Il Trottatore - maggio 2010
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Il Trottatore - maggio 2010
ANNO LVIII - N. 5 M A G G I O CONCORDIA RES PARVAE CRESCUNT DISCORDIA MAXIMAE DILABUNTUR Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DRCB - Roma ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALLEVATORI DEL CAVALLO TROTTATORE 2 0 1 0 LOTTERIA: UN ITALIANO CANTA A NAPOLI GIOVANARDI: NAD AL SHEBA FUGA PER LA VITTORIA ALLEVAMENTO: IL GIRO D'ITALIA TRA LE ECCELLENZE BEPPE BERTI: LA GRANDE PENNA CHE HA DIPINTO L'IPPICA 9LQFLWRUHGHO'HUE\HOLPLQDWRULDH¿nale) del G.P. d’Europa a San Siro, del Città di Padova e delle classiche giovanili Premio Dante a Montecatini e G.P. Italia a Bologna. Leader della sua generazione come dimostrò ampiamente dominando il Derby a Roma, con un modello equilibrato ed azione spontanea, tanto da imporsi sulle varie distanze e piste, dal mezzo miglio al chilometro. Di facile impiego in corsa, aveva un brillante cambio di marcia, che è dote dei campioni e in virtù del quale risolveva le corse in proprio favore. Vincitore di una Batteria del G.P. Orsi Mangelli a San Siro. Potenza, scatto e tenuta alla distanza all’origine dei successi e specchio della sua genealogia. E’ il secondo prodotto da Waikiki Beach, capace di vincere il Derby Italiano, l’altro é il campionissimo Varenne. Il padre Waikiki Beach americano dalle linee classiche e di maggior successo (nick fondamentale Speedy Crown Star’s Pride) ha trovato in Italia, con la linea indigena, robusta e franco americana di Sharif di Jesolo, il top del suo incrocio. Echo’ Dei Veltri ripete il fortunato connubio tra Waikiki Beach ed una discendente di Sharif, come VaUHQQH ,DOPD] q ¿JOLD GL =HE GD Waikiki Beach - Pamela Stra ~ Ghenderò 1.12.3, 1.13.1 - Euro 754.750 Sharif di Jesolo). La madre Pamela 6WUD q ¿JOLD GL *KHQGHUz vincitore di Giovanardi, Marangoni, Presidente della Repubblica, Turilli e Costa Azzurra, e con padre appunto il grande Sharif di Jesolo. In linea materna anche la presenza di Marengo Hanover, americano di FODVVH VRSUDI¿QD LPSRUWDWR LQ ,WDlia da Orsi Mangelli e vincitore sulle nostre piste del Costa AzLo stallone funziona presso: Azienda Agricola MARIANO zurra. Echo’ dei Veltri non ha avuto una carriera eccesVia Borghetto, 16 sivamente intensa e dunque 43015 NOCETO (PR) si presenta in razza con enTel. 0521/626110- 626115 ergie fresche subito disponiFax 0521/624004 bile a dare il meglio di sé anwww.mariano.it [email protected] che come riproduttore. Pubblicazione mensile dell’A.N.A.C.T. (Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Trottatore) Iscrizione n. 218/204 nel Registro del Tribunale di Roma in data 27/05/2004 Direttore Responsabile: Alessandro Viani Capo Redattore: Antonio Terraneo SOMMARIO ANNO LVIII - N° 5 - MAGGIO 2010 A NAPOLI CANTA UN ITALIANO VERO Comitato di redazione: Alberto Caravita Ernesto Cazzaniga Antonio Diana Marco Zafferoni Redazione: Lucio Celletti Redazione Amministrazione: Viale del Policlinico, 131 00161 Roma Tel. 06 4416421 Fax 06 44164237 http://www.anact.it E-mail: [email protected] Fotografie di: Archivio Anact, Fabio Abete, Vieri Berti, Claudio Caldani, Mauro Castelluccio, Enzo De Nardin, Gerard Forni, Stefano Grasso, Sara Zitelli, Giulio Ravenna Progetto Grafico e impaginazione: Franco Bottoni Studio [email protected] Spedizione in abbonamento postale 70% Filiale di Roma Stampa: Grafica Rinascimento Srl Via Giuseppe Vaccari, 9 00194 Roma Tel. 06 55590255 ITALIANO: PROMESSA MANTENUTA ITALIANO INCROCIO VINCENTE FRANCO-AMERICANO C’È CHI DICE NAD MAGO RE D’EUROPA TANTI AUGURI CAPITANO 2 6 8 12 17 19 AREA A LLEVAMENTO ALLEVAMENTO GARDESANA CASA FRACCARI: LA DINASTIA REGALE DELLE EFFE AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI - SARI, NICOLA E LA VALLE DEI GREPPI ALLEVAMENTO PURLARI - INSEGUENDO I SOGNI CHIAMATI CAVALLI ALLEVAMENTO DEI VELTRI - OTTIMISMO E PASSIONE AZIENDA AGRICOLA MONFORTE - UGO CHIOLA, UN AMERICANO NELLE LANGHE... ADDIO A TÉNOR DE BAUME 20 24 28 30 33 37 C’ERA U NA V OLTA MEMORIE DE “IL TROTTATORE”- IN MEMORIA DI BEPPE BERTI MILANO DEVE TORNARE LA SCALA DEL TROTTO 39 44 UOMINI & C AVALLI MALIA GUERRIERA MARCHIGIANA NADAL DI JESOLO LA VOGLIA DI VINCERE SI FA PRESTO A DIRE TV 48 50 52 CULTURA IL CAVALLO IN LIBRERIA E AL CINEMA S.O.S. I CAVALLI DEL CUORE FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2010 54 56 di Francesca Asti LOTTERIA CHOC A Napoli canta un Italiano vero Gaetano Di Nardo ed Italiano sul palo del Lotteria N apoli si sveglia, con il sole, nel giorno più importante dell’anno per l’ippica. In testa l’idea meravigliosa di rilanciare il trotto italiano oltre i confini del nostro paese. Miracolo riuscito grazie al fascino del Lotteria che 2 porta nella conca di Agnano una folla di oltre 8 mila appassionati che non vogliono perdersi l’appuntamento con la storia. Del resto l’albo d’oro di questa corsa parla chiaro, qui vincono solo i campioni e oggi gli stranieri non possono farci paura. Appena la macchina lancia i concorrenti della prima batteria si capisce che sarà una giornata di fuochi d’artificio, grazie alla prestazione super di Indy Kronos, interpretato dal mago Enrico Bellei che, se fino a pochi mesi fa correva nelle tris, si dimostra pronto al grande salto di qualità. Il E' festa grande per il team di Italiano in premiazione binomio azzurro lascia tutti di stucco volando il miglio sul piede dell’1.11.6 al km, saltando gli avversari come birilli in retta d’arrivo. Secondo a bomba, al largo di tutti, arriva Italiano, finito forte nelle mani di Roberto Vecchione per staccare il biglietto d’ingresso di quello che, poche ore dopo, diventerà il paradiso della finale. Terza con coraggio si piazza Island Effe, la campionessa in carica che nei pressi del palo, vince la guerra privata con Iulius Del Ronco, battistrada della contesa e calato sul più bello. Nella seconda batteria conferma dei valori in campo con Ilaria Jet che tiene fede al ruolo di favorita netta chiudendo la pratica in 1.12 senza però mai vedere lo steccato. Secondo si piazza un ottimo Leben Rl che dalla coda rimonta tutti gli altri avversari, finendo come un missile a precedere Irambo Jet. Anche il terzo heat non offre sorprese, che il destino vuole riservare per il gran finale, e Irving Rivarco e Pippo Gubellini, eletti favoriti al betting sotto la pari, spaziano senza problemi in arrivo, precedendo Linda Di Casei, mentre il terzo posto se lo aggiudica un ottimo Lorenz Del Ronco con Mario Minopoli, per fare cantare Napoli ed il suo appassionato proprietario: il giornalista Rai Enrico Varriale, uno che il trotto lo ama per davvero, tanto da investire su di esso. Poi tutti in scuderia a rifinire i motori per la volata finale che ve- de solo cavalli allevati in Italia. Gli stranieri che si sono avventurati a varcare i confini, non erano certo delle prime lame (quelli buoni in Italia non vengono più) e quindi non stupisce la loro assenza dai posti caldi del marcatore. Il clima diventa rovente man mano che la finale si avvicina, con il buon Salvio Cervone che illumina la scena con la solita arte della narrazione di cui è indubbiamente maestro. Annuncia puntuale l’unica variazione, cioè la guida di Italiano che viene affidata a Gaetano Di Nardo, napoletano doc visto che Vecchione decide di non tradire Irambo Jet ed il suo trainer Ehlert. Un dettaglio che come vedremo sarà determinante. Al via della finale il betting recita Ilaria Jet favorita 3 Arrivi delle 3 batterie: dall’alto: Indy Kronos con Enrico Bellei, Ilaria Jet con JM Bazire, Irving Rivarco con Pippo Gubellini ad uno e mezzo davanti ad Indy Kronos ed Irving Rivarco, scelto da Pippo Gubellini (dopo il ballottaggio con Island) che al via decide di giocarsela al comando, scattando in testa su Indy Kronos. Qui si decide la corsa poichè Enrico, per non rischiare di finire in trappola, sposta subito all’esterno, lasciando la comoda posizione della ‘tasca’ a Italiano, filtrato lungo i birilli dalla seconda fila in virtù della scelta di partire con il nove. Il primo chilometro va via veloce e sull’ultima curva i cavalli si aprono nel classico ventaglio. Ilaria ci prova ma non è efficace, come del resto tutti quelli delle corsie esterne. Irving in arrivo prova a scappare verso la gloria ma dalla sua scia, come il gatto con il topo, scatta Italiano che in un amen lo appariglia prima e lo giustizia poi, a media di 1.11.3, mandando in delirio i suoi fans che lo avevano appoggiato alla quota siderale di 24 contro 1. Secondo arriva ancora Irving, lasciando un po’ di amaro in bocca al team di Pippo a precedere un concreto Irambo Jet. Per la prima volta un driver partenopeo diventa profeta in patria, conquistando il Lotteria, e scrive l’ennesima pagina d’oro con una di quelle favole che solo l’ippica sa regalare ai propri sostenitori, dimostrandosi ancora una volta lo sport più bello del mondo. 4 di Matteo Muccichini Italiano: promessa mantenuta P er fortuna ci sono le storie a lieto fine, quelle che tengono in vita il trotto. Prima Mago D’Amore che vince il Gran Premio d’Europa e diventa fuoriclasse, dopo un travagliato recupero da un infortunio, ha aperto la strada. Ed ora un altro neo campione dal passato difficile: quell’Italiano, che a Napoli ha sorpreso il mondo intero, il vincitore del Gran Premio Lotteria di Agnano, il cavallo che ha fatto esplodere di gioia Napoli, regalando a Gaetano di Nardo il titolo di primo napoletano della storia a vincere la corsa per eccellenza. Italia-Francia andata e ritorno prima della gloria A dispetto di cotanto nome il figlio di Giant Cat è stato allevato da un francese: quell’Alain Roussel che in Italia aveva già avuto una felice esperienza con Express Road. Padre come detto Giant Cat, che è stato un ottimo soggetto in pista, la mamma Coming Up Cash, è una Baltic Speed che ha già prodotto l’ottimo Citizen Speed. Portato presto nelle scuderie di Roussel in Francia, Italiano ha fatto subito capire di essere una stella promettente. “Era il puledro più interessante che avevo e, così come per Express Road, l’ho inviato ad Andrea Guzzinati per prepararlo. Purtroppo la sfortuna ci ha messo lo zampino, ed il cavallo si è lesionato un tendine dell’anteriore destro. Così non sapevo più cosa fare, l’ho anche iscritto alle Aste di Parigi senza ottenere neppure un’offerta. In Francia aveva poco programma, e mi sono guardato attorno per cercare un proprietario in Piemonte che volesse prenderlo. L’ho prati- 6 camente regalato, per le spese del viaggio ed una piccola clausola è andato alla Ucci Riccitelli, tramite Giuseppe Pistone, che conoscevo, con la mediazione di Maurizio Grosso. Non ho assolutamente nessun rammarico per come è andata, anzi sono soddisfattissimo, il 20% da allevatore mi ripaga infatti in pieno”. Così Roussell ha raccontato al quotidiano francese Paris Turf, l’incredibile vicenda dell’ennesimo brutto anatroccolo trasformatosi in cigno. Nella metamorfosi hanno giocato un ruolo importante altri uomini, sostanzialmente tre: Peppe Pistone, Heikki Korpi, ed ora Claus Hollman. Italiano ha debuttato il 2 Maggio 2008 a Roma in gentleman, quando la Ucci Riccitelli era gestita dal giovane palermitano sotto la regia di Korpi. Heikki è riuscito, con il tempo ed una ferratura particolare, a risolvere il problema al tendine, e centellinato anche nel programma Italiano è diventato positivo, vincendo a ripetizione e arrivando alla soglie della prima categoria. Nei grandi premi si è affacciato con Pistone dopo l’addio di Korpi, con discreti risultati. Poi, e questa è storia recente, con il passaggio in training a Claus Hollman il cavallo è ulteriormen- te migliorato facendo spesso coppia anche con Ernico Bellei. Il 2010 è dunque stato l’anno della sua consacrazione, sia tecnica che di risultati, e se si considera che ha debuttato solo a quattro anni, c’è anche da fare un pensierino ad un suo ulteriore salto di qualità, anche se fare meglio che vincere il Lotteria è obiettivamente compito arduo. Ucci-Riccitelli soci investitori Quando Tonino Ucci e Lorenzo Riccitelli sono entrati nel mondo del trotto lo hanno fatto dalla porta principale. Gli investimenti mas- sicci li hanno portati subito in alto, sotto il profilo dei cavalli acquistati, e successivamente con l’ingaggio di alcuni tra i migliori trainer europei, su tutti Heikki Korpi. Le vittorie sono arrivate, con le classiche giovanili della generazione lettera G che li vedevano spesso primeggiare. Giordy Bi, vincitore dell’Elwood Medium e pluripiazzato classico, Gran Senior al successo nel Dante, e Goal Court Sm primo ad Aversa, hanno presto ripagato i sacrifici. La scuderia si è poi consolidata nel tempo, i due sono diventati anche allevatori, e passando per ottimi cavalli come Merisi Font, proprio alla vigilia del Lotteria hanno centrato il primo alloro con un cavallo dell’allevamento. Nolita Ur a Padova nell’Elwood Medium Filly ha fatto quindi da aperitivo allo show di Italiano e Gaetano di Nardo. Un week end di gloria che è arrivato come manna dal cielo, in un momento in cui Lorenzo Riccitelli e Tonino Ucci sembravano un po’ scoraggiati dal sistema ippico. I due, precisando a mezzo stampa che non si trattava di una dismissione ma solo di una scelta tecnica, da qualche mese hanno infatti inviato il materiale a diversi trainer. Evidentemente mai opzione è stata più azzeccata: Italiano in un colpo solo li ha ripagati parzialmente dei tanti investimenti, ma completamente dal punto di vista delle emozioni. 7 di Ezio Cipolat Italiano incrocio vincente franco-americano L a storia di Italiano, vincitore ad alta quota del Lotteria, ha trovato ampio spazio sulle pagine di Paris-Turf e Trav-Ronden. Il principale quotidiano ippico francese ha riportato le parole del suo allevatore, Alain Roussel, raccolte in diretta in redazione, dove il professionista normanno si è recato per seguire in televisione la prova napoletana. Il periodico di riferimento del trotto svedese, da parte sua, ha dedicato al portacolori della Ucci-Riccitelli, come commento al sua impresa, ben quattro pagine della rivista, andando a scovare e a proporre, oltre alla pagina del catalogo, un’immagine del lavoro pubblico, con Nicolas Roussel in sulky, sulla pista di Vincennes, al quale il figlio di Giant Cat fu sottoposto poche ore prima di passare, da inedito, sotto il martello del banditore alle aste dell’Amérique 2008, senza poi ricevere alcuna offerta. Ora sono tutti molto interessati a questo indigeno dalla linea francoamericana, che in due anni esatti (dal 2 maggio 2008, data dell’esordio a Tor di Valle, al 2 maggio 2010, giorno in cui ha trionfato nel Lotteria) è passato da cavallo da attrezzare alla sella per la campagna ad esser un campione, in grado di vincere una delle prove clou del trotto internazionale. Ventiquattro mesi, più una piccola appendice per la prova di qualifica effettuata a Tor di Valle il 19 aprile a media di 1.15.1 con Pistone, durante i quali l’attuale allievo di Gaetano Di Nardo e Claus Hol- 8 lmann è sceso in campo 45 volte, ottenendo 17 successi e altrettanti piazzamenti, un guadagno di 371mila euro, 200mila dei quali racimolati in un solo botto, ad Agnano, quando ha anche portato il suo record a 1.11.3 sul miglio. Da Alain Roussel, a Giuseppe e Andrea Guzzinati, sino a Giuseppe Pistone, Heikki Korpi e, ora, Claus Hollmann: sono gli uomini che hanno contribuito nel tempo alla non facile realizzazione di questo primaserie. Roussel ha acquistato la madre Coming Up Cash alle aste yearling negli Stati Uniti nell’ormai lontano settembre del 1991 ed ha pensato all’incrocio con Giant Cat; i Guzzinati sono stati i primi ad intuire le sue possibilità, anche se a lungo frustrate da un serio problema ad un tendine; Pistone, da parte sua, ha avuto il fiuto, in quel pomeriggio di fine gennaio a Vincennes, di accettare la proposta di Roussel e di farsi carico di quel cavallo di qualità ma problematico che nessuna voleva; Korpi e ora Hollmann hanno messo in gioco la loro esperienza e perizia. Un cocktail che ha portato alla realizzazione di un soggetto di grande qualità, con una lunga carriera davanti a sé. E non va, naturalmente, dimenticato Gaetano Di Nardo, che lo ha interpretato in modo perfetto nella finale, diventando il primo professionista napoletano ad andare a segno nel Lotteria. Italiano, comunque sia, è uno di quei cavalli che si suol definire ‘nato bene’, da un impianto allevatorio importante, anche se la filiale italiana dei Roussel è piccola, in confronto alla sede-madre, in Normandia. Per la verità suo padre Giant Cat, pur se accompagnato da una carriera agonistica di primo piano a livello internazionale (ha vinto il Grand Prix de l’Uet, l’Oslo Grand Prix, nonché Pix de France, Bourgogne ed Eté, facendo sempre coppia con Nicolas Roussel), non ha finora suscitato un grande interesse tra gli allevatori italiani: sono infatti soltanto sei, a tutt’oggi, i suoi prodotti registrati in Italia ad aver ottenuto un record: oltre al vincitore del Lotteria, la lista annovera anche sua sorella Graziella 1.13.5 sulla media distanza, Fleuron 1.17.8, Giant Axe 1.15, Gianta Sf 1.16.4, Grace de France 1.14.9 e Mali Axe 1.15.3. In Francia, il riscontro di Giant Cat come stallone ha contorni più positivi. Sono figli suoi i validi Rouge Vif, Navarro Sund, Nice Gold du Lys, Octopus, Quintillus, tutti in evidenza a livello semiclassico, ma la sua ‘vetrina’ è Perlando, approdato quest’anno all’Amérique (settimo a traguardo) dopo aver vinto Jules Thibault, Boissy-Saint Leger e Landes a Vincennes e Jean-Luc Lagardere ad Enghien. Giant Cat, dal punto di vista genealogico, presenta la caratteristica di avere entrambi i genitori vincitori di corse ora di Gruppo I, il padre Quito de Talonay (ex primatista di Vincennes, da Florestan con madre da Seddouk) si è illustrato nel Criterium des 3 Ans e nell’Etoile, la madre Pussy Cat ha vinto un Prix de France ed è giunta terza nell’Amérique 1990, alle spalle di Ourasi (al suo quarto successo nella classicissima) e Poroto. Come detto, Alain Roussel ha acquistato Coming Up Cash alle Tattersalls Select Yearling, assieme all’altra ‘Baltic Speed’ Working Mon (futura mamma di Meadow Road, a segno nel Nazioni e nel Renzo Orlandi), pagando 18 mila dollari la prima, 20 mila l’altra. Mentre Working Mon è rimasta inespressa, Coming ha svolto una validissima carriera agli ordini di Giuseppe e Andrea Guzzinati, restando in attività dal novembre del 1992 al gennaio del 1997, con 11 vittorie e 29 piazzamenti in 60 uscite, record di 1.14.6, somme vinte equivalenti a 90mila euro. Passata in razza, l’americana prima di Italiano ha prodotto Belle de Jour 1.15.6, Citizen Speed 1.14.8 e Dentelle 1.15.6 e tra i suoi figli successivi si è già messo in bella evidenza Mistic Love 1.13.8, che ha anche vinto lo scorso inverno a Vincennes. La seconda madre di Italiano, Casino Evil, che ha prodotto la sola Coming Up, è una sorella piena di Workaholic, vincitore a 2 anni della Breeders Crown e ora stallone top in Francia, nonché dell’altro razzatore Rule The Wind e delle femmine Working Gal, a segno nell’Hambletonian Oaks e madre per l’allevamento italiano di una serie di ottimi soggetti tra i quali Ebony Kronos, Sushi, mamma in Svezia di Pine Dust, laureata delle Oaks, e di Footloos, dalla quale Place Kicher, secondo nell’Orsi Mangelli 1990 vinto da Antwerp Hanover e davanti al nostro Derbywinner Mint di Jesolo. Casino Evil, inoltre, è sorella uterina di At Risk, primaserie sulle piste nordiche. Dietro a tutti questi validissimi soggetti c’è Ah So, stakes-winner, ma soprattutto, figlia di Lalita Hanover che è sorella piena di Laurita Hanover, la quale altro non è che la mamma di Somolli (da cui Speedy Somolli, Remington Crown e Singer Lobell, madre del nostro Bartali Ok) e del vincitore dell’Hambletonian 1979 Legend Hanover. ITALIANO 6, 1.11.3 Maschio Baio, nato il 15 aprile 2004 Allevatore: Alain Roussel - Propr.: Scud. Ucci-Riccitelli nato in Francia nel 1994 QUITO DE TALONEY 1.13 1.15 DENT BLANCHE 1.19 FIRSTLY PUSSY CAT 1.13 BALTIC SPEED 3, 1.56 STAR’S PRIDE 3, 1.57.1 ROQUEPINE 1.15 SEDDOUX 1.19 QUINE 1.23 QUERIDO 1.17 1.15 MATINALE 1.20 JAVA DE LA MOTTE BEAUSEJOUR 1.18 1.24 CANNELLE III 1.21 SPEEDY SOMOLLI nata in USA nel 1990 COMING UP CASH 1.14.6 GIANT CAT 7, 1.11.7 FLORESTAN 3, 1.55 SUGAR FROSTING 2, 2.13 SPEEDY CROWN SPEEDY CROWN 3, 1.57.1 SOMOLLI CARLISLE 4, TT 1.57 KOREAN’S CHOICE SPEEDY SCOT 3, 1.56.4 3, 1.57.1 MISSILE TOE 3, 2.05.2 AH SO SPEEDY COUNT 3, 1.58.4 2, 2.01.1 LALITA HANOVER CASINO EVIL 9 COMING UP CASH f. 1990, Baltic Speed ITALIANO m. 2004, Giant Cap WESGATE CROWN m. 1991, Royal Prestige f. 1985, Speedy Crown CASINO EVIL f. 1985, Dream of Glory m. 1982, Speedy Crown f. 1974, Speedy Crown ARMBRO GAELIC WORKAHOLIC. ARMBRO STACEY AH SO f. 1970, Speedy Count f. 1965, Star’s Pride f. 1975, Speedy Crown SPEEDY SOMOLLI m. 1987, Super Bowl ROYAL TROUBADOR f. 1981, Speedy Crown MAE JEANS CROWN f. 1970, Star’s Pride SOMOLLI f. 1959, Hoot Moon f. 1956, Hoot Moon LADYSHIP HANOVER LAURITA HANOVER LALITA HANOVER f. 1950, Dean Hanover LARK HANOVER m. 1998, Lemon Dra BARTALI OK f. 1989, Speedy Crown SINGER LOBELL di Marco Montanari GRAN PREMIO GIOVANARDI C’È CHI DICE L NAD a strada che porta al Derby è ancora lunga e ricca di appuntamenti importanti (tipo il Nazionale a fine giugno o il Marangoni a metà settembre), però – nonostante questo – il Tito Giovanardi non può essere considerata una corsa “normale”. Sull’anello modenese, la meglio gioventù del trotto italiano ha sempre dato vita a grandi sfide e l’albo d’oro comprende i nomi di due recenti derbywinner, Daguet Rapide e Lana del Rio, oltre che di tantissimi campioni che hanno fatto la storia del nostro sport: da Cellini a Gualdo, da Mincio a Steno, da Atollo a Ghenderò, a Esotico Prad, Feystongal, Mint di Jesolo, Rapid Effe, Viking Kronos, Boss di Jesolo, Mirtillo Rosso e compagnia stupenda. Insomma, all’Ippodromo della Ghirlandina è di casa l’aristocrazia del nostro allevamento. E quest’anno non poteva essere diversamente. Oddio, per la verità un problemino pareva poter venire dal… cielo: per tutta la settimana, l’Emilia Romagna era stata bersagliata da violenti temporali e si sa che Nad Al Sheba in passerella a Modena dopo il trionfo nel Giovanardi 12 per essere “fortunata”, contrariamente alla sposa, la pista è meglio che non sia “bagnata”. Allora tutti con il naso all’insù, per controllare il colore dell’orizzonte e tirare un sospiro di sollievo quando il sole, dopo una sortita timida, ha ricordato a tutti che era il 16 maggio, asciugando la pista e scaldando il cuore degli appassionati. Dodici le puledre al via nel “Filly”, intitolato a Carlo Cacciari, e addirittura quindici i cavalli chiamati a disputare la prova “Open”: quantità unita a qualità, tempo bello e terreno buono, buona affluenza di meritato quarto posto con uno spunto davvero notevole. Fra i maschi, Mauro Baroncini affidava ancora una volta il suo Nad Al Sheba alle sapienti mani di Davide Nuti. Il figlio di Windsong’s Legacy e Divina Dei ha confermato di trovarsi a proprio agio con il suo interprete, inanellando l’ottava vittoria in nove uscite (un solo secondo posto, nel Premio Veneto, per “colpa” di Napoleon Bar). Al comando fin dallo stacco della macchina, il gioiello allevato dalla scuderia Asfina di Antonio Asdrubali (che con questa vittoria in Gruppo 1 ha anche ottenuto la “patente” di futuro stallone d.o.c.) ha resistito agli attacchi del focoso Non Solo Nolita Ur la dominatrice del Cacciari e al centro con il suo team in premiazione. Il delegato dell’Emilia Govoni con il piatto d’argento offerto dall’Anact pubblico. Insomma, un pomeriggio “d’altri tempi”; o, se preferite, “d’altra ippica”. Tra le femmine, brillante conferma per Nolita Ur, già vincitrice a Padova della versione in rosa dell’Elwood Medium. Svelta a rilevare al comando la veloce Nada Mas, la figlia di Varenne ed Estasi, cresciuta sui verdi prati dell’Allevamento Ucci-Riccitelli, si è bevuta tutto d’un fiato il miglio, lasciando a debita distanza l’iniziale rivale che ha ben contenuto le velleità di Narrazione, mentre, al centro della pista, Naltrastoria Rex (puledra migliorata tantissimo) coglieva un Bar e tenuto in scacco nella sua scia New Star Fks, che si sono accomodati nell’ordine al secondo e terzo posto. Sul piano squisitamente tecnico, un solo rimpianto, legato alle rotture che hanno funestato la corsa, privandola di potenziali protagonisti come Napoleon Bar, Nieves Vl, Nicolas Bieffe, Noak Lb e, dopo un giro, Noriana Rosso. Anche se va detto che, per quanto visto in pista, contro il cavallo che porta il nome di una località del Dubai c’era ben poco da fare. Anzi, in prospettiva Derby sappiamo già una cosa: chi vorrà aggiudicarsi il Nastro Azzurro, troverà in lui un osso duro. Di quelli che magari ti rompono i denti… 13 di Ezio Cipolat NAD AL SHEBA CAMPIONE DI PRIMAVERA Il vincitore dell’Elwood Medium e del Giovanardi ha come ava di riferimento la famosa Noble Gal P orta il nome di un ippodromo del galoppo Nad Al Sheba che, con l’unodue nell’ Elwood Medium e nel Giovanardi, è diventato il campione di primavera dei nostri attuali 3 anni. Allevato e di proprietà della Scuderia Asfina, del pavese Antonio Astrubali, nato a Castrezzato e cresciuto sui prati di Seniga, l’ allievo di Mauro Baroncini ha un quadro genealogico di grande interesse, con un padre giovane (ma purtroppo prematuramente scomparso), abbinato ad un settore femminile tra i più collaudati, l’uno e l’altro di impronta prettamente americana. Windsong’s Legacy, classe 2001, è il settimo vincitore della Triplice Corona (Yonkers Trot-Hambletonian-Kentucky Futurity) dopo Scott Frost (1955), Speedy Scot (1963), Ayres (1964), Nevele Pride (1968), Lindy’s Pride (1969) e Super Bowl (1972), impresa successivamente riuscita anche a Glidemaster, nella stagione 2007. Passato in razza alla fine della carriera dei 3 anni, il primaserie di Trond Smedshammer ha lasciato in eredità soltanto tre annate complete di produzione Primo piano di Nad Al Sheba a Modena nel giorno del Giovanardi 14 (due in corsa) e un pezzettino della quarta e più di un rimpianto, perché il suo esordio era stato assai promettente, grazie a Yursa Hanover, lo scorso anno per un certo periodo primatista femminile della leva 2006 in 1.53.2 e vincitrice delle Matron S., Big Bikkies a segno in un heat del Kentucky Futurity e a fine stagione il suo figlio più veloce in 1.52.1, Windsong Soprano vincitrice dell’ Udson Filly, Southwind Wasabi laureata nell’atto conclusivo delle Moni Maker, oltre al più giovane Lucky Chuchy in evidenza in una eliminatoria del Peter Haughton Memorial (terzo in finale) e nelle divisioni delle Matron e dell’ International Stallion Series. Ottimo, pur con numeri naturalmente ridotti, anche l’ impatto di Windsong’s Legacy sull’allevamento italiano, per il quale oltre a Nad Al Sheba, che al momento vanta un vertice di 1.13.2 sul mezzo miglio di Padova al record dell’Elwood Medium, ha già prodotto Madison Om 1.13.6, Messalina Om 1.13.9, Matilda Horse 1.14.4, Meadow Effe 1.14.4, Melissa d’Ete 1.14.6, Minerva Dei 1.14.8, Madame dei Bessi 1.15.6,oltre Nembo degli Dei 1.16.1, Nike Gar 1.16.4, Nettuno Dei 1.16.6 e Nefertiti Dvs 1.16.6. Windsong’s Legacy, come figlio del vincitore dell’ Orsi Mangelli Conway Hall, è uno dei rappresentanti di quell’ onda lunga provocata dai tre Hall (Angus, Conway e Andover), che negli ultimi anni ha scosso e rinnovato l’allevamento e il mercato americano. Il settore femminile del razzatore scomparso ha una curiosa particolarità: infatti dalla sua quinta madre, Jane Revere, viene anche Alma Lee, importata in Italia dal conte Paolo Orsi Mangelli nel 1934, dopo aver già NAD AL SHEBA 3, 1.13.2 GARLAND LOBELL nato in USA nel 2001 WINDSONG’S LEGACY 3, 1.53 Maschio Baio, nato il 28 aprile 2007 Allevatore e Proprietario: Scud. Asfina CONWAY HALL 3, 1.53.2 3, 1.55.3 AMOUR ANGUS 3, 2.03.1 PRAKAS YANKEE WINDSONG 3, 1.53.2 3, Q 2.01.2 YANKEE SCOTTIE DIVINA DEI 1.13.8 nata in ITALIA nel 2000 SUPER WAY DIAMOND WAY 5, 1.14.5 3, 2.00.1 KÖNIGSKRONE 1.20.6 SPEEDY CROWN GAMIN LOBELL 3, TT 2.05 MAGNA FORCE KENWOOD SCAMPER SPEEDY CROWN 3, 1.15.7 PRUDY HANOVER 3, 2.04.4 HICKORY PRIDE 5, TT 1.59.2 YANKEE DUCHESS SUPER BOWL 3, 1.56.2 NOBLE GAL 3, 1.58.2 ARDEN AL 4, 1.59.4 WALLBURG 1.17.7 SPEEDY SCOT 3, 1.56.4 3, 1.57.1 MISSILE TOE 3, 2.05.2 NOBLESSE HANOVER SUPER BOWL 3, 1.56.2 3, TT 2.04 NOBLE GAL 3, 1.58.2 NOCTURNE HANOVER prodotto in America Rosalind, famosissima vincitrice dell’Hambletonian 1936. Da Alma Lee, in Italia, è nato il Derbywinner 1939 Floridoro e la sua linea si è protratta nel tempo, illustrata da soggetti del livello di Parioli, Tuscolo, Corazon Om, Oronte e Tudor. Nad Al Sheba è il secondo prodotto della Diamond Way Divina Dei 1.13.8, che ha svolto una più che valida carriera per conto dello stesso Antonio Astrubali: il vincitore del Giovanardi è stato preceduto da Maccabeo di Palle, un Lindy Lane che si è messo ad andare (1.14.1 il suo record) dopo la castrazione in quanto tendeva a fermarsi. Nad ha poi due fratellini più piccoli, anch’ essi maschi, Ora Pronobis (da Pine Chip), già in doma a Divignano da Mauro Baroncini, e Palle Spirit, anch’esso da Windsong’s Legacy che sta crescendo a Seniga. Nad Al Sheba è stato affidato a Baroncini, in quanto il trainer di Divignano aveva già avuto in cura tre fratelli di Divina Dei, Ares degli Dei, Cassandra Dei e, soprattutto, ABC FREIGHT 3, 1.56.3 Forbante Dei, che Mauro ha portato anche a disputare una finale del Lotteria di Agnano. Materiale evidentemente di grande qualità, grazie a mamma Nocturne Hanover che viene, come ricordato nelle prime righe di questo commento, da una famiglia di grandissima riuscita. Nocturne, infatti, nasce da Noblesse Hanover: questa altro non è che uno dei sedici prodotti di Noble Gal, straordinaria sia nell’attività agonistica (è la più veloce figlia di Noble Victory con 1.58.2 a 3 anni che allora aveva un valore mondiale) che in razza. È, infatti, la prima fattrice nella storia del trotto mondiale ad aver prodotto sette in 2.00: Noxie Hanover 2, TT1.55 contro il tempo, ex primatista mondiale delle 2 anni; Neil Hanover 1.55.3, vincitore di stakes e stallone di buona riuscita in Italia; Nanuet Hanover 2, TT1.57; Nobleboy Hanover 1.13.3; Nobie Hanover 3, 1.58.2, Nowak 2, 1.58.4 e Newfi Hanover 3, 1.59.1, anch’ esso approdato con buoni risultati in Italia e poi esportato in Germania come razzatore. Ma nascono da Noble Gal anche Super Way 3, 2.00.1 che ha il grande merito di essere il padre del campione e stallone top Diamond Way, che tra l’ altro è il papà di Divina Dei proponendo un incrocio volutamente particolare; Novella Hanover (da cui Columnist 3, 1.55.1 vincitore del Costa Azzurra) e soprattutto Noble Hanover, che è la terza madre di Bell Power, la fattrice da cui nascono (tutti con Viking Kronos) Going Kronos 1.09.9, Lantern Kronos 1.10 (1.52.3) primatista assoluta dei 3 anni indigeni con vertice conseguito in Usa nella stagione 2008, quando l’allieva di Kolgjini ha vinto un’eliminatoria dell’Hambletonian Oaks (seconda in finale) e il World Trotting Derby Filly e Moonlight Kronos 1.10.8. E da Noble viene anche Narvara, nonna della vincitrice del Nazionale Filly 2009 Medulla del Ronco. Una famiglia straordinaria, dunque, che valorizza ancor di più questo Nad Al Sheba e gli prospetta una possibile futura carriera da stallone. 