l`anomalia berlusconi ed i pericoli per la democrazia

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l`anomalia berlusconi ed i pericoli per la democrazia
L'ANOMALIA BERLUSCONI ED I
PERICOLI PER LA DEMOCRAZIA
(Riassunto del libro di Ruggeri e Guarino a cura di Roberto Renzetti ad uso di
coloro che hanno l'uso della ragione)
Dagli inizi fino allo sbarco nell'etere.
Fornisco una estrema sintesi del libro su Berlusconi di Ruggeri e Guarino: G.
Ruggeri, M. Guarino - BERLUSCONI, INCHIESTA SUL SIGNOR TV - Ed. Kaos
1994. È di estrema utilità conoscere le vicende di un tale signore che rappresenta un
grande pericolo per la democrazia in Italia. La misteriosa origine dei suoi finanziamenti
attraverso finanziarie svizzere, la sua ascesa attraverso le protezioni della P2 e del PSI di
Bettino Craxi, il suo coinvolgimento in molteplici procedimenti giudiziari (rapporti con
la mafia, evasione fiscale, falso in bilancio, corruzione, concussione, finanziamento
illecito di partiti,...), i suoi spregiudicati attacchi alla magistratura inquirente di Milano e
Palermo, la sua voglia di azzittire tali magistrati che indagano su di lui, il suo allearsi
con un secessionista, razzista e xenofobo come Bossi (pur di raggiungere i suoi non
nascosti obiettivi), il suo gigantesco conflitto di interessi devono far riflettere ogni
cittadino. Questo è un libro inchiesta di 300 pagine, documentatissimo. Sarà seguito da
un aggiornamento: G. Ruggeri - BERLUSCONI, GLI AFFARI DEL PRESIDENTE - Ed.
Kaos 1995 (altre 300 pagine). Io riassumerò il tutto in una trentina di pagine. Vale la
pena leggere i testi citati per avere un quadro molto chiaro degli "incoffessabili" interessi
del Cavaliere.
Introduzione
C'era una volta la piccola Banca Rasini lombarda in cui
lavorava il papà , Luigi, di Silvio Berlusconi. Questa banca fu uno
dei partner di Silvio nelle sue prime avventure edilizie degli anni 6070. Questa banca era il crocevia della "mafia dei colletti bianchi"
radicata a Milano e dedita al riciclaggio dei capitali sporchi. La
Rasini , nei primi anni 60, aveva garantito una sostanziosa
fideiussione a Silvio Berlusconi per l'acquisto di un terreno in via Alciati a Milano.
Primo aspetto del problema che poi porterà a Dell'Utri e alla sua CONDANNA
DEFINITIVA per collusione mafiosa (ancora non è in galera perché si è appellato
all'immunità parlamentare europea che ancora non si pronuncia sulla sua ammissibilità;
l'immunità italiana è decaduta nell'istante in cui, incautamente, gli avvocati di Dell'Utri
hanno accettato il patteggiamento, perché con esso il condannato decadeva dai pubblici
uffici e quindi da parlamentare). Il secondo aspetto che riguarda il sol dell'avvenir dei
berluscones è l'avventura e l'ambigua genesi romana del gruppo Fininvest, all'ombra di
due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro controllata dalla P2 (loggia segreta e
golpista a cui era iscritto Silvio Berlusconi). Il terzo riguarda il rapporto che i gemelli
Dell'Utri avevano con esponenti di Cosa Nostra ed il legame di Dell'Utri con il
trafficante di eroina e mafioso Vittorio Mangano (assunto come 'stalliere' da Berlusconi
ed ospite in varie cene di Berlusconi e Dell'Utri in ristoranti di Arcore e dintorni). Il
quarto riguarda le scorribande di Berlusconi in terra di Sardegna per il tramite del
prestanome Romano Comincioli, tra loschi affaristi, malavitosi e speculazioni edilizie. In
questa storia entra la sequela di assegni a vuoto e cambiali protestate a firma di Fedele
Confalonieri nel periodo 74-79 e le coincidenze di affari tra Fininvest ed il corrotto
giudice Diego Curtò. Altro aspetto riguarda i vari intrallazzi del cavaliere in banche
estere: il sistema delle scatole cinesi che ha portato a scoprire non le famose 22 ma ben
38 di tali scatole (holding). Vi è infine tutta la sequela di legami con società ombra, con
mafia bianca, con Ciancimino, con Gelli, Calvi. Le cose qui dette sono solo una
piccolissima parte dell'estremo sunto di tutte le cose che si possono leggere con
amplissima documentazione su Ruggeri e Guarino, BERLUSCONI (inchiesta sul signor
TV), Kaos 1994. È utile descrivere la storia di questo libro. Già nell'86 doveva uscire
questo libro per gli Editori Riuniti. Una intervista fatta al Mattino di uno degli autori,
scatenò Berlusconi che chiese rettifiche al giornale. Dopo tali problemi gli Editori
Riuniti (casa editrice del PCI; chi parla di accanimento comunista o è pagato o in
malafede o sciocchino o le tre cose insieme: con il PCI e D'Alema, Berluska è ciò che è)
ritardarono la pubblicazione di un anno (Berlusconi querelò la casa editrice, ma la
querela fu ritirata quando il Cavaliere fece un affare di gestione pubblicitaria in esclusiva
presso la TV dell'URSS). Confalonieri telefonò alla Rusconi (casa editrice presso cui
lavoravano Ruggeri e Guarino) per dire che il libro lo comprava la Fininvest: "Lo
compriamo a scatola chiusa. La cifra la scrivete voi ...". Intanto il libro edito da Editori
Riuniti nell'87 esauriva tre tirature in pochi giorni. Per quanto la cosa fosse interessante,
nel 1987 nessuno avrebbe pensato ad un tal successo di un'opera che trattava di uno dei
tanti italiani arrichitisi con strani e discutibili traffici. Il sospetto era che qualcuno
comprava tutte la copie nelle librerie. Tralasciando la casa editrice, che gli faceva da
garante per affari con l'URSS, l'azione passò contro gli autori: venne intimato loro con
un comunicato stampa ed a tutti i mezzi di comunicazione di non dar risalto a tale libro.
L'Ordine dei Giornalisti della Lombardia respingeva "l'intimidazione inammissibile e
generalizzata" e per di più preventiva. Berlusconi aggirò il divieto contattando
direttamente direttori di giornali (al direttore della Notte, Giorgianni, telefonò dicendo:
"Parlando di quel libro lei si è giocato la mia stima... Io la riduco in povertà"). Il pezzo
forte sono però le querele presso il Tribunale di Milano (12/05/87) per delle interviste
degli autori a l'Unità ed alla Notte in cui si ritiene diffamato dagli autori del libro, le
querele sono estese ai direttori dei giornali (Giorgianni risolverà presto i suoi problemi,
viene invitato a cena da Berluska ad Arcore, lascia la Notte e passa a dirigere il
settimanale del Cavaliere, Telepiù e Berluska ritira la querela contro di lui). Dopo il
cedimento Giorgianni, il Tribunale di Milano dichiara il non luogo a procedere nei
riguardi di tutti i querelati perché "la richiesta del querelante deve giudicarsi quantomeno
singolare", non si capisce infatti come uno dei querelati, diventato suo dipendente, sia
improvvisamente esentato da querela. Berlusconi viene condannato al pagamento delle
spese processuali. Stessa cosa per la querela contro l'Unità (con la differenza che qui non
vi fu 'acquisto' di direttore). Altre querele perseguiteranno gli autori (al Tribunale di
Verona). Una prima vittoria (di Pirro) è di Berlusconi (di Pirro perché gli autori sono
assolti per insufficienza di prove e sono condannati ad un milione di multa solo per
alcuni aspetti marginali di ciò che hanno scritto, mentre il resto è ritenuto dal Tribunale,
opera implicita nei "doveri professionali del giornalista"). Gli autori del libro ricorsero
contro tale sentenza ed il Tribunale di Venezia li assolve con formula piena e riduce la
multa a 700 mila lire (solo per aver accostato il nome di Berlusconi a reati valutari con
Flavio Carboni). Il Tribunale riconosce corrette tutte le altre cose, rapporti con mafia e
P2, tra l'altro. Nel 93 arriviamo in Cassazione (Verona) per ulteriore ricorso degli autori!
Gli autori vengono assolti su tutti i fronti ed in più è Berlusconi che incappa nella
giustizia (perseguitato nel 1993 perché sceso in campo nel 1994: Dio, se ci sei, benedici
tali giudici comunisti e veggenti!): FALSA TESTIMONIANZA (art. 372 del c.p.p.).
Recita la sentenza:" Il Collegio ritiene che le dichiarazioni dell'imputato [è diventato lui,
il Berluska! n.d.r.] non rispondano a verità ... il Berlusconi ... ha dichiarato il falso
deponendo davanti al Tribunale di Verona [nel precedente primo processo n.d.r.] su
questioni pertinenti alla causa ed in relazione all'oggetto della prova ... Il reato attribuito
all'imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia" (quella del 12 aprile 1990 che
dichiarava estinti i reati fino al 24 ottobre 1989). Complimenti Cavaliere!
Prime notizie.
Berlusconi è educato dai salesiani. Dalle elementari alla maturità studia dai
salesiani [e si nota! n.d.r.]. Si sposa con E. Dall'Oglio il 6/3/65. Nel 1980 conosce
Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario [evidentemente ha preso il rapporto con
Berlusconi come una recita, visto che continua a farsi chiamare con il nome d'arte]). Per
un poco di tempo il cattolico Berluska mantiene una relazione con Miriam che manda a
vivere in Via Rovani (MI) ed ogni tanto a Portofino, mentre la moglie ed i figli vivono
ad Arcore [villa ottenuta grazie alla Grande Truffa che Previti ha organizzato alle spalle
della giovane erede Casati Stampa che l'avvocato aveva sotto tutela; vedi Cap. 3, pagg.
79-104]. Nel 1984 nasce il primo figlio di Berluska dalla Bartolini. Padrino al battesimo
è Bettino Craxi. L'8/10/85 c'è la separazione dalla prima moglie, proprio quando la
cicogna annuncia un nuovo figlio con Miriam. La prima uscita pubblica dei due è del
15/11/86. Nell'88 siamo al 5º figlio di Miriam (mentre Berlusconi è in Tribunale a
Verona a discutere della querela contro gli autori di questo libro). La Bartolini è oggi
legittima consorte di Berlusconi. Per la Chiesa è un bigamo, ma è apprezzatissimo da
tutte le eminenze. Miriam e figlioli vivono a Macherio, mentre Berluska e prima
figliolanza vivono ad Arcore.
Come ha fatto Berlusconi a diventare un finanziere paragonato da molti all'epoca a
Calvi e Sindona? Seguiamo qualche pista del libro. Laureato in legge con una tesi sulla
pubblicità è occupato come factotum in una azienda di costruzioni (siamo nel 1961).
Carlo Rasini (titolare di una piccola banca in cui lavora il padre Luigi) è colui che gli
apre la pista. Gli presta i soldi per l'acquisto insieme ad un socio (R. Canali) di un
terreno in Via Alciati a Milano (il costo è di circa 5 miliardi attuali). Berlusconi mette
nell'affare circa 200 milioni attuali che gli dà il padre. Gli affari di Via Alciati vanno
bene, nel periodo del boom economico. Nel 63 Berlusconi è già un palazzinaro rampante.
Ma i denari provenienti da via Alciati non giustificano le grandi disponibilità finanziarie
di Berlusconi in quel periodo: mette in cantiere a Brugherio, addirittura un progetto di
quartiere residenziale per 4000 abitanti. Ad un certo punto Berlusconi non edifica più ma
inizia ad appaltare (è stato definito un finanziere senza soldi). Berlusconi si incaricava
dei permessi ed appaltava i lavori. I Botta che lavoravano come costruttori per lui alla
Edilnord affermano: "Dei soldi è meglio non parlare: non sta bene curiosare su chi c'è
dietro le società ... Inoltre non chiedete se ha guadagnato con Brugerio. Chiedetelo a lui
e vedrete come si arrabbia." La Banca Rasini è stata certamente importante ma il vero
contributo all'esplosione di Berlusconi viene da una misteriosa finanziaria svizzera.
Nella Edilnord (s.a.s. di accomandita semplice) Berlusconi è solo socio d'opera, il che
prevede che vi siano soci di capitale (la Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag
domiciliata a Lugano e legalmente rappresentata dall'avvocato svizzero Renzo
Rezzonico. Non c'è modo di sapere chi c'è dietro tale finanziaria. Fonte segreta dichiara
gli autori: "All'improvviso [varie s.r.l. della Lombardia] deliberano vari aumenti
sproporzionati di capitale. La cosa puzza. Se poi l'aumento viene sottoscritto con denaro
giacente nella Confederazione elvetica, allora la quasi certezza che si tratta di soldi della
mafia, ricavati soprattutto dal traffico di droga". Tal cosa era stata appurata dal giudice
istruttore di Palermo Rocco Chinnici e dal Vicequestore Ninni Cassarà (cassaforte della
mafia il Canton Ticino). Per indagare tal cosa verranno uccisi in due attentati a Palermo
nell'83 e nell'85.Il giornalista Giuseppe Fava scriverà ripetutamente sul settimanale
catanese 'I siciliani' di legami tra questi soldi e mondo politico e verrà anch'egli
assassinato. Nonostante i soldi svizzeri Brugherio non sarà un affare. Berlusconi venderà
il tutto al Fondo Previdenza dei dirigenti commerciali in un momento in cui si iniziano a
porre di vincoli all'edilizia selvaggia e a regolamentare il tutto per legge ed a tassare
adeguatamente i profitti (siamo al primo centro sinistra Moro-Nenni). A questo punto
occorre diventare grandi imprenditori, le mezze calzette saltano. E Berlusconi riesce a
fare il salto. Si libera dei soci italiani e "forte di misteriosi e ingenti finanziamenti
provenienti da Lugano si appresta al grande salto di Milano 2.
Attività edilizia
L'area su cui nascerà Milano 2 ad opera della Edilnord s.a.s. apparteneva al Conte
Leonardo Bonzi. Aveva ottenuto le licenze di urbanizzazione per valorizzare i suoi
terreni. Aveva solo costruito 5 villette su quell'enorme pezzo di terra. Mentre era in varie
trattative, concluse rapidamente con l'offerta Edilnord a seguito di misteriosi atti
vandalici alle villette con annesse intimidazioni e minacce. Ma la giunta provinciale
pone il veto al megaprogetto che il Comune di Segrate aveva approvato nel 1969. È
questione di tempo. Nel '72 decade la giunta provinciale e le sue competenze passano
alla Commissione regionale di controllo (di nomina politica e non elettiva). Con i politici
l'accordo è facile. Il sindaco socialista di Segrate firma una nuova licenza e la
Commissione regionale ratifica in un baleno . Iniziano i lavori che si concludono nel 79
(il modello di edilizia abitativa è quello previsto dal Piano di rinascita democratica della
P2 di Gelli che prevede comprensori sul modello svedese). Chi finanzia Milano 2?
Ancora i misteriosi capitali svizzeri. Ma non solo. Buona regola di ogni palazzinaro è
liquidare la società ad operazione avviata alla conclusione. Così farà Berlusconi con la
Edilnord che viene liquidata l'1 gennaio 1972. Gli utili dell'intera operazione sono di 4
milioni di lire (712000 metri quadri e 2,5 milioni di metri cubi costruiti di edilizia
residenziale; 2.500 appartamenti). Insieme ad accantonamenti vari fanno circa 13 milioni
che vengono depositati alla Banca Rasini. Morta quella Edilnord ne rispunta un'altra che
era stata fondata nel 68 con nome leggermente diverso ed intestata a Lidia Borsani,
cugina di Berlusconi. Le caratteristiche di accomandataria (colei che mette l'opera) di
Lidia prevedono che l'accomandante (colui che finanzia) sia un'altra finanziaria svizzera
con stesso fiduciario dell'altra (Rezzonico). La nuova finanziaria è la Aktiengesellschaft
für Immobilienanlagen in Residenzzentren Ag di Lugano. La società Edilnord continua
con passaggi di proprietà a prestanome di famiglia, i capitali crescono; nel 1977
accomandatario diventa Umberto Previti incaricato di liquidare subito la società (1º
gennaio 1978). Nasce ora la Milano 2 s.p.a. insieme alla Italcantieri s.r.l. (che era nata
nel 73 con capitale interamente svizzero, ma era restata parcheggiata) cui affluiscono
ingenti finanziamenti dalla Svizzera. Nella Italcantieri il rappresentante di Berlusconi è
Luigi Foscale (cugino di Berlusconi). Nel 75 la Italcantieri da s.r.l. diventa s.p.a. e a
Foscale subentra lo stesso Berlusconi, nel frattempo si registrano altri aumenti di capitale.
