Da SARRIA a PORTOMARIN Data 25/05 Tappa 26 Distanza 22.5
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Da SARRIA a PORTOMARIN Data 25/05 Tappa 26 Distanza 22.5
Da SARRIA a PORTOMARIN Data Tappa 25/05 26 Distanza 22.5 km Abitanti 2.008 Regione CASTIGLIA-LEON Portomarín è un comune della comunità autonoma della Galizia. La città nacque e si sviluppò in corrispondenza di un ponte romano che attraversava il fiume andato distrutto e poi ricostruito in epoca medioevale anche a causa della presenza del Camino de Santiago. Quando, nel 1962, fu costruita la diga di Belesar, tutto il paese si trasferì sul vicino monte del Cristo. Lì vennero ricostruiti alcuni degli gli edifici più importanti; come la chiesa di San Nicola, sul cui lato destro sono ancora visibili i numeri scritti sulle pietre durante lo "smontaggio" dell'edificio e che servivano a permetterne la corretta ricostruzione. La chiesa è di stile romanico e fu costruita dall' Ordine dei cavalieri ospitalieri di san Giovanni di Gerusalemme. Nei periodi in cui l'acqua del bacino artificiale si abbassa sono ancora visibili alcuni ruderi del vecchio villaggio e i resti del ponte. 193 Mi dicono che non è raro, in Galizia, trovarsi nella nebbia (in qualsiasi stagione), data la forte umidità della zona. Questo mese è stato un mese eccezionale, sempre sole tranne oggi. È camminando in questa atmosfera che si arriva a Barbadelo. La nebbia si alterna alla pioggia. Francisco e Licel L’ultimo è Licel Licel, Francisco e Javier Licel Io, partendo, sono stato imprudente: ho tenuto le scarpe da corsa anziché gli scarponi da trekking, e non ho rovesciato la mia giacca doubleface, che ha l’interno impermeabile, con il risultato che le scarpe e i piedi si sono bagnati, e così anche le maniche della giacca che spuntano dalle larghe aperture laterali dell’impermeabile. In certi punti il sentiero diventa un ruscello e mi costringe a camminare sopra delle pietre messe appositamente o sulle ripe del sentiero-ruscello. Peccato che quando il sentiero è sconnesso devo tenere la testa bassa per stare attento a dove metto i piedi, e quindi non posso godere della natura. Con la pioggia i colori dei fiori, il verde delle foglie, gli alberi sembrano lavati e hanno un aspetto diverso, non meno bello di quando c’è il sole. 194 Francisco e Licel Una fontana con il logo del pellegrino che usano in Galizia A circa 4 ore, cioè circa 17 km, ci fermiamo in un bel bar per fare merenda. C’è una stufetta catalitica a gas e io ne approfitto per asciugarmi un po’. Dai calzoni si alzano nuvole di vapori, come se andassero a fuoco. Un caffè sotto la pioggia Sentiero e pioggerella Dopo mezz’ora di sosta, ripartiamo. Percorso facile; oggi si cammina tra dolci campagne alternate a fitti boschi. L'aspetto (almeno simbolico) più significativo della tappa, è l'incontro, tra le località di Brea e Ferreiros, del cippo che indica che mancano 100 km (!!!) a Santiago, particolare che ha l'effetto di moltiplicare le energie e la resistenza del pellegrino. In questo tratto la campagna è un dedalo di sentieri e di stradine ma stando attenti alle indicazioni e alle frecce gialle non ci si perde. Frequenti cippi con l’indicazione di quanti km mancano a Santiago, ci confermano la giustezza del Cammino e ci caricano di nuova energia. 195 Oggi è giornata di nebbia e pioggerella. Laggiù Portomatin Si cammina anche con la pioggia Si notano, sparse per la campagna, particolari costruzioni rettangolari in pietra e legno (tipiche della Galizia, chiamate horréos), che servono per conservare il mais e per ripararlo dall'umidità del terreno. Si scende quindi verso la valle del Rio Miño, sulla cui riva opposta sorge Portomarin. Avvicinandoci alla città, noto che i pellegrini diventano sempre più numerosi e allora comincio quasi a correre, trascinandomi Licel, per superarli e aumentare così la probabilità di trovare posto in albergo. Si entra in città attraversando il Rio Miño su un gigantesco ponte moderno. Chiesa di San Nicolàs a Portomarin Portomarin, Palazzo Comunale Arriviamo all’Albergo e siamo i primi della fila. Fa fresco e umido ma dobbiamo aspettare che apra, alle 13,30. Nell’attesa parlo con una coppia di australiani che sono già stati a Roma, a Firenze, Venezia... Dalla faccia penso che possano essere oriundi italiani. Ci sono due donne venete che tra loro dicono: “Appoggiamo lo zaino qui e nel frattempo andiamo a fare la spesa. E’ chiaro che vorrebbero fare le furbe. Qualcuno dice: “Lo zaino appoggiatelo laggiù infondo alla fila!”. Ma no, ma noi...piripì, parapà... e fanno finta di non capire bene spagnolo inglese francese... Allora io, che ero rimasto a guardare, visto che parlo bene l’italiano-ad-alta-voce come loro, con quattro parole le ho 196 messe in fila. Comunque queste erano furbille per costituzione, perché anche in camerata tendevano a non stare alle regole. Il nostro Albergo a Portomarin In fila davanti l’Albergo Prendiamo il primo castello vicino alla porta della camerata, quindi il più comodo per andare al bagno di notte, il più comodo perché ha molto più spazio per poggiare zaini e carabattole, il più comodo anche perché abbiamo un termosifone che usiamo come fosse nostro mettendoci ad asciugare tutto quello che abbiamo di umido o bagnato, usufruendo anche di una sedia che sembra messa lì proprio per noi.. Uno svizzero ci chiede il permesso di appoggiare anche il suo zaino; poi parlando ci dice che è partito a piedi da Berna il 22 marzo e che conta di ritornare a casa a piedi. Nel mio letto “matrimoniale” (due castelli accostati) capita la bionda che all’Alto do Poyo ha partecipato al dopocena di Francisco. E mi dice. “Allora questa notte dormiamo insieme...” Puliti e sistemati, usciamo per un giro di visita alla città, per comprare un paio di scarponi nuovi per Licel, e per fare la spesa. Sotto i portici incontriamo Francisco e Licel che siedono al bar e invitano anche noi. Francisco approfitta per tirare fuori il solito quaderno e fare il diario della tappa. Quello sarà veramente un diario fedele e particolareggiato. Ne stamperà due copie, una per sé ed una per Javier. A cena io e Licel andiamo in un bar ristorante sulla piazza, veramente bella, dove si affacciano i palazzi ricostruiti, la Chiesa-Fortezza di San Nicolas, il Municipio e, credo, il palazzo del nostro bar. Mentre mangiamo entra una coppia, forse di 45enni; lei, bella alta e magra, è vestita da pellegrina medievale con un vestito che sembra di alta sartoria; potrebbe benissimo stare su una rivista di mode. Dalla finestra del bar, vedo che aprono la vicina Chiesa di San Pedro. Dico a Licel: ”Se tu rimani qui al tavolo, io faccio un salto a fotografare l’interno della Chiesa...”. Lui mi dice: “...ma il padrone del ristorante che cosa potrebbe pensare... ma non sta bene...”