della cancerogenicità del fumo di tabacco attivo e passivo. Anche all’interno del nostro progetto di
comunità la prevenzione del tabagismo percorre tre strade: limitare l’iniziazione nei giovani, tutelare la popolazione dal fumo
passivo, aiutare a smettere chi già fuma. Il progetto di comunità
ha inoltre un altro obiettivo, molto ambizioso: far crescere nella
popolazione la consapevolezza dell’importanza che ha un corretto stile di vita sulla nostra salute. Comune, Università della Terza
Età e StudioDanza di Palmanova hanno già siglato un protocollo
di intesa nei mesi scorsi, mentre il 7 maggio (giornata del dono) è
stata la volta dell’Istituto Comprensivo e dell’AFDS di
Palmanova (nella foto il Direttore Generale dell’A.S.S. 5, il
Presidente AFDS e la Dirigente dell’Istituto Comprensivo). Il progetto “Palma senza fumo” si svolgerà durante tutto il 2009 e nei
primi mesi del 2010. Per maggiori informazioni: Promozione
Salute tel. 0432.921871.
Obietîf dal progjet al è chel di fâ calâ lis malatiis causionadis dal
fum di spagnolet, sedi il fum che si fume parcè che a si vûl (fum
atîf) che il fum che a si fume par vie di chei altris (fum passîf o di
seconde man).
Si sa che fumâ al fâs mal, forsit no si sa ben trop mâl che al fâs,
e forsit no si pense avonde che – cuant che a si fume - molâ di
fumâ al fas vivi cualchi biel an di plui, ma soredut sta cence fumâ
al fas vivi miôr, cence tos, cence problemis par tirâ il flât, cun
mancul disturps respiratoris e de circolazion, cun mancul complicancis par cûr, diabete, polmons….par no fevelâ dai bruts mâi
che al fâs vignî sei il fum atîf sei chel passîf.
Par rivâ a prevignî i dams leâts al fum dal tabac, si scugne bati
tre stradis: fâ in mût che i zovins a no tachin a fumâ, parâ la popolazion dai efiets negatîfs dal fum passîf, e fâ molâ di fumâ chei
che za a fumin. Il progjet di comunitât al à ancjemò un altri obietîf plui ambizionôs: fâ cognossi ae popolazion la impuartance
che al à un bon stîl di vite pe nestre salût. Chest progjet -“Palme
cence fum”- che al cjaparà drenti dute la comunitât di Palme, si
davuelzarà diluncfûr dut il 2009 e cualchi mês dal 2010.
Comun, Universitât de Tierce Etât a àn za firmât un protocol di
intese tai mês passâts, e ai 7 di chest a lu an firmât ancje l’Istitût
Comprensîf e i Donadôrs di Palme (te fotografie o podês viodi il
Diretôr Gjenerâl, il President dai Donadôrs e la Dirigjente de
Squelis di Palme).
Se volês savè di plui podês domandâ li de Promozion de Salût
tel. 0432-921871
Silla Stel - Dipartimento di Prevenzione
LA DETULE
Alc al è alc e nuie al è nuie
IL PROVERBIO
Poco è meglio di niente
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Metti l’antivirus al PC
no arrivare fino alla completa cancellazione della memoria del
disco fisso interno di un computer e, in alcuni casi più gravi,
anche al suo danneggiamento fisico.
E’ quindi importantissimo disporre di
un buon programma ANTIVIRUS sul
proprio PC. Ne esistono molti, sia a pagamento che gratuiti. Qui elenchiamo le
caratteristiche di uno degli antivirus gratuiti esistenti sul mercato.
AVG Free Edition è una versione freeware dell'antivirus. Il programma offre, in
un'unica compatta soluzione, gli strumenti di base per la protezione del proprio
personal computer da qualsiasi infezione
da virus.AVG, oltre allo scanner ed al
modulo residente in memoria, mette a
disposizione una funzionalità che provvede ad effettuare in automatico la scansione della posta elettronica alla ricerca di allegati infetti.
