in questo numero

Transcript

in questo numero
Bollettino
dell’
Osservatorio Politiche Strutturali
a cura
D.M. MIPA N. 9138/95
INEA
Istituto Nazionale
di Economia Agraria
gennaio/marzo - 1999
n
u
m
e
r
o
5
I principi della nuova
programmazione nazionale
in questo numero
•1 Editoriale • 3 Attualità
Orientamenti per la programmazione dei Fondi Strutturali
2000-2006 • 7 A che punto
siamo? • 11 Il Regolamento
(CEE) 2078/92 Le misure
agroambientali in Italia • 15
Dall’Unione Europea Schema
di Sviluppo dello Spazio
Europeo: Una nuova strategia
territoriale integrata nell’agenda politica dell’Unione? •
17 Regioni Piemonte: Le procedure di accoglimento delle
domande di finanziamento
degli interventi strutturali • 20
Esperienze Progettualità integrata per l’innovazione • 23
Legislazione e fonti normative • 24 Miscellanea Pubblicazioni, Documenti e Siti
Internet
Fabrizio Barca
Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica
p
iù concorrenza nei mercati del capitale, del lavoro, dei servizi; ammodernamento delle amministrazioni pubbliche;
rilancio e riqualificazione degli investimenti pubblici.
Queste sono le priorità a cui unificazione monetaria europea e globalizzazione obbligano la nostra economia, se si vuole che le
sue risorse migliori riprendano a scommettere con decisione sul futuro
e che nuove risorse, umane e di capitale, affluiscano nel Paese.
Si tratta di tre obiettivi interconnessi, tutti indispensabili. Al
Dipartimento delle politiche di sviluppo e coesione del Ministro del
Tesoro è affidato un compito di programmazione orizzontale che tocca
tutti e tre gli aspetti, ma che ha nella riqualificazione degli investimenti
pubblici il suo punto di forza. E’ un compito che si è inteso affrontare
consapevoli della grave arretratezza che il nostro Paese sconta nel
sistema di selezione degli investimenti pubblici e del fatto che non dall’entità della spesa, ma dalla sua qualità, dalla sua effettiva rispondenza alle esigenze di trasformazione del contesto in cui operano i soggetti privati, dipende il successo della politica economica e, in particolare, della sua azione nel Mezzogiorno, dove più elevato è il divario fra
risultati e potenzialità.
Ci si è dunque volti a trarre dalle esperienze di programmazione del
passato una lezione per il presente.
Si sono così potuti cogliere tre vizi presenti lungo tutta l’esperienDirettore responsabile Francesco Mantino
za repubblicana: un forte centralismo “romano” delle decisioni, che, anche nelle sue manifestazioni migliori e non
Responsabile di redazione Laura Viganò
degenerate, ha deresponsabilizzato i livelli locali di
Comitato di redazione Giuseppe Blasi, Carlo Caldarini,
Gerardo Delfino, Emilio Gatto, Giovanni Lo Piparo,
governo, li ha immiseriti in un ruolo di mediazione con
Alessandro Monteleone, Alessandra Pesce, Andrea Povellato,
“Roma”; una scarsissima attenzione al capitale sociaDaniela Storti, Paolo Zaggia, Annalisa Zezza
le, al sistema di relazioni fiduciarie sul territorio come
Progetto grafico Benedetto Venuto
condizione coerente di sviluppo nel Sud; una disatElaborazioni statistiche Stefano Tomassini
tenzione alle amministrazioni ordinarie dello Stato,
Supporto informatico Massimo Perinotto
le risorse e le forze disponibili essendo concentrate
Segreteria Laura Guidarelli
su istituzioni pubbliche “straordinarie”.
Da queste valutazioni sono derivate tre conclusioni:
Registrazione Tribunale di Roma n.671/97 del 15/12/1997
Sped. abb. post. art.2 Comma 20/C Legge 662/96 filiale Roma
• la conoscenza dei bisogni e delle opportunità
Stampa Litografia Principe, Via E. Scarfoglio, 28 - Roma
non è patrimonio di alcun centro di governo, ma
Finito di stampare nel mese di maggio 1999
è diffusa fra i suoi diversi livelli, fra le parti sociali,
gennaio/marzo - 1999
1
numero 5
Editoriale
fra altre forme di associazione della società; solo una chiara attribuzione di responsabilità di spesa ai livelli
locali di governo crea incentivi sufficienti a garantire la scelta, la qualità e l’attuazione degli interventi;
• solo il confronto fra queste diverse parti, una concertazione non burocratica, ma diffusa e informata può
consentire a questa conoscenza di venire alla superficie;
• solo un ammodernamento delle pubbliche amministrazioni, centrali e locali, il premio del merito al loro
interno, il rafforzamento delle competenze possono assicurare che il disegno di riqualificazione degli investimenti pubblici non resti sulla carta.
Il sistema economico e sociale ha già in varia misura fatte proprie queste lezioni maturate dall’esperienza. La
“riscoperta” del ruolo del mercato, come strumento determinante nel processo di allocazione delle risorse e
dei fattori primari della produzione (lavoro e capitale), ha generato un potente impulso nella società verso
una domanda di comportamento nell’allocazione delle risorse pubbliche che tenesse sempre in maggior
conto i requisiti della trasparenza e della concorrenzialità. Rispondere a tali requisiti vuole dire valutare fabbisogni, obiettivi, strumenti e risultati attesi per ciascuna idea programma e scegliere, tra una molteplicità di
idee programma, quelle che meglio delle altre garantiscano il conseguimento efficiente ed efficace dei risultati attesi. L’assunzione di queste esigenze collettive all’interno della prassi di governo del Paese è accompagnata da una progressiva e rapida devoluzione di poteri di governo dallo Stato alle Regioni, associata a una
crescente esposizione dei governi locali al giudizio dei cittadini, anche a seguito dell’elezione diretta dei loro
rappresentanti. Il processo sin qui descritto ha trovato ampia attuazione nel caso dell’agricoltura, primo tra i
settori dell’economia a sperimentare una quasi totale “regionalizzazione” dei poteri centrali attraverso successive riforme delle funzioni del Ministero competente.
Dall’insieme delle considerazioni svolte scaturiscono i due principi base della “nuova programmazione”: negoziazione e valutazione.
La negoziazione è il metodo attraverso cui la domanda per l’impiego degli strumenti di programmazione si
deve formare. E’ dal confronto continuo tra interessi locali e interessi dei diversi livelli di governo che nasce la
consapevolezza sull’effettiva necessità degli interventi. In questo senso il metodo proposto risulta perfettamente coerente con le politiche di “programmazione dal basso” promosse a livello comunitario.
La negoziazione non può trovare una sua compiuta realizzazione operativa senza il metodo della
valutazione. La esplicitazione della catena logica bisogni-priorità-obiettivi-strumenti-risultati rappresenta lo
strumento indispensabile per effettuare le scelte nel contesto della negoziazione e per verificare il grado di
attuazione nelle diverse fasi della realizzazione dei programmi.
Una importante applicazione dei principi suesposti si è avuta col disegno del Programma di Sviluppo del
Mezzogiorno (PSM), documento base per la programmazione dei fondi comunitari per il periodo 2000-2006. La
procedure seguite nella costruzione del PSM hanno visto un ampio e costante coinvolgimento delle parti
sociali e degli interessi locali con i vari livelli di governo (Regioni, Amministrazioni Centrali, Ministero del
Tesoro) a partire dal Seminario di studio e riflessione di Catania del 2-4 dicembre 1998, per passare attraverso
la redazione di Rapporti interinali da parte delle Amministrazioni centrali interessate e finire con la costruzione sia del PSM che dei Programmi regionali (POR) e nazionali (PON).
Nel contesto del PSM il settore agricolo ha assunto una nuova configurazione: non è più visto come semplice
settore produttivo, ma come settore trasversale che investe l’intera economia e che interessa tutto il territorio,
al pari dell’ambiente. Il documento interinale prodotto dal Ministero per le Politiche Agricole, attraverso gli
incontri con le parti sociali e le altre amministrazioni, disegna un quadro programmatorio che vede l’agricoltura nella doppia veste, da un lato, di settore di produzione di beni primari, fortemente interconnesso a
monte e a valle con l’industria manifatturiera e il sistema della distribuzione commerciale, e, dall’altro, come
opportunità per il conseguimento di importanti obiettivi di carattere sociale, quali il mantenimento della qualità ambientale in zone marginali, il presidio anche antropico del territorio, il recupero e la valorizzazione di
tradizioni, culture e “saperi” locali, il recupero, attraverso diversificazione e integrazione, di elementi di vitalità
economica e sociale in zone ormai prossime allo spopolamento.
In questo contesto, il ruolo dell’Amministrazione centrale di riferimento, l’attuale Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali, è di fondamentale importanza, essendo il luogo di incontro, interazione e coordinamento
dei molteplici interessi, locali e di governo, che si sviluppano intorno alle due anime del settore.
L’amministrazione centrale viene così ad assumere una funzione super partes di indirizzo, di verifica in itinere
e di monitoraggio del programma, divenendo garante, a livello nazionale e di fronte all’interlocutore comunitario, del buon esito dell’attuazione della nuova programmazione intrapresa. In questa come in altre amministrazioni centrali e locali, lo svolgimento di questi più alti e qualificati ruoli richiede un’accelerazione forte del
processo di ammodernamento in atto. Vero banco di prova del nuovo corso della politica micro-economica.
gennaio/marzo - 1999
2
numero 5
Attualità
La programmazione dei Fondi Strutturali 20002006 dovrà permettere di risolvere tali nodi critici
individuabili nella:
Orientamenti per la
programmazione dei
Fondi Strutturali 2000-2006
- inadeguatezza delle dimensioni strutturali di una
buona parte delle imprese operanti nel settore
agricolo e lo scarso ricambio generazionale;
MiPA
Estratto dal documento del MiPA discusso e approvato
in sede di Conferenza Stato-Regioni del 1 luglio 1999
- esistenza di un rilevante gap tra Mezzogiorno e
Centro-Nord per ciò che attiene la redditività
delle risorse;
1. Linee strategiche per la
programmazione dei Fondi Strutturali
per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
- bassa capacità di accumulazione e, conseguentemente, di investimenti manifestata dalle
imprese agricole;
Gli interventi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
hanno, nel quadro dei futuri programmi strutturali,
una propria specificità in quanto la recente riforma dei Fondi strutturali ha rafforzato tre principi
basilari:
a) la riunificazione degli strumenti per le politiche
strutturali in agricoltura in un quadro giuridico
organico, con la specifica finalità di consentire
una programmazione unica dello sviluppo rurale, che contempli l’utilizzazione di tutte le misure
necessarie e che nel contempo sia flessibile in
funzione delle esigenze del territorio;
b) la nuova politica strutturale deve possedere
una maggiore connotazione territoriale, che va
ad integrare quella connotazione settoriale che
tale politica ha avuto nelle precedenti esperienze di programmazione. A tale scopo il nuovo
Regolamento di sostegno allo sviluppo rurale
ha ampliato la sfera di intervento del FEOGA,
prevedendo all’articolo 33 tutta una serie di
strumenti per diversificare e promuovere attività
economiche collegate all’agricoltura e, attraverso queste, mantenere un adeguato livello di
reddito e di popolazione nelle aree rurali;
c) infine, la nuova politica di sviluppo rurale verrà
alimentata da un unico strumento finanziario, il
FEOGA, accogliendo così una delle principali
indicazioni pervenuta dalla Conferenza europea di Cork sullo sviluppo rurale (dicembre
1996). Ciò non esclude tuttavia che la politica
di sviluppo rurale non debba attivare anche le
risorse provenienti dagli altri Fondi Strutturali,
nel quadro di progetti integrati, per valorizzare
al meglio le risorse rese disponibili dei Fondi
stessi e le potenzialità di azione che ciascuno di
essi offre.
Dotate di tali nuove regole e strumenti, le politiche
strutturali 2000-2006 dovranno affrontare i nodi critici che frenano lo sviluppo dell’agricoltura italiana
e nel contempo dovranno valorizzare le principali
potenzialità esistenti.
- carente disponibilità di risorse idriche a scopo
irriguo, specialmente nelle aree del
Mezzogiorno;
- difficoltà nell’organizzazione e nell’aggregazione
dell’offerta dei prodotti agricoli, nonché nella
valorizzazione commerciale dei prodotti sui mercati interni e internazionali;
- carenza di integrazione lungo le diverse fasi
delle filiere produttive;
- scarsa attrazione di risorse mobili (capitale e
risorse umane) verso il settore agro industriale;
- adeguato collegamento con l’industria alimentare;
- tempestivo adeguamento dei consumi e degli
stili di vita;
- insufficiente integrazione tra cultura urbana e
mondo rurale.
