CON LA STREET ART 3D, le strade si trasformano in

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CON LA STREET ART 3D, le strade si trasformano in
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ERA G LAC IALE
Nel 2008, Edgar Müller
ha realizzato questo
paesaggio degno dell’era
glaciale in Irlanda, sul molo
di Dún Laoghaire.
Con la Street Art 3D, le strade si trasformano
in fantastici mondi tridimensionali dove tutto è possibile.
Gli artisti, infatti, ricorrendo all’antica tecnica dell’‘anamorfosi
piana’ e all’uso sapiente di colori e gessi, creano sull’asfalto
illusioni ottiche straordinarie, dipingendo paesaggi di incredibile
fascino che letteralmente lasciano sbalorditi i passanti.
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di L APO MANFREDI
FOTO Edgar Müller/Getty Images
Sulla strada
dell’illusione
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D
i Street Art abbiamo sentito parlare tutti, almeno
una volta. Sulla legittimità dell’utilizzo della parola
‘arte’, però, si potrebbe obiettare: il confine col van­
dalismo è spesso sottile, infatti, né vale come atte­
nuante l’indiscusso talento di writers o graffitari,
per dirla alla romana, che utilizzano come sup­
porto per le loro opere muri di edifici pubblici o
privati, fiancate di treni e arredi urbani di vario
genere. Bisogna distinguere, naturalmente. Perché
se è vero che, a rigore di legge, anche intervenire
sulla segnaletica stradale è reato, le divertenti crea­
zioni di Clet Abraham onestamente non offendono
nessuno. Bandito dell’arte per alcuni e genio per
altri, Abraham realizza nel suo studio fiorentino
degli stickers che applica sui cartelli di obbligo e
divieto trasformandoli in modo simpatico, ma senza
comprometterne la leggibilità.
Casi singoli a parte, c’è tutta una scuola di artisti,
interpreti della cosiddetta 3D Street-Painting, che
non ha niente a che fare col vandalismo per tre
ragioni principali: punto primo, perché i loro lavori
sono spesso autorizzati; punto secondo, perché
vengono realizzati con gessi colorati e pigmenti che
se ne vanno via al primo scroscio di pioggia; punto
terzo, perché lasciano letteralmente senza fiato e
attoniti chi li osserva.
Capolavori effimeri
Edgar Müller, tedesco della Ruhr, non è certo l’uni­
­co esponente del genere, ma è senz’altro uno dei
più famosi in circolazione. Si fece conoscere quando
aveva solo 16 anni per una favolosa riproduzione de
La Cena in Emmaus di Caravaggio. Un maestro
madonnaro, insomma, come un altro noto interprete
dell’arte in tre dimensioni: l’architetto e illustra­
tore americano Kurt Wenner, una tale istituzione,
nel genere, che su di lui il National Geographic ha
realizzato addirittura un documentario. Lavorava
per la NASA, poi nel 1982 si trasferì in Italia dove
si appassionò alla tecnica utilizzata dai madonnari,
appunto, per i loro disegni su strada eseguiti ‘in
diretta’. Gli elementi in comune tra la Street Art in
3D e la Pavement Art, che della prima è una stretta
parente, sono in effetti numerosi: dall’utilizzo dei
pastelli alla natura effimera di opere realizzate in
entrambi i casi all’aperto, fino alla condivisione del
processo creativo con la gente che passa per strada.
E che, invariabilmente, trasecola alla vista di que­
ste opere. La logica, infatti, è quella del trompel’œil: scardinando le prospettive spaziali, artisti
come Müller e Wenner invitano gli spettatori a inte­
ragire con il soggetto disegnato. Una grotta, una
cava, una frana, uno strapiombo … La terra cede e
sotto i piedi si aprono mondi inimmaginabili. Può
il molo di Dún Laoghaire trasformarsi in un crepac­
cio? A Müller sono serviti pochi giorni per ri­­crea­re,
sulla banchina orientale della cittadina irlandese,
un paesaggio degno dell’era glaciale. Nel 2008, nel
corso dell’International Street Painting che si tiene
ogni anno a Geldern, in Germania, l’artista tede­
sco ricreò sull’asfalto un’enorme spaccatura, arric­
chita da colate di lava tanto verosimili da aver
paura di rimanere bruciati. All’anno prima, in
Canada, risale invece la sua opera di debutto: una
S ALVATI DALL’ U O M O RAG NO
Nel 2011, Kurt Wenner realizzò agli Universal
Studios in Giappone quest’opera in cui i
visitatori potevano provare l’ebbrezza di
essere salvati dal celebre Spider-Man.
