protocollo d`intesa
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SINDACATO E TRANSESSUALISMO Roma, 16 novembre 1995 Premessa E' assai arduo se non impossibile esprimere storia ed evoluzione del pensiero sul transessualismo. Nell'agosto 1993 la seconda Conferenza Internazionale "Transgender Law and Employment Policy" di Houston Texas, lo definì come "volontà di cambiare l'espressione della propria identità di genere". Le testimonianze e gli studi più avanzati escludono definitivamente qualsiasi connessione con patologie mediche o disagi mentali, tuttavia la situazione esistenziale particolarmente complessa imposta a tanti uomini e a tante donne da un pesante pregiudizio sociale e soprattutto la conseguente estenuante battaglia quotidiana contro l'emarginazione costituiscono di per sé un vero e proprio attentato alla salute psicofisica delle persone. Il transessualismo resta tutt'oggi un'esperienza umana pressoché inesplorata e c'é da chiedersi fino a che punto siano soltanto ignoranza e rimozione la causa più profonda dell'esclusione dal mondo del lavoro e dalla vita sociale di tante persone, e quanto non incida invece una lucida consapevolezza tesa una volta di più a sostenere, attraverso il mantenimento di un sistema rigidamente binario, un grande ordine simbolico fondato sulle differenze sessuali, un mondo in cui proprio una realtà come il transessualismo viene avvertita quanto mai eversiva perché dimostrazione lampante dell'arbitrarietà che ci può essere nel rapporto fra corpo biologico, soggettività, scelta e libertà, o meglio tra sesso biologico ed identità di genere e come questo rapporto non possa limitare scelta e libertà. E' il caso comunque di vegliare affinché la CGIL, pur individuando un determinato campo d'azione e vertenze specifiche, resista alla tentazione vetero-sindacale di limitarsi ad immaginare soltanto una ulteriore nuova categoria da difendere: sarebbe una filosofia ghettizzante, fondata su pretese diversità, mentre i così detti "nuovi soggetti" non sono diversi da alcuno, recando in sé non altro che la somma delle grandi contraddizioni di una storia infinita. Siamo di fronte perciò, come Sindacato e come persone, ad una ulteriore e formidabile occasione di ridiscussione di noi stessi e della politica. Intervento Culturale Come tante volte si é detto in passato in tema di "minoranze", e ancor più in questo caso, l'impegno e la proposta della CGIL non devono fermarsi a fatto generico astrattamente solidaristico o alla pura e peraltro assolutamente legittima ambizione nel voler tutelare un "nuovo soggetto" nel mondo del lavoro. Poiché, e particolarmente in questa occasione, causa di discriminazione sono sia la tendenza delle persone ad accettare la stanchezza e ad autolimitarsi, sia lo scadente livello della cultura corrente, si tratta schematicamente di studiare e promuovere azioni atte a determinare autostima nelle persone; diffondere la conoscenza della situazione transessuale anche attraverso l'imposizione dell'uso corretto della terminologia corrente, dato che si tende ancora oggi (nella stampa e sui media) a confondere i termini "transessuale", "travestito", "trasformista", androgino, bisessuale e persino "omosessuale"; sostenere in ogni occasione e sede (legislativa, contrattuale, politica, ecc.), come fondante il principio del diritto all'identità di genere, la libertà di scelta e l'autodeterminazione delle persone. La tendenza a definire la realtà transessuale come esclusivamente legata alla riattribuzione chirurgica del sesso appare assai parziale e limitante e di conseguenza risulta del tutto inadeguato anche lo stesso termine "transessuale": non stiamo di fatto trattando di sessualità o di orientamenti sessuali, bensì del processo per cui ogni essere umano riconosce se stesso maschio o femmina. Sostegno a innovazioni legislative Nel nostro ordinamento é in vigore dal 1982 la legge 164 "Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso". Da un'analisi del testo emergono oggi alcune gravi lacune. La più evidente é il carattere eminentemente sanatorio, trattandosi di un provvedimento a indirizzo curativo-reintegrativo rivolto soltanto ad una parte dei soggetti interessati, cioè a chi abbia già subito l'intervento chirurgico o sia ben determinato a subirlo. La figura della transessuale e del transessuale non viene riconosciuta come soggetto di diritto, e la volontà individuale viene messa fortemente in discussione dalla presenza di un giudizio di idoneità fondato quasi esclusivamente sulla presenza di requisiti fisicosessuali. I transessuali e le transessuali spesso non giudicano affatto indispensabile il ricorso ad un intervento chirurgico di riattribuzione del sesso. In tutti i casi necessitano indubbiamente di uno status giuridicamente riconosciuto, oggi ancora subordinato dalla legge esclusivamente ad una effettiva trasformazione chirurgica irreversibile. In