059giornata della memoriaX

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I S T I T U T O D I I S T R U Z I O N E S U P E R I O R E
“ C O N C E T T O M A R C H E S I ”
C l a s s i c o
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L i n g u i s t i c o
COMUNICATO N.
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S c i e n z e
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U m a n e
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s o c i a l e
Padova 19 gennaio 2015
Agli studenti
Ai docenti
Oggetto: 27 gennaio Giornata della memoria
Quest’anno la Giornata della Memoria assume un’importanza particolare.
Al ricordo della Shoah, il più grande genocidio che sia mai stato pianificato e realizzato dall’uomo, operato dal
nazismo durante la Seconda guerra mondiale, si assocerà il richiamo alla recente strage di Parigi e ai massacri che
quotidianamente vengono perpetrati nel mondo da gruppi richiamantisi al fondamentalismo islamista. C’è infatti
un comune denominatore che agisce in entrambi i casi: un fanatismo intollerante, aggressivo e violento, sia esso
di matrice ideologica o religiosa, che si abbatte sulla società civile con l’intento di ridurre i diritti di cittadinanza e
gli spazi di libertà, e giunge infine a predicare l’eliminazione fisica dei “diversi”.
Siamo consapevoli che alla nostra scuola non è affidato il solo compito di trasmettere conoscenze, bensì anche
quello importantissimo di formare i futuri cittadini: probabilmente ai tre cittadini francesi che hanno compiuto la
strage di Parigi, come a quelli che ancor oggi esaltano il nazismo e cercano di occultarne i crimini, questa
formazione è mancata, certo non è stata adeguata…. Per questo si è pensato di svolgere quest’anno, nel corso
della Giornata della Memoria, un’attività di “Cittadinanza e Costituzione” che riguardi questi temi e coinvolga
tutte le classi dell’Istituto e tutti gli insegnanti in servizio nelle ultime due ore di martedì 27 gennaio.
indicazioni operative su cosa fare in queste due ore e materiali per la riflessione
INDICAZIONI DI LAVORO PER IL 27 GENNAIO 2015, GIORNATA DELLA MEMORIA
Siamo convinti che con questa attività formativa la scuola eserciti una delle sue più importanti funzioni, di cui
ciascun docente si debba far carico al di là della disciplina insegnata, e ci pare che il periodo di passaggio dal 1°
al 2° quadrimestre sia particolarmente indicato. Buon lavoro.
Chi ha già organizzato con le classi, nella scuola o fuori, attività specifiche sui temi in questione ovviamente
svilupperà quanto programmato come previsto. In ogni caso le due ore finali in ciascuna classe andranno dedicate
1. ad una riflessione storica sulla shoah (non si trascuri d’informare: non tutti sanno come si sia arrivati allo
sterminio di ebrei, rom, omosessuali, portatori di handicap, oppositori politici, prigionieri di guerra nei
campi di sterminio, come molti ignorano cosa siano stati il genocidio armeno, o quelli più recenti in
Bosnia e in Ruanda), anche tramite letture, filmati, documenti, testimonianze. Per questo ci si coordini
coll’insegnante di storia. Una serie di proposte didattiche è reperibile a questo sito:
http://www.robertosconocchini.it/discipline-storia/4602-giornata-della-memoria-2015-risorse-e-materialididattici.html
2. Ad una discussione su quanto sia successo nei giorni passati a Parigi e su cosa stia accadendo oggi in
Europa e nel mondo col terrorismo islamista. A tale scopo si allegano di seguito alcuni documenti
significativi che forniscono lo spunto per discussioni e dibattiti. Si potrebbero anche invitare gli studenti a
produrre riflessioni scritte, da raccogliere alla finedella giornata e conservare come documentazione
dell’attività fatta.
DOCENTI
CLASSI - STUDENTI
X registro comunicati
firme per presa visione
trascritto registro classe
firme per presa consegna
trascritto libretto personale
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lettura registro elettronico
lettura registro
classi interessate
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elettronico
ISTITUTO
albo docenti
albo consiglio d’istituto
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GENITORI
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albo genitori
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1°DOCUMENTO
(……………)Se i crimini perpetrati da questi assassini sono odiosi, ciò che è
terribile è che essi parlano francese, con l’accento dei giovani di periferia. Questi due assassini sono come i
nostri studenti. Il trauma, per noi, sta anche nel sentire quella voce, quell’accento, quelle parole. Ecco cosa ci ha
fatti sentire responsabili. Ovviamente, non noi personalmente: ecco cosa diranno i nostri amici che ammirano il
nostro impegno quotidiano. Ma che nessuno qui venga a dirci che con tutto quello che facciamo siamo sdoganati da
questa responsabilità. Noi, cioè i funzionari di uno Stato inadempiente, noi, i professori di una scuola che ha
lasciato quei due e molti altri ai lati della strada dei valori repubblicani, noi, cittadini francesi che passiamo
il tempo a lamentarci dell’aumento delle tasse, noi contribuenti che approfittiamo di ogni scudo fiscale
quando possiamo, noi che abbiamo lasciato l’individuo vincere sul collettivo, noi che non facciamo politica o
prendiamo in giro coloro che la fanno, ecc. : noi siamo responsabili di questa situazione. Quelli di Charlie
Hebdo erano i nostri fratelli: li piangiamo come tali. I loro assassini erano orfani, in affidamento: pupilli della
nazione, figli di Francia. I nostri figli hanno quindi ucciso i nostri fratelli. Tragedia. In qualsiasi cultura questo
provoca quel sentimento che non è mai evocato da qualche giorno: la vergogna. Allora, noi diciamo la nostra
vergogna. Vergogna e collera: ecco una situazione psicologica ben più scomoda che il dolore e la rabbia. Se
proviamo dolore e rabbia possiamo accusare gli altri. Ma come fare quando si prova vergogna e si è in collera
verso gli assassini, ma anche verso se stessi? Nessuno, nei media, parla di questa vergogna. Nessuno sembra
volersene assumere la responsabilità. Quella di uno Stato che lascia degli imbecilli e degli psicotici marcire in
prigione e diventare il giocattolo di manipolatori perversi, quella di una scuola che viene privata di mezzi e di
sostegno, quella di una politica urbanistica che rinchiude gli schiavi (senza documenti, senza tessera elettorale,
senza nome, senza denti) in cloache di periferia. Quella di una classe politica che non ha capito che la virtù si
insegna solo attraverso l’esempio.