TEA TI M E
Lo street artist Kurt
Wenner ‘siede’ su una
sua creazione realizzata
nel 2007 alla Waterloo
Station di Londra.
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FOTO Chris Jackson/Getty Images, Kurt Wenner/Barcroft Media/Getty Images
Gli street artists trasformano piazze
e strade in fantastici mondi tridimensionali.
cascata riprodotta su oltre 280 m² grazie anche
all’aiuto di artisti locali. Le fotografie sono davvero
d’effetto, l’impressione è che le persone possano
caderci dentro volando in acqua da un’altezza inu­
sitata. La superficie impegnata da Müller fu note­
vole, ma niente in confronto all’opera di Joe Hill,
che l’anno scorso, con l’amico Max Lowry e la spon­
sorizzazione di Reebok CrossFit, ha firmato un
‘quadro’ grande quasi 1200 m².
È chiaro che le dimensioni, in certi casi, enfatizza­no
il clamore che questi artisti puntano a suscitare. Ma
si ottengono risultati straordinari anche lavorando
su superfici contenute. Le creazioni con animali di
Nikolaj Arndt, campione russo di Street-Painting in
3D, ne sono forse la dimostrazione più evidente. I
suoi leoni, gli orsi, i panda, i cigni e i cani sembra­no
creature vive a passeggio per le strade cittadine,
magari al guinzaglio di qualche passante in carne
e ossa che si mette in posa accanto all’opera contribuendo alla veridicità della composizione.
Un altro spunto ce lo offre Kurt Wenner. Uno dei
suoi lavori più spiazzanti, datato 2012, rende benis­
simo, in pochi metri quadrati, le altezze vertigi­
nose del Gran Canyon americano. Il ‘maestro della
prospettiva’, come viene additato dagli esperti del
settore, con quest’opera si è letteralmente superato,
simulando alla perfezione la sensazione adrenali­
nica che si prova guardando dall’alto le pro­fondità
della gola del canyon. Un orto nel pieno centro di
Bruxelles, con una mucca e delle oche che razzo­
lano ai suoi margini; un salotto ‘scavato’ sul pavi­
mento della Waterloo Station a Londra, dove irrom­­pono un mototaxi e dei centauri in tuta di pelle nera;
un gigantesco rodeo, realizzato in occasione del
festival western di Calgary, in Canada; o, ancora,
Dies Irae, la versione di Wenner dell’inferno, con i
dannati che cercano di emergere dalle viscere della
terra in una piazza di Mantova: la lista è infinita,
l’effetto sempre sbalorditivo. Un altro artista bra­
vissimo, ormai ultracinquantenne, è il britannico
Julian Beever. Usa solo dei gessetti, ma il risultato
è sorprendente. Come il signore che, alla stazione
di Zurigo, sembra precipitare giù dalle scale o la
piscina spuntata per incanto nel cuore di Belfast e,
ancora, un’enorme farfalla colorata, a New Mexico,
che pare sospesa in volo a un metro dal selciato.
Una tecnica antica
La sua tecnica - e quella di Müller, Wenner, Hill,
Arndt e di Eduardo Relero, gli altri maestri del
genere - è, in realtà, vecchia almeno cinquecento
anni. È detta anche ‘anamorfosi piana’ e la
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FOTO 3D Joe and Max/Rex Features/Hollandse Hoogte, Michael Bahlo/AFP/Getty Images
P U B B LI C ITÀ IN 3 D
Molti street artists vengono anche
ingaggiati a scopo pubblicitario. Lo
scorso marzo il duo di artisti inglesi Joe
e Max ha realizzato quest’opera 3D per
promuovere a Londra la commedia The
Leisure Society; aggrappati al lampadario
gli attori Ed Stoppard, Agyness Deyn,
Melanie Gray e John Schwab.