. Discorsi che ho già sentito altre volte (a Roma):... e poi la gente che pensa... Insomma, rinuncio (anche perché ho la segreta speranza che poi posso chiedere le foto a Francisco). Comunque, anche qui ottima cena a 9 euro. 197 La giornata è finita: riposiamo in pace. “Ridando e scherzendo”, abbiamo guadagnato un giorno rispetto alla tabella di marcia, avvantaggiandoci negli ultimi giorni, in vista della tappa di 40 km, nell’eventualità dovessimo spezzarla. Portomarin, una via del centro 198 Da PORTOMARIN a MELIDE Data Tappa 26/05 27 Distanza 40 km Abitanti Regione 7.818 CASTIGLIA-LEON Melide è un comune della comunità autonoma della Galizia a circa 60 km dalla città di Santiago di Compostela. Timbro dell’Albergo Partiamo la mattina alle sei e abbiamo una certa fretta, perché ormai quasi sentiamo di essere prossimi alla meta. Oggi sono quaranta km. Abbiamo avuto la fortuna che vicino all’Albergo c’è un bar aperto, quindi si può fare colazione. Ci dobbiamo fare un km per raggiungere l’inizio del percorso, e che quindi va aggiunto ai 40. Da Portomarin, si scende fino alla strada principale, si prende un lungo ponte pedonale, attraversando così il lago artificiale de Belesar, e si segue per Tobixio. Si giunge così, per un sentiero parallelo alla strada, al piccolo paese di Gonzar, e, dopo una breve salita, a Castromaior che prende il nome da un castro romano di cui conserva delle tracce. Da qui in avanti incominciano i boschi di eucalipto. Una breve ma dura salita porta su una strada più importante. 199 La tappa è simile alla precedente, con paesaggi che variano in continuazione, e si alternano fra loro: boschi, prati, pascoli, piccoli paesi e villaggi, torrenti e ponti ed innumerevoli saliscendi. Da Portomarin a Hospital de la Cruz si fiancheggia , ora a destra ora a sinistra, la carretera nacional, poi si percorrono strade secondarie, con le salite della Sierra Ligonde e dell'Alto do Rosario e si raggiunge Palas de Rei. La parte iniziale della tappa è in aperta campagna, ma ad un certo punto si inoltra in un bosco. Vediamo che una ragazza esita ad entrare e sembra quasi che aspetti noi, poi ci si accoda a qualche passo di distanza senza parlare. Forse aveva paura d'incontrare il lupo. Dopo un po' attacchiamo discorso. Si chiama Sara, è una rossetta lentigginosa, viene dall'Inghilterra, vicino Londra; è già stata in Italia come cameriera in un albergo a Courmayeur. Seguitiamo il cammino esercitandomi in inglese. Per scioccarla, le dico che sono stato a Londra e sono stato invitato dalla Regina due o tre volte. Ad un certo punto, già usciti dal bosco, incontriamo un camper di inglesi che conosce, in sosta davanti ad un bar, e ci saluta. Dopo vari chilometri, troviamo un posto dove sederci, fare merenda e risistemare i cerotti, e la vediamo ripassare, da sola. Visto che ormai ci conosciamo, approfitta anche lei della panchina. Ripartiamo insieme. Dopo qualche chilometro incontriamo un ristorante; lei si ferma per pranzare, ma noi proseguiamo. Sentiero tra i fiori Chiesa romanica di santa Maria a Laboreiro 200 Casa do Conceillo de Palas de Rei Pellegrini a Aldea de Riba, poco dopo Palas de Rei Il solito cartello a Carballal, dopo di Palas de Rei Cippo di confine tra le province di Lugo e La Coruña Furelos Sentiero tra i boschi 201 In avvicinamento a Melide Melide, la via dietro l’albergo Da qui fino a Melide il Camino segue bellissimi sentieri ed in quest'ultima parte si sale, per poi ridiscendere, attraversando tre vallate, in gran parte immerse nei boschi. Attraverso una grande periferia di case sparse arriviamo finalmente a Melide. Abbiamo finora percorso 742 km. Cerchiamo l’albergo che però quando arriviamo ha esaurito tutti i 130 posti e i posti con materasso per terra. Ci facciamo indicare un altro albergo dove ci dirigiamo. Una stanza a due letti in un appartamento attrezzato ad albergo, 25 euro. Come al solito, ci sistemiamo, andiamo a fare i turisti, facciamo la spesa e vediamo dove si può cenare. Non c’è un ristorante che ci soddisfi. Ci sarebbe una “pulperia” come ce ne sono in tutta la Galizia, ma Licel cerca di evitarla, forse per il prezzo, che quasi certamente non sarebbe da pellegrini. E’ una trattoria caratteristica tipo fraschetta, dove preparano ricette di polpo in tante maniere. L’albergo a Melide Melide, centro città 202 Chiesa e Monastero de Sancti spiritus Interno della Chiesa Da una parte mi dispiace non provare una pulperia, ed in più quella di Melide che è anche famosa tra i pellegrini, ma dopotutto penso che il polpo ed il vino non mi avrebbero aiutato per la tappa del giorno dopo. Melide non è una gran città e il giro turistico finisce subito. C’è una farmacia che si presenta come un negozietto tipo emporio di 100 anni fa: bancone e vetrine di legno quasi grezzo. Gli altri negozi sono poco meglio. Alla fine, con la spesa fatta, mangiamo panini, scatole di sardine e tonno, e cocacola o birra, in camera. 203 Da MELIDE a PEDROUZO (ARCA) Data Tappa 27/05 28 Distanza 32.5km Abitanti 1.000 Regione GALICIA Lasciamo Melide senza rimpianti, una cittadina che sembra un paesotto del sud Italia. Seguiamo la via di San Martino inoltrandoci nel bosco. Si attraversano Boente, Castañeda, il rio Iso, Arzúa. Si prosegue per Calzada, Calle, Boavista e Salceda, sempre su di un sentiero situato alla destra della 204 statale. L’ultimo tratto della tappa, che prevede il passaggio da Brea, Santa Irene, Rua ed infine Pedrouzo-Arca e’ contraddistinto da continua alternanza di sterrato ed asfalto e continui saliscendi. Sentiero nel bosco prima dell’alba, da Melide Fontana a Raido A Castaneda due ore dopo A Pedrido Lungo il cammino sorpassiamo un ragazzo che sembra stia per morire dalla stanchezza: cammina come se avesse i piedi pieni di vesciche; perde un pacchetto di fazzoletti di carta, lo raccolgo, raggiungo il ragazzo e glielo ridò; mi guarda come imbambolato; in altre circostanze avrei pensato che fosse sotto gli effetti della droga. Ad As Barrosas, prima di Arzúa, incontriamo un piccolo monumento ad un giovane monaco morto nel 1996. Lungo la strada, verso Calzada, incontriamo un ragazzo che si è acceso un focherello sfregando legnetti e poi con un piccolissimo barbecue fatto di rametti avvolti in carta stagnola perché non si brucino, sta cuocendo un pezzetto di carne. Ma non è l’unico “estroso” che incontriamo; dopo mezz’ora, verso le 10, quasi in mezzo alla nostra strada sterrata, ci sono due donne che dormono con i loro sacchi a pelo, e un bambino che evidentemente non ha più sonno, che dal suo sacco a pelo saluta tutti i pellegrini che passano: Buen camino..., buen camino, peregrino... 205 CAMINO / DE / SANTIAGO / 1996. TERMINASTE TU CORTO MINISTERIO SACERDOTAL HACIENDO EL CAMINO CON NOSOTROS, ENTREGANDO TU VIDA AL SERVICIO DE LOS DEMÁS HASTA EL ÚLTIMO MOMENTO! LA PARROQUIA DE S. FCO. JAVIER DE LA CORUÑA NUNCA OLVIDARÁ TU PASO ENTRE NOSOTROS. LAS HUELLAS DEL SEÑOR NO SON INVISIBLES. TU VIDA ES UNA DE ELLAS 22 DE JULIO DE 1996 “EL QUE PIERDA SU VIDA POR MÍ, LA ENCONTRARÁ” RAMÓN PAZOS SEAJE "MONCHO" A Ramón Pazos Seaje, Monaco Furelos Pellegrini che dormono in mezzo alla strada alle 10 del mattino Nel bosco di eucalipti Boavista 206 Verso mezzogiorno la stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo di fermarci a Boavista dove c’è un bel bar con tavoli e sdraio su un prato molto curato. Un bocadillo ed una birra ci rimettono in sesto. Poco oltre incontriamo un’altra targa in memoria di una pellegrina olandese arrivata a Santiago e morta nel sonno,. Più oltre, tra Salceda e Santa Irene, secondo la guida dovrebbe esserci un piccolo monumento a Guillermo Watt, un pellegrino morto lì nel 1993 "a una giornata da Santiago". Attraversato un bosco di eucalipti, e chieste più volte informazioni sulla strada da seguire, raggiungiamo finalmente Pedrouzo, in cui si trova Arca che è il nostro albergo. La fortuna ci bacia in fronte: ci danno gli ultimi due letti rimasti di 140. Grazie, Padre Eterno! Con tre euro, come in tutti gli alberghi della Galizia, ci danno anche un lenzuolo e