A fronte di tali nodi critici, la programmazione dei
Fondi Strutturali 2000-2006 dovrà puntare prioritariamente alla completa valorizzazione ed al consolidamento di alcune rilevanti potenzialità, tra le
quali occorre menzionare le seguenti:
- l’esistenza di numerose produzioni di qualità
all’interno di specifiche filiere locali e/o sistemi
locali, con consistenti opportunità di crescita;
- la crescita, negli anni più recenti, dell’export alimentare per alcuni comparti produttivi;
- la crescita della domanda di alimenti e di una
gastronomia tipica che richiede processi di trasformazione sempre più articolati ed innovativi;
- il ruolo strategico che riveste l’attività agricola ai
fini della conservazione della biodiversità, della
difesa del suolo e del regime idrogeologico su
tutto l’arco montano e collinare italiano ;
- la tuttora notevole disponibilità di capitale
umano in alcune zone, che rappresenta indubbiamente un fattore fondamentale per mantenere un tessuto produttivo vitale. Viceversa,
nelle zone più interne tale fattore costituisce un
gennaio/marzo - 1999
numero 5
3
Attualità
elemento di freno allo sviluppo per la mancanza
di adeguate risorse umane;
- i crescenti processi di integrazione di attività
all’interno delle stesse famiglie contadine, grazie
al fenomeno della pluriattività e della pluralità
di reddito;
- la forte domanda di progetti di sviluppo rurale,
che testimoniano l’interesse verso la progettazione
dal basso e l’integrazione tra agricoltura e altri
campi di intervento (valorizzazione delle risorse
ambientali e culturali artigianato, turismo, etc.);
- i progressi realizzati nella gestione degli stessi
programmi strutturali, frutto di una maggiore
competenza e capacità organizzativa acquisite
nelle amministrazioni regionali e locali, che consentiranno di procedere con maggiore speditezza ed efficacia nella programmazione futura.
Tali potenzialità mettono in evidenza il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, ruolo ormai consolidato nelle strategie dell’Unione Europea che discendono da Agenda 2000. Occorre, quindi, fare in
modo che, da un lato, si individuino le modalità e
gli strumenti con cui, a livello nazionale e regionale, si possono creare sinergie tra agricoltura,
ambiente, infrastrutture e industria (Asse I - Risorse
naturali e Asse IV - Sviluppo locale - del Piano di
Sviluppo del Mezzogiorno - PSM), e tra Fondi strutturali cofinanziati e fondi nazionali (addizionalità).
Dall’altro, i programmi FEOGA dovranno garantire
la concentrazione delle risorse su interventi che,
proprio in funzione del nuovo ruolo assegnato al
settore primario, possano imprimere una effettiva
accelerazione alle dinamiche di sviluppo in atto.
Per soddisfare quest’ultima esigenza e per valorizzare le potenzialità esistenti, la programmazione
2000-2006 per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
dovrà privilegiare tre linee prioritarie di intervento:
1) il miglioramento della competitività dei sistemi
agricoli e agro - industriali in un contesto di filiere;
2) il sostegno allo sviluppo dei territori rurali e la
valorizzazione delle risorse ambientali e storico culturali;
3) il supporto a tutte le aree mediante una serie di
azioni orizzontali.
Tali linee prioritarie hanno costituito gli assi portanti
del Rapporto interinale “Agricoltura e sviluppo rurale” per il Piano di Sviluppo del Mezzogiorno e possono essere estese, con i necessari adattamenti, alla
programmazione nelle regioni fuori obiettivo 1.
Esse vanno perseguite, pertanto, in tutte le
Regioni, con un approccio innovativo, che consenta di evitare le difficoltà, le strozzature ed i limi-
ti della precedente esperienza di programmazione. L’approccio da seguire, da parte di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nelle diverse fasi
della programmazione, è basato su alcuni principi
fondamentali che, in parte, riflettono quelli adottati nella più generale riforma dei Fondi Strutturali
e, in parte, rispondono alla specificità degli interventi per l’agricoltura.
Tali principi sono evidenziati come segue:
a) assicurare un’impostazione programmatica
comune a tutte le regioni, consentendo evidentemente le dovute specificità regionali e le
opportune differenziazioni tra regioni dell’obiettivo 1 e le altre regioni;
b) promuovere, nella definizione e attuazione
degli interventi, una effettiva concentrazione
delle risorse e delle iniziative , evitando di
disperderle “a pioggia” sul territorio. A tale fine
sarà necessario individuare priorità tematiche e
territoriali cui indirizzare le risorse disponibili;
c) definire e progettare interventi integrati , sia
attraverso azioni collegate lungo le filiere produttive che mediante azioni integrate in una
determinata area;
d) assicurare una gestione decentrata degli interventi, limitando all’essenziale la sfera di iniziative nazionali e esaltando il ruolo dei programmi
regionali e, al loro interno, la quota di interventi
affidati agli enti territoriali sub-regionali;
e) prevedere, in fase di presentazione delle
domande, delle procedure che semplifichino la
gestione e nel contempo consentano una razionalizzazione del rapporto con l’amministrazione
responsabile della gestione. Una notevole innovazione potrebbe essere introdotta prevedendo
un’unica domanda di sostegno, che consente di
accorpare le richieste di finanziamento presentate dalla medesima impresa, evitando la proliferazione delle pratiche amministrative derivanti dai vari benefici ottenibili ed il conseguente
aggravio di costi e risorse umane per la pubblica amministrazione. Tale domanda unica
dovrebbe prevedere la combinazione di misure
più idonee e più coerenti allo sviluppo dell’impresa, tra quelle ammissibili al finanziamento;
f) assicurare la messa in opera di un adeguato
monitoraggio degli interventi, concernente non
solo la spesa (impegni e pagamenti), ma anche
le procedure seguite ed i risultati fisici ed economici ottenuti. Occorre superare i limiti e le
carenze oggettive dell’attuale sistema di monitoraggio, prevedendo un sistema di raccolta
delle informazioni per progetto. A tale riguardo
anche la modulistica per la archiviazione dei
gennaio/marzo - 1999
2
4
numero 5
Attualità
progetti, sia che si tratti di FEOGA - Orientamento che di Garanzia, va opportunamente
rivista. In questo caso, il modello unico di
domanda potrebbe offrire un utile supporto.
2. La definizione dei Programmi Operativi
e dei Piani di sviluppo rurale
Nello stabilire gli orientamenti per la definizione
dei documenti di programmazione occorre tenere
conto delle specificità esistenti per due gruppi di
regioni (obiettivo 1 e fuori obiettivo 1). Tali specificità discendono dalla normativa contenuta nel
Regolamento Generale sui Fondi strutturali e da
quello sul Sostegno allo Sviluppo Rurale.
I programmi delle regioni obiettivo 1
La programmazione degli interventi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale dovrà tenere conto dei
seguenti orientamenti fondamentali:
a) occorrerà definire un quadro di programmazione unico, pur in presenza di due diversi programmi:
• il Programma Operativo, che comprende gli
interventi per l’ammodernamento delle imprese, la formazione e la ricerca (FSE e FESR), la
silvicoltura e la diversificazione all’interno dei
distretti rurali;
• il Piano di sviluppo rurale, che include le misure agro-ambientali, il pre-pensionamento,
l’imboschimento e le indennità compensative.
L’esistenza di due diversi programmi impone,
infatti, che siano esplicitati i collegamenti e le
complementarietà tra le azioni dei programmi
stessi. Ciò andrà fatto nell’ambito del quadro
generale di riferimento contenuto nel
Programma Operativo, che rappresenta il documento principale per la programmazione degli
interventi regionali. Nella definizione del quadro generale di riferimento occorrerà, inoltre,
stabilire i principali fabbisogni e priorità di intervento delle diverse aree rurali regionali, in
modo tale da indirizzare poi coerentemente le
misure previste nel Programma;
b) la descrizione delle misure e la formulazione del
piano finanziario nel Programma Operativo
andranno sviluppate in modo sintetico e a titolo
indicativo. Esse andranno poi definite analiticamente nel Complemento di programmazione,
che occorrerà cominciare a predisporre una
volta completato il Programma Operativo;
c) l’individuazione delle grandi linee di intervento
prioritarie dovrà rifarsi, per quanto possibile e
tenuto conto delle specificità regionali, a quelle
previste nel rapporto interinale nazionale per
l’agricoltura e lo sviluppo rurale;
d) le misure del Programma Operativo andranno
calibrate in relazione ai fabbisogni di intervento
delle diverse aree rurali presenti all’interno
della regione, sia in termini di tipologie di azioni
che di intensità di aiuto;
e) nella preparazione del Programma Operativo,
le amministrazioni regionali di settore dovranno
fornire il loro apporto sulla base dello schema
allegato concordato nell’incontro tenuto a
Napoli con le Regioni e la Commissione
Europea. Tale schema riflette, peraltro, la struttura di Programma Operativo messa a punto
dal Dipartimento per le politiche di Sviluppo e
Coesione del Ministero del Tesoro, Bilancio e
Programmazione Economica.
I programmi delle regioni fuori Obiettivo 1
La programmazione degli interventi dovrà riflettere i seguenti orientamenti:
a) il piano di sviluppo rurale regionale dovrà contenere tutti gli interventi individuati come prioritari per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, inclusi
quelli per le aree rurali appartenenti all’obiettivo 2. Andrà, pertanto, specificato quali risorse
finanziarie verranno destinate a tali aree, distinguendole da quelle previste per il resto dell’agricoltura regionale;
b) nella descrizione delle priorità di intervento
occorrerà individuare, accanto alle aree obiettivo 2, quali altre principali tipologie di aree rurali
caratterizzano la realtà regionale e, di conseguenza, richiedono linee di intervento differenziate. Vanno evidenziate, al riguardo, le linee di
intervento per le zone ex 5b in regime di sostegno transitorio;
c) l’individuazione delle grandi linee di intervento
prioritarie dovrà anche in questo caso tenere
conto delle priorità individuate a livello nazionale, contemplando i due assi del rafforzamento della competitività per filiera e della promozione dello sviluppo locale nelle aree rurali. Gli
interventi ambientali andranno integrati con
tali assi prioritari;
d) la individuazione e la descrizione delle misure
dovrà seguire i criteri dettati dal regolamento di
attuazione per lo sviluppo rurale, che prevede
una definizione di dettaglio di tutte le misure
individuate, analoga a quella del Complemento di programmazione per le regioni
dell’Obiettivo 1.
gennaio/marzo - 1999
numero 5
3
5
Attualità
Risorse naturali
Il ruolo dell’agricoltura è considerato strategico
per la tutela della biodiversità e del paesaggio
agrario e per la difesa del suolo e del regime idrogeologico.
I Rapporti Interinali del Ministero dell’Ambiente
(Rete Ecologica nazionale) e del Ministero dei
Lavori Pubblici (risorse idriche e difesa del suolo)
assegnano enorme importanza alla definizione di
strategie comuni con le politiche che investono il
settore che, più di altri, utilizza le risorse naturali.
Appare, quindi, importante che, dato il ruolo che
svolgono in questa materia le Amministrazioni
centrali attraverso gli strumenti della programmazione negoziata, il MIPA e gli Assessorati all’agricoltura possano essere coinvolti nella definizione
delle strategie e dei programmi che comportano
una perfetta armonia tra interventi infrastrutturali
e politica di sostegno alle imprese agricole.
E’ sicuramente possibile perseguire tali finalità in
campo ambientale attraverso gli strumenti programmatici già individuati quali APE e ITACA. Ma
anche il settore della gestione delle risorse idriche
e della difesa del suolo non può eludere il ruolo
dell’impresa agricola non solo per garantire un
uso razionale dell’acqua, ma anche per assicurare
il presidio e la tutela di territori sensibili a fini idrogeologici.
3. I rapporti MIPA - Assessorati
Agricoltura nel processo di programmazione: partenariato verticale
L’accentuazione del processo di decentramento
regionale nella futura programmazione, da un
lato, e la determinazione di tempi e scadenze
estremamente stretti per la predisposizione dei
documenti di programmazione, dall’altro, implicano che il Ministero per le Politiche Agricole intensifichi l’azione di coordinamento e indirizzo delle
politiche che gli è stata conferita dalla base normativa vigente: D.LGS 143/97 (Conferimento alle
regioni delle funzioni amministrative in materia di
agricoltura e pesca e riorganizzazione
dell’Amministrazione centrale ), D.LGS 173/98
(Disposizioni in materia di contenimento dei costi
di produzione e per il rafforzamento strutturale
delle imprese agricole), Delibera CIPE 11.11.98
che estende all’agricoltura gli strumenti previsti
dalla programmazione negoziata, etc.
Tale azione di coordinamento concernerà, in tutta
la fase di programmazione dei Fondi strutturali, le
seguenti attività:
a) la definizione delle norme attuative del regolamento di sostegno allo sviluppo rurale;
b) la conseguente determinazione, di concerto
con le regioni, di criteri di applicazione del re
golamento stesso, in particolare per ciò che
riguarda:
• il concetto di redditività aziendale e capacità
professionale dell’imprenditore;
• gli standard minimi ambientali;
• la nozione di buona pratica agricola;
• la definizione di normali sbocchi di mercato;
• i parametri di scelta degli investimenti agroindustriali;
• i parametri di conversione degli aiuti per ettaro (da aiuti per UBA).
La definizione di criteri comuni a tutte le regioni
rappresenta un passaggio necessario per l’applicazione del regolamento e la preparazione
del Piano di sviluppo rurale e del Complemento
di programmazione. Pertanto andrà perfezionata prima della preparazione di tali documenti di
programmazione, in modo tale da rendere più
agevole la definizione delle procedure di attuazione delle singole misure;
c) l’allocazione delle risorse finanziarie FEOGA, sia
per la componente Orientamento che per quella Garanzia;
d) la definizione di metodologie e standard comuni per la formulazione e la valutazione ex ante
dei diversi documenti di programmazione (Programma Operativo, Complemento di programmazione, Piano di sviluppo rurale);
e) la determinazione di indicatori comuni per la
valutazione ex-ante e il monitoraggio dei programmi;
f) l’esame dei programmi, per la parte di competenza, prima del loro invio alla Commissione
Europea.
gennaio/marzo - 1999
6
numero 5
di Emilio Gatto - INEA
L’attuazione degli interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali per
la fase di programmazione ‘94’99 è ormai prossima alla prima,
fondamentale scadenza, costituita dal termine del 31 dicembre prossimo per il completamento degli impegni giuridicamente vincolanti.
