DESIGNOW L`AZIENDA
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DESIGNOW L`AZIENDA
Eppure il design degli odori può assumere una veste più sofisticata e intellettualmente conturbante, ben oltre una scontata operazione di brand extension di marchi più o meno noti. Uno dei giovani pionieri del campo è Marcin Rusak: con uno dei suoi progetti della serie Flowering Transition, Fragrance [nella foto], il designer di origini polacche si è interrogato sul rapporto tra il profumo più o meno intenso delle rose e la loro destinazione di vendita, distillando tre diverse fragranze provenienti dai punti vendita di floral designer, fiorai e supermercati low cost. Ancora, la giovane Amy Radcliffe, una laurea in Material Futures alla londinese Central Saint Martins, ha realizzato con il progetto Madeleine un’inedita “camera degli odori” che riesce a sintetizzare l’aroma degli oggetti che posizioniamo sotto una campana di vetro. Immaginiamo la portata emotiva di un archivio personale degli effluvi e degli olezzi che ci hanno accompagnato durante la vita. Un tentativo non lontano dalla ricerca decennale di Sissel Tolaas, fondatrice a Berlino dello studiolaboratorio di fragranze Re_Search Lab, all’attivo oltre 7mila odori sintetizzati o ispirati a oggetti, immaginari, periodi storici. Per l’esposizione che il Museo di Storia Militare di Dresda dedicò nel 2014 alla Prima guerra mondiale, Tolaas aveva sintetizzato un miasma ispirato al concetto di “gas mostarda”. Un’esperienza olfattiva, stando ai racconti dei visitatori, che dissuadeva fisicamente dal varcare la sala della mostra, ricreando lo stesso senso di violenza su se stessi che dovevano aver provato i soldati nello spingersi verso il campo di battaglia. C’è infine chi gli odori li inscrive negli oggetti per dotarli di una nuova significazione o di una nuova funzionalità aumentata. Altro pioniere del campo, Daniele Bortotto ha progettato nel 2012 Silicon Diffusers, tre diffusori in silicone che emettono un odore pronto all’uso quando abbiamo bisogno di concentrarci, dormire o respirare il profumo di una boccata di aria fresca. Stesso approccio per la designer Alexandra Stück, la quale ha realizzato una linea di sciarpe in lino naturale che si possono lavare con estratti di erbe aromatiche. Una volta applicati sulla stoffa, gli estratti rilasciano per sei mesi i propri effetti terapeutici, che si sprigionano a contatto con il calore corporeo o a seguito di un movimento fisico. Sulla stessa falsariga, le sedute in silicone e pelle della collezione A Body of Skin di Gigi Barker sono intrise di ferormoni umani e profumi da dopobarba per simulare il più possibile l’odore della pelle umana. Secondo gli auspici della designer – provare per credere? – l’invito all’uso più efficace per invogliarci a sederci sul pouf. @giuliazappa DESIGNOW di GINEVRA BRIA DESIGN DELLA TENTAZIONE (A L.A.) Nel 2014, a Los Angeles, a qualche centinaia di metri dal pier di Santa Monica e dalla notissima Promenade, apre Please do not enter. Uno spazio privato, dedicato allo shopping ma lontano dalla strada. Un osservatorio a picco sul centro più antico di Los Angeles, all’ultimo piano del PacMutua Building, al 523 West 6th Street. Please do not enter non si presenta come una galleria e nemmeno come un negozio al dettaglio, ma come una destinazione, una sintesi riformulata di entrambe le tipologie: a progressive men’s luxury retail and exhibition space. Nicolas Libert ed Emmanuel Renoird, entrami di origini francesi – rispettivamente il proprietario di un’agenzia immobiliare d’élite e un noto interior designer – hanno predisposto un rifugio, un attico in cui la luce invadente di Santa Monica filtra con cautela e si posa esattamente sull’articolo perfetto. Un luogo in cui la vendita diventa un gesto non obbligatorio ma obbligatoriamente compulsivo, un atto per salvare, per proteggere ogni cosa dall’imperdonabile appropriazione altrui. Quali manufatti trovare dunque e quali nomi (mai brand) ricercare, fra arte contemporanea, design, moda, accessori, profumi, essenze, gioielli, elettronica e libri d’arte? L’elenco sarebbe interminabile, ma risulta impossibile non nominare i lavori di Arik Levy e Vincent Lamouroux, così come i volumi, le creazioni di Grégoire Cheneau, Slava Mogutin, Brian Kenny, Valentin Loellmann, Elise Gabriel e OS&OS. Senza contare couturier come Walter van Beirendonck, Jean Paul Knott, 22/4, Gaspard Yurkevich e Misericordia. La disposizione dosata di suppellettili, sculture, abiti, oggetti inspiegabili, sculture, fotografie mette in evidenza rarità limited edition oppure entità uniche, singolari. Come la serie da sfinge, enigmatica e rappresentativa, sostanzialmente inarrivabile, di vasi, tavolini, sgabelli, vassoi e contenitori di Guillaume Bardet dal titolo L’Usage des jours. Oppure come Da Vetro, selezione di ventidue vasi davvero fragilissimi disegnati da sette giovani designer provenienti da tutto il mondo, che hanno modulato portafiori a seguito di una residenza all’interno di Fabrica diretta da Sam Baron. pleasedonotenter.com L'AZIENDA di FLAVIA CHIAVAROLI IL DESIGN IN UNA LASTRA “Grandi lastre, come tele su cui gli artisti possono esprimere la propria creatività”. Claudio Lucchese, presidente di Florim SpA, rilancia Cedit, la produzione delle ceramiche d’alta gamma, rigorosamente made in Italy, che negli anni si è sviluppata dalla visione di designer e artisti del calibro dei fratelli Castiglioni, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Mimmo Rotella e Gino Marotta. Nel 2016, in occasione della Milano Design Week, Cedit reinventa l’attività del marchio con una nuova produzione che chiama in gioco due artisti visivi, Giorgio Griffa e Franco Guerzoni, e i designer Barbara Brondi & Marco Rainò | BRH+, Marco Casamonti | Archea Associati, Matteo Nunziati, Giorgia Zanellato & Daniele Bortotto | Studio Zanellato Bortotto. Liberi da costrizioni di formato e avendo a disposizione materie prime di qualità eccelsa, nonché lavorazioni che hanno permesso grandi avanzamenti nel campo della ricerca materica e stilistica, agli artisti e designer viene chiesto di sintetizzare in un prodotto, e dunque materializzare, il proprio lavoro, la propria poetica, il proprio know-how che ne definisce l’originalità e l’unicità. Il risultato, presentato proprio in occasione della Design Week milanese, ha le connotazioni di un viaggio intimo e sincero, nelle pieghe della creatività di questi autori che, per identificare un segno che li rappresentasse, hanno esplorato colori, texture, riportato i segni del tempo sulla superficie ceramica ritrovando la sapienza della tradizione italiana che ricorda innovandosi. Cedit ha ricevuto meritati riconoscimenti internazionali, dal NYCxDESIGN Award, nella categoria building products alla fiera ICFF per celebrare i migliori talenti nei principali settori del design, ricordandoci che il made in Italy, quello vero, deve continuare ad essere un grande incentivo all’investimento per le nostre aziende. ceditceramiche.it @f_chiavaroli DESIGN 85