L`ANNO DEI TRE PAPI - comunisti italiani messina

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L`ANNO DEI TRE PAPI - comunisti italiani messina
Comunisti Italiani - Federazione di Messina
L'ANNO DEI TRE PAPI
mercoledì 05 novembre 2008
Ultimo aggiornamento giovedì 06 novembre 2008
Se è vero che per comprendere gli avvenimenti attuali è indispensabile conoscere la Storia, ovvero le premesse di
quanto si svolge oggi, allora forse non è inutile cercare di rammentare, alcuni avvenimenti del nostro passato prossimo.
Correva l'anno 1978 ...
di Silvio Sanfilippo
Il ruolo del papa Albino Luciani è stato interpretato da Neri Marcorè in una miniserie, sicuramente agiografica, trasmessa
dalla RAI, sempre diligente a programmare fiction religioso- nazional-popolari volte a “orientare il
consenso” del gregge televisivo, ora copiata da Mediaset.
Se è vero che per comprendere gli avvenimenti attuali è indispensabile conoscere la Storia, ovvero le premesse di
quanto si svolge oggi, allora forse non è inutile cercare di rammentare, alcuni avvenimenti del nostro passato prossimo.
E´ quindi importante per chi ha dimenticato, e per i più giovani, che ancora non erano nati o “non avevano
l´età”, raccontare la vicenda di Luciani, morto nel momento più opportuno, 33 giorni dopo l´elezione, prima che
potesse effettuare pericolosi e radicali cambiamenti nella Chiesa.Sono trascorsi trent´anni, ma io lo ricordo
perfettamente: correva l´anno 1978.
Il 1978 è l´anno degli accordi di Camp David tra l´egiziano Sadat e il premier israeliano Begin, garante il presidente
U.S.A. Carter; in quello stesso anno in Iran avvengono proteste popolari di massa contro lo scià Rezha Palevi volte ad
istaurare una repubblica islamica guidata dal torvo ayatollah Khomeini, ancora in esilio a Parigi. In Nicaragua intanto
infuria la sanguinosa guerra civile dei sandinisti contro il regime di Somoza, mentre a Bruxelles i 9 capi di stato della Cee
approvano il Sistema Monetario Europeo ed in Afganistan inizia la guerra Russo- Afgana.
Gli italiani, dal canto loro, guardano ancora la tv in bianco e nero, privi del magico telecomando, e usano i mangiadischi
per ascoltare i 45 giri di Rino Gaetano o Battisti, mentre per telefonare posseggono solo gli apparecchi forniti dalla SIP,
ancora privi di tastiera e dotati della rotella per comporre i numeri.
I computer del tempo, chiamati “cervelli elettronici” occupano lo spazio di un grosso armadio e sono
oggetto di qualche articolo sui settimanali, assumendo nell´immaginario popolare una dimensione mitica.
Per gli italiani il ´78 non è un anno come gli altri, tali e tanti sono gli avvenimenti che si accavallano in quei giorni: il 16
marzo, mentre sta per realizzare il “compromesso storico” tra le grandi formazioni politiche di massa,
avviene in via Fani il massacro della scorta e il drammatico rapimento di Aldo Moro, da parte delle B.R., conclusosi poi il
9 maggio con il ritrovamento del cadavere. A Giugno la pubblicazione di un pamphlet, della giornalista dell´Espresso
Camilla Cederna, contenente una impietosa radiografia “del palazzo”, scatena una furiosa campagna di
stampa contro il Presidente Leone, che è costretto a dimettersi a pochi mesi dalla fine del suo mandato.
A Leone succede al Quirinale Sandro Pertini, 82enne padre - o meglio burbero nonno - della Patria col suo indiscusso
passato d´antifascista, capo del C.L.N. Alta Italia.
Quello stesso anno un costruttore milanese ignoto ai più, tale Berlusconi, dà la scalata al Corriere della Sera ed comincia
a trasmettere via etere da Milano2 con la sua prima emittente privata: Tele Milano.