Abbiamo già detto dei rapporti di Berlusconi con la banca Rasini che era una banca con
un solo sportello fiduciaria della "mafia finanziaria" o dei colletti bianchi. Un blitz di
polizia e finanza del 14/2/83 porta alla luce svariati intrecci di denaro sporco e collegato
a riciclaggi mafiosi attraverso gioiellieri, tra gli arrestati e poi condannati diversi
"clienti" della Rasini. Una serie di operazioni finanziarie della Edilnord all'epoca
permettono di identificare la provenienza dell'altra parte di capitali utilizzati da
Berlusconi per edificare Milano 2. Nel 74 si era costituita a Roma l'Immobiliare San
Martino con amministratore unico Marcello Dell'Utri e con soci fondatori Società facenti
capo alla Banca Nazionale del Lavoro. Questa immobiliare nel 1977 si trasforma in
Milano 2 s.p.a, la sede sociale viene trasferita a Segrate ed il controllo passa alla
Fininvest. Il capitale viene progressivamente aumentato (arriva a 2 miliardi nel 78)
mentre gli scoperti con le banche sono di oltre 7 miliardi. Durante il 79 la Milano 2
ottiene tre ipoteche per complessivi 13 miliardi dal Credito fondiario di Roma e
dall'Istituto San Paolo di Torino. Inizia una ragnatela di società che cambiano nome,
aprono e chiudono, si trasferiscono e spariscono. Il tutto sempre alimentato da un fiume
di anonimo denaro proveniente dalla Svizzera. I cambi societari e le varie spese
aumentano a dismisura i debiti delle società-fregoli. L'esposizione bancaria diventa così
ingente che non vi è più proporzione tra mezzi propri e debiti contratti. U. Previti nel 79,
davanti al Tribunale di Roma dichiara che i debiti che la Fininvest Finanziaria ultima
nata (a Roma) delle varie società che cambiano nome e sede si sono ridotti a circa 21
miliardi. Nella pratica la Fininvest Finanziaria è una scatola vuota ma si avvia a
diventare la cassaforte del gruppo. Questa Fininvest non ha dipendenti. Il tutto viene
rimandato a quando vi sarà la fusione con la Fininvest di Milano. Nel luglio 79 avviene
la fusione e viene sostituito l'amministratore unico con un consiglio di amministrazione:
SilvioBerlusconi presidente, consiglieri Paolo Berlusconi (fratello di Silvio) e Luigi
Foscale (cugino). Il capitale sociale viene portato a 52 miliardi. Ma chi sono i proprietari
Fininvest? Due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro (Servizio Italia e Società
azionaria Fiduciaria). Ma chi opera dietro le due fiduciarie ? Questo lo vedremo quando
parleremo di P2. Ora è interessante osservare che la Fininvest, a partire dalla fine degli
anni 70 inizia a spaziare in settori diversi dall'edilizia. Passa a parcheggi ed a ristoranti,
attrezzature alberghiere residenziali, la gestione di impianti sportivi. Nasce Telemilano
all'interno di Milano 2 come TV condominiale. Si infila nell'editoria con l'Efin e con "Il
Giornale Nuovo" di Montanelli. Il Piano di rinascita democratica si va sempre più
delineando per quello che Gelli aveva detto in una intervista al Corriere della Sera.
L'intera società affaristico-finanziaria dell'epoca è ben descritta dall'allora governatore
della Banca d'Italia, Guido Carli: "I principali industriali privati hanno distribuito soldi ai
partiti, attraverso gli anni, affinché le leggi che avrebbero limitato la loro libertà di
azione non si facessero". Berlusconi sa come inserirsi in questo mondo e progetta
Milano 3 a sud di Milano. Tutta la vicenda delle urbanizzazioni a sud di Milano
porteranno nell'86 alle dimissioni del sindaco craxiano Carlo Tognoli. Berlusconi avvia
anche la costruzione del Centro commerciale "il Girasole" intervenendo in modo
disinvolto nella politica edilizia di piccolissimi comuni (400 miliardi per costruzioni che
interessano 650000 metri quadrati nel comune di Lacchiarella). Ma le cose non filano
bene: l'invenduto supera il 60%. Nell'ottobre 1986 interviene un miracoloso accordo con
la Fiera di Milano che affitta il complesso per 6,5 miliardi l'anno portando 39 miliardi
alle casse di Berlusconi.. La cosa provoca l'ira di concorrenti e dei commercianti che
contestano quella scelta per ragioni logistiche. Da questo momento Berlusconi inizia lo
sbarco in Sardegna per costruire un megavillaggio turistico a sud di Olbia. Il problema
nasce perché parte di quel territorio è di proprietà regionale. Ma il sindaco socialista di
Olbia, Antonio Cacciu, dice che la cosa lo entusiasma. Nel 1980 inizia l'acquisto dei
terreni (per le transazioni si serve del plurinquisito Flavio Carboni). Il comune di Olbia
dà le licenze ... "Solo in un secondo tempo emergeranno più evidenti e circostanziati gli
ambigui e loschi percorsi dell'avventura berlusconiana in Sardegna al seguito del
faccendiere Flavio Carboni, con contorno di esponenti della malavitosa Banda della
Magliana, tra criminalità organizzata, massoni, bancarottieri e mafiosi." Con la Sardegna
si chiude la vicenda immobiliare di Berlusconi. Vicenda analoga a quella di molti altri
palazzinari che, ad un certo punto, dovettero dirigere lo sguardo verso altre attività.
L'ingresso nelle TV
Nel 1974 la TV condominiale via cavo Telemilano s.r.l. inizia le trasmissioni. Per 4
anni vivicchia. Poi nel 77 inizia a trasmettere via etere e si trasforma in s.p.a. Si associa a
Berlusconi, Adriano Galliani (esperto nel settore di frequenze TV). Vengono acquistate
attrezzature a bassa frequenza (quelle da studio TV), ripetitori in grado di coprire la
Lombardia e le frequenze 38 e 58. Il 30 settembre 78 è il termine previsto per le
sperimentazioni e per poter trasmettere. È importante notare che Berlusconi si è già
iscritto alla P2 (26/1/78) che nel suo Piano di Rinascita Democratica (PRD) sviluppato
da Gelli tra il 75 ed il 76 prevede: "Immediata costituzione della TV via cavo" da
"impiantare poi a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del
Paese". La Corte Costituzionale, nel 76 ammette la possibilità di trasmettere in ambito
locale. Nel 1980 la stessa Corte ammette la possibilità di trasmettere via etere ma solo
sulle bande di frequenza assegnate dalle Poste (il PCI si batterà per avere da subito una
regolamentazione "per evitare che si arrivi ad un giungla dell'etere"). Quindi sotto la
stella P2 nasce sua emittenza e sotto la protezione di Bettino Craxi che quasi in
contemporanea diventa segretario del PSI (mandando in soffitta i socialisti onesti e di
qualità come De Martino), suo intimo amico (e poi anche parente acquisito) dall'inizio
degli anni 70. Berlusconi acquista molti film e con essi inizia ad influenzare molte
piccole emittenti locali inserendole in un suo circuito in cambio di pellicole (con
pubblicità già inserita) e materiale per programmazione (si esegue alla lettera il PRD).
Nel 79 vengono spesi circa 10 miliardi in pellicole ed in investimenti nel settore TV. Le
emittenti private che entrano nel circuito di Berlusconi trasmettono film con la pubblicità
inserita a pochissimo prezzo. Gli introiti pubblicitari sono per la nascente Publitalia
(1980). Il fine che si raggiunge è oltre al guadagno entrare ad influenzare politicamente
tali emittenti che in grandissima parte affluiscono nel circuito. Anche Rusconi e
Mondadori entrano nel settore TV. Si tratta di fagocitare le oltre 350 emittenti locali. Ma
Berlusconi vince su tutti grazie alla sua inesauribile disponibilità di denaro proveniente
da oscure finanziarie svizzere (nel 77 Berlusconi dichiara a Repubblica che metterà a
disposizione le sue TV alla destra democristiana ed anticomunista: o era un veggente o
già aveva avuto rapporti con Gelli poiché quelle stesse cose sono nel PRD). Chi canta le
lodi di Berlusconi è l'altro P2, Roberto Gervaso (sprezzante, come suo costume, del
senso del ridicolo) "Dove voglia arrivare Dio solo lo sa. Dio solo e lui, Silvio
Berlusconi". Intanto entra ne "Il Giornale Nuovo" prima con il 12% , subito arrivato al
37%. L'operazione è chiaramente politica (la società editrice di Montanelli è in grave
deficit). Infatti già nell'85, quando si conosceranno i nomi degli appartenenti alla P2, si
avrà l'insorgere di tale foglio (uno dei tre durissimi articoli sarà di Montanelli che
definisce Gelli un magliaro). A tale articolo risponde il latitante Gelli ricordandogli gli
incontri avuti con Montanelli all'Excelsior, l'averlo garantito presso il Banco
Ambrosiano e l'averlo fatto incontrare direttamente con Roberto Calvi (P2) per avere
finanziamenti per il suo "Giornale". Sul finire del 79 viene fondato Canale 5 music, con
vari prestanome che si succederanno. Nell'80 nascono altre società (affluiscono molti
miliardi per queste operazioni che hanno costi elevati). In un convegno dell'Unione
Industriali di Torino ammette di avere investito oltre 40 miliardi e di disporre di 10
emittenti di proprietà e di 10 affiliate (Canale 5 è tra queste ultime). Ha comprato oltre
seimila ore di film e materiale filmico di vario genere negli USA. Qual'è il segreto del
successo di Berlusconi? Esso è custodito in gran parte nella Loggia P2 ed in gran parte
nei forzieri di alcune banche svizzere. La Domenica del Corriere lo esalta ma la sua
editrice, Rizzoli, è in mano alla P2 (in questi giorni è morto uno dei dirigenti, Tassan
Din). Anche il direttore della Domenica del Corriere è P2 (Paolo Mosca). In un
documento che Gelli invia a Berlusconi nel 1980, il gran maestro afferma che è
imperativo degli iscritti la massima segretezza, disinvoltura ed indifferenza. Non serve
neppure smentire. Basta dire che sapevo di tali dicerie ma non mi sono occupato di
smentirle perché sono palesemente infondate. Ed ora passeremo all'anticomunismo di
Berlusconi (prima uscita in tal senso nel 1977) in concomitanza con le aperture di Moro
a Berlinguer su possibili governi con appoggio esterno del PCI (è una fortuita
coincidenza che le finalità BR coincidessero con quelle di Berlusconi: tali governi non si
devono fare! occorre impedirlo in ogni modo! Le BR hanno poi ucciso Moro ....) ed in
concomitanza con analogo anticomunismo di chi stava diventando segretario del PSI,
Bettino Craxi e che era interessato a dialogare con le BR. Ma, prima di proseguire è
indispensabile un giudizio sull'operato delle banche svizzere. Tale giudizio è di Jean
Zigler, deputato al parlamento svizzero e docente di sociologia all'Università di Ginevra.
Egli sostiene:" Le centinaia di miliardi di dollari provenienti dal Congo, dalle Filippine,
da Haiti e da molti altri Paesi del Terzo mondo... che transitano su conti segreti prima di
raggiungere i mercati borsistici dell'Occidente, sono il sangue e la miseria dei popoli di
tre continenti. Mentre in Africa, in America Latina ed in Asia i bambini si prostituiscono
e muoiono di fame, mentre le famiglie si sfasciano e gli uomini e le donne cercano
invano un riparo o un lavoro, i miliardi della corruzione, dell'evasione fiscale, del
saccheggio si accumulano sui conti delle élite dirigenziali di quei Paesi. Come Moloch,
l'oligarchia bancaria multinazionale si nutre della carne e del sangue dei popoli
prigionieri, costretti al tributo dei tre continenti più poveri del nostro pianeta".
Berlusconi ed il PSI di Craxi
Nel 77 Berlusconi dichiara:" Il PCI deve stare all'opposizione. Per andare al
governo non bastano solo le attestazioni di fede democratica. Oggi la base del PCI è
ancora affascinata dal modello sovietico e sogna pane e cipolle per tutti... La vera
alternativa è la DC, ma una DC che permetta al PSI di tornare al governo, ... coagulando
la sinistra anticomunista della Base e di Forze Nuove, la Coldiretti e Comunione e
Liberazione..." [ricordo che era l'epoca dei monocolori DC che si sostenevano sulla "non
sfiducia" del PCI di Berlinguer, in un momento storico in cui si ritenne di dover far
fronte all'attacco delle BR con un blocco compatto delle due forze di maggior tradizione
popolare in Italia, la DC ed il PCI. n.d.r.]. Siamo in coincidenza con l'elezione di Craxi
alla segreteria PSI (1976). E Berlusconi ha stretto in precedenza patti importanti con vari
socialisti lombardi, tra i quali spicca il regista del Piano intercomunale milanese Silvano
Larini (poi arrestato nell'inchiesta Mani Pulite per essere stato collettore di tangenti per il
PSI) che gli aveva fatto conoscere Craxi. Tra il 76 ed il 78 vi è un'azione congiunta Gelli,
Berlusconi, Craxi per il potere. Gelli infiltra suoi uomini nei gangli vitali dello stato, a
Berlusconi viene affidata la gestione dei mass media attraverso la Fininvest, Craxi viene
indicato come possibile referente della P2 (sarà eletto alla segreteria PSI con il
"tradimento" al segretario De Martino" da parte di un uomo della sua corrente, Enrico
Manca - iscritto alla P2 - che si schiererà con Craxi, ripagato poi abbondantemente con
la Presidenza RAI, altro pezzo che doveva cadere sotto il controllo P2). Gelli influenzerà
l'elezione di Craxi anche attraverso i massicci finanziamenti che farà affluire alla sua
corrente da parte del piduista Roberto Calvi, Presidente del Banco Ambrosiano. E Craxi
esegue. Già nel 79 annuncia una riforma dello stato in senso presidenziale. Quando
nell'81 Calvi dalla galera (dove si trovava per aver provocato la bancarotta della sua
banca, anche in relazioni a finanziamenti concessi allo IOR, Banca del Vaticano) dirà
che aveva versato 16 milioni di dollari in Svizzera nel Conto Protezione (intestatario
Craxi), lo stesso Craxi interverrà alla Camera con estrema durezza contro la magistratura
che aveva osato arrestare il banchiere e che stava scoperchiando la maleodorante pentola
P2. Craxi e Berlusconi ascendono sostenendosi a vicenda. Craxi crescerà, oltreché per
azioni di corruzione e concussione, per il sostegno delle TV di Berlusconi. Quest'ultimo
riuscirà a potenziare le sue TV ed a sbaragliare la concorrenza RAI (con conseguenze
gravissime anche sulla stampa, a seguito del diverso indirizzo che prendono le risorse
pubblicitarie) grazie al sostegno politico di Craxi. Nell'83 Craxi arriva alla Presidenza
del Consiglio. Tra l'83 e l'86 si rifiuta di rinnovare il C.d.A. della RAI, con l'effetto di
congelarla. Al rinnovo di tale Consiglio si procederà nell'86 con Manca alla Presidenza,
e Manca procederà in modo da favorire l'ascesa della concorrente Fininvest.