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C A P OLAVORO DA G U INNE S S
Il più grande disegno 3D al mondo è
stato realizzato nell’agosto del 2012 nella
cittadina tedesca di Wilhelmshaven, in
occasione della 2ª edizione dell’International Street Art Festival. Gregor Wosik, con
tre collaboratori, ha prodotto questa illusione su una superficie di ben 1570 m².
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ARTE NELL’ARTE
È in onore di Leonardo da Vinci e in
virtù del suo amore per l’arte classica
che Kurt Wenner ha realizzato nel 2008
quest’opera a Roma.
impiegato cinque giorni di lavoro per riportare in
vita gli antichi guerrieri ritrovati nella tomba di
Qin Shi Huang, il primo imperatore della Cina.
“L’Esercito di Terracotta richiama la giocosità della
vita - spiega - e i Lego fanno parte della mia infan­
zia, per questo ho pensato di utilizzarli, cercando
allo stesso tempo di raccontare questo ritrova­
mento importante non solo per la cultura cinese,
ma per il mondo intero”.
Stupire e far sorridere
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Creare un’opera d’arte con la tecnica
dell’anamorfosi piana richiede una preparazione
lunghissima, fatta di schizzi e misurazioni
precise al millimetro.
foto Kurt Wenner/Barcroft Media/Getty Images
si può vedere applicata in molti affreschi e quadri
antichi: nel dipinto del 1533 Gli Ambasciatori di
Hans Holbein il Giovane, per esempio, un teschio
anamorfico è raffigurato in primo piano davanti ai
due personaggi, mentre l’artista Andrea Pozzo, nel
1685, trasformò il soffitto della Chiesa di Sant’Igna­­
zio a Roma in una finta cupola affrescata.
L’anamorfosi si ricava proiettando un oggetto su
un piano non ortogonale rispetto all’asse di proie­
zione, che congiunge il punto di osservazione al
piano. Complicato da spiegare e ancora più com­
plesso da mettere in pratica. “Creare un’opera
d’arte con questa tecnica - spiega l’olandese Keer
- richiede una preparazione lunghissima, fatta di
schizzi e misurazioni precise al millimetro”. Se le
dimensioni sono poi importanti come quelle del
suo Esercito di Terracotta Lego, improvvisare è dav­
vero fuori discussione. Aiutato da Ruben Poncia,
Remko van Schaik e Peter Westerink, Keer ha
Come Keer, anche l’argentino Relero ha scelto la via
dell’anamorfismo per ‘ingannare’ i suoi ammira­
tori. Vale a dire che i suoi dipinti, realizzati per terra
o sulla parete di un edificio, se guardati da una
determinata posizione disorientano e seducono.
L’impressione, anche nel suo caso, è che si possa
cadere nel disegno o che i soggetti raffigurati pos­
sano uscirne fuori. A questo tipo d’illusione ottica,
Relero aggiunge contenuti spesso grotteschi, come
le due grasse signore che, in una sua opera di
strada, chiacchierano tranquillamente sedute in
precario equilibrio su un’asse penzoloni sopra una
pozza d’acqua. “Le persone restano sempre stu­
pite dall’effetto 3D”, spiega. “Ma il momento che
preferisco è quando mettono a fuoco il soggetto: le
loro espressioni sono davvero impagabili”.
E le donne-artiste del 3D? Non sono molte, ma ce
n’è una (bravissima) che nel 2012, in Italia, ha con­
tribuito con i suoi lavori a lanciare, in modo non
convenzionale, un interrogativo sul tema della
sostenibilità ambientale: quanto sarebbero più
belle e vivibili, le nostre città, se ci fosse meno gri­
gio e più verde? Il tour, promosso da un’azienda
che opera nel settore dell’energia elettrica green,
ha avuto un grande ritorno di pubblico e d’imma­
gine. Christiane Jessen-Richardsen - questo il
nome dell’illustratrice berlinese che si firma con
l’acronimo ‘CJR’ - ha conquistato gli italiani con
autentici pezzi di bravura, dove il tocco femminile
si nota eccome: enormi fiori di loto, fate e ruscelli
incantati hanno stupito e commosso. Dopotutto, è
questo che dovrebbe sempre fare l’arte, a due o a
tre dimensioni.