Intanto l´Italia del ´78 è stanca di cortei, occupazioni, terrorismo: inizia il “riflusso” e i reduci del ´68,
abbandonato l´eskimo per il loden, iniziano in quei giorni ad assaporare il profumo del potere nelle aziende, nelle
università, o nei giornali che li vedono oggi occupare il ruolo di quei baroni che essi stessi avevano contestato. In quello
stesso anno, mentre la “lotta armata” viene smantellata dal fenomeno dei “pentiti”, prende
piede il fenomeno del “travoltismo”, che segna con la “febbre del sabato sera” il totale
disimpegno dalla politica (contrordine, si ritorna al “privato” !).
Quello è anche il tempo in cui molti tra quei giovani che erano stati conquistati dall´utopia millenaristica politica, di destra
o di sinistra (versione secolarizzata del fanatismo religioso tradizionale, cui tale utopia è contigua nelle motivazioni
fondamentaliste, come dimostrato dalle origini quasi sempre confessionali dei «capi storici» del terrorismo), posti di
fronte al dilemma tra riflusso e lotta armata, scelgono la fuga suicida, nei gironi infernali dell´eroina: una cultura di morte
che favorirà la diffusione di malattie come l´AIDS, fino ad allora ignote. Nello stesso periodo si impone all´attenzione di
tutto il mondo occidentale il movimento di liberazione della donna, e le femministe “non puttane né
madonne” riempiono le strade con i loro arrabbiati slogan e le loro ampie gonne a fiori.
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In questo clima, il 3 Agosto del 1978, nella generale indifferenza degli italiani che finalmente si rilassano sulle sedie
sdraio, avviene la morte del tormentato Paolo VI. Giovanni Battista Montini, già stretto collaboratore di Eugenio Pacelli
(Pio XII), non è amato, né dai media (che lo considerano, gelido, amletico, dubbioso e pieno di tormenti, tanto da
soprannominarlo “Paolo Mesto”), né all´interno della Chiesa dove è attaccato sia da destra che da sinistra,
dovendo gestire i momenti più difficili e delicati del dissenso cattolico.
Il suo pontificato, in aggiunta alle contestazioni interne, sia di tipo progressista (Dom Franzoni) che tradizionalista (caso
Lefreve), subisce le felici stagioni delle massicce vittorie referendarie radicali su divorzio ed aborto che sanciscono la
dissociazione dell´elettorato dalle indicazioni del Vaticano e del partito cattolico di riferimento (“aspettavamo la
primavera ed è venuta la tempesta” confessa Paolo VI). Già dieci anni prima - nel 1968 - Montini, sotto la spinta del
concilio, aveva dovuto affrontare la questione della regolamentazione delle nascite. Da più parti si era cercato di
modificare la tradizionale posizione della Chiesa e addirittura la maggioranza dei membri della apposita commissione
pontificia aveva dato parere favorevole alla liceità della pillola, ma alla fine Paolo il Mesto, dopo essersi mostrato dapprima
tentennante, con l´enciclica “Humanae Vitae” (1968), mette la parola fine ad ogni speranza di progresso,
decretando che l´astinenza rimane l´unico metodo ammesso dalla Chiesa.
Degno di nota è che negli stessi anni l´Istituto Farmacologico Serono (società controllata dal Vaticano) commercializza un
contraccettivo orale Luteolas). La “Humanae Vitae”, come afferma L. De Marchi, può considerarsi la
“massima causa della fame, della sete, delle guerre territoriali, della disoccupazione, della povertà, della mortalità
infantile e materna nel Terzo Mondo e anche delle odierne disperate migrazioni”.
Sempre nell´Agosto del 1978 (il giorno 26), un´Italia frastornata e ancora tutta in vacanza, apprende che il conclave ha
eletto un certo Albino Luciani, che in segno di continuità assume entrambi i nomi dei suoi due predecessori.Luciani figlio di
operai socialisti e già patriarca di Venezia, ha l´aspetto ed i modi rassicuranti di un parroco di campagna veneto, semplice
e bonario ma è un uomo colto, assai più di quanto lascia scorgere, sempre sorridente e dotato di un umorismo, parla in
maniera semplice e diretta e non è destinato ad essere eletto.