SITO: http://free.avg.com/
Scaricare la versione free (sulla parte sinistra dello schermo). Una
volta scaricato seguire le istruzioni per l’installazione; controllate che AVG sia sempre aggiornato; qualora non lo fosse l’icona di
quattro colori sempre attiva in basso sulla destra presenterà un
punto interrogativo; in questo caso posizionate il mouse sull’icona; tasto sx del mouse e date il comando UPDATE NOW!
Un virus è composto da un insieme di istruzioni, come qualsiasi altro programma per computer. È solitamente composto da un
numero molto ridotto di istruzioni (da
pochi byte ad alcuni kilobyte), ed è specializzato per eseguire soltanto poche e
semplici operazioni e ottimizzato per
impiegare il minor numero di risorse, in
modo da rendersi il più possibile invisibile. Caratteristica principale di un virus
è quella di riprodursi e quindi diffondersi nel computer ogni volta che viene
aperto il file infetto.
La tecnica solitamente usata dai virus
è quella di infettare i file eseguibili (i
programmi): il virus inserisce una copia
di sé stesso nel file eseguibile che deve
infettare (un file eseguibile è quello che
permette l’avvio di un programma),
pone tra le prime istruzioni di tale eseguibile un'istruzione di
salto alla prima linea del programma che lancia il virus ed alla
fine di essa mette un altro salto all'inizio dell'esecuzione del programma che contiene il virus. In questo modo quando un utente
lancia un programma infettato viene dapprima impercettibilmente eseguito il virus e poi il programma. L'utente vede l'esecuzione del programma e non si accorge che il virus è ora in esecuzione in memoria e sta compiendo le varie operazioni contenute
nel suo codice. Le operazioni che può compiere un virus sono
generalmente quelle di creare danni più o meno gravi che posso-
Mauro Virgili
Arrivano gli animats
siasi fascia di pubblico. I disegni di Battaglia offrono a livello grafico personaggi ben caratterizzati e completano i testi di Zuan Di
Gjdio rendendoli chiari e leggibili. La struttura delle pagine è
sempre funzionale alla narrazione ed il montaggio delle illustazioni è composto per ottenere l' effetto migliore.
Questa è una grande occasione! Grande, perchè gli elementi per
un successo ci sono tutti a cominciare dagli autori, entrambi
dipendenti dell' Ospedale di Palmanova: il brillante e prolifico
Zuan Di Gjdio (al secolo Gianni Stelitano autista) e il talentuoso
disegnatore che è Denis Battaglia (dell'Ufficio CentralinoPortineria).
Con "I’Animats" arriva un delizioso volumetto dedicato alla
diffusione della cultura in lingua Friulana che guarda al mondo
della letteratura illustrata per l'infanzia indirizzato ai genitori per
essere letto ai loro bambini partendo da una piacevole serie di
filastrocche. Questa è l'idea vincente alla base del progetto, cioè
inserire brevi racconti in un universo popolato da 16 diverse specie animali una più strana dell'altra, arricchite da illustrazioni che
accompagnano i lettori attraverso le pagine. Il lavoro degli autori è di tale qualità da rendere quest' opera in realtà adatta a qual-
L'opera è promossa dall’Asociazione Culturale "Fucina Dei
Sogni" di Codroipo con il contributo dell'Assesorato alla cultura
della Provincia di Udine e della BCC - Credito Cooperativo di
Basiliano. E' stata diffusa nelle classi della scuola materna e della
1a e 2a elementare di Codroipo. Oltre alla versione cartacea è prevista anche una versione in DVD multiligue.
Le copie attualmente in ristampa si possono ritirare presso
I'ufficio Portineria-Centralino dell' Ospedale di Palmanova.