Intellettuali, pensatori, universitari, artisti, giornalisti: abbiamo visto morire uomini che erano dei nostri. Quelli che
li hanno uccisi sono figli della Francia. Allora, apriamo gli occhi sulla situazione, per capire come siamo arrivati
qua, per agire e costruire una società laica e colta, più giusta, più libera,uguale, più fraterna. «Nous sommes
Charlie», possiamo appuntarci sul bavero. Ma affermare solidarietà alle vittime non ci esenterà della responsabilità
collettiva di questo delitto. Noi siamo anche i genitori dei tre assassini.
Catherine Robert, Isabelle Richer, Valérie Louys et Damien Boussard
( parte di una lettera inviata da questi insegnanti francesi della banlieue parigina, dove studiavano i fratelli che
hanno realizzato la strage al Charlie Hebdo).
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DOCENTI
CLASSI - STUDENTI
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firme per presa visione
trascritto registro classe
firme per presa consegna
trascritto libretto personale
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2°DOCUMENTO
Scrittrice, psichiatra e militante femminista più volte minacciata di morte da gruppi
fondamentalisti per le sue opere, in particolare una pièce teatrale, Saadawi, ha risposto alla domanda dell'ANSA su
cosa l'Occidente potrebbe e dovrebbe fare dopo l'attacco a Charlie Hebdo. "Penso - ha detto la scrittrice - che
l'intero mondo, non solo l'Occidente o l'Europa o gli Usa, dovrebbe lavorare seriamente insieme per lottare contro
le vere cause di ogni tipo di terrorismo religioso", che sia "islamico, ebraico, cristiano e altro": un fenomeno che è
"principalmente politico. La religione è usata da tutti i poteri politici nell'Ovest e nell'Est per trarne benefici
economici".
"Viviamo in un mondo dominato da un sistema capitalista, patriarcale, religioso, razzista, militare, basato sul
Potere e la Non-Giustizia", ha sostenuto l'anziana militante, che tra il 1991 ed il 1996 dovette rifugiarsi negli Usa
per sfuggire agli integralisti islamici. Saadawi ha aggiunto che "le potenze neo-coloniali, soprattutto gli Stati Uniti
e la Gran Bretagna dai tempi di Reagan e Thatcher sino a oggi, hanno usato i gruppi terroristici islamici, da Al
Qaida ai Talebani, da Boko Haram all'Isis e altri, per combattere le rivoluzioni popolari". "In Egitto stiamo
combattendo la stessa battaglia e ci siamo sbarazzati del dominio dei Fratelli musulmani, sebbene molti poteri negli
Usa e in Europa stessero dalla parte della Fratellanza contro di noi", ha aggiunto.
La scrittrice, i cui romanzi, tra cui "L'amore ai tempi del petrolio", furono censurati dalla massima istituzione
religiosa egiziana, l'Università di Al Azhar, ha esortato a "lottare insieme per un sistema secolare globale e locale
basato su giustizia, libertà, dignità e uguaglianza fra tutte le persone, senza riguardo a nazionalità, identità,
religione, genere, classe sociale...sesso, colore, credo" religioso o altro. "Penso che siamo tutti sulla stessa barca e
dobbiamo lottare insieme per sradicare le vere cause originarie del terrorismo religioso islamico e altro", ha
premesso Saadawi.
Notizia-intervista ANSA med
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3° DOCUMENTO La strage di Parigi ci ha lasciati addolorati, sgomenti, arrabbiati. Tutti sentiamo il bisogno di
reagire. Ricordiamo quello che il premier norvegese Stoltenberg disse dopo la strage di Utoya del 2011:
“Reagiremo con più democrazia, più apertura e più diritti”.
Non vogliamo cedere alla paura e all’odio. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al
colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando
una spirale di odio e violenza. È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di
fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti. Tutti quelli che non
fanno distinzione tra le vittime di Utoya e Peshawar, di Baghdad, di Baqa e di Parigi, nel Mediterraneo e a New
York. Tutti quelli che credono che diritti, democrazia e libertà siano l’unico antidoto alla guerra, alla violenza e al
terrore. Dove l’odio divide, i diritti possono unire.
Post di Gino Strada su Facebook, pubblicato all’indomani della strage di Parigi
Docente Referente
Prof. A. Bincoletto
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
prof.ssa Antonella Visentin
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