La sua elezione risulta invece frutto di una mediazione tra le diverse correnti presenti in conclave: mentre i
“progressisti” (si fa per dire) sostengono l’arcivescovo di Firenze cardinale Benelli, favorito è il
reazionario Siri, (cardinale ed arcivescovo di Genova supportato dalla parte più conservatrice della Curia), che non viene
eletto per soli 4 voti che vanno invece ad uno sconosciuto polacco (Wojtyla), candidato di chi vorrebbe
un’apertura internazionalista del Vaticano. Per inciso Siri, il papa mancato, era quel porporato che parlando di
Aldo Moro lo rimproverava pubblicamente di fare gravi danni alla D. C. “... Moro è sfuggente, così evasivo e
sgusciante che mi verrebbe voglia di dargli un pugno in faccia. Me lo impedisce la mia veste...”. E quando il
giornalista Anselmi (direttore dell’ANSA), gli comunica il rapimento di Moro, Siri risponde asciutto: “Ha
avuto quel che si meritava”, infine, dopo via Caetani, critica aspramente la partecipazione di Paolo VI ai funerali
dello statista assassinato.
In effetti Luciani viene eletto papa “per ciò che non è”, forse in quanto non essendo né un intellettuale, né
un curiale si pensava non potesse dare fastidio ad alcuno e rappresentasse una onorevole soluzione intermedia in
attesa di chiarire i rapporti di forza all´interno della Chiesa, per poter quindi calare la carta Wojtyla.
Luciani viene considerato un cauto riformista perché, da cardinale, giudica superflua la pompa ecclesiastica e consiglia
ai parroci di vendere vasi sacri e oggetti preziosi devolvendo il ricavato ai poveri.Nel 1971 propone che le chiese ricche
dell’occidente trasferiscano l’uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo. Mentre è
patriarca di Venezia, invia infruttuosamente a Paolo VI, in procinto di decidere la posizione della Chiesa sulla questione
demografica, un suo memorandum riservato ove lo sollecita a modificare la linea tradizionale contraria alla
contraccezione, per assumere un atteggiamento moderatamentefavorevole all´uso degli anticoncezionali (come del resto
avevano fatto le altre chiese cristiane). Lo psichiatra Luigi De Marchi racconta che “Luciani appena eletto papa
nell’agosto del ‘78, aveva tentato di rimediare a quello spaventoso errore, avviando contatti con molti
ambienti interessati alla questione ..... un gesuita americano che seguiva la situazione in Vaticano, mi telefonò ai primi di
settembre per annunciarmi felice che aveva parlato personalmente col nuovo papa e che questi gli aveva assicurato di
voler cancellare il veto della Chiesa alla contraccezione”.
Albino Luciani papa non è certo un illuminato progressista (il papa è pur sempre Papa), ma come primo atto rifiuta il rito
di incoronazione ed abolisce il “plurale maiestatis”, poi suscita simpatia prestandosi a conferenze stampa
ed udienze in cui tiene un tono informale, fatti questi che, uniti alle sue precedenti dichiarazioni terzomondiste e alla
manifestata idea di un “dio-madre”, fanno prevedere clamorose novità. Ma all´interno dei “sacri
palazzi” il curato di campagna, arrivato alla guida della Chiesa quasi per caso e per effetto di una
sottovalutazione, inizia subito a impensierire la parte più corrotta delle gerarchie vaticane.
Quella vecchia volpe di Marcinkus intuisce immediatamente il pericolo rappresentato dal “parroco” che sin
dai suoi primi discorsi, ha lasciato chiaramente intendere di volersi liberare dai sacri intrallazzisti. Il capo dello IOR va
dicendo ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno».
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Paul Marcinkus è un uomo spietato formatosi nella cultura violenta dei bassifondi di Chicago e rapidamente salito nella
scala gerarchica, per aver conquistato la fiducia di Montini, che proteggeva come guardia del corpo, fino ad occupare un
posto chiave delle finanze vaticane. Luciani, da parte sua, conosce già bene di che pasta sia Paul Marcinkus, dopo che
questi, senza informare il patriarca di Venezia e gli altri vescovi veneti, aveva venduto il 37% delle azioni della Banca
Cattolica del Veneto al Banco Ambrosiano di Milano di proprietà del suo compare Roberto Calvi.