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Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi
ERRATA CORRIGE
Per un malinteso, nell’ultimo numero del giornalino, nell’articolo “Fruts di vuê- I compuartaments sessuâi dai zovins- “la citazione
di Aristotele è stata messa, priva di evidenza e di virgolettature, in fondo all’articolo anzichè all’inizio, perciò, per chiarezza, si riporta la citazione corretta scusandoci con i lettori.
“I zovins si plein cun facilitât aes voiis e a son puartâts a fâ ce che a vuelin. Tra lis voiis dal cuarp, si plein cun facilitât soredut a
chês erotichis e par chest cont no si tegnin...” gjavât fûr de “Retoriche” II di Aristotel.
I giovani sono inclini ai desideri e portati a fare ciò che desiderano. Tra i piaceri del corpo, sono inclini soprattutto a quelli
erotici e sono incontinenti al riguardo ...”tratto da Aristotele, ”Retorica” II.
CINEFORUM - LE FOLLE E IL FOLLE
Venerdì 26 giugno 2009
Nòi albinòi - di Dagur Kari
Islanda, Germania, Regno Unito,
Danimarca 2003 – 97' ca.
Venerdì 29 maggio 2009
Bombon el Perro - di Carlos Sorin
Spagna, Argentina, 2004 – 97' ca.
La Patagonia è una terra inospitale, e per
il meccanico cinquantaduenne Juan
Villegas lo è ancora di più: da quando la
stazione di servizio in cui ha lavorato
negli ultimi vent’anni ha chiuso, Juan
cerca di sopravvivere vendendo coltelli
artigianali che nessuno vuole. Ma un
giorno, in cambio di una riparazione,
riceve un pagamento piuttosto inusuale:
un Dogo Argentino, un bellissimo cane
di nome Bombón. Dapprima la perplessità e la diffidenza sono reciproche, ma la
naturale simpatia dell’animale vince l’affetto di Juan.
'Noi' è un ragazzo di 17 anni che vive
in un minuscolo paese dell’Islanda,
ha difficoltà a comunicare con il
padre alcolizzato, una carriera
scolastica disastrosa, pochi amici.
Passa il suo tempo con un libraio che
cestina i libri di Kierkegaard, con un
ragazzo un po’ secchione che non
può portare a casa gli amici e con Iris,
una ragazza di cui Noi si innamora
ma che non riesce a convincere a fuggire con lui. Noi vuole andarsene
dall'Islanda: sogna le palme, il mare e
il caldo che solo una tragedia collettiva gli darà l’occasione di vedere dal
vivo.
Inizio proiezioni ore 20.30 presso l’Auditorium San Marco Palmanova,
info: tel. 339 3110647 http://www.cinemanova.it e.mail [email protected]
Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione
A.S.S.ieme per 5 minuti
Periodico Bimestrale
dell’Azienda per i
Servizi Sanitari n. 5 ”Bassa Friulana”
Anno III - Numero 19
maggio/giugno 2009
Reg. presso il trib. di Udine
n. 29/06 del 28.06.2006
Direttore responsabile
Daniela Gross
Questo giornale é
stampato su carta riciclata
Redazione
Tiziana Bonardi
Patrizia Brunetti
Marco Luigiano
Meri Marin
Giulia Morsut
Chiara Obit
Simona Schepis
Paola Virgolin
Impaginazione e Grafica
Marco Luigiano
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Denis Battaglia
Stampa
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Posta interna : Redazione giornale
c/o Ufficio Relazioni con il Pubblico
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A questo numero hanno collaborato:
Maurizio Andreatti
Denis Battaglia
Marco Bertoli
Ugo Colonna
Tecla Del Dò
Concetta Interlandi
Aldo Iop
Marcello Manias
Rosalia Morsanutto
Sergio Petiziol
Arianna Sellan
Francesca Sirianni
Silla Stel
Gianni Stelitano
Cristina Stefanutto
Luciano Strizzolo
Tiziana Tellini
Mauro Virgili
Paola Virgolin