Il 16/10/1984 i pretori di Roma, Torino e Pescara dispongono l'oscuramento di
Canale 5, Rete 4 ed Italia1, si tratta di reti illegali. Craxi (fatto senza precedenti nella
storia d'Italia) in 48 ore fa il "Decreto Berlusconi" che rende transitoriamente legali le 3
reti e che ne consente la ripresa delle trasmissioni. Il 28 novembre il Decreto suddetto
viene dichiarato incostituzionale e bocciato dalla Camera. Il governo Craxi con una
protervia unica lo reitera (6 dicembre) ed il Parlamento lo approverà per evitare la crisi
di governo minacciata da Craxi. Da quel momento e fino al 92 le reti Fininvest
diventano un gigantesco spot per il PSI di Craxi. Analoga sorte per "Il Giornale". In
questi anni si tenta la Scalata al Corriere della Sera (fallita) ed al gruppo editoriale
Mondadori-Espresso-Repubblica (parzialmente riuscito con l'acquisizione di Mondadori
e del settimanale Panorama). Il Piano piduista sta marciando a gonfie vele. Agli inizi
degli anni 90 con la caduta di Craxi sotto una pioggia di avvisi di garanzia per corruzioni
concussioni e finanziamenti illeciti (è l'immunità parlamentare che lo salva dalla galera),
si rompe forzatamente il sodalizio con Berlusconi. Nel 93, quando la Camera negherà
l'autorizzazione a procedere contro Craxi, Berlusconi gli darà pubblicamente la sua
solidarietà (voleva tranquillizzare un detentore di svariati segreti relativi alla Fininvest?).
Nella P2
Chi milita nella loggia segreta Propaganda 2, più in breve P2? Vi sono parlamentari
(tra cui Pietro Longo che sarà Ministro delle Finanze nel 1º Governo Craxi), giornalisti,
alti gradi delle forze armate, funzionari dello Stato (soprattutto Ministero del Tesoro e
delle Finanze), dirigenti dei servizi segreti, magistrati, imprenditori, banchieri, editori e
Berlusconi (tessera 1816). Lo scopo della P2 di Licio Gelli era di frenare l'avanzata del
PCI di Berlinguer (le trame di tale loggia nel sequestro e l'assassinio di Moro e scorta
sono analizzate da S. Flamigni in "La tela del ragno" - Ed. Kaos). E a tal fine grande
importanza era assegnata all'informazione. Occorreva, in un primo tempo, individuare 3
o 4 giornalisti per ogni mezzo di informazione su cui puntare. Questi dovevano fungere
da Cavalli di Troia per spostare simpatie verso politici piduisti. In un secondo tempo
occorreva impadronirsi dei mezzi di comunicazione più influenti. Particolare attenzione
andava alla Rai TV che andava dissolta in nome della libertà di antenna. Essa andrà
sostituita da altre TV che dovranno entrare casa per casa ad influenzare l'italiano medio.
È interessante notare che il Piano di Gelli contiene un diretto riconoscimento a
Berlusconi quando afferma che è necessario cambiare anche modello edilizio attraverso
città satellite in modo da poter controllare meglio l'italiano medio. Nell'81 scoppiò lo
scandalo P2 e Berlusconi tentò di minimizzare la sua appartenenza a tale entità segreta
ma riuscì solo a prendersi una condanna per falsa testimonianza. Sono le banche gestite
dalla P2 che forniscono capitali a Berlusconi "al di là di ogni merito creditizio". Da
ambienti piduisti Berlusconi acquista (estero su estero)Sorrisi e Canzoni TV, il più
diffuso settimanale italiano. La P2 verrà sciolta perché ritenuta una associazione a
delinquere (Sandro Pertini). Gelli diventerà latitante in Svizzera. Si scoprirà in seguito
che la P2 risulta coinvolta in numerose inchieste giudiziarie relative a stragi, attentati,
omicidi politici, corruttele. Solo Berlusconi nel 1988 avrà il coraggio di affermare:
"Sono sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente
addebitati a Licio Gelli...".
Le fiduciarie occulte ed ancora P2
La prima pietra dell'impero di Berlusconi viene messa a Roma nel 74 (Società
Immobiliare San Martino). All'atto costitutivo partecipano, oltre a due finanziarie
parabancarie della BNL (Servizio Italia e Compagnia Fiduciaria Nazionale), Marcello
Dell'Utri che un rapporto della Guardia di Finanza del 1981, dalla sua amicizia con
Vittorio Mangano, individua in due società milanesi gestite dallo stesso Dell'Utri, società
gestite dalla mafia e di cui la mafia si serve per riciclare denaro sporco. Dell'Utri aveva
iniziato come dipendente del costruttore siciliano Rapisarda e, quest'ultimo, sosterrà poi
di essersi associato con Dell'Utri per espressa indicazione del boss mafioso Bontade. La
San Martino si trasformerà successivamente in Milano 2 e si trasferirà a Milano (questi
nascondini con le società saranno una costante degli affari di Berlusconi). La Fininvest
nasce a Roma nel 75 e viene nello stesso anno trasferita a Milano. La Fininvest
acquisterà il controllo via via di tutte le altre società (Milano 2, Edilnord ed Italcantieri).
Non vi sono tracce dei bilanci Edilnord liquidata da Umberto Previti e non si
capisce quali vantaggi economici siano andati ai finanziatori svizzeri. Alla fine degli
anni 70 vi è un vorticoso nascere e morire di varie società. Con fusione definitiva nella
Fininvest di Milano (giugno 79). A partire dal 77 (abbiamo già visto, la Fininvest inizia
ad accaparrarsi editoria ed in seguito TV. Chi c'è veramente dietro queste società poi
confluite nella finanziaria Fininvest? Dell'Utri, uno dei primi soci fondatori, è nell'orbita
palermitana del mafioso sindaco della città Vito Ciancimino e partecipa alla fondazione
dell'impero portatore di precisi interessi. Dietro le due finanziarie della BNL non si può,
per legge, sapere chi c'è. Quando si costituisce la Fininvest Roma, vengono costituite 22
holding intestate a prestanome. Si hanno cambiamenti di nome, di finalità statutarie.
Fino all'intestazione delle medesime al cugino di Berlusconi Luigi Foscale. Da questo
momento le 22 holding diverranno il vero oscuro e misterioso cuore della Fininvest. Ad
un certo punto della Storia Dell'Utri lascerà l'Immobiliare San Martino (1977) e
riapparirà come amministratore di una società che gestisce i terreni dove dovrà sorgere
Milano 3, società che gioca anch'essa a nascondino con cambiamenti continui di sede ed
aumenti continui di capitale. La presenza di Dell'Utri garantisce comunque gli interessi
di Don Vito in gran parte del Nord d'Italia. La presenza della finanziaria parabancaria
Servizio Italia riporta al bancarottiere e piduista Michele Sindona (che opererà attraverso
di essa in molte operazioni finanziarie collegate con la P2 e con il paradiso fiscale di
Nassau Bahamas). Essa è direttamente collegata alla P2 . Come del resto la Compagnia
Fiduciaria. Si tratta delle due società che debbono gestire il denaro per il Piano di
Rinascita Democratica (PRD). E tutto ciò poteva avvenire all'ombra della più grande
banca italiana la BNL che aveva tra i suoi massimi dirigenti ben nove piduisti, oltre ad
essere gestita da uomini del PSI (Aniasi nel 63, Donati nel 66, Nesi nel 78, Ravenna
nell'80 con Donati e Nesi che ne diverranno anche Presidenti). Altro braccio operativo
del PRD è il gruppo Fininvest finanziato dalla BNL e da altre banche infiltrate da
piduisti. Vi è una sarabanda di spostamenti di denaro ed aumenti di capitale. Un giro
complicatissimo da seguire ma certamente orchestrato in ogni dettaglio, di modo che,
alla fine non si sa chi ci sia davvero dietro le finanziarie parabancarie della BNL. Una
cosa è certamente evidente, nonostante le smentite di Confalonieri: non è stato
Berlusconi a creare la Fininvest, ma è la Fininvest delle fiduciarie e delle banche piduiste
ad imporre il piduista Berlusconi alla ribalta dell'imprenditoria nazionale. È significativo
che, quando Berlusconi assume la presidenza della Fininvest è affiancato da 'controllori'
della BNL Holding tra cui Umberto e Cesare Previti. La struttura del gruppo evolverà in
seguito su due direttrici: mantenere coperta la reale proprietà del gruppo ed eludere il
fisco. Le 22 iniziali holding (secondo lo stesso Foscale) servivano a garantire un
risparmio impositivo del 30-40%, erano scatole vuote che servivano solo a spartirsi i
guadagni, a garantire l'anonimato dei proprietari e ad eludere la progressività delle
imposte che restava invece ad un misero 10%. Quindi una intricata struttura a ragnatela
di società, fiduciarie, scatole vuote, prestanome, holding, con incredibili incroci azionari.
Si tratta di "fenomeni patologici da colpire perché rappresentano la degenerazione
patologica del sistema dei raggruppamenti d'imprese".
Il Far West delle TV
Abbiamo già visto come è nata la concentrazione mediatica nelle mani di
Berlusconi. Abbiamo anche visto a quali fini operasse (braccio informativo del PRD) ed
abbiamo anche viste che il fine ultimo è il dissolvimento della TV pubblica, la RAI. Gli
ultimi due obbiettivi si possono perseguire in simultanea sottraendo noti personaggi alla
TV di Stato. Si inizia con l'ingaggio di Mike Bongiorno, poi di Corrado, quindi di Sabani,
e via via molti altri a colpi di miliardi. Poi occorre colpire nello sport e Berlusconi inizia
con l'aggiudicarsi "il mundialito", sempre pagando molto di più della RAI. Riesce poi,
per l'agilità delle sue strutture, ad entrare nel mercato USA degli acquisti, battendo
sempre la RAI. Stipula contratti con ABC, CBS, NBC facendo salire i prezzi a livelli
inverosimili. Trasmette ogni filmato USA infarcendolo di pubblicità . Inizia l'era delle
telenovelas. Inizia l'era del cattivo gusto che entra imperando con programmi al limite
della decenza. Occorre soddisfare l'audience e sbaragliare la RAI. La Publitalia è il cuore
finanziario Fininvest che porterà montagne di denaro all'impresa distorcendo il mercato
in modo da penalizzare duramente la carta stampata in favore delle TV (in
contemporanea la RAI deve pagare un oneroso canone per la concessione dell'etere;
Berlusconi una cifra ridicola; alla RAI vengono posti limiti alla raccolta pubblicitaria,
alla Fininvest nessun limite: il potere politico fa la sua parte, a fronte di lauti compensi).
La Publitalia è in mano a Marcello Dell'Utri. Questi l'ha organizzata come una setta ed i
venditori di spazi pubblicitari sono talmente bravi che ora stanno entrando alla guida
delle regioni italiane.
Nonostante ciò Berlusconi si va indebitando ed un anno di crisi è l'81: ha un grosso
scoperto bancario; il mercato edilizio è fermo; egli ha molto invenduto; le spese TV
superano i ricavi; i suoi finanziatori delle banche P2 saltano per lo scandalo che esplode
proprio quell'anno. Berlusconi è scoperto ed ha bisogno di nuove fonti di finanziamento.
Nei primi mesi dell'82 Berlusconi entra in un mercato definito del risparmio alternativo.
Berlusconi, con i certificati immobiliari, prende soldi senza assumere rischi da incauti
investitori. Fornisce a garanzia i suoi beni immobili con le valutazioni eseguite dalle
stesse società di Berlusconi. Inoltre con i certificati finanziari ottiene prestiti che sono a
priori una perdita per chi li acquista.. Infine entra nel mercato degli investimenti conto
terzi. In tutte queste operazioni continua la girandola delle società con bilanci in cui non
si riesce a raccapezzare nulla. Una delle operazioni che vengono avviate nell'82, per
avere fidi bancari e la fiducia della Consob è l'acquisto dalla Rusconi per 30 miliardi di
Italia 1. Società rimessa sul mercato azionario, con il nome di Rete 10, per 100 miliardi
con una relazione in cui si dice che sono garanzie il fatto che nella rete lavorano Edwige
Fenech e Loris del Santo oltre al fatto che la presidenza è affidata ad Indro Montanelli.
In Borsa la sortita di Berlusconi è presa con ilarità. Ma i suoi venditori arrivano, si dice ,
oltre che a vendere azioni porta a porta, anche a prostitute di Pordenone. Sono dell'epoca
altre funambolate finanziarie ancora tutte da indagare che vedranno il governo dover
intervenire per regolare il settore. A partire dall'83 Berlusconi entra nel mondo della
normale intermediazione finanziaria. Continuano comunque le difficoltà, sia
nell'invenduto edilizio, sia con i debiti accumulati con le TV, sia con lo scoperto
bancario. Segue il suo rastrellamento di fondi con un vero e proprio supermercato dei
titoli che gli consente di avere liquidità anche se del tutto insufficiente. Il problema
finanziario del quale non si riesce a venire a capo è di utili di una società Fininvest che
vanno in prestito ad altra società che poi ripresta alla prima. Moltiplicando questa
operazione per un numero elevato di società è pressocché impossibile stabilire quanto
denaro vi sia realmente.
Aiuto dalla Sicilia
Abbiamo già parlato dei rapporti tra Berlusconi, Dell'Utri, Rapisarda, Bontade e
Ciancimino. Entriamo ora in un'altra storia che ha come interprete principale Dell'Utri ed
un suo amico mafioso (trafficante di eroina), siciliano, residente a Milano, Vittorio
Mangano.
Dagli atti della Procura della Repubblica di Palermo sui legami di Marcello
Dell'Utri con Cosa Nostra (L'onore di Dell'Utri, Ed. Kaos, 1997) si legge di una
intervista rilasciata dal Giudice Borsellino al giornalista Jean Claude Zagdoun il giorno
21 maggio 1992 (2 giorni prima che Falcone, Morvillo e gli uomini della scorta
saltassero in aria a Capaci). A domanda del giornalista, Borsellino risponde: " Si
accertò ... che Mangano risiedeva abitualmente a Milano città da dove, come risultò da
numerose intercettazioni telefoniche, costituiva UN TERMINALE DEI TRAFFICI DI
DROGA CHE CONDUCEVANO ALLE FAMIGLIE PALERMITANE." A nuova
domanda, Borsellino risponde:" ...Vittorio Mangano... risulta l'interlocutore di una
telefonata intercorsa tra Milano e Palermo nel corso della quale lui, conversando con un
altro personaggio delle famiglie mafiose palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una
partita di eroina chiamata alternativamente ... come 'magliette' o 'cavalli'. Il Mangano è
stato poi...condannato per questo traffico di droga .... a 13 anni e 4 mesi di reclusione e
700 milioni di multa...La sentenza di Corte d'Appello confermò questa decisione di
primo grado".[Primo arresto il 05/05/1980. Poi, insieme ad altri mafiosi, il 15/02/83.
Scarcerazione nel 1990]. Il P.M. chiede a Dell'Utri che cosa si debba intendere per
'cavallo' e Dell'Utri parla di un equino di nome Epoca che doveva comprare Berlusconi.
Dichiarazioni rese dal camorrista Cozzolino alla Procura di Napoli il 14/09/1995: "Nel
1979 [tra noi napoletani ed altri mafiosi palermitani] sorse il problema di come investire
circa 70 miliardi di lire, provento di traffico [di eroina verso gli Stati Uniti].
[Decidemmo] che i soldi sarebbero stati affidati a Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri,
cioè il dirigente Fininvest". Mangano è stato condannato come trafficante di droga e ha
lavorato per molto tempo (tra il 74 ed il 75, periodo durante il quale fu arrestato per
breve tempo - 28 giorni - fatto che non gli impedì di ritornare nella residenza che
Berlusconi gli aveva assegnato) come "stalliere" presso la villa di Berlusconi ad Arcore.