Proprio in quegli anni lo IOR comincia ad essere coinvolto in reati finanziari (quali evasione fiscale e riciclaggio di capitali
mafiosi) mentre numerose società fantasma dirette dallo IOR in concorso col Banco Ambrosiano, prendono il controllo
degli affari bancari italiani (tra l´altro, finanziano in maniera clandestina le organizzazioni anticomuniste dell´Est europeo).
Per inciso l´epilogo di queste vicende è di alcuni anni successivo ed appartiene al periodo del pontefice polacco.
Appena le malversazioni dello IOR vengono a galla per gli errori di Calvi, iniziano a verificarsi inquietanti decessi: lo
stesso Calvi viene “suicidato” sotto il ponte dei Black Friars a Londra, Michele Sindona muore bevendo un
caffè avvelenato in carcere, Giorgio Ambrosoli (“l´eroe borghese”) viene assassinato, Roberto Rosone
(direttore generale dell´Ambrosiano) subisce un attentato, e persino la segretaria di Calvi si “suicida gettandosi da
una finestra”.Nell´Agosto 1978, in coincidenza con l´elezione di Luciani, viene pubblicato dal periodico O.P.
Osservatore Politico» diretto da Mino Pecorelli (il cui oscuro assassinio, un anno dopo, coinvolgerà poi il papalino
Andreotti, in un famoso processo), un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria, buona parte dei quali curiali
Vaticani. Secondo alcuni Pecorelli era legato ai servizi segreti (che usavano O.P. per inviare precisi segnali all´ambiente
politico), secondo altri era in stretti rapporti con Gelli (come Sindona e Calvi), per altri ancora era un ricattatore che
operava in proprio e probabilmente era tutte queste cose insieme.
La lista pubblicata da O.P. comprende, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, (matr. 041/3, iniziato a
Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni); Agostino Casaroli , capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, (matr.
41/076, 28/9/57, Casa); Paul Marcinkus (matr. 43/649, iniziato 21/8/67, in codice Marpa); Virgilio Levi, vicedirettore de
«L´osservatore Romano» (matr. 241/3, 4/7/58, in codice Vile); Roberto Tucci, direttore di Radio Vaticana, (matr. 42/58,
21/6/57, in codice Turo).Albino Luciani intanto, ha già in mente un programma di cambiamenti e dichiara di voler,
addirittura, far cessare l´affarismo in Vaticano: “La Chiesa non deve avere potere, né deve possedere
ricchezze...... Il presidente dello IOR deve essere sostituito... ho già patito da vescovo amarezze e offese per fatti legati al
denaro; non voglio che ciò si ripeta anche da Papa. La Banca Vaticana deve essere integralmente riformata...”.
Luciani appare determinato a perseguire l´iscrizione degli ecclesiastici alla massoneria e a stroncare l´uso spregiudicato
delle finanze vaticane, al punto di irritarsi al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona sui quali aveva
condotto discrete indagini. A partire da questo istante comincia a essere descritto come uomo “poco adatto
all´incarico” perché troppo “puro di cuore” e “troppo semplice per la complessità dell´apparato
che doveva governare”.
Il solito, livido, Siri (il papa mancato), cercando di accreditare ´immagine di uno sprovveduto, descriverà ipocritamente
Albino Luciani come un uomo “estremamente emotivo, incapace di reggere alle forti pressioni psicologiche che il
mestiere di papa finisce per comportare...”.
Mentre le cronache di quei giorni riportano tali dichiarazioni, improvvisamente la mattina del 29 Settembre 1978 viene
emesso un laconico comunicato ufficiale vaticano: “Verso le cinque e mezzo, il segretario privato del Papa... lo ha
trovato morto nel letto con la luce accesa, come se fosse intento a leggere”.
Gli Italiani, resi “groggy” dagli incalzanti avvenimenti di quell´anno, quasi si rifiutano di accettare l´evidenza:
“E´ rimorto il Papa” intitola il settimanale satirico “il Male”. La morte subitanea, dopo trentatre
giorni di pontificato, suscita incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalla ritrosia del Vaticano a fornire i dettagli
dell´evento. “L´incredulità diventa prima dubbio e poi sospetto: è morto o l´hanno ucciso?” Qualcuno insinua
che forse sarebbe conveniente eseguire un´autopsia e questa voce, dapprima flebile, diventa poi una richiesta gridata da
molti quotidiani e da una parte del clero.