federa usa-egetta. Io occupo il letto in basso, come al solito, in quanto Licel non ha problemi a occupare il letto in alto. Ogni volta che mi siedo sul letto però sbatto la testa sul bordo dell’altro letto, cosa che provoca allegria nella mia dirimpettaia, una bella argentina che mi racconta di vivere a Barcellona da cinque anni; adocchia un fusto italiano nella fila di letti di fronte; si fanno complimenti... sei più bella di Valeria Mazza... Dopo due giorni li rivedo nella Cattedrale di Santiago teneramente abbracciati come fossero innamorati da lungo tempo. Si slacciano solo quando lui va a fare la comunione. L’albergo è nuovo e molto comodo. Ci sistemiamo e andiamo a fare la spesa nel vicino supermercato. Ci compriamo una bibita e ci sediamo lì fuori a berla. C’è anche un altro italiano che mi chiede di dove sono e mi dice che ha fatto il Cammino in 22 giorni (anziché i 29, finora, di quasi tutti). Deduco che la fatica l’ha rintronato, perché poi per almeno altre quattro o cinque volte mi richiede se sono italiano, e ciò nonostante io abbia in mano la guida in italiano. La sera andiamo a cena in un bel bar-ristorante, sempre al solito prezzo. Remember in your prayers Myra Brennan, 52 years nee Holland, of Kilkeny and Silko, Ireland... who died peacefully in her sleep in Santiago de Compostella on 24.6.03 having just completed her 2nd concutive camino A sinistra il mio letto (sotto) e quello di Licel (sopra); a destra in basso quello dell’argentina 207 La mia camerata; il mio letto è quello con l’asciugamano giallo Soggiorno-pranzo Lavanderia La cucina a disposizione dei pellegrini L’Albergo ad Arca, con il simbolo usato in Galizia per l’albergo del pellegrino L’Albergo ad Arca 208 Consiglio comunale Inizio del Cammino per domani mattina Da PEDROUZO a SANTIAGO DE COMPOSTELA Data Tappa 28/05 29 Distanza 20 km Abitanti 93.000 Regione GALICIA Santiago de Compostela è' stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1985, che ne ha sottolineato così il valore universale forgiato da milioni di pellegrini che, nei secoli, da tutta Europa (e oggi dal mondo), hanno percorso la rotta jacopea per "ritrovare" l'apostolo. Questo ha fatto sì che il Cammino di Santiago sia stato dichiarato "primo itinerario culturale europeo". Capoluogo della comunità autonoma della Galizia, nella provincia di La Coruña, è stata nel 2000 città europea della cultura. 209 Partiamo presto e troviamo vicino l’albergo un bar aperto dove possiamo fare colazione, anche se in albergo l’avevamo già fatta con quanto c’eravamo procurati il pomeriggio prima, proprio a questo scopo. Dopo un mese di cammino, giornate di sforzi, vesciche (chi più chi meno), dolori muscolari e, soprattutto, l'incontro fraterno con tanti amici, la meta è a mezza giornata di cammino. Riprendiamo il Cammino attraverso un bel bosco di eucalipti, godendo ancora una volta della tranquillità della natura. Il fatto che ancora non sia l’alba, il camminare nel bosco rende il cammino ancora più buio. Man mano che ci avviciniamo a Santiago, la natura cede il posto al cemento e all’asfalto. Cominciamo a fare i programmi in vista dell’arrivo, finalmente. Dovremmo arrivare verso le 11, ritirare la Compostela e assistere alla Messa delle 12 con benedizione del pellegrino e, se siamo fortunati, potremmo anche vedere in azione il famoso turibolo. Subito dopo la Messa, Licel deve prendere un autobus che lo porta alla stazione ferroviaria. Non vede l’ora di arrivare a casa dove l’attende la sua Mistresa, che lo accoglierà come al solito, dicendo ”Ecco il nostro Rey”. Ci sarà festa grande, come al solito, con figli e nipoti riuniti a casa sua. Una comoda salita porta all'Alto de Labacolla, scendendo dal quale si costeggia l'aeroporto omonimo (che è quello di Santiago). A Labacolla, approfittando del piccolo rio omonimo che scorre nei dintorni, gli antichi pellegrini usavano lavare il corpo e i vestiti, quasi a mondarsi dalle fatiche del lungo viaggio e per purificarsi, così da presentarsi più degnamente davanti alla tomba dell'Apostolo. Sentiero nel bosco prima dell’alba, da Pedrouzo Dopo poco più di un’ora arriviamo ad un grande cippo che sembra un monumento e sul quale è indicato Santiago. In un primo momento credo che sia l’indicazione dell’ingresso alla città di Santiago, ma siccome continuiamo a camminare ancora per molto, forse si tratta dell’indicazione del Comune di Santiago, non della città. 210 Dopo poco più di un’ora il cippo indicante l’ingresso in Santiago A San Marcos A San Marcos passiamo davanti una stalla dalla cui porta è possibile intravedere una mungitrice automatica. Una vacca con le mammelle enormi che quasi le impediscono di camminare, entra nella stalla. Già in un altro paese avevo constatato la stessa cosa: evidentemente da queste parti non c’è molta cura degli animali. Dopo un po’ troviamo una bella panchina e ci sediamo a riposare e fare merenda. Osserviamo che arrivano quattro ragazze; forse per “colleganza di sesso” si salutano, chiacchierano un po’, ripartono e dopo meno di un chilometro, ognuna per conto suo così come si erano incontrate. Inizia la salita al Monte del Gozo ("monte della gioia"), ai piedi del quale si trova il borgo di San Marcos. Il Monte del Gozo, il luogo dove gli antichi pellegrini, scorgendo Santiago, ringraziavano Dio cantando e, talvolta, piangendo: Il Cammino è compiuto, l'impresa è riuscita, la paura di non farcela si è sciolta; ora è tempo di gioia, c'è posto solo per la felicità, la commozione e il ringraziamento. In cima al Monte del Gozo c’è un monumento che fu inaugurato da Papa Giovanni Paolo II, che vi è raffigurato su due diverse facce; su un’altra faccia è raffigurato San Francesco pellegrino a Santiago e su un’altra faccia i vari Cammini che confluiscono a Santiago.19 19 Nel 1989 a Santiago si svolse una delle famose Giornate Mondiali della Gioventù: da allora sempre più numerosi sono i giovani e non che dalla vecchia Europa e dagli altri continenti si muovono, come gli antichi pellegrini, verso la città dell’Apostolo. Durante quell’incontro oltre alla veglia notturna e alla S. Messa sul Monte do Gozo particolarmente coinvolgente fu la preghiera recitata nella basilica compostellana dal Papa dopo il gesto dell’abrazo, l’abbraccio all’Apostolo che ogni pellegrino compie al termine del suo pellegrinaggio a suggellare l’intima comunione e confidenza con Santiago l’amico del Signore. Ecco il testo di quella preghiera che racchiude non solo il valore della Giornata mondiale della Gioventù ma l’autentico e genuino significato del pellegrinaggio cristiano e jacobeo: San Giacomo! Sono qui, nuovamente, presso il tuo sepolcro / al quale mi avvicino oggi, / pellegrino da tutte le strade del mondo, / per onorare la tua memoria ed implorare la tua protezione. / Giungo dalla Roma luminosa e perenne, / fino a te che ti sei fatto pellegrino sulle orme di Cristo / ed hai portato il suo nome e la sua voce / fino a questo confine dell’universo. / Vengo dai luoghi di Pietro / e, quale suo successore, porto a te / che sei con lui colonna della Chiesa, / l’abbraccio fraterno che viene dai secoli / ed il canto che risuona fermo ed apostolico nella cattolicità. / Viene con me, san Giacomo, un immenso fiume giovanile / nato dalle sorgenti di tutti i paesi della terra. / Qui lo trovi, unito e sereno alla tua presenza, / ansioso di rinnovare la sua fede nell’esempio vibrante della tua vita. / Veniamo