Il traffico di eroina è un affare gigantesco che permette in tempi brevi la nascita di
imperi economici impressionanti. Che qualcuno ha reinvestito, riciclato tali proventi in
modo vantaggioso, naturalmente non intestando tali proprietà a Riina o Bontade o
Provenzano o... Questa gente è la responsabile della diffusione della morte attraverso le
polveri bianche. Ma vi è l'altra questione, senza la quale tutto questo non ha senso: una
uscita per i denari che entrano, che li renda puliti e riutilizzabili. Si comprano edifici, si
comprano azioni, si mettono su aziende (ma non si può fare in nero, serve una banca o
italiana o estera disponibile, una banca come la Rasini o le finanziarie collegate alla
BNL). Servono prestanome e coperture politiche potenti (ed in questo senso il PSI di
Craxi era quanto di meglio si potesse avere).
Sui rapporti diretti o meno di Berlusconi con la Mafia vi è poi la dichiarazione del
pentito di camorra Melluso (maggio 1985). Il Melluso parla anche di molti mafiosi
residenti a Milano 2 (costruita con capitali provenienti da occulte finanziarie svizzere) in
casa dei quali si tenevano riunioni di summit mafiosi.
Per finire vi è un rapporto della Guardia di Finanza del 30 maggio 1983 in cui si
dice: "È stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi, interessato all'emittente televisiva
privata Canale 5, finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in
Francia che nelle altre regioni italiane (Lombardia e Lazio)..." [quest'ultimo brano è
tratto da Leo Sisti e Peter Gomez: "L'intoccabile: Berlusconi e Cosa Nostra", Ed Kaos,
1998].
In Sardegna
Con l'aiuto di malavitosi e prestanome anche in Sardegna matura l'avventura
edilizia di Berlusconi. Tra i prestanome un tal Comincioli, tra i malavitosi Flavio
Carboni e la Banda della Magliana che ricicla denari di provenienza droga. Anche qui
società che cambiano nome e sede (la principale è la Prato Verde), aumenti di capitali,
società che spariscono e poi ricompaiono sotto altro nome ed in altro luogo. Il metodo è
lo stesso e già collaudato. Le società di Berlusconi soffrono un poco all'inizio ma poi
iniziano ad arrivare i finanziamenti. Prima dalla Banca del Cimino (1980), poi dal Banco
di Santo Spirito (1981). Ma ormai già siamo nell'era Craxi e si può spalancare la porta
dell'Ambrosiano di Calvi che concederà varie erogazioni con l'avallo di una società, la
Sofint anch'essa in gravi difficoltà. Nell'82 c'è il crac dell'Ambrosiano che porterà
all'assassinio di Calvi a Londra e, dietro questo crac, vi è anche la Prato Verde il cui
amministratore all'epoca del fallimento della Prato Verde, Cassella, sarà condannato nel
92 dal Tribunale di Milano a 5 anni di reclusione. Sui rapporti con Carboni il Tribunale
sente anche Berlusconi e, all'occassione, la Fininvest diffonde un comunicato in cui si
smentisce ogni rapporto con Carboni, comunicato che in realtà non smentisce nulla. In
tutte la vicende sarde entra anche un tal Pellicani. Quest'ultimo promuoverà causa a
Berlusconi (1984) per riavere indietro dei denari. Il Tribunale civile, presieduto dal
giudice corrotto (Enimont) Diego Curtò respinge (1988) le richieste di Pellicani perché
non risulterebbero sufficientemente dimostrati i rapporti di Pellicani con Berlusconi.
Curtò è anche quello che è stato dietro alla vertenza giudiziaria Berlusconi - De
Benedetti per il controllo della Mondadori (1989 -1990). Il rinvio a Giudizio di Pellicani,
Carboni e Cassella avverrà nel 1988, giusto quando era intervenuta l'ennesima amnistia
che depenalizzava i reati valutari.
Ma il progetto sardo più ambizioso di Berlusconi e Carboni è Olbia 2. Per
realizzarlo si mette in campo l'acquisto di quotidiani locali, si avviano trattative con
varie forze politiche (il principale referente è il repubblicano Armando Corona, grande
maestro massone e presidente dell'Assemblea regionale sarda), si tenta l'acquisto della
squadra di calcio del Cagliari (il calcio resterà solo nella sponsorizzazione di Canale 5
dell'Olbia). Con la morte di Calvi il progetto Olbia 2 sembra morire. Esso riappare però
alla fine del 1990 quando il Don Verzè della Clinica San Raffaele di Milano progetta la
costruzione di una grande clinica ai confini della zona interessata ad Olbia 2. È una
iniziativa chiaramente promozionale che riavvia Olbia 2 anche se in modo
ridimensionato. A lato degli affari edilizi in Sardegna è importante risaltare gli affari in
comune tra Berlusconi e Carboni, riconosciuti dalla sentenza del Tribunale di Verona
che condannò Berlusconi per falsa testimonianza proprio nell'ambito del processo agli
autori del libro che stiamo riassumendo (si veda l'introduzione).
Il pirata dell'etere
L'inizio delle vicende di Berlusconi con le TV già è stato descritto. Si tratta di una
concomitanza di azioni e di una coincidenza di interessi: politici, economici e golpisti.
Da una parte Berlusconi lavora in pieno accordo con il Piano di Rinascita Democratica
(PRD) di Gelli; dall'altra ha importanti referenti politici nel PSI di Craxi e nella destra
democristiana (senza dimenticare liberali e socialdemocratici); dall'altra ancora ha molti,
ancora non spiegati, soldi; infine vi è una situazione di vuoto legislativo che la Corte
Costituzionale avverte invitando il Parlamento a legiferare. Contro Berlusconi si
muovono innanzitutto le altre piccole emittenti private. Capiscono che è impossibile
mantenere la concorrenza con tale personaggio e con tali interessi. Vi saranno denunce
alle varie Preture d'Italia, in gran parte accolte. Ma sempre il potere politico interveniva
a salvare il tycoon. Ed egli ricambiava. Nel 1982 mandava in diretta il congresso del
PSDI del piduista Pietro Longo. I Pretori continuano ad intervenire mentre il Governo
continua a lavorare per affossare la TV pubblica in favore di Berlusconi. Il pericolo ed
insieme il riconoscimento del PRD viene denunciato dal PCI con Occhetto nel 1983.
Alla RAI arrivano vice e presidenti P2: prima Orsello del PSDI, quindi Giampaolo
Cresci della DC, poi Manca del PSI. Anche direttori di TG (Franco Colombo, TG1), del
Radiocorriere (Gino Nebiolo) e del GR2 (Gustavo Selva) sono piduisti. Il colosso viene
anestetizzato. Intanto la potenza di fuoco dell'impero fa vedere i suoi effetti nelle
elezioni politiche del 1983: da una parte entrano soldi a palate con spot di tutti coloro
che li possono pagare e di tutti coloro che "sono amici". Impazza il PSI di Craxi e di tutti
coloro che sono vicini a Berlusconi. In cambio la RAI va avanti con una soporifera par
condicio.
Il 16 ottobre 1984 tre Pretori oscurano le emittenti di Berlusconi per violazione
della legge sull'emittenza privata (art.215 del Codice Postale). La stampa in gran parte in
mano alla P2 strilla allo scandalo: come possono gli italiani perdersi le ulteriori puntate
di Dinasty o Dallas? Il Giornale Nuovo è il capofila della protesta contro la legge. Il 20
ottobre Berlusconi è ricevuto dal Presidente del Consiglio Craxi e qualche ora dopo
(neanche avesse eruttato il Vesuvio) emana un decreto che permette a Berlusconi di
tornare a trasmettere. Ed il piduista ha il coraggio di sfidare il PCI sul fronte della
popolarità nei riguardi dei propri elettori, affiancato dal neopannelliano Enzo Tortora.
Una serie di ulteriori denunce da parte di piccole emittenti e di ripetuti interventi di
autorevoli costituzionalisti (Branca, Bonifacio, Beria d'Argentine, Roppa,...) convincono
il Parlamento a bocciare il decreto di Craxi (detto "Decreto Berlusconi") il 28 novembre
(perché incostituzionale). Craxi è imbufalito e mostra di nuovo il suo disprezzo per il
"parco buoi" (il Parlamento da lui così definito) reiterando un identico decreto il 6
dicembre (ora al Vesuvio sembrava si fosse aggiunto il Polesine) e minacciando la crisi
di governo ed elezioni anticipate in caso di non approvazione. Il decreto verrà approvato
il 31 gennaio 1985! Sarà poi il Ministro delle poste Antonio Gava che nel novembre
1986 preparerà un progetto di legge in cui si autorizzerà praticamente la possibilità
definitiva di trasmettere sul territorio nazionale alla Fininvest, in cambio ... di
telegiornali nazionali! Confalonieri sosterrà che i TG della Fininvest saranno improntati
al mondo delle libertà dei Craxi, Andreotti e Forlani. Vi è anche una norma antitrust nel
progetto Gava: nessun privato può avere più di due reti televisive ... e tutti sanno in che
misura i potenti rispettano la legge.
I nani e le ballerine
Fin dagli inizi degli anni 80, Berlusconi si muove su due direttrici: disporre di un
forte cast artistico da affiancare alla fiction già acquistata negli USA; rastrellare
mediante Publitalia la massima parte della pubblicità per le sue reti (questo è uno dei
modi con cui si può mettere a tacere la stampa che vive in gran parte di pubblicità).
Questa seconda operazione è totalmente spregiudicata: si accettano anche scambi di spot
con oggetti in natura, oggetti poi venduti in catene di negozi e supermercati che vanno
ad affiancare l'impero di Berlusconi. Inizia lo strangolamento delle piccole emittenti che
o vendono o si debbono aggregare alla politica ed al circuito del capo (in cambio di
qualche programma scarto di magazzino). A lato vengono contrattati personaggi noti
come Villaggio, Dorelli, Vianello, Del Santo, Buttafava, A. Levi, G. Zucconi, Bocca ed i
piduisti Costanzo e Gervaso. Si tenta pure di aggirare la RAI e di contrattare
direttamente con il COI la trasmissione in esclusiva delle olimpiadi del 1984 (in
contemporanea al fatto che finalmente nell'agosto 1984 Berlusconi ha acquisito del tutto
le sue tre reti. L'ultima è Rete 4, l'acquisizione della quale porta Berlusconi ad una parte
di proprietà sulla Mondadori). Gli spot impazzano tanto che vi è una sollevazione di tutti
i più noti registi italiani ("Non si interrompe una emozione").
Berlusconi, forte delle sue amicizie "socialiste" volge lo sguardo all'Europa: alla
Francia di Mitterand ed alla Spagna di Gonzales. Dopo una breve esperienza, dalla
Francia verrà cacciato e nella Spagna risulterà incriminato per alcuni degli stessi reati
per cui , lo è in Italia (frode fiscale, corruzione e concussione).
Un craxiano in giro per l'Europa (con molte brutte figure)
Mitterand aveva ceduto su tutta la linea a Berlusconi-Craxi. Il canale "La Cinq" gli
viene assegnato immediatamente (20 febbraio 1986). Addirittura dei 4 canali sul satellite
francese, che doveva essere lanciato nel 1986, ben 3 erano stati assegnati a Berlusconi.
Ma qui questioni tecniche hanno fregato il Cavaliere. Alcune difficoltà rimandarono il
lancio del satellite. Nel frattempo le elezioni furono vinte da Chirac che volle rivedere
tutta la normativa sulla diffusione via etere. Anche La Cinq viene ridiscussa per il modo
disinvolto con cui è stata concessa e per i vantaggi esorbitanti che gli sono stati assegnati.
L'11 aprile 1986 il Consiglio di Stato sospende La Cinq. In Francia si parla di questo
canale come della Berluland (con riferimento alla Disneyland). E La Cinq, senza più
protezioni politiche, segna il passo. L'11 giugno, il Governo francese revoca la
concessione a La Cinq: si attende che il Parlamento si esprima. Ed il Parlamento lo farà
nel 1990. Berlusconi insiste con il Belgio e con vari altri Paesi europei: senza successo.
Solo in Spagna riesce ad entrare grazie a Craxi-Gonzales, con Tele Cinco (la quale
porterà Berlusconi a quanto detto più su). Anche con l'URSS avrà un qualche successo
ma solo sul versante della pubblicità nelle reti di Stato (la cosa sembra legata alle
pressioni che Berlusconi faceva sulla casa editrice Editori Riuniti per la non
pubblicazione del libro che doveva essere pubblicato proprio da quella editrice tra l'86 e
l'87, libro che sto qui riassumendo: ritiro di una querela in cambio di buoni uffici del PCI
per ottenere il contratto pubblicitario con l'URSS).
Il Milan
Questa squadra è, nella metà degli anni '80 in gravi difficoltà finanziarie. Vari
presidenti succedutisi sono latitanti. Berlusconi tenta di acquisire milanesità attraverso
l'acquisto stracciato di questa società chiedendone il fallimento. Nel marzo 1986
Berlusconi entra nella proprietà del Milan (ha speso intorno ai 20 miliardi e si impegna a
spenderne altrettanti per potenziare la società). Nel consiglio direttivo tutti suoi
collaboratori Publitalia, Fininvest e Collegio di difesa (fuori Rivera). Anche questa
impresa è però di sola immagine. Le spese sono di gran lunga superiori alle entrate. Ed
anche qui cose che ancora la magistratura deve ancora chiarire, come l'acquisto dal
Torino (il cui presidente, Borsano, era un craxiano poi eletto nelle file del PSI) del
giocatore Lentini per 18,5 miliardi (nel 1992). La Stampa scrive che l'acquisto dal Milan
è avvenuto nei tre mesi in cui Berlusconi è diventato di nascosto padrone del Torino (e
qui nascerebbe anche l'illecito sportivo di una squadra che gioca quasi metà del
campionato con una proprietà che lo è anche di un'altra squadra dello stesso campionato).
Inoltre, nell'ambito di Mani Pulite, Borsano confesserà di avere avuto del denaro in nero
(6,5 miliardi) per l'acquisto di Lentini ed inoltre che Berlusconi ha preteso in garanzia di
un precedente prestito allo stesso Borsano proprio il pacchetto di proprietà del Torino di
cui si diceva. Berlusconi è un Mida alla rovescia...
Affari di cinema
Anche qui la P2 ed i faccendieri socialisti. Nella fattispecie Giancarlo Parretti.
Parretti, da cameriere, passa all'acquisizione delle più grandi casi cinematografiche del
mondo (fino ad arrivare alla Metro Goldwyn Mayer), con denaro in odore di P2, con
Calvi in mezzo e con Sindona sullo sfondo. Anche questa vicenda finirà con il Parretti
arrestato ed attualmente ricercato... Lo stesso Parretti si vantava di dare del tu a
Berlusconi, perché ambedue socialisti.
L'assalto a La Repubblica
Alla fine di luglio dell'89 ecco un nuovo
governo Andreotti, quello del CAF! Il PSI di
Craxi ha il viceministro (Martelli), quello degli
esteri (De Michelis), quello della giustizia
(Vassalli) e delle finanze (Formica). Gelli dall'88
è tornato in Italia "coperto da una estradizione"
dalla Svizzera solo per reati fiscali (Berlusconi
avrà modo di ironizzare dicendo di essere ancora
in attesa di sapere il perché Gelli fosse ricercato).
È quindi a piede libero e continua le sue trame in un momento in cui Occhetto porta il
PCI allo sfascio e molta parte del suo programma ha trovato realizzazione (sono al
potere quelli che aveva indicato Gelli, la TV di Stato è anestetizzata dalla presidenza
socialista, Berlusconi imperversa nell'emittenza privata entrando anche nell'editoria).
Nell'88 la Corte Costituzionale aveva richiesto una legge sull'emittenza che ancora non
veniva dopo il "decreto Berlusconi". Nell'89 un altro pretore chiede alla Corte di
pronunciarsi. Andreotti nel presentarsi alle Camere dice che ... occorre riflettere ancora.