In generale, nonostante i progressi fatti da molte amministrazioni negli ultimi mesi, sono
ancora molti gli sforzi da compiere per conseguire il pieno utilizzo delle risorse assegnate al
nostro paese e, conseguentemente, deve restare elevato il
livello di attenzione per evitare
una perdita netta di risorse
dovute al mancato rispetto dei
tempi di realizzazione degli investimenti previsti.
Il QCS Obiettivo 1
Per quanto riguarda il QCS
Obiettivo 1, già nella seduta del
Comitato di Sorveglianza del
marzo ‘99 era stato fissato l’obiettivo del raggiungimento del
100% degli impegni e del 75%
A che punto siamo?
della spese entro fine ‘99. In
quell’ambito si era provveduto a
riallocare tra i programmi una
parte delle risorse, con lo scopo
di favorire il pieno utilizzo dei
fondi disponibili.
Nel complesso, le risorse riprogrammate sono state pari a 68
Mecu, di cui circa 14 a valere
sul Feoga (10 Mecu provenienti
dal POP Puglia e 3,8 Mecu dal
POM “Valorizzazione commerciale delle produzioni agricole).
La dotazione degli interventi
cofinanziati dal Fondo agricolo è
stata accresciuta per i programmi di Basilicata (+17,56 Mecu),
Calabria (+2,3 Mecu) e
Campania (+3,5 Mecu).
Nel luglio ‘99 è stata disposta
una nuova riprogrammazione
che ha ridotto di 6,7 Mecu la
dotazione finanziaria del POM
“Valorizzazione”. Di contro, in
considerazione “delle potenzialità manifestate nel settore e dei
significativi miglioramenti in termini di capacità organizzativa”,
sono stati attribuiti ulteriori 3
Mecu alla Basilicata e 3,7 Mecu
alla Campania.
A marzo ‘99, l’attuazione degli
interventi cofinanziati dal
FEOGA risulta ancora attardata
rispetto a quella degli altri Fondi,
soprattutto se confrontata con gli
interventi FERS che, rispetto al
costo totale previsto, presentano
un livello di impegni e di pagamenti pari, rispettivamente, al
95% e al 60%.
In media, per gli interventi cofinanziati dal Fondo agricolo,
impegni e pagamenti costituiscono, rispettivamente, il 79% e il
45% circa del costo totale, contro
un livello medio del QCS pari al
92% e al 55% (tabella 1).
Nei Programmi Operativi regionali gli impegni hanno raggiunto, in valore assoluto, i 3,1 miliardi di ecu, con un livello particolarmente elevato in alcune
regioni (la Basilicata, ad esempio, supera nettamente il livello
del 100%, la Calabria si attesta
sul 98%, mentre la Campania
raggiunge l’84%). I pagamenti,
invece, sono uguali a 1,8 miliardi di ecu.
Tabella 1 - QCS Obiettivo1. Efficienza attuativa dei Programmi Operativi, parte Feoga (stato di
avanzamento al 31.03.99)
Costo totale
3
Capacità
di impegno
4=2/1
Capacità
di spesa
5=3/1
%
Capacità
di utilizzo
6=3/2
60,9
Impegni
Pagamenti
2
1
.000 ecu
Abruzzo
189.850
191.462
116.534
100,8
61,4
Basilicata
385.960
455.696
210.131
118,1
54,4
46,1
Calabria
485.730
477.587
251.152
98,3
51,7
52,6
Campania
538.229
451.339
281.393
83,9
52,3
62,3
70,2
SG zootecnia Campania
66.470
830
582
1,2
0,9
Molise
205.731
153.367
80.237
74,5
39,0
52,3
Puglia
729.010
427.229
218.124
58,6
29,9
51,1
Sardegna
644.014
488.182
351.221
75,8
54,5
71,9
Sicilia
728.829
461.863
301.222
63,4
41,3
65,2
3.973.823
3.107.554
1.810.597
78,2
45,6
58,3
POM Servizi di Sviluppo
231.429
200.319
115.957
86,6
50,1
57,9
POM Valoriz. Prod. Agric.
120.000
102.528
9.645
85,4
8,0
9,4
8.226
n.d.
n.d.
-
-
-
Totale PO regionali
POM Sost. Costit. Attiv. Prod. Ort.
Totale POM
359.655
302.846
125.601
84,2
34,9
41,5
Totale Ob. 1
4.333.477,6
3.410.400
1.936.199
78,7
44,7
56,8
Fonte: SIRGS
gennaio/marzo - 1999
numero 5
7
A che punto siamo?
Tabella 2 - QCS Obiettivo1. Efficienza attuativa dei PO regionali, parte Feoga, per tipologia omogenea
di investimenti (stato di avanzamento al 31.03.99)
Costo totale
3
Capacità
di impegno
4=2/1
Capacità
di spesa
5=3/1
%
Capacità
di utilizzo
6=3/2
326.295
171.043
92,6
48,5
52,4
Impegni
Pagamenti
2
1
.000 ecu
Infrastrutture
352.498
Ambiente e difesa suolo
214.586
162.476
119.290
75,7
55,6
73,4
Servizi allo sviluppo
220.048
137.829
56.603
62,6
25,7
41,1
15,9
Promozione
65.850
28.569
4.540
43,4
6,9
214.581
143.969
80.381
67,1
37,5
55,8
Strutture aziendali
2.583.561
1.972.345
1.061.886
76,3
41,1
53,8
- Riconversione
Diversificazione
1.325.535
978.730
520.402
73,8
39,3
53,2
- Reg. 2328/91
703.353
542.179
376.215
77,1
53,5
69,4
- Strutture di trasf. e comm.
554.673
451.435
165.270
81,4
29,8
36,6
24.000
25.182
7.595
104,9
31,6
30,2
3.675.123
2.796.664
1.501.338
76,1
40,9
53,7
298.700
310.890
309.259
104,1
103,5
99,5
3.973.823
3.107.554
1.810.597
78,2
45,6
58,3
Progetti finalizzati
Totale
Misure in corso
Totale
Fonte: Elaborazioni INEA su dati SIRGS
Secondo dati ancora provvisori,
l’avanzamento a giugno non
avrebbe fatto osservare cambiamenti di rilievo: il Feoga si sarebbe attestato all’80% degli impegni e al 47% della spesa contro
una media del QCS del 94% e
del 57%, rispettivamente.
Le tipologie di investimento che
mostrano un avanzamento più
marcato (tabella 2) sono quelle
riguardanti l’ambiente e la difesa del suolo (con una capacità
di impegno e di pagamento
pari, rispettivamente al 75% e al
56%), le infrastrutture rurali (per
le quali gli impegni superano il
90%, anche se la spesa si attesta
sul 50%) e gli interventi a favore
del miglioramento delle strutture
aziendali (con una capacità di
Tabella 3 - DocUP Obiettivo 5b. Efficienza attuativa dei programmi regionali
(stato di avanzamento al 31.03.1999)
Costo totale
3
Capacità
di impegno
4=2/1
Capacità
di spesa
5=3/1
%
Capacità
di utilizzo
6=3/2
Impegni
Pagamenti
2
1
.000 ecu
P.A. Bolzano
150.394
124.044
80.734
82,5
53,7
65,1
Emilia Romagna
253.680
192.479
131.100
75,9
51,7
68,1
Friuli Venezia Giulia
213.416
214.818
111.293
100,7
52,1
51,8
Lazio
379.770
310.914
147.430
81,9
38,8
47,4
Liguria
104.615
110.544
64.340
105,7
61,5
58,2
Lombardia
158.559
161.251
84.434
101,7
53,3
52,4
Marche
643.109
213.154
100.213
33,1
15,6
47,0
Piemonte
279.724
260.119
152.573
93,0
54,5
58,7
Toscana
500.630
460.112
285.248
91,9
57,0
62,0
P.A. Trento
Umbria
Valle D'Aosta
Veneto
Totale
Mis. a titolarità Min. Industria
Totale
55.989
52.505
29.870
93,8
53,3
56,9
989.064
292.259
158.628
29,5
16,0
54,3
14.363
12.132
5.228
84,5
36,4
43,1
537.376
420.844
243.408
78,3
45,3
57,8
4.280.689
2.825.174
1.594.500
66,0
37,2
56,4
979.532
946.787
555.858
96,7
56,7
58,7
5.260.222
3.771.961
2.150.358
71,7
40,9
57,0
Fonte: SIRGS
gennaio/marzo - 1999
8
numero 5
A che punto siamo?
Tabella 4 - DocUP Obiettivo 5b. Efficienza attuativa dei programmi regionali per tipologia omogenea di
investimenti (stato di avanzamento al 31.03.99)
Costo totale
Impegni
Pagamenti
2
3
Capacità
di impegno
4=2/1
1
.000 ecu
Capacità
di spesa
5=3/1
Capacità
di utilizzo
6=3/2
%
Totale Feoga
1.905.869
1.151.457
584.669
60,4
30,7
50,8
Infrastrutture
802.818
225.218
112.261
28,1
14,0
49,8
Ambiente
194.897
155.394
86.131
79,7
44,2
55,4
Filiere
543.277
459.394
230.052
84,6
42,3
50,1
Diversificazione
241.995
207.788
89.288
85,9
36,9
43,0
Di cui agriturismo
108.559
89.243
40.663
82,2
37,5
45,6
Promozione
29.680
29.392
12.262
99,0
41,3
41,7
Servizi
59.891
50.574
33.274
84,4
55,6
65,8
Altri
33.310
23.697
21.401
71,1
64,2
90,3
3.062.747
2.398.313
1.450.532
78,3
47,4
60,5
Infrastrutture
458.939
120.333
65.227
26,2
14,2
54,2
Ambiente
172.804
149.643
71.965
86,6
41,6
48,1
1.036.847
996.886
587.513
96,1
56,7
58,9
Artigianato
536.984
445.862
331.312
83,0
61,7
74,3
Turismo
511.596
440.921
236.012
86,2
46,1
53,5
87.298
72.013
39.700
82,5
45,5
55,1
Totale FESR
PMI
Beni culturali
Assistenza tecnica
3.245
2.426
1.189
74,8
36,6
49,0
Formazione
6.577
5.149
2.376
78,3
36,1
46,1
235.588
157.264
110.583
66,8
46,9
70,3
Servizi
Altro
Totale FSE
Formazione
di cui
- in agricoltura
Assistenza tecnica
Servizi
Altro
Totale DocUP
12.869
7.817
4.655
60,7
36,2
59,6
291.605
222.191
115.157
76,2
39,5
51,8
280.798
216.278
111.601
77,0
39,7
51,6
56.359
49.215
23.833
87,3
42,3
48,4
525
492
420
93,6
79,8
85,3
3.988
3.172
1.540
79,5
38,6
48,5
6.294
2.249
1.596
35,7
25,4
71,0
5.260.222
3.771.961
2.150.358
71,7
40,9
57,0
Fonte: Elaborazioni INEA su dati SIRGS
impegno e di pagamento che
costituiscono, rispettivamente, il
76% e il 41%).
Sul fronte dei programmi multiregionali, invece, la capacità
di impegno del POM per la
valorizzazione commerciale
delle produzioni agricole si attesta sull’85% degli impegni, ma il
livello della spesa effettiva risulta ancora estremamente contenuto (8% del costo totale).
Il POM a favore delle attività di
sostegno ai servizi di sviluppo
agricoli, infine, evidenzia una
capacità di spesa pari al 50% e
una capacità di impegno
dell’87%.
I DocUP Obiettivo 5b
Per le regioni dell’Obiettivo 5b il
livello degli impegni rappresenta il 72% del costo totale, mentre i pagamenti sono uguali al
41%.
A livello regionale, molte
amministrazioni hanno ormai
completato gli impegni (Liguria, Lombardia e Friuli), anche
se sul fronte della spesa si registrano ancora dei ritardi (tabella 3). Va ricordato, tuttavia,
che il livello di attuazione dei
DocUP delle regioni Marche e
Umbria risulta condizionato
dallo stanziamento aggiuntivo
gennaio/marzo - 1999
numero 5
9
attribuito a tali regioni nel ‘98
per far fronte ai danni del
sisma.
Per quanto riguarda l’avanzamento per Fondo e per tipologia
di intervento (tabella 4) si osserva come il livello di attuazione
più elevato riguardi gli interventi cofinanziati dal FESR, in particolare quelli a favore delle piccole e medie imprese industriali
(anche se questa tipologia di
intervento evidenzia difficoltà
nell’utilizzo delle risorse impegnate), e gli aiuti destinati alle
imprese artigiane; più attardati,
invece, risultano gli interventi
per le infrastrutture.
A che punto siamo?
Anche se gli interventi cofinanziati dal FEOGA mostrano un
certo ritardo rispetto a quelli in
cui intervengono gli altri Fondi,
è importante osservare che le
azioni più avanzate sono quelle
a carattere di filiera, nonché le
azioni di promozione e a favore
dell’ambiente.
Il dato appare positivo in considerazione del fatto che tali interventi, soprattutto quelli definiti
“di filiera”, includono azioni
anche complesse e, in alcuni
casi, con un forte carattere di
innovatività.