Naturalmente le autorità vaticane rifiutano sdegnosamente l´autopsia (che, almeno ufficialmente, non risulta mai eseguita)
e si trincerano dietro le ambigue dichiarazioni ufficiali che legittimano le illazioni e le ipotesi, tuttora irrisolte (Cfr. Matillò
“L´avventura delle finanze Vaticane” Ed.Pironti, Napoli).Come, senza eccezione, accade in tutti i
“gialli d´oltretevere”, troppi elementi sono discordanti: c´è del marcio in Vaticano.
All´inizio si dichiara che Luciani viene trovato morto avendo in mano il libro «l´imitazione di Cristo», successivamente il
libro si trasforma in fogli di appunti, quindi in un “discorso da tenere ai gesuiti” ed infine, qualche versione
ufficiosa rivela che tiene tra le mani l´elenco delle nomine che avrebbe reso pubbliche il giorno seguente. La sera del 28
settembre inoltre, poche ore prima di morire, sembra che Luciani abbia esposto il suo programma al cardinale Villot e da
ciò pare sia sorta un´accesa discussione tra i due. E´ un fatto che la stessa sera, il papa telefona all´arcivescovo di
Milano,Colombo, per informarlo che lo avrebbe sostituirlo con monsignor Casaroli. Al contrario di quanto detto dalle note
ufficiali, nella realtà a trovare Luciani cada vere non è il segretario privato, ma Suor Vincenza Taffarel (oggi defunta) nel
momento in cui, come faceva da decenni, gli portava il caffè a letto.
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A Suor Vincenza, e agli altri che intervengono nell´immediato, viene subito imposto il silenzio sulle circostanze del
ritrovamento. Il modo in cui è descritta la posizione del cadavere poi, non corrisponde al quadro di tipico riscontro
nell´infarto del miocardio, in quanto il tremendo dolore gravativo (come una morsa) che sempre l´infartuato avverte,
contrasta col ritrovamento del corpo “coi fogli ancora in mano come se stesse tranquillamente leggendo”.
E´ incerta anche l´ora della morte, che dapprima è fissata verso le 23 e, successivamente, viene posticipata alle 4 del
mattino. Restano infine molti interrogativi insoluti: dalla stanza di Luciani scompaiono gli occhiali, le pantofole, alcuni
appunti ed il flacone delle gocce del farmaco Effortil (un blando analettico cardio- respiratorio da usarsi in caso di
ipotensione).
Perché quegli oggetti dovevano sparire? Chi ha fatto sparire dalla camera del papa i suoi oggetti personali? Interessante
poi il fatto che sulla scrivania di Luciani viene ritrovata una copia del settimanale economico «Il mondo», aperta alla
pagina di un´inchiesta dal titolo: «Santità... è giusto?» che tratta sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle
esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana: nell´articolo è scritto “...E´ giusto che il Vaticano
abbia una banca con la quale favorisce di fatto l´esportazione di capitali e l´evasione fiscale di italiani?...”Il primo
dignitario vaticano ad entrare nella stanza del defunto è proprio il Segretario di Stato Villot, accompagnato da suor
Vincenza. Subito viene diffusa la voce che Luciani soffre di cuore e di ipertensione e che il medico gli abbia prescritto
farmaci cardiovascolari: non è vera nessuna di queste circostanze e tutte queste falsità verranno presto, e chiaramente,
smentite dal suo medico privato.David Yallop un “investigative writer” inglese (ché sarebbe stato
impossibile da parte di un italico, dato il proverbiale atteggiamento dei nostri giornalisti, prono verso ogni tipo di
“vaticano”), pubblica un libro sulla morte di Luciani intitolato “In nome di Dio” (1984 Ed.
Pironti), dove descrive senza mezzi termini il quadro di un omicidio avvenuto per mezzo di un veleno ad azione cardiaca.