a questa soglia benedetta in animato pellegrinaggio. / Veniamo immersi in questo copioso esercito / che sin dalle viscere dei secoli è venuto portando 211 Verso il Monte de Gozo Juan Pablo II Peregrino en Santiago de Compostela Juan Pablo II San Francisco Peregrino en Santiago le genti fino a questa Compostela / dove tu sei pellegrino ed ospite, apostolo e patrono. / E giungiamo qui al tuo cospetto perché andiamo uniti nel cammino. / Camminiamo verso la fine di un millennio / che desideriamo sigillare con il sigillo di Cristo. / Camminiamo ancora oltre, verso l’inizio di un millennio nuovo / che desideriamo aprire nel nome di Dio. / San Giacomo, / abbiamo bisogno per il nostro pellegrinaggio / del tuo ardore e del tuo coraggio. / Per questo veniamo a chiederteli / fino a questo “finisterrae” delle tue imprese apostoliche. / Insegnaci, Apostolo ed amico del Signore, / la via che porta a lui. / Aprici, predicatore delle Spagne, / alla verità che hai imparato dalle labbra del Maestro. / Dacci, testimone del Vangelo, / la forza di amare sempre la vita. / Mettiti tu, patrono dei pellegrini, / alla testa del nostro pellegrinaggio di cristiani e di giovani. / E come i popoli all’epoca camminarono verso di te, / vieni tu in pellegrinaggio con noi incontro a tutti i popoli. / Con te, san Giacomo apostolo e pellegrino, / desideriamo insegnare alle genti d’Europa e del mondo / che Cristo è - oggi e sempre - / la via, la verità e la vita. 212 Porta Itineris Sancti Iacobi20 I vari Cammini che confluiscono a Santiago Solo una volta arrivati in plaza San Pedro, si vede bene una delle imponenti torri della cattedrale. Attraverso la Puerta del Camino, si entra finalmente nella città vecchia, la città di pietra, come viene definita. Torna la poesia, la mente si rallegra, il cuore si allieta, la commozione ha il sopravvento. Pochi passi ancora, e attraversate Callejòn de las Animas, Plaza de Cervantes, Via Sacra, Calle Azabacheria, Plaza de las Platerìas, si entra, passando sotto un arco, in Plaza del Obradoiro, dominata dalla maestosità della facciata barocca della cattedrale. Sono tutte vie e piazze che imparerò a memoria perché è la strada che farò ogni giorno avanti e indietro tra il mio Albergo e la Cattedrale. Ora, solo una grande scalinata separa dal Portico della Gloria e dalla tomba dell'Apostolo San Giacomo. Ingresso a Santiago Da plaza San Pedro si intravede una guglia della cattedrale 20 Vi sono rappresentati tra gli altri Alfonso II il Casto; San Domingo de la Calzada; il papa Callisto II; Dante Alighieri; Isabel del Portogallo; Brígida di Svezia; Jan Van Eyck; San José María Escrivá; Jacobo Sobieski; e Giovanni Paolo II. 213 Monastero di San Martin Pinario, difronte la Cattedrale Lato nord della Cattedrale Arrivati a Santiago, come prima cosa andiamo a ritirare la Compostela. C’è una fila lunghissima che dall’ufficio al primo piano di un palazzo antico, arriva fino in strada. Ci vuole più di un’ora. Quando, dopo aver mostrato le credenziali ed i timbri appostivi, otteniamo questo sospirato attestato, la Messa e la benedizione del Pellegrino è ormai passata. Io non me ne preoccupo perché comunque avrei voluto andare il giorno dopo. Quelli che arrivano a registrarsi per la Compostela dopo le dieci, vengono menzionati il giorno dopo durante la Messa, mentre quelli che arrivano prima delle 10 vengono menzionati lo stesso giorno. La menzione non è nominativa, ma per gruppi e per luogo d’inizio del Cammino, per es. “da Saint Jean Pied de Port: tre italiani, quattro francesi un canadese due coreani, ecc...”; quindi uno può riconoscersi. Nel Palazzo della Compostela e nella via adiacente c’era una tale ressa che io e Licel ci siamo persi di vista senza neanche salutarci. Mi è dispiaciuto. Tornato a casa a Roma ho spedito un fax ai Bomberos de Manresa con preghiera di consegnargli una lettera. Il figlio infatti è il Comandante dei Bomberos (Pompieri) di Manresa, che è una città a 60 km da Barcellona e di circa 60.000 abitanti. Palazzo del Governo galiziano e del Comune, in Piazza dell’Obradoiro (opera d’oro) Facciata principale della Cattedrale su Piazza dell’Obradoiro 214 Romanza di Don Gaifers Mentre faccio la fila per la Compostela, leggo vari foglietti di dove potrei trovare alloggio, e fotografo un cartellone che riproduce la Romanza di Don Gaiferos. ROMANCE DE DON GAIFEROS ROMANZA DI DON GAIFEROS Aonde irá aquel romeiro, meu romeiro, aonde irá? Caminho de Compostela, não sei se ali chegará. E os pés leva cheos de sangue e não pode mais andar, mal pocado, pobre velho! não sei se ali chegará. Tem longas e brancas barbas, olhos de doce mirar, olhos gazos, leonados, verdes como água do mar. Chegarom a Compostela e foron à Catedral, Ai, desta maneira falou Gaiferos de Mormaltám: -Graças meu senhor Santiago os vossos pés me tés já, se queres tirar-me a vida podes-ma senhor tirar, porque morrerei contento nesta santa Catedral. Dove andrà quel romeo, mio romeo, dove andrà? Cammino di Compostela, non so se ci arriverà. E porta i piedi mezzi di sangue, e non può andar oltre, mal pocado, povero vecchio! Non so se ci arriverà. Ha una barba lunga e bianca, occhi dallo sguardo dolce, occhi gioiosi e chiari, verdi come l’acqua del mare. Arrivarono a Compostela e furono alla Cattedrale, Ahi, in questa maniera parlò Gaiferos de Morrmaltan: - Grazie, mio Santiago, i tuoi piedi già mi tengono, se vuoi prendermi la vita, me la puoi prendere, Signore, perché morirei contento in questa santa Cattedrale. Esaurita l’”operazione Compostela” cerco un albergo. Mi indirizzano al Seminario Minore, ad un quarto d’ora dalla Cattedrale. E’ un bel palazzo con un bello scalone e tre piani di camerate. Anche 215 qui bisogna aspettare che apra: alle 15. I letti sono solo singoli, non a castello, ognuno con un armadio a muro con serratura a moneta recuperabile. Mentre in tutti gli alberghi del Cammino si può stare un solo giorno, qui puoi stare quanti giorni vuoi. Dieci euro al giorno. Alle otto del mattino tutti fuori, a mezzanotte chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro: il portone rimane chiuso. Mi custodisco, faccio la doccia, faccio il bucato con la lavatrice, e vado al centro a fare il turista. Biblioteca universitaria La via verso l’Albergo Panoramica dal Pale dell’Albergo Il mio Albergo Lungo la strada prendo qualche foto, alla Chiesa delle Anime, il Palacio de Gelmirez sulla Piazza dell’Obradoiro, l’Hostal de los Reyes Catolicos21 costruito nel 1492 come ospizio per i pellegrini e 21 Nel 1492 avvengono alcuni avvenimenti importanti per la storia dell’umanità (come la scoperta dell’America, per cui la fine del mondo non è più Finisterre e nuovi traffici e itinerari ormai sono aperti sia per lo sviluppo economico sia per l’evangelizzazione) e la storia di Spagna e d’Europa: la presa di Granada da parte di Isabella di Castiglia e Fernando di Aragona, il cui matrimonio nel 1469 aveva finalmente riunito le due corone più importanti di Spagna; il decreto di espulsione degli ebrei e infine il valenciano Rodrigo de Borja (Borgia) è eletto Papa con il nome di Alessandro VI, il 216 trasformato oggi in uno degli alberghi più lussuosi di Spagna;riprendo l’interno della cattedrale, con la Cripta e l’Altare di Santiago, la targa lasciata da Giovanni Paolo II, la Cappella del Crocifisso davanti al quale ho acceso “decinaia” di moccoli per tutti i miei raccomandati22, la Porta Santa, che viene