La cosa passa in mano al ministro delle poste, il repubblicano Mammì. Nel frattempo il
quotidiano la Repubblica inizia ad attaccare questo sistema di potere. Craxi, che si crede
onnipotente, scrive all'editore De Benedetti dicendo gli: "Li faccia smettere!...Ho carte e
documenti per distruggervi!" (messaggio analogo sarà per Di Pietro, il famoso 'poker
d'assi' che fu battuto da una 'scala reale'). Nella primavera dell'89, la Mondadori
controllata da De Benedetti assume il controllo dell'editoriale l'Espresso (e con esso de la
Repubblica). La Mondadori diventa così la più grande, importante ed influente casa
editrice nazionale. Unita ad un patto di sindacato con la Famiglia Formenton la Cir di De
benedetti controlla oltre il 70% della casa editrice. Il resto è in mano a Leonardo
Mondadori e a Silvio Berlusconi. Questa concentrazione, non amica del governo, irrita
violentemente Craxi ed i suoi complici di partito oltre alla destra DC. Alla fine di
novembre dell'89 la famiglia Formenton rompe il patto con la Cir e si allea con la
Fininvest e Leonardo Mondadori. Sono volati centinaia di miliardi e promesse di
presidenze varie. La maggioranza delle azioni è passata a Berlusconi (che si insedia alla
presidenza alla fine di gennaio del 1990) ed accoliti. Gelli esulta. Si finisce in Tribunale
a Milano, per assenza di leggi e latitanza di ogni norma antitrust. Intimidazioni ed
interventi banditeschi sulla libertà d'informazione per mettere a tacere in Italia ogni
dissenso. E guai a chi non ricorda oggi chi gestiva l'affare: il grande capo era Craxi.
Varie spinte dal Paese e l'approvazione della legge Mammì fanno sì che Berlusconi
debba "privarsi" di l'Espresso e la Repubblica. Tutto il resto lo fagocita ed ancora lo
gestisce come un manganello ai suoi fini politici di piduistica memoria. La trattativa si
chiude nell'aprile del 1991 e vede come mediatore l'inquisito Ciarrapico (uomo di
Andreotti) e come giudice mediatore il corrotto Diego Curtò (che finirà in prigione nel
1993 per corruzione: un suo inutile libro sarà pubblicato dalla Mondadori e suo figlio
diventerà dipendente Fininvest).
La legge Mammì
Il frutto delle varie pressioni della Corte Costituzionale e dei pretori, insieme alla
preoccupazione crescente del PCI e della sinistra DC della nascita di un monopolio
incontrastato dell'informazione, spinge di malavoglia i governi del CAF ad una parvenza
di regolamentazione della questione emittenza, concentrazione dell'informazione
cartacea e della raccolta pubblicitaria. La legge Mammì prevede che Berlusconi
mantenga le sue tre reti TV ma che rinunci a il Giornale (e quindi che non possa
acquisire la Repubblica). Vi sono tensioni violente, al limite di una vera e propria crisi
democratica. Craxi minaccia crisi di governo. Andreotti si adegua e fa passare la legge
ponendo la fiducia. Cinque ministri della sinistra DC escono dal governo. Andreotti non
si sogna di fare la crisi e li sostituisce con un semplice rimpasto. Il 5 agosto 1990 si
chiude la vicenda con l'approvazione della legge Berlusconi-Mammì. Ma nel frattempo
la Fininvest stava operando di nascosto per acquisire nel momento di vacatio legis il
massimo di profitto: nascono tre nuove reti TV , Tele + 1, Tele + 2, Tele + 3 (tutte a
pagamento) messe in piedi dalla Fininvest, ma nelle quali Berlusconi compare con una
sola piccola percentuale di proprietà (per aggirare la legge Mammì, altro aggiramento
della legge è il passaggio della proprietà de il Giornale a suo fratello Paolo, passaggio
che avverrà nel 1992). Le tre reti otterranno l'autorizzazione del governo. Così il governo
del Paese lavorava in piena identità con gli interessi di un privato che, a questo punto era
diventato intimo, oltreché di Craxi, di Andreotti e di Forlani (quest'ultimo ospitato sulla
sua barca in Sardegna).
Alcune tangenti da Roma al Lussemburgo
Nel 1993, in piena bufera mani pulite viene fuori che l'ex direttore generale dei
telefoni, G. Parrella, tra l'88 ed il 90 ha versato circa 10 miliardi a David Giacalone,
segretario del "buon Mammì", per addomesticare le frequenze e per far la legge. A
Giacalone sarebbe rimasto solo mezzo miliardo. Insomma un intreccio di interessi tra
Mammì, la sua famiglia, Giacalone e la Fininvest (con Gianni Letta da anfitrione
amorevole). Nel gennaio 1994 l'Espresso svela che le Tele + sono per il 10% di
Berlusconi (in accordo con la legge del Mammì) e per un 30% di una società, la CIT, che
ha sede in Lussemburgo nello stesso palazzo in cui hanno sede: il corrotto funzionario
del PSI e segretario personale di Craxi, Giallombardo, il collettore di tangenti del PSI &
corrotti vari nel caso Enimont e le società occulte del gruppo Ferruzzi. Non si sa bene di
chi siano in realtà le azioni della CIT. Vi sono coincidenze che vogliono in Lussemburgo
la presenza di varie finanziarie di Berlusconi oltre al fatto che nel Granducato sia passata
la gran quantità delle tangenti Enimont per Craxi ed il PSI attraverso proprio
Giallombardo e Cusani. In ogni caso gli intrecci di interessi mai chiariti e coinvolgenti
anche banche svizzere a Losanna, sono fantasmagorici. Le rogatorie internazionali
bloccate, il superlavoro degli avvocati Fininvest, le cortine fumogene e l'azione politica
in patria hanno impedito di fare (ANCORA) piena luce sull'intera vicenda. Resta il fatto
che, a partire dalla metà degli anni 80, si vocifera che la proprietà della Fininvest sia in
realtà cosa di Berlusconi e Craxi. Mai si era visto un tanto stretto sodalizio tra un
segretario di partito ed un privato!
E la mafia?
Nell'estate del 1990 il Corriere della Sera lancia un allarme sull'infiltrazione
mafiosa nel Nord Italia con attività finanziarie di ogni genere. Il Corriere riprende un
primo allarme lanciato dal giudice palermitano Giovanni Falcone (poi saltato in aria a
Capaci) ripreso dal coordinatore del pool di magistrati di Milano Gerardo D'Ambrosio.
Intervistato sul problema Berlusconi, dichiara a Repubblica che il vero problema del
Nord non è la Mafia ma l'immobilismo originato da verdi ed ambientalisti (sic!). Nessun
cenno al PSI che da più di 10 anni amministra la città. Inoltre, afferma Berlusconi, io
ormai sono al di sopra di queste cose. Se anche qualche commerciante fosse vittima della
mafia io non me ne potrei accorgere.
Fininvest e Tangentopoli
Nel febbraio 1992, con l'arresto del "mariuolo" Mario Chiesa inizia tangentopoli.
Un anno dopo, ripieno di avvisi di garanzia e con svariate autorizzazioni a procedere da
parte del Parlamento, Craxi si dimette da segretario del PSI. Finiscono 15 anni di soprusi
e di scavalcamenti continui della legge, accompagnati dalla finanza più allegra della
Repubblica italiana.
Letta interrogato sul finanziamento illecito ammette di aver finanziato il PSDI di A.
Cariglia. Ma il reato è del 1988 e quindi rientra nell'amnistia del 1989. Nella primavera
del 93 viene rinviato a giudizio il fratello di Berlusconi, Paolo, per aver dato una
mazzetta in nero al segretario regionale della DC lombarda. La Fininvest è chiamata in
causa per aver pagato 300 milioni al ministro della sanità De Lorenzo, affinché si
facessero più spot contro l'AIDS.
Varie volte viene sentito dai magistrati di Milano, Fedele Confalonieri per
finanziamento illecito dei partiti. Anche questi reati sarebbero però amnistiati. Il
problema che nasce è però un altro: da dove provengono quelle centinaia di milioni se
non vi è traccia di essi nelle contabilità Fininvest, anche del dopo amnistia? Sempre nel
93 scoppia lo scandalo delle frequenze già accennato, con Mammì, Giacalone (appena
varata la legge, Giacalone diventa funzionario Fininvest con contratto miliardario) e vari
partiti politici implicati (PRI, PSI, DC).
Ancora nel 93 vi è un'inchiesta della Corte dei Conti sulla Fininvest che avrebbe
provocato un danno allo Stato pagando meno della RAI la concessione per trasmettere il
Giro d'Italia.
Altro scandalo è la scoperta di un ex funzionario del Ministero delle finanze,
Viganò, che confessa di essere stato consulente fiscale di Berlusconi dal 1988.
Ulteriore scandalo è la confessione da parte del citato Parrella di aver finanziato
anche il ministro delle poste, Vizzini, del PSDI. Il tal Vizzini era succeduto a Mammì
alle Poste. E Mammì se ne era andato perché coinvolto nello scandalo. Con lui il PRI
uscì dal governo. Andreotti sostituì Mammì con un altro amico Fininvest ed in
particolare amico personale di Gianni Letta.
Ultimo episodio mai chiarito è il pagamento di 600 milioni che la Fininvest ha fatto
a Cusani in relazione all'acquisto della Standa dal gruppo Ferruzzi. Questo florido
supermercato aveva avuto un tracollo economico giusto al momento della (s)vendita a
Berlusconi. Molti piccoli azionisti furono, come sempre, truffati.
Corruzione come sistema
Il modo con cui la Fininvest finanziava i vari partiti di maggioranza, soprattutto DC
e PSI, era attraverso il prezzo irrisorio con cui venivano venduti pacchetti di spot
elettorali per il valore di svariati miliardi. Ebbene questo FINANZIAMENTO è
praticamente legale. Si possono indirizzare le politiche dei governi scegliere i governi
che si vuole influendo pesantemente sull'opinione pubblica e nessuna legislazione ci
salva da questa nefasta infiltrazione. Solo per fare degli esempi, in Francia, Spagna,
Portogallo, ... , nessun privato può detenere più del 25% di una sola rete TV; in
Germania ed in Inghilterra vi sono solo 3 reti nazionali private e nessun privato può
possederne più d'una; negli USA nessuno può possedere più del 25% di una rete
nazionale; in Giappone vi sono 4 reti private appartenenti a 4 differenti proprietà. In
Italia siamo come in Brasile: una sola persona controlla oltre la metà del sistema
informativo del Paese.
I debiti del Cavaliere
Con il crollo di Craxi inizia una caduta verticale per
Berlusconi. Il bilancio 92 si chiude per la Fininvest con un
utile di 21 miliardi, con un patrimonio di 1195 miliardi e
con un indebitamento di 4.475 miliardi. Secondo
un'indagine de La Repubblica i debiti della Fininvest sono
di 7140 miliardi. Mentre l'Espresso fa i conti sul
patrimonio e ricava che il suo vero valore è di 110 miliardi,
una miseria! Restando ad una indagine del Mondo che
dava l'indebitamento di Berlusconi all'inizio del 93 in 3333
miliardi, lo stesso Mondo calcolava questo indebitamento
in 3800 miliardi a fine 93, 500 miliardi in più in un solo
anno e con l'aggravante di tassi d'interesse di circa 400 miliardi l'anno. Tutti i
commentatori economici concordano nel riconoscere questo disastro Fininvest, disastro
che nasce dalla fine delle protezioni politiche che avevano permesso una enorme
espansione del credito attraverso banche compiacenti con direttori social-piduisti. Il 5
ottobre 1993 viene deciso il commissariamento Fininvest e dalle banche (Monte dei
Paschi di Siena, Banca Popolare di Novara, BNL), che spingono per riavere prestiti,
viene indicato in Franco Tatò il curatore dell'azienda in fallimento con il fine di tentare
di risanarla. Al vertice del gruppo va quindi Tatò. Berlusconi vede imminente la fine che
verrebbe immediatamente con una piccola legge antitrust. L'ultima risorsa possibile è il
chiamare a raccolta tutto il gruppo di interesse che aveva vegetato con lui ed entrare in
politica direttamente. I poteri forti sono a fianco di Berlusconi in un momento in cui il
vecchio sistema di potere è sfaldato e travolto dagli scandali che, tra l'altro, si
susseguono frenetici giorno dopo giorno. Nessuno si salva. Solo il PCI che è diventato
PDS è sfiorato marginalmente in qualche suo dirigente periferico, allo stesso modo che
la destra fascista del MSI. Già nell'estate del 1993 si inizia a sentir parlare del partito del
Biscione. Sarà Repubblica che farà conoscere l'aria fritta del programma di sua
emittenza: Buongoverno, Normalizzazione (che vuol dire : ladri liberi), Libero mercato,
Proprietà privata, Identità nazionale, Maggioranza silenziosa, Anticomunismo,
Efficienza, Ordine,... Si ritorna a vedere sullo sfondo il Piano di Rinascita Democratica
della P2.
Italia: Forza P2.
Il partito nasce come un'azienda ed è pronto nell'autunno 93. Il fine è la
restaurazione del potere che in Italia è sempre stato lo stesso dal 1922, e lo sbarrare la
strada alle forze socialdemocratiche che si raccolgono intorno al PDS. Il partito, come la
Loggia P2, nasce in una stanza con uomini di potere per il potere. Non risponde ad
alcuna istanza di base, non vi sono congressi, movimenti, associazioni,... La TV è la
grancassa che funziona come il piffero di quello che si tirava dietro i sorci. Viene
reinventato un feroce anticomunismo ("i nipotini di Stalin") contro quei 'progressisti' che
minacciano il suo impero mediatico. E qui nel libro che sto riassumendo in modo
estremo, Ruggeri e Guarino leggono in parallelo il Piano di Gelli ed il Programma di
Forza Italia che, nella pratica, coincidono. Il 27 dicembre del 1993 la Procura di Roma fa
sequestrare svariati miliardi in titoli di Stato a Gelli. I giornali titolano in una rinascita di
rapporti tra mafia, politica e P2. Si scoprono vari intrecci indagati da varie Procure
italiane. Gelli continua ad essere protetto da quella estradizione dalla Svizzera per soli
reati finanziari e può fare da sponsor a Berlusconi. E, nell'ambito del processo alla P2, il
17 gennaio 1994 vengono interrogati in Corte d'Assise sia Craxi che Martelli. I due
ammettono di avere avuto rapporti con Gelli. Intanto il PM del pool di Milano, Colombo,
fa sapere che il potere della P2 nei gangli dello Stato è praticamente intatto. E vi sono
qui citati episodi che dimostrano tale potere con riferimenti a Berlusconi quale referente
importante.
Il partito setta
È Publitalia, l'agenzia di raccolta della pubblicità per la Fininvest, che funzionerà da
struttura capillare del Partito Azienda, sono i venditori di pubblicità che venderanno
Forza Italia. I militanti di questo partito sono operatori televisivi, annunciatori, segretarie,
contabili, venditori, piazzisti, portavoce, star TV e pubblicitari. Altro che "nani e
ballerine"! Ruolo fondamentale lo svolge Marcello Dell'Utri. Berlusconi invia dossier
suoi che lo ritraggono in tutte le pose a tutti i giornali. Nessuno può dissentire. Persino
Montanelli, che esprimeva qualche dubbio, viene cacciato dalla direzione de il Giornale.
A Roma viene affittata a 100 milione al mese una sede sfarzosa. Non si lesinano soldi
per dare immagini grandiose che oscurano addirittura le "piramidi" di Craxi. Le elezioni
del 27/28 marzo 1994 vedono Berlusconi agitare lo spauracchio del comunismo insieme
al tricolore. Berlusconi richiama ogni più vieto luogo comune: meno tasse, meno
disoccupazione, più lavoro, meno inquinamento, più solidarietà verso i deboli,, più
efficienza nei servizi, più amore per gli anziani, ...Sono 45 gli ingredienti populisti che
saranno la musica dietro la quale i sorci di cui sopra correranno. C'è una chicca nel suo
programma. Per risolvere il problema della criminalità organizzata, dice: "bisogna
rafforzare il controllo sulla provenienza dei grandi capitali per individuare quelli illeciti".