15 DIVINE DEI f. 2000 Diamond Way NAD AL SHEBA m. 2007 Windsong’s Legacy NARA f. 1991 Speedy Crown BELL POWER f. 1999 Pine Chip LANTERN KRONOS f. 2005 Viking Kronos NOCTURNE HANOVER f. 1993 Speedy Crown NOBLESSE HANOVER f. 1975 Super Bowl NARVA HANOVER f. 1982 Florinda Pro GOING KRONOS m. 2003 Viking Kronos NUANCE HANOVER f. 1986 Prakas NOBLE HANOVER f. 1974 Super Bowl SUPER WAY m. 1976 Super Bowl NEW0FI HANOVER m. 1979 Super Bowl f. 1968 Noble Victory NOBLE GAL NEIL HANOVER m. 1980 Super Bowl COLUMNIST m. 1987 Speedy Crown NOVELLA HANOVER f. 1981 Super Bowl MANUET HANOVER f. 1985 Super Bowl NOXIE HANOVER f. 1986 Super Bowl di Alberto Cagnato MAGO RE D’EUROPA O ltre cinquemila persone erano presenti il 25 aprile, all’ippodromo del trotto di San Siro, per la giornata imperniata sul Gran Premio d’Europa. Un sintomo positivo di un non certo impossibile rilancio. Sulle tribune tante facce nuove, tante famiglie che magari scommettono pochi euro ma che hanno dimostrato di gradire l’ottimo spettacolo e che sicuramente torneranno in altre occasioni. Pienone al ristorante panoramico, da poco riaperto, che offre un ottimo rapporto qualità-prezzo, senz’altro superiore alle gestioni passate. Note meno liete per quanto riguarda le scommesse sul campo, soltanto 150mila euro, che hanno comunque contribuito a portare il movimento globale della giornata, comprensivo del gioco della rete esterna, poco oltre il milione di euro. C’era un grandissimo favorito nel Gran Premio d’Europa e il responso della pista è stato inequivocabile: Mago d’Amore, il campioncino di Pippo Gubellini, ha centrato con superiorità il bersaglio originando al totalizzatore la mini-quota di 1.21, vicinissima a quella del divino Varenne che nella sua edizione pagò 1.20. Va subito precisato che il paragone con il più grande trottatore di tutti i tempi non regge: Mago d’Amore è un ottimo cavallo, un campioncino con ancora vasti margini di miglioramento, ma per avvicinarsi a Varenne ha ancora molto da lavorare. Nel Gran Premio d’Europa, disertato dagli stranieri (spaventati dalla qualità dei trottatori espressi dal nostro allevamento ma anche dal grave ritardo con cui l’Unire paga i premi), Mago d’Amore è piaciuto, ma non ha convinto completamente i puristi ai quali non poteva sfuggire lo ‘sbattimento’ in sulky di Pippo Gubellini negli ultimi 200 metri per parare, sia pure senza grossi patemi, il disperato affondo di un ottimo Mondiale Ok. Va comunque precisato che Mago d’Amore aveva dovuto spendere parecchie energie per sfondare e conquistare il comando delle operazioni, dopo 500 metri sul compagno di allenamento Mercks Ok. Nel dopocorsa Pippo Gubellini, al suo quarto centro nell’Europa, confermerà che dopo un primo chilometro percorso sul piede di 1’12”, non ha più sentito ben carico in mano Mago d’Amore ed ha avuto un po’ di paura. Buon per lui che Mondiale Ok provenisse da troppo lontano, altrimenti ci sarebbe stato un epilogo ben più combattuto. Comunque la prestazione di Mago d’Amore, espressosi sul piede di 1’11”8, a sette decimi dal record di Lisa America. E’ da 17 che, in poche battute, assume il controllo della corsa. Marcia di trasferimento movimentata solo dalla sfuriata di Moriondo e passerella finale di Mago d’Amore, comunque comandato a fondo da Pippo Gubellini, mentre alle sue spalle Mondiale Ok finiva molto forte superando il compagno di paddock Merckx Ok per la seconda piazza. Va sottolineato il ritorno alla ribalta dell’allevamento di Bruno e Roberto Branchini. Note negative, invece, per il derbywinner Macho Gams, crollato a traguardo ancora molto lontano, e apparso come l’ombra del cavallo che si era aggiudicato il Nastro Azzurro. considerarsi altamente positiva e ancora meglio farà quando potrà correre senza ferri. La vittoria di Mago d’Amore contribuirà ad alleviare le pene dei bambini di un villaggio dell’India ai quali i coniugi Ubaldo devolveranno una larga fetta del premio di traguardo. Mago d’Amore si è aggiudicato la terza, grande classica consecutiva: G.P. Orsi Mangelli a Milano, G.P. Città di Torino a Torino e appunto G.P. d’Europa, che è l’ultimo di una serie di appuntamenti internazionali snobbati dai cavalli stranieri. Ecco il film della corsa. In testa Merckx Ok, davanti a Mondiale Ok, ma dopo mezzo giro l’implacabile avanzata di Mago d’Amore Da rilevare che sia il vincitore che il secondo arrivato sono figli del mostro sacro Lemon Dra, stallone eccelso continuatore del caporazza Sharif di Jesolo, purtroppo finito nel buco nero dopo un misterioso rapimento. E William Casoli, il grandissimo driver da poco scomparso, da lassù si sarà lustrato gli occhi: il campione da lui forgiato, oltre all’accoppiata nell’Europa, ha fatto altrettanto anche nel Filly con il binomio Mania-Maddy Laser. Meritatissimo il successo di Mania, pilotata alla grande da Jorma Kontio, che ha trovato le energie per sfuggire a Maddy Laser alla media di 1’12”6, dopo oltre un giro di fuori scoperta. 18 I QUINDICI ANNI DI VARENNE Tanti auguri Capitano lla festa hanno partecipato circa duecentocinquanta persone provenienti da tutta Italia. Erano presenti, soprattutto, molti bambini e donne in un’atmosfera straordinaria, al limite del surreale, dove predominavano emozioni e riconoscenza verso il Capitano. Varenne, impeccabile e consapevole di essere il protagonista della giornata, si è fatto fotografare con tutti senza problemi e, nonostante fosse praticamente ‘tirato’ da tutte le parti, non solo non ha mai mostrato segni di insofferenza, ma ha riconfermato di apprezzare le attenzioni dei suoi supporters, in particolare quelle dei bambini. Insomma, una festa all’insegna della semplicità e dei buoni sentimenti grazie a un Campione che, anche dopo otto anni dall’abbandono delle piste, è ancora nel cuore della ‘sua’ gente. A 19 A REA A LLEVAMENTO di Massimo Alberti ALLEVAMENTO GARDESANA Casa Fraccari: la Dinastia regale delle EFFE S i respira la storia dell’ippica nazionale davanti alla galleria di foto che tappezzano le pareti del salone d’ingresso della Gardesana a Sant’Angelo di Piove, 34 ettari di verde in provincia di Padova. È la sede principale dell’allevamento dei Fraccari, una delle dinastie più importanti del trotto italiano, una dinastia che inizia con Ferriano, continua con Franco e Filiberto e prosegue con Francesco. Poi, se si sale di un piano, si 20 rimane letteralmente a bocca aperta. Sembra di entrare nel magazzino di un importante argentiere perché ci si trova davanti ad una serie interminabile di trofei vinti da tanti campioni, per la stragrande maggioranza nati qui. C’è persino la coppa di una batteria dell’Hambletonian, nel 1994 con Bulville Victory. Si può cominciare la carrellata dalla premiazione di un lontano Elwood Medium, vinto da Ostiolo che fu secondo anche al Derby, pur partendo con un numero impossibile. Si possono vedere Enorme, Rivasco e Gadames che i non giovanissimi ricorderanno bene. E poi il classico Darif Effe e lì a fianco forse la bandiera dei Fraccari, Fiaccola Effe, la femmina indigena che ancora oggi, dopo tanti anni, detiene il record di somme vinte con l’equivalente di 750.000 euro (allora c’erano le lire). Fiaccola che vince un Grassetto a Padova e arriva seconda nel Campionato Europeo a Cesena e nel Lotteria di Immagini dei puledri nei paddock Napoli. È singolare proprio quest’ultima istantanea perché si vede chiaramente il driver Roberto Benedetti che alza il frustino in segno di vittoria, smette di comandare e viene beffato proprio sul filo da Evann C. È senza dubbio il gesto di esultanza più costoso della storia perché privò l’incolpevole Fiaccola Effe del successo nella prestigiosa finale napoletana. E poi Rapid Effe, vincitore nel Giovanardi e nel Nazionale. Quindi Solar Effe che andò a raccogliere i cocci di Victory Tilly, demolito da Varenne nell’ Elite Lopp, e seguì al traguardo il Capitano. E ancora Atlanta Effe (Europa Filly, Due Mari e il Prix del Louxemburg a Vincennes), primo prodotto dei Fraccari a vincere all’estero, partendo, tra le altre cose, dalle corse a vendere. Candid Effe, record europeo dei 3 anni con 1.13 sui 2 mila metri, ottenuto a Parigi. Duca Effe sul traguardo del Marche al San Paolo. E dulcis in fundo Island Effe che vendica dopo molti anni Fiaccola Effe e si afferma nel Lotteria 2009, oltre ad essere recorder della pista di Roma con 1.11.3. Una girandola di ‘effe’ da perdere la testa. E del resto qui tutto è… marchiato con la ‘effe’. Perfino il direttore dell’allevamento Livio Marin si fa chiamare Fausto, il suo secondo nome che ha per l’appunto l’iniziale... d’ordinanza. Assieme a lui troviamo Francesco Fraccari che ci fa da Cicerone. Nipote e figlio d’arte, ed anche gentleman driver dal 1978. “In realtà, non potevo che diventare anch’io driver, come mio padre Franco. Con lui, ancora da ragazzo, passavo serate intere a discutere di corse e qualche volta si litigava pure. In fondo, però, i cavalli erano un argomento che ci univa tanto e ricordo anche l’emozione forte ad ogni nascita di un puledro. La domenica, prima di andare all’ippodromo, venivamo sempre tutti e due a vedere i neonati. Poi portarli in corsa era un’esperienza commovente perché c’è dell’autentica magia nel momento in cui li osservi entrare in pista dopo averli visti venire al mondo. Anche mia sorella Federica è stata gentleman driver e il suo secondogenito Marcello è campione italiano di equitazione della sua categoria (14 anni, n.d.r.) e fa parte del team nazionale della Fise. Quindi, mio nonno Ferriano ci ha tramandato una passione che trova sfogo anche in settori diversi dal trotto.” Filiberto Fraccari 21 Cavalli e poesia alla Gardesana Dunque, un gentleman e un allevatore predestinato. Quale la corsa più bella della carriera di guidatore? “Ne vorrei ricordare tre. La prima è quella che in realtà vinse mio padre Franco con Montepin e io arrivai secondo con Artheno. Fu un momento irripetibile, per me e per lui, perché la gara era intitolata a mio nonno Ferriano. E poi quando andai a vincere a Milano con Doberdò in una corsa con i professionisti. C’erano anche i due Baroncini (Walter e Livio Marin 22 Mauro) e battere gente come loro è una cosa unica. La terza esperienza fu la vittoria nella sfida con i gentlemen americani. Il nostro team li sconfisse a casa loro negli USA anche grazie al mio successo nell’individuale.” E l’allevamento, com’è organizzato oggi? “Tutta l'attività allevatoria è nelle mani di mio zio Filiberto al quale faccio volentieri da spalla. Nell’anno 2000 abbiamo chiuso la scuderia e ci siamo concentrati sull’allevamento. Le fattrici rimaste sono Francesco Fraccari ventuno, i cui prodotti vendiamo alle Aste Anact di Settimo Milanese. Un tempo ormai lontano ci affidavamo all’incrocio franco-americano, quando collaboravamo con Ezio Bezzecchi, Gianfranco Bongiovanni, Mario Rivara e Roberto Benedetti. Ricordo anche la frequente sintonia con il commendator Carlo Cacciari, con il quale ci confrontavamo spesso e volentieri sulle scelte allevatorie. Dalla seconda metà degli anni novanta ci siamo orientati sull’americano puro e collaboriamo con i capi scuola svedesi del calibro di Bern Lindstedt (presso il quale teniamo anche dei cavalli), Stig Johansonn e Jan Johnsonn, che spesso viene a lavorare qui a Sant’Angelo. Delle fattrici vorrei ricordarne due: Dalona Brisco (da Speedy Crown e Icefolly), madre di Candid Effe, Glamour Effe, Miss Lady Effe e Dotty Effe. Quest’ultima pure fattrice nasce da Sierra Kosmos e Dalona Brisco ed è la madre di Island Effe.” Un puledro da tenere a mente per il futuro? “Proviamo con una femmina: si chiama Oibambam Effe (da Classic Photo e Etna Sec). Per lei ho scelto un nome particolare che in dialetto bolognese (città in cui Francesco ha fatto l’Università, n.d.r.) significa all’incirca per bacco.” In esclusiva per la stagione di monta 2010 al Centro Medico Equino - Limena (PD) Donerail: 1992 (USA) - Record 1.55.4 ($ 703.049) (Valley Victor - Bedell - Speedy Crown) Tasso di monta: € 4.300 (€ 800 alla prenotazione + € 3.500 al 31 dicembre) Seme fresco e congelato Like A Prayer: 1999 (USA) - Record 1.52.2 ($ 1.118.504) (Lindy Lane - Meadowmiss Hanover - Super Bowl) Tasso di monta: € 4.000 (€ 800 alla prenotazione + € 3.200 al 31 dicembre) Seme fresco e congelato Presso il CME funzionano anche COIS CAF 1.13.3 (Park Avenue Joe x Madam Palm Beach) e CORTEZ GAR 1.12.4 (Armbro Goal x Ivana Gar) di Vieri Berti AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI Sari, Nicola e la Valle dei Greppi Q uante volte, nel corso della vita, l’incontro con la persona giusta può dare una svolta all’esistenza... E se la vita può cambiare grazie alla presenza di qualcuno che si imbatte sulla nostra strada, nel nostro mondo l’incontro decisivo si può fare, oltre che con una persona, anche con un amico a quattro zampe. Di questo tipo di contatti, Sari Del Rosso, ippico a tutto tondo, proprietario, gentleman e infine allevatore, prima insieme alla moglie, la signora Maria Cristina Bracali, e ora con il figlio Nicola, che è coltivatore diretto e titolare dell’Azienda Agricola Dei Greppi, ne ha avuti diversi. Una sintesi? Giancarlo Baldi, Nello Bellei, Valpiana e Guadalupe Est. Ma, a questo punto, occorre fare chiarezza. “Nel 1976 – attacca Sari – rilevai la proprietà di Cesare Riccioni, nella campagna toscana, tra Santa Croce Sull’Arno ed Altopascio e, oltre al terreno, comprai anche i cavalli. Tra questi c’era Valpiana, la campionessa di Ilma Cacialli, che seppe essere grande anche in razza. Da lei, infatti, nel 1979 nacque Bonefra che, oltre ad avere avuto una più che discreta carriera agonistica, nel 1987 dette alla luce Mauna Kea. Il figlio di Orvieto è stato senza dubbio la mia prima realizzazione importante nel ruolo di allevatore e mi dette la grandissima soddisfazione di ottenere il secondo nell’Europa, alle spalle di Majer Art, e il terzo nel Triossi.” Di Valpiana, dunque, abbiamo detto. Ma Giancarlo e Nello? “È presto detto. – prosegue Sari - 24 Il reuccio del posto, Tome de Sousa Nei primi anni ’80 Giancarlo vendette all’allevamento Gardesana Gallant Man, che fu pagato parte in contanti e parte con tre stalloni e diciassette fattrici, di cui undici gravide e sei vuote. Io rilevai una parte di queste fattrici e, con la mediazione di Nello, ne cedemmo tre, tutte gravide, alla scuderia Kyra, barattandole con dieci fattrici vuote dell’allevamento di Scandicci Alto. Tra queste dieci femmine c’era una figlia di Steno e Marchesana, Ghirba, alla quale detti The Last Hurrah e, un bel giorno, nacque Guadalupe Est. A dire il vero il nome che le volevamo dare era solo Guadalupe, ma quando andai alla sede dell’Anact mi dissero che c’era già e la prima cosa che mi venne in mente fu di aggiungere quell’Est che, tutto sommato, ci ha portato fortuna.” È vero, perché Guadalupe Est è stata una discreta cavalla da corsa ma, soprattutto, in razza è stata un piccolo fenomeno… “Intanto da lei è nato Tome de Sousa, che ha dato veramente la svolta alla nostra attività, e poi ha prodotto tante femmine che, a loro volta, si sono distinte in razza molto bene. Tome, ovviamente, con il suo record di 1.11.8 e oltre 730 mila euro di somme vinte, è stato la sua grande realizzazione, ma mi piace ricordare Shoshone, 1.15.2 con 116 mila euro di vincite, Alice Springs, che in corsa ha combinato poco ma è madre di Giramondo Rex, 1.12.4, e di una certa Naltrastoria Rex, e poi Bird Island, mamma di Neckar dei Greppi e di una “O”, Omsk dei Greppi (da Ganymède) verso cui ho tantissime speran- NATI NEL 2008 MASCHI OHAN DEI GREPPI da Gigant Neo e Covilha de Sousa OMSK DEI GREPPI da Ganymède e Bird Island OREGON DEI GREPPI da Gigant Neo e Zooropa ORLY DEI GREPPI da Gigant Neo e Timisoara OLAF DEI GREPPI da Cherokee Chief e Silvia Laser ODER DEI GREPPI da Toss Out e Approbation OHIO DEI GREPPI da Coktail Jet e Dresda dei Greppi ORTLE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Gilgit dei Greppi FEMMINE ORANGE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Ville Lumière OUCHY DEI GREPPI da Crowning Classic e Great dei Greppi OHANA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Cenaia OISE DEI GREPPI da Calypso Capar e Venere d’Alfa NATI NEL 2009 MASCHI POWELL DEI GREPPI da Brads Photo e Covilha de Sousa PHILIP DEI GREPPI da Coktail Jet e Bird Island PACK DEI GREPPI da Cipollini Mario e Great dei Greppi PUERTO DEI GREPPI da Juliano Star e Cenaia PAMIR DEI GREPPI da Calypso Capar e Dehra dei Greppi PACHA DEI GREPPI da Juliano Star e Dresda dei Greppi PARRY DEI GREPPI da Cherokee Chief e Edvige Volo FEMMINE PRAVDA DEI GREPPI da Toss Out e Approbation PAPAUA DEI GREPPI da Dulal e Ville Lumiere PAMPA DEI GREPPI da Gigant Neo e Elmina de Sousa PRAGA DEI GREPPI da Ganymède e Cleo dei Greppi PALMA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Diecilune Rex NATI NEL 2010 MASCHI Exploit Caf e Covilha de Sousa Brads Photo e Ismailia Juliano Star e Estasi Runner Coktail Jet e Timisoara Brads Photo e Cleo dei Greppi Sand Vic e Great dei Greppi FEMMINE Love You e Bird Island Look De Star e Ville Lumière Look De Star e Zooropa Look De Star e Fenix dei Greppi FATTRICI PROSSIME AL PARTO Cenaia (Look De Star) Dresda dei Greppi (Coktail Jet) Diecilune Rex (Sand Vic) Edvige Volo (Look De Star) Elmina de Sousa (Love You) 25 ze. E poi ci sono state Covilha de Sousa, madre di Mayon dei Greppi, Elmina de Sousa, madre di New York Times, Flores de Sousa, che ha vinto oltre 100 mila euro con un record di 1.13.7, e Ilu Babor. Insomma, una fattrice inesauribile che ora ha ventisei anni e non è più in attività, ma che considero la ‘padrona’ di questo posto, dove potrà vivere serenamente la sua vecchiaia fino alla fine dei suoi giorni.” Questo posto, di cui dici essere padrona Guadalupe Est (e come non esserle riconoscenti?), si trova lungo la Via Francigena, a metà strada fra Galleno e Chimenti, nel comune di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Da quando siete qui? “Vendemmo la proprietà che avevamo comprato da Cesare Riccioni e poi ci mettemmo alla ricerca. Ci volle del tempo, avevamo pensato anche alla Maremma, poi mi fu offerto questo posto: 44 ettari di terreno, boschi con alberi di ogni genere, una valle, la Valle dei Greppi, da cui la sigla dei nostri prodotti, e un lago. Insomma, un luogo fantastico, sul quale c’è stato molto da lavorare, perché era semi-abbandonato, ma con il tempo siamo riusciti a sistemare tutto, dotando la struttura anche di una clinica veterinaria, che fa capo a mio fratello Armando.” Zooropa e una femmina da Look De Star 26 La... 'proprietaria' virtuale di tutto, Guadalupe Est E qui, oltre all’allevamento, che è l’attività principale, dimorano anche i cavalli da corsa… “Certo! Abbiamo una pista in salita di 500 metri e una pista dritta di 800. Ai tempi in cui iniziammo i lavori, andai con Bjorn Lindblom in Svezia, al centro di Ake Svanstedt, che si trova a 500 km a nord di Stoccolma. Vidi una realtà diversa: i cavalli allo stato brado, sempre fuori, e piste che si insinuavano nei boschi su cui i cavalli uscivano per lunghe passeggiate. E ti dirò di più: la sensazione che ho avuto, e che conservo tuttora, quando esco con i cavalli qui, è che più il terreno è accidentato e con saliscendi e più il cavallo si impe- gna e si diverte, mentre quello che lo stressa è la velocità.” Quindi, vita più spartana ma anche più serena… “La selezione inizia subito: a parte i periodi invernali, io tengo sempre fuori le fattrici e il puledro che nasce all’aperto viene accudito ma anche sollecitato dalla madre. Insomma, la natura fa il suo corso e, francamente, è molto difficile che succedano disgrazie. Al proposito, c’è un episodio di qualche anno fa che mi colpì moltissimo: c’erano in un paddock otto fattrici gravide, una partorì e accudiva il suo piccolo, mentre le altre sette le stavano intorno per proteggerla. La natura è davvero fantastica…” Sono sempre fuori anche i giovani puledri? “Abbiamo una scuderia di circa 50 box, ma sono quasi sempre tutti vuoti. I cavalli che stanno all’aperto, per me vivono secondo natura e sono più sereni. Qui cavalli ‘arrabbiati’ non ce ne sono, puoi tranquillamente entrare nel paddocks dove ci sono i puledri di dodici mesi e loro ti avvicinano e si lasciano maneggiare senza problemi. Insomma, io credo che si debba assecondare la natura e, tutto sommato, mi sembra che i risultati mi diano ragione, considerando che quasi tutti i cavalli che nascono qui Torniamo all’allevamento. Oltre ai Greppi e, ovviamente, a Tome, fra i cavalli da te allevati ce ne sono altri che ti hanno dato soddisfazione, tra cui un certo Battery Point… “Lui era figlio di Frascosa, una figlia di Civenna a sua volta nata da Valpiana. È stato un buon cavallo, ricordo ancora il successo nel Società Terme con Vincenzo La Porta. Fu una grande soddisfazione. E da Frascosa sono nate Timisoara (madre di Dresda dei Greppi, Gilan dei Greppi, Ile dei Greppi, Luxor dei Greppi e Nelson dei Greppi), Ville Lumière (Fukui dei Greppi, Islam dei Greppi, Lilla dei Greppi e Mar- na dei Greppi), Zooropa (da cui Fez dei Greppi) e Crazy dei Greppi, che ha vinto oltre 117 mila euro con un record di 1.15.7. Ancora una volta tutto grazie a Valpiana.” E poi c’è la generazione delle ‘I’. “Una delle migliori della nostra produzione: quindici nati e quindici in corsa, con ‘punte’ quali Iran dei Greppi, Ioseph dei Greppi, Islam dei Greppi ed Islas dei Greppi. Insomma è andata bene.” E il sogno? “In parte si può dire che si sia già realizzato: amo i cavalli e sto in mezzo a loro in un posto fantastico, Omsk dei Greppi e Sari Del Rosso arrivano sempre in fondo alla carriera tonici e robusti, il che non è poco.” E forse sono robusti anche per il lavoro cui li sottoponete? “Beh, non è mica una pensione questa… Lavorare si lavora tutti, è giusto che tocchi anche a loro... Ma è un lavoro che non li stressa: tanti chilometri di passeggiate in mezzo ai boschi e parecchio trot master. Insomma, poca velocità e tanta fatica.” La giostra situata di fronte alle scuderie principali Il paddock dove vivono i sette maschi della lettera P non ho ambizioni di vendita, perché la produzione dell’azienda è rilevata ogni anno dalla scuderia Delton, le cose girano per il verso giusto e bisogna sapersi accontentare. Se proprio vuoi una risposta precisa alla tua domanda, però, di sogni ne avrei due: al primo posto ci metto un discorso generale, ovvero che l’ippica torni ad essere quello sport meraviglioso che era fino a vent’anni fa, e spero che non sia solo un sogno, ma perché si realizzi ci vuole un po’ di buona volontà da parte di tutti. Al secondo posto, perché no, è il poter vedere un giorno un “Greppi” nell’albo d’oro di qualche classica. Intanto, io mi coccolo Omsk! ‘Dei Greppi’… naturalmente!.” 27 di Paola Palmieri ALLEVAMENTO PURLARI Inseguendo i sogni chiamati cavalli I cugini Maisto appassionati leader del sud G li impegni dell’Onorevole Pietro Maisto sono sempre molti, ma non appena gli chiediamo di parlare di cavalli, come per incanto tutto cambia. “Scappo all’allevamento appena posso. Lì mi rilasso, è una passio- 28 ne radicata che mi ha trasmesso mio padre Andrea. Ora purtroppo non c’è più, ma la stima dei tanti che lo conoscevano perdura. Lui era un appassionato vero che viveva l’ippica a tutto tondo. Nel 1970 iniziò come proprietario, poi arrivò anche la parte allevatoria con l’acquisto di dieci ettari di terreno a Marzano Appio, zona dell’alto casertano.” Come mai proprio quella zona? “Per il terreno particolarmente adatto per i cavalli che vi nascono e crescono sani. Inoltre nella zona non ci sono insediamenti indu- striali quindi è buona anche la qualità dell’aria tanto da permetterci di lasciare i cavalli a paddock giorno e notte.”. Quali sono gli accorgimenti a cui date maggiore importanza nel programma allevatorio? “Seguiamo molto i puledri nell’alimentazione, lo riteniamo fondamentale per la formazione. Cavalli come Dott Maisto e Garland, ricordati da tutti, sono stati ottimi soggetti, potenti e coriacei, da loro ho avuto grandi soddisfazioni.” E i traguardi fin qui raggiunti, con tanti altri buoni puledri in pista con la sigla Breed… “Sono molto soddisfatto del lavoro effettuato, che risale all’ottimo inizio di mio padre e poi al percorso fatto assieme ai miei fidatissimi collaboratori, di cui non potrei fare a meno. Ma naturalmente inseguiamo i sogni, senza quelli che ippica sarebbe.” Non stiamo qui ad elencare i prodotti dell’Allevamento Purlari, si possono vedere sul sito www.purlari.it. Un sito ben realizzato, corredato da foto bellissime e di facile consultazione. ll suo nome è anche legato ad un driver di grande levatura professionale. Il professor Maisto vanto dell'ippica italiana “Sì, con Giuseppe Pietro Maisto siamo cugini, figli di due fratelli. La nostra famiglia è nata nell’ippica, siamo tutti grandi appassionati. Mio padre, come ho già avuto modo di sottolineare, è stato il primo portacolori di questa passione.” Se avesse la bacchetta magica cosa cambierebbe nell’ippica? “Sicuramente proverei a rinnovare il sistema pubblicitario legato al settore anche con investimenti diversificati. Punterei sul gioco online, in modo da renderlo facile, veloce e funzionale. Mi piacerebbe che la scommessa quintè sia unica come giocata senza che sia legata alla tris ed al quartè. Inoltre vorrei che gli ippodromi diventassero un punto di aggregazione e spettacolo per tutti e infine il mio desiderio è che i proprietari fossero riabilitati nel loro ruolo, non bistrattati e quindi costretti a rinunciare. Si sta dimenticando che sono loro il vero motore del nostro ambiente.” Mentre la bacchetta magica nel settore allevatorio come la utilizzerebbe? “Io parto dal presupposto che i cavalli sono un hobby, per me sono una grandissima passione e mi rendo conto che probabilmente ci sono realtà diverse nei grandi allevamenti, dove i numeri sono importanti. Però mi piacerebbe che gli stallonieri si rendessero conto del momento difficile che il nostro paese sta attraversando e che i sacrifici sono chiesti a tutti, nessuno escluso. Darei vita ad una riflessione collettiva sulle aste, non proprio brillanti, per effettuare una valutazione seria ed attenta diretta a superare il momento, a costo anche di diminuire le fattrici se necessario.” La nostra conversazione con l’onorevole Pietro Maisto termina qui, richiamato dagli impegni istituzionali e a noi non resta che augurargli in bocca al lupo. 29 di Martina Nerli ALLEVAMENTO DEI VELTRI Ottimismo e passione C’ era una volta... potremmo iniziare così questa storia quasi fiabesca, che capita quando si ha l’immensa fortuna di far nascere cavalli come Echo Dei Veltri, Derby Winner 2004. Fortuna o capacità? Jones Stradaioli, proprietario del lussuoso allevamento Dei Veltri, le ha entrambe. Siamo andati a trovarlo nel suo regno, in provincia di Ravenna, dove tutti i sogni, o quasi, si avverano. Come inizia la sua favola? “Ho iniziato a fare l’allevatore quasi per caso nel 1999. Dico quasi per caso perché mio padre è stato proprietario di cavalli da corsa per circa trent’anni, rigorosamente figli di Sharif Di Jesolo: erano la sua passione. Cercavo per mia moglie Laura una cavalla da montare a sella e mio padre mi regalò Pamela Stra, tra i cavalli che aveva era la più piccola e la più scarsa in pista. Dopo qualche mese, notai che la cavalla si faceva più bella. Mi venne in mente di provare a dargli uno stallone, una seconda chance per lei nel mondo del trotto. Il primo anno la gravidanza andò male, l’anno successivo ci riprovai e puntai su Waikiki Beach, non mi deluse, e nacque Echo Dei Veltri. Acquistai un’altra fattrice, Nilema Sweet, per allargare l’attività e nacque Ciro Dei Veltri (da Giant Victory e Nilema Sweet), altro cavallo di cui sono orgogliosissimo. 