Yallop, in base alla sua ricostruzione, arriva a sospettare sei persone dell´omicidio di Albino Luciani, indicandole in: Jean
Villot (Segretario di Stato), John Cody (cardinale di Chicago), Paul Marcinkus (presidente dello I.O.R.), Michele Sindona
e Roberto Calvi (banchieri e piduisti), e Licio Gelli (maestro venerabile della Loggia P2).Secondo la ricostruzione di
Yallop (che forse pecca di qualche forzatura nel voler fare combaciare ogni elemento), Gelli decide l´assassinio, mentre
Sindona e Calvi lo organizzano assieme a Marcinkus (catalizzatore dell´operazione) e con la connivenza di Cody (suo
compagno di merende, che teme Luciani a causa delle proprie malversazioni finanziarie, su cui indagano persino gli
agenti federali), mentre Villot infine, agisce facilitando materialmente il crimine.
L´immediata risonanza mondiale del libro di Yallop è tanto vasta da costringere il solito Joaquin Navarro-Valls (potente
numerario dell´Opus Dei, e portavoce di Wojtyla dal 1984) a rivolgersi allo scrittore inglese John Cornwell - fratello del
più celebre John La Carrè, autore di spy story ed egli stesso vicino ai Servizi inglesi - per commissionargli un libro atto a
smontare la tesi dell´omicidio. Cornwell accetta e scrive il libro “Un ladro nella notte”. Questo testo però (con
una curiosa “eterogenesi dei fini”), onde accreditare la tesi della “morte naturale per infarto”
descrive la curia romana come un ambiente tanto “malsano, cinico e corrotto da far morire il papa di
crepacuore”: in realtà l´opera che avrebbe dovuto confutare Yallop, e fare finalmente chiarezza sulla vicenda, si
risolve in un malriuscito pastrocchio.La scomparsa di Albino Luciani, sia che stata dolosa o solo colposa, deve essere
inquadrata all´interno della lotta senza quartiere tra le due fazioni vaticane: quella della Loggia catto-massonica e la
fazione legata alla massoneria bianca dell´Opus.
Luciani non è un rivoluzionario: la sua decisione di scardinare il sistema affaristico- delinquenziale dello IOR, è dettato
più dal proposito di estromettere dalla cassaforte la fazione della “Loggia Vaticana” che da considerazioni
morali; inoltre al tempo si attendono il rispetto dell’intesa (precedente all´elezione di G.P.I), che prevede di
accordare all’Opus lo status di “prelatura personale del papa”, e di avviare le procedure per la
santificazione del suo fondatore, di cui peraltro Luciani è grande estimatore.
Lo svolgersi della Storia ha poi mostrato chiaramente vincitori e vinti. Morto Luciani, prima del secondo conclave del ´78,
si concorda l´alleanza fra l’Opus Dei e il “partito tedesco” (guidato dall’arcivescovo di
Colonia, cardinale Höffner) per l’elezione di Karol Wojtyla. Il cardinale polacco, da sempre vicino all´Opus, prima
del conclave si reca nella sede centrale dell´organizzazione, a Villa Tevere, dove prega a lungo nella cripta di Escrivà de
Balaguer.
Eletto Wojtyla, l’edizione settimanale tedesca de “L’Osservatore Romano” pubblica un
articolo in cui decanta «i buoni rapporti» del nuovo pontefice «con i vescovi tedeschi» e lo correda con due foto
significative scattate prima del conclave, in cui Wojtyla, Höffner (arcivescovo di Colonia) ed Hengsbach (vescovo di
Essen) sono ritratti insieme nella sede dell’Opus ; l´unico a mancare nelle foto è Ratzinger, “tuttavia
presente in spirito”.
Wojtyla, appena eletto, rispetta subito tutti gli accordi: mentre mantiene Marcinkus allo IOR, ben al riparo dalla giustizia
italiana, tramite l’ex Sant’Uffizio persegue e annienta i teologi progressisti: il francese J. Pohier,
l’olandese E. Schillebeeckx, e soprattutto lo svizzero Hans Küng. Questi in passato aveva avuto forti contrasti con
Ratzinger, da tutti considerato l´ispiratore, e il regista occulto del processo inquisitorio. Successivamente G.P.II istituisce
un superdicastero per i problemi finanziari della Santa sede, in cui il ruolo centrale è ricoperto dall’arcivescovo di
Colonia Höffner. Subito dopo, oltre al potere finanziario, consegna al “partito tedesco” anche quello
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ideologico: “è il momento di Ratzinger all´ex Sant’Uffizio”.
Il resto è cronaca attuale.
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