Il signore sì che se ne intende!
***
Il libro chiude con una Appendice in cui sono elencate con dovizia di particolari le "38
holding" di Berlusconi.
***
Il seguito della storia
A questo punto la storia di Ruggeri e Guarino termina. Ma noi sappiamo che ha un
seguito importante. Ancora oggi (febbraio 2001) questo plurindagato, già condannato in
prima istanza in vari processi e più volte prosciolto per decadenza dei termini (la
prescrizione cui riesce arrivare dati i tempi della nostra giustizia, l'immunità
parlamentare ed i cavilli inventati dal suo collegio di difesa), questo signore, appunto,
imperversa nella vita politica italiana al solo fine di salvaguardare il suo impero che dai
debiti di cui si diceva è passato nel 2000 ad un attivo di 38.000 miliardi. Egli ha
sdoganato il partito fascista, ha messo in circuito i razzisti, xenofobi e separatisti della
Lega, ha operato in questi anni in modo che gran parte del tempo il Parlamento della
Repubblica ha dovuto occuparsi di lui. Quanto tempo perso per discutere soprattutto di
giustizia e di uso dell'etere! Quanti problemi si sono trascinati senza soluzione per
discutere degli affari personali del Cavaliere! Ed ora torna, di nuovo con quella alleanza
oscena per continuare ad arricchirsi sulle spalle degli italiani e per portare a termine il
piano di Gelli. Al di là dei giudizi che si possano dare sul centro sinistra (io sono molto
deluso del suo operato su vari fronti: non ha risolto il conflitto di interessi, non ha
applicato la legge Scelba del 1957 che prevede l'ineleggibilità per chi ha concessioni da
parte dello Stato, ha finanziato scuole confessionali, ha fatto una guerra di
aggressione,...), al di là però di questi giudizi sul povero centro sinistra resta questa
alleanza terrorifica tra fascismo, separatismo, affari personali intesi come affari di Stato,
una azienda che si propone di guidare il Paese. È compito di tutti fermare con l'impegno
quotidiano ed anche con il voto questo progetto pericolosissimo per la nostra democrazia.
Battiamo questi personaggi e poi facciamo i conti con i nostri pretesi "progressisti".
Da dove termina il libro da me riassunto saranno altri i libri che seguiranno le
vicende di Berlusconi:
-G. Ruggeri, "Berlusconi : "Gli affari del Presidente", Kaos 1995.
-L. Sisti, P. Gomez, "L'intoccabile: Berlusconi e Cosa Nostra", Kaos 1998.
-AA.VV., "La grande truffa:Previti, Berlusconi e l'eredità Casati Stampa", Kaos 1998.
-R. Di Fede, "Il rosso & il nero: gli affari di Berlusconi con i 'comunisti'", Kaos 1998.
-M. Caccavale, "Il grande inganno: la banda del partito azienda berlusconiano raccontata
da un ex deputato di Forza Italia", Kaos 1998.
-Tribunale di Milano e Napoli: "Le mazzette della Fininvest", Kaos 1998.
-Procura della Repubblica di Palermo (Direzione distrettuale Antimafia), "L'onore di
Dell'Utri", Kaos 1998. [Si tratta della raccolta degli atti che hanno portato alla
CONDANNA DEFINITIVA di Dell'Utri per "concorso in associazione mafiosa"].
-G. Fiori, "Il venditore: storia di Silvio Berlusconi e della Fininvest", Garzanti 1995.
-M. Guarino, "Fratello P2 n° 1816", Kaos 2001.
-M. Gambino, "Il Cavaliere B.", Manni 2001.
-P. Gomez, M. Travaglio, "La repubblica delle banane", Ed. Riuniti 2001.
-F. Orlando, "Lo Stato sono io", Ed. Riuniti 2002.
-E. Veltri, M. Travaglio, "L'odore dei soldi". Editori Riuniti 2001.
In quest'ultimo libro si riprendono le fila di alcune delle vicende già descritte in altri libri
collegandole ad inchieste più recenti, particolarmente di Procure siciliane (Palermo e
Caltanissetta). Vi è il testo di un intervista a Borsellino due giorni prima della Strage di
Capaci (Falcone, moglie e scorta) in cui si fa cenno ad indagini su Berlusconi e Dell'Utri.
Vi è il rapporto di un funzionario della Banca d'Italia sulle holding del Cavaliere. Vi è la
testimonianaza di un ex DC, Enzo Cartotto, che ricostruisce la nascita di Forza Italia fin
dall'estate del 1992 (la necessità della nascita di un nuovo referente politico era stata
manifestata nello stesso momento anche dai vertici di Cosa Nostra, visto il crollo dei
vecchi partiti di riferimento, DC e PSI, sotto i colpi di Tangentopoli).
***
Vediamo un poco il seguito della storia del plurindagato, pluriprescritto ed
amnistiato storia tratta dalle cronache, non ancora riportata da libri.
È una storia che ci porta direttamente al suo essere di nuovo Presidente del
Consiglio. È utile seguire questa storia perché non offre discontinuità con il personaggio
Berlusconi.
IL GOVERNO BERLUSCONI
Il 13 maggio del 2001 Silvio Berlusconi e la sua coalizione hanno vinto le elezioni
in Italia. I motivi di ciò sono molteplici ma tutti riconducibili ai seguenti motivi
principali:
1) gli errori del centro sinistra che non è stato in grado di aggregarsi per fare fronte
comune a chi aveva trovato una aggregazione (la legge quasi maggioritaria italiana
premia molto le aggregazioni, tanto è vero che Berlusconi ha una maggioranza di
parlamentari ma non ha una maggioranza di voti);
2) la sua potenza mediatica che lo ha reso padrone di grandissima parte
dell'informazione (le sue 3 televisioni, una influenza impressionante sui giornalisti delle
testate pubbliche. 3 quotidiani direttamente controllati, svariati settimanali scandalistici,
svariate riviste di moda e costume, riviste TV, le più importanti case editrici italiane,...);
3) il cambiamento di fronte dei poteri forti (Fiat, Pirelli, Banca, Confindustria,
Finanza,...) schieratisi con Berlusconi per avere succulente contropartite;
4) il basso livello culturale di moltissimi italiani che legge poco e trae gran parte della
sua informazione da una TV narcotizzata e narcotizzante, che ha quindi come suoi
riferimenti il successo, il denaro, la bellezza, la villa, l'auto potente, la barca, le vacanze
in Paesi esotici,...La mancanza di cultura di cui si diceva ha spinto questi piccolo
borghesi nelle braccia dell'imbonitore di turno;
5) appunto la campagna elettorale di Berlusconi è stata spregiudicata. Egli ha promesso
tutto ed il contrario di tutto a tutti. Meno tasse (2 soli livelli di trassazione: il 23% fino a
redditi di 200 milioni l'anno, il 33% per redditi superiori, più pensioni, migliore sanità,
migliore scuola, maggiore crescita economica, più occupazione, meno criminalità, meno
immigrazione,....Questa campagna, che non teneva conto dei numeri del nostro Paese
che con fatica in 5 anni di centrosinistra era riuscita a sistemare tali conti evirtando il
disastro economico da tutti annunciato, era diretta a chi era stato costretto per un poco di
tempo a sopportare un maggior livello di tassazione proprio per riportare i numeri ai
livelli che avrebbero permesso all'Italia di entrare nella moneta unica (l'Euro). Il
centrosinistra è riuscito in questa immane sfida e già si vedevano segni importanti di
ripresa, ma a chi non conserva la memoria, i sacrifici che si erano fatti erano una sorta di
"cattiveria" della sinistra.
Queste sono le premesse a cui occorre aggiungere la disinvoltura con cui
Berlusconi ha messo su un blocco sociale in grado di vincere le elezioni.
Nella sua formazione, Forza Italia (chiamato partito di plastica, perché non ha
organi statutari, congressi, ...ma solo LUI), sono stati aggregati tutti coloro che con la
caduta del vecchio regime dei partiti corrotti (1992) si erano trovati implicati con la
giustizia o coloro che avevano perso quel sistema di corruttele e di clientele che li aveva
arricchiti.
Vi è poi la formazione postfascista, chiamata Alleanza Nazionale (AN), che di post
ha ben poco visti i continui richiami al Fascismo nudo e puro e l'appartenenza ad esso di
residui della RSI (Repubblica Sociale Italiana) che rappresenta quella parte di Fascismo
che non volle arrendersi agli alleati dopo la dichiarazione di resa del Governo Badoglio
(furono i peggiori massacratori di italiani inermi ed i migliori alleati per i giochi sporchi
dei nazisti in fuga). Vi è ancora quella formazione populista, xenofoba, fascista,
ignorante che rappresenta la piccola borghesia arricchita del Nord d'Italia che si vede
minacciata dai "comunisti", spauracchio che abilmente è stato messo in campo dall'intera
coalizione vincente (a questo proposito, al di là di due piccole formazioni che
complessivamente arrivano al 6% e che di comunista hanno solo il nome essendo la loro
azione essenzialmente rivolta alla difesa dei diritti umani nel mondo, il comunismo in
Italia non esiste più dal 1989 e questo comunismo era proprio quello che, dopo essere
stato il partito che aveva dato un enorme contributo alla Resistenza, aver contribuito alla
elaborazione della Costituzione repubblicana, aveva difeso la democrazia nei vari
tentativi di golpe che si sono susseguiti in Italia fino ai primi anni 80 e che vedevano la
CIA quale solerte ispiratrice). Questa forza ha più volte mostrato la voglia di secessione
legata esclusivamente a motivi economici (noi non vogliamo mantenere le parti più
arretrate dell'Italia) e a nessun fatto né storico né culturale.
Infine un gruppuscolo di cattolici conservatori che funzionano da foglia di fico
(CDU e CCD).
L'insieme di queste forze (che ripropone l'intero schieramento corrotto del prima
1992 a cui si sono aggiunti gli ex fascisti) si è presentata alle elezioni con il nome di
Casa delle Libertà ed ha vinto con una solida maggioranza parlamentare, maggioranza
che le permetterà di far passare tutto ciò che vuole considerato che i legami instaurati tra
le varie formazioni sono di: ognuno farà passare ciò a cui tiene di più; se uno solo viene
meno tutti perdiamo perché non passa nessuna delle nostre cose.
Berlusconi ed il gruppo dirigente degli inquisiti di Forza Italia, Lega ed Alleanza
Nazionale (vedi più avanti) punta su:
1) messa fuori gioco della magistratura: eliminando l'obbligatorietà dell'azione penale,
rendendo i giudici dipendenti dal governo, rendendo il Consiglio Superiore della
Magistratura di nomina esclusivamente politica (mentre fino ad ora solo una minoranza
di tali giudici era di provenienza politica, gli altri erano indicati dalle varie correnti in cui
si articola la magistratura), operando in modo subdolo con un provvedimento apparente
innocuo il quale prevederebbe che un ministro può chiamare come consulente del suo
ministero qualunque giudice, esautorandolo così dalle indagini (scomode) che
eventualmente stesse portando avanti. Le proposte sulla Magistratura prevedono anche
di togliere le indagini preliminari dalle competenze dei magistrati per assegnarle in toto
alla polizia (i fatti di Genova fanno immediatamente intendere il significato fascista di
tale proposta). Infine è prevista la separazione dei magistrati in inquirenti ed in
giudicanti.
2) estensione del suo potere economico attraverso operazioni finanziarie (e le
informazioni privilegiate di cui, in quella posizione viene a disporre), fiscali e di
qualunque altro tipo. Esemplificando: se si detassano gli utili reinvestiti nell'impresa e si
mette nel calderone anche il passaggio di alcune pellicole da un magazzino con un nome
ad un'altro con altro nome (ma sempre dello stesso proprietario, si è detassati ma si truffa
lo Stato e tal cosa non è peregrina, l'ha già fatta Berlusconi nella sua breve esperienza di
governo del 1994, ed ora è su questo fatto indagato dall'antitrust europeo); se si toglie la
tassa di successione, a me che ho beni per 200 mila dollari ne viene un risparmio di 4
mila dollari, ma a lui che ha beni per oltre 20 miliardi di dollari va un beneficio immenso;
se si decide di passare alla sanità privata egli ha compagnie di assicurazioni già pronte
allo scopo; se si deve assegnare una nuova licenza per la telefonia mobile, avendo egli
interessi in tale settore (Blu), penserà certamente alla sua compagnia,.....; e poiché gli
interessi del personaggio sono ovunque, non vi è provvedimento governativo che non lo
vedrà come persona che decide per i suoi interessi personali.
3) contraccambiare i poteri forti del loro sostegno. La detassazione degli utili reinvestiti,
con operazioni definibili come partite di giro sono ben accette da tutti i nostri industriali
(esluso Marzotto che, da vecchio liberale, rifiuta queste operazioni meschine che
offendono la categoria degli industriali). Le scorribande all'acquisizione a prezzi
stracciati di tutte le aziende di Stato che vanno privatizzandosi, vengono non solo
permesse ma auspicate (già Agnelli, insieme alla EDF francese sta procedendo
all'acquisizioni dell'azienda elettrica italiana - ENEL - mentre Pirelli e Benetton stanno
comprando il colosso delle telecomunicazioni Telecom. È lo smembramento del vecchio
sistema di potere che aveva nell'azionariato popolare un punto di forza; ora pochi grandi
gruppi si stanno impadronendo del Paese). Il forte impegno sulla precarizzazione del
lavoro, sulla libertà di licenziamento, sull'attacco frontale ai sindacati, mostra la volontà
applaudita da Confindustria dello smantellamento del welfare, conquistato in Italia in
oltre cento anni di dure lotte operaie.
4) privatizzare tutto in nome del peggiore liberismo ed anche per contraccanbiare gli
alleati della Lega e cattolici conservatori (che ci tengono molto al finanziamento delle
scuole confessionali, alla revisione della legge sull'aborto, al non permettere ricerche su
cellule staminali, all'opporsi sempre comunque ad ogni avanzamento scientifico). La
scuola la si vuole regionalizzare e quindi piano piano privatizzare equiparandola, in
termini di spesa da parte dello Stato, a quella confessionale (occorre dire che la
tradizione italiana ha visto sempre le scuole private e confessionali ai margini del
sistema educativo che per oltre il 98% è pubblico e gestito in modo centralizzato dallo
Stato). Lo stesso dicasi per la sanità, con sommo beneficio per le compagnie di
assicurazioni in cui Berlusconi ha importanti interessi. Ed anche per le imposte che non
saranno più pagate al centro (se non in minima parte), ma andranno alle singole Regioni
per compensare la Lega ma con la conseguenza che le zone più svantaggiate del Paese
(che peraltro hanno votato per questo governo) lo saranno sempre di più. Si parla poi di
polizie regionali, e cose simili che tendono a rompere lo Stato Unitario neppure per
passare ad una qualche organizzazione federale, ma semplicemente ad uno
sfrangiamento avventurista che porterà a reazioni imprevedibili e dure.
Prima di andare oltre è utile dire che, tra le prime azioni di questo governo vi è stata
la "denuncia" di un buco nelle finanze dello Stato (addirittura vi sarebbe una voragine
nel bilancio che si aggirerebbe intorno ai 50 mila miliardi). È utile si sappia che il
bilancio dello Stato è un atto pubblico, sempre disponibile alla consulta da parte
dell'opposizione. Questa cosa poteva essere scoperta prima delle elezioni. Ma in realtà il
piano era preordinato: poter dire agli elettori di destra che tutte le mirabolanti promesse
(salvo quelle che riguardano i potenti) non potranno essere mantenute per colpa del
centro sinistra che ha falsificato i bilanci che, ricordiamolo, sono sempre sotto il vigile
controllo della UE e del FMI (e quindi Berlusconi ed il suo governo considerano
imbecilli i propri elettori).
IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEI PRIMI CENTO GIORNI
Vediamo ora in dettaglio qual'è il programma di questo governo nel suo insieme per
i primi 100 giorni (iniziati l'11 giugno).