30 “Un’ottima madre, come prima regola. La scelta dello stallone è importante, ma se non hai una fattrice che dà prodotti da corsa è un flop. Seconda regola, alimentarli al meglio. Mi impegno per scegliere mangimi adatti per ogni fase della crescita del puledro, al fine di farlo crescere senza carenze, perché possa poi affrontare lo stress dell’attività agonistica. Questi sono due punti essenziali, a cui seguono altre attenzioni: non spostare i cavalli dentro e fuori, lo sbalzo di temperatura dal paddock al box può creare notevoli problemi. Piccole accortezze che possono fare la differenza.” Ero un principiante nel settore ma le cose andavano comunque decisamente bene.” Allevatore di levrieri che vincono magnifici concorsi di bellezza in tutta Italia, di cavalli che vincono Derby. Quello che lei tocca diventa oro... “Prima di diventare allevatore di trottatori, lo ero di levrieri inglesi. Questo mi ha aiutato. Anche se ca- ni e cavalli apparentemente sono animali estremamente diversi, ci sono regole fondamentali da rispettare se si vogliono ottenere prodotti di alto livello. La sigla ‘Dei Veltri’ deriva proprio dalla mia passione per i levrieri (il termine ‘veltro’ nel medioevo indicava il levriero).” Lei parla di regole fondamentali per allevare. Ci svela i suoi segreti? Impossibile non parlare di Echo Dei Veltri, la sua creazione più sorprendente... “Un cavallo di gran classe che mi ha regalato emozioni infinite. Tanta potenza e cuore in pista, sempre pronto a regalarti qualcosa in più di quello che ti aspetti. Andai a Tor Di Valle con tutta la mia famiglia quando corse il Derby nel 2004, una giornata da tachicardia. Vole- 31 vo vedere con i miei occhi quello di cui era capace, vivere quel momento fino in fondo, perché quelle sono emozioni e fortune che capitano una volta; 1.14.7 sui 2100 metri, protagonista assoluto, (2° Eldgrado Bi, G.Maisto; 3° Equinox Bi, M.Biasuzzi). Che dire? Echo fin da piccolo colpiva subito l’attenzione di tutti, aveva tre mesi e trottava come da adulto, oltre ad essere particolarmente bello fisicamente. Un giorno mi vennero a trovare in allevamento il signor Bruni e sua moglie. La signora appena vide Echo si innamorò perdutamente, decise all’istante che quello doveva essere il suo cavallo, un puledrino di cinque mesi che aveva qualcosa in più.” Come vive questo periodo non florido per l’ippica? “Non amo piangermi addosso. Ho avuto anch’io periodi duri, le generazioni con la lettera I e G sono andate male, ma nella vita credo ci sia una compensazione, avevo già avuto molto, non può sempre tutto riuscire perfettamente. Ho sempre creduto nell’ippica, anche se oggi è difficile fare gli allevatori, ma continuo ad impegnarmi con la stessa voglia di farcela. Anche quest’anno ho sei fattrici gravide di cui tre hanno già partorito, sono ottimista. L’ippica ha bisogno di nuovi proprietari, che comprano cavalli non per investimento ma per portare avanti un sogno, una passione a cui non sanno rinunciare; e poi norme molto più severe sul modo di correre, per evitare corse troppo tattiche che portano a fare un giro da 1.20 in un gran premio. Non ho la ricetta per risollevare l’ippica, posso solo dire che in questo settore ci sono tante persone capaci e speciali, che si impegnano ogni giorno per portare avanti una passione che spesso diventa una ragione di vita. Non è tutto negativo!” Un uomo estremamente ottimista, una moglie che lui stesso definisce “la colonna portante dell’allevamento” e puledri che riempiono il cuore di gioia. Un pezzo di vita, vissuta tra paddock e sogni. 32 di Elisabetta Busso AZIENDA AGRICOLA MONFORTE Ugo Chiola, un americano nelle Langhe... Lui si definisce il “vero” allevatore, cioè colui che alleva per vendere, conosciuto e stimato in tutta America per essere l’unica persona che in soli 25 anni sia riuscita ad allevare sette campioni F orse poche persone sanno che Igor Font è nato negli USA, nell’allevamento Kosmos di Ugo Chiola, e che lui stesso lo ha portato in aereo in Italia quando aveva pochi mesi, insieme alla mamma la Cologne Kosmos, gravida di Lexus Font. Ebbene sì, proprio lui: l’uomo con due passaporti, uno americano ed uno italiano. A cinque anni vedeva partorire le cavalle allevate da suo padre e da suo nonno, di conseguenza il cavallo è nel suo sangue da sempre. Avendo studiato in Usa, vicino all’ippodromo di Meadowland all’epoca dell’apertura, la passione è diventata realtà e la realtà è diventa un’esigenza, da lì la decisione di passare metà della vita in America. Il ritorno alle origini è comunque forte, così ha deciso di aprire anche un grande centro qui in Italia, nella terra dove è nato, ed unire la tradizione italiana all’esperienza americana per cercare di trarre tutti i vantaggi. Tutto comincia una trentina d’anni fa. “Ho iniziato ad allevare nel ‘77 ed il primo prodotto è stato Jazz Kosmos, che vinse poi il Kentucky Futurity e secondo battuto in strettissima foto nell’Hambletonian. Avevo promesso a mia madre, che avrebbe voluto vedermi praticare il me- stiere per il quale avevo studiato, un campione; e alla prima stagione gliel’ ho dato, in breve in una decina d’anni ho tirato fuori sette campioni con i quali ho vinto tutto.” Qual è stato il segreto per riuscire così in fretta ad arrivare alle cime alte delle classifiche americane? “Ci fosse qui il grande Federico Tesio direbbe «l’allevamento non è una scienza esatta, non è matematica, ci vogliono quattro componenti per allevare un campione: il 25 % la fa la linea di sangue del cavallo con la sua genealogia, l’altro 25 % il terreno dell’allevamento che rappresenta l’alimentazione iniziale del puledro già quando è nella pancia della mamma, un altro 25 % dipende dall’allenatore e dalla sua pazienza ed esperienza, ed il restante 25 % il famoso fattore C…».” Stallone preferito? “Non ho stalloni preferiti, ogni cavalla ha il suo. Ho sempre voluto fare di testa mia, andando anche a volte contro corrente, sia in Usa che qui da noi. In America tutti credevano nella linea di sangue di Star’s Pride affermando che la linea della Axworty era morta, io invece l’ho resuscitata con Nearly Perfect. Qui in Europa alcuni stalloni che io amo non solo non li ap- Ugo Chiola con la Cologne Kosmos mamma di Igor Font e Lexus Font provano, ma se dici ad alcuni allenatori di venire a vedere un prodotto di tale padre ti rispondono che non hanno tempo da perdere. Ho portato dall’America sei fattrici e gli ho dato determinati stalloni, vedremo in futuro se avrò avuto ragione io o loro. Ognuno ha la sua filosofia, ma io penso che il 60% del risultato di un prodotto dipenda dalla madre, so cosa valgono le mie fattrici e di conseguenza mi comporto, ad esempio alla Cologne Kosmos, la mamma di Igor e di Lexus, dopo Andover Hall e Varenne ho pensato che per lei sarebbe stato 33 giusto Abano As, stallone al quale sono molto affezionato per la sua linea di sangue; dovete sapere che la sua bisnonna, da parte di padre la Cesoia, era una cavalla di mio papà che in corsa forse non era stata eccelsa, ma sulla quale credevamo molto come mamma, così mio padre me la portò in America, e lì si dimostrò che le nostre convinzioni su di lei erano giuste.” La differenza di allevamento tra gli Usa e l’Italia? “L’America ha un dono essenziale regalato da Dio: i terreni ricchi di sali minerali. Di conseguenza si parte avvantaggiati, i puledri hanno una conformazione scheletrica più forte rispetto alla nostra, non credo che gli integratori di mangimi abbiano lo stesso effetto. Per il resto ormai con il seme congelato non vi è più differenza. Altre cose possono essere determinate dal modo di allevare, ma qui si entrerebbe in un discorso discutibile e soggettivo. L’America è un paese che si muove velocemente, i risultati si esigono subito, per cui se uno è un brocco a due o a tre anni sarà un brocco tutta la sua vita; capisco che questo discorso fatto in Europa ha tutt’altro significato e può esser molto discutibile, ma si tratta di mercato, lì i soldi vengono investiti tutti e tanti, per le corse dei puledri. In America vogliono spettacolo e vogliono vedere il ricambio generazionale, qui in Europa invece siamo più conservatori, tradizionalisti, passionali. L’ideale sarebbe allevare dei prodotti negli Stati Uniti, farli correre lì a due e tre anni, e poi da anziani portarli a vincere qui da noi. Io ho avuto la fortuna di essere il proprietario di Sj’s Photo: a due anni ha fatto 13 corse vincendole tutte, idem a tre anni, poi è venuto in Italia e ha vinto quello che doveva vincere ed ora è uno dei più grandi stalloni del mondo, con il cui seme tutti gli anni copro tre delle mie cavalle.” Come mai la sigla Kosmos? “Ero all’ultimo anno di università negli Stati Uniti. Quando il mio 34 In alto: Una bella immagine dall’alto dell’allevamento Kosmos e dell’Azienda Agricola Monforte Al centro: I tre puledri della leva del 2009 a spasso nei paddock Sotto: Ugo Chiola con i suoi tre gioiellini di 18 mesi professore di marketing ha saputo che volevo mettere su un allevamento di cavalli da corsa mi chiese se sapevo come volevo siglarlo, gli dissi di no, gli risposi solo che volevo vincere tutte le corse più impor- tanti al mondo. Allora è semplice, rispose, chiamalo Kosmos, Universo. In America ho vinto tutto quello che volevo vincere, non mi manca più niente, per questo ho deciso di tornare in Europa e vincere il più Campioni allevati in America Jazz Kosmos Nuclear Kosmos Glenn Kosmos Babe Kosmos Petri Kosmos Sierra Kosmos Corleone Kosmos Super Photo Kosmos vincitore del Kentucky Futurity vincitore Hambletonian World Champion in Europe World Champion in Age Mare World Champion mezzo mile World Champion mezzo mile World Champion 1 mile World Champion 1640 m Cavalli allevati in Italia Fitzgerald Bigi da Sj’s Photo e Rocket Affair (allevato in comproprietà con Az. Agr. Allev. Bigi) Firstfoto Rivarco da Sj’s Photo e Biscuit Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas) Futuro Rivarco da Sj’s Photo e Zardy Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas e Mader srl) Festa Bigi da Baltic Speed e Guerra As (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi) Gradello Bigi da Sj’s Photo e Teneralady (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi) Igor Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl) Lexus Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl) Noisette Kosmos da Varenne e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Allevamento Le Fontanette) Oliver Kosmos da Abano As e Charming Honey Olimpic Kosmos da Abano As e Tag Tears Fattrici Cologne Kosmos 1.54 (Sj’s Photo – Checklist) Gravida di Yankee Slide prenotata a Andover Hall Tag Tears 1.58 (Tagliabue – Ms.Chin) Partorito da Abano As prenotata a Everest As Charming Honey 1.58 (Yankee Glide – Shattered) Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Marciliana (Lindi Lane – Cornelia) Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Watch Out 1.12.4 (Malabar Man – HT’s Flak) Partorito da SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Glinca 1.12.4 (Running Sea – Tania Caf) Partorito da Classic Photo prenotata a Igor Font Prodotti anno 2009 Princess Kosmos da Abano As e Cologne Kosmos Pinotnoir Kosmos da SJ’s Photo e Watch Out Pussy Kosmos da Abano As e Tag Tears 35 nosco da anni poiché comprava il seme congelato di Sj’s Photo, hanno presentato alle aste sia Igor sia Lexus con la sigla Font, come da accordi interpersonali. Due cavalli fantastici che mi hanno dato grandi gioie, e spero in futuro di averne anche con Igor in veste di papà.” Ugo Chiola con Watch Out e il puledrino appena nato possibile, il mio sogno è l’Amerique, ci ho provato con Sj’ s Photo ma non ci sono riuscito, vedremo se in futuro sarà possibile.” Ed ora parliamo del progetto italiano. “Sono ritornato alle mie origini, nelle Langhe dove sono nati i miei genitori ed i miei nonni, dove ho passato la mia giovinezza. Ho avuto la fortuna di poter acquistare un’azienda metà pianeggiante e metà collinare nella zona del Barolo: un terzo è dedicato alle vigne, un terzo al frutteto, ed un terzo ai terreni per l’allevamento. Di conseguenza è una campagna veramente buona, un terreno che dà il Re dei vini spero mi dia anche un campione. Ho creato una strategia di allevamento con il mio carissimo amico Giacomo Bruno, titolare dell’allevamento Bigi, un allevamento con dei paddock che sembrano molto quelli della Normandia. Le mie fattrici staranno da lui per i parti e per l’inseminazione, poi verranno qui con i puledrini che staranno sino a tre mesi prima delle aste, poi torneranno da lui per la predoma. Una collaborazione che sono sicuro darà dei grossi risultati, anche perché lui ha impostato delle tecniche di allevamento esattamente come piacciono a me, molto americane.” Cosa pensa delle Aste italiane? “Che dovrebbero essere impostate 36 in un’altra maniera, vedo che molti allevatori arrivano con prodotti già venduti, o con i migliori tenuti a casa per vendita privata, non mi sembra giusto, né nei confronti di chi organizza le Aste, né nei confronti di chi ci va per cercare di acquistare un cavallo che lo faccia sognare. A mio modesto parere bisognerebbe lavorare tutti un po’ di più alla luce del sole, farebbe bene anche all’ippica in generale, e poi noto che spesso il prezzo di vendita di alcuni puledri non copre quasi neanche le spese della monta dello stallone.” In Italia però un campione c’è già, anche se con altra sigla, Igor Font. “Prima di comprare questa azienda a Monforte D’Alba avevo già deciso di portare un paio di fattrici in Italia, inclusa la Cologne Kosmos, così ho fatto una compartecipazione con Mario Forestiero, titolare dell’allevamento le Fontanette, che co- Cosa lega tutto questo alla cantina dei vini. “La tradizione di famiglia, essendo nato tra vigne e paddock, il connubio mi è sempre sembrato perfetto. Ho creato un centro di relax per una clientela raffinata, ho abbinato una buona cucina locale, fatta di tartufi e funghi porcini, con l’ottimo vino di mia produzione, vini che in poco tempo si sono già affermati non solo nella vecchia Europa ma anche in Usa, Asia, Cina e Africa. Un centro benessere dove rilassarsi tra un massaggio, una sauna e un tuffo in piscina, un laghetto contornato da bellissimi frutteti, delle belle passeggiate tra le fattrici con i puledri e tra i boschi con cavalli da sella. Insomma un luogo dove rilassarsi e dimenticare tutto per un po’, un luogo adatto a tutta la famiglia. Sopra al ristorante ed al centro benessere ho inoltre creato ed arredato personalmente sei stanze e due suite, ad ognuna delle quali ho dato il nome di un grande vino. In pratica ho voluto dar vita ad un’autentica oasi di pace, tranquillità e benessere da cui il corpo e lo spirito possono trarre solo gioia e piacere, dove aspetterò gli amici allevatori che vorranno venire a visione i miei puledri aprendo una bella bottiglia di Barolo davanti ad un bel piatto di funghi o tartufi.” Nei momenti successivi alla chiusura del giornale ci ha lasciato Piero Golisano, storico Direttore Generale dell’Unire fino al 1990 e Sindaco Revisore dell’Anact per conto dell’Unire fino al 1993. Una carriera dirigenziale insigne vissuta con classe, signorilità e competenza di cui si occuperanno le memorie del Trottatore del prossimo mese. di E.C. HA VINTO DA IMBATTUTO IL PRIX D’AMÉRIQUE 1991 ALLA TRENTESIMA USCITA IN CARRIERA Addio a Ténor de Baune T énor de Baune, morto a 25 anni per una colica fulminante nella notte del 18 aprile all’Haras de la Ronceraie dove stava svolgendo la sua diciannovesima stagione di monta, merita un ricordo, dovuto al suo ingresso leggendario nella storia del trotto per aver vinto l’Amérique da imbattuto. Tra il 12 maggio del 1988, data del suo debutto ad Argentan, e il 27 gennaio 1991, giorno in cui conquistò la classicissima francese, questo sauro, allenato da Jean-Baptiste Bossuet, mise insieme una collana di 30 vittorie consecutive, ponendo la sua firma anche su tre Critérium (3 e 4 anni e Continental), oltre a una decina di semiclassiche tra cui l’Etoile e il Belgique. La lunga serie di successi si interruppe proprio nella corsa successiva all’Amérique, nel Prix de France, quando Té- nor, non più al massimo dell’efficienza fisica, subì l’affondo di Ultra Ducal che nella classicissima aveva concluso al terzo posto, anche dietro Reve d’Udon, il futuro padre del doppio vincitore d’Amérique, Offshore Dream. Dal giorno della prima sconfitta la parabola di Ténor cominciò la fase discendente: il campione restò in attività sino alla fine del 1993 vincendo altre tre volte, ma in contesti meno impegnativi, per chiudere definitivamente dopo un np nel Bourbonnais, con un bottino di quasi un milione e mezzo di euro. Fuoriclasse che ha segnato un’epoca, negli ultimi trent’anni secondo solo a Ourasi e a pari merito con Jag de Bellouet. Tra i tanti primaserie che ha dato la Francia, Ténor de Baune (soggetto dal modello seducente, alto al garrese 164 centimetri, figlio di Le Loir e Colivette, una nipote di Fandango) ha lasciato il segno anche in razza, producendo i vincitori di sei Critérium (i confronti-base della selezione francese), vale a dire Gavroche Perrine, Hermés Perrine e Lulo Josselyn, tutti maschi e quindi tutti stalloni di un certo livello e pertanto continuatori della sua linea. Una linea da francese puro, bisogna infatti risalire all’ottava generazione per trovare nel suo pedigree una traccia di sangue americano. Ténor, inoltre, aveva la particolarità di rappresentare una linea maschile assolutamente autoctona, a differenza della maggioranza degli stalloni, anche francesi, che deriva dall’americano Hambletonian 10. Il vincitore dell’Amérique 1991 è il continuatore della linea che ha come capostipite Conquérant e che è stata portata avanti nel tempo, con varie ramificazioni, da altri chef de race come Fuschia, Bémécourt, Hernani III e Kerjacques. Una linea dominante nell’allevamento normanno sin dagli inizi del Novecento e che si è mantenuta tale fino ad una quindicina d’anni fa, con il citato Kerjacques e suo figlio Chambon P., per poi vedersi erodere la terra 37 Linea maschile di TENOR DE BAUNE CONQUERANT (1858) REYNOLDS (1873) FUSCHIA (1883) BEMECOURT (1901) ONTARIO (1914) HERNANI III (1929) QUINIO (1938) KERJACQUES (1954) CHAMBON P (1968) LE LOIR (1977) TENOR DE BAUNE (1985) sotto i piedi dalla sempre più massiccia influenza delle linee americane che, come si è visto nel numero scorso del Trottatore, vanno ormai per la maggiore anche in Francia. Conquérant, nato nella Manche nel 1858, è considerato il padre del trottatore francese. I suoi eredi in mezzo secolo hanno prevalso sui continuatori degli altri stalloni-base (Lavater, Niger, Normand e Phaëton), tanto che già nel 1905, come faceva già presente Primo Castelvetro nel suo fondamentale Il trottatore americano e francese, origini e sviluppi delle due razze; un’analisi indicava che il 40% dei trottatori francesi derivava, in linea maschile, proprio da Conquérant, la cui mamma Elisa è anche la seconda madre di Phaëton. La discendenza di Lavater e di Ni- 38 ger è ormai estinta da tempo, quella di Normand sopravvive con molta fatica (Orco e Kaiser Trot gli ultimi razzatori di discreto livello che l’hanno illustrata); quella di Phaëton ha conosciuto un momento d’oro ai tempi di Quioco, oggi ha ancora qualche sussulto grazie ai continuatori di Minou du Donjon e Nodesso. Il peso di portare avanti l’eredità degli avi normanni è ormai tutta sulle spalle della linea che si è diramata da Conquérant attraverso Reynolds e il famoso Fuschia, dal quale partono due branche, quella di Narquois che arriva sino a Fandango e Paleo e quella di Bémécourt che a sua volta si è sdoppiata: un canale sviluppatosi attraverso Intermede-Gaèl-Quiroga II, l’altro portato avanti sull’asse Ontario- Hernani II-Quinio-Kerjacques che, fra gli autoctoni, è quello più florido, l’unico che può contrastare, o meglio rallentare, in qualche modo l’incessante avanzata delle linee maschili di stampo americano. Ténor de Baune, in quasi venti anni di onorata carriera stalloniera, ha tenuto alto il vessillo di questa linea, assieme al giovane Offshore Dream, doppio vincitore dell’Amérique, e a Sancho Pança, un vincitore del Critérium dei 4 Anni da Chambon P che è ancora tra i razzatori più ricercati e che conta tra i suoi continuatori i validissimi Eclair de Vandel, Elvis du Rossignol, Kircho d’Acajeul e, soprattutto, Prince Gédé, il vincitore del Paris dello scorso anno che ha chiuso prematuramente la carriera per un serio incidente. C’ERA U NA V OLTA... MEMORIE DE ________a cura di LUCIO CELLETTI - [email protected]________ IN MEMORIA DI BEPPE BERTI Il nostro periodico gli è grato per gli anni di collaborazione che ci ha voluto regalare nel corso degli anni Novanta. Al suo nome è legata l’impresa di Delfo nell’International Trot dal punto di vista del ricordo televisivo di quell’impresa, commentata 48 ore dopo il trionfo dell’indigeno. Lo salutiamo con la tristezza del tempo che passa ma forti del suo ricordo e della sua testimonianza. M emorie dedicate a Beppe Berti, il noto ex telecronista Rai (direttore negli anni Ottanta dello sport di Raidue) che ci ha lasciato a fine aprile. Un nostro breve, doveroso spazio introduttivo prima di tuffarci nella lettura di uno degli articoli più interessanti che mai sia passato sulla nostra rivista: IL TROTTO DEI PADRI E DEI FIGLI. Questa è cultura ippica ai massimi livelli. Proprio per questo abbiamo pensato di riproporlo integralmente. Per la precisione il testo è del mese di Marzo/aprile 1992. 39 40 41 42 43 di Ermanno Mori* LA STORIA DELL’IPPODROMO Milano deve tornare la Scala del trotto L e corse al trotto apparvero in Italia agli inizi dell’800 come fatto provinciale, ricco di fervore popolare, in occasione delle Fiere e della Festa del Patrono. La culla di queste manifestazioni fu il Veneto e poi l’Emilia. Milano, città cosmopolita, non prese in considerazione il feno- Inaugurazione del Trotter, 1892 44 Le corse a San Siro puntano al rilancio e ad essere per la città, oltre ad uno spettacolo unico, un fatto culturale meno e curò invece le corse del “purosangue”, strumento di stimolo per la produzione zootecnica e fonte di divertimento per una società doviziosa. Gare con il cavallo “attaccato” erano pur conosciute, ma solo nella forma di corse con le bighe: spettacolo da circo, dove giovanotti in gonnella, corazza ed elmo di latta, alla romana, si rincorre- Le tribune di San Siro, nel giorno dell'inaugurazione (1926) vano per pochi giri nell’anello dell’Arena. Delle prime “vere” gare di trotto ce ne dà succinta notizia il quotidiano “La Perseveranza” nel numero 901 del 18 maggio 1862: “In Piazza d’Armi furono molto interessanti le corse dei biroccini, corse di carattere nazionale e di vera utilità”. E, sempre su “La Perseveranza”, numero 2714 dell’anno 1867, leggiamo: “nella corsa eseguita al trotto con biroccini per cavalli di ogni razza ed età venne aggiudicato il premio di lire 1.500 al cavallo ‘La sa minga’ del signor Bazzini”. Il 16 aprile 1881, nell’occasione dell’Esposizione nazionale, in una riunione mista con il galoppo, scesero in campo i campioni italiani del trotto Vandalo e Violetta che si cimentarono con gli Orloff russi: Patiesny, Krolik, Sakoldowany e Gourko. Dopo una gara entusiasmante, la vittoria toccò al grande Vandalo, guidato da Ricciardo Bonetti, proprio su Gourko il miglior cavallo europeo, e ai milanesi la gara rimase impressa nella mente. Il “Trotter”, il vero ippodromo, nacque nel 1892 e partì subito a gonfie vele. La gara di apertura fu vinta dal trottatore americano Spofford guidato da Egisto Tamberi, entrambi immortalati per l’occasione da una scultura del celebre Trubeskoy. Il successo fu così vivo che oltre alle due giornate programmate, 27 e 30 ottobre, (la seconda onorata dalla presenza del Re), se ne aggiunse un’altra, non prevista, per il 1° novembre. E, soprattutto, il gioco filò vivacissimo e così abbondante da far quasi invidia ai più attrezzati fratelli del galoppo e da consentire premi in corsa tanto elevati da surclassare quelli di tutte le altre piazze d’Italia. Venne subito istituito il Gran Premio del Trotter di 25 mila lire, per cavalli di 3 anni, vinto, nella prima edizione, da Caspio con la guida del re delle redini lunghe Giuseppe Rossi. Le cose andarono bene fino ai primi del ’900 quando sopravvenne un periodo di crisi. La società di gestione si era un poco impigrita avendo del resto concluso un “grosso affare”. La zona del Trotter ormai inglobata nella città, era diventata di grande appetito edificatorio. Le quote sociali, in breve tempo, passarono da 1 lira a 4 lire per finire a 16. Nacque l’idea di un nuovo ippodromo e la scelta del terreno cadde nella zona di Turro, sulla strada da piazzale Loreto verso Monza, ancora vicina alla città e non lontana dalla ferrovia. Il 2 novembre 1905 si inaugura- 45 rono le riunioni nel nuovo impianto con ottima pista da mezzo miglio, molti box ed accoglienti tribune. Venne un nugolo di spettatori e vi furono laute scommesse. Il Premio d’apertura di lire 3.000 fu vinto da Kirkwood, grande cavallo americano, guidato dal proprietario bolognese Giuseppe Lamma. Il periodo trottistico del Turro che va dal 2 novembre 1905 al 31 marzo 1925, fu caratterizzato da un avvio brillante e da un successivo lento decadimento, prima a causa della Grande Guerra e poi del turbinoso dopo-guerra. Comunque le corse nella metropoli lombarda, anche in tempi di magra, furono sempre le più interessanti del Paese, frequentate da abili drivers per lo più di origine veneto-emiliana, come i Barbetta ed i Branchini, e dai migliori cavalli, attirati dai premi che sono stati sempre i più alti d’Italia. Nel 1925 moriva il Turro e nasceva San Siro. Ma per la rivalutazione dei terreni, diventati anche stavolta quasi centrali e con i prezzi saliti alle stelle, per gli azionisti, la morte del Turro non fu crudele. Con l’avvio dell’ippodromo di San Siro nasce il terzo periodo trottistico che perdura fino ad oggi. L’impianto creato sotto la direzione tecnica degli ingegneri Valerio e Somaini, per la pista (dagli avanzatissimi criteri costruttivi, validi ancora oggi), e dell’architetto Paolo Vietti Violi, per le tribune e le scuderie, grazie alla premurosa, diretta cura del segretario della Sire, cavalier Locatelli, che aveva consentito di portare a termine un’imponente opera in pochi mesi, alla sua inaugurazione si presentava impeccabile. Anche il programma di corse fu considerato più razionale e moderno: prova unica generalizzata ed eliminazione di gare a “partita obbligata” che suscitavano malumori tra gli scommettitori e straziavano i cavalli, costretti, a volte, per aver diritto al premio, a correre tre-quattro prove. Per la gara di apertura, con premio di 30 mila lire, giunsero cavalli da 46 tutta Europa. Vinse sul grande favorito Peter Harvester, dopo una gara appassionante, l’americano Billy Bunker del milanese Fabris Favero, guidato da Alessandro Finn, esule della rivoluzione russa, giunto appena in Italia. E Finn divenne cittadino milanese creando una scuola di guidatori che allargò la schiera dei drivers ormai stabiliti a Milano, dopo i Barbetta e i Branchini, quali gli Ossani di Faenza, i Pieropan veneti, i toscani Fabbrucci e, via via, gli emiliani Antonellini, Rosi, per finire con Brighenti, Casoli, i Baroncini, i Guzzinati e i Gubellini. Unico guidatore milanese di trotto fu il dilettante Flaminio Brunati, che ebbe il merito di importare dalla Francia, attorno agli anni ‘20, il celebre trottatore “Jockey”, grande in corsa e pilastro dell’allevamento per l’ottima riuscita come riproduttore. Oltre ai guidatori, comparvero proprietari eccezionali (Borasio, Riva, Palazzoli, Camurati, Gonella, Orsi Mangelli) che importarono grandi cavalli americani. Nel fervoroso clima, alcuni arguti trottofili battezzarono questi proprietari spendaccioni, nominandoli “Lord”. Fabio Ferrari, grosso commerciante di fieno e granaglie, venne chiamato “Lord Paglia”; Palazzoli, proprietario di Hazleton, cicciottone e grossista di salumi fu “Lord Lard”; il commendator Borasio, gran signore, in relazione al suo nome Lorenzo, divenne “Lord Magnific”; Riva, alquanto tiratino, “Lord Bondanza” ed Enzo Malvicini, che muoveva allora i primi passi nell’ippica ed era assai loquace, fu battezzato “Lord Bauscetta”. In un raptus di democraticità anche un cavallo fu fatto Lord: “Lord Quinto Romano” dal luogo periferico di Milano in cui era nato. E il titolo gli portò fortuna: vinse il Derby del 1934. Anche gli allevamenti si moltiplicarono, citiamo in ordine di tempo, il “Lorenteggio” di Borasio, il “Castelverde” di Castelli, il “San Pietro all’Olmo” di Giovannini, le “Groane” di Aliberti, i “Fratelli Airaghi”, poi “La Reda” di Fossati, fino a