QCS 951/97
Riguardo, infine, al Quadro
Comunitario di Sostegno relativo
al Reg. 951/97 (che prevede
interventi a favore delle strutture
di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli)
per le regioni fuori obiettivo 1, i
programmi, dopo le forti difficoltà iniziali, stanno trovando
concreta attuazione.
Il costo totale degli investimenti
previsti – includendo anche gli
interventi multiregionali che
ammontano a circa 220 miliardi
di lire - è pari a poco più di 1.650
miliardi di lire, con un contributo
Feoga di circa 300 miliardi
(tabella 5).
I progetti complessivamente presentati al marzo ‘99 sono 1.700,
di cui 1.300 dichiarati idonei, per
un costo totale degli investimenti
previsti superiore a 3.400 miliardi
di lire, importo di gran lunga
superiore alle risorse complessivamente disponibili.
I progetti già finanziati ammontano a oltre 500, per un ammontare di 1.020 miliardi di lire, mentre quelli già completati sono
circa 100, per una spesa di 210
miliardi di lire.
I settori maggiormente interessati dagli investimenti sono quelli
delle carni (con 400 progetti idonei e 166 finanziati), del latte e
dei prodotti lattiero-caseari (234
progetti idonei e 48 finanziati),
dell’ortofrutta (266 progetti ido-
nei e 121 finanziati) e del vino
(164 progetti idonei e 66 finanziati).
La capacità di impegno è notevolmente cresciuta rispetto ai
mesi precedenti. Infatti, gli impegni hanno superato i 1.000
miliardi, pari al 70% del costo
totale programmato. Bolzano e
la Toscana hanno già impegnato tutto l’ammontare di risorse a
loro disposizione, mentre il
Veneto non solo è molto vicino
al completamento degli impegni, ma presenta anche l’avanzamento più elevato sul fronte
della spesa, con un livello dei
pagamenti pari al 60% del costo
totale.
Nel complesso, però, il livello dei
pagamenti è ancora molto contenuto, risultando uguale a
meno del 25% del costo totale.
Tabella 5 - QCS 951/97. efficienza attuativa dei Programmi Operativi
(stato di avanzamento al 31.03.99)
Costo totale
Impegni
Pagamenti
2
3
1
Capacità
di impegno
4=2/1
.000 ecu
Capacità
di spesa
5=3/1
%
Capacità
di utilizzo
6=3/2
Piemonte
158.851,3
140.925,8
7.877,4
88,7
5,0
5,6
Lombardia
254.624,0
214.077,0
39.050,0
84,1
15,3
18,2
P.A. Bolzano
92.510,9
92.543,0
33.352,6
100,0
36,1
36,0
P.A. Trento
99.357,0
71.947,0
38.242,5
72,4
38,5
53,2
Veneto
139.380,5
136.971,7
82.184,5
98,3
59,0
60,0
Friuli
30.306,0
4.829,6
0,0
15,9
0,0
0,0
Liguria
15.080,7
12.182,4
1.072,0
80,8
7,1
8,8
E. Romagna
258.547,3
100.125,0
94.303,9
38,7
36,5
94,2
Toscana
106.222,3
106.222,3
n.d.
100,0
-
-
Umbria
39.415,6
25.271,5
5.141,2
64,1
13,0
20,3
Marche
151.237,5
114.979,6
37.499,9
76,0
24,8
32,6
Lazio
62.250,7
-
-
-
-
-
Abruzzo
28.347,0
-
-
-
-
-
P.O. regionali
1.436.130,8
1.020.074,9
338.724,0
71,0
23,6
33,2
P.O.M.
221.500,0
140.723,3
53.877,1
63,5
24,3
38,3
Totale
1.657.630,8
1.160.798,2
392.601,1
70,0
23,7
33,8
Fonte: ISMEA
gennaio/marzo 1999
10
numero 5
Reg. (CEE) 2078/92
Le misure
agroambientali
in Italia
di Andrea Povellato - INEA
Al termine del primo quadriennio di applicazione,
il Reg. (CEE) 2078/92, che incentiva l’agricoltura
ecocompatibile, può considerarsi definitivamente
affermato in gran parte delle regioni italiane.
Questo è in sintesi quanto emerge dal Rapporto di
valutazione delle misure agroambientali in Italia,
curato dall’INEA nell’ambito delle attività
dell’Osservatorio per le Politiche Strutturali del
MiPA. Alcuni dati sull’applicazione di tale regolamento possono dare un’idea della dimensione
dell’agricoltura ecocompatibile in Italia. La superficie interessata dalle misure agroambientali ha
raggiunto 1.608.000 ettari, pari all’11% della SAU
nazionale, con un aumento nelle ultime due campagne di circa 6-700.000 ettari all’anno, impegnando la superficie complessivamente prevista
dai piani agroambientali fino al 1997. Le domande di adesione sono risultate 122.000. I dati provvisori relativi al 1998 indicano per l’Italia un’ulteriore
espansione della superficie interessata che
dovrebbe superare i 2.300.000 ettari. Crescono in
parallelo i finanziamenti erogati che, nel 1997 e
nel 1998, assommano, rispettivamente, a 780 e
1.200 miliardi di lire.
Permangono ancora notevoli disparità nella diffusione regionale delle misure agroambientali, oltre
a una sostanziale esclusione del settore zootecnico
dall’applicazione, che ha interessato nel complesso 36.000 unità bovine adulte (UBA) e 3.850 beneficiari. La ripartizione dell’applicazione per tipo di
misura evidenzia la sostanziale prevalenza di tre
interventi: la riduzione dell’impiego di mezzi chimici, che riguarda 593.000 ettari, la salvaguardia
delle risorse naturali e la cura del paesaggio rurale, con 526.000 ettari, e l’agricoltura biologica, che
ha raggiunto i 311.000 ettari. La distribuzione per
tipo di circoscrizione geografica mette in evidenza
una specifica differenziazione territoriale: da un
lato, la misura per la riduzione dei mezzi chimici è
stata attuata in prevalenza nelle regioni del Nord
e del Centro e, dall’altro, la misura per l’agricoltura biologica si è diffusa soprattutto al Sud. La cura
e gestione del paesaggio rurale, invece, ha trovato una pressoché totale diffusione al Nord, mentre
gli interventi di ritiro ventennale delle superfici e
di cura e gestione dei terreni agricoli e forestali
sono maggiormente diffusi al Sud.
La spesa per l’attuazione delle misure agroambientali ha ormai assunto un peso rilevante sulle
spese realizzate in Italia attraverso il FEOGA
Garanzia, con una incidenza cresciuta fino al 6%
del totale e che sembra destinata a crescere
anche nei prossimi anni. A differenza di quanto si
riscontra nell’applicazione di altre misure a carattere strutturale, che non sempre riescono a utilizzare pienamente i fondi comunitari disponibili, nel
caso delle misure agroambientali l’indice di utilizzazione degli stanziamenti ha virtualmente superato la soglia del 100%, se si considerano le erogazioni della campagna 1997-‘98. Ciò è stato possibile grazie a un accordo di flessibilità, promosso dal
Ministero per le Politiche Agricole e autorizzato
dalla Commissione Europea, che ha generato uno
spostamento di risorse dalle regioni che avevano
minore capacità di spesa a quelle maggiormente
efficienti. Inoltre, a livello nazionale, il miglioramento nella capacità di spesa va attribuito anche
al cambiamento della procedura di cofinanziamento della quota di competenza nazionale, che
in precedenza veniva reperita, con notevoli ritardi, mediante legge ordinaria. Attualmente, invece, la disponibilità di tale quota è assicurata attraverso una delibera del CIPE, attingendo al Fondo
di rotazione per il finanziamento delle politiche
comunitarie (L. 183/87).
Il rapporto di valutazione delle misure agroambientali è stato pubblicato in due volumi contenenti 21 relazioni regionali e un’analisi comparativa nazionale. Le relazioni regionali hanno consentito di far emergere con chiarezza il quadro composito della programmazione degli interventi e dei
fattori che hanno condizionato localmente la diffusione delle pratiche ecocompatibili. L’analisi comparativa a livello nazionale si è focalizzata sulle
possibili modifiche che potrebbero migliorare l’applicazione in termini di efficienza della spesa e di
effetti ambientali nella prospettiva della programmazione prevista dal nuovo regolamento sullo sviluppo rurale. Infatti, una serie di fattori ha caratterizzato in senso positivo, ma a volte anche in senso
negativo, la fase della programmazione degli
interventi e la successiva gestione operativa dell’applicazione. Partendo da alcuni elementi comuni a tutte le misure implementate, è possibile tracciare un quadro complessivo mediante l’individuazione dei fattori di sviluppo delle pratiche ecocompatibili e dei punti di debolezza della programmazione agroambientale regionale. I nuovi
piani di sviluppo rurale dovranno tenere conto in
modo sistematico e interrelato dei seguenti elementi di base della programmazione: analisi dei
problemi agroambientali, identificazione degli
obiettivi, zonizzazione, definizione delle misure, dei
premi e delle norme tecniche e sistemi di controllo.
gennaio/marzo 1999
numero 5
11
Reg. (CEE) 2078/92
Le analisi del contesto agricolo e ambientale sono
oggettivamente legate alla mancanza di conoscenze scientifiche adeguate sui rapporti tra agricoltura e ambiente. Va anche sottolineato, però,
che questa fase deve essere tenuta in debita considerazione dalle amministrazioni, procedendo a
una catalogazione organica delle informazioni
sulle interazioni tra agricoltura e ambiente, disponibili presso i centri di ricerca e i servizi di sviluppo. A questi aspetti è strettamente legata l’individuazione di obiettivi non generici, collegati al
contesto delle politiche per lo sviluppo rurale e
possibilmente riguardanti una specifica risorsa
naturale o una particolare porzione del territorio.
Per consentire una selezione degli interventi nelle
aree ritenute più sensibili dal punto di vista
ambientale ed evitare la dispersione degli interventi sul territorio, che può ridurre fortemente l’efficacia in termini ambientali delle pratiche ecocompatibili, sarebbe opportuno procedere a una
zonizzazione volta a dare priorità agli interventi in
alcune aree, a differenziare i premi e a escludere
dall’intervento agroambientale le aree meno pertinenti con gli obiettivi prefissati. La concentrazione degli interventi in aree circoscritte dovrebbe
aumentarne l’efficacia ambientale, a condizione
che la delimitazione delle aree sensibili sia ben
concepita, in alcuni casi anche su base interregionale, e i premi siano in grado di compensare
adeguatamente le perdite di reddito. Per aumentare l’efficacia delle pratiche ecocompatibili in
una determinata area, andrebbe attentamente
valutata l’ipotesi di fornire incentivi in via prioritaria a consorzi di aziende che garantiscano l’applicazione su estensioni adeguate e che giustifichino
l’applicazione sotto il profilo ambientale; vi è la
necessità, quindi, di coinvolgere le principali istituzioni locali che si occupano di pianificazione del
territorio.
La determinazione del livello dei premi è un
aspetto cruciale che va affrontato contestualmente alla definizione delle norme tecniche. Nella
nuova programmazione viene chiaramente indicato che gli standard tecnico-produttivi o codici
di buona pratica agricola devono essere considerati come punto di partenza per calcolare le effettive perdite di reddito da compensare. La modulazione dei premi andrebbe ampliata, utilizzando
in modo approfondito le informazioni sulla struttura dei costi e dei ricavi rilevabili presso i servizi
regionali di sviluppo e dalle reti regionali di informazione contabile agricola e puntando su una
differenziazione dei premi basata su specifiche
caratteristiche aziendali. Sul fronte delle norme
tecniche, dopo la positiva esperienza del
Comitato Tecnico-Scientifico Nazionale, sarebbe
importante proseguire l’attività ampliando e valorizzando, sotto il profilo della diffusione delle informazioni, il lavoro sinora svolto. In particolare,
emergono due aspetti:
• la definizione di un ‘disciplinare di produzione
integrata’ che, per ogni coltura, definisca delle
linee tecniche comprendenti le numerose interazioni tra gli aspetti della concimazione chimica e organica, della lotta alle malerbe e ai fitofagi e dell’avvicendamento e delle lavorazioni
del terreno;
• la valutazione qualitativa e, se possibile, quantitativa, tramite l’utilizzazione di parametri tecnici e di indicatori ambientali, delle differenze
esistenti tra le buone pratiche agricole e le prescrizioni definite per le misure agroambientali
in relazione agli obiettivi indicati nei piani
agroambientali.
Dal punto di vista delle procedure amministrative, il lavoro di omogeneizzazione dei sistemi di
controllo regionali, attuato con l’emanazione del
DM 159/98, dovrebbe garantire una maggiore
efficienza e trasparenza nella gestione operativa
delle misure. È evidente che la corresponsione di
incentivi finanziari a fronte delle richiesta di impegni tecnici necessita di una attività di controllo
efficiente e percepibile da parte dell’agricoltore,
al fine di evitare comportamenti troppo superficiali e una sottovalutazione dell’impegno sottoscritto.