aperta ogni Anno Santo23, cioè quando la festa di Santiago, il 25 luglio, cade di domenica. Nella Cattedrale accanto alla scala che scende alla Cripta con l’Urna di Santiago, c’è un’altra scaletta che sale e porta dietro le spalle della statua di Santiago sopra l'altare maggiore e che, secondo la tradizione si usa abbracciare. A quello davanti a me, che ha lasciato un’offerta nell’apposito bussolotto un addetto alla Cattedrale consegna un “santino”; a me invece non lo consegna. Allora deduco che lo consegna solo a chi dà un’offerta, risalgo nuovamente e lascio l’offerta; a me non lo dà neppure questa volta. Allora penso di recuperarlo in qualche angolo della Cattedrale, ma non ci sono. Pazienza. Ho altri giorni per procurarmelo. Mi faccio delle passeggiate per le vie cittadine molto belle e animate e piene di bar e ristoranti con gente rilassata dappertutto. Santiago è una città universitaria, quindi ai pellegrini che hanno concluso la loro fatica si sommano anche un sacco di universitari. Ci sono un sacco di negozi a beneficio dei pellegrini, con magliette con varie scritte, statuine, bastoni, conchiglie, dolci che ti offrono da assaggiare. A cena vorrei andare al Ristorante raccomandato dalla guida, il “Gato Negro” ma stranamente lo trovo chiuso, poi scoprirò che apre all’ora di cena, alle venti. Tra l’altro sembra una specie di osteria, con pavimento di cemento e tavoli quasi sgangherati. Ripiego allora su un ristorante in una delle principali vie, il prezzo sembra buono, ma alla fine mi sommano il pane e le bevande. Siccome è comunque poco, non me la prendo. Inoltre ho anche mangiato il polpo alla gallega, come extra, pagando solo 5 euro quale nel 1494 concederà a Isabella e Fernando il titolo di Re Cattolici (Reyes Catolicos). E’ in questo periodo che a ricordo della presa di Granada a Santiago viene eretto per accogliere il gran numero di pellegrini l’Hospital de los Reyes Catolicos, trasformato nel 1954 da Franco in un Parador nacional (albergo di gran lusso), nella stupenda cornice della piazza dell’Obradoiro. 22 Casimiro Clementina Stefano Lucia Italia Anna Uberta Giuliana Bordighini Mocini Santoni Papò Massa Fanelli Furfaro Girau Barbara Siri Gantin Milingo Lefevre Jolanda Claudio Fratello Anna Orazio Giachino Grazio Giuseppa Marcello Saverio Luigino Irma Valerio Antonio Giulio Cecilia Adelia Leonardo Maddalena Giocondo Giustina Clemente Maddalena padre di Alberto Morti Sparviero Marcella Cristina Manuela Filippo Lena Gabriele M.Cristina Anna Alberto Giada Gaia +2 Pupi (Paola) Verderame Filena e figli Chieruzzi e figli Bonanni e figlio Gilda Raffaele Giorgio Filippo Alessandro Lello Paola Elisabetta Gelsa e figlia 23 Papa Callisto II istituì l'Anno Santo Jacobeo (1122) ed il suo successore, Alessandro III, attraverso la Bolla Regis Aeternis, concesse la grazia del Giubileo (Indulgenza Plenaria) a chi visitasse il tempio compostellano negli anni in cui il 25 di luglio (festa di Santiago) cadesse di domenica 217 Chiesa delle Anime La Casa del Cadibo Praza da Immaculata o da Azabacherìa L’Hostal de los Reyes Catolicos costruito nel 1492 Interno della Cattedrale La Cripta con l’Urna di Santiago 218 JUAN PABLO II “YO OBISPO DE ROMA Y PASTOR DE LA IGLESIA UNIVERSAL, DESDE SANTIAGO TE LANZO, VIEJA EUROPA, UN GRITO LLENO DE AMOR: VUELVE A ENCONTRARTE, SE TU MISMA”. EL PAPA EN SU PEREGRINACION A COMPOSTELA. 9 DE NOVIEMBRE DE 1982. La targa lasciata da Giovanni Paolo II Cappella del Crocefisso Porta Santa 24 Oggi, in un rinnovato fervore spirituale, migliaia di persone raggiungono Santiago ripercorrendo le antiche vie, ricevendo ospitalità negli ospizi e nelle chiese disseminate lungo il percorso che nel 1987 il Consiglio d’Europa ha proclamato “Primo Itinerario Culturale d’Europa” e nell'anno 1993 gli è stato concesso dall'UNESCO il titolo di “Patrimonio Culturale dell'Umanità”. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II nel 1982 radunò a Santiago gli abati delle principali abbazie d’Europa e consegnò alla città un memorabile discorso sulle radici cristiane dell’Europa: «Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, che si è sempre considerata europea, per le sue origini, tradizioni, cultura e rapporti vitali, slava tra i latini e latina tra gli slavi; io, successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: “Lo posso”». 219 24 Altare di San Giacomo Dintorni della Cattedrale 220 Monastero de San Pelayo de Antealtares in praza da Quintana 29/05/2009 Plaza de San Pedro A SANTIAGO DE COMPOSTELA Mi alzo con comodo, mi custodisco e prima delle otto vado in centro portandomi la guida di Santiago, che studio. Santiago. Il suo tracciato è tipico della città medioevale con le mura (sopravvissero fino alla fine del XIX secolo). La parte antica si articola principalmente lungo la rùa do Franco, la rùa do Vilar e la rùa Nova; varie stradine, vicoli, piazze (praza, in gagliego) e slarghi si chiudono per offrire prospettive sorprendenti. Le principali piazze della città sono:* Praza do Obradoiro: merita una citazione particolare; situata sul lato Ovest della cattedrale, è il cuore pulsante di quel "museo vivente" che è Santiago. E' il luogo dove si sente il battito di ogni ora del giorno e della notte. Ha monumenti straordinari: la cattedrale (la facciata barocca d'ingresso), il Palacio de Gelmìrez, l'Hotel de los Reyes Catòlicos, il Palacio de Rajoy e il Collegio de San Jerònimo. Malgrado ogni 221 edificio risalga a un periodo diverso, tutti sono impregnati di un'insolita armonia. La verità è che questa piazza, il cui nome significa "opera d'oro", è meritevole di essere considerata una delle più belle del mondo. * Praza das Praterias (de las Platerìas, in castigliano); situata sul lato sud della cattedrale, era il luogo dove più erano concentrate le botteghe di argentieri ed orefici (il nome della piazza significa infatti "degli argentieri"). * Praza da Immaculada (anticamente "da Azabacheria"); situata sul lato nord della cattedrale, il suo antico nome significa che qui si radunavano gli artigiani che lavoravano il gaietto (azabache, una varietà di lignite dura, di colore nero lucente, adoperata per bottoni e ornamenti). Principali monumenti: * La cattedrale; è stata ed è la ragione d'essere di Santiago e del pellegrinaggio; in seguito ad essi nacque la città. E' un prodigio di fusione dell'architettura e scultura romanica con quella barocca. Infatti, sebbene l'aspetto esteriore sia stato modificato da successive riforme fino ad assumere la spettacolare veste barocca che oggi si ammira, l'interno conserva infatti i suoi tratti originali e costituisce l'insieme più prezioso del primo stile monumentale del Medioevo cristiano: il romanico. I lavori di costruzione dell'attuale cattedrale iniziarono nel 1075, culmine dello splendore di Santiago. Fondato sotto il vescovado di Diego Pelàez, sotto la direzione di Maestro Bernardo "il Vecchio", dove in precedenza erano esistite anteriori basiliche distrutte da truppe mussulmane, ricevette nuovi impulsi nel 1090. In questo periodo si strinsero i rapporti tra il vescovado locale e l'Abbazia di Cluny, e i lavori vennero affidati a Maestro Esteban. Questi progettò un tempio a tre navate. Partecipò ai lavori anche Bernardo "il Giovane". Il vescovo Gelmìrez, nel 1105, consacrò quasi tutti gli altari della chiesa e i lavori vennero completati nel 1128. La maestosa e slanciata facciata barocca, detta dell'Obradoiro, fu