quello attuale dei Dan, dei Branchini, trasformatisi da celebri fruste in ottimi allevatori. Il prodotto milanese più splendido è stato Tornese, cavallo leggendario, nato ed allevato dai fratelli Manzoni, sotto i cui colori ha trionfato su tutte le piste d’Europa con la guida dell’indimenticabile Sergio Brighenti. Mentre si andava sempre più affermando il programma di corse, con lo scandire graduale dei grandi premi: Encat, Nazioni, Saint Leger (diventato poi Nazionale), Inverno, Europa, Orsi Mangelli, Gran Criterium, con la costante presenza di tutti i campioni nazionali ed internazionali, e con il progressivo aumento del gettito del gioco - elemento caratterizzante dell’ippica milanese l’ippodromo, anche per l’usura del tempo, manifestò il bisogno di un ritocco ringiovanente. Ci pensò nel 1975 il nuovo timoniere della Sire, l’avvocato Vittorio di Capua, persona di grandi capacità organizzative e di straordinario valore umano, tragicamente scomparso in un rapimento, nel pieno fervore di lavoro. Furono completamente rinnovate le tribune, rendendole tra le più eleganti ed accoglienti d’Europa. Nell’ultimo periodo, dopo gli anni Ottanta, conseguenze anche dei tempi, si è susseguito un tumultuoso cambiamento dei pacchetti azionari della proprietà di San Siro e la sostituzione dei vertici aziendali, i quali hanno dovuto fare i conti con la crisi del settore e con il progressivo abbandono degli ippodromi da parte degli spettatori. Il Trotter di San Siro è purtroppo diventato nel tempo una cattedrale nel deserto, ma ora, toccato il fondo, è auspicabile un rilancio in modo che le corse di Milano ricomincino ad essere, oltre che uno straordinario, accurato spettacolo, un gioioso e culturale fatto cittadino, vicino al cuore dei milanesi come al momento della nascita del “Trotter”. * direttore del Museo Storico del Trotto di Civitanova Marche U OMINI & C AVALLI di Diego Ricci U N A ST R I S C I A D I 8 V I T TO R I E MALIA guerriera marchigiana A l San Paolo di Montegiorgio c’è una cavalla che ormai è entrata nei cuori degli appassionati locali e fa sognare il proprio entourage per il prossimo futuro: stiamo parlando di Malia, una femmina di quattro anni da Lindy Lane ed Elvezia, che da quando è approdata in terra marchigiana, ha trovato le condizioni ideali per esprimere al meglio il potenziale a sua disposizione. I risultati ottenuti da questa cavalla, quanto mai concreta ed affidabile, si commentano da soli: diciotto corse in carriera, con dodici vittorie all’attivo, delle quali ben otto consecutive e quattro piazzamenti, con la ciliegina sulla torta della recente partecipazione al Gran Premio D’Europa Filly a Milano, vinto dalla quasi omonima Mania, nel quale ha ottenuto un ottavo posto da 1.13.1 comportandosi egregiamente, considerando il numero quattordici di avvio, davvero ostico. La classica ‘Banca’ sia per i proprietari, in questo caso la Scuderia Verner, la stessa di un altro cavallo fantastico, come Elias Del Pino, sia per gli scommettitori che credono in lei di volta in volta, anche quando gli impegni salgono di livello. Per saperne di più sul suo conto siamo andati a parlare con il suo realizzatore, Fabio Buratti, che ce l’ha in training da poco più di un anno. “Malia è una cavalla fantastica, in pratica le manca solo la parola, quando è arrivata nelle mie scuderie aveva già effettuato la prova di qualifica, ma senza mai effettuare il debutto vero e proprio. Ha debuttato in un matinée con un buon secondo posto e da quel momento in poi è sempre migliorata di condizione e di rendimento.” La prima vittoria, se ben ricordo, è arrivata in pista da mille metri? “Esatto, sulla pista di Civitanova Marche, un’affermazione piuttosto facile contro avversari non trascendentali, poi un altro paio di piazzamenti e quindi l’inizio della sua serie di vittorie.” Quest’anno al San Paolo è imbattuta, qual è stata la sua corsa migliore? “Senza dubbio la penultima, quando ha imposto l’alt a due validi avversari con Markos Mac e sopratutto Milano Ok di Minnucci ed in quel frangente ha ottenuto anche il suo record personale di 1.14.2, ma senza mai essere richiesta a fondo, il che lascia ben sperare per ulteriori progressi. Malia è una cavalla estremamente duttile, non ha problemi d’impiego e si adatta ad ogni schema di corsa, ha vinto sia correndo all’avanguardia che costruendo il percorso all’esterno, anche scoperta ed all’attacco, la ritengo agonisticamente completa, ed il suo allenamento è piuttosto semplice, mai lavori veloci e molta pista dritta, per il resto passa le sue giornate all’aria aperta sempre in paddock notte e giorno.” Il suo driver abituale è Davide Cangiano, tra i più af- 48 fidabili e seguiti della piazza marchigiana, anch’egli entusiasta delle performance di quella che definisce come un’autentica macchina da corsa… “Quando le chiedi di andare lei c’è sempre, che corra in testa o di rimessa, per lei non fa nessuna differenza, le richiedi il cambio di marcia e lei si mette in azione, poter guidare una cavalla così è sicuramente un privilegio, onore al merito a Fabio Buratti che la presenta sempre in grandi condizioni di forma, spero di potermi togliere ancora molto soddisfazioni con Malia.” Fabio Buratti e Davide Cangiano si coccolano Malia Impegni per il prossimo futuro? “Ora non abbiamo dei programmi definiti, rimaniamo in attesa di qualche buona corsa che potrebbe essere sempre qui a Montegiorgio, ma anche a Tor Di Valle, all’Arcoveggio oppure, perché no, ancora a San Siro. Se la fortuna ci assiste possiamo levarci delle belle soddisfazioni con Malia e nell’occasione ci tengo a ringraziare il mio piccolo ed affiatato team che comprende Mirko, Pasquale e Robertino Marinozzi, il cui apporto è fondamentale per i risultati che sto ottenendo sia con Malia, sia con tutto il materiale che i proprietari mi stanno affidando. 49 di Luca Sangiorgio SARANNO FAMOSI NADAL DI JESOLO la voglia di vincere C hi ha a che fare con i puledri, sa che il primo ingrediente per ottenere risultati importanti è una sana razione di pazienza. Con loro non bisogna avere fretta, soprattutto non ci si deve abbattere di fronte a un insuccesso e non ci si deve esaltare quando arriva una vittoria. Così, mentre si avvicina l’ideale traguardo della generazione 2007, il Derby, i nostri 3 anni regalano ad allevatori e proprietari il solito mix agrodolce. C’è chi è salito agli onori della cronaca poco dopo il debutto e chi invece sotto i riflettori ci è arrivato per gradi; senza fretta, appunto. Quest’ultimo è il caso di Nadal di Jesolo, all’inizio croce e poi grande delizia di Ettore Berno (il proprietario) e della Azienda Agricola Sandra (che lo ha allevato). Perché su Nadal tutti hanno scommesso con convinzione: modello imponente, genealogia giusta, grinta da combattente. Così, quando il 30 ottobre 2009 Giancarlo Baldi decide che è giunto il momento di debuttare, nel parterre di San Siro gli appassionati “solitamente bene informati” si danno di gomito: i favoriti sono Negus Bi e Nuevo, ma la quota di Nadal di Jesolo resta piuttosto bassa in virtù dell’ottima qualifica e delle “voci” che lo vogliono in formissima. Pronti, via e prima doccia fredda: il puledro parte piano, sbotta di galoppo all’im- 50 bocco della prima curva e a Tamberino non resta da fare altro che riportarlo in scuderia. Meno di un mese per riflettere sull’accaduto: il 22 novembre Nadal è partente a Padova. Nonostante il deludente debutto, l’allievo di Giancarlo continua a essere seguito con affetto dagli scommettitori. Affetto che non viene… ricambiato dal cavallo, il quale rompe rovinosamente prima dello stacco, si rimette a fatica, insegue a distanza siderale e chiude all’ultimo posto. Le docce fredde diventano due, c’è da prendersi il raffreddore, ma – come detto – con i puledri bisogna armarsi di santa pazienza. Baldi padre e figlio lo sanno, Berno lo impara nel frangente. L’anno è nuovo, il 4 febbraio 2010, chissà se anche la vita sarà nuova, di devono essere detti i Nostri quando Nadal è tornato in pista, a Bologna, quel freddo giovedì. Prima notizia: gli scommettitori sembrano aver perso ogni speranza, tanto che il figlio di Cocktail Jet per la prima volta ha una quota eventuale esorbitante, 17,54. Lorenzo Baldi, subentrato in sulky al babbo, non fa la partenza, parcheggia ultimo, sposta al giro finale in terza pariglia e raggranella il terzo posto. Non è molto, verrebbe da dire, però almeno il ghiaccio è rotto. A Follonica, tre settimane più tardi, potrebbe andare meglio: Antonio Greppi – driver di giornata – lo fa partire in maniera più sollecita e lo porta al fianco del battistrada. Nadal non è perfetto d’andatura e a 800 metri dal palo, quando bisognerebbe fare sul serio, si getta di galoppo. Greppi lo rimette e lo conduce a un quarto posto che – viste le premesse – ha il sapore della beffa. Nonostante i risultati per niente esaltanti, la fiducia del team non viene mai meno. Certo, papà Cocktail Jet impiegò meno tempo a uscire dal guscio e mamma Delia di Jesolo (36 corse fatte, 11 vittorie, 15 piazzamenti, 1’13”6 di record sulla breve, più di 304 mila euro incassati) aveva un carattere meno difficile del figlio, forse ereditato dal padre (Bion di Jesolo) o dal nonno (l’immenso Sharif di Jesolo). Insomma, con siffatta genealogia valeva la pena aspettare senza farsi prendere dal panico. E la pazienza viene premiata in un gelido venerdì modenese. Il calendario dice che è il 12 marzo, ma a bordo pista c’è neve in abbondanza e la pista è pe- NADAL DI JESOLO 1.12.5 - € 25.619 DELIA DI JESOLO 1.13.6 femmina baio nata in ITA nel 2000 COKTAIL JET 1.11.2 maschio baio nato in USA nel 1990 Maschio Baio, nato il 31 marzo 2007 Allevatore: Az. Agr. Sandra FAKIR DU VIVIER QUIOUKY WILLIAMS 1.14.6 1.14.2 DOLLY WILLIAMS SUPER BOWL STAR'S PRIDE 1.57.1 SPEEDY COUNT 1.58.4 2.04.1 SUG 2.03.1 1.57.1 ARMBRO FLIGHT BION DI JESOLO 1.14.2 1.17.5 santuccia. Nadal – che ritrova in sediolo Lorenzo Baldi – parte guardingo, risale gradatamente il gruppo e risolve la pratica sull’ultima curva, involandosi verso una facile vittoria. Adesso sì che, nonostante il freddo, il ghiaccio è rotto… Due settimane dopo, stessa pista, stesso risultato finale ma copione leggermente diverso: la partenza è ancora prudente (d’altronde con il numero in seconda fila non poteva essere diversamente), la risalita graduale ma più sfacciata, con 500 metri in terza ruota, mentre lo stacco avviene appena imboccata la retta d’arrivo. Adesso non ci sono più dubbi, si può tornare sul luogo del debutto, ovvero a San Siro. Giancarlo lo dà partente il 3 aprile e in pista non ce n’è per nessuno: terzo al via, dopo 800 metri va all’esterno del battistrada Nex Star Hbd, lo demolisce e all’ingresso in retta si isola per andare solitario al traguardo. Più facile l’impegno – sul doppio chilometro – del 16 aprile, ancora a Milano. Nonostante il numero in seconda fila, Lorenzo gli dà ben presto la sveglia, lui risponde “presente” e dopo 500 metri è QUASSIA WIL SPEEDY SUG 1.59 NEVE DI JESOLO PACHA GRANDCHAMPS 1.20 PILLOW TALK 2.11.1 SPEEDY CROWN 1.54.3 UA UKA 1.26 1.56.2 ARMBRO GLAMOUR ARMBRO GOAL SABI PAS 1.17 VENIDA DI IESOLO già al comando per andare a prendere una facilissima vittoria. Ecco finalmente il cavallo che tutti aspettavano! Ma, come nelle migliori favole, il bello deve ancora venire. E arriva a fine mese, il 30 aprile, quando si dimostra più svelto del solito in partenza, va a incalzare l’apripista New Esterel, lo soppianta a 400 metri dal palo e poi ingaggia un duello con l’unico avversario rimastogli, il cronometro. Duello vinto pure questo, perché al termine del volatone il ragguaglio al chilometro è di 1’12”5, un decimo appena sopra il record della generazione. Assume così i contorni della sgambatura la successiva uscita di Nadal di Jesolo sull’anello milanese, l’11 maggio. Il campo è scarno, in palio – più dei 14.000 euro di premio – c’è la possibilità di centrare la sesta vittoria consecutiva. Sembra tutto scontato, però al gioiello di Giancarlino le cose facili non piacciono e così ci si mette di mezzo la Natura: su San Siro si scatena una specie di tempesta, acqua a catinelle, vento forte, scarsa visibilità. Nadal sembra pattinare sulla pista visci- SPEEDY SCOT 1.56.4 MISSILE TOE 2.05.2 STAR'S PRIDE 1.57.1 HELICOPTER 2.02.3 SHARIF DI IESOLO 1.15 ASPERELLA 1.20.7 MIKORI DI JESOLO 1.18.2 LIRASCA da, ma non tradisce le attese di Lorenzo Baldi: sfonda in fretta e se ne va per suo conto, quasi avesse una gran voglia di tornare al più presto nel box per ripararsi dalla tormenta. L’avventura continua un caldo pomeriggio di fine maggio: è lunedì 24, Lorenzo prima della corsa confessa che lui e il padre stanno aspettando il momento giusto per portare Nadal a misurarsi con i migliori. Nel frattempo, lo portano sul podio di primatista della generazione. Il numero 10 di partenza gli impone di restare fuori dallo strappo, poi prende la scia di Naomi, la pedina sino in retta d’arrivo dove il battistrada Napoleon Caf si arrende esausto. La settima vittoria consecutiva è lì, a portata di… zampa, e con le arriva pure il record dei 3 anni sul miglio: 1’12”2 e tanti saluti all’ex primatista Nando Font. Sarà Nadal di Jesolo, allora, uno dei protagonisti del prossimo Derby? Fino a oggi, come abbiamo visto, non ha mai corso una Classica. Già, ma lo abbiamo detto all’inizio che con i puledri bisogna avere pazienza, ricordate? 51 di Luigi Colombo Si fa presto a dire TV C redo di essere stato uno dei primi giornalisti televisivi a credere nell’ippica come spettacolo da proporre al grande pubblico. Nel lontano 1978, epoca pionieristica per le tv locali, insieme a Sandro Berardelli, lanciai un programma - Retta di Arrivo - che proponeva le più belle corse della settimana. Dopo alcuni anni a Telemontecarlo proposi nella trasmissione Sabato Sport una rubrica dedicata all’ippica, con due grandi e indimenticabili esperti come Adone Carapezzi e Ugo Berti, che furono un punto di forza della trasmissione. Mi accorsi, però, che per poter conquistare nuovo pubblico occorreva un appeal più forte della bellezza delle immagini che lo splendido animale che è il cavallo ci può offrire. L’occasione mi fu offerta 52 dal dottor Maggi di Sisal che mi propose di mandare in onda per la prima volta le immagini delle corse Totip, il concorso che la sua azienda gestiva da anni. Così la domenica, in differita in un orario di buon ascolto, le corse Totip entrarono nelle case degli italiani e furono accolte con favore soprattutto da quei giocatori che non frequentavano abitualmente le agenzie di scommesse ma amavano una volta alla settimana puntare sui cavalli: ora potevano vedere come si era comportato il loro cavallo. Gli ascolti premiarono la scelta fatta e allora decidemmo di ripetere l’esperimento per la corsa tris che si disputava solo il venerdì e che veniva giocata non solo dagli appassionato, che se l’andavano a vedere in diretta in agenzia, ma anche dalla gente comune che ora la poteva vedere in differita nel no- tiziario sportivo di Telemontecarlo. Anche questa volta gli ascolti ci furono favorevoli e anche il gioco ebbe un’impennata. La RAI allora trasmetteva avvenimenti ippici solo in occasione di Gran Premi famosi come il Lotteria di Agnano o il Derby e io mi chiedevo perché tutti gli sport più importanti avessero puntualmente il loro spazio sulla tv pubblica e l’ippica invece no, visti i buoni risultati di ascolto che Telemontecarlo aveva registrato mettendone in onda alcuni avvenimenti. Sono trascorsi molti anni, ora l’ippica ha un certo spazio in tv però solo sui canali satellitari che vengono visti non dal grande pubblico ma dagli appassionati, che pagano il canone a Sky. Il neo commissario Baggio ha recentemente affermato in conferenza stampa la necessità per l’ippica di andare in tv. Sono d’accordo con lui perché è ormai è noto a tutti che se oggi uno sport non va in tv è come se non esistesse. Attenzione, però, a saper scegliere su quale tipo di tv bisogna cercare spazi per raggiungere il grande pubblico. Sky, che è la tv per eccellenza dello sport, è un ottimo veicolo per il calcio e i grandi avvenimenti, ma non lo è per i cosiddetti sport minori perché per vederli bisogna pagare l’abbonamento a Sky, cosa che fanno gli appassionati ma non il grande pubblico. Ne sanno qualcosa i dirigenti del basket che, pur trasmesso puntualmente su Sky, ha visto ridursi al lumicino gli ascolti o il rugby che ha costretto la Federazione ad intervenire per far trasmettere il Sei Nazioni da una tv in chiaro come la Sette per non vederlo finire nel dimenticatoio. L’ippica non deve certo abbandonare i canali satellitari ma se vuol conquistare nuovo pubblico deve cercarsi spazi sulle tv in chiaro, e il digitale terrestre offrirà nei prossimi mesi grandi opportunità dato che moltiplicherà i canali a disposizione delle tv. Credo poi che il nuovo Commissario debba pretendere per l’ippica, come per tutti gli altri sport, di veder trasmettere dalla RAI tutti i suoi più grandi appuntamenti. Oggi le riprese delle corse hanno raggiunto un ottimo livello, tutti gli ippodromi su invito dell’UNIRE, hanno migliorato la qualità dei propri impianti televisivi e sono in grado di offrire al pubblico uno splendido spettacolo, con i cavalli come protagonisti. Purtroppo ci sono tv a livello nazionale che, per riempire il loro scarno palinsesto, potrebbero sicuramente catturare audience trasmettendo le corse, ma purtroppo chi non conosce il mondo dei cavalli non riesce a capirne l’attrattiva. Insieme a Rolando Luzi e grazie alla collaborazione di UNIRE e di due altri grandi sponsor che hanno creduto nel nostro progetto, sto sperimentando sul digitale terrestre la diretta dal lunedì al venerdì della corsa tris delle 19. Ho trovato un’ottima Il Commissario Unire Tiziano Baggio collaborazione da parte di GOLD tv che ci ha messo a disposizione non solo i suoi canali digitali, che coprono una bella fetta della penisola, ma anche due canali satellitari di Sky (856 e 903), che trasmettono in tutta Italia e anche all’estero. Siamo solo agli inizi dell’esperimento ma già qualche risultato positivo si vede. L’UNIRE per lanciare lo spettacolo ippico in maniera adeguata deve oggi migliorare la qualità dei programmi della sua tv e concederli a tutti i siti dei concessionari dove è possibile giocare legalmente. Il gioco on line oggi, nonostante la crisi che attanaglia l’ippica, sta vi- vendo un momento di grande sviluppo, ma ne avrebbe ancora di più se potesse offrire in diretta lo spettacolo delle corse: si gioca e si scommette sul computer e qualche istante dopo si vede la corsa. Infine la RAI deve dedicare spazi ai grandi avvenimenti ippici ma deve anche dare qualche nozione sul gioco, senza falsi pudori. Il gioco, sul quale lo stato incassa un forte prelievo, non è il demonio ma è un divertimento se, come in tutte le cose della vita, non si perde la bussola. Senza l’appeal del gioco, l’ippica perde molto del suo interesse e torna ad essere, come alle sue origini, uno sport d’élite. 53 CULTURA Il cavallo in libreria e al cinema di Barbara Sarri Un libro: EQUITARE PER BEN-ESSERE E quitare per ben-essere, pubblicato nell’ottobre 2009 dalla casa editrice Equitare, è un libro innovativo che aiuta a capire come avvicinarsi al nostro amico cavallo, che ci guida nella comprensione, nella formazione, nello studio accurato del rapporto binomio cavallo/uomo, sia sotto l’aspetto tecnico che sotto quello pratico. Un libro adatto quindi per i professionisti del settore che vogliono approfondire la conoscenza del cavallo, ma anche per gli amanti di questo animale che vogliono imparare i meccanismi del nostro corpo in sella, per armonizzarli a quelli del cavallo, creando così una particolare unione. Mazzoleni dopo aver passato in rassegna le metodologie dei grandi maestri del passato, è arrivato a individuare e 54 formulare il Metodo di Equimozione e Isodinamica (M.E.I.) che include anche il mimo equestre. Lo scopo del M.E.I è quello di “praticare un’equitazione in cui convivano miglioramento del rapporto uomo-cavallo, attività fisica finalizzata al benessere del cavallo e dell’uomo - inteso come benessere fisico e mentale - gratificazione dalla progressione quotidiana”, (pag. 24). Chi ha seguito l’autore a partire da Equitare con sentimento, e poi attraverso i Quaderni di Pratica, troverà in questo testo il completamento naturale di quanto espresso nei libri precedenti. Il libro è anche fornito di un interessante ed esplicativo apparato fotografico. Nella quarta di copertina la foto dell’uomo con la testa del cavallo (che vedete pubblicata) del fotografo Fabio Petroni ben riassume il concetto base del libro: “Per equitare per ben-essere la prima cosa necessaria è sostituire la testa, il cervello, il modo di pensare dell’uomo con una testa, un cervello e il modo di pensare del cavallo. Il cavallo è intelligente, è un essere pensante, non una macchina da usare e gettare. Se non abbiamo pregiudizi nei suoi confronti e tenteremo di capirlo, ci renderà la vita più felice. Per fare ciò però dobbiamo conoscerlo, sapere ciò che può danneggiarlo, per avere con lui un dialogo corporeo utile e piacevole. Non si diventa uomini di cavalli perché si nasce “imparati”, lo si diventa solo se abbiamo acquisito e approfondito gli strumenti culturali per capire e per fare.” Giancarlo Mazzoleni, cavaliere sin dall’infanzia e medico, si dedica da più di venti anni allo studio del benessere del cavallo, delle interazioni tra il corpo del cavaliere e quello del cavallo. In questo periodo ha ‘recuperato’ molti cavalli destinati al macello, riportandoli a una nuova vita e insegnando ai loro padroni come mantenere lo stato di ben-essere. Ha fondato il Centro di Ricerca di Equimozione e Isodinamica a Monvicino (Alessandria). Dagli studi sviluppati in questi anni con la collaborazione di etologi, fisiatri, veterinari, è scaturito il Metodo di Equimozione e Isodinamica che permette ai cavalieri di modificare i propri errori posturali e cinetici che sono la prima causa dei danni dei cavalli. Da cinque anni molti appassionati e professionisti hanno partecipato ai corsi che l’autore tiene a Monvicino e in numerosi altri centri equestri (biografia dal sito della casa editrice www.equitare.it). Titolo: Equitare per ben-essere Autore: Giancarlo Mazzoleni Casa Editrice: Equitare Anno di pubblicazione: 2009 Pagine: 143 Prezzo: 32.00 euro Un film: ZAFIR, UN CAVALLO SPECIALE Z afir, un cavallo speciale è un film di Malene Vilstrup, uscito nel 2003 in Danimarca, con Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor, Henrik Lykkegaard. Ha vinto nell’Ottobre 2004 il Peace Price al Chicago International Children’s Film Festival. Zafir è un cavallo dal carattere difficile appartenente alla razza frisone: il mantello morello come quello di Furia, i folti crini, una corporatura possente, sono le caratteristiche che fanno innamorare follemente di lui Anna e Rose Marie Hermannsen, così tanto da andare contro le decisioni dei genitori, da non accontentarsi come le altre amiche di montare i pony del maneggio, da desiderare di cavalcarlo. La storia parte dal fatto che Lena, la sorella minore di Anna, muore in un incidente misterioso proprio con Zafir e le autorità, convinte della pericolosità dell’animale, decidono di isolarlo. La vita di Anna diventa solitaria, i genitori si preoccupano giorno dopo giorno di più per l’attaccamento che la ragazzina ha verso Zafir fino a pensare, come unica soluzione, la sua vendita. L’animale diviene sempre più bello ma anche selvaggio: dopo la morte di Lena nessuno l’ha più montato. Sarà la piccola Sharbat, Katrine Schnoor, una bambina rifugiata del centro accoglienza, ad aiutare Anna non solo ad avvicinarsi a Zafir ma anche a convincerla a cavalcarlo in una competizione. Sharbat ha un feeling particolare con i cavalli, nel suo paese con suo padre aveva una giumenta chiamata Akha Khal, uccisa dai soldati.“Ma non si può semplicemente sparare ad un cavallo. Non ha fatto niente di male”, le dice Anna commossa quando ascolta la sua storia e, oltre a ospitarla di nascosto in casa, le svela un piccolo segreto: le mostra la sciarpa che aveva regalato a Lena per il suo compleanno, una sciarpa speciale che la sorella indossava per le gare. “Tieni gli occhi aperti e vola come il vento…” è un consiglio ma anche quello che farà Anna il giorno della gara e, mentre gli undici cavalli sono in partenza, si prepara ad entrare come dodicesima. È il momento del riscatto per dimostrare anche alla sua famiglia che Zafir non è pazzo, è soltanto un cavallo diverso dagli altri che ha bisogno di essere capito. Doveva arrivare la piccola Sharbat per insegnare ad Anna la fiducia in se stes- sa, a non mollare, a riconoscere il fatto che quell’animale reputato dai grandi così difficile e furioso era in realtà soltanto un cavallo speciale. Titolo del film: Zafir (in italiano: “Zafir un cavallo speciale”)* Regista: Marlene Vilstrup Soggetto: Marlene Vilstrup e Han HansenHans Luogo di produzione: Danimarca Anno: Giugno 2003 Durata: 72 minuti Genere: per le famiglie Attori: Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor, Henrik Lykkegaard, Claus Bue, Charlotte Munksgaard, Jonas Oddermose, Caroline Heiber Pelch, Benjamin Thorup Arnfred, Anja Riis Petersen, Dya Josefine Hauch. *Un particolare ringraziamento per il materiale di questo film lo devo a Marco Roberto Capelli. (www.progettobabele.it) Rubrica a cura di Barbara Sarri www.barbarasarri.com 55 di Giacomo Belli S.O.S. i cavalli del cuore del premio alla Tutti i Giorni onlus, un’associazione che in provincia di Buenos Aires gestisce un centro di accoglienza per piccoli emarginati. Quel che è davvero simpatico è come i bambini argentini chiedano ogni giorno agli operatori notizie del ‘loro’ cavallo, esprimendo il desiderio di accudirlo quando sarà in pensione. Ritiro che certamente non auguriamo a Gleno ed anzi, speriamo possa ritornare in auge per il suo proprietario e per i più sfortunati. M adre Teresa di Calcutta in una sua celebre frase ricordò a noi uomini che nel mondo c’è più bene che male, solo che il male fa molto più rumore. A ricordarlo a noi ippici, nelle scorse settimane ci ha pensato Mago D’Amore, il cavallo balzato sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi dei Tg nazionali per il cuore dei suoi proprietari. La vittoria del Gran Premio D’Europa e la storia di un grave infortunio recuperato grazie alla pazienza del team sono stati accessori per i media, visto che ciò che ha fatto parlare di più del figlio di Lemon Dra è Do It Wise. Roberto Ubaldi e famiglia hanno infatti deciso di devolvere una parte dei premi vinti dallo straordinario campione di casa Gubellini per la costruzione e la gestione di una casa famiglia a Bangalore. Siamo in India, e nel centro di accoglienza Vanaprastha, 89 bambini possono mangiare ed essere accuditi grazie ad un trottatore che vince. Una storia che oltre ad essere segno di civiltà fa capire come al mondo esistano ancora persone speciali, e soprattutto dà un segnale. L’ippica infatti non vive un gran 56 momento e lo sappiamo, quindi è proprio ora che un gesto del genere assume più valenza. Gli Ubaldi e Mago D’Amore ora lo hanno fatto sapere a tutti, ma il trotto non è nuovo a forme di aiuto agli altri, nelle più diverse modalità, con precedenti nobili e anche altre generosità nel presente. Gleno o Dei corrre per i bamb binii argen ntinii L’avvocato Cofanelli è un marchigiano con il trotto nel sangue. Durante la sua carriera universitaria ha conosciuto le corse e non è più riuscito a staccarsene. Un amore infinito, che nel tempo lo ha portato a fondare la Scuderia Patty, che ha avuto diversi cavalli buoni nelle scuderie, spesso acquistati alle Aste Anact. Tra i suoi soggetti migliori c’è senz’altro Gleno Dei, che lo sta facendo penare perché non riesce a rendere come potrebbe per un problema fisico e oggi, come sanno tutti, è da Fabrice Soluoy, che sta tentando di riportarlo al meglio. Quello che pochi sanno però è che Gleno Dei corre per 180 sfortunati bambini argentini. Dopo la prima vittoria a Vincennes, Cofanelli ha infatti donato una cospicua parte Mauro o Boni e i rimb borsi triss do onatti, e l’An nactt per l’A Aquiila Certamente saranno molti altri gli ippici buoni, e ci perdonerete se non li ricordiamo o non ne siamo venuti a conoscenza. Ci piace però ricordare il gesto di Mario Boni, allevatore, proprietario e guidatore che ai tempi dei rimborsi tris ‘grassi’ decise di donare l’intera cifra ad un’opera benefica. Boni pensò forse che farsi rimborsare per coltivare la propria passione era un lusso eccessivo, e così diede l’esempio. Sconfinando al galoppo per le notizie che hanno avuto risalto, anche Vittorio Feltri ha donato tutti i premi del suo Libero Mercato, ed ora ha ricevuto una cavalla da Bruno Grizzetti che correrà per la ricerca contro il cancro della fondazione Umberto Veronesi. Anche l’Anact non si è mai sottratta nella sua storia al dovere della solidarietà. Tra le tante iniziative l’ultima è stata quella a favore dei terremotati dell’Aquila. Una sottoscrizione che ha visto la partecipazione diretta di molti soci anche con somme di denaro importanti. La storia di Mago D’Amore dunque non è isolata, a lui però va il grande merito di averci riportato in prima pagina, per una volta almeno