E' una poderosa manovra economica di oltre 50 articoli il
primo intervento del governo di Silvio Berlusconi sull'economia.
Si tratta di un gigantesco intervento, nella forma del disegno di
legge che propone di riformare aspetti strategici dell'economia
italiana. Si va dalla annunciatissima abolizione dell'imposta sulla
successione (articolo 47) che prevede che se il valore della quota
spettante a ciascun beneficiario è superiore all'importo di 350
milioni di lire "si applicano, sulla parte di valore della quota che
supera i 350 milioni di lire, le aliquote previste per il
corrispondente atto di trasferimento a titolo oneroso", a un
contratto di lavoro europeo, al piano di emersione dell'economia sommersa, fino agli
incentivi fiscali per gli investimenti e lo sviluppo, alla delega per la riforma del diritto
societario, alla riorganizzazione dell'amministrazione, alla liberalizzazione delle
ristrutturazioni immobiliari e a nuove norme per la "new economy". Un progetto
ambizioso e complesso di cui viene pubblicata la prima bozza, quella entrata nel
Consiglio dei ministri del 28 giugno 2001.
A che punto siamo sui primi cento giorni che vanno contati a partire dall'11 giugno ?
PIÙ IN DETTAGLIO I PRIMI CENTO GIORNI ED OLTRE
Fase 1: entro i primi cento giorni.
1. Legge Tremonti
Per rilanciare lo sviluppo con la detassazione degli investimenti e delle nuove assunzioni
di lavoratori. -Legge Tremonti: è quella di cui ho già detto e che detassa le imprese per
quanto reinvestono nelle medesime.
2. Azzeramento della tassa sulle successioni e sulle donazioni
Per eliminare, una volta per tutte, l'odiosa tassa sulle successioni e sulle donazioni che
grava ingiustamente sulle famiglie e sulla filiera produttiva del Paese. -Anche
dell'azzeramento della tassa di successione ho già detto. Occorre solo aggiungere che
una tale legge già esisteva per proteggere i meno abbiente: un cittadino poteva donare i
sui beni o lasciarli in eredità esentasse fino a 350 milioni di lire per ogni erede. Sul resto
si pagava una tassa del 2%. Ora anche i giganteschi patrimoni, come quello di
Berlusconi che ha 65 anni, saranno esenti da ogni tassa!
3. Blocco istantaneo della riforma dei cicli scolastici e della riforma universitaria
Essenziale per ripartire con una vera riforma della scuola e dell'Università. -Intanto il
governo ha bloccato la riforma della scuola che attendeva tale intervento dal 1923,
quando vi fu quella realizzata dal nascnte Fascismo (Riforma Gentile). Su tale riforma
da quattro anni lavoravano centinaia tra i più prestigiosi studiosi ed esperti d'Italia.
4. Legge obiettivo
Per migliorare la vita dei cittadini realizzando le nuove opere pubbliche necessarie per la
modernizzazione del Paese: autostrade, raccordi, passanti, ferrovie, ponti, metropolitane,
reti idriche, ecc. -La legge obiettivo rappresenta invece un favore ai referenti di dubbia
moralità di Forza Italia: si vogliono liberalizzare gli appalrti e non renderli più soggetti a
tanti controlli. Il fine dichiarato è l'agilizzazione (pure auspicabile) il fine vero è togliere
di mezzo quella norma che bloccava a appalti quando vi fosse il sospetto che dietro
all'appaltatore vi fosse la mafia.
5. Contratto di lavoro europeo
Per convergere con l'Europa in materia di contratti di lavoro, garanzie, flessibilità,
mobilità, partecipazione. La libertà di assumere, così consentita alle imprese, offre ai
giovani straordinarie opportunità di ingresso nel mondo del lavoro. -Contratto di lavoro
europeo non è altro che lo svincolare il lavoratore da qualunque tutela sindacale. Creare
assoluta precarietà nel lavoro. Porre vicoli al diritto di sciopero. Porre vincoli all'attività
sindacale che è espressamente riconosciuta dalla Costituzione.
6. Riemersione del sommerso
Per riportare nella legalità, in base ad un preciso e conveniente piano di "rientro", una
parte rilevante dell'economia che finora è stata costretta nel sommerso. -Riemersione del
sommerso. Consiste nel dare agevolazioni fiscali a tutti coloro che producono di
nascosto e sono sconosciuti al fisco. È una richiesta della Confindustria fatta in modo
che vi sia concorrenza leale (la stessa Confindustria che invece va a produrre in Romania
dove paga un decimo dei salari italiani con conseguente disoccupazione dei nostri
operai).
7. Padroni a casa nostra
Per rendere libera, senza più obbligo di ottenere "permessi" o "concessioni", la
ristrutturazione interna alle case, ai negozi, ai laboratori, alle fabbriche, ecc., che non
deve naturalmente apportare alterazioni ai muri portanti, al volume complessivo degli
edifici ed agli esterni. Proroga delle agevolazioni fiscali per l'edilizia. -Padroni a casa
nostra è la volontà di continuare a distruggere il nostro paesaggio con abusivismo
selvaggio e riduzione progressiva di tutti i parchi ed aree protette (un clamoroso esempio
di ciò già si è avuto in Sicilia con la sanatoria di 270 mila abusi edilizi: si trattava in
grandissima parte di seconde case e villette costruite in riva al mare o a ridosso delle
aree protette dei templi di Agrigento).
8. Lasciateci lavorare!
Per ridurre all'essenziale la burocrazia, sfoltendo la miriade di adempimenti che
condizionano l'attività imprenditoriale e liberando così imprese ed artigiani da oneri
inutili ed impropri.
9. New Economy
Per modernizzare la nostra economia allineandola a quella dei Paesi più sviluppati, per
renderla competitiva e per attirare in Italia capitali esteri. Per realizzare "portali" su cui
domanda ed offerta di lavoro si incrocino liberamente senza l'intermediazione degli
uffici di collocamento. Detassazione del "venture capital". Detassazione e incentivi per
richiamare i giovani laureati italiani che lavorano all'estero. Riforme "a costo zero" delle
leggi in materia di strumenti ed operazioni finanziarie internazionali, per catturare e
convogliare in Italia capitali dall'estero.
10. Le invenzioni sono degli inventori
La proprietà delle "invenzioni" realizzate nelle Università e nei laboratori pubblici deve
essere degli inventori, professori e ricercatori, che avranno così il diritto di registrarle a
loro nome e, su questa base, la possibilità di attirare il capitale finanziario necessario per
svilupparle. Alle Università ed ai laboratori pubblici competerà un terzo dei guadagni
ottenuti dagli inventori. Su questa base, capitali ed idee potranno incontrarsi all'interno
di un processo positivo di accelerato sviluppo del Paese.
11. Nuovo diritto societario
Per riformare, sulla base del testo già discusso in Parlamento, la legi-slazione societaria:
meno burocrazia e più "governance" nella gestione dell'economia. - Nuovo diritto
societario. Ecco una cosa vergognosa che fa a pugni con il progetto previsto al punto 6.
Si vuole depenalizzare il reato di "falso in bilancio". Intanto, come ho scritto nel
precedente articolo, Berlusconi ha vari procedimenti in tal senso (e naturalmente la legge,
alla faccia della certezza del diritto!, sarebbe retroattiva). Quindi questo provvedimento è
del tutto assurdo. Ma, come hanno scritto eminenti economisti in Italia, permettono di
nascondere alla grande industria ciò che si chiede alla piccola impresa artigianale di
tirare fuori, Ma c'è una ulteriore aggravante: il fatto che imnprese straniere non verranno
ad operare in un Paese dove è legale il falso in bilancio poiché esse vivono proprio della
trasparenza che è un fatto dovuto a chi investe in borsa. Ancora: il falso in bilancio in
Italia è sempre servito per costruire un fondo di denaro sporco con cui creare clientele e
corruzione. È stato la base con cui si sono costruite tutte le corruttele fino al 1992
quando Mani Pulite spazzò via tutte queste vergogne. Ora Berlusconi, figlio di quel
sistema, come abbiamo già visto, tende al ripristino di esso. Ma non basta, a lato di
questa operazione, se ne porta avanti un'altra di altrettanta gravità: si vogliono tassare le
cooperative come se fossero una qualunque azienda privata. Il movimento di tali
cooperative, iniziate con le prime organizzazioni socialiste ed operaie, è sempre stato
alla base in Italia di consumo a minor prezzo e di un incentivo ai lavoratori per produrre
uniti. Si intravvede qui una sorta di operazione di colpire l'opposizione che ha nelle
cooperative un suo punto di forza.
12. Devoluzione
Avvio del processo di devoluzione alle Regioni di maggiori competenze: - in materia di
sanità. La competenza in materia di sanità sarà trasferita alle Regioni, sotto l'esclusivo
vincolo dei principi costituzionali e delle Direttive comunitarie; - in materia di istruzione
e formazione. La legislazione statale definisce l'ordine degli studi, gli standard e i
contenuti dell'insegnamento, le condizioni per il conseguimento e la parificazione dei
titoli di studio. Le Regioni acquisteranno competenza in materia di organizzazione
scolastica, di offerta dei programmi educativi, di governo degli istituti scolastici. Il
massimo grado possibile di libertà di insegnamento, e la più elevata possibile
retribuzione del personale, dovranno essere considerate dalle Regioni come la forma
prioritaria di investimento in modernizzazione; - in materia di sicurezza a vantaggio dei
cittadini e della loro proprietà, per una più efficace azione di prevenzione e repressione
sul territorio dei cosiddetti "piccoli crimini". Che per i cittadini sono, in realtà, grandi
crimini. - La devoluzione è ciò cui tiene di più la Lega. Assegnare alle Regioni molte
competenze che ora sono dello Stato (sanità, scuola, polizia, tasse fino al 70% almeno,
nelle prime proposte della Lega). Si tratterà di vedere fino a che punto sarà spinta perché
la proposta e la sua applicazione potrebbe diventare eversiva mettendo in discussione
l'Unità nazionale su questioni economiche e basta!
Fase 2 : entro i primi 9 mesi
1. Aiuti fiscali al Sud
Per far crescere il Sud grazie ad un piano di aiuti fiscali pienamente compatibile con le
normative europee.
2. Avvio del piano di costruzione di nuove opere pubbliche
Sulla base del nuovo risolutivo strumento legislativo, costituito dalla "Legge obiettivo",
avvio del piano di modernizzazione del Paese: autostrade, raccordi, passanti, ferrovie,
ponti, metropolitane, reti idriche, ecc.
3. Legge e ordine, immigrazione e sicurezza
Stop all'immigrazione clandestina e rinvigorimento della lotta alla criminalità. Esclusi i
casi umanitari, entra in Italia solo chi vuole lavorare e ne ha la realistica possibilità. Non,
come finora, quote di extracomunitari, ma quote di operai, di falegnami, di infermieri,
ecc., con in mano un contratto di lavoro. Detassazione degli aiuti indirizzati nei Paesi di
origine dell'immigrazione.
4. Privatizzazioni e liberalizzazioni
Avvio della fase finale di privatizzazione delle società e dei beni che sono ancora, senza
ragione, in mano allo Stato; privatizzazione delle reti di distribuzione (di luce, acqua, gas,
ecc.); abbassamento di tariffe e bollette, conseguente ad una reale liberalizzazione del
mercato; ottimizzazione della gestione finanziaria del patrimonio pubblico. In occasione
della conversione della lira nell'euro, un piano di attrazione in Italia di capitali esteri e di
incentivazione al rientro in Italia dei capitali di origine italiana. 5. Riforma della
previdenza ed incentivi alla natalità Integrazione sino ad un milione di reddito
complessivo delle pensioni minime. Avvio, sulla base del trattamento di fine rapporto
(TFR), della previdenza complementare attraverso il lancio dei fondi pensione "aperti".
Incentivi alla natalità ed alla realizzazione di asili nido, perché la vera riforma delle
pensioni si fa con la crescita della popolazione.
6. Riforma fiscale
Avvio della riforma fiscale. Per pagare aliquote oneste (23%, 33%) su imponibili onesti,
concentrando le esenzioni sino ai 22 milioni e le deduzioni per carichi familiari
soprattutto sui redditi bassi e medi, in modo da ottenere una "giusta imposta". Per ridurre
il numero delle tasse da oltre 100 a solo 8. Contrasto all'evasione. Concordato fiscale
"preventivo" per commercio, artigianato e piccola impresa. L'imprenditore può così
finalmente pensare soltanto a lavorare, a produrre, a creare nuovi posti di lavoro. Con
uno Stato che finalmente si fida di lui. Contestuale eliminazione degli adempimenti
fiscali inutili. Progressiva eliminazione dell'assurdo costituito da un'imposta come
l'IRAP.
7. Europa, agricoltura, ambiente
Crescente concentrazione non solo della nostra politica estera sui temi tradizionali della
politica occidentale, ma della nostra politica europea sugli interessi dell'agricoltura e
delle piccole e medie imprese. Difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini.
8. Rivisitazione del complesso delle leggi
Costituzione ed avvio del lavoro delle commissioni incaricate della riforma dei Codici e
della redazione dei nuovi Testi unici.
Fase 3 : entro il secondo anno.
A questo punto, il processo di radicale riforma dell'Italia si consolida ed intensifica:
1. Una nuova scuola, una nuova Università
Dopo la sospensione della riforma dei "cicli scolastici", attuazione della nostra riforma e
del nostro "Piano per la scuola e per l'alfabetizzazione digitale", basato tra l'altro sulle tre
"i" di "Inglese, Internet, Impresa". Piena autonomia delle Università e
"sponsorizzazione" delle Università e della ricerca scientifica da parte delle Fondazioni
bancarie.
2. Processo giusto e veloce
Riforma e velocizzazione del processo civile. Per dare ai cittadini giustizia vera nel
tempo giusto.
3. Agricoltura
Emanazione di un "Codice agrario" e di un "Codice ambientale".
4. Piano decennale per le Grandi Opere
Cantierizzazione delle principali opere pubbliche previste dal Piano.
Fase 4 : entro il terzo anno
1. Piano per il Sud
Progressivo avanzamento del "Piano per il Sud", verifica dei risultati ottenuti con gli
incentivi fiscali, con la formazione dei giovani per il settore turistico e con il rilancio del
turismo, ecc.
2. Stato e Internet
Radicale riorganizzazione, via informatizzazione e digitalizzazione, di tutto l'apparato
pubblico. Non i cittadini al servizio dello Stato, ma lo Stato al servizio dei cittadini. Non
solo uno Stato che produce servizi pubblici migliori ed in tempo reale. Ma uno Stato che
si mette a disposizione dei cittadini, a supporto della loro attività, come "banca dati",
aprendo o partecipando all'apertura di "portali", ecc.
3. Legislazione fiscale
Emanazione del "Codice fiscale" col passaggio da migliaia e migliaia di leggi fiscali ad
un solo Codice di leggi scritte in forma semplice e chiara.
4. "Piano decennale per le Grandi Opere"
Verifica continuativa delle prosecuzioni dei lavori e degli stati di avanzamento delle
opere.
Fase 5 : entro il quarto anno
1. Codificazione
Adozione dei grandi corpi legislativi, costituiti da Codici o da Testi unici, che da un lato
eliminano le leggi vecchie ed inutili; dall'altro lato concentrano e stabilizzano quella
parte della legislazione che è davvero utile per la vita contemporanea. Nuovi 4 Codici
fondamentali: Codice civile, Codice di procedura civile, Codice penale, Codice di
procedura penale.
2. "Piano decennale per le Grandi Opere"
Verifica continuativa delle prosecuzioni dei lavori e degli stati di avanzamento delle
opere.
3. Riforma dello Stato
Attribuzione ai cittadini del diritto di scegliere direttamente da chi essere governati,
riforma elettorale basata sul modello regionale, riduzione del numero dei parlamentari.
Fase 6: completamento della legislatura
Completamento della realizzazione degli obiettivi del Piano di Governo:
1) Abbattimento della pressione fiscale sino al 33% del PIL + il costo degli interessi sul
debito pubblico.