In fase di attuazione, due elementi appaiono
essenziali per garantire una applicazione adeguata di quanto previsto nei piani agroambientali. Le azioni per la sensibilizzazione e la formazione
degli agricoltori e dei tecnici sulle pratiche ecocompatibili svolgono un ruolo cruciale nella diffusione di tali pratiche. Accanto alle valutazioni
economiche, infatti, vi sono fattori sociologici che,
nel caso delle imprese agricole, assumono un
peso determinante nelle scelte di adozione delle
innovazioni. Nel campo della ricerca e sperimentazione andrebbero predisposti progetti di valutazione specifici al fine di verificare la validità tecnica, economica e ambientale delle soluzioni proposte dai piani agroambientali, prestando particolare attenzione alle innovazioni riguardanti la
gestione degli elementi seminaturali. L’attività di
consulenza e assistenza tecnica svolta dai servizi
di sviluppo deve avvalersi di fonti informative
sistematiche sulle caratteristiche tecniche ed economiche delle pratiche ecocompatibili, informazioni che attualmente sono disponibili in minima
parte.
gennaio/marzo - 1999
12
numero 5
Reg. (CEE) 2078/92
Nonostante che le misure agroambientali abbiano raggiunto un buon livello di diffusione, i prodotti e i servizi ambientali resi dagli agricoltori, a
seguito della loro applicazione, non sempre riescono ad affermarsi sul mercato. Infatti, da un
lato, i prodotti agricoli derivanti dall’applicazione
delle misure per la promozione dei sistemi di produzione a basso impatto ambientale e dei metodi
biologici cominciano a raggiungere un buon
livello di diffusione sul mercato, soprattutto per la
crescente attenzione dei consumatori; dall’altro
lato, invece, i servizi resi in attuazione delle cosiddette misure a prevalente carattere naturalistico
ancora non trovano un riconoscimento economico sul mercato. Per quanto riguarda i prodotti alimentari, andrebbe favorito il ricorso a forme associative tra produttori con l’obiettivo di certificare
anche i prodotti integrati. In questo modo sarebbe possibile adottare dei marchi collettivi accanto
a quelli della grande distribuzione e collegare i
prodotti biologici e integrati ai disciplinari DOP e
IGP, per rafforzare i caratteri di genuinità e connotazione territoriale dei prodotti locali. Nel caso dei
servizi ambientali resi dagli agricoltori nel mediolungo periodo, sarebbe auspicabile una valorizzazione commerciale di questi servizi, ottenibile
anche attraverso una maggiore integrazione
delle iniziative con quei settori del sistema economico (turismo innanzitutto) che se ne avvalgono
per il loro sviluppo.
In sintesi, emerge con evidenza come l’attuazione
di questo regolamento sia cresciuta nel tempo,
contemporaneamente al colmarsi dei ritardi nell’organizzazione amministrativa e nell’azione informativa e al graduale apprendimento da parte
degli agricoltori dei principali contenuti delle iniziative proposte dalle regioni. Al fine di non
disperdere un patrimonio di conoscenze ed espe-
rienze molto prezioso e di garantire in futuro un
recepimento sempre più consapevole delle politiche agroambientali, evitando che le opportunità
offerte dai regolamenti comunitari si tramutino in
un intervento di mero sostegno al reddito, le
amministrazioni pubbliche dovrebbero tenere
costantemente sotto controllo i principali aspetti
dell’applicazione, puntando verso una crescente
diffusione delle tecniche ecocompatibili e degli
interventi di miglioramento ambientale.
Va inquadrata in questo contesto anche la decisione della Commissione Europea di non dare il
proprio assenso all’apertura a nuovi impegni
nella prossima campagna, se prima le regioni
non hanno valutato i risultati raggiunti con il precedente piano agroambientale nel primo quinquennio di applicazione. La sospensione imposta
dalla Commissione non deve essere valutata soltanto in termini negativi. La diffusione delle misure agroambientali è stata per certi versi molto
rapida e necessita, a distanza di qualche anno
dall’avvio, di una attenta riflessione per capire
quali possano essere per il prossimo futuro gli
obiettivi più concretamente perseguibili e le misure più efficaci in termini sia ambientali che di partecipazione da parte degli agricoltori, tenendo
conto delle diversità del territorio rurale e delle
priorità nella salvaguardia delle risorse naturali.
L’occasione per un ulteriore sviluppo delle politiche agroambientali deriva soprattutto dalla
nuova programmazione per il sostegno allo sviluppo rurale, cornice ideale per interventi di
diversificazione delle attività produttive e di valorizzazione delle risorse naturali, e dai recenti indirizzi delle politiche agricole e regionali, sempre
più attente a integrare gli obiettivi ambientali con
i tradizionali obiettivi socioeconomici. In tal senso,
le indicazioni emerse dall’analisi sullo stato di
Figura 2.1 - Evoluzione della superficie e dei finanziamenti relativi al reg.2078
1.200
Finanziamenti
1.200
Superficie
2.500
2.300
782
2.000
500
600
1.025
320
1.000
800
1.608
538
1.500
400
706
44
200
103
0
1994
1.000
0
1995
1996
1997
gennaio/marzo - 1999
numero 5
13
1998
Finanziamenti erogati
(miliardi di lire)
Superficie (000)
3.000
Reg. (CEE) 2078/92
Tabella 1 - Superficie prevista nei piani agroambientali e superficie investita nel 1997 rispetto alla SAU
complessiva (ha)
2/1
Superficie 2078
Superficie
al 1997
3
281.469
25,1
297.517
26,6
105,7
27.245
29,5
42.967
46,4
157,7
1.086.721
131.835
12,1
118.627
10,9
90,0
261.460
76.849
29,4
157.143
60,1
204,5
140.068
94.156
67,2
50.296
35,9
53,4
878.020
103.600
11,8
51.866
5,9
50,1
254.036
31.810
12,5
19.515
7,7
61,3
80.322
6.495
8,1
1.932
2,4
29,7
1.211.336
105.485
8,7
72.881
6,0
69,1
SAU
regionale
1
Superficie
programmata
2
1.119.300
92.510
Lombardia
PA Bolzano
PA Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Regione
Piemonte
Valle d'Aosta
Liguria
Emilia Romagna
%
%
%
3/1
3/2
Toscana
945.354
40.807
4,3
197.055
20,8
482,9
Umbria
403.209
20.740
5,1
31.786
7,9
153,3
Marche
536.793
121.190
22,6
30.134
5,6
24,9
Lazio
793.672
146.850
18,5
87.026
11,0
59,3
Abruzzo
497.201
45.830
9,2
2.471
0,5
5,4
Molise
239.261
3.713
1,6
3.154
1,3
84,9
Campania
634.420
103.491
16,3
1.780
0,3
1,7
1.409.120
104.550
7,4
66.801
4,7
63,9
Basilicata
587.239
49.158
8,4
77.590
13,2
157,8
Calabria
640.557
6.822
1,1
23.695
3,7
347,3
Puglia
Sicilia
1.532.858
70.298
4,6
160.700
10,5
228,6
Sardegna
1.341.991
63.088
4,7
113.525
8,5
179,9
Italia
14.685.448
1.635.481
11,1
1.608.459
11,0
98,3
Nord
5.123.773
858.944
16,8
812.744
15,9
94,6
Centro
2.679.028
329.587
12,3
346.000
12,9
105,0
Sud e Isole
6.882.646
446.950
6,5
449.715
6,5
100,6
Fonte:Elaborazione INEA su dati ISTAT, Indagine delle strutture 1995, e Amministrazioni regionali e provinciali
attuazione del regolamento
nelle varie regioni possono servire a individuare i punti di forza e
di debolezza e a correggere le
eventuali distorsioni, sia negli
aspetti generali della programmazione agroambientale che
nelle prospettive per le singole
misure.
Tabella 2 - Finanziamenti impegnati in Italia nel 1997 con il
reg.2078/92
Tipologia di misura
mio lire
%
Riduzione input chimici (A1+A2 )
383.458
49,0
Agricoltura biologica (A3+A4)
200.741
25,7
49.494
6,3
Altri tipi di estensivazione (B)
Riduzione carico bestiame (C)
Altri metodi ecocompatibili (D1)
Specie animali in estinzione (D2)
INEA (1999), Le misure agroambientali in Italia, Analisi e valutazione del reg. CEE 2078/92 nel
quadriennio 1994-97, Rapporto
nazionale, Roma;
INEA (1999), Le misure agroambientali in Italia, Analisi e valutazione del reg. CEE 2078/92 nel
quadriennio 1994-97, Rapporti
regionali, Roma.
1.234
0,2
88.665
11,3
7.830
1,0
Terreni abbandonati (E)
20.719
2,6
Messa a riposo ventennale (F)
27.134
3,5
1.900
0,2
Accesso al pubblico (G)
Formazione e sensibilizzazione
Totale
979
0,1
782.154
100,0
Fonte: Elaborazioni INEA su dati Ammistrazioni regionali e provinciali
gennaio/marzo - 1999
14
numero 5
Dall’Unione Europea
Schema di Sviluppo
dello Spazio Europeo:
Una nuova strategia
territoriale integrata
nell’agenda politica
dell’Unione?
di Carlo Caldarini - INEA
e Nicola De Michelis - Commissione
europea, DG XVI
Il 10 e 11 maggio scorso, a
Potsdam (Germania), il Consiglio
informale dei ministri dell’UE
responsabili della pianificazione
del territorio (per l’Italia, il
Ministero dei Lavori Pubblici) ha
definitivamente approvato il
progetto di Schema di sviluppo
dello spazio europeo (SSSE).
Giunge così a conclusione –
dopo dieci anni - la lunga fase
preliminare di decisioni, studi e
consultazioni sulle strategie di
politica territoriale in Europa,
lanciata dagli Stati membri e
dalla Commissione europea, a
seguito della prima riforma dei
Fondi strutturali, con lo scopo di
contribuire alla realizzazione di
due grandi obiettivi politici
dell’Unione Europea: la coesione
economica e sociale e il completamento del mercato interno.
Il dibattito comunitario sulla
gestione e sullo sviluppo del territorio è formalmente iniziato,
sotto la presidenza francese, in
occasione del Consiglio europeo
di Nantes, nel 1989. Da allora,
una serie di riunioni dei ministri
ha fatto emergere il bisogno di
definire nell’agenda politica
della Comunità una strategia di
cooperazione per un migliore
coordinamento delle diverse
politiche pubbliche che influenzano l’organizzazione del territorio europeo nelle sue diverse
connotazioni: città, aree rurali,
zone costiere, regioni periferiche.
I primi risultati di questi lavori
preliminari furono pubblicati nel
1991 con il rapporto Europa
2000: Le prospettive di sviluppo
del territorio europeo. Il rapporto
rilevava, in particolare, la necessità di un’azione comune in
materia di pianificazione del territorio, pur nel rispetto del principio di sussidiarietà. L’idea fondamentale era che le modalità di
utilizzazione del territorio influissero fortemente sulla competitività e sulla sostenibilità di lungo
periodo dell’intera economia
europea e che, pertanto, un
coordinamento a livello europeo
delle politiche territoriali fosse
una condizione preliminare per
uno
sviluppo
armonioso
dell’Unione e una migliore integrazione delle diversità regionali.
Nel corso dei successivi tre anni,
la Commissione e il Consiglio
dovettero rapidamente fare
fronte a nuovi importanti cambiamenti: gli sviluppi dell’unificazione tedesca, le prospettive
dell’ampliamento, un’apertura
senza precedenti delle frontiere
interne ed esterne, la recessione
economica, un elevato livello di
disoccupazione, un nuovo quadro istituzionale e d’azione per
l’Unione. La presa d’atto di questi mutamenti fece emergere l’esigenza di un segnale più chiaro
e concreto: la crescente interdipendenza dei territori che compongono l’Unione, tra loro e con
le altre regioni d’Europa, richiede una strategia di cooperazione più sistematica e intensa.
Il Consiglio informale dei ministri
che si svolse a Liegi (Belgio) nel
1993 decise pertanto di elaborare, congiuntamente con la
Commissione europea, un vero
e proprio “programma politico”
d’innovazione e cooperazione
per il territorio: lo Schema di sviluppo dello spazio europeo . I
risultati di queste analisi furono
pubblicati nel 1994 sotto la
forma di un secondo rapporto,
Europa 2000+, Cooperazione per
la gestione del territorio europeo, che, capitalizzando gli
esempi di alcune “buone prassi”
realizzate a livello locale/regionale, poneva l’attenzione su tre
grandi aree problema:
• fattori d’organizzazione del
territorio europeo (evoluzione
demografica, mobilità della
popolazione, prospettive dell’occupazione, localizzazione
degli investimenti, impatti
regionali delle reti transeuropee, protezione degli spazi
aperti e delle risorse idriche);
• evoluzione dei territori specifici (aree urbane, aree rurali,
regioni frontaliere);
• sistemi nazionali di gestione
del territorio (strumenti e politiche di gestione del territorio,
impatto territoriale delle politiche pubbliche).
Negli anni seguenti, tutte le idee
fino a quel momento elaborate
sono state raccolte in un “primo
progetto ufficiale” di SSSE, che
ha assunto così la forma di un
vero e proprio quadro di riferimento per le politiche territoriali
dell’Unione:
• dimensione europea dei problemi territoriali (cambiamenti e potenzialità delle aree
urbane e rurali, base economica delle zone rurali e trasformazioni dell’agricoltura,
cambiamenti nei trasporti e
nelle comunicazioni, disparità
nella diffusione dell’innovazione e delle conoscenze, pressioni sul patrimonio naturale e
culturale dell’Europa, perdita
della biodiversità e zone naturali, ecc.);
• ruolo e impatto delle politiche
comunitarie sul territorio
dell’Unione (politica agricola
comune, Fondi strutturali e
fondo di coesione, reti transeuropee, politica ambientale
dell’Unione europea, ecc.);
• obiettivi e opzioni politiche
gennaio/marzo - 1999
numero 5
15
Dall’Unione Europea
per il territorio europeo (sviluppo policentrico e miglioramento delle relazioni cittàcampagna, parità d’accesso
alle infrastrutture e al sapere,
gestione e sviluppo del patrimonio culturale e naturale,
nuovo quadro per una politica territoriale integrata, ecc.);
• modalità e strumenti d’attuazione (azioni concrete da
intraprendere a livello degli
Stati membri, cooperazione
con i Paesi terzi, strumenti
comunitari di politica del territorio, costituzione di un
Osservatorio europeo, soggetti
da coinvolgere, seguito del
dibattito);
Così definito, lo SSSE persegue tre
finalità generali: la coesione
economica e sociale, lo sviluppo
sostenibile, un’equilibrata competitività per il territorio europeo.