facendo sentire forte il piacevole rumore del bene. ANNO LVIII - N. 5 M A G G I O CONCORDIA RES PARVAE CRESCUNT DISCORDIA MAXIMAE DILABUNTUR Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DRCB - Roma ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALLEVATORI DEL CAVALLO TROTTATORE 2 0 1 0 LOTTERIA: UN ITALIANO CANTA A NAPOLI GIOVANARDI: NAD AL SHEBA FUGA PER LA VITTORIA ALLEVAMENTO: IL GIRO D'ITALIA TRA LE ECCELLENZE BEPPE BERTI: LA GRANDE PENNA CHE HA DIPINTO L'IPPICA Pubblicazione mensile dell’A.N.A.C.T. (Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Trottatore) Iscrizione n. 218/204 nel Registro del Tribunale di Roma in data 27/05/2004 Direttore Responsabile: Alessandro Viani Capo Redattore: Antonio Terraneo SOMMARIO ANNO LVIII - N° 5 - MAGGIO 2010 A NAPOLI CANTA UN ITALIANO VERO Comitato di redazione: Alberto Caravita Ernesto Cazzaniga Antonio Diana Marco Zafferoni Redazione: Lucio Celletti Redazione Amministrazione: Viale del Policlinico, 131 00161 Roma Tel. 06 4416421 Fax 06 44164237 http://www.anact.it E-mail: [email protected] Fotografie di: Archivio Anact, Fabio Abete, Vieri Berti, Claudio Caldani, Mauro Castelluccio, Enzo De Nardin, Gerard Forni, Stefano Grasso, Sara Zitelli, Giulio Ravenna Progetto Grafico e impaginazione: Franco Bottoni Studio [email protected] Spedizione in abbonamento postale 70% Filiale di Roma Stampa: Grafica Rinascimento Srl Via Giuseppe Vaccari, 9 00194 Roma Tel. 06 55590255 ITALIANO: PROMESSA MANTENUTA ITALIANO INCROCIO VINCENTE FRANCO-AMERICANO C’È CHI DICE NAD MAGO RE D’EUROPA TANTI AUGURI CAPITANO 2 6 8 12 17 19 AREA A LLEVAMENTO ALLEVAMENTO GARDESANA CASA FRACCARI: LA DINASTIA REGALE DELLE EFFE AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI - SARI, NICOLA E LA VALLE DEI GREPPI ALLEVAMENTO PURLARI - INSEGUENDO I SOGNI CHIAMATI CAVALLI ALLEVAMENTO DEI VELTRI - OTTIMISMO E PASSIONE AZIENDA AGRICOLA MONFORTE - UGO CHIOLA, UN AMERICANO NELLE LANGHE... ADDIO A TÉNOR DE BAUME 20 24 28 30 33 37 C’ERA U NA V OLTA MEMORIE DE “IL TROTTATORE”- IN MEMORIA DI BEPPE BERTI MILANO DEVE TORNARE LA SCALA DEL TROTTO 39 44 UOMINI & C AVALLI MALIA GUERRIERA MARCHIGIANA NADAL DI JESOLO LA VOGLIA DI VINCERE SI FA PRESTO A DIRE TV 48 50 52 CULTURA IL CAVALLO IN LIBRERIA E AL CINEMA S.O.S. I CAVALLI DEL CUORE FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2010 54 56 di Francesca Asti LOTTERIA CHOC A Napoli canta un Italiano vero Gaetano Di Nardo ed Italiano sul palo del Lotteria N apoli si sveglia, con il sole, nel giorno più importante dell’anno per l’ippica. In testa l’idea meravigliosa di rilanciare il trotto italiano oltre i confini del nostro paese. Miracolo riuscito grazie al fascino del Lotteria che 2 porta nella conca di Agnano una folla di oltre 8 mila appassionati che non vogliono perdersi l’appuntamento con la storia. Del resto l’albo d’oro di questa corsa parla chiaro, qui vincono solo i campioni e oggi gli stranieri non possono farci paura. Appena la macchina lancia i concorrenti della prima batteria si capisce che sarà una giornata di fuochi d’artificio, grazie alla prestazione super di Indy Kronos, interpretato dal mago Enrico Bellei che, se fino a pochi mesi fa correva nelle tris, si dimostra pronto al grande salto di qualità. Il E' festa grande per il team di Italiano in premiazione binomio azzurro lascia tutti di stucco volando il miglio sul piede dell’1.11.6 al km, saltando gli avversari come birilli in retta d’arrivo. Secondo a bomba, al largo di tutti, arriva Italiano, finito forte nelle mani di Roberto Vecchione per staccare il biglietto d’ingresso di quello che, poche ore dopo, diventerà il paradiso della finale. Terza con coraggio si piazza Island Effe, la campionessa in carica che nei pressi del palo, vince la guerra privata con Iulius Del Ronco, battistrada della contesa e calato sul più bello. Nella seconda batteria conferma dei valori in campo con Ilaria Jet che tiene fede al ruolo di favorita netta chiudendo la pratica in 1.12 senza però mai vedere lo steccato. Secondo si piazza un ottimo Leben Rl che dalla coda rimonta tutti gli altri avversari, finendo come un missile a precedere Irambo Jet. Anche il terzo heat non offre sorprese, che il destino vuole riservare per il gran finale, e Irving Rivarco e Pippo Gubellini, eletti favoriti al betting sotto la pari, spaziano senza problemi in arrivo, precedendo Linda Di Casei, mentre il terzo posto se lo aggiudica un ottimo Lorenz Del Ronco con Mario Minopoli, per fare cantare Napoli ed il suo appassionato proprietario: il giornalista Rai Enrico Varriale, uno che il trotto lo ama per davvero, tanto da investire su di esso. Poi tutti in scuderia a rifinire i motori per la volata finale che ve- de solo cavalli allevati in Italia. Gli stranieri che si sono avventurati a varcare i confini, non erano certo delle prime lame (quelli buoni in Italia non vengono più) e quindi non stupisce la loro assenza dai posti caldi del marcatore. Il clima diventa rovente man mano che la finale si avvicina, con il buon Salvio Cervone che illumina la scena con la solita arte della narrazione di cui è indubbiamente maestro. Annuncia puntuale l’unica variazione, cioè la guida di Italiano che viene affidata a Gaetano Di Nardo, napoletano doc visto che Vecchione decide di non tradire Irambo Jet ed il suo trainer Ehlert. Un dettaglio che come vedremo sarà determinante. Al via della finale il betting recita Ilaria Jet favorita 3 Arrivi delle 3 batterie: dall’alto: Indy Kronos con Enrico Bellei, Ilaria Jet con JM Bazire, Irving Rivarco con Pippo Gubellini ad uno e mezzo davanti ad Indy Kronos ed Irving Rivarco, scelto da Pippo Gubellini (dopo il ballottaggio con Island) che al via decide di giocarsela al comando, scattando in testa su Indy Kronos. Qui si decide la corsa poichè Enrico, per non rischiare di finire in trappola, sposta subito all’esterno, lasciando la comoda posizione della ‘tasca’ a Italiano, filtrato lungo i birilli dalla seconda fila in virtù della scelta di partire con il nove. Il primo chilometro va via veloce e sull’ultima curva i cavalli si aprono nel classico ventaglio. Ilaria ci prova ma non è efficace, come del resto tutti quelli delle corsie esterne. Irving in arrivo prova a scappare verso la gloria ma dalla sua scia, come il gatto con il topo, scatta Italiano che in un amen lo appariglia prima e lo giustizia poi, a media di 1.11.3, mandando in delirio i suoi fans che lo avevano appoggiato alla quota siderale di 24 contro 1. Secondo arriva ancora Irving, lasciando un po’ di amaro in bocca al team di Pippo a precedere un concreto Irambo Jet. Per la prima volta un driver partenopeo diventa profeta in patria, conquistando il Lotteria, e scrive l’ennesima pagina d’oro con una di quelle favole che solo l’ippica sa regalare ai propri sostenitori, dimostrandosi ancora una volta lo sport più bello del mondo. 4 di Matteo Muccichini Italiano: promessa mantenuta P er fortuna ci sono le storie a lieto fine, quelle che tengono in vita il trotto. Prima Mago D’Amore che vince il Gran Premio d’Europa e diventa fuoriclasse, dopo un travagliato recupero da un infortunio, ha aperto la strada. Ed ora un altro neo campione dal passato difficile: quell’Italiano, che a Napoli ha sorpreso il mondo intero, il vincitore del Gran Premio Lotteria di Agnano, il cavallo che ha fatto esplodere di gioia Napoli, regalando a Gaetano di Nardo il titolo di primo napoletano della storia a vincere la corsa per eccellenza. Italia-Francia andata e ritorno prima della gloria A dispetto di cotanto nome il figlio di Giant Cat è stato allevato da un francese: quell’Alain Roussel che in Italia aveva già avuto una felice esperienza con Express Road. Padre come detto Giant Cat, che è stato un ottimo soggetto in pista, la mamma Coming Up Cash, è una Baltic Speed che ha già prodotto l’ottimo Citizen Speed. Portato presto nelle scuderie di Roussel in Francia, Italiano ha fatto subito capire di essere una stella promettente. “Era il puledro più interessante che avevo e, così come per Express Road, l’ho inviato ad Andrea Guzzinati per prepararlo. Purtroppo la sfortuna ci ha messo lo zampino, ed il cavallo si è lesionato un tendine dell’anteriore destro. Così non sapevo più cosa fare, l’ho anche iscritto alle Aste di Parigi senza ottenere neppure un’offerta. In Francia aveva poco programma, e mi sono guardato attorno per cercare un proprietario in Piemonte che volesse prenderlo. L’ho prati- 6 camente regalato, per le spese del viaggio ed una piccola clausola è andato alla Ucci Riccitelli, tramite Giuseppe Pistone, che conoscevo, con la mediazione di Maurizio Grosso. Non ho assolutamente nessun rammarico per come è andata, anzi sono soddisfattissimo, il 20% da allevatore mi ripaga infatti in pieno”. Così Roussell ha raccontato al quotidiano francese Paris Turf, l’incredibile vicenda dell’ennesimo brutto anatroccolo trasformatosi in cigno. Nella metamorfosi hanno giocato un ruolo importante altri uomini, sostanzialmente tre: Peppe Pistone, Heikki Korpi, ed ora Claus Hollman. Italiano ha debuttato il 2 Maggio 2008 a Roma in gentleman, quando la Ucci Riccitelli era gestita dal giovane palermitano sotto la regia di Korpi. Heikki è riuscito, con il tempo ed una ferratura particolare, a risolvere il problema al tendine, e centellinato anche nel programma Italiano è diventato positivo, vincendo a ripetizione e arrivando alla soglie della prima categoria. Nei grandi premi si è affacciato con Pistone dopo l’addio di Korpi, con discreti risultati. Poi, e questa è storia recente, con il passaggio in training a Claus Hollman il cavallo è ulteriormen- te migliorato facendo spesso coppia anche con Ernico Bellei. Il 2010 è dunque stato l’anno della sua consacrazione, sia tecnica che di risultati, e se si considera che ha debuttato solo a quattro anni, c’è anche da fare un pensierino ad un suo ulteriore salto di qualità, anche se fare meglio che vincere il Lotteria è obiettivamente compito arduo. Ucci-Riccitelli soci investitori Quando Tonino Ucci e Lorenzo Riccitelli sono entrati nel mondo del trotto lo hanno fatto dalla porta principale. Gli investimenti mas- sicci li hanno portati subito in alto, sotto il profilo dei cavalli acquistati, e successivamente con l’ingaggio di alcuni tra i migliori trainer europei, su tutti Heikki Korpi. Le vittorie sono arrivate, con le classiche giovanili della generazione lettera G che li vedevano spesso primeggiare. Giordy Bi, vincitore dell’Elwood Medium e pluripiazzato classico, Gran Senior al successo nel Dante, e Goal Court Sm primo ad Aversa, hanno presto ripagato i sacrifici. La scuderia si è poi consolidata nel tempo, i due sono diventati anche allevatori, e passando per ottimi cavalli come Merisi Font, proprio alla vigilia del Lotteria hanno centrato il primo alloro con un cavallo dell’allevamento. Nolita Ur a Padova nell’Elwood Medium Filly ha fatto quindi da aperitivo allo show di Italiano e Gaetano di Nardo. Un week end di gloria che è arrivato come manna dal cielo, in un momento in cui Lorenzo Riccitelli e Tonino Ucci sembravano un po’ scoraggiati dal sistema ippico. I due, precisando a mezzo stampa che non si trattava di una dismissione ma solo di una scelta tecnica, da qualche mese hanno infatti inviato il materiale a diversi trainer. Evidentemente mai opzione è stata più azzeccata: Italiano in un colpo solo li ha ripagati parzialmente dei tanti investimenti, ma completamente dal punto di vista delle emozioni. 7 di Ezio Cipolat Italiano incrocio vincente franco-americano L a storia di Italiano, vincitore ad alta quota del Lotteria, ha trovato ampio spazio sulle pagine di Paris-Turf e Trav-Ronden. Il principale quotidiano ippico francese ha riportato le parole del suo allevatore, Alain Roussel, raccolte in diretta in redazione, dove il professionista normanno si è recato per seguire in televisione la prova napoletana. Il periodico di riferimento del trotto svedese, da parte sua, ha dedicato al portacolori della Ucci-Riccitelli, come commento al sua impresa, ben quattro pagine della rivista, andando a scovare e a proporre, oltre alla pagina del catalogo, un’immagine del lavoro pubblico, con Nicolas Roussel in sulky, sulla pista di Vincennes, al quale il figlio di Giant Cat fu sottoposto poche ore prima di passare, da inedito, sotto il martello del banditore alle aste dell’Amérique 2008, senza poi ricevere alcuna offerta. Ora sono tutti molto interessati a questo indigeno dalla linea francoamericana, che in due anni esatti (dal 2 maggio 2008, data dell’esordio a Tor di Valle, al 2 maggio 2010, giorno in cui ha trionfato nel Lotteria) è passato da cavallo da attrezzare alla sella per la campagna ad esser un campione, in grado di vincere una delle prove clou del trotto internazionale. Ventiquattro mesi, più una piccola appendice per la prova di qualifica effettuata a Tor di Valle il 19 aprile a media di 1.15.1 con Pistone, durante i quali l’attuale allievo di Gaetano Di Nardo e Claus Hol- 8 lmann è sceso in campo 45 volte, ottenendo 17 successi e altrettanti piazzamenti, un guadagno di 371mila euro, 200mila dei quali racimolati in un solo botto, ad Agnano, quando ha anche portato il suo record a 1.11.3 sul miglio. Da Alain Roussel, a Giuseppe e Andrea Guzzinati, sino a Giuseppe Pistone, Heikki Korpi e, ora, Claus Hollmann: sono gli uomini che hanno contribuito nel tempo alla non facile realizzazione di questo primaserie. Roussel ha acquistato la madre Coming Up Cash alle aste yearling negli Stati Uniti nell’ormai lontano settembre del 1991 ed ha pensato all’incrocio con Giant Cat; i Guzzinati sono stati i primi ad intuire le sue possibilità, anche se a lungo frustrate da un serio problema ad un tendine; Pistone, da parte sua, ha avuto il fiuto, in quel pomeriggio di fine gennaio a Vincennes, di accettare la proposta di Roussel e di farsi carico di quel cavallo di qualità ma problematico che nessuna voleva; Korpi e ora Hollmann hanno messo in gioco la loro esperienza e perizia. Un cocktail che ha portato alla realizzazione di un soggetto di grande qualità, con una lunga carriera davanti a sé. E non va, naturalmente, dimenticato Gaetano Di Nardo, che lo ha interpretato in modo perfetto nella finale, diventando il primo professionista napoletano ad andare a segno nel Lotteria. Italiano, comunque sia, è uno di quei cavalli che si suol definire ‘nato bene’, da un impianto allevatorio importante, anche se la filiale italiana dei Roussel è piccola, in confronto alla sede-madre, in Normandia. Per la verità suo padre Giant Cat, pur se accompagnato da una carriera agonistica di primo piano a livello internazionale (ha vinto il Grand Prix de l’Uet, l’Oslo Grand Prix, nonché Pix de France, Bourgogne ed Eté, facendo sempre coppia con Nicolas Roussel), non ha finora suscitato un grande interesse tra gli allevatori italiani: sono infatti soltanto sei, a tutt’oggi, i suoi prodotti registrati in Italia ad aver ottenuto un record: oltre al vincitore del Lotteria, la lista annovera anche sua sorella Graziella 1.13.5 sulla media distanza, Fleuron 1.17.8, Giant Axe 1.15, Gianta Sf 1.16.4, Grace de France 1.14.9 e Mali Axe 1.15.3. In Francia, il riscontro di Giant Cat come stallone ha contorni più positivi. Sono figli suoi i validi Rouge Vif, Navarro Sund, Nice Gold du Lys, Octopus, Quintillus, tutti in evidenza a livello semiclassico, ma la sua ‘vetrina’ è Perlando, approdato quest’anno all’Amérique (settimo a traguardo) dopo aver vinto Jules Thibault, Boissy-Saint Leger e Landes a Vincennes e Jean-Luc Lagardere ad Enghien. Giant Cat, dal punto di vista genealogico, presenta la caratteristica di avere entrambi i genitori vincitori di corse ora di Gruppo I, il padre Quito de Talonay (ex primatista di Vincennes, da Florestan con madre da Seddouk) si è illustrato nel Criterium des 3 Ans e nell’Etoile, la madre Pussy Cat ha vinto un Prix de France ed è giunta terza nell’Amérique 1990, alle spalle di Ourasi (al suo quarto successo nella classicissima) e Poroto. Come detto, Alain Roussel ha acquistato Coming Up Cash alle Tattersalls Select Yearling, assieme all’altra ‘Baltic Speed’ Working Mon (futura mamma di Meadow Road, a segno nel Nazioni e nel Renzo Orlandi), pagando 18 mila dollari la prima, 20 mila l’altra. Mentre Working Mon è rimasta inespressa, Coming ha svolto una validissima carriera agli ordini di Giuseppe e Andrea Guzzinati, restando in attività dal novembre del 1992 al gennaio del 1997, con 11 vittorie e 29 piazzamenti in 60 uscite, record di 1.14.6, somme vinte equivalenti a 90mila euro. Passata in razza, l’americana prima di Italiano ha prodotto Belle de Jour 1.15.6, Citizen Speed 1.14.8 e Dentelle 1.15.6 e tra i suoi figli successivi si è già messo in bella evidenza Mistic Love 1.13.8, che ha anche vinto lo scorso inverno a Vincennes. La seconda madre di Italiano, Casino Evil, che ha prodotto la sola Coming Up, è una sorella piena di Workaholic, vincitore a 2 anni della Breeders Crown e ora stallone top in Francia, nonché dell’altro razzatore Rule The Wind e delle femmine Working Gal, a segno nell’Hambletonian Oaks e madre per l’allevamento italiano di una serie di ottimi soggetti tra i quali Ebony Kronos, Sushi, mamma in Svezia di Pine Dust, laureata delle Oaks, e di Footloos, dalla quale Place Kicher, secondo nell’Orsi Mangelli 1990 vinto da Antwerp Hanover e davanti al nostro Derbywinner Mint di Jesolo. Casino Evil, inoltre, è sorella uterina di At Risk, primaserie sulle piste nordiche. Dietro a tutti questi validissimi soggetti c’è Ah So, stakes-winner, ma soprattutto, figlia di Lalita Hanover che è sorella piena di Laurita Hanover, la quale altro non è che la mamma di Somolli (da cui Speedy Somolli, Remington Crown e Singer Lobell, madre del nostro Bartali Ok) e del vincitore dell’Hambletonian 1979 Legend Hanover. ITALIANO 6, 1.11.3 Maschio Baio, nato il 15 aprile 2004 Allevatore: Alain Roussel - Propr.: Scud. Ucci-Riccitelli nato in Francia nel 1994 QUITO DE TALONEY 1.13 1.15 DENT BLANCHE 1.19 FIRSTLY PUSSY CAT 1.13 BALTIC SPEED 3, 1.56 STAR’S PRIDE 3, 1.57.1 ROQUEPINE 1.15 SEDDOUX 1.19 QUINE 1.23 QUERIDO 1.17 1.15 MATINALE 1.20 JAVA DE LA MOTTE BEAUSEJOUR 1.18 1.24 CANNELLE III 1.21 SPEEDY SOMOLLI nata in USA nel 1990 COMING UP CASH 1.14.6 GIANT CAT 7, 1.11.7 FLORESTAN 3, 1.55 SUGAR FROSTING 2, 2.13 SPEEDY CROWN SPEEDY CROWN 3, 1.57.1 SOMOLLI CARLISLE 4, TT 1.57 KOREAN’S CHOICE SPEEDY SCOT 3, 1.56.4 3, 1.57.1 MISSILE TOE 3, 2.05.2 AH SO SPEEDY COUNT 3, 1.58.4 2, 2.01.1 LALITA HANOVER CASINO EVIL 9 COMING UP CASH f. 1990, Baltic Speed ITALIANO m. 2004, Giant Cap WESGATE CROWN m. 1991, Royal Prestige f. 1985, Speedy Crown CASINO EVIL f. 1985, Dream of Glory m. 1982, Speedy Crown f. 1974, Speedy Crown ARMBRO GAELIC WORKAHOLIC. ARMBRO STACEY AH SO f. 1970, Speedy Count f. 1965, Star’s Pride f. 1975, Speedy Crown SPEEDY SOMOLLI m. 1987, Super Bowl ROYAL TROUBADOR f. 1981, Speedy Crown MAE JEANS CROWN f. 1970, Star’s Pride SOMOLLI f. 1959, Hoot Moon f. 1956, Hoot Moon LADYSHIP HANOVER LAURITA HANOVER LALITA HANOVER f. 1950, Dean Hanover LARK HANOVER m. 1998, Lemon Dra BARTALI OK f. 1989, Speedy Crown SINGER LOBELL di Marco Montanari GRAN PREMIO GIOVANARDI C’È CHI DICE L NAD a strada che porta al Derby è ancora lunga e ricca di appuntamenti importanti (tipo il Nazionale a fine giugno o il Marangoni a metà settembre), però – nonostante questo – il Tito Giovanardi non può essere considerata una corsa “normale”. Sull’anello modenese, la meglio gioventù del trotto italiano ha sempre dato vita a grandi sfide e l’albo d’oro comprende i nomi di due recenti derbywinner, Daguet Rapide e Lana del Rio, oltre che di tantissimi campioni che hanno fatto la storia del nostro sport: da Cellini a Gualdo, da Mincio a Steno, da Atollo a Ghenderò, a Esotico Prad, Feystongal, Mint di Jesolo, Rapid Effe, Viking Kronos, Boss di Jesolo, Mirtillo Rosso e compagnia stupenda. Insomma, all’Ippodromo della Ghirlandina è di casa l’aristocrazia del nostro allevamento. E quest’anno non poteva essere diversamente. Oddio, per la verità un problemino pareva poter venire dal… cielo: per tutta la settimana, l’Emilia Romagna era stata bersagliata da violenti temporali e si sa che Nad Al Sheba in passerella a Modena dopo il trionfo nel Giovanardi 12 per essere “fortunata”, contrariamente alla sposa, la pista è meglio che non sia “bagnata”. Allora tutti con il naso all’insù, per controllare il colore dell’orizzonte e tirare un sospiro di sollievo quando il sole, dopo una sortita timida, ha ricordato a tutti che era il 16 maggio, asciugando la pista e scaldando il cuore degli appassionati. Dodici le puledre al via nel “Filly”, intitolato a Carlo Cacciari, e addirittura quindici i cavalli chiamati a disputare la prova “Open”: quantità unita a qualità, tempo bello e terreno buono, buona affluenza di meritato quarto posto con uno spunto davvero notevole. Fra i maschi, Mauro Baroncini affidava ancora una volta il suo Nad Al Sheba alle sapienti mani di Davide Nuti. Il figlio di Windsong’s Legacy e Divina Dei ha confermato di trovarsi a proprio agio con il suo interprete, inanellando l’ottava vittoria in nove uscite (un solo secondo posto, nel Premio Veneto, per “colpa” di Napoleon Bar). Al comando fin dallo stacco della macchina, il gioiello allevato dalla scuderia Asfina di Antonio Asdrubali (che con questa vittoria in Gruppo 1 ha anche ottenuto la “patente” di futuro stallone d.o.c.) ha resistito agli attacchi del focoso Non Solo Nolita Ur la dominatrice del Cacciari e al centro con il suo team in premiazione. Il delegato dell’Emilia Govoni con il piatto d’argento offerto dall’Anact pubblico. Insomma, un pomeriggio “d’altri tempi”; o, se preferite, “d’altra ippica”. Tra le femmine, brillante conferma per Nolita Ur, già vincitrice a Padova della versione in rosa dell’Elwood Medium. Svelta a rilevare al comando la veloce Nada Mas, la figlia di Varenne ed Estasi, cresciuta sui verdi prati dell’Allevamento Ucci-Riccitelli, si è bevuta tutto d’un fiato il miglio, lasciando a debita distanza l’iniziale rivale che ha ben contenuto le velleità di Narrazione, mentre, al centro della pista, Naltrastoria Rex (puledra migliorata tantissimo) coglieva un Bar e tenuto in scacco nella sua scia New Star Fks, che si sono accomodati nell’ordine al secondo e terzo posto. Sul piano squisitamente tecnico, un solo rimpianto, legato alle rotture che hanno funestato la corsa, privandola di potenziali protagonisti come Napoleon Bar, Nieves Vl, Nicolas Bieffe, Noak Lb e, dopo un giro, Noriana Rosso. Anche se va detto che, per quanto visto in pista, contro il cavallo che porta il nome di una località del Dubai c’era ben poco da fare. Anzi, in prospettiva Derby sappiamo già una cosa: chi vorrà aggiudicarsi il Nastro Azzurro, troverà in lui un osso duro. Di quelli che magari ti rompono i denti… 13 di Ezio Cipolat NAD AL SHEBA CAMPIONE DI PRIMAVERA Il vincitore dell’Elwood Medium e del Giovanardi ha come ava di riferimento la famosa Noble Gal P orta il nome di un ippodromo del galoppo Nad Al Sheba che, con l’unodue nell’ Elwood Medium e nel Giovanardi, è diventato il campione di primavera dei nostri attuali 3 anni. Allevato e di proprietà della Scuderia Asfina, del pavese Antonio Astrubali, nato a Castrezzato e cresciuto sui prati di Seniga, l’ allievo di Mauro Baroncini ha un quadro genealogico di grande interesse, con un padre giovane (ma purtroppo prematuramente scomparso), abbinato ad un settore femminile tra i più collaudati, l’uno e l’altro di impronta prettamente americana. Windsong’s Legacy, classe 2001, è il settimo vincitore della Triplice Corona (Yonkers Trot-Hambletonian-Kentucky Futurity) dopo Scott Frost (1955), Speedy Scot (1963), Ayres (1964), Nevele Pride (1968), Lindy’s Pride (1969) e Super Bowl (1972), impresa successivamente riuscita anche a Glidemaster, nella stagione 2007. Passato in razza alla fine della carriera dei 3 anni, il primaserie di Trond Smedshammer ha lasciato in eredità soltanto tre annate complete di produzione Primo piano di Nad Al Sheba a Modena nel giorno del Giovanardi 14 (due in corsa) e un pezzettino della quarta e più di un rimpianto, perché il suo esordio era stato assai promettente, grazie a Yursa Hanover, lo scorso anno per un certo periodo primatista femminile della leva 2006 in 1.53.2 e vincitrice delle Matron S., Big Bikkies a segno in un heat del Kentucky Futurity e a fine stagione il suo figlio più veloce in 1.52.1, Windsong Soprano vincitrice dell’ Udson Filly, Southwind Wasabi laureata nell’atto conclusivo delle Moni Maker, oltre al più giovane Lucky Chuchy in evidenza in una eliminatoria del Peter Haughton Memorial (terzo in finale) e nelle divisioni delle Matron e dell’ International Stallion Series. Ottimo, pur con numeri naturalmente ridotti, anche l’ impatto di Windsong’s Legacy sull’allevamento italiano, per il quale oltre a Nad Al Sheba, che al momento vanta un vertice di 1.13.2 sul mezzo miglio di Padova al record dell’Elwood Medium, ha già prodotto Madison Om 1.13.6, Messalina Om 1.13.9, Matilda Horse 1.14.4, Meadow Effe 1.14.4, Melissa d’Ete 1.14.6, Minerva Dei 1.14.8, Madame dei Bessi 1.15.6,oltre Nembo degli Dei 1.16.1, Nike Gar 1.16.4, Nettuno Dei 1.16.6 e Nefertiti Dvs 1.16.6. Windsong’s Legacy, come figlio del vincitore dell’ Orsi Mangelli Conway Hall, è uno dei rappresentanti di quell’ onda lunga provocata dai tre Hall (Angus, Conway e Andover), che negli ultimi anni ha scosso e rinnovato l’allevamento e il mercato americano. Il settore femminile del razzatore scomparso ha una curiosa particolarità: infatti dalla sua quinta madre, Jane Revere, viene anche Alma Lee, importata in Italia dal conte Paolo Orsi Mangelli nel 1934, dopo aver già NAD AL SHEBA 3, 1.13.2 GARLAND LOBELL nato in USA nel 2001 WINDSONG’S LEGACY 3, 1.53 Maschio Baio, nato il 28 aprile 2007 Allevatore e Proprietario: Scud. Asfina CONWAY HALL 3, 1.53.2 3, 1.55.3 AMOUR ANGUS 3, 2.03.1 PRAKAS YANKEE WINDSONG 3, 1.53.2 3, Q 2.01.2 YANKEE SCOTTIE DIVINA DEI 1.13.8 nata in ITALIA nel 2000 SUPER WAY DIAMOND WAY 5, 1.14.5 3, 2.00.1 KÖNIGSKRONE 1.20.6 SPEEDY CROWN GAMIN LOBELL 3, TT 2.05 MAGNA FORCE KENWOOD SCAMPER SPEEDY CROWN 3, 1.15.7 PRUDY HANOVER 3, 2.04.4 HICKORY PRIDE 5, TT 1.59.2 YANKEE DUCHESS SUPER BOWL 3, 1.56.2 NOBLE GAL 3, 1.58.2 ARDEN AL 4, 1.59.4 WALLBURG 1.17.7 SPEEDY SCOT 3, 1.56.4 3, 1.57.1 MISSILE TOE 3, 2.05.2 NOBLESSE HANOVER SUPER BOWL 3, 1.56.2 3, TT 2.04 NOBLE GAL 3, 1.58.2 NOCTURNE HANOVER prodotto in America Rosalind, famosissima vincitrice dell’Hambletonian 1936. Da Alma Lee, in Italia, è nato il Derbywinner 1939 Floridoro e la sua linea si è protratta nel tempo, illustrata da soggetti del livello di Parioli, Tuscolo, Corazon Om, Oronte e Tudor. Nad Al Sheba è il secondo prodotto della Diamond Way Divina Dei 1.13.8, che ha svolto una più che valida carriera per conto dello stesso Antonio Astrubali: il vincitore del Giovanardi è stato preceduto da Maccabeo di Palle, un Lindy Lane che si è messo ad andare (1.14.1 il suo record) dopo la castrazione in quanto tendeva a fermarsi. Nad ha poi due fratellini più piccoli, anch’ essi maschi, Ora Pronobis (da Pine Chip), già in doma a Divignano da Mauro Baroncini, e Palle Spirit, anch’esso da Windsong’s Legacy che sta crescendo a Seniga. Nad Al Sheba è stato affidato a Baroncini, in quanto il trainer di Divignano aveva già avuto in cura tre fratelli di Divina Dei, Ares degli Dei, Cassandra Dei e, soprattutto, ABC FREIGHT 3, 1.56.3 Forbante Dei, che Mauro ha portato anche a disputare una finale del Lotteria di Agnano. Materiale evidentemente di grande qualità, grazie a mamma Nocturne Hanover che viene, come ricordato nelle prime righe di questo commento, da una famiglia di grandissima riuscita. Nocturne, infatti, nasce da Noblesse Hanover: questa altro non è che uno dei sedici prodotti di Noble Gal, straordinaria sia nell’attività agonistica (è la più veloce figlia di Noble Victory con 1.58.2 a 3 anni che allora aveva un valore mondiale) che in razza. È, infatti, la prima fattrice nella storia del trotto mondiale ad aver prodotto sette in 2.00: Noxie Hanover 2, TT1.55 contro il tempo, ex primatista mondiale delle 2 anni; Neil Hanover 1.55.3, vincitore di stakes e stallone di buona riuscita in Italia; Nanuet Hanover 2, TT1.57; Nobleboy Hanover 1.13.3; Nobie Hanover 3, 1.58.2, Nowak 2, 1.58.4 e Newfi Hanover 3, 1.59.1, anch’ esso approdato con buoni risultati in Italia e poi esportato in Germania come razzatore. Ma nascono da Noble Gal anche Super Way 3, 2.00.1 che ha il grande merito di essere il padre del campione e stallone top Diamond Way, che tra l’ altro è il papà di Divina Dei proponendo un incrocio volutamente particolare; Novella Hanover (da cui Columnist 3, 1.55.1 vincitore del Costa Azzurra) e soprattutto Noble Hanover, che è la terza madre di Bell Power, la fattrice da cui nascono (tutti con Viking Kronos) Going Kronos 1.09.9, Lantern Kronos 1.10 (1.52.3) primatista assoluta dei 3 anni indigeni con vertice conseguito in Usa nella stagione 2008, quando l’allieva di Kolgjini ha vinto un’eliminatoria dell’Hambletonian Oaks (seconda in finale) e il World Trotting Derby Filly e Moonlight Kronos 1.10.8. E da Noble viene anche Narvara, nonna della vincitrice del Nazionale Filly 2009 Medulla del Ronco. Una famiglia straordinaria, dunque, che valorizza ancor di più questo Nad Al Sheba e gli prospetta una possibile futura carriera da stallone. 