realizzata (posta dinanzi alla precedente romanica) nel XVIII secolo dall'architetto Fernando Casas y Novoa. Il corpo centrale, definito "retablo de piedra" si erge tra due torri gemelle di origine romanica, trasformate in barocche nel 1670 circa e terminate dallo stesso architetto. Guardando frontalmente la facciata, quella di sinistra è definita Torre de la Carraca, e quella di destra Torre de las Campanas. La facciata sud, detta de las Platerias come l'omonima piazza dove si affaccia, è l'unica che conserva tratti del romanico originale. Fra le statue che la decorano spicca quella di Re Davide musicante. La facciata est che da su Praza da Quintana, circonda l'abside della cattedrale. In essa si trova la Puerta Santa o del Perdòn, che viene aperta solo durante gli anni santi. Lateralmente si trova la Torre del Reloj (dell'orologio), iniziata nel 1316 e portata a termine nel XVII secolo da Andrade che diede forma a una delle torri barocche più belle. Un particolare: l'orologio ha solo una lancetta che indica le ore. La facciata nord, detta della Azabacheria, nell'originale stile romanico era chiamata "del Paradiso"; oggi è presente uno stile neoclassico. Entrando nella cattedrale si resta abbagliati e incantati dall'opera più bella: il Portico della Gloria. Difficile descrivere la bellezza di questo portale d'ingresso della cattedrale, a cui si accede dopo aver superato la facciata dell'Obradoiro. E' un gruppo scultoreo romanico così eccezionale da essere definito il monumento iconografico più completo della scultura medioevale. Arrivare a contemplarlo dopo tanto camminare e tante difficoltà è commovente. Opera di Maestro Mateo, fù probabilmente iniziato nel 1118......... E' formato da tre archi: quello centrale, il più maestoso, è presieduto da Cristo glorioso in trono secondo la visione apocalittica di Giovanni. La sua figura è circondata dai quattro evangelisti; otto angeli portano i segni della passione e altre figure ai lati rappresentano i prescelti. Nell'archivolto sono rappresentati i ventiquattro anziani dell'Apocalisse nell'atto di accordare i propri strumenti musicali dando vita a un concerto celeste. La colonna centrale (detta albero di Jesse) raffigura la storia genealogica del Cristo, ed è sormontata dalla statua dell'apostolo Giacomo colma di espressione e serena bellezza in viso, che sostiene una pergamena con la scritta "mi mandò il Signore". Giacomo sembra davvero accogliere i pellegrini che arrivano. I cinque solchi (a forma di mano destra) presenti su questa colonna, sono stati sempre usati per appoggiarvi la mano come ringraziamento e richiesta di benedizione all'apostolo. Ai piedi della colonna, dalla parte opposta a quella di Giacomo, c'è la statua che autoritrae Maestro Mateo sulla cui prgamena si può leggere "architectus" e che la devozione popolare a ribattezzato "O santo dos croques" (il santo dei bernoccoli). E' infatti usanza dare dei piccoli colpi con la testa a questa statua per ottenere un pò della sua intelligenza e saggezza. Sull'arco di sinistra sono rappresentati episodi dell'Antico Testamento; le colonne sottostanti rappresentano i profeti (Daniele, in particolare sorride). Sull'arco di destra appaiano Dio Padre e Dio Figlio al centro, nel giudizio universale co gli eletti a destra e i condannati a sinistra (mi sembra che la 222 sinistra..... politica, non aveva pace neppure allora.....); le colonne sottostanti hanno statue che rappresentano gli apostoli. All'interno della cattedrale, percorrendo le navate da sinistra, si incontrano diverse importanti cappelle: la cappella del Cristo di Burgos, della Comunione, di Santa Catalina, della Corticela, di San Andrés e la Mayor. Girando intorno a qust'ultima (sempre da sinistra a destra) si incontrano ancora: la cappella di San Juan Apostolo, de Nuestra Senora la Blanca, del Salvador, de la Azucena, Tra queste ultime due si trova la Porta Santa. Merita una particolare citazione la Capilla Mayor: posta dietro l'altare maggiore, ha elementi decorativi del XVII secolo e conserva una statua di San Giacomo alla quale si accede salendo una scaletta. E' del 1211, abbigliata con vestiti e gioielli del XVII secolo, ed ha una espressione così accogliente e serena che sembra quasi commuoversi all'abbraccio che i pellegrini usano darle a ringraziamento dell'avvenuto pellegrinaggio. Lasciato l'altare maggiore con la statua di San. Giacomo, scendendo dal lato opposto, si accede alla sottostante cripta dove, in una urna d'argento, cesellata in stile romanico, sono conservate le reliquie del santo. La cappella e l'altare maggiore ricevono luce dalla cupola soprastante, ottagonale, del 1445, dalla quale pende il "Botafumeiro", il gigantesco turibolo dell'incenso che viene fatto oscillare spettacolarmente da un estremo all'altro della navata a crociera nei giorni di solenni celebrazioni. Lungo la navata centrale, poggiati sulle colonne che appartenevano a un coro del XVII secolo, si trovano i due organi della cattedrale, opera di Manuel la Vina, del XVII secolo. Annesso alla cattedrale c'è il chiostro: del XVI secolo fu progettato dai migliori architetti del momento. Gaspar de Arce lo potò a termine con la splendida veranda che si affaccia su Praza do Obradoiro. Ospita un importante museo; sono presenti l'archivio ( dove è conservato il Codex Calixtinus ), la biblioteca, la sezione archeologica, arazzi di pregevole fattura e altre opere di rilievo. * Palacio de Gelmìrez: fa da contrappunto al chiostro della cattedrale. Fu eretto per volere del vescovo Gelmìrez nel 1120 ed è uno dei migliori esempi di romanico civile in Spagna. La facciata sovrapposta alla precedente è del XVIII secolo. Al suo interno spicca il Salòn Sinodal, fatto costruire dal vescovo Arias nel 1260. * Hostal de los Reyes Catòlicos: costruito nel 1492 per accogliervi i pellegrini e gli ammalati, è oggi uno degli hotel più lussuosi di Spagna. Molto bello il portale d'ingresso riccamente scolpito. I balconi e le finestre sono rifiniti in stile rinascimentale e barocco. * Palacio de Rajoy: si erge di fronte alla cattedrale. Fu costruito verso la metà del XVIII secolo. Nel corpo centrale della struttura sono rappresentati la battaglia di Clavijo e un Santiago Matamoros. E' oggi sede del governo glagliego e del comune compostelano. * Casa del Cadibo: edificio barocco con facciata progettata da Fernàniez Sarela nel 1758, eretta a scopo ornamentale. Delimita la Praza das Praterias, al centro della quale si trova la Fuente de los Caballos, del 1825. * Casa dei canonici o "Conga" : costruita da Andrade nel 1709 come residenza capitolare, è circondata da portici che la separano dalla Praza da Quintana. * Monastero de San Pelayo de Antealtares: situato in Praza da Quintana di fronte alla dinamica abside della cattedrale e alla Porta Santa; contrasta con esse per la severità delle sue mura granitiche. E' uno dei monasteri più antichi della città, fondato da Alfonso II nel IX secolo per custodire la tomba dell'apostolo appena scoperta. L'edificio che oggi lo sovrasta fu eretto nei secoli XVII e XVIII. Le facciate attuali sono del XVII secolo opera di Melchor de Velasco. Ritorno alla Cattedrale. Vedo che c’è una suora che sta spolverando l’Altare Maggiore; appena mi capita a tiro gli chiedo dove potermi procurare un “santino”, e lei me ne va a prendere cinque in sagrestia. (Alla faccia di quello che ieri non me ne ha dato manco uno, forse perché dietro è riportata una preghiera per gli spagnoli, visto che Santiago è protettore della Spagna). 