Referendum sulla UE: «Ha vinto il no

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Referendum sulla UE: «Ha vinto il no
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O EUROSCETTICI?
Referendum sulla UE:
«Ha vinto il no»
da Corriere.it, 1 giugno 2005
Il 29 maggio 2005 la maggioranza dei francesi votava “no” al referendum per l’adozione della nuova Costituzione europea. Una
decisione, quella del popolo francese, tra i fondatori dell’Europa Unita, che dimostrava le difficoltà di portare a compimento il
percorso d’integrazione dell’Unione Europea.
P
La bocciatura della Costituzione da parte dei francesi potrebbe ora
avere conseguenze pesanti anche nel resto dell’Europa dove molti
parlamenti nazionali ancora devono ratificare la nuova Carta sottoscritta lo scorso anno dai capi di Stato e di governo dei Paesi
dell’Unione. Il dibattito è acceso anche in Italia. La Lega, per bocca
del ministro Roberto Maroni, ha già fatto sapere di essere pronta a
chiedere una consultazione referendaria anche tra gli italiani, nonostante il Parlamento abbia già dato via libera al trattato lo scorso 6
aprile.
Il presidente di turno dell’Unione europea, il primo ministro lussemburghese Jean Claude Juncker, e quello della Commissione europea,
Josè Manuel Barroso, si sono riuniti nel palazzo Berlaymont di Bruxelles per valutare le prime indicazioni giunte dallo scrutinio del referendum francese. A loro spetterà l’iniziativa per rilanciare il processo di adesione al trattato da parte di tutti quegli Stati membri che
ancora non si sono espressi.
Molti i leader europei che hanno espresso rammarico per l’esito della consultazione. Ma il premier spagnolo Zapatero fa sapere che «il
processo di ratifica deve continuare». Tony Blair, invece, si è riservato di parlare solo lunedì (tuttavia secondo il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, la vittoria dei no «fa nascere profondi interrogativi in tutti noi sulla direzione dell’Europa»). E anche gli Stati Uniti
preferiscono non esprimere giudizi fintanto che non vi saranno risultati ufficiali.
In Francia, invece, i leader della destra, Jean-Marie Le Pen e Philippe de Villiers, hanno chiesto le dimissioni del capo dello Stato. Per
de Villiers, leader del MPF (partito ultracattolico e conservatore), si
tratta di una «grave crisi politica» che Chirac dovrebbe risolvere con
le «proprie dimissioni» o con «lo scioglimento dell’Assemblea nazionale». Ma lo stesso Chirac ha già fatto presente che non si dimetterà e che nei prossimi giorni darà «nuovo impulso» all’azione del governo operando un rimpasto nella composizione dell’esecutivo.
E. Fedrizzi-A. Della Valentina, Dossier Terra. Italia, Europa, Mondo, Minerva scuola
arigi – I comitati per il no cantano vittoria in Francia. La domenica elettorale ha dato il suo responso: i francesi hanno partecipato in massa al referendum e bocciato la nuova Costituzione UE. Il ministro dell’Interno, Dominique de Villepin, ha annunciato che il no ha ottenuto il 54,87 per cento, pari a 15.422.659 voti. Il
sì ha avuto il 45,13 per cento (12.686.732 voti). Il tasso di astensione è stato del 30,26 per cento.
Il governo ha preso atto della sconfitta e altrettanto ha fatto il presidente Jaques Chirac, che si era impegnato per il sì. «Questa sera –
ha detto in un discorso in tv a reti unificate subito dopo l’ufficializzazione dei risultati – i francesi si sono democraticamente espressi. La
vostra decisione è sovrana e io ne prendo atto». «Tengo questa sera
a dire ai nostri partner europei – ha aggiunto Chirac – che la Francia
resta naturalmente in Europa e manterrà tutti i suoi impegni». Il capo
dell’Eliseo ha però sottolineato che il responso delle urne finirà col
creare «inevitabilmente un contesto difficile per la difesa dei nostri
interessi in Europa».
Molti esponenti del governo hanno espresso amarezza per il risultato. «È una vera delusione» commenta il ministro degli Esteri, Michel
Barnier; «una sconfitta per la Francia, una sconfitta per l’Europa» aggiunge il suo collega della Difesa, Michele Alliot-Marie. Per Jack Lang,
portavoce della campagna referendaria del partito socialista, «la situazione è grave, e l’Europa è stata disgraziatamente vittima di un
malcontento generale».
Esultano invece i comitati per il no. La loro gioia era palpabile già
prima della chiusura dei seggi, avvenuta alle 22 nella regione di Parigi e a Lione (nel resto del Paese si è votato fino alle 19). Sulla base
di sondaggi in proprio possesso, i socialisti dell’Nps, la corrente di
minoranza contraria alla Carta europea, hanno infatti diramato un
comunicato mezz’ora prima della diffusione dei primi exit polls.
Per tutta la giornata, invece, era prevalsa l’incertezza e molti sondaggi avevano ipotizzato uno scontro alla pari tra le due posizioni.