15 DIVINE DEI f. 2000 Diamond Way NAD AL SHEBA m. 2007 Windsong’s Legacy NARA f. 1991 Speedy Crown BELL POWER f. 1999 Pine Chip LANTERN KRONOS f. 2005 Viking Kronos NOCTURNE HANOVER f. 1993 Speedy Crown NOBLESSE HANOVER f. 1975 Super Bowl NARVA HANOVER f. 1982 Florinda Pro GOING KRONOS m. 2003 Viking Kronos NUANCE HANOVER f. 1986 Prakas NOBLE HANOVER f. 1974 Super Bowl SUPER WAY m. 1976 Super Bowl NEW0FI HANOVER m. 1979 Super Bowl f. 1968 Noble Victory NOBLE GAL NEIL HANOVER m. 1980 Super Bowl COLUMNIST m. 1987 Speedy Crown NOVELLA HANOVER f. 1981 Super Bowl MANUET HANOVER f. 1985 Super Bowl NOXIE HANOVER f. 1986 Super Bowl di Alberto Cagnato MAGO RE D’EUROPA O ltre cinquemila persone erano presenti il 25 aprile, all’ippodromo del trotto di San Siro, per la giornata imperniata sul Gran Premio d’Europa. Un sintomo positivo di un non certo impossibile rilancio. Sulle tribune tante facce nuove, tante famiglie che magari scommettono pochi euro ma che hanno dimostrato di gradire l’ottimo spettacolo e che sicuramente torneranno in altre occasioni. Pienone al ristorante panoramico, da poco riaperto, che offre un ottimo rapporto qualità-prezzo, senz’altro superiore alle gestioni passate. Note meno liete per quanto riguarda le scommesse sul campo, soltanto 150mila euro, che hanno comunque contribuito a portare il movimento globale della giornata, comprensivo del gioco della rete esterna, poco oltre il milione di euro. C’era un grandissimo favorito nel Gran Premio d’Europa e il responso della pista è stato inequivocabile: Mago d’Amore, il campioncino di Pippo Gubellini, ha centrato con superiorità il bersaglio originando al totalizzatore la mini-quota di 1.21, vicinissima a quella del divino Varenne che nella sua edizione pagò 1.20. Va subito precisato che il paragone con il più grande trottatore di tutti i tempi non regge: Mago d’Amore è un ottimo cavallo, un campioncino con ancora vasti margini di miglioramento, ma per avvicinarsi a Varenne ha ancora molto da lavorare. Nel Gran Premio d’Europa, disertato dagli stranieri (spaventati dalla qualità dei trottatori espressi dal nostro allevamento ma anche dal grave ritardo con cui l’Unire paga i premi), Mago d’Amore è piaciuto, ma non ha convinto completamente i puristi ai quali non poteva sfuggire lo ‘sbattimento’ in sulky di Pippo Gubellini negli ultimi 200 metri per parare, sia pure senza grossi patemi, il disperato affondo di un ottimo Mondiale Ok. Va comunque precisato che Mago d’Amore aveva dovuto spendere parecchie energie per sfondare e conquistare il comando delle operazioni, dopo 500 metri sul compagno di allenamento Mercks Ok. Nel dopocorsa Pippo Gubellini, al suo quarto centro nell’Europa, confermerà che dopo un primo chilometro percorso sul piede di 1’12”, non ha più sentito ben carico in mano Mago d’Amore ed ha avuto un po’ di paura. Buon per lui che Mondiale Ok provenisse da troppo lontano, altrimenti ci sarebbe stato un epilogo ben più combattuto. Comunque la prestazione di Mago d’Amore, espressosi sul piede di 1’11”8, a sette decimi dal record di Lisa America. E’ da 17 che, in poche battute, assume il controllo della corsa. Marcia di trasferimento movimentata solo dalla sfuriata di Moriondo e passerella finale di Mago d’Amore, comunque comandato a fondo da Pippo Gubellini, mentre alle sue spalle Mondiale Ok finiva molto forte superando il compagno di paddock Merckx Ok per la seconda piazza. Va sottolineato il ritorno alla ribalta dell’allevamento di Bruno e Roberto Branchini. Note negative, invece, per il derbywinner Macho Gams, crollato a traguardo ancora molto lontano, e apparso come l’ombra del cavallo che si era aggiudicato il Nastro Azzurro. considerarsi altamente positiva e ancora meglio farà quando potrà correre senza ferri. La vittoria di Mago d’Amore contribuirà ad alleviare le pene dei bambini di un villaggio dell’India ai quali i coniugi Ubaldo devolveranno una larga fetta del premio di traguardo. Mago d’Amore si è aggiudicato la terza, grande classica consecutiva: G.P. Orsi Mangelli a Milano, G.P. Città di Torino a Torino e appunto G.P. d’Europa, che è l’ultimo di una serie di appuntamenti internazionali snobbati dai cavalli stranieri. Ecco il film della corsa. In testa Merckx Ok, davanti a Mondiale Ok, ma dopo mezzo giro l’implacabile avanzata di Mago d’Amore Da rilevare che sia il vincitore che il secondo arrivato sono figli del mostro sacro Lemon Dra, stallone eccelso continuatore del caporazza Sharif di Jesolo, purtroppo finito nel buco nero dopo un misterioso rapimento. E William Casoli, il grandissimo driver da poco scomparso, da lassù si sarà lustrato gli occhi: il campione da lui forgiato, oltre all’accoppiata nell’Europa, ha fatto altrettanto anche nel Filly con il binomio Mania-Maddy Laser. Meritatissimo il successo di Mania, pilotata alla grande da Jorma Kontio, che ha trovato le energie per sfuggire a Maddy Laser alla media di 1’12”6, dopo oltre un giro di fuori scoperta. 18 I QUINDICI ANNI DI VARENNE Tanti auguri Capitano lla festa hanno partecipato circa duecentocinquanta persone provenienti da tutta Italia. Erano presenti, soprattutto, molti bambini e donne in un’atmosfera straordinaria, al limite del surreale, dove predominavano emozioni e riconoscenza verso il Capitano. Varenne, impeccabile e consapevole di essere il protagonista della giornata, si è fatto fotografare con tutti senza problemi e, nonostante fosse praticamente ‘tirato’ da tutte le parti, non solo non ha mai mostrato segni di insofferenza, ma ha riconfermato di apprezzare le attenzioni dei suoi supporters, in particolare quelle dei bambini. Insomma, una festa all’insegna della semplicità e dei buoni sentimenti grazie a un Campione che, anche dopo otto anni dall’abbandono delle piste, è ancora nel cuore della ‘sua’ gente. A 19 A REA A LLEVAMENTO di Massimo Alberti ALLEVAMENTO GARDESANA Casa Fraccari: la Dinastia regale delle EFFE S i respira la storia dell’ippica nazionale davanti alla galleria di foto che tappezzano le pareti del salone d’ingresso della Gardesana a Sant’Angelo di Piove, 34 ettari di verde in provincia di Padova. È la sede principale dell’allevamento dei Fraccari, una delle dinastie più importanti del trotto italiano, una dinastia che inizia con Ferriano, continua con Franco e Filiberto e prosegue con Francesco. Poi, se si sale di un piano, si 20 rimane letteralmente a bocca aperta. Sembra di entrare nel magazzino di un importante argentiere perché ci si trova davanti ad una serie interminabile di trofei vinti da tanti campioni, per la stragrande maggioranza nati qui. C’è persino la coppa di una batteria dell’Hambletonian, nel 1994 con Bulville Victory. Si può cominciare la carrellata dalla premiazione di un lontano Elwood Medium, vinto da Ostiolo che fu secondo anche al Derby, pur partendo con un numero impossibile. Si possono vedere Enorme, Rivasco e Gadames che i non giovanissimi ricorderanno bene. E poi il classico Darif Effe e lì a fianco forse la bandiera dei Fraccari, Fiaccola Effe, la femmina indigena che ancora oggi, dopo tanti anni, detiene il record di somme vinte con l’equivalente di 750.000 euro (allora c’erano le lire). Fiaccola che vince un Grassetto a Padova e arriva seconda nel Campionato Europeo a Cesena e nel Lotteria di Immagini dei puledri nei paddock Napoli. È singolare proprio quest’ultima istantanea perché si vede chiaramente il driver Roberto Benedetti che alza il frustino in segno di vittoria, smette di comandare e viene beffato proprio sul filo da Evann C. È senza dubbio il gesto di esultanza più costoso della storia perché privò l’incolpevole Fiaccola Effe del successo nella prestigiosa finale napoletana. E poi Rapid Effe, vincitore nel Giovanardi e nel Nazionale. Quindi Solar Effe che andò a raccogliere i cocci di Victory Tilly, demolito da Varenne nell’ Elite Lopp, e seguì al traguardo il Capitano. E ancora Atlanta Effe (Europa Filly, Due Mari e il Prix del Louxemburg a Vincennes), primo prodotto dei Fraccari a vincere all’estero, partendo, tra le altre cose, dalle corse a vendere. Candid Effe, record europeo dei 3 anni con 1.13 sui 2 mila metri, ottenuto a Parigi. Duca Effe sul traguardo del Marche al San Paolo. E dulcis in fundo Island Effe che vendica dopo molti anni Fiaccola Effe e si afferma nel Lotteria 2009, oltre ad essere recorder della pista di Roma con 1.11.3. Una girandola di ‘effe’ da perdere la testa. E del resto qui tutto è… marchiato con la ‘effe’. Perfino il direttore dell’allevamento Livio Marin si fa chiamare Fausto, il suo secondo nome che ha per l’appunto l’iniziale... d’ordinanza. Assieme a lui troviamo Francesco Fraccari che ci fa da Cicerone. Nipote e figlio d’arte, ed anche gentleman driver dal 1978. “In realtà, non potevo che diventare anch’io driver, come mio padre Franco. Con lui, ancora da ragazzo, passavo serate intere a discutere di corse e qualche volta si litigava pure. In fondo, però, i cavalli erano un argomento che ci univa tanto e ricordo anche l’emozione forte ad ogni nascita di un puledro. La domenica, prima di andare all’ippodromo, venivamo sempre tutti e due a vedere i neonati. Poi portarli in corsa era un’esperienza commovente perché c’è dell’autentica magia nel momento in cui li osservi entrare in pista dopo averli visti venire al mondo. Anche mia sorella Federica è stata gentleman driver e il suo secondogenito Marcello è campione italiano di equitazione della sua categoria (14 anni, n.d.r.) e fa parte del team nazionale della Fise. Quindi, mio nonno Ferriano ci ha tramandato una passione che trova sfogo anche in settori diversi dal trotto.” Filiberto Fraccari 21 Cavalli e poesia alla Gardesana Dunque, un gentleman e un allevatore predestinato. Quale la corsa più bella della carriera di guidatore? “Ne vorrei ricordare tre. La prima è quella che in realtà vinse mio padre Franco con Montepin e io arrivai secondo con Artheno. Fu un momento irripetibile, per me e per lui, perché la gara era intitolata a mio nonno Ferriano. E poi quando andai a vincere a Milano con Doberdò in una corsa con i professionisti. C’erano anche i due Baroncini (Walter e Livio Marin 22 Mauro) e battere gente come loro è una cosa unica. La terza esperienza fu la vittoria nella sfida con i gentlemen americani. Il nostro team li sconfisse a casa loro negli USA anche grazie al mio successo nell’individuale.” E l’allevamento, com’è organizzato oggi? “Tutta l'attività allevatoria è nelle mani di mio zio Filiberto al quale faccio volentieri da spalla. Nell’anno 2000 abbiamo chiuso la scuderia e ci siamo concentrati sull’allevamento. Le fattrici rimaste sono Francesco Fraccari ventuno, i cui prodotti vendiamo alle Aste Anact di Settimo Milanese. Un tempo ormai lontano ci affidavamo all’incrocio franco-americano, quando collaboravamo con Ezio Bezzecchi, Gianfranco Bongiovanni, Mario Rivara e Roberto Benedetti. Ricordo anche la frequente sintonia con il commendator Carlo Cacciari, con il quale ci confrontavamo spesso e volentieri sulle scelte allevatorie. Dalla seconda metà degli anni novanta ci siamo orientati sull’americano puro e collaboriamo con i capi scuola svedesi del calibro di Bern Lindstedt (presso il quale teniamo anche dei cavalli), Stig Johansonn e Jan Johnsonn, che spesso viene a lavorare qui a Sant’Angelo. Delle fattrici vorrei ricordarne due: Dalona Brisco (da Speedy Crown e Icefolly), madre di Candid Effe, Glamour Effe, Miss Lady Effe e Dotty Effe. Quest’ultima pure fattrice nasce da Sierra Kosmos e Dalona Brisco ed è la madre di Island Effe.” Un puledro da tenere a mente per il futuro? “Proviamo con una femmina: si chiama Oibambam Effe (da Classic Photo e Etna Sec). Per lei ho scelto un nome particolare che in dialetto bolognese (città in cui Francesco ha fatto l’Università, n.d.r.) significa all’incirca per bacco.” In esclusiva per la stagione di monta 2010 al Centro Medico Equino - Limena (PD) Donerail: 1992 (USA) - Record 1.55.4 ($ 703.049) (Valley Victor - Bedell - Speedy Crown) Tasso di monta: € 4.300 (€ 800 alla prenotazione + € 3.500 al 31 dicembre) Seme fresco e congelato Like A Prayer: 1999 (USA) - Record 1.52.2 ($ 1.118.504) (Lindy Lane - Meadowmiss Hanover - Super Bowl) Tasso di monta: € 4.000 (€ 800 alla prenotazione + € 3.200 al 31 dicembre) Seme fresco e congelato Presso il CME funzionano anche COIS CAF 1.13.3 (Park Avenue Joe x Madam Palm Beach) e CORTEZ GAR 1.12.4 (Armbro Goal x Ivana Gar) di Vieri Berti AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI Sari, Nicola e la Valle dei Greppi Q uante volte, nel corso della vita, l’incontro con la persona giusta può dare una svolta all’esistenza... E se la vita può cambiare grazie alla presenza di qualcuno che si imbatte sulla nostra strada, nel nostro mondo l’incontro decisivo si può fare, oltre che con una persona, anche con un amico a quattro zampe. Di questo tipo di contatti, Sari Del Rosso, ippico a tutto tondo, proprietario, gentleman e infine allevatore, prima insieme alla moglie, la signora Maria Cristina Bracali, e ora con il figlio Nicola, che è coltivatore diretto e titolare dell’Azienda Agricola Dei Greppi, ne ha avuti diversi. Una sintesi? Giancarlo Baldi, Nello Bellei, Valpiana e Guadalupe Est. Ma, a questo punto, occorre fare chiarezza. “Nel 1976 – attacca Sari – rilevai la proprietà di Cesare Riccioni, nella campagna toscana, tra Santa Croce Sull’Arno ed Altopascio e, oltre al terreno, comprai anche i cavalli. Tra questi c’era Valpiana, la campionessa di Ilma Cacialli, che seppe essere grande anche in razza. Da lei, infatti, nel 1979 nacque Bonefra che, oltre ad avere avuto una più che discreta carriera agonistica, nel 1987 dette alla luce Mauna Kea. Il figlio di Orvieto è stato senza dubbio la mia prima realizzazione importante nel ruolo di allevatore e mi dette la grandissima soddisfazione di ottenere il secondo nell’Europa, alle spalle di Majer Art, e il terzo nel Triossi.” Di Valpiana, dunque, abbiamo detto. Ma Giancarlo e Nello? “È presto detto. – prosegue Sari - 24 Il reuccio del posto, Tome de Sousa Nei primi anni ’80 Giancarlo vendette all’allevamento Gardesana Gallant Man, che fu pagato parte in contanti e parte con tre stalloni e diciassette fattrici, di cui undici gravide e sei vuote. Io rilevai una parte di queste fattrici e, con la mediazione di Nello, ne cedemmo tre, tutte gravide, alla scuderia Kyra, barattandole con dieci fattrici vuote dell’allevamento di Scandicci Alto. Tra queste dieci femmine c’era una figlia di Steno e Marchesana, Ghirba, alla quale detti The Last Hurrah e, un bel giorno, nacque Guadalupe Est. A dire il vero il nome che le volevamo dare era solo Guadalupe, ma quando andai alla sede dell’Anact mi dissero che c’era già e la prima cosa che mi venne in mente fu di aggiungere quell’Est che, tutto sommato, ci ha portato fortuna.” È vero, perché Guadalupe Est è stata una discreta cavalla da corsa ma, soprattutto, in razza è stata un piccolo fenomeno… “Intanto da lei è nato Tome de Sousa, che ha dato veramente la svolta alla nostra attività, e poi ha prodotto tante femmine che, a loro volta, si sono distinte in razza molto bene. Tome, ovviamente, con il suo record di 1.11.8 e oltre 730 mila euro di somme vinte, è stato la sua grande realizzazione, ma mi piace ricordare Shoshone, 1.15.2 con 116 mila euro di vincite, Alice Springs, che in corsa ha combinato poco ma è madre di Giramondo Rex, 1.12.4, e di una certa Naltrastoria Rex, e poi Bird Island, mamma di Neckar dei Greppi e di una “O”, Omsk dei Greppi (da Ganymède) verso cui ho tantissime speran- NATI NEL 2008 MASCHI OHAN DEI GREPPI da Gigant Neo e Covilha de Sousa OMSK DEI GREPPI da Ganymède e Bird Island OREGON DEI GREPPI da Gigant Neo e Zooropa ORLY DEI GREPPI da Gigant Neo e Timisoara OLAF DEI GREPPI da Cherokee Chief e Silvia Laser ODER DEI GREPPI da Toss Out e Approbation OHIO DEI GREPPI da Coktail Jet e Dresda dei Greppi ORTLE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Gilgit dei Greppi FEMMINE ORANGE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Ville Lumière OUCHY DEI GREPPI da Crowning Classic e Great dei Greppi OHANA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Cenaia OISE DEI GREPPI da Calypso Capar e Venere d’Alfa NATI NEL 2009 MASCHI POWELL DEI GREPPI da Brads Photo e Covilha de Sousa PHILIP DEI GREPPI da Coktail Jet e Bird Island PACK DEI GREPPI da Cipollini Mario e Great dei Greppi PUERTO DEI GREPPI da Juliano Star e Cenaia PAMIR DEI GREPPI da Calypso Capar e Dehra dei Greppi PACHA DEI GREPPI da Juliano Star e Dresda dei Greppi PARRY DEI GREPPI da Cherokee Chief e Edvige Volo FEMMINE PRAVDA DEI GREPPI da Toss Out e Approbation PAPAUA DEI GREPPI da Dulal e Ville Lumiere PAMPA DEI GREPPI da Gigant Neo e Elmina de Sousa PRAGA DEI GREPPI da Ganymède e Cleo dei Greppi PALMA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Diecilune Rex NATI NEL 2010 MASCHI Exploit Caf e Covilha de Sousa Brads Photo e Ismailia Juliano Star e Estasi Runner Coktail Jet e Timisoara Brads Photo e Cleo dei Greppi Sand Vic e Great dei Greppi FEMMINE Love You e Bird Island Look De Star e Ville Lumière Look De Star e Zooropa Look De Star e Fenix dei Greppi FATTRICI PROSSIME AL PARTO Cenaia (Look De Star) Dresda dei Greppi (Coktail Jet) Diecilune Rex (Sand Vic) Edvige Volo (Look De Star) Elmina de Sousa (Love You) 25 ze. E poi ci sono state Covilha de Sousa, madre di Mayon dei Greppi, Elmina de Sousa, madre di New York Times, Flores de Sousa, che ha vinto oltre 100 mila euro con un record di 1.13.7, e Ilu Babor. Insomma, una fattrice inesauribile che ora ha ventisei anni e non è più in attività, ma che considero la ‘padrona’ di questo posto, dove potrà vivere serenamente la sua vecchiaia fino alla fine dei suoi giorni.” Questo posto, di cui dici essere padrona Guadalupe Est (e come non esserle riconoscenti?), si trova lungo la Via Francigena, a metà strada fra Galleno e Chimenti, nel comune di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Da quando siete qui? “Vendemmo la proprietà che avevamo comprato da Cesare Riccioni e poi ci mettemmo alla ricerca. Ci volle del tempo, avevamo pensato anche alla Maremma, poi mi fu offerto questo posto: 44 ettari di terreno, boschi con alberi di ogni genere, una valle, la Valle dei Greppi, da cui la sigla dei nostri prodotti, e un lago. Insomma, un luogo fantastico, sul quale c’è stato molto da lavorare, perché era semi-abbandonato, ma con il tempo siamo riusciti a sistemare tutto, dotando la struttura anche di una clinica veterinaria, che fa capo a mio fratello Armando.” Zooropa e una femmina da Look De Star 26 La... 'proprietaria' virtuale di tutto, Guadalupe Est E qui, oltre all’allevamento, che è l’attività principale, dimorano anche i cavalli da corsa… “Certo! Abbiamo una pista in salita di 500 metri e una pista dritta di 800. Ai tempi in cui iniziammo i lavori, andai con Bjorn Lindblom in Svezia, al centro di Ake Svanstedt, che si trova a 500 km a nord di Stoccolma. Vidi una realtà diversa: i cavalli allo stato brado, sempre fuori, e piste che si insinuavano nei boschi su cui i cavalli uscivano per lunghe passeggiate. E ti dirò di più: la sensazione che ho avuto, e che conservo tuttora, quando esco con i cavalli qui, è che più il terreno è accidentato e con saliscendi e più il cavallo si impe- gna e si diverte, mentre quello che lo stressa è la velocità.” Quindi, vita più spartana ma anche più serena… “La selezione inizia subito: a parte i periodi invernali, io tengo sempre fuori le fattrici e il puledro che nasce all’aperto viene accudito ma anche sollecitato dalla madre. Insomma, la natura fa il suo corso e, francamente, è molto difficile che succedano disgrazie. Al proposito, c’è un episodio di qualche anno fa che mi colpì moltissimo: c’erano in un paddock otto fattrici gravide, una partorì e accudiva il suo piccolo, mentre le altre sette le stavano intorno per proteggerla. La natura è davvero fantastica…” Sono sempre fuori anche i giovani puledri? “Abbiamo una scuderia di circa 50 box, ma sono quasi sempre tutti vuoti. I cavalli che stanno all’aperto, per me vivono secondo natura e sono più sereni. Qui cavalli ‘arrabbiati’ non ce ne sono, puoi tranquillamente entrare nel paddocks dove ci sono i puledri di dodici mesi e loro ti avvicinano e si lasciano maneggiare senza problemi. Insomma, io credo che si debba assecondare la natura e, tutto sommato, mi sembra che i risultati mi diano ragione, considerando che quasi tutti i cavalli che nascono qui Torniamo all’allevamento. Oltre ai Greppi e, ovviamente, a Tome, fra i cavalli da te allevati ce ne sono altri che ti hanno dato soddisfazione, tra cui un certo Battery Point… “Lui era figlio di Frascosa, una figlia di Civenna a sua volta nata da Valpiana. È stato un buon cavallo, ricordo ancora il successo nel Società Terme con Vincenzo La Porta. Fu una grande soddisfazione. E da Frascosa sono nate Timisoara (madre di Dresda dei Greppi, Gilan dei Greppi, Ile dei Greppi, Luxor dei Greppi e Nelson dei Greppi), Ville Lumière (Fukui dei Greppi, Islam dei Greppi, Lilla dei Greppi e Mar- na dei Greppi), Zooropa (da cui Fez dei Greppi) e Crazy dei Greppi, che ha vinto oltre 117 mila euro con un record di 1.15.7. Ancora una volta tutto grazie a Valpiana.” E poi c’è la generazione delle ‘I’. “Una delle migliori della nostra produzione: quindici nati e quindici in corsa, con ‘punte’ quali Iran dei Greppi, Ioseph dei Greppi, Islam dei Greppi ed Islas dei Greppi. Insomma è andata bene.” E il sogno? “In parte si può dire che si sia già realizzato: amo i cavalli e sto in mezzo a loro in un posto fantastico, Omsk dei Greppi e Sari Del Rosso arrivano sempre in fondo alla carriera tonici e robusti, il che non è poco.” E forse sono robusti anche per il lavoro cui li sottoponete? “Beh, non è mica una pensione questa… Lavorare si lavora tutti, è giusto che tocchi anche a loro... Ma è un lavoro che non li stressa: tanti chilometri di passeggiate in mezzo ai boschi e parecchio trot master. Insomma, poca velocità e tanta fatica.” La giostra situata di fronte alle scuderie principali Il paddock dove vivono i sette maschi della lettera P non ho ambizioni di vendita, perché la produzione dell’azienda è rilevata ogni anno dalla scuderia Delton, le cose girano per il verso giusto e bisogna sapersi accontentare. Se proprio vuoi una risposta precisa alla tua domanda, però, di sogni ne avrei due: al primo posto ci metto un discorso generale, ovvero che l’ippica torni ad essere quello sport meraviglioso che era fino a vent’anni fa, e spero che non sia solo un sogno, ma perché si realizzi ci vuole un po’ di buona volontà da parte di tutti. Al secondo posto, perché no, è il poter vedere un giorno un “Greppi” nell’albo d’oro di qualche classica. Intanto, io mi coccolo Omsk! ‘Dei Greppi’… naturalmente!.” 27 di Paola Palmieri ALLEVAMENTO PURLARI Inseguendo i sogni chiamati cavalli I cugini Maisto appassionati leader del sud G li impegni dell’Onorevole Pietro Maisto sono sempre molti, ma non appena gli chiediamo di parlare di cavalli, come per incanto tutto cambia. “Scappo all’allevamento appena posso. Lì mi rilasso, è una passio- 28 ne radicata che mi ha trasmesso mio padre Andrea. Ora purtroppo non c’è più, ma la stima dei tanti che lo conoscevano perdura. Lui era un appassionato vero che viveva l’ippica a tutto tondo. Nel 1970 iniziò come proprietario, poi arrivò anche la parte allevatoria con l’acquisto di dieci ettari di terreno a Marzano Appio, zona dell’alto casertano.” Come mai proprio quella zona? “Per il terreno particolarmente adatto per i cavalli che vi nascono e crescono sani. Inoltre nella zona non ci sono insediamenti indu- striali quindi è buona anche la qualità dell’aria tanto da permetterci di lasciare i cavalli a paddock giorno e notte.”. Quali sono gli accorgimenti a cui date maggiore importanza nel programma allevatorio? “Seguiamo molto i puledri nell’alimentazione, lo riteniamo fondamentale per la formazione. Cavalli come Dott Maisto e Garland, ricordati da tutti, sono stati ottimi soggetti, potenti e coriacei, da loro ho avuto grandi soddisfazioni.” E i traguardi fin qui raggiunti, con tanti altri buoni puledri in pista con la sigla Breed… “Sono molto soddisfatto del lavoro effettuato, che risale all’ottimo inizio di mio padre e poi al percorso fatto assieme ai miei fidatissimi collaboratori, di cui non potrei fare a meno. Ma naturalmente inseguiamo i sogni, senza quelli che ippica sarebbe.” Non stiamo qui ad elencare i prodotti dell’Allevamento Purlari, si possono vedere sul sito www.purlari.it. Un sito ben realizzato, corredato da foto bellissime e di facile consultazione. ll suo nome è anche legato ad un driver di grande levatura professionale. Il professor Maisto vanto dell'ippica italiana “Sì, con Giuseppe Pietro Maisto siamo cugini, figli di due fratelli. La nostra famiglia è nata nell’ippica, siamo tutti grandi appassionati. Mio padre, come ho già avuto modo di sottolineare, è stato il primo portacolori di questa passione.” Se avesse la bacchetta magica cosa cambierebbe nell’ippica? “Sicuramente proverei a rinnovare il sistema pubblicitario legato al settore anche con investimenti diversificati. Punterei sul gioco online, in modo da renderlo facile, veloce e funzionale. Mi piacerebbe che la scommessa quintè sia unica come giocata senza che sia legata alla tris ed al quartè. Inoltre vorrei che gli ippodromi diventassero un punto di aggregazione e spettacolo per tutti e infine il mio desiderio è che i proprietari fossero riabilitati nel loro ruolo, non bistrattati e quindi costretti a rinunciare. Si sta dimenticando che sono loro il vero motore del nostro ambiente.” Mentre la bacchetta magica nel settore allevatorio come la utilizzerebbe? “Io parto dal presupposto che i cavalli sono un hobby, per me sono una grandissima passione e mi rendo conto che probabilmente ci sono realtà diverse nei grandi allevamenti, dove i numeri sono importanti. Però mi piacerebbe che gli stallonieri si rendessero conto del momento difficile che il nostro paese sta attraversando e che i sacrifici sono chiesti a tutti, nessuno escluso. Darei vita ad una riflessione collettiva sulle aste, non proprio brillanti, per effettuare una valutazione seria ed attenta diretta a superare il momento, a costo anche di diminuire le fattrici se necessario.” La nostra conversazione con l’onorevole Pietro Maisto termina qui, richiamato dagli impegni istituzionali e a noi non resta che augurargli in bocca al lupo. 29 di Martina Nerli ALLEVAMENTO DEI VELTRI Ottimismo e passione C’ era una volta... potremmo iniziare così questa storia quasi fiabesca, che capita quando si ha l’immensa fortuna di far nascere cavalli come Echo Dei Veltri, Derby Winner 2004. Fortuna o capacità? Jones Stradaioli, proprietario del lussuoso allevamento Dei Veltri, le ha entrambe. Siamo andati a trovarlo nel suo regno, in provincia di Ravenna, dove tutti i sogni, o quasi, si avverano. Come inizia la sua favola? “Ho iniziato a fare l’allevatore quasi per caso nel 1999. Dico quasi per caso perché mio padre è stato proprietario di cavalli da corsa per circa trent’anni, rigorosamente figli di Sharif Di Jesolo: erano la sua passione. Cercavo per mia moglie Laura una cavalla da montare a sella e mio padre mi regalò Pamela Stra, tra i cavalli che aveva era la più piccola e la più scarsa in pista. Dopo qualche mese, notai che la cavalla si faceva più bella. Mi venne in mente di provare a dargli uno stallone, una seconda chance per lei nel mondo del trotto. Il primo anno la gravidanza andò male, l’anno successivo ci riprovai e puntai su Waikiki Beach, non mi deluse, e nacque Echo Dei Veltri. Acquistai un’altra fattrice, Nilema Sweet, per allargare l’attività e nacque Ciro Dei Veltri (da Giant Victory e Nilema Sweet), altro cavallo di cui sono orgogliosissimo. 