Natale sull`isola di Lavan nel Golfo Persico, Agip
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Natale sull`isola di Lavan nel Golfo Persico, Agip
Natale sull’isola di Lavan nel Golfo Persico, Iran 1970. Un groppo alla gola c’era salito al Mario ed a me, quasi nello stesso momento. Eravamo a pranzo, seduti silenziosi uno di fronte all’altro alla mensa del Green Village: villaggio verde per via delle piantine grasse che erano state messe attorno alle piccole palazzine. Qui vivevamo noi tecnici, impiegati nell’estrazione del petrolio dal giacimento petrolifero off-shore , collegato con le strutture dell’isola mediante un oleodotto sottomarino lungo oltre 100 chilometri. Foto 1 Il Green Village a Lavan Le nostre famiglie erano a casa con i bambini che probabilmente, per via del fuso orario diverso, si erano appena svegliati e stavano aprendo i pacchetti dei regali. Io li avevo lasciati un paio di settimane prima perché la mamma glieli facesse trovare sotto l’albero di Natale, ai nostri due pargoli, Elena di quattro anni e Alessandro di uno. Il turno di lavoro consisteva in tre mesi, parte sull’isola e parte su due piattaforme petrolifere, di nome Rostam, eroe mitologico iraniano, e Rakhsh, il suo cavallo, che si raggiungevano in elicottero. Seguivano 23 giorni di riposo a casa, io a Milano, Mario a Piacenza. E così via: erano contratti di lavoro per certi versi “disumani”, come ebbe a dirmi l’allora nostro Ministro degli Esteri Aldo Moro, venuto in visita a Lavan qualche mese prima di Natale, precisamente nel settembre 1970, dopo avere chiesto a noi tecnici italiani se avevamo una famiglia. Foto 2 La piattaforma Rostam 7 , Golfo Persico Il pranzo per noi due quel giorno era un po’ diverso dal solito perché era il giorno di Natale. Per tutti gli altri commensali, colleghi dello stesso ente petrolifero appartenenti a fedi religiose diverse dalla nostra, era un giorno di lavoro qualsiasi, per cui quel pomeriggio rientravano ai propri posti nelle sale di controllo, sugli impianti, sui serbatoi di petrolio ed al terminale marino dove si carica il petrolio sulle petroliere. Per noi due, invece, pomeriggio libero, che ci veniva concesso appunto per onorare l’evento religioso. La giornata era luminosa, l’aria lacerata dai versi sgraziati dei tanti gabbiani, frizzante, molto diversa dall’aria calda appiccicaticcia che ci aveva accompagnato nei mesi addietro, con umidità quasi sempre vicina al 100 % e 35 - 40 gradi centigradi di temperatura. Mario, andiamo a bere lo spumante in fondo all’isola, che ne dici? Sì. Prendiamo la bottiglia di spumante, e via col pickup lasciando dietro a noi nuvole di polvere. Si passa accanto a due villaggetti con le abitazioni impastate del terreno color ocra, dove vivono un centinaio di famiglie, donne con il velo e uomini per lo più pescatori, bambini che salutano, coi vestiti dai colori sgargianti. Corre il pickup, passando vicino ad un fortino diroccato costruito da portoghesi, a difesa da pericoli che furono una realtà in tempi forse non molto lontani in cui l’isola è stata posto di concentramento e smistamento di schiavi. Foto 3 Francesco Cristallo nel villaggio di Lavan Foto 4 Bambina col padre a Lavan Si gode l’aria che sa di mare, che ogni tanto si può vedere a destra e a manca, essendo l’isola lunga sì una ventina di chilometri, ma che in certi punti si restringe a poco più di un chilometro. Al centro dell’isola passiamo accanto ad una grande acacia, la sola macchia d’ombra naturale, poco più in là un terreno con tanti sassi, ordinati, in parte smussati, in un’area senza delimitazione evidente, è un modestissimo, decoroso piccolo cimitero. Arriviamo sulla punta Nord dell’isola, si vede la piccola baia dove vengono ogni anno le tartarughe a deporre le uova, che ricoprono minuziosamente perché altrimenti i dannati gabbiani se ne farebbero una scorpacciata. Fermo la macchina su un promontorio appena accennato sul livello del mare, facciamo due passi sulla meravigliosa spiaggia piena di conchiglie di ogni tipo e colore, si stappa lo spumante ma, porca miseria non abbiamo portato bicchieri. Ricordo allora che lì vicino sulla parte più alta del promontorio ci sono incastonati nella roccia due mezzi gusci di cocco utilizzati da qualche arabo locale per dare da bere al falco per dare la caccia agli uccelli di passo. Vado a prenderli in prestito, li stacco senza romperli. Mario è pronto a versare lo spumante: Buon Natale Mario! Buon Natale a te Francesco! Mentre Il mio pensiero volava alla volta della casa dove sotto l’albero di Natale c’erano Elena ed Alessandro con la mamma. Francesco Cristallo L’autore del racconto, Francesco Cristallo,nato a Milano nel 1938, nel periodo 1970/71 era comandato da Agip Mineraria in contratto presso la società iraniana Iminoco. Assunto all’Agip nel 1961, dapprima nel Servizio Geochimico e poi in Produzione, ha svolto attività in contratto, oltre che in Iran (allora si chiamava Persia) anche in Norvegia e Libya. In altri Paesi esteri, come Argentina, Tunisia e Nigeria, ha lavorato per lunghi periodi in missione, sempre per conto dell’Agip. Attualmente in pensione, consigliere comunale a Premeno, (VB), mantiene la sua passione per gli elicotteri, nata durante i numerosi trasferimenti aziendali ed è in possesso di licenza di pilota privato in corso di validità.