sintesi l'inadeguatezza della legge si esprime 1 nel palese fine di "ordine pubblico" che pare proporsi nell'eccessivo potere decisionale del giudice; nella presenza obbligatoria del pubblico ministero; nell'imposizione di una perizia psichiatrica; nel legare il nuovo status giuridico all'avvenuto intervento chirurgico di eliminazione degli organi riproduttivi. Qualsiasi auspicabile variazione dell'attuale normativa non potrà pertanto prescindere da questi aspetti critici fondamentali. Già in altri Paesi, in particolare in Olanda e Germania, ad una regolamentazione analoga a quella italiana si affianca la possibilità di un'alternativa chiamata "la piccola soluzione" diretta ad ottenere esclusivamente la modifica anagrafica del nome o dei prenomi, con sentenza peraltro non immutabile (è prevista una decadenza soltanto in caso di matrimonio o nascita di figli). In questo caso l'autorità giudiziaria non ha potere discrezionale ma si limita a ratificare una situazione sulla base della dichiarazione dell'interessato e di perizie rilasciate da due specialisti. L'autocoscienza viene riportata in primo piano e l'interessato ha modo di attuare un "real life test", di vivere a pieno cioè per un periodo che può anche essere circoscritto (in caso di terapia interrotta) il ruolo di una persona dell'altro sesso, senza che ciò comporti il peso di modificazioni irreversibili. Lo stesso Parlamento Europeo (ris. settembre 89) invita gli Stati Membri a privilegiare l'autodiagnosi, subordinando soltanto ad una richiesta specifica degli interessati la possibilità di un sostegno psicologico delle persone. Viene inoltre riconosciuto uno status giuridico al transessuale e alla transessuale se pure limitato al periodo pre-operatorio. Per concludere, le possibili innovazioni legislative devono in ogni caso accogliere il principio della modificazione anagrafica svincolata dalla necessità di un intervento chirurgico demolitivo e irreversibile, il che tra l'altro ridurrebbe gli attuali eccessi di un controllo obbligato, discrezionale e soprattutto "morale" dell'autorità giudiziaria. Obiettivi e proposte di intervento diretto Da diverso tempo il Dipartimento Diritti di Cittadinanza e Politiche dello Stato é stato sollecitato ad occuparsi dei molti problemi legati al transessualismo. Informazione diffusa e facilmente raggiungibile, rispetto della privacy, disponibilità di strutture sanitarie adeguate in tutto il territorio nazionale, una scuola che sa comprendere, genitori solidali, un sindacato sul posto di lavoro attento e informato, pronto ad intervenire affinché lavoratori e lavoratrici non subiscano umilianti discriminazioni comunque, anche durante le fasi di una palese trasformazione fisica e soprattutto una forte difesa dell'autodeterminazione delle persone, una ennesima battaglia di libertà ... ecco gli aspetti emergenti di questa nuova sfida sindacale. In particolare, da una prima discussione, emergono, per titoli, alcune priorità per cui battersi: tutela dalle speculazioni lucrative in perizie, assistenze legali, iter burocratici e tutto ciò che é in relazione agli adeguamenti anagrafici; netta abbreviazione dei tempi per l'ottenimento delle certificazioni corrette; sostegno alla modifica della legge nel senso sopra indicato; garanzia di riconoscimento automatico dei titoli di studio e di tutte le certificazioni ufficiali dopo la variazione anagrafica; servizio di assistenza e informazione per le famiglie; informazione tramite la scuola; informazione ai sindacalisti per favorire una migliore tutela dei soggetti in tutto il loro percorso lavorativo; inserimento del tema "transessualità" nei corsi di formazione degli operatori del servizio pubblico, in particolare del personale di Polizia e del servizio sanitario; stimolo attraverso la finanza pubblica delle scelte di auto-organizzazione; razionalizzazione e redistribuzione degli stanziamenti economici a favore dei servizi di assistenza nel campo sociale e medico; facilitazione di accesso al lavoro tramite defiscalizzazioni, borse lavoro o altri strumenti analoghi atti ad incoraggiare le assunzioni limitatamente a tutto il periodo in cui i transessuali e le transessuali si sottopongono alle cure necessarie per il cambiamento di sesso (in discussione); garanzia di mantenimento del posto per lavoratori e lavoratrici che si sottopongano a dette cure; inserimento della tutela ai transessuali e alle transessuali fra le pratiche di cui si occupa il patronato sindacale; promozione di una ricerca scientifica a carattere internazionale; promozione di approfondimenti e studi nel settore dell'endocrinogia relativo al transessualismo. Gruppo Nazionale di Lavoro sul Transessualismo Bozza di documento a cura di MARIA GIGLIOLA TONIOLLO, in collaborazione con HELENA VELENA, MARINA TRIO - Transgender International; ROBERTA FRANCIOLINI, M.I.T.; MARIA GRAZIA CECCHINI, Università di Roma.