30 “Un’ottima madre, come prima regola. La scelta dello stallone è importante, ma se non hai una fattrice che dà prodotti da corsa è un flop. Seconda regola, alimentarli al meglio. Mi impegno per scegliere mangimi adatti per ogni fase della crescita del puledro, al fine di farlo crescere senza carenze, perché possa poi affrontare lo stress dell’attività agonistica. Questi sono due punti essenziali, a cui seguono altre attenzioni: non spostare i cavalli dentro e fuori, lo sbalzo di temperatura dal paddock al box può creare notevoli problemi. Piccole accortezze che possono fare la differenza.” Ero un principiante nel settore ma le cose andavano comunque decisamente bene.” Allevatore di levrieri che vincono magnifici concorsi di bellezza in tutta Italia, di cavalli che vincono Derby. Quello che lei tocca diventa oro... “Prima di diventare allevatore di trottatori, lo ero di levrieri inglesi. Questo mi ha aiutato. Anche se ca- ni e cavalli apparentemente sono animali estremamente diversi, ci sono regole fondamentali da rispettare se si vogliono ottenere prodotti di alto livello. La sigla ‘Dei Veltri’ deriva proprio dalla mia passione per i levrieri (il termine ‘veltro’ nel medioevo indicava il levriero).” Lei parla di regole fondamentali per allevare. Ci svela i suoi segreti? Impossibile non parlare di Echo Dei Veltri, la sua creazione più sorprendente... “Un cavallo di gran classe che mi ha regalato emozioni infinite. Tanta potenza e cuore in pista, sempre pronto a regalarti qualcosa in più di quello che ti aspetti. Andai a Tor Di Valle con tutta la mia famiglia quando corse il Derby nel 2004, una giornata da tachicardia. Vole- 31 vo vedere con i miei occhi quello di cui era capace, vivere quel momento fino in fondo, perché quelle sono emozioni e fortune che capitano una volta; 1.14.7 sui 2100 metri, protagonista assoluto, (2° Eldgrado Bi, G.Maisto; 3° Equinox Bi, M.Biasuzzi). Che dire? Echo fin da piccolo colpiva subito l’attenzione di tutti, aveva tre mesi e trottava come da adulto, oltre ad essere particolarmente bello fisicamente. Un giorno mi vennero a trovare in allevamento il signor Bruni e sua moglie. La signora appena vide Echo si innamorò perdutamente, decise all’istante che quello doveva essere il suo cavallo, un puledrino di cinque mesi che aveva qualcosa in più.” Come vive questo periodo non florido per l’ippica? “Non amo piangermi addosso. Ho avuto anch’io periodi duri, le generazioni con la lettera I e G sono andate male, ma nella vita credo ci sia una compensazione, avevo già avuto molto, non può sempre tutto riuscire perfettamente. Ho sempre creduto nell’ippica, anche se oggi è difficile fare gli allevatori, ma continuo ad impegnarmi con la stessa voglia di farcela. Anche quest’anno ho sei fattrici gravide di cui tre hanno già partorito, sono ottimista. L’ippica ha bisogno di nuovi proprietari, che comprano cavalli non per investimento ma per portare avanti un sogno, una passione a cui non sanno rinunciare; e poi norme molto più severe sul modo di correre, per evitare corse troppo tattiche che portano a fare un giro da 1.20 in un gran premio. Non ho la ricetta per risollevare l’ippica, posso solo dire che in questo settore ci sono tante persone capaci e speciali, che si impegnano ogni giorno per portare avanti una passione che spesso diventa una ragione di vita. Non è tutto negativo!” Un uomo estremamente ottimista, una moglie che lui stesso definisce “la colonna portante dell’allevamento” e puledri che riempiono il cuore di gioia. Un pezzo di vita, vissuta tra paddock e sogni. 32 di Elisabetta Busso AZIENDA AGRICOLA MONFORTE Ugo Chiola, un americano nelle Langhe... Lui si definisce il “vero” allevatore, cioè colui che alleva per vendere, conosciuto e stimato in tutta America per essere l’unica persona che in soli 25 anni sia riuscita ad allevare sette campioni F orse poche persone sanno che Igor Font è nato negli USA, nell’allevamento Kosmos di Ugo Chiola, e che lui stesso lo ha portato in aereo in Italia quando aveva pochi mesi, insieme alla mamma la Cologne Kosmos, gravida di Lexus Font. Ebbene sì, proprio lui: l’uomo con due passaporti, uno americano ed uno italiano. A cinque anni vedeva partorire le cavalle allevate da suo padre e da suo nonno, di conseguenza il cavallo è nel suo sangue da sempre. Avendo studiato in Usa, vicino all’ippodromo di Meadowland all’epoca dell’apertura, la passione è diventata realtà e la realtà è diventa un’esigenza, da lì la decisione di passare metà della vita in America. Il ritorno alle origini è comunque forte, così ha deciso di aprire anche un grande centro qui in Italia, nella terra dove è nato, ed unire la tradizione italiana all’esperienza americana per cercare di trarre tutti i vantaggi. Tutto comincia una trentina d’anni fa. “Ho iniziato ad allevare nel ‘77 ed il primo prodotto è stato Jazz Kosmos, che vinse poi il Kentucky Futurity e secondo battuto in strettissima foto nell’Hambletonian. Avevo promesso a mia madre, che avrebbe voluto vedermi praticare il me- stiere per il quale avevo studiato, un campione; e alla prima stagione gliel’ ho dato, in breve in una decina d’anni ho tirato fuori sette campioni con i quali ho vinto tutto.” Qual è stato il segreto per riuscire così in fretta ad arrivare alle cime alte delle classifiche americane? “Ci fosse qui il grande Federico Tesio direbbe «l’allevamento non è una scienza esatta, non è matematica, ci vogliono quattro componenti per allevare un campione: il 25 % la fa la linea di sangue del cavallo con la sua genealogia, l’altro 25 % il terreno dell’allevamento che rappresenta l’alimentazione iniziale del puledro già quando è nella pancia della mamma, un altro 25 % dipende dall’allenatore e dalla sua pazienza ed esperienza, ed il restante 25 % il famoso fattore C…».” Stallone preferito? “Non ho stalloni preferiti, ogni cavalla ha il suo. Ho sempre voluto fare di testa mia, andando anche a volte contro corrente, sia in Usa che qui da noi. In America tutti credevano nella linea di sangue di Star’s Pride affermando che la linea della Axworty era morta, io invece l’ho resuscitata con Nearly Perfect. Qui in Europa alcuni stalloni che io amo non solo non li ap- Ugo Chiola con la Cologne Kosmos mamma di Igor Font e Lexus Font provano, ma se dici ad alcuni allenatori di venire a vedere un prodotto di tale padre ti rispondono che non hanno tempo da perdere. Ho portato dall’America sei fattrici e gli ho dato determinati stalloni, vedremo in futuro se avrò avuto ragione io o loro. Ognuno ha la sua filosofia, ma io penso che il 60% del risultato di un prodotto dipenda dalla madre, so cosa valgono le mie fattrici e di conseguenza mi comporto, ad esempio alla Cologne Kosmos, la mamma di Igor e di Lexus, dopo Andover Hall e Varenne ho pensato che per lei sarebbe stato 33 giusto Abano As, stallone al quale sono molto affezionato per la sua linea di sangue; dovete sapere che la sua bisnonna, da parte di padre la Cesoia, era una cavalla di mio papà che in corsa forse non era stata eccelsa, ma sulla quale credevamo molto come mamma, così mio padre me la portò in America, e lì si dimostrò che le nostre convinzioni su di lei erano giuste.” La differenza di allevamento tra gli Usa e l’Italia? “L’America ha un dono essenziale regalato da Dio: i terreni ricchi di sali minerali. Di conseguenza si parte avvantaggiati, i puledri hanno una conformazione scheletrica più forte rispetto alla nostra, non credo che gli integratori di mangimi abbiano lo stesso effetto. Per il resto ormai con il seme congelato non vi è più differenza. Altre cose possono essere determinate dal modo di allevare, ma qui si entrerebbe in un discorso discutibile e soggettivo. L’America è un paese che si muove velocemente, i risultati si esigono subito, per cui se uno è un brocco a due o a tre anni sarà un brocco tutta la sua vita; capisco che questo discorso fatto in Europa ha tutt’altro significato e può esser molto discutibile, ma si tratta di mercato, lì i soldi vengono investiti tutti e tanti, per le corse dei puledri. In America vogliono spettacolo e vogliono vedere il ricambio generazionale, qui in Europa invece siamo più conservatori, tradizionalisti, passionali. L’ideale sarebbe allevare dei prodotti negli Stati Uniti, farli correre lì a due e tre anni, e poi da anziani portarli a vincere qui da noi. Io ho avuto la fortuna di essere il proprietario di Sj’s Photo: a due anni ha fatto 13 corse vincendole tutte, idem a tre anni, poi è venuto in Italia e ha vinto quello che doveva vincere ed ora è uno dei più grandi stalloni del mondo, con il cui seme tutti gli anni copro tre delle mie cavalle.” Come mai la sigla Kosmos? “Ero all’ultimo anno di università negli Stati Uniti. Quando il mio 34 In alto: Una bella immagine dall’alto dell’allevamento Kosmos e dell’Azienda Agricola Monforte Al centro: I tre puledri della leva del 2009 a spasso nei paddock Sotto: Ugo Chiola con i suoi tre gioiellini di 18 mesi professore di marketing ha saputo che volevo mettere su un allevamento di cavalli da corsa mi chiese se sapevo come volevo siglarlo, gli dissi di no, gli risposi solo che volevo vincere tutte le corse più impor- tanti al mondo. Allora è semplice, rispose, chiamalo Kosmos, Universo. In America ho vinto tutto quello che volevo vincere, non mi manca più niente, per questo ho deciso di tornare in Europa e vincere il più Campioni allevati in America Jazz Kosmos Nuclear Kosmos Glenn Kosmos Babe Kosmos Petri Kosmos Sierra Kosmos Corleone Kosmos Super Photo Kosmos vincitore del Kentucky Futurity vincitore Hambletonian World Champion in Europe World Champion in Age Mare World Champion mezzo mile World Champion mezzo mile World Champion 1 mile World Champion 1640 m Cavalli allevati in Italia Fitzgerald Bigi da Sj’s Photo e Rocket Affair (allevato in comproprietà con Az. Agr. Allev. Bigi) Firstfoto Rivarco da Sj’s Photo e Biscuit Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas) Futuro Rivarco da Sj’s Photo e Zardy Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas e Mader srl) Festa Bigi da Baltic Speed e Guerra As (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi) Gradello Bigi da Sj’s Photo e Teneralady (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi) Igor Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl) Lexus Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl) Noisette Kosmos da Varenne e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Allevamento Le Fontanette) Oliver Kosmos da Abano As e Charming Honey Olimpic Kosmos da Abano As e Tag Tears Fattrici Cologne Kosmos 1.54 (Sj’s Photo – Checklist) Gravida di Yankee Slide prenotata a Andover Hall Tag Tears 1.58 (Tagliabue – Ms.Chin) Partorito da Abano As prenotata a Everest As Charming Honey 1.58 (Yankee Glide – Shattered) Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Marciliana (Lindi Lane – Cornelia) Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Watch Out 1.12.4 (Malabar Man – HT’s Flak) Partorito da SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo Glinca 1.12.4 (Running Sea – Tania Caf) Partorito da Classic Photo prenotata a Igor Font Prodotti anno 2009 Princess Kosmos da Abano As e Cologne Kosmos Pinotnoir Kosmos da SJ’s Photo e Watch Out Pussy Kosmos da Abano As e Tag Tears 35 nosco da anni poiché comprava il seme congelato di Sj’s Photo, hanno presentato alle aste sia Igor sia Lexus con la sigla Font, come da accordi interpersonali. Due cavalli fantastici che mi hanno dato grandi gioie, e spero in futuro di averne anche con Igor in veste di papà.” Ugo Chiola con Watch Out e il puledrino appena nato possibile, il mio sogno è l’Amerique, ci ho provato con Sj’ s Photo ma non ci sono riuscito, vedremo se in futuro sarà possibile.” Ed ora parliamo del progetto italiano. “Sono ritornato alle mie origini, nelle Langhe dove sono nati i miei genitori ed i miei nonni, dove ho passato la mia giovinezza. Ho avuto la fortuna di poter acquistare un’azienda metà pianeggiante e metà collinare nella zona del Barolo: un terzo è dedicato alle vigne, un terzo al frutteto, ed un terzo ai terreni per l’allevamento. Di conseguenza è una campagna veramente buona, un terreno che dà il Re dei vini spero mi dia anche un campione. Ho creato una strategia di allevamento con il mio carissimo amico Giacomo Bruno, titolare dell’allevamento Bigi, un allevamento con dei paddock che sembrano molto quelli della Normandia. Le mie fattrici staranno da lui per i parti e per l’inseminazione, poi verranno qui con i puledrini che staranno sino a tre mesi prima delle aste, poi torneranno da lui per la predoma. Una collaborazione che sono sicuro darà dei grossi risultati, anche perché lui ha impostato delle tecniche di allevamento esattamente come piacciono a me, molto americane.” Cosa pensa delle Aste italiane? “Che dovrebbero essere impostate 36 in un’altra maniera, vedo che molti allevatori arrivano con prodotti già venduti, o con i migliori tenuti a casa per vendita privata, non mi sembra giusto, né nei confronti di chi organizza le Aste, né nei confronti di chi ci va per cercare di acquistare un cavallo che lo faccia sognare. A mio modesto parere bisognerebbe lavorare tutti un po’ di più alla luce del sole, farebbe bene anche all’ippica in generale, e poi noto che spesso il prezzo di vendita di alcuni puledri non copre quasi neanche le spese della monta dello stallone.” In Italia però un campione c’è già, anche se con altra sigla, Igor Font. “Prima di comprare questa azienda a Monforte D’Alba avevo già deciso di portare un paio di fattrici in Italia, inclusa la Cologne Kosmos, così ho fatto una compartecipazione con Mario Forestiero, titolare dell’allevamento le Fontanette, che co- Cosa lega tutto questo alla cantina dei vini. “La tradizione di famiglia, essendo nato tra vigne e paddock, il connubio mi è sempre sembrato perfetto. Ho creato un centro di relax per una clientela raffinata, ho abbinato una buona cucina locale, fatta di tartufi e funghi porcini, con l’ottimo vino di mia produzione, vini che in poco tempo si sono già affermati non solo nella vecchia Europa ma anche in Usa, Asia, Cina e Africa. Un centro benessere dove rilassarsi tra un massaggio, una sauna e un tuffo in piscina, un laghetto contornato da bellissimi frutteti, delle belle passeggiate tra le fattrici con i puledri e tra i boschi con cavalli da sella. Insomma un luogo dove rilassarsi e dimenticare tutto per un po’, un luogo adatto a tutta la famiglia. Sopra al ristorante ed al centro benessere ho inoltre creato ed arredato personalmente sei stanze e due suite, ad ognuna delle quali ho dato il nome di un grande vino. In pratica ho voluto dar vita ad un’autentica oasi di pace, tranquillità e benessere da cui il corpo e lo spirito possono trarre solo gioia e piacere, dove aspetterò gli amici allevatori che vorranno venire a visione i miei puledri aprendo una bella bottiglia di Barolo davanti ad un bel piatto di funghi o tartufi.” Nei momenti successivi alla chiusura del giornale ci ha lasciato Piero Golisano, storico Direttore Generale dell’Unire fino al 1990 e Sindaco Revisore dell’Anact per conto dell’Unire fino al 1993. Una carriera dirigenziale insigne vissuta con classe, signorilità e competenza di cui si occuperanno le memorie del Trottatore del prossimo mese. di E.C. HA VINTO DA IMBATTUTO IL PRIX D’AMÉRIQUE 1991 ALLA TRENTESIMA USCITA IN CARRIERA Addio a Ténor de Baune T énor de Baune, morto a 25 anni per una colica fulminante nella notte del 18 aprile all’Haras de la Ronceraie dove stava svolgendo la sua diciannovesima stagione di monta, merita un ricordo, dovuto al suo ingresso leggendario nella storia del trotto per aver vinto l’Amérique da imbattuto. Tra il 12 maggio del 1988, data del suo debutto ad Argentan, e il 27 gennaio 1991, giorno in cui conquistò la classicissima francese, questo sauro, allenato da Jean-Baptiste Bossuet, mise insieme una collana di 30 vittorie consecutive, ponendo la sua firma anche su tre Critérium (3 e 4 anni e Continental), oltre a una decina di semiclassiche tra cui l’Etoile e il Belgique. La lunga serie di successi si interruppe proprio nella corsa successiva all’Amérique, nel Prix de France, quando Té- nor, non più al massimo dell’efficienza fisica, subì l’affondo di Ultra Ducal che nella classicissima aveva concluso al terzo posto, anche dietro Reve d’Udon, il futuro padre del doppio vincitore d’Amérique, Offshore Dream. Dal giorno della prima sconfitta la parabola di Ténor cominciò la fase discendente: il campione restò in attività sino alla fine del 1993 vincendo altre tre volte, ma in contesti meno impegnativi, per chiudere definitivamente dopo un np nel Bourbonnais, con un bottino di quasi un milione e mezzo di euro. Fuoriclasse che ha segnato un’epoca, negli ultimi trent’anni secondo solo a Ourasi e a pari merito con Jag de Bellouet. Tra i tanti primaserie che ha dato la Francia, Ténor de Baune (soggetto dal modello seducente, alto al garrese 164 centimetri, figlio di Le Loir e Colivette, una nipote di Fandango) ha lasciato il segno anche in razza, producendo i vincitori di sei Critérium (i confronti-base della selezione francese), vale a dire Gavroche Perrine, Hermés Perrine e Lulo Josselyn, tutti maschi e quindi tutti stalloni di un certo livello e pertanto continuatori della sua linea. Una linea da francese puro, bisogna infatti risalire all’ottava generazione per trovare nel suo pedigree una traccia di sangue americano. Ténor, inoltre, aveva la particolarità di rappresentare una linea maschile assolutamente autoctona, a differenza della maggioranza degli stalloni, anche francesi, che deriva dall’americano Hambletonian 10. Il vincitore dell’Amérique 1991 è il continuatore della linea che ha come capostipite Conquérant e che è stata portata avanti nel tempo, con varie ramificazioni, da altri chef de race come Fuschia, Bémécourt, Hernani III e Kerjacques. Una linea dominante nell’allevamento normanno sin dagli inizi del Novecento e che si è mantenuta tale fino ad una quindicina d’anni fa, con il citato Kerjacques e suo figlio Chambon P., per poi vedersi erodere la terra 37 Linea maschile di TENOR DE BAUNE CONQUERANT (1858) REYNOLDS (1873) FUSCHIA (1883) BEMECOURT (1901) ONTARIO (1914) HERNANI III (1929) QUINIO (1938) KERJACQUES (1954) CHAMBON P (1968) LE LOIR (1977) TENOR DE BAUNE (1985) sotto i piedi dalla sempre più massiccia influenza delle linee americane che, come si è visto nel numero scorso del Trottatore, vanno ormai per la maggiore anche in Francia. Conquérant, nato nella Manche nel 1858, è considerato il padre del trottatore francese. I suoi eredi in mezzo secolo hanno prevalso sui continuatori degli altri stalloni-base (Lavater, Niger, Normand e Phaëton), tanto che già nel 1905, come faceva già presente Primo Castelvetro nel suo fondamentale Il trottatore americano e francese, origini e sviluppi delle due razze; un’analisi indicava che il 40% dei trottatori francesi derivava, in linea maschile, proprio da Conquérant, la cui mamma Elisa è anche la seconda madre di Phaëton. La discendenza di Lavater e di Ni- 38 ger è ormai estinta da tempo, quella di Normand sopravvive con molta fatica (Orco e Kaiser Trot gli ultimi razzatori di discreto livello che l’hanno illustrata); quella di Phaëton ha conosciuto un momento d’oro ai tempi di Quioco, oggi ha ancora qualche sussulto grazie ai continuatori di Minou du Donjon e Nodesso. Il peso di portare avanti l’eredità degli avi normanni è ormai tutta sulle spalle della linea che si è diramata da Conquérant attraverso Reynolds e il famoso Fuschia, dal quale partono due branche, quella di Narquois che arriva sino a Fandango e Paleo e quella di Bémécourt che a sua volta si è sdoppiata: un canale sviluppatosi attraverso Intermede-Gaèl-Quiroga II, l’altro portato avanti sull’asse Ontario- Hernani II-Quinio-Kerjacques che, fra gli autoctoni, è quello più florido, l’unico che può contrastare, o meglio rallentare, in qualche modo l’incessante avanzata delle linee maschili di stampo americano. Ténor de Baune, in quasi venti anni di onorata carriera stalloniera, ha tenuto alto il vessillo di questa linea, assieme al giovane Offshore Dream, doppio vincitore dell’Amérique, e a Sancho Pança, un vincitore del Critérium dei 4 Anni da Chambon P che è ancora tra i razzatori più ricercati e che conta tra i suoi continuatori i validissimi Eclair de Vandel, Elvis du Rossignol, Kircho d’Acajeul e, soprattutto, Prince Gédé, il vincitore del Paris dello scorso anno che ha chiuso prematuramente la carriera per un serio incidente. C’ERA U NA V OLTA... MEMORIE DE ________a cura di LUCIO CELLETTI - [email protected]________ IN MEMORIA DI BEPPE BERTI Il nostro periodico gli è grato per gli anni di collaborazione che ci ha voluto regalare nel corso degli anni Novanta. Al suo nome è legata l’impresa di Delfo nell’International Trot dal punto di vista del ricordo televisivo di quell’impresa, commentata 48 ore dopo il trionfo dell’indigeno. Lo salutiamo con la tristezza del tempo che passa ma forti del suo ricordo e della sua testimonianza. M emorie dedicate a Beppe Berti, il noto ex telecronista Rai (direttore negli anni Ottanta dello sport di Raidue) che ci ha lasciato a fine aprile. Un nostro breve, doveroso spazio introduttivo prima di tuffarci nella lettura di uno degli articoli più interessanti che mai sia passato sulla nostra rivista: IL TROTTO DEI PADRI E DEI FIGLI. Questa è cultura ippica ai massimi livelli. Proprio per questo abbiamo pensato di riproporlo integralmente. Per la precisione il testo è del mese di Marzo/aprile 1992. 39 40 41 42 43 di Ermanno Mori* LA STORIA DELL’IPPODROMO Milano deve tornare la Scala del trotto L e corse al trotto apparvero in Italia agli inizi dell’800 come fatto provinciale, ricco di fervore popolare, in occasione delle Fiere e della Festa del Patrono. La culla di queste manifestazioni fu il Veneto e poi l’Emilia. Milano, città cosmopolita, non prese in considerazione il feno- Inaugurazione del Trotter, 1892 44 Le corse a San Siro puntano al rilancio e ad essere per la città, oltre ad uno spettacolo unico, un fatto culturale meno e curò invece le corse del “purosangue”, strumento di stimolo per la produzione zootecnica e fonte di divertimento per una società doviziosa. Gare con il cavallo “attaccato” erano pur conosciute, ma solo nella forma di corse con le bighe: spettacolo da circo, dove giovanotti in gonnella, corazza ed elmo di latta, alla romana, si rincorre- Le tribune di San Siro, nel giorno dell'inaugurazione (1926) vano per pochi giri nell’anello dell’Arena. Delle prime “vere” gare di trotto ce ne dà succinta notizia il quotidiano “La Perseveranza” nel numero 901 del 18 maggio 1862: “In Piazza d’Armi furono molto interessanti le corse dei biroccini, corse di carattere nazionale e di vera utilità”. E, sempre su “La Perseveranza”, numero 2714 dell’anno 1867, leggiamo: “nella corsa eseguita al trotto con biroccini per cavalli di ogni razza ed età venne aggiudicato il premio di lire 1.500 al cavallo ‘La sa minga’ del signor Bazzini”. Il 16 aprile 1881, nell’occasione dell’Esposizione nazionale, in una riunione mista con il galoppo, scesero in campo i campioni italiani del trotto Vandalo e Violetta che si cimentarono con gli Orloff russi: Patiesny, Krolik, Sakoldowany e Gourko. Dopo una gara entusiasmante, la vittoria toccò al grande Vandalo, guidato da Ricciardo Bonetti, proprio su Gourko il miglior cavallo europeo, e ai milanesi la gara rimase impressa nella mente. Il “Trotter”, il vero ippodromo, nacque nel 1892 e partì subito a gonfie vele. La gara di apertura fu vinta dal trottatore americano Spofford guidato da Egisto Tamberi, entrambi immortalati per l’occasione da una scultura del celebre Trubeskoy. Il successo fu così vivo che oltre alle due giornate programmate, 27 e 30 ottobre, (la seconda onorata dalla presenza del Re), se ne aggiunse un’altra, non prevista, per il 1° novembre. E, soprattutto, il gioco filò vivacissimo e così abbondante da far quasi invidia ai più attrezzati fratelli del galoppo e da consentire premi in corsa tanto elevati da surclassare quelli di tutte le altre piazze d’Italia. Venne subito istituito il Gran Premio del Trotter di 25 mila lire, per cavalli di 3 anni, vinto, nella prima edizione, da Caspio con la guida del re delle redini lunghe Giuseppe Rossi. Le cose andarono bene fino ai primi del ’900 quando sopravvenne un periodo di crisi. La società di gestione si era un poco impigrita avendo del resto concluso un “grosso affare”. La zona del Trotter ormai inglobata nella città, era diventata di grande appetito edificatorio. Le quote sociali, in breve tempo, passarono da 1 lira a 4 lire per finire a 16. Nacque l’idea di un nuovo ippodromo e la scelta del terreno cadde nella zona di Turro, sulla strada da piazzale Loreto verso Monza, ancora vicina alla città e non lontana dalla ferrovia. Il 2 novembre 1905 si inaugura- 45 rono le riunioni nel nuovo impianto con ottima pista da mezzo miglio, molti box ed accoglienti tribune. Venne un nugolo di spettatori e vi furono laute scommesse. Il Premio d’apertura di lire 3.000 fu vinto da Kirkwood, grande cavallo americano, guidato dal proprietario bolognese Giuseppe Lamma. Il periodo trottistico del Turro che va dal 2 novembre 1905 al 31 marzo 1925, fu caratterizzato da un avvio brillante e da un successivo lento decadimento, prima a causa della Grande Guerra e poi del turbinoso dopo-guerra. Comunque le corse nella metropoli lombarda, anche in tempi di magra, furono sempre le più interessanti del Paese, frequentate da abili drivers per lo più di origine veneto-emiliana, come i Barbetta ed i Branchini, e dai migliori cavalli, attirati dai premi che sono stati sempre i più alti d’Italia. Nel 1925 moriva il Turro e nasceva San Siro. Ma per la rivalutazione dei terreni, diventati anche stavolta quasi centrali e con i prezzi saliti alle stelle, per gli azionisti, la morte del Turro non fu crudele. Con l’avvio dell’ippodromo di San Siro nasce il terzo periodo trottistico che perdura fino ad oggi. L’impianto creato sotto la direzione tecnica degli ingegneri Valerio e Somaini, per la pista (dagli avanzatissimi criteri costruttivi, validi ancora oggi), e dell’architetto Paolo Vietti Violi, per le tribune e le scuderie, grazie alla premurosa, diretta cura del segretario della Sire, cavalier Locatelli, che aveva consentito di portare a termine un’imponente opera in pochi mesi, alla sua inaugurazione si presentava impeccabile. Anche il programma di corse fu considerato più razionale e moderno: prova unica generalizzata ed eliminazione di gare a “partita obbligata” che suscitavano malumori tra gli scommettitori e straziavano i cavalli, costretti, a volte, per aver diritto al premio, a correre tre-quattro prove. Per la gara di apertura, con premio di 30 mila lire, giunsero cavalli da 46 tutta Europa. Vinse sul grande favorito Peter Harvester, dopo una gara appassionante, l’americano Billy Bunker del milanese Fabris Favero, guidato da Alessandro Finn, esule della rivoluzione russa, giunto appena in Italia. E Finn divenne cittadino milanese creando una scuola di guidatori che allargò la schiera dei drivers ormai stabiliti a Milano, dopo i Barbetta e i Branchini, quali gli Ossani di Faenza, i Pieropan veneti, i toscani Fabbrucci e, via via, gli emiliani Antonellini, Rosi, per finire con Brighenti, Casoli, i Baroncini, i Guzzinati e i Gubellini. Unico guidatore milanese di trotto fu il dilettante Flaminio Brunati, che ebbe il merito di importare dalla Francia, attorno agli anni ‘20, il celebre trottatore “Jockey”, grande in corsa e pilastro dell’allevamento per l’ottima riuscita come riproduttore. Oltre ai guidatori, comparvero proprietari eccezionali (Borasio, Riva, Palazzoli, Camurati, Gonella, Orsi Mangelli) che importarono grandi cavalli americani. Nel fervoroso clima, alcuni arguti trottofili battezzarono questi proprietari spendaccioni, nominandoli “Lord”. Fabio Ferrari, grosso commerciante di fieno e granaglie, venne chiamato “Lord Paglia”; Palazzoli, proprietario di Hazleton, cicciottone e grossista di salumi fu “Lord Lard”; il commendator Borasio, gran signore, in relazione al suo nome Lorenzo, divenne “Lord Magnific”; Riva, alquanto tiratino, “Lord Bondanza” ed Enzo Malvicini, che muoveva allora i primi passi nell’ippica ed era assai loquace, fu battezzato “Lord Bauscetta”. In un raptus di democraticità anche un cavallo fu fatto Lord: “Lord Quinto Romano” dal luogo periferico di Milano in cui era nato. E il titolo gli portò fortuna: vinse il Derby del 1934. Anche gli allevamenti si moltiplicarono, citiamo in ordine di tempo, il “Lorenteggio” di Borasio, il “Castelverde” di Castelli, il “San Pietro all’Olmo” di Giovannini, le “Groane” di Aliberti, i “Fratelli Airaghi”, poi “La Reda” di Fossati, fino a quello attuale dei Dan, dei Branchini, trasformatisi da celebri fruste in ottimi allevatori. Il prodotto milanese più splendido è stato Tornese, cavallo leggendario, nato ed allevato dai fratelli Manzoni, sotto i cui colori ha trionfato su tutte le piste d’Europa con la guida dell’indimenticabile Sergio Brighenti. Mentre si andava sempre più affermando il programma di corse, con lo scandire graduale dei grandi premi: Encat, Nazioni, Saint Leger (diventato poi Nazionale), Inverno, Europa, Orsi Mangelli, Gran Criterium, con la costante presenza di tutti i campioni nazionali ed internazionali, e con il progressivo aumento del gettito del gioco - elemento caratterizzante dell’ippica milanese l’ippodromo, anche per l’usura del tempo, manifestò il bisogno di un ritocco ringiovanente. Ci pensò nel 1975 il nuovo timoniere della Sire, l’avvocato Vittorio di Capua, persona di grandi capacità organizzative e di straordinario valore umano, tragicamente scomparso in un rapimento, nel pieno fervore di lavoro. Furono completamente rinnovate le tribune, rendendole tra le più eleganti ed accoglienti d’Europa. Nell’ultimo periodo, dopo gli anni Ottanta, conseguenze anche dei tempi, si è susseguito un tumultuoso cambiamento dei pacchetti azionari della proprietà di San Siro e la sostituzione dei vertici aziendali, i quali hanno dovuto fare i conti con la crisi del settore e con il progressivo abbandono degli ippodromi da parte degli spettatori. Il Trotter di San Siro è purtroppo diventato nel tempo una cattedrale nel deserto, ma ora, toccato il fondo, è auspicabile un rilancio in modo che le corse di Milano ricomincino ad essere, oltre che uno straordinario, accurato spettacolo, un gioioso e culturale fatto cittadino, vicino al cuore dei milanesi come al momento della nascita del “Trotter”. * direttore del Museo Storico del Trotto di Civitanova Marche U OMINI & C AVALLI di Diego Ricci U N A ST R I S C I A D I 8 V I T TO R I E MALIA guerriera marchigiana A l San Paolo di Montegiorgio c’è una cavalla che ormai è entrata nei cuori degli appassionati locali e fa sognare il proprio entourage per il prossimo futuro: stiamo parlando di Malia, una femmina di quattro anni da Lindy Lane ed Elvezia, che da quando è approdata in terra marchigiana, ha trovato le condizioni ideali per esprimere al meglio il potenziale a sua disposizione. I risultati ottenuti da questa cavalla, quanto mai concreta ed affidabile, si commentano da soli: diciotto corse in carriera, con dodici vittorie all’attivo, delle quali ben otto consecutive e quattro piazzamenti, con la ciliegina sulla torta della recente partecipazione al Gran Premio D’Europa Filly a Milano, vinto dalla quasi omonima Mania, nel quale ha ottenuto un ottavo posto da 1.13.1 comportandosi egregiamente, considerando il numero quattordici di avvio, davvero ostico. La classica ‘Banca’ sia per i proprietari, in questo caso la Scuderia Verner, la stessa di un altro cavallo fantastico, come Elias Del Pino, sia per gli scommettitori che credono in lei di volta in volta, anche quando gli impegni salgono di livello. Per saperne di più sul suo conto siamo andati a parlare con il suo realizzatore, Fabio Buratti, che ce l’ha in training da poco più di un anno. “Malia è una cavalla fantastica, in pratica le manca solo la parola, quando è arrivata nelle mie scuderie aveva già effettuato la prova di qualifica, ma senza mai effettuare il debutto vero e proprio. Ha debuttato in un matinée con un buon secondo posto e da quel momento in poi è sempre migliorata di condizione e di rendimento.” La prima vittoria, se ben ricordo, è arrivata in pista da mille metri? “Esatto, sulla pista di Civitanova Marche, un’affermazione piuttosto facile contro avversari non trascendentali, poi un altro paio di piazzamenti e quindi l’inizio della sua serie di vittorie.” Quest’anno al San Paolo è imbattuta, qual è stata la sua corsa migliore? “Senza dubbio la penultima, quando ha imposto l’alt a due validi avversari con Markos Mac e sopratutto Milano Ok di Minnucci ed in quel frangente ha ottenuto anche il suo record personale di 1.14.2, ma senza mai essere richiesta a fondo, il che lascia ben sperare per ulteriori progressi. Malia è una cavalla estremamente duttile, non ha problemi d’impiego e si adatta ad ogni schema di corsa, ha vinto sia correndo all’avanguardia che costruendo il percorso all’esterno, anche scoperta ed all’attacco, la ritengo agonisticamente completa, ed il suo allenamento è piuttosto semplice, mai lavori veloci e molta pista dritta, per il resto passa le sue giornate all’aria aperta sempre in paddock notte e giorno.” Il suo driver abituale è Davide Cangiano, tra i più af- 48 fidabili e seguiti della piazza marchigiana, anch’egli entusiasta delle performance di quella che definisce come un’autentica macchina da corsa… “Quando le chiedi di andare lei c’è sempre, che corra in testa o di rimessa, per lei non fa nessuna differenza, le richiedi il cambio di marcia e lei si mette in azione, poter guidare una cavalla così è sicuramente un privilegio, onore al merito a Fabio Buratti che la presenta sempre in grandi condizioni di forma, spero di potermi togliere ancora molto soddisfazioni con Malia.” Fabio Buratti e Davide Cangiano si coccolano Malia Impegni per il prossimo futuro? “Ora non abbiamo dei programmi definiti, rimaniamo in attesa di qualche buona corsa che potrebbe essere sempre qui a Montegiorgio, ma anche a Tor Di Valle, all’Arcoveggio oppure, perché no, ancora a San Siro. Se la fortuna ci assiste possiamo levarci delle belle soddisfazioni con Malia e nell’occasione ci tengo a ringraziare il mio piccolo ed affiatato team che comprende Mirko, Pasquale e Robertino Marinozzi, il cui apporto è fondamentale per i risultati che sto ottenendo sia con Malia, sia con tutto il materiale che i proprietari mi stanno affidando. 