223 Mi fermo per la Messa di mezzogiorno con la menzione dei pellegrini cui è stata consegnata la compostela e la Benedizione del Pellegrino. Alle 11.30 la chiesa è già piena quindi io devo rimanere in piedi. Al termine della Messa viene fatto oscillare il "Botafumiero", il gigantesco turibolo dell'incenso, che solitamente viene azionato spettacolarmente da un estremo all'altro della navata a crociera nei giorni di solenni celebrazioni. Pertanto mi ritengo fortunato. Questo turibolo è così pesante che lo azionano otto persone. Nel primo pomeriggio incontro Francisco e Javier che propongono di andare a prenderci qualcosa in un bar all’aperto al termine della via principale. Verso le sette, passeggiando per la via principale incontro Domigno e José Maria, di Cadige e Madrid, che mi invitano a bere una birra. In tutti e due i bar mi sono fatto scattare delle foto dal cameriere. A cena vado al “Gato Negro”, che è il più brutto ristorante incontrato finora; sembra proprio un’osteria. Avrei intenzione di mangiare finalmente una paella, ma mi dicono che non ce l’hanno, Allora mi scuso e me ne vado, anche perché non hanno un menù organico: solo piatti e piattini.... Vicino la cattedrale trovo un ristorante con un assortimento di paelle; mi portano il menù delle paelle dove ce ne sono illustrate una dozzina; quella che scelgo non ce l'hanno; quali hanno? Solo due; mi sorge il sospetto che ce l'abbiano preconfezionate. Comunque scelgo quella di verdure. E sangria. Però la sangria non ce l'hanno. Boh... e meno male che è un bel ristorante al centro della città e vicino alla Cattedrale! Tutti a fotografare il botafomeiro Botafomeiro in azione 224 Il botafomeiro viene riportato in sagrestia Io, Javier e Francisco Io, Javier e Francisco Io, José Maria e Domingo Io, José Maria e Domingo Lo scalone dell’Albergo 225 Da SANTIAGO DE COMPOSTELA a NEGREIRA Data 30/05 Tappa 30 Distanza 21.3 km Abitanti 6.592 Regione GALICIA Negreira è un comune della comunità autonoma della Galizia, nella provincia de La Coruña, sul Rio Tambre. È il paese più importante dopo Santiago, prima di raggiungere la costa. Di origine medievale. È la cittadina alla quale allude Hemingway nel suo racconto “Per chi suona campana.” Dall’Albergo devo ritornare al centro della Città e poi prendere la strada per Negreira, ma comincio subito a non trovare le frecce gialle che mi sarei aspettato, quindi perdo la strada e dopo vari andirivieni e richieste d’informazioni ai rari passanti, finalmente trovo la strada giusta. Poi mi capita anche di raggiungere vari "sperduti" ai quali do io informazioni. Mentre fino a Santiago la campagna era bella, ordinata, verdeggiante, qui mi dà l’idea del trascurato e un po’ caotico. Sono ormai nel tracciato semiurbano della città e, dopo ancora un po' di discesa, oltrepasso il piccolo Rio Sarela, entrando in aperta campagna. Il cammino prosegue ora su un sentiero vero e proprio, tra la fitta boscaglia di eucalipti. Si incontreranno via via i piccoli centri di Moas, Carballal, Quitans, fino ad arrivare al nucleo di Augapesada dove si conserva un piccolo ponte di origine medievale, che non ho fotografato. Poco dopo reincontro i tre siciliani e per un po’ camminiamo insieme. 226 Arriviamo a Ponte Maceira. Qui le rive del Rio Tambre sono unite dal ponte più significativo del cammino; si tratta di una bella costruzione della fine del XIV secolo che fu, nel tempo, di grande importanza nelle comunicazioni tra le città di Santiago e Finisterre. Località di Ponte Maceira Località di Ponte Maceira 227 A Ponte Maceira i tre siciliani mi parlano di una fonte miracolosa, ma non ho capito bene che miracoli faccia. I tre sono di Mistretta in provincia di Messina, ma solo uno c’è rimasto, un altro vive a Palermo ed un altro a Bergamo. Dopo pochi chilometri, passando per le località di Barca e di Chancela, si giunge a Negreira, centro di origine medievale e con maggior popolazione, che s’incontra prima di raggiungere la costa. All'ingresso del paese, in avenida de Santiago, un monumento al pellegrino. A Negreira si trova inoltre EI Paza de Coton, antica fortezza medievale ristrutturata nel XVII secolo. In fondo, il Paese Monumento al Pellegrino (tra i due cespugli) In fondo, la Fortezza L’Albergo L’albergo si trova un km e mezzo fuori del Paese. Quando arrivo, verso l’una, mi prende un colpo: sulla finestra vicino l’ingresso c’è un cartello con scritto TUTTO OCCUPATO. L’albergatrice non c’è. Mentre sto lì pensando cosa fare, un ragazzo mi dice: “vai dentro e prenditi un letto”. In effetti mi sembra quasi una buona idea; entro e constato che ci sono parecchi letti liberi. Ne occupo subito uno con il mio sacco a pelo, poi ridiscendo e mi segno sul registro dell’Albergo. L’hostelera arriverà dopo le quattro. Nel frattempo la gente continua ad arrivare e io a tutti quelli che incontro dico di 228 occupare un letto e segnarsi, perché, penso, cacciare fuori un abusivo (me) può essere facile ma cacciarne parecchi diventa più difficile. Quando arriva l’hostelera, regolarizza la posizione di tutti. Ma la gente seguita ad arrivare; lei li autorizza a rimanere sulle poltrone e sui divani del soggiorno che occupano con i propri sacchi a pelo per non perdere il posto. Quando i divani e le poltrone sono finiti, chiedono di poter rimanere sotto il portico e stendono il sacco a pelo per terra. Sistematomi e custoditomi, vado a fare la spesa: qualcosa per il pranzo e per la colazione di domani. Faccio un pezzo di strada con l’hostelera che abita lì vicino. L'hosterera sta per andare in pensione e si rammarica di dover lasciare un posto di lavoro così interessante, dove si possono incontrare tanti giovani (come me) di tutto il mondo, poter imparare le lingue conversando con tanti stranieri. Mi dice che negli anni passati, per poter aumentare la ricettività dell'albergo erano state messe delle tende collettive in giardino, ma che poi il Governo Regionale della Galizia aveva fatto togliere. Siccome fa abbastanza caldo, penso che quelli che hanno steso il sacco a pelo sotto il portico possano passare la notte senza troppi problemi. Nel tornare all’Albergo, ho la fortuna di capitare in mezzo a una festa di paese, e scatto qualche foto al corteo di persone vestite in costume. Le persone in costume sono tante, e partecipano con convinzione alla festa, nonostante il caldo. Alle 18 il corteo inizia a muovere con la banda, pifferi e tamburi. Deposito la spesa in Albergo e ritorno in Paese per la cena. Reincontro i tre siciliani e mentre chiacchieriamo si avvicina un italiano che vive a Negreira. E’ un abruzzese che ha conosciuto la moglie a Perugia all’Università per stranieri. Secondo lui tutte le feste paesane e i costumi sono più o meno uguali dappertutto, e questa festa e questo corteo sembrano quelle che vengono fatte in Abruzzo. Secondo me qui sembrano più convinti e più curati. Proseguo per il ristorante, mentre i tre siciliani si dirigono ad una altro ristorante. L’Albergo con vari sacchi a pelo sotto il portico Il corteo, banda in testa 229 230 Il ristorante è un bel ristorante, ma ci sono solo due persone oltre me. Sarà per caso troppo costoso (9 euro)? Dopo cena,visto che è domenica, vado alla Messa. La Chiesa viene aperta poco prima delle 20 da una beghina. Alle 20 arriva un signore, si mette i paramenti e dice la Messa. Nella “cattolicissima" Spagna i preti cominciano a scarseggiare e quelli che ci sono, sembra che non vogliano farsi notare. 