La novità risiede nel fatto che
queste tre finalità sono ora perseguite congiuntamente, tenendo conto anche delle loro interazioni: la coesione economica e
sociale è un pilastro centrale del
Trattato dell’Unione, lo sviluppo
sostenibile è una missione fondamentale per le varie politiche
comunitarie e la strategia territoriale deve essere considerata
come uno strumento per rafforzarla. Il “valore aggiunto” consiste nel favorire la realizzazione di
questi obiettivi collegandoli tra
loro, vale a dire ponderando
l’uno rispetto all’altro in funzione
della diversità delle situazioni
territoriali europee.
Lo SSSE stabilisce, soprattutto,
diversi obiettivi di cooperazione
per le aree urbane e rurali come
risposta a una serie di “opzioni
politiche” principali di cui tenere
conto nella programmazione e
nell’allocazione delle risorse:
• favorire la complementarità
tra le città, per rispondere ai
problemi di espansione incontrollata e di congestione delle
•
•
•
•
•
•
aree urbane (evitare la polarizzazione eccessiva delle attività attorno alle grandi metropoli, rinforzare le reti di piccole città nelle aree rurali, coordinare i “grappoli di città”
nelle zone transfrontaliere,
ecc.);
rendere le città più dinamiche, attraenti e competitive,
soprattutto per sviluppare
quelle aree che attirano poco
gli investitori a causa della
mancanza di infrastrutture o
di un’economia poco diversificata;
conservare e valorizzare il
patrimonio urbano, come
risposta ai problemi della speculazione edilizia, del mercantilismo, del turismo di massa;
sviluppare il partenariato tra
città e campagna, per riequilibrare le relazioni tra aree
urbane e territori rurali (incoraggiare le misure ambientali,
mantenere un livello minimo
di servizi alle imprese e alle
persone nelle aree scarsamente popolate, valorizzare il
potenziale economico di queste aree, ecc.);
valorizzare la diversificazione
delle economie rurali, per far
fronte ai diversi problemi di
riconversione e sviluppo delle
zone a maggiore vocazione
agricola;
salvaguardare i paesaggi
rurali, per favorire uno sviluppo economico equilibrato e
integrato;
potenziare gli investimenti
nella conoscenza, per accrescere il potenziale di sviluppo
locale.
Definiti gli obiettivi e le priorità
politiche, la Commissione si è in
seguito fatta carico di un’ampia
azione di consultazioni pubbliche, allo scopo di integrare nel
documento iniziale i pareri e i
suggerimenti degli attori locali e
delle parti sociali interessate.
gennaio/marzo - 1999
16
numero 5
Parallelamente, nel 1998, la
Commissione ha preparato un
documento di lavoro, il Rapporto
sulle politiche comunitarie e la
gestione del territorio, che insiste
sul “bisogno di prendere in maggiore considerazione l’impatto
territoriale nell’elaborazione di
tutte le politiche settoriali
dell’Unione”. A questo proposito,
la nuova iniziativa comunitaria
INTERREG III si presenta come lo
strumento privilegiato di applicazione dello SSSE a livello
comunitario.
Per presentare e valutare i risultati di queste consultazioni ufficiali,
nei giorni 2 e 3 febbraio scorsi, la
Commissione europea ha infine
organizzato a Bruxelles un Forum
sullo SSSE. In questa sede sono
state elaborate quattro principali
raccomandazioni: concepire lo
SSSE come uno strumento per un
migliore coordinamento delle
politiche settoriali comunitarie,
nazionali e regionali; costituire e
avviare l’Osservatorio europeo
per la gestione del territorio; associare anticipatamente al prosieguo dei lavori i Paesi candidati
all’adesione; promuovere un’azione d’informazione pubblica sullo
SSSE.
Dopo dieci anni di gestazione, il
progetto di SSSE appare ora
veramente organico e maturo. È
infatti completo sul piano politico (le priorità generali sono
scandite da 60 “opzioni politiche”
particolari) e ben sostenuto da
chiare argomentazioni tecniche
e scientifiche. Soprattutto, sono
ben evidenziati alcuni principali
problemi che incidono fortemente sulla coesione dell’Unione e
sullo sviluppo dei suoi territori:
• il permanere di forti disparità
economiche e sociali tra le
regioni d’Europa;
• l’importanza crescente delle
politiche comunitarie che
hanno un impatto sul territorio;
Dall’Unione Europea
• la distribuzione ineguale delle
infrastrutture e delle conoscenze sul territorio europeo;
• la necessità di salvaguardare
e valorizzare le risorse naturali, culturali e paesaggistiche;
• le opportunità e i rischi connessi al prossimo ampliamento dell’Unione.
Che ne sarà ora di questo gran
lavoro preliminare? Una nuova
strategia territoriale integrata
entrerà davvero nell’agenda
politica dell’Unione? Gli stessi
ministri hanno sottolineato che lo
SSSE non giustifica il trasferimento di nuove competenze al livello comunitario. Costituisce invece un “quadro d’orientamento
politico” per incoraggiare uno
sviluppo equilibrato del territorio
europeo e una maggiore cooperazione transnazionale tra collettività regionali e locali. Esso
dovrà ora essere messo in opera
dalle collettività territoriali, dagli
Stati membri e dalla Commissione. Purtroppo, a nostro avviso, il
principale fattore di debolezza
del progetto sta proprio nei dieci
lunghi anni che sono stati necessari alla sua maturazione. La
stessa risoluzione finale del
Consiglio di Potsdam non sembra sufficientemente forte per
rilanciare l’iniziativa politica in
questo campo. Un altro fattore di
debolezza risiede, per il momento, nella mancanza di una base
giuridica e di una linea di finanziamento comunitario. Molto
dipenderà, ora, dalla presidenza
finlandese (luglio-dicembre
1999) e dalla successiva presidenza francese (gennaio-giugno
2000), ma non solo. La forza con
la quale l’UE sosterrà la sua politica territoriale dipenderà anche
dalle azioni del nuovo commissario europeo per le politiche
regionali. Dal punto di vista
degli Stati membri, invece,
molto dipenderà dal peso che i
vari ministeri del territorio avranno nella programmazione dei
Fondi strutturali (in Italia, il
Ministero dei Lavori Pubblici –
anch’esso sottoposto a una proposta di riordino - non è certamente il protagonista principale)
e, soprattutto, dalle proposte di
programmazione che saranno
elaborate nelle sedi regionali.
Regioni
Procedure di accoglimento delle
domande di finanziamento degli
interventi strutturali
di Cecilia Savio – Regione Piemonte
Fin dalla fine degli anni ‘70 la Regione Piemonte si
è attrezzata per gestire in modo informatico l’iter
amministrativo delle pratiche di erogazione di
finanziamenti. Infatti, già nel 1979, l’Assessorato
Agricoltura aveva messo allo studio, in collaborazione con il CSI Piemonte, un sistema informativo,
in grado di gestire in forma automatizzata tutte le
notizie e i dati disponibili per il settore agricolo.
All’epoca due erano le necessità primariamente
sentite:
1. raccogliere sistematicamente, selezionare, elaborare, confrontare e immagazzinare tutti i dati
a disposizione, per ricavarne un ritratto attendibile della realtà in cui si operava;
2. mettere i funzionari, preposti all’attuazione e al
controllo delle disposizioni legislative destinate
all’agricoltura, in condizione di disporre sempre
di un quadro di riferimento preciso e sicuro.
Attualmente, il sistema informativo per l’agricoltura della Regione Piemonte coinvolge quasi tutte le
attività amministrative dei settori centrali e periferici dell’Assessorato e tutte le attività statistiche
svolte dalla Regione per conto di enti terzi (es.
ISTAT) e può contare su un numero di procedure
stand-alone utilizzate, dagli stessi uffici regionali o
da enti esterni convenzionati, per lo svolgimento
di attività di assistenza tecnica alla produzione
agricola, di ricerca e di formazione professionale.
Recentemente, a seguito della definizione e
approvazione da parte del Consiglio Regionale
delle linee di sviluppo del sistema informativo
regionale, sono state apportate alcune innovazioni sul piano organizzativo interno e sul piano tecnologico-applicativo, in modo da integrare il sistema informativo per l’agricoltura nel sistema informativo regionale.
In particolare, sul piano tecnologico, l’architettura
hardware si è evoluta verso i sistemi client-server.
Oggi l’Assessorato Agricoltura può contare su 8
sistemi client-server, dotati di 1 server e 40 client in
media, distribuiti sull’intero territorio regionale e
collegati tra loro attraverso una rete geografica
chiusa (privata).
Per quanto riguarda il software applicativo, sono
state sviluppate delle procedure standard di
gestione degli iter amministrativi, o workflow iter
pratiche (WIRP), configurabili a seconda della
complessità dell’iter e della mole di dati tecnici
rilevati. Tali procedure si appoggiano su un sistema univoco di gestione dei beneficiari o anagrafe
dei soggetti agricoli (aziende agricole, cooperative, industrie di trasformazione, enti e organizzazio-
gennaio/marzo - 1999
numero 5
17
Regioni
ni agricole, ecc.), che consente di controllare le
pratiche avviate da ciascuno, i finanziamenti
richiesti e ottenuti e le dichiarazioni rese in ciascun
procedimento.
Le informazioni archiviate alimentano una banca
dati centrale, dalla quale vengono estratti i dati
per il monitoraggio degli interventi. Questi processi di concentrazione ed elaborazione dei dati
dovrebbero migliorare con la realizzazione del
data-warehouse dell’agricoltura piemontese, che
prevede un’attività automatica di normalizzazione
e stratificazione delle informazioni. Nell’ambito del
sistema di elaborazione e restituzione dei dati,
viene fatto ampio uso degli strumenti GIS forniti
attraverso il Sistema informativo territoriale e
ambientale regionale (SITA).
Per ovviare al problema del caricamento dei dati
collegati alle domande di finanziamento o premio, sono stati avviati alcuni progetti pilota finalizzati all’individuazione dello strumento più idoneo
per ricevere in formato elettronico, su supporto
magnetico o via rete copia delle istanze presentate. Questi progetti hanno interessato prevalentemente le Organizzazioni professionali agricole e le
Associazioni dei produttori, che già in passato
avevano svolto il ruolo di raccolta e supporto
nella compilazione dei modelli.
In questo ambito le applicazioni più vecchie, tuttora in uso, si basano sulla realizzazione di dataentry in ambiente dBase, con alcune funzioni di
controllo e stampa dei dati inseriti. Questo permette alle Organizzazioni professionali agricole di
avere uno strumento di aiuto nella compilazione
delle domande e alla Regione di acquisire le informazioni direttamente.
Tra le più importanti procedure realizzate per enti
esterni in ambiente dBase-Clipper, si annoverano
il sistema di acquisizione dati del Reg. (CEE)
2078/92 e il sistema di compilazione dei mod.125
UMA, ai fini della determinazione dei buoni carburante erogabili. Tutte gli archivi generati dalle
procedure di acquisizione dati gestite esternamente alla Regione subiscono dei processi di validazione e controllo dei dati, prima di essere immesse
nel sistema informativo regionale.
Esperienze più recenti sono state fatte in fase di
attuazione del Reg. (CEE) 2328/91, poi Reg. (CE)
950/97. Nel quadro di tali regolamenti, nel 1997 e
nel 1998 sono stati avviati alcuni programmi speciali per la riqualificazione del settore viticolo e
per l’adeguamento sanitario delle stalle.
In particolare, riguardo al settore viticolo, la
Commissione Europea aveva approvato nel 1997
un programma speciale mirato all’adeguamento
della base produttiva viticola, autorizzando l’impianto di nuovi vigneti in deroga al Reg. (CEE)
822/87. Questo strumento, che ha permesso alla
Regione Piemonte di finanziare interventi che non
alterassero gli equilibri di mercato, ha limitato a
2.088 ettari, elevabili a 2.500 ettari, la nuova
superficie vitabile, destinando all’attuazione di
questa misura 2,5 miliardi di lire. Tale cifra doveva essere erogata sotto forma di contributi a fondo
perduto per piani di miglioramento aziendale che
prevedessero esclusivamente l’impianto di nuovi
vigneti per la produzione di V.Q.P.R.D. (vini di
qualità prodotti in regioni determinate), in territori
collinari o montani.
Per ridurre l’opera di caricamento dei dati delle
pratiche presso gli uffici regionali e, contemporaneamente, fornire agli utenti esterni un sistema
automatico di compilazione e stampa della modulistica, è stato messo a punto un processo suddivisibile in quattro fasi principali, quali:
1. Compilazione dei moduli, con scarico delle
informazioni relative su supporto magnetico.