49 di Luca Sangiorgio SARANNO FAMOSI NADAL DI JESOLO la voglia di vincere C hi ha a che fare con i puledri, sa che il primo ingrediente per ottenere risultati importanti è una sana razione di pazienza. Con loro non bisogna avere fretta, soprattutto non ci si deve abbattere di fronte a un insuccesso e non ci si deve esaltare quando arriva una vittoria. Così, mentre si avvicina l’ideale traguardo della generazione 2007, il Derby, i nostri 3 anni regalano ad allevatori e proprietari il solito mix agrodolce. C’è chi è salito agli onori della cronaca poco dopo il debutto e chi invece sotto i riflettori ci è arrivato per gradi; senza fretta, appunto. Quest’ultimo è il caso di Nadal di Jesolo, all’inizio croce e poi grande delizia di Ettore Berno (il proprietario) e della Azienda Agricola Sandra (che lo ha allevato). Perché su Nadal tutti hanno scommesso con convinzione: modello imponente, genealogia giusta, grinta da combattente. Così, quando il 30 ottobre 2009 Giancarlo Baldi decide che è giunto il momento di debuttare, nel parterre di San Siro gli appassionati “solitamente bene informati” si danno di gomito: i favoriti sono Negus Bi e Nuevo, ma la quota di Nadal di Jesolo resta piuttosto bassa in virtù dell’ottima qualifica e delle “voci” che lo vogliono in formissima. Pronti, via e prima doccia fredda: il puledro parte piano, sbotta di galoppo all’im- 50 bocco della prima curva e a Tamberino non resta da fare altro che riportarlo in scuderia. Meno di un mese per riflettere sull’accaduto: il 22 novembre Nadal è partente a Padova. Nonostante il deludente debutto, l’allievo di Giancarlo continua a essere seguito con affetto dagli scommettitori. Affetto che non viene… ricambiato dal cavallo, il quale rompe rovinosamente prima dello stacco, si rimette a fatica, insegue a distanza siderale e chiude all’ultimo posto. Le docce fredde diventano due, c’è da prendersi il raffreddore, ma – come detto – con i puledri bisogna armarsi di santa pazienza. Baldi padre e figlio lo sanno, Berno lo impara nel frangente. L’anno è nuovo, il 4 febbraio 2010, chissà se anche la vita sarà nuova, di devono essere detti i Nostri quando Nadal è tornato in pista, a Bologna, quel freddo giovedì. Prima notizia: gli scommettitori sembrano aver perso ogni speranza, tanto che il figlio di Cocktail Jet per la prima volta ha una quota eventuale esorbitante, 17,54. Lorenzo Baldi, subentrato in sulky al babbo, non fa la partenza, parcheggia ultimo, sposta al giro finale in terza pariglia e raggranella il terzo posto. Non è molto, verrebbe da dire, però almeno il ghiaccio è rotto. A Follonica, tre settimane più tardi, potrebbe andare meglio: Antonio Greppi – driver di giornata – lo fa partire in maniera più sollecita e lo porta al fianco del battistrada. Nadal non è perfetto d’andatura e a 800 metri dal palo, quando bisognerebbe fare sul serio, si getta di galoppo. Greppi lo rimette e lo conduce a un quarto posto che – viste le premesse – ha il sapore della beffa. Nonostante i risultati per niente esaltanti, la fiducia del team non viene mai meno. Certo, papà Cocktail Jet impiegò meno tempo a uscire dal guscio e mamma Delia di Jesolo (36 corse fatte, 11 vittorie, 15 piazzamenti, 1’13”6 di record sulla breve, più di 304 mila euro incassati) aveva un carattere meno difficile del figlio, forse ereditato dal padre (Bion di Jesolo) o dal nonno (l’immenso Sharif di Jesolo). Insomma, con siffatta genealogia valeva la pena aspettare senza farsi prendere dal panico. E la pazienza viene premiata in un gelido venerdì modenese. Il calendario dice che è il 12 marzo, ma a bordo pista c’è neve in abbondanza e la pista è pe- NADAL DI JESOLO 1.12.5 - € 25.619 DELIA DI JESOLO 1.13.6 femmina baio nata in ITA nel 2000 COKTAIL JET 1.11.2 maschio baio nato in USA nel 1990 Maschio Baio, nato il 31 marzo 2007 Allevatore: Az. Agr. Sandra FAKIR DU VIVIER QUIOUKY WILLIAMS 1.14.6 1.14.2 DOLLY WILLIAMS SUPER BOWL STAR'S PRIDE 1.57.1 SPEEDY COUNT 1.58.4 2.04.1 SUG 2.03.1 1.57.1 ARMBRO FLIGHT BION DI JESOLO 1.14.2 1.17.5 santuccia. Nadal – che ritrova in sediolo Lorenzo Baldi – parte guardingo, risale gradatamente il gruppo e risolve la pratica sull’ultima curva, involandosi verso una facile vittoria. Adesso sì che, nonostante il freddo, il ghiaccio è rotto… Due settimane dopo, stessa pista, stesso risultato finale ma copione leggermente diverso: la partenza è ancora prudente (d’altronde con il numero in seconda fila non poteva essere diversamente), la risalita graduale ma più sfacciata, con 500 metri in terza ruota, mentre lo stacco avviene appena imboccata la retta d’arrivo. Adesso non ci sono più dubbi, si può tornare sul luogo del debutto, ovvero a San Siro. Giancarlo lo dà partente il 3 aprile e in pista non ce n’è per nessuno: terzo al via, dopo 800 metri va all’esterno del battistrada Nex Star Hbd, lo demolisce e all’ingresso in retta si isola per andare solitario al traguardo. Più facile l’impegno – sul doppio chilometro – del 16 aprile, ancora a Milano. Nonostante il numero in seconda fila, Lorenzo gli dà ben presto la sveglia, lui risponde “presente” e dopo 500 metri è QUASSIA WIL SPEEDY SUG 1.59 NEVE DI JESOLO PACHA GRANDCHAMPS 1.20 PILLOW TALK 2.11.1 SPEEDY CROWN 1.54.3 UA UKA 1.26 1.56.2 ARMBRO GLAMOUR ARMBRO GOAL SABI PAS 1.17 VENIDA DI IESOLO già al comando per andare a prendere una facilissima vittoria. Ecco finalmente il cavallo che tutti aspettavano! Ma, come nelle migliori favole, il bello deve ancora venire. E arriva a fine mese, il 30 aprile, quando si dimostra più svelto del solito in partenza, va a incalzare l’apripista New Esterel, lo soppianta a 400 metri dal palo e poi ingaggia un duello con l’unico avversario rimastogli, il cronometro. Duello vinto pure questo, perché al termine del volatone il ragguaglio al chilometro è di 1’12”5, un decimo appena sopra il record della generazione. Assume così i contorni della sgambatura la successiva uscita di Nadal di Jesolo sull’anello milanese, l’11 maggio. Il campo è scarno, in palio – più dei 14.000 euro di premio – c’è la possibilità di centrare la sesta vittoria consecutiva. Sembra tutto scontato, però al gioiello di Giancarlino le cose facili non piacciono e così ci si mette di mezzo la Natura: su San Siro si scatena una specie di tempesta, acqua a catinelle, vento forte, scarsa visibilità. Nadal sembra pattinare sulla pista visci- SPEEDY SCOT 1.56.4 MISSILE TOE 2.05.2 STAR'S PRIDE 1.57.1 HELICOPTER 2.02.3 SHARIF DI IESOLO 1.15 ASPERELLA 1.20.7 MIKORI DI JESOLO 1.18.2 LIRASCA da, ma non tradisce le attese di Lorenzo Baldi: sfonda in fretta e se ne va per suo conto, quasi avesse una gran voglia di tornare al più presto nel box per ripararsi dalla tormenta. L’avventura continua un caldo pomeriggio di fine maggio: è lunedì 24, Lorenzo prima della corsa confessa che lui e il padre stanno aspettando il momento giusto per portare Nadal a misurarsi con i migliori. Nel frattempo, lo portano sul podio di primatista della generazione. Il numero 10 di partenza gli impone di restare fuori dallo strappo, poi prende la scia di Naomi, la pedina sino in retta d’arrivo dove il battistrada Napoleon Caf si arrende esausto. La settima vittoria consecutiva è lì, a portata di… zampa, e con le arriva pure il record dei 3 anni sul miglio: 1’12”2 e tanti saluti all’ex primatista Nando Font. Sarà Nadal di Jesolo, allora, uno dei protagonisti del prossimo Derby? Fino a oggi, come abbiamo visto, non ha mai corso una Classica. Già, ma lo abbiamo detto all’inizio che con i puledri bisogna avere pazienza, ricordate? 51 di Luigi Colombo Si fa presto a dire TV C redo di essere stato uno dei primi giornalisti televisivi a credere nell’ippica come spettacolo da proporre al grande pubblico. Nel lontano 1978, epoca pionieristica per le tv locali, insieme a Sandro Berardelli, lanciai un programma - Retta di Arrivo - che proponeva le più belle corse della settimana. Dopo alcuni anni a Telemontecarlo proposi nella trasmissione Sabato Sport una rubrica dedicata all’ippica, con due grandi e indimenticabili esperti come Adone Carapezzi e Ugo Berti, che furono un punto di forza della trasmissione. Mi accorsi, però, che per poter conquistare nuovo pubblico occorreva un appeal più forte della bellezza delle immagini che lo splendido animale che è il cavallo ci può offrire. L’occasione mi fu offerta 52 dal dottor Maggi di Sisal che mi propose di mandare in onda per la prima volta le immagini delle corse Totip, il concorso che la sua azienda gestiva da anni. Così la domenica, in differita in un orario di buon ascolto, le corse Totip entrarono nelle case degli italiani e furono accolte con favore soprattutto da quei giocatori che non frequentavano abitualmente le agenzie di scommesse ma amavano una volta alla settimana puntare sui cavalli: ora potevano vedere come si era comportato il loro cavallo. Gli ascolti premiarono la scelta fatta e allora decidemmo di ripetere l’esperimento per la corsa tris che si disputava solo il venerdì e che veniva giocata non solo dagli appassionato, che se l’andavano a vedere in diretta in agenzia, ma anche dalla gente comune che ora la poteva vedere in differita nel no- tiziario sportivo di Telemontecarlo. Anche questa volta gli ascolti ci furono favorevoli e anche il gioco ebbe un’impennata. La RAI allora trasmetteva avvenimenti ippici solo in occasione di Gran Premi famosi come il Lotteria di Agnano o il Derby e io mi chiedevo perché tutti gli sport più importanti avessero puntualmente il loro spazio sulla tv pubblica e l’ippica invece no, visti i buoni risultati di ascolto che Telemontecarlo aveva registrato mettendone in onda alcuni avvenimenti. Sono trascorsi molti anni, ora l’ippica ha un certo spazio in tv però solo sui canali satellitari che vengono visti non dal grande pubblico ma dagli appassionati, che pagano il canone a Sky. Il neo commissario Baggio ha recentemente affermato in conferenza stampa la necessità per l’ippica di andare in tv. Sono d’accordo con lui perché è ormai è noto a tutti che se oggi uno sport non va in tv è come se non esistesse. Attenzione, però, a saper scegliere su quale tipo di tv bisogna cercare spazi per raggiungere il grande pubblico. Sky, che è la tv per eccellenza dello sport, è un ottimo veicolo per il calcio e i grandi avvenimenti, ma non lo è per i cosiddetti sport minori perché per vederli bisogna pagare l’abbonamento a Sky, cosa che fanno gli appassionati ma non il grande pubblico. Ne sanno qualcosa i dirigenti del basket che, pur trasmesso puntualmente su Sky, ha visto ridursi al lumicino gli ascolti o il rugby che ha costretto la Federazione ad intervenire per far trasmettere il Sei Nazioni da una tv in chiaro come la Sette per non vederlo finire nel dimenticatoio. L’ippica non deve certo abbandonare i canali satellitari ma se vuol conquistare nuovo pubblico deve cercarsi spazi sulle tv in chiaro, e il digitale terrestre offrirà nei prossimi mesi grandi opportunità dato che moltiplicherà i canali a disposizione delle tv. Credo poi che il nuovo Commissario debba pretendere per l’ippica, come per tutti gli altri sport, di veder trasmettere dalla RAI tutti i suoi più grandi appuntamenti. Oggi le riprese delle corse hanno raggiunto un ottimo livello, tutti gli ippodromi su invito dell’UNIRE, hanno migliorato la qualità dei propri impianti televisivi e sono in grado di offrire al pubblico uno splendido spettacolo, con i cavalli come protagonisti. Purtroppo ci sono tv a livello nazionale che, per riempire il loro scarno palinsesto, potrebbero sicuramente catturare audience trasmettendo le corse, ma purtroppo chi non conosce il mondo dei cavalli non riesce a capirne l’attrattiva. Insieme a Rolando Luzi e grazie alla collaborazione di UNIRE e di due altri grandi sponsor che hanno creduto nel nostro progetto, sto sperimentando sul digitale terrestre la diretta dal lunedì al venerdì della corsa tris delle 19. Ho trovato un’ottima Il Commissario Unire Tiziano Baggio collaborazione da parte di GOLD tv che ci ha messo a disposizione non solo i suoi canali digitali, che coprono una bella fetta della penisola, ma anche due canali satellitari di Sky (856 e 903), che trasmettono in tutta Italia e anche all’estero. Siamo solo agli inizi dell’esperimento ma già qualche risultato positivo si vede. L’UNIRE per lanciare lo spettacolo ippico in maniera adeguata deve oggi migliorare la qualità dei programmi della sua tv e concederli a tutti i siti dei concessionari dove è possibile giocare legalmente. Il gioco on line oggi, nonostante la crisi che attanaglia l’ippica, sta vi- vendo un momento di grande sviluppo, ma ne avrebbe ancora di più se potesse offrire in diretta lo spettacolo delle corse: si gioca e si scommette sul computer e qualche istante dopo si vede la corsa. Infine la RAI deve dedicare spazi ai grandi avvenimenti ippici ma deve anche dare qualche nozione sul gioco, senza falsi pudori. Il gioco, sul quale lo stato incassa un forte prelievo, non è il demonio ma è un divertimento se, come in tutte le cose della vita, non si perde la bussola. Senza l’appeal del gioco, l’ippica perde molto del suo interesse e torna ad essere, come alle sue origini, uno sport d’élite. 53 CULTURA Il cavallo in libreria e al cinema di Barbara Sarri Un libro: EQUITARE PER BEN-ESSERE E quitare per ben-essere, pubblicato nell’ottobre 2009 dalla casa editrice Equitare, è un libro innovativo che aiuta a capire come avvicinarsi al nostro amico cavallo, che ci guida nella comprensione, nella formazione, nello studio accurato del rapporto binomio cavallo/uomo, sia sotto l’aspetto tecnico che sotto quello pratico. Un libro adatto quindi per i professionisti del settore che vogliono approfondire la conoscenza del cavallo, ma anche per gli amanti di questo animale che vogliono imparare i meccanismi del nostro corpo in sella, per armonizzarli a quelli del cavallo, creando così una particolare unione. Mazzoleni dopo aver passato in rassegna le metodologie dei grandi maestri del passato, è arrivato a individuare e 54 formulare il Metodo di Equimozione e Isodinamica (M.E.I.) che include anche il mimo equestre. Lo scopo del M.E.I è quello di “praticare un’equitazione in cui convivano miglioramento del rapporto uomo-cavallo, attività fisica finalizzata al benessere del cavallo e dell’uomo - inteso come benessere fisico e mentale - gratificazione dalla progressione quotidiana”, (pag. 24). Chi ha seguito l’autore a partire da Equitare con sentimento, e poi attraverso i Quaderni di Pratica, troverà in questo testo il completamento naturale di quanto espresso nei libri precedenti. Il libro è anche fornito di un interessante ed esplicativo apparato fotografico. Nella quarta di copertina la foto dell’uomo con la testa del cavallo (che vedete pubblicata) del fotografo Fabio Petroni ben riassume il concetto base del libro: “Per equitare per ben-essere la prima cosa necessaria è sostituire la testa, il cervello, il modo di pensare dell’uomo con una testa, un cervello e il modo di pensare del cavallo. Il cavallo è intelligente, è un essere pensante, non una macchina da usare e gettare. Se non abbiamo pregiudizi nei suoi confronti e tenteremo di capirlo, ci renderà la vita più felice. Per fare ciò però dobbiamo conoscerlo, sapere ciò che può danneggiarlo, per avere con lui un dialogo corporeo utile e piacevole. Non si diventa uomini di cavalli perché si nasce “imparati”, lo si diventa solo se abbiamo acquisito e approfondito gli strumenti culturali per capire e per fare.” Giancarlo Mazzoleni, cavaliere sin dall’infanzia e medico, si dedica da più di venti anni allo studio del benessere del cavallo, delle interazioni tra il corpo del cavaliere e quello del cavallo. In questo periodo ha ‘recuperato’ molti cavalli destinati al macello, riportandoli a una nuova vita e insegnando ai loro padroni come mantenere lo stato di ben-essere. Ha fondato il Centro di Ricerca di Equimozione e Isodinamica a Monvicino (Alessandria). Dagli studi sviluppati in questi anni con la collaborazione di etologi, fisiatri, veterinari, è scaturito il Metodo di Equimozione e Isodinamica che permette ai cavalieri di modificare i propri errori posturali e cinetici che sono la prima causa dei danni dei cavalli. Da cinque anni molti appassionati e professionisti hanno partecipato ai corsi che l’autore tiene a Monvicino e in numerosi altri centri equestri (biografia dal sito della casa editrice www.equitare.it). Titolo: Equitare per ben-essere Autore: Giancarlo Mazzoleni Casa Editrice: Equitare Anno di pubblicazione: 2009 Pagine: 143 Prezzo: 32.00 euro Un film: ZAFIR, UN CAVALLO SPECIALE Z afir, un cavallo speciale è un film di Malene Vilstrup, uscito nel 2003 in Danimarca, con Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor, Henrik Lykkegaard. Ha vinto nell’Ottobre 2004 il Peace Price al Chicago International Children’s Film Festival. Zafir è un cavallo dal carattere difficile appartenente alla razza frisone: il mantello morello come quello di Furia, i folti crini, una corporatura possente, sono le caratteristiche che fanno innamorare follemente di lui Anna e Rose Marie Hermannsen, così tanto da andare contro le decisioni dei genitori, da non accontentarsi come le altre amiche di montare i pony del maneggio, da desiderare di cavalcarlo. La storia parte dal fatto che Lena, la sorella minore di Anna, muore in un incidente misterioso proprio con Zafir e le autorità, convinte della pericolosità dell’animale, decidono di isolarlo. La vita di Anna diventa solitaria, i genitori si preoccupano giorno dopo giorno di più per l’attaccamento che la ragazzina ha verso Zafir fino a pensare, come unica soluzione, la sua vendita. L’animale diviene sempre più bello ma anche selvaggio: dopo la morte di Lena nessuno l’ha più montato. Sarà la piccola Sharbat, Katrine Schnoor, una bambina rifugiata del centro accoglienza, ad aiutare Anna non solo ad avvicinarsi a Zafir ma anche a convincerla a cavalcarlo in una competizione. Sharbat ha un feeling particolare con i cavalli, nel suo paese con suo padre aveva una giumenta chiamata Akha Khal, uccisa dai soldati.“Ma non si può semplicemente sparare ad un cavallo. Non ha fatto niente di male”, le dice Anna commossa quando ascolta la sua storia e, oltre a ospitarla di nascosto in casa, le svela un piccolo segreto: le mostra la sciarpa che aveva regalato a Lena per il suo compleanno, una sciarpa speciale che la sorella indossava per le gare. “Tieni gli occhi aperti e vola come il vento…” è un consiglio ma anche quello che farà Anna il giorno della gara e, mentre gli undici cavalli sono in partenza, si prepara ad entrare come dodicesima. È il momento del riscatto per dimostrare anche alla sua famiglia che Zafir non è pazzo, è soltanto un cavallo diverso dagli altri che ha bisogno di essere capito. Doveva arrivare la piccola Sharbat per insegnare ad Anna la fiducia in se stes- sa, a non mollare, a riconoscere il fatto che quell’animale reputato dai grandi così difficile e furioso era in realtà soltanto un cavallo speciale. Titolo del film: Zafir (in italiano: “Zafir un cavallo speciale”)* Regista: Marlene Vilstrup Soggetto: Marlene Vilstrup e Han HansenHans Luogo di produzione: Danimarca Anno: Giugno 2003 Durata: 72 minuti Genere: per le famiglie Attori: Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor, Henrik Lykkegaard, Claus Bue, Charlotte Munksgaard, Jonas Oddermose, Caroline Heiber Pelch, Benjamin Thorup Arnfred, Anja Riis Petersen, Dya Josefine Hauch. *Un particolare ringraziamento per il materiale di questo film lo devo a Marco Roberto Capelli. (www.progettobabele.it) Rubrica a cura di Barbara Sarri www.barbarasarri.com 55 di Giacomo Belli S.O.S. i cavalli del cuore del premio alla Tutti i Giorni onlus, un’associazione che in provincia di Buenos Aires gestisce un centro di accoglienza per piccoli emarginati. Quel che è davvero simpatico è come i bambini argentini chiedano ogni giorno agli operatori notizie del ‘loro’ cavallo, esprimendo il desiderio di accudirlo quando sarà in pensione. Ritiro che certamente non auguriamo a Gleno ed anzi, speriamo possa ritornare in auge per il suo proprietario e per i più sfortunati. M adre Teresa di Calcutta in una sua celebre frase ricordò a noi uomini che nel mondo c’è più bene che male, solo che il male fa molto più rumore. A ricordarlo a noi ippici, nelle scorse settimane ci ha pensato Mago D’Amore, il cavallo balzato sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi dei Tg nazionali per il cuore dei suoi proprietari. La vittoria del Gran Premio D’Europa e la storia di un grave infortunio recuperato grazie alla pazienza del team sono stati accessori per i media, visto che ciò che ha fatto parlare di più del figlio di Lemon Dra è Do It Wise. Roberto Ubaldi e famiglia hanno infatti deciso di devolvere una parte dei premi vinti dallo straordinario campione di casa Gubellini per la costruzione e la gestione di una casa famiglia a Bangalore. Siamo in India, e nel centro di accoglienza Vanaprastha, 89 bambini possono mangiare ed essere accuditi grazie ad un trottatore che vince. Una storia che oltre ad essere segno di civiltà fa capire come al mondo esistano ancora persone speciali, e soprattutto dà un segnale. L’ippica infatti non vive un gran 56 momento e lo sappiamo, quindi è proprio ora che un gesto del genere assume più valenza. Gli Ubaldi e Mago D’Amore ora lo hanno fatto sapere a tutti, ma il trotto non è nuovo a forme di aiuto agli altri, nelle più diverse modalità, con precedenti nobili e anche altre generosità nel presente. Gleno o Dei corrre per i bamb binii argen ntinii L’avvocato Cofanelli è un marchigiano con il trotto nel sangue. Durante la sua carriera universitaria ha conosciuto le corse e non è più riuscito a staccarsene. Un amore infinito, che nel tempo lo ha portato a fondare la Scuderia Patty, che ha avuto diversi cavalli buoni nelle scuderie, spesso acquistati alle Aste Anact. Tra i suoi soggetti migliori c’è senz’altro Gleno Dei, che lo sta facendo penare perché non riesce a rendere come potrebbe per un problema fisico e oggi, come sanno tutti, è da Fabrice Soluoy, che sta tentando di riportarlo al meglio. Quello che pochi sanno però è che Gleno Dei corre per 180 sfortunati bambini argentini. Dopo la prima vittoria a Vincennes, Cofanelli ha infatti donato una cospicua parte Mauro o Boni e i rimb borsi triss do onatti, e l’An nactt per l’A Aquiila Certamente saranno molti altri gli ippici buoni, e ci perdonerete se non li ricordiamo o non ne siamo venuti a conoscenza. Ci piace però ricordare il gesto di Mario Boni, allevatore, proprietario e guidatore che ai tempi dei rimborsi tris ‘grassi’ decise di donare l’intera cifra ad un’opera benefica. Boni pensò forse che farsi rimborsare per coltivare la propria passione era un lusso eccessivo, e così diede l’esempio. Sconfinando al galoppo per le notizie che hanno avuto risalto, anche Vittorio Feltri ha donato tutti i premi del suo Libero Mercato, ed ora ha ricevuto una cavalla da Bruno Grizzetti che correrà per la ricerca contro il cancro della fondazione Umberto Veronesi. Anche l’Anact non si è mai sottratta nella sua storia al dovere della solidarietà. Tra le tante iniziative l’ultima è stata quella a favore dei terremotati dell’Aquila. Una sottoscrizione che ha visto la partecipazione diretta di molti soci anche con somme di denaro importanti. La storia di Mago D’Amore dunque non è isolata, a lui però va il grande merito di averci riportato in prima pagina, per una volta almeno facendo sentire forte il piacevole rumore del bene. 9LQFLWRUHGHO'HUE\HOLPLQDWRULDH¿nale) del G.P. d’Europa a San Siro, del Città di Padova e delle classiche giovanili Premio Dante a Montecatini e G.P. Italia a Bologna. Leader della sua generazione come dimostrò ampiamente dominando il Derby a Roma, con un modello equilibrato ed azione spontanea, tanto da imporsi sulle varie distanze e piste, dal mezzo miglio al chilometro. Di facile impiego in corsa, aveva un brillante cambio di marcia, che è dote dei campioni e in virtù del quale risolveva le corse in proprio favore. Vincitore di una Batteria del G.P. Orsi Mangelli a San Siro. Potenza, scatto e tenuta alla distanza all’origine dei successi e specchio della sua genealogia. E’ il secondo prodotto da Waikiki Beach, capace di vincere il Derby Italiano, l’altro é il campionissimo Varenne. Il padre Waikiki Beach americano dalle linee classiche e di maggior successo (nick fondamentale Speedy Crown Star’s Pride) ha trovato in Italia, con la linea indigena, robusta e franco americana di Sharif di Jesolo, il top del suo incrocio. Echo’ Dei Veltri ripete il fortunato connubio tra Waikiki Beach ed una discendente di Sharif, come VaUHQQH ,DOPD] q ¿JOLD GL =HE GD Waikiki Beach - Pamela Stra ~ Ghenderò 1.12.3, 1.13.1 - Euro 754.750 Sharif di Jesolo). La madre Pamela 6WUD q ¿JOLD GL *KHQGHUz vincitore di Giovanardi, Marangoni, Presidente della Repubblica, Turilli e Costa Azzurra, e con padre appunto il grande Sharif di Jesolo. In linea materna anche la presenza di Marengo Hanover, americano di FODVVH VRSUDI¿QD LPSRUWDWR LQ ,WDlia da Orsi Mangelli e vincitore sulle nostre piste del Costa AzLo stallone funziona presso: Azienda Agricola MARIANO zurra. Echo’ dei Veltri non ha avuto una carriera eccesVia Borghetto, 16 sivamente intensa e dunque 43015 NOCETO (PR) si presenta in razza con enTel. 0521/626110- 626115 ergie fresche subito disponiFax 0521/624004 bile a dare il meglio di sé anwww.mariano.it [email protected] che come riproduttore.