231 Da NEGREIRA a OLVEIROA Data Tappa 31/05 31 Distanza 33.2 km Abitanti 100 Regione GALICIA Parto prima delle sei, sia perché la tappa è lunga, sia perché comincia a fare molto caldo a metà giornata, e vorrei evitare di trovarmi sotto il sole alle 2. Però partire presto presenta degli inconvenienti: se non si trova la strada, a chi chiedere informazioni? Poco dopo essere uscito dall’Albergo incontro quattro tedeschi che vengono in direzione opposta. Li avviso che il Cammino è nella direzione che io sto seguendo (mi ero informato la sera prima). Loro cercano di convincermi che io sbaglio e loro sono nel giusto e mi invitano ad andare con loro. Ci salutiamo e ognuno prosegue per la sua strada. Dopo un km incontro altri due sperduti, ai quali indico la strada segnalata da una piccola freccia gialla, che loro non avevano notato. M’inoltro nel bosco, ma non sono tanto sicuro di essere nel giusto. Speriamo bene... Finalmente dopo qualche chilometro incontro uno dei soliti cippi con la conchiglia e mi tranquillizzo. Lungo il percorso ci sono rari paesetti che penso non avessero la luce elettrica fino a poco tempo fa. Infatti nel paesaggio ci sono selve di mulini a vento per generatori di elettricità. Incontro anche varie mandrie con vacche incredibilmente luride. E mi ricordo che a Collamato le pulivano e le stri232 gliavano. In una mandria ho notato una vacca sciancata, un’altra vacca con un grosso rigonfiamento sull’anca, un’altra con un solo capezzolo e con le mammelle dagli strani rigonfiamenti. Visto che hanno così poca cura delle bestie, la carne spagnola non vorrei mangiarla. Lo strano è, che mentre in Castiglia ho traversato vaste distese di campi molto curati e rarissimamente ho visto un contadino, qui che la cura della campagna non mi sembra eccessiva, si vedono spesso contadini. A Santa Mariña di Maroñas mi faccio una bella merenda e proseguo il cammino, oltre un lago artificiale, fino a Olveiroa. Poco prima avevo incontrato un ragazzo-pellegrino che veniva in senso contrario, siccome l’ho guardato con aria titubante, prima che gli chiedessi informazioni sul cammino mi ha detto” tu vai giusto, io sto tornando indietro a piedi...” Sentiero nel bosco Un mare di fiori Una selva di mulini a vento per elettricità Un paesetto che probabilmente utilizza i generatori eolici di elettricità 233 Vacche al pascolo (queste abbastanza pulite) In fondo, un lago La strada sembra interminabile. Ad un certo momento, quando dai segnali stradali sembra di essere arrivati, un cartello mi indica che l’albergo è in una laterale a sinistra, a due km di distanza. Due km ancora più lunghi degli altri. Poco prima ho superato un francese, che poi scoprirò essere un neuropsichiatra, che non ci vuole stare (a essere superato). Quando poi arriviamo in albergo, mi fa pure i complimenti e ” mi dà il cinque”. Ma io non ci pensavo neppure a fare la gara con lui. L’Albergo è in una casa in pietra, ristrutturata e risistemata, con parquet, luci bagni e docce. Anche qui l’albergatrice non c’è. Io occupo uno degli ultimi letti disponibili e alle quattro regolarizzo la mia posizione, appena arriva l’hostelera. Mentre bighellono, noto che sui vetri dell’ufficietto dell’hostelera sono appesi dei foglietti con detti e massime di vari autori. Ricopio quelli che mi piacciono e li riporto qui sotto. Nel frattempo arrivano due ragazze tedesche che chiedono informazioni su un fiume che passa nei paraggi. Siccome non parlano spagnolo, non riescono a capirsi non l’hostelera; allora io faccio da traduttore, poi, visto che il fiume è vicino, vado anch’io a vedere, anche per mettere i piedi a bagno come suggerito dalla guida: rinfrescarsi e lavarsi i piedi ogni volta che sia possibile. Nei pressi del fiume il paese è ben curato e sistemato, una bella strada, delimitata da un bel muraglione in pietra, alberi e panchine, un bel ponte; il tutto costruito con soldi della Comunità europea. Gli spagnoli prima hanno fatto dichiarare il Cammino di Santiago patrimonio culturale europeo, e poi mungono soldi che comunque danno lavoro, anche se non tutti sono interessati al Cammino. L'Italia dovrebbe fare altrettanto, visto che la Via Francigena dovrebbe essere più interessante del Cammino e porta ad una meta che è più importante di Santiago, e traversa città e paesi che a quelli spagnoli gli danno una pista. Ma purtroppo la Via Francigena non credo sia altrettanto organizzata, come ristoranti e alberghi a poco prezzo e sentieri distinti dalle strade a traffico intenso. Se lo fosse, sarebbe anche uno strumento per aumentare il turismo. 234 A sinistra, indicazione per l’albergo L’Albergo, a destra Abbellimenti sulla parete delle scale dell’Albergo Sassi “muschiati” che sembrano pesci 235 Uno scorcio del fiumiciattolo Sistemazione di una strada con fondi della Comunità Europea Las Bendiciones. Un hombre susurró: "Dios, háblame". Y un pajaro cantó. Pero el hombre no oy. El hombre gritó: "Dios, háblame". Y el trueno rodó a traves del cielo. Pero el hombre no escuchó. El hombre miró a su alrededor y dijo: "Dios, déjame verte". Y una estrella brilló en el cielo. Pero el hombre no la notó. Y el hombre gritó: "Dios, mostrame un milagro". ¡Y nació su hijo! Pero el hombre no se dio cuenta de la nueva e irrepetible vida que comenzaba. Entonces gritó desesperadamente: "Dios, tócame, déjame sentir che estas aqui". Dios bajó y tocó al hombre, pero éste espantó a la mariposa que volaba a su alrededor y continuó caminando. Esto nos debe recordar que Dios siempre está a nuestro lado, en todo, en lo grande y lo sencillo, al igual que en cosas a las que no le prestamos mucha atención. No te pierdas de una bendicion sólo porque no viene envuelta del modo en que tú esperas. ***** - Cada encuentro es una oportunidad, para seguir tu camino. - Cuando estés particularmente enfadato y furioso, recuerda que la vida humana no dura mas que un momento. Marc Aurel - No sueñe tu vida, vive tu sueño. 236 - Afronta tu camino con coraje, no tengas miedo de las criticas de los demas. Y, sobre todos, no te deje paralizar por tus proprias criticas. Pablo Coelho - Si crees que puedes, tienes razon, Si crees que no puedes, tambien tienes razon. Henry Ford - Cuando alguien muere, no es esa la verdadera muerte; la muerte es cuando alguien vive e no lo save. Marie Rieck - Cada hombre llega consigo todo lo que necesita para una vida feliz, pero mucha gente lo ha olvidado. William Shakespeare Da OLVEIORA a FINISTERRE Data Tappa 01/06 32 Distanza 30 km Abitanti 4.959 Regione GALICIA Finisterre (Fisterra in gallego) è un comune della comunità autonoma della Galizia. Il nome deriva dall'espressione latina Finis terrae, cioè "fine delle terre" in quanto il capo Fisterra è uno dei due punti più occidentali della Spagna (l'altro è il capo Touriñan presso Muxia). È spesso visitato dai pellegrini che compiono il Cammino di Santiago di Compostela e decidono di prolungare il pellegrinaggio per circa un altro centinaio di chilometri. La tradizione vuole che i pellegrini qui compiano un bagno nell'oceano in segno di purificazione, brucino un indumento indossato durante il cammino stesso e infine raccolgano una delle conchiglie (simbolo che segna il cammino a partire da Roncisvalle) che si trovano su una spiaggia a prova dell'avvenuto pellegrinaggio. 237