Questa attività è stata svolta dal richiedente o
da associazioni competenti. A tal fine è stato
fornito un software in grado di poter compilare
la domanda, produrre il documento cartaceo,
archiviare i dati su dischetto. Per ovviare a problemi di stampa, è stato utilizzato come software Winword, realizzando un modello di documento contenente delle macro che controllavano la compilazione e gestivano la persistenza
dei dati. I prodotti o output di questa prima fase
sono stati la stampa dei modelli di piano di
miglioramento e dei dischetti contenenti i dati
di una o più domande.
2. Ricezione presso gli uffici regionali delle domande su supporto sia informatico che cartaceo,
con attivazione di un primo processo di controllo della congruità dei dati ricevuti.
Questa e le attività successive sono state svolte
dagli uffici amministrativi regionali competenti
nella acquisizione e nella verifica delle domande. Essi hanno ricevuto i dischetti contenenti i
dati delle domande, output della compilazione
delle pratiche. A questi uffici abbiamo fornito
un software in grado di effettuare una prima
verifica dei dischetti (controllo di virus, verifica
dell’esistenza dei file). Questa procedura software prevede una componente principale, che
svolge controlli generici, e una componente
(facoltativa) più specifica, che svolge controlli
di merito, specializzati in un particolare tipo di
domanda. Il risultato è stato la creazione di una
copia del dischetto su server, su File System
gennaio/marzo - 1999
18
numero 5
Regioni
LAN MANAGER, e la generazione di un archivio
indice (ORACLE), contenente l’elenco dei
dischetti, il riferimento per la loro localizzazione
sul server e il mittente.
3. Creazione di archivi temporanei dei dati correttamente ricevuti.
Dopo aver completato la ricezione dei dischetti,
è stato effettuato il ribaltamento delle domande
dalle copie su server dei dischetti ricevuti, agli
archivi del sistema informativo dell’Assessorato,
realizzando una procedura batch che ha il
compito di leggere i dati delle domande, generare le pratiche sul sistema di gestione “workflow iter pratiche” (WIRP), compilare i dati tecnici e specifici per la gestione dell’iter. La procedura è stata scritta utilizzando il linguaggio
PL/SQL di Oracle (Stored Procedures).
Il processo di lettura dei dati avviene secondo il
seguente specchietto:
Dati
Descrizione
Anagrafici
Vengono archiviati su archivi
temporanei, per non inquinare i dati anagrafici precedentemente verificati. La fase
di validazione provvederà a
confrontare i dati anagrafici
ricevuti con quelli disponibili
in anagrafe.
Altri
Per ogni domanda viene creata una pratica negli archivi
effettivi e vengono caricati
anche i dati tecnici relativi
letti dalla domanda. Al termine del procedimento
batch, i dati della domanda
sono stati caricati sugli archivi
regionali.
4. Validazione dei dati dell’archivio temporaneo e
apertura del procedimento amministrativo.
Questa fase ha consentito di verificare i dati
anagrafici della domanda con gli eventuali
dati anagrafici disponibili presso l’ufficio amministrativo. La procedura informatica ha messo a
confronto i dati, consentendone la modifica ed
effettuando l’aggiornamento sia sull’anagrafe
regionale, sia sui dati anagrafici transitori, allineandoli. In ultimo, i soggetti anagrafici (Partita
IVA, Codice Fiscale) sono stati associati alla
pratica di riferimento.
Con l’apertura del procedimento amministrativo
sul sistema informativo, la pratica viene presa in
carico dagli uffici regionali. La data del protocollo
di arrivo viene registrata, perché corrisponde all’inizio dell’iter. Sulla base della data del protocollo
e della durata delle singole fasi del procedimento,
precedentemente determinata ai sensi della
L.241, viene costruito un calendario delle scadenze, che permette al funzionario di tenere sotto controllo lo stato di avanzamento degli adempimenti.
Normalmente, un piano di miglioramento viene
sottoposto a un primo controllo inerente i dati anagrafici dichiarati dal richiedente o dal beneficiario. Se esistono altre pratiche in carico al soggetto,
viene fatto un controllo di ammissibilità, in relazione alle istanze precedentemente presentate.
I dati strutturali dell’azienda, relativi alle superfici
coltivate, agli allevamenti e alle strutture di produzione, possono essere registrati sia al momento
della verifica anagrafica, sia durante il procedimento istruttorio. La scelta di non definire a priori
dei ruoli rigidi è stata effettuata per rendere l’applicativo software più adattabile rispetto all’organizzazione degli uffici regionali.
La “fotografia” dell’azienda viene ripresentata
nelle varie fasi procedimentali e può variare in
accordo all’esito dei controlli in campo.
Dal momento che le informazioni strutturali dell’azienda sono inserite in un modulo trasversale
rispetto a quello della gestione degli iter amministrativi, la “fotografia” dell’azienda è sempre disponibile e può essere usata sia direttamente dal
gestore dell’anagrafe, sia dal funzionario istruttore
per operare un confronto con l’ultima dichiarazione depositata.
La procedura di gestione dell’iter amministrativo si
articola in fasi; per ogni fase vengono individuati i
principali documenti richiesti all’utente o emessi
dall’ufficio regionale. La stampa dei documenti in
uscita viene fatta in automatico, a seguito della
validazione dei dati depositati sul sistema. Ai funzionari istruttori, oltre ai dati strutturali aziendali,
vengono proposte alcune elaborazioni, eseguite
sulla base delle informazioni disponibili, quali la
consistenza del patrimonio zootecnico espressa in
UBA, le unità lavoro impegnate, la PLV, ecc..
Con l’attuazione del programma speciale per il
settore viticolo l’imputazione dei dati anagrafici e
tecnici, richiesti attraverso il piano di miglioramento aziendale, viene effettuata automaticamente a
partire dagli archivi forniti dall’utente.
L’esperienza condotta ci ha permesso di valutare
l’efficacia dello strumento messo in atto per facilitare l’acquisizione di pratiche complesse, quali i
gennaio/marzo - 1999
numero 5
19
Regioni
piani di miglioramento aziendale.
Anche se l’esito della prova non è stato completamente soddisfacente per problemi connessi all’uso di applicativi sviluppati su pacchetti software
commerciali (word), il modello di integrazione
delle basi dati è rispondente al sistema informativo della Regione Piemonte.
In particolare, risulta interessante fornire dei
software applicativi agli utenti per la compilazione delle domande di finanziamento, utilizzando
come veicolo principale il sito internet della
Regione. Inoltre, la suddivisione dei processi di
controllo e verifica dei dati in più fasi (nei processi
di data-entry, prima della creazione di archivi
temporanei e per il ribaltamento nel sistema infor-
mativo regionale) permette di sveltire il processo
di acquisizione delle pratiche e consente di archiviare correttamente le informazioni che scatenano i procedimenti amministrativi.
Il sistema adottato non è che un primo passo
verso la semplificazione dei rapporti con l’utenza.
Nuove prospettive si aprono alla luce del D.lgs n.
173/98 e dei regolamenti attuativi. In particolare,
saranno strumenti innovativi fondamentali il sistema di identificazione univoca delle aziende attraverso il codice univoco (CUAA), l’uso della carta
dell’agricoltore come strumento di identificazione
e certificazione delle informazioni rese a corredo
delle pratiche e avvio del sistema di interscambio
dati tra le pubbliche amministrazioni competenti
in materia di agricoltura.
Esperienze
Progettualità
integrata
per l’innovazione
di Stefano Barbieri - Responsabile
formazione Fondo Sociale Europeo
per il Cipa-at Veneto
La strada che i Servizi di
Sviluppo Agricolo (S.S.A.) possono efficacemente percorrere per
rispondere alle odierne sfide
dello “sviluppo rurale” e della
“qualità” è quella dell’”integrazione”: integrazione tra le metodologie e i diversi strumenti di
azione (formazione, consulenza,
divulgazione, ricerca, ecc.), integrazione tra i comparti e i settori
produttivi (la produzione agricola, l’agroalimentare, il turismo,
ecc.), integrazione tra i soggetti
(organizzazioni agricole, enti di
formazione, soggetti pubblici,
ecc.), integrazione transnazionale europea e internazionale.
Lo strumento che può favorire
questo adeguamento metodologico dei S.S.A. può ritrovarsi
nelle iniziative dell’Unione
Europea che, più delle norme e
dei programmi nazionali e regionali, vanno in questa direzione.
Certamente i S.S.A. italiani dell’ul-
timo decennio hanno, almeno
formalmente, derivato la loro
impostazione dall’Unione Europea
- basti pensare al Reg. 270/79 –
ma è pur vero che, in realtà, l’impostazione metodologica e le
forme organizzative hanno scontato forti limiti attuativi.
L’integrazione, il confronto con
situazioni e soggetti diversi e
nuovi, rompe il circuito dell’autoreferenzialità di cui sono spesso
vittima i S.S.A., così come rompe
l’isolamento socio-economico
che spesso pesa sul mondo della
produzione agricola.
Per essere veri motori di innovazione, quindi, i S.S.A. devono
confrontarsi con programmi e
strumenti normativi europei,
anche e specialmente con quelli
che nel recente passato non
hanno visto protagonista il
mondo agricolo.
In questo senso, tra le iniziative
in atto in diverse Regioni, interessante è l’esperienza condotta dal
Cipa-at, l’ente di formazione e
consulenza della Confederazione Italiana Agricoltori, del
Veneto, che sta attuando due
originali progetti nell’ambito
delle Iniziative comunitarie
Adapt e Occupazione-Horizon.
gennaio/marzo - 1999
20
numero 5
Adapt – Sistemi di qualità
per la giovane impresa
agricola
Adapt è una Iniziativa Comunitaria che attiva interventi di
ricerca, formazione, orientamento e consulenza verso soggetti
occupati, tendenti ad adeguare
le condizioni occupazionali ai
mutamenti socio-economici in
atto (accrescere la competitività,
prevenire la disoccupazione,
accelerare lo sviluppo di nuove
mansioni e nuove attività, ecc.).
Tra i 210 progetti in atto in Italia,
11 hanno attinenza con il
mondo agricolo e, tra i 18 del
Veneto, quello del Cipa-at è l’unico agricolo.
Il progetto parte dalla constatazione che la giovane impresa
agricola è la realtà più vitale e
produttiva dell’agricoltura italia-
Esperienze
na: le aziende professionali specializzate in cui l’età del più giovane attivo è inferiore a 30 anni
sono il 17% del totale, ma producono il 30% della produzione
lorda vendibile, con una produttività superiore dell’80% alla
media nazionale. Nello stesso
tempo, le aziende giovani esprimono un esplicito bisogno di
supporto finanziario e normativo
e di facilitazioni per l’introduzione di innovazioni di processo.
Obiettivo del progetto, quindi, è
il rafforzamento della competitività della giovane impresa agricola attraverso la sperimentazione di un percorso formativo e
consulenziale che porti all’attivazione di un Sistema aziendale di
Qualità ISO 9000.
In questo ambito, l’applicazione
di Sistemi di Qualità è una scelta
strategica per assicurare una più
efficace gestione dell’impresa,
rispondendo anche alle richieste
del consumatore e del mercato.
Lo standard ISO 9000, garanzia
riconosciuta a livello internazionale, è uno strumento per caratterizzare l’azienda agricola come
fornitore qualificato degli altri
soggetti della filiera agroalimentare (trasformazione, distribuzione).
Il progetto, infine, è integrato
dall’attività transnazionale condotta in parternariato con la
Maison Familiale Rurale (M.F.R.)
di Anneyron (Rhone-Alpes
Francia), un istituto di formazione che opera secondo la pedagogia dell’alternanza scuolalavoro. “Qualità e Formazione”, il
titolo del progetto transnazionale, esprime la sintesi tra i due
progetti nazionali.
Se il progetto del Cipa-at pone
l’adozione di Sistemi di Qualità a
norma ISO 9000 come scelta
strategica per la competitività
dell’impresa agricola, il progetto
della M.F.R. cerca, attraverso un
programma di ristrutturazione e
qualificazione, di adeguare un
Ente di formazione ai mutamenti
socio-economici in atto.
La ricerca sull’applicazione delle
norme ISO 9000 anche a un Ente
di formazione, quindi, può essere
la strada da percorrere in
entrambi i casi. Non si può formare per la Qualità se lo stesso
ente di formazione non viene
gestito secondo Qualità.
Il progetto transnazionale impegna il personale dei due enti nell’elaborazione di materiale
didattico sulla Qualità per l’impresa agricola e nell’approfondimento sull’adozione in un Ente di
formazione delle norme ISO
9000.
In sintesi, i risultati attesi sono:
• portare a “sistema di qualità”
un gruppo di almeno 15
aziende agricole attraverso un
percorso formativo e di consulenza;
• formare un gruppo di formatori sui temi della qualità;
• predisporre materiale formativo innovativo;
• attivare di uno sportello informativo (“nursery di impresa”)
per la giovane azienda agricola.
Le attività previste, e in parte già
realizzate, sono:
• Ricerca che definisca un profilo professionale della giovane
azienda agricola nel Veneto e
lo stato di attuazione nella
Regione Veneto degli interventi comunitari di “Primo
insediamento” (Reg. (CE)
950/97, ex Reg. (CEE) 2328/91)
• Progettazione del percorso formativo/consulenziale sperimentale attraverso l’individuazione delle metodologie e
dei contenuti, la realizzazione
di un corso di aggiornamento
per formatori e la predisposizione di materiale didattico,
tra cui la produzione di due
video. Il primo raccoglie testimonianze di giovani agricolto-
ri veneti circa il loro progetto
di impresa, mentre il secondo
spiega l’applicazione del
Sistema Qualità ISO 9000 in
una azienda agricola.
• Realizzazione del percorso formativo/consulenziale sperimentale rivolto a 15 giovani
imprenditori agricoli. Il corso
affronterà le seguenti tematiche: economia e politica
agraria, governo dell’impresa
agricola, sistemi di qualità e
certificazione, lingua straniera.
• Attivazione di una struttura di
consulenza (nursery di impresa) di supporto per i consulenti
tecnici e per i giovani agricoltori nella predisposizione di
“progetti
di
impresa”.
Pubblicazione di una guida
alle norme e alle opportunità
per la giovane impresa agricola.
HORIZON - Officina dei
Sensi
“Horizon” costituisce un segmento della più articolata Iniziativa
comunitaria “Occupazione”, che
si pone l’obiettivo di migliorare le
prospettive occupazionali dei
portatori di handicap.
Il progetto, promosso dalla
Confederazione Italiana Agricoltori di Padova e attuato dal
Cipa-at, ha l’obiettivo, già raggiunto, di costituire una società,
denominata appunto “Officina
dei sensi”, in grado di eseguire
l’analisi sensoriale di un qualsiasi
prodotto. In particolare, l’analisi
sensoriale è un esame delle proprietà organolettiche di un prodotto eseguito attraverso gli
gennaio/marzo - 1999
numero 5
21
Esperienze
organi di senso: la percezione
dei mille aspetti caratterizzanti il
gusto o l’aspetto di un pomodoro
o di una mozzarella, le reazioni
al tatto di un tessuto o di una
carta, il profumo di una essenza.
Si tratta, quindi, di un metodo
oggettivo di analisi delle caratteristiche misurabili attraverso l’esperienza sensoriale, poiché i
giudizi sensoriali espressi dai singoli componenti del gruppo di
valutazione (“panel”) vengono
elaborati statisticamente per
produrre un giudizio oggettivo, il
cosiddetto “profilo” di percezione
del prodotto. Il campo di applicazione è pressoché infinito: si
va dai prodotti alimentari, ai
cosmetici, ai tessuti, fino alla
valutazione della percezione
della qualità ambientale di un
determinato luogo.
Vi è innanzitutto, quindi, l’innovatività di questo strumento di
valutazione della “qualità percepita” dal consumatore, ossia di
ciò che effettivamente appaga il
consumatore.
L’altro elemento di originalità e
unicità nel panorama europeo
dell’esperienza dell’”Officina dei
Sensi” è che l’analisi sensoriale
viene eseguita da disabili, ciechi
o sordomuti, che sfruttano il
fenomeno di “compensazione
sensoriale”, essendo in grado di
cogliere una gamma assai più
vasta di sensazioni rispetto a un
normodotato. Tale progetto ha
così un elevato valore aggiunto
di carattere sociale.
Horizon si è sviluppato con una
prima fase di formazione (600
ore) di un gruppo di 17 persone
cieche o sordomute, con una età
media di 30 anni, che hanno
acquisito le competenze specifiche per l’analisi sensoriale, allenando e affinando le loro capacità sensoriali, oltre a far proprie
capacità auto-imprenditoriali.
Gli stessi, infatti, hanno poi dato
vita alla società “Officina dei
Sensi”, ora impegnata nella fase
di sei partners irlandesi, spagnoli, portoghesi e greci nello studio
di modelli per la valutazione dell’inserimento valutativo dei disabili.
Due progetti,
una metodologia
I due progetti costituiscono un
contributo innovativo per far
vincere all’agricoltura la sfida
per la qualità.
di promozione dell’attività e nei
primi incarichi di lavoro commissionati da istituti di ricerca e
industrie. La formazione, quindi,
si lega strettamente con la creazione d’impresa e la promozione
commerciale, mentre un’organizzazione agricola si confronta
con il mondo dell’impegno
sociale e la produzione agricola
con la trasformazione agroalimentare.
Questo progetto, quindi, non
solo offre un’opportunità di lavoro nuova per il portatore di handicap, ma gli affida anche un
ruolo centrale e altamente qualificato e non lo pone in posizioni
defilate, come purtroppo spesso
accade.
La percezione della qualità, la
sua evidenziazione oggettiva, la
valorizzazione del mondo dei
sensi e, più in generale, della
qualità della vita, al cui interno
l’agricoltura, come componente
dell’ambiente e del territorio,
gioca un ruolo importantissimo e
sempre più riconosciuto, diventa
così occasione occupazionale e
di inserimento sociale.
Anche “Officina dei Sensi” ha un
segmento progettuale transnazionale che impegna un gruppo
gennaio/marzo - 1999
22
numero 5
Se il progetto Adapt “Sistemi di
Qualità” si muove per il consolidamento della giovane impresa
agricola attraverso le politiche
della qualità, il progetto Horizon
“Officina dei sensi” lavora per la
valorizzazione qualitativa dei
prodotti agricoli (ma non solo),
esaltandone tutti gli aspetti sensoriali e organolettici che danno
corpo ai concetti di “tipicità” e
“qualità”.
Tuttavia, risulta interessante sottolineare la metodologia di progettualità integrata, che caratterizza entrambi e che diventa un
modello progettuale a cui si ispirano tutte le azioni della politica
comunitaria: dall’Iniziativa LEADER alla elaborazione e all’attuazione dei programmi regionali di Sviluppo Rurale di Agenda
2000.
Per informazioni:
Sistemi di qualità per la
giovane impresa agricola”
Stefano Barbieri
tel. 041-929167
fax 041-920362
E-mail [email protected]
Officina dei sensi”
Massimo Ferasin
tel. 049-80700011
fax 049-8070651
E-mail [email protected]
Legislazioni e fonti normative
Il quadro normativo comunitario
Regolamento (CE) N. 1257/1999 del Consiglio del 17 maggio 1999 sul sostegno allo sviluppo rurale da
parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga
taluni regolamenti (GUCE L 160 del 26 giugno 1999);
Regolamento (CE) N. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui Fondi
strutturali (GUCE L 161 del 26 giugno 1999);
Regolamento (CE) N. 1263/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 relativo allo strumento finanziario di
orientamento della pesca (GUCE L 161 del 26 giugno 1999);
Regolamento (CE) N. 1783/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 relativo al Fondo europeo di sviluppo
regionale (GUCE L 213 del 13 agosto 1999);
Regolamento (CE) N. 1784/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 relativo al Fondo sociale europeo
(GUCE L 213 del 13 agosto 1999);
Regolamento (CE) N. 1750/1999 della Commissione del 23 luglio 1999 recante disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo
europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) (GUCE L 214 del 13 agosto 1999);
Decisione della Commissione 1999/501/CE che stabilisce una ripartizione indicativa per Stato membro
degli stanziamenti di impegno a titolo dell’obiettivo n. 1 dei Fondi strutturali per il periodo dal 2000 al
2006 (GUCE L 194 del 27 luglio 1999);
Decisione della Commissione 1999/502/CE che stabilisce l’elenco delle regioni interessate dall’obiettivo n.
1 dei Fondi strutturali per il periodo dal 2000 al 2006 (GUCE L 194 del 27 luglio 1999);
Decisione della Commissione 1999/503/CE che stabilisce un massimale di popolazione per Stato membro
nel quadro dell’obiettivo n. 2 dei Fondi strutturali per il periodo dal 2000 al 2006 (GUCE L 194 del 27
luglio 1999);
Decisione della Commissione 1999/504/CE che stabilisce una ripartizione indicativa per Stato membro
degli stanziamenti di impegno a titolo dell’obiettivo n. 2 dei Fondi strutturali per il periodo dal 2000 al
2006 (GUCE L 194 del 27 luglio 1999);
Decisione della Commissione 1999/505/CE sulla ripartizione indicativa degli stanziamenti d’impegno fra
gli Stati membri nel quadro dell’obiettivo 3 dei Fondi strutturali per il periodo 2000-2006 (GUCE L 194 del
27 luglio 1999);
Decisione della Commissione 1999/659/CE che fissa una ripartizione indicativa per Stato membro degli
stanziamenti del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, sezione garanzia, per le misure
di sviluppo rurale relativamente al periodo 2000-2006 (GUCE L 259 del 6 ottobre 1999).
Il quadro normativo nazionale
Legge 17 maggio 1999, n. 144. Misure in materia di investimenti, delega al Governo per il riordino degli
incentivi all’occupazione e della normativa che normativa che disciplina l’INAIL, nonché disposizioni
per il riordino degli enti previdenziali (GURI n. 118 del 22 maggio 1999 – Supplemento Ordinario n. 99);
Decreto del Presidente della Repubblica 13 settembre 1999. Nuova denominazione del Ministero e del
Ministro delle politiche agricole e forestali (GURI n. 225 del 24 settembre 1999).
I provvedimenti amministrativi nazionali
Deliberazione CIPE del 14 maggio 1999, n. 71. Orientamenti per la programmazione degli investimenti
nel periodo 2000-2006 per lo sviluppo nel Mezzogiorno (GURI n. 161 del 12 luglio 1999);
Deliberazione CIPE del 6 agosto 1999. Programma di sviluppo del Mezzogiorno nel periodo 2000-2006,
Approvazione del quadro finanziario programmatico.
gennaio/marzo - 1999
numero 5
23
Miscellanea
Pubblicazioni e Documenti
Commission européenne (1991), Europe 2000. Perspectives de
développement du territoire communautaire, Office des publications officielles des Communautés européennes,
Luxembourg;
Commission européenne (1994), Europe 2000+, Coopération
pour l’aménagement du territoire européen, Office des publications officielles des Communautés européennes,
Luxembourg.
news
news
news
news
Commission européenne (1997), Schéma de développement
de l’espace communautaire. Premier projet officiel présenté à
la réunion informelle des Ministres responsables de l’aménagement du territoire des Etats Membres de l’Union européenne. Noordwijk, 9 et 10 juin 1997, Office des publications officielles des Communautés européennes, Luxembourg;
Commission européenne (1998), Rapport sur les politiques
communautaires et l’aménagement du territoire, Document
de travail de la Commission, Bruxelles;
Commission européenne (1999), Schéma de Développement
de l’Espace Communautaire. Une stratégie pour le développement équilibré et durable en Europe. La dimension
européenne dans le débat. La synthèse des séminaires transnationaux et du Forum organisé par la Commission sur le
SDEC, Office des publications officielles des Communautés
européennes, Luxembourg;
Commission Europèenne (1999), Une analyse comparée des
règlements 1994-1999 et 2000-2006 (version actualisée),
Bruxelles;
http://www.inforegio.cec.eu.int/wbdoc/docoffic/sf20002006/re
gul_fr.htm
Commissione Europea (1999), Fondi strutturali e coordinamento con il Fondo di coesione: Linee direttrici per i programmi
del periodo 2000-2006, Bruxelles;
http://www.inforegio.org/wbdoc/docoffic/coordfon/coord_it.ht
m
Commissione Europea (1999), Vademecum per i piani e i
documenti di programmazione dei Fondi Strutturali ,
Bruxelles;INEA (1999), La riforma della PAC in Agenda 2000,
Dalle proposte alle decisioni finali, Roma;
Commissione Europea (1999), Valutare per poter meglio gestire, Revisione intermedia dei programmi strutturali Obiettivi n.
1 e n. 6 (1994-1999), Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
Comunità Europee, Lussemburgo;
INEA (1999), La riforma della PAC in Agenda 2000, Dalle proposte alle decisioni finali, Roma;
INEA (1999), Strumenti di formazione in agricoltura, I quaderni
del POM, Roma.
INEA (1999), L’agricoltura italiana conta 1999, Roma.
Note sur la création d’un Observatoire en Réseau de
l’Aménagement du Territoire Européen (O.R.A.T.E.) ,
Luxembourg, le 1er décembre 1997;
Schéma de Développement de l’Espace Communautaire
(SDEC). Vers un développement spatial équilibré et durable
du territoire de l’UE, Potsdam, mai 1999;
Draft Final Conclusions issued by the German Presidency at
the close of the Informal Council of EU Ministers responsible
for Spatial Planning held in Potsdam on 10-11 May 1999.
Commission Europèenne (1999), Agriculture, environnement,
développement rural: faits et chiffres - Les défis de l’agriculture, Bruxelles;
http://europa.eu.int/comm/dg06/envir/report/fr/intro_fr/report_f
r.htm
Siti Internet
nel prossimo numero
Osservatorio sull’imprenditorialità femminile
http://www.osservatoriodonna.igol.it/
Sintesi della serie completa dei seminari sullo SSSE
www.inforegio.org/wbdoc/docoffic/official/space_en.htm
Informazioni sui finanziamenti europei, nazionali e
regionali per gli operatori pubblici e privati
http://www.infopointue.com/
Informazioni sull’Italia per i cittadini italiani
http://citizens.eu.int/it/it/it/origdest.htm
gennaio/marzo - 1999
24
numero 5
• Attualità La zonizzazione
per l’individuazione delle aree
obiettivo 2, Le buone pratiche
agricole in agricoltura •
Regioni Lombardia: L’organizzazione interna della Regione
per la programmazione 20002006; Piemonte: I progetti speciali integrati della legge
regionale sulla montagna •
Esperienze Le iniziative di sviluppo integrato nell’area di
Caltagirone • Strumenti della
programmazione Monitoraggio e valutazione