2) Attuazione completa del Piano per la difesa dei cittadini e per la prevenzione dei
crimini.
3) Dimezzamento del tasso di disoccupazione con la avvenuta creazione di almeno un
milione e mezzo di nuovi posti di lavoro.
4) Avanzamento per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per
le Grandi Opere". Al termine della legislatura il Paese sarà cambiato e modernizzato e
sarà cambiata in meglio la vita di tutti.
LO SPETTACOLO DEL GRANDE CLOWN
In diretta Tv (quella di Stato), poco prima della scadenza elettorale; Berlusconi si
presentò con una farsa memorabile. Firmò un patto con gli italiani in diretta TV. Tale
patto riportava 5 vaghe promesse elettorali e Berlusconi si impegnava a non ripresentarsi
candidato se non ne avesse mantenute almeno quattro. È appena superfluo ricordare che
un contratto se non è firmato dalle due parti è nullo.In ogni caso tale patto è privo di ogni
promessa concreta e non dice nulla di più oltre a quanto si sa del clown e bugiardo
Berlusconi.
IL GOVERNO IN AZIONE
Vediamo, retrocedendo fino al fatidico 13 maggio le singole azioni di questo
governo e dei suoi rappresentanti.
20 luglio 2001 / IL MANGANELLO DEL GOVERNO BERLUSCONI
Indro Montanelli, qualche giorno prima delle elezioni di maggio,
dichiarò: «Berlusconi governerà nell'unico modo che conosce: con il
manganello, la menzogna e la corruzione». Tutti pensammo: esagera;
menzogna e corruzione sì, ma il manganello...! Sbagliavamo noi e aveva
ragione lui. Ora Montanelli, uomo vecchio e di destra, è morto e
l'opposizione a Berlusconi ha perso una voce che tanti più giovani e di
sinistra non sanno e non vogliono far sentire. E il manganello si è, alfine,
materializzato: a Genova i pochi violenti sono stati lasciati agire
indisturbati, i tantissimi pacifici sono stati attaccati, picchiati, torturati, sequestrati. Una
situazione cilena. Da Garage Olimpo, ha scritto il senatore Nando dalla Chiesa,
testimone oculare delle violenze. Il "garantismo" di Berlusconi e soci (ieri proclamato in
difesa di tangentisti e mafiosi) ora lascia il posto alla sospensione dei diritti, alle violenze
commesse in divisa, agli arresti senza garanzia alcuna, ai cittadini sequestrati e
trasformati in desaparecidos. Sì, aveva ragione Montanelli: Berlusconi sta governando
con la menzogna, la corruzione e il manganello.
24 luglio 2001 / TRAPPOLA BLU
Sapete da dove è nato il buco nei conti dello Stato? Dalla superspesa sanitaria dei
"governatori" regionali di destra (prima di tutti Roberto Formigoni). Ma anche dalla
trappola Blu. Ricordate l'asta per le licenze dei telefonini Umts? Il governo di
centrosinistra contava di guadagnarci almeno 50 mila miliardi. Invece scattò il
trappolone: Blu (presidente Giancarlo Elia Valori, tra gli azionisti la Mediaset di Silvio
Berlusconi) si ritirò a sorpresa e alla fine l'incasso fu di soli 23 mila miliardi. Ora è
aperta un'inchiesta giudiziaria e oggi, 24 luglio, è previsto il primo interrogatorio, quello
di Valori.
19 luglio 2001 / FALSO IN BILANCIO: ECCO IL COLPO DI SPUGNA
Si diceva: andrà al governo e prima o poi farà delle leggi per salvarsi dai processi.
Sbagliato: non prima o poi, ma subito. Silvio Berlusconi non aspetta neppure qualche
mese, così, per simulare decenza. Le commissioni Finanza e Giustizia della Camera
hanno approvato, con l'opposizione del centrosinistra, una riforma del falso in bilancio (è
il reato che gli viene contestato nei tre processi più rischiosi tra quelli che Berlusconi ha
in corso): da "reato di pericolo" diventa "reato di danno", se non arreca danno
patrimoniale a soci e creditori ha pene ridotte (massimo 1 anno e 6 mesi), se riguarda
una società non quotata si procede soltanto per querela di parte, non potranno più essere
disposte intercettazioni telefoniche, i termini per la prescrizione sono accorciati, le
informazioni omesse o false dovranno essere "rilevanti" (?). Niccolò Ghedini, uno degli
avvocati di Berlusconi che Silvio ha fatto eleggere deputati, ha fatto passare, in più, una
clausola d'oro: sono affidate al governo (cioè a Berlusconi) le norme transitorie per i
procedimenti penali in corso (cioè i processi in cui è imputato Berlusconi). Giustizia faida-te.
Luglio 2001 / LA BANDA DEL BUCO
Ma quant'è il buco nei conti dello Stato? Il ministro dell'economia Giulio Tremonti ogni
giorno ne dice una diversa: c'è la versione mini, per i documenti ufficiali; c'è la versione
midi, per la stampa (almeno a giorni alterni); e c'è la versione maxi, per la propaganda.
Perfino le autorità dell'Unione europea (con plauso del "Financial times") hanno tirato le
orecchie al responsabile italiano dell'Economia: ma come, dobbiamo venire a sapere le
cifre dei conti italiani dalla tv?
17 luglio 2001 / GIURARE IL FALSO PER SILVIO
Condannati due stretti collaboratori di Silvio Berlusconi: Marinella Brambilla, ex
segretaria del Berlusconi imprenditore e attuale segretaria del Berlusconi presidente del
Consiglio; e Niccolò Querci, ex segretario di Marcello Dell'Utri, poi collaboratore di
Berlusconi e oggi vicepresidente di Rti-Mediaset. Sono stati condannati a due anni e
mezzo di reclusione (il doppio della pena chiesta dal pubblico ministero) per falsa
testimonianza: per aver mentito, sotto giuramento, ai fini di occultare un "grave indizio"
della "responsabilità personale" di Berlusconi nel pagamento di tangenti alla Guardia di
finanza. Hanno giurato il falso, secondo la sentenza, quando hanno sostenuto che
Berlusconi non incontrò Massimo Maria Berruti a Palazzo Chigi, nel 1994, per
accordarsi con lui sulle mosse da fare nei confronti dei finanzieri, ex colleghi di Berruti,
da convincere a non fare il nome di Berlusconi a proposito delle tangenti Mondadori.
Luglio 2001 / AVVOCATI, E' CARNEVALE!
Due sentenze fanno reagire il mondo politico. Corrado Carnevale, il giudice
ammazzasentenze tanto amico di Andreotti, è condannato a sei anni, in appello, per
concorso esterno in associazione mafiosa. I neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi,
Giancarlo Rognoni sono condannati all'ergastolo per la strage di Piazza Fontana (12
dicembre 1969, 32 anni fa). Scattano subito i commenti di Gaetano Pecorella (avvocato
di Zorzi, deputato di Forza Italia, presidente della commissione Giustizia della Camera):
"E' una sentenza politica". E di Carlo Taormina (avvocato di Maggi, deputato di Forza
Italia, sottosegretario all'Interno): "Con la penna rossa si sta riscrivendo la storia d'Italia".
Per fortuna ci pensa il ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, a tirare le
orecchie ai due (che i tanto vituperati leghisti siano alla prova dei fatti la parte migliore
della coalizione di destra?): "All'interno del governo dovrà esserci una riflessione
approfondita: molte delle persone che fanno queste dichiarazioni sono avvocati, quindi
in qualche modo sono coinvolte in queste vicende". Il conflitto d'interessi, nella
Repubblica delle Banane, dilaga, si diffonde, diventa un titolo di merito. Al di là degli
strepiti dei due avvocati-politici, restano due fatti (inquietanti): il presidente della prima
sezione della suprema Corte di cassazione, che negli anni ha cancellato decine e decine
di condanne nei processi di mafia, di stragi ed eversione, è riconosciuto colpevole di
essere stato in combutta con Cosa nostra; e la madre di tutte le stragi italiane è addebitata
ai neofascisti, ma con una regia di Stato. Bel Paese, l'Italia...
Giovedì 21 giugno 2001 / GIUSTIZIA, È ARRIVATA LA SIGNORA VESPA
Ministro, lo sappiamo, è l'ingegner Roberto Castelli, leghista, esperto di acustica (ha
un'azienda si occupa, appunto di isolamento acustico). Come sottosegretario ha però a
disposizione un tecnico che di giustizia se ne intende, Iole Santelli, che, a scanso
d'equivoci, proviene dalla studio di Cesare Previti. Se non basta, c'è il consiglio di
gabinetto, dove è stata chiamata Augusta Iannini, fino a oggi magistrato a Roma. Chi è
Iannini? È la moglie di Bruno Vespa, ma questi sono fatti suoi. Sono invece fatti nostri
le vicende in cui Iannini è coinvolta. È stata indagata a Perugia (sede competente a
giudicare sui magistrati di Roma) per abuso d'ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio, a
proposito dell'inchiesta Tav (Alta velocità); nel 1999, comunque, la sua posizione è stata
archiviata. Ma Iannini è stata soprattutto uno dei protagonisti del famoso incontro al bar
Tombini di Roma: nel gennaio 1996, quando la procura di Milano stava indagando sulle
toghe sporche romane (Renato Squillante e soci, oggi sotto processo per aver venduto e
comprato sentenze per favorire Silvio Berlusconi), al bar Tombini si trovano, a
confabulare della situazione nel palazzo di giustizia, i magistrati Renato Squillante,
Augusta Iannini, Roberto Napoletano, insieme all'avvocato di casa Berlusconi Vittorio
Virga. I quattro scoprono in un portacenere una microspia: i magistrati di Milano li
stavano intercettando, temendo che stessero discutendo della (e interferendo sulla)
delicatissima indagine in corso sul palazzo di giustizia di Roma e le sue toghe sporche.
Ora uno dei quattro del bar Tombini è al ministero della Giustizia. Chissà che cosa
consiglierà, se si dovrà discutere, un domani, di iniziative da prendere nei contronti dei
magistrati di Milano...
Mercoledì 20 giugno 2001 / SI COMINCIA GIA' A PARLARE DI AMNISTIA
Gli avvocati di Silvio cominciano già a parlare di amnistia per Tangentopoli. Ieri ci ha
provato Memmo Contestabile. Berlusconi ha detto che lui di amnistia non ha parlato:
certo, altrimenti perché pagare (e far eleggere) tanti avvocati? La proposta Contestabile è
indecente: non solo perché sarebbe la pietra tombale su Tangentopoli, non solo perché
sembra fatta su misura per il suo padrone Silvio, ma anche perché premierebbe i colletti
bianchi – politici, funzionari, imprenditori – discriminando i poveri cristi che affollano le
carceri per tanti altri reati anche meno gravi della corruzione. Fra l'altro: che
Tangentopoli non sia finita, ma sia più in corso che mai, è dimostrato dalle tante indagini
su mazzette e corruzione aperte in questi mesi.
Mercoledì 13 giugno 2001 / IL GRANDE RITORNO
Sono tornati, questo è chiaro. Ma non hanno neppure cercato di mascherarlo: hanno
messo le stesse persone negli stessi posti, come nei governi di pentapartito degli anni
Ottanta: Maurizio Sacconi (ex Psi) è tornato a fare il sottosegretario al Lavoro,
Francesco Nucara (Pri) è tornato (dopo qualche disavventura giudiziaria) a fare il
sottosegretario ai Lavori pubblici, Margherita Boniver è tornata a fare il sottosegretario
agli Esteri, Francesco Colucci (ex Psi) è di nuovo (dimenticati arresti e processi)
questore della Camera. Alcuni hanno fatto carriera e sono passati dalle seconde e terze
file alla prima: Giuseppe Pisanu (ex sottosegretario democristiano) è ministro per
l'attuazione del programma di governo (che dev'essere qualcosa di simile alla musiliana
Azione Parallela). E poi c'è Carlo Giovanardi, c'è il democristiano doc Claudio Scajola...
Il pentapartito degli anni Ottanta, più i fascisti (Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri,
Mirko Tremaglia, Gianni Alemanno...). E i leghisti, naturalmente....
Lunedì 11 giugno 2001 / IL GOVERNO DELLA VERGOGNA
Giurano i ministri del secondo governo Berlusconi. È reso noto l'elenco dei
sottosegretari. Nomi da far rimpiangere la cosiddetta Prima Repubblica. Solo qualche
esempio, per cominciare. Ministro dell'Interno è Claudio Scajola, uno che ha conosciuto
le celle del carcere perché, coinvolto nello scandalo dei casinò, fu arrestato e rinchiuso
per mesi a San Vittore. Tra i sottosegretari all'Interno, Antonio D'Alì, uno che ha avuto
come fattore il boss di mafia Matteo Messina Denaro, uno degli attuali capi di Cosa
nostra. E una grande tenuta di famiglia, a Castelvetrano, dopo essere passata di mano è
stata confiscata, perché ritenuta proprietà di Totò Riina. Alla Difesa c'è il piduista
Antonio Martino .
Venerdì 1 giugno 2001 / GRILLI E LUPI, POVERO PARLAMENTO
Il senatore Luigi Grillo (Forza Italia) ha appena messo piede a Palazzo Madama e già
riceve un avviso di garanzia e un invito a comparire, spedito dalla procura di Milano, per
una truffa da 100 miliardi. Altri due parlamentari di Forza Italia, i deputati Maurizio
Lupi e Antonio Verro, che fanno riferimento a Comunione e liberazione e alla
Compagnia delle opere, ricevono la notizia che la procura di Milano ha chiesto per loro
un rinvio a giudizio per truffa e falso. La storia è di qualche mese fa: Lupi e Verro,
assessori a Milano, hanno fatto approvare al Comune la concessione della cascina San
Bernardo, che doveva diventare un centro polivalente con finalità sociali. Invece, con un
cambio al volo, la cascina è stata trasformata in una struttura sanitaria privata da 20 posti,
naturalmente affidata agli amici della Compagnia delle opere. L'indagine era in corso da
tempo, la richiesta di rinvio a giudizio era prevedibile. Eppure i due sono stati candidati,
sono gli unici due assessori milanesi approdati in Parlamento: sarà un caso?
Giovedì 31 maggio 2001 / LA MADONNA DI CASINI
Apre la Camera dei deputati. Eletto presidente Pierferdinando Casini, che nel suo
discorso d'insediamento ringrazia la Madonna. Forse dovrebbe ringraziare Antonio Di
Pietro (del resto, Di Pietro, ai tempi di Mani pulite, non era chiamato "la Madonna"?):
senza l'azione del magistrato che fece fuori le prime e seconde file dei politici
democristiani, Pierferdi, portaborse di Forlani e uomo di terza fila, non sarebbe mai
arrivato alla terza carica dello Stato.
Giovedì 31 maggio 2001 / PRIMO GIORNO, PRIMO ARRESTO
Primo giorno, primo arresto. Appena aperta la Camera, è arrestato Gianstefano Frigerio,
ex democristiano (come Casini), ex cassiere delle tangenti della Dc lombarda, tre volte
arrestato, con tre condanne definitive sul groppone. Tutto ciò non gli ha impedito di
diventare consigliere politico di Silvio Berlusconi fin dalla nascita di Forza Italia, e
direttore del centro studi del partito. Come mai Berlusconi gli ha dato una candidatura
sicura, in Puglia, malgrado fosse un condannato definitivo, in attesa soltanto che il
giudice dell'esecuzione terminasse i conteggi della pena? Evidentemente Frigerio è
uomo ancora potente, con ancora tante cose da dire o da tacere (ricordate "l'Italia dei
ricatti" di cui parlava Gherardo Colombo in una sua famosa intervista?).
Mercoledì 30 maggio 2001 / PERA SOTTO LE PARTI
Eletto il nuovo presidente del Senato. A sorpresa, non è Domenico Fisichella (che se ne
va sbattendo la porta), ma Marcello Pera, che si stava preparando per diventare invece
ministro della Giustizia. Pera fa il suo discorso (con una mano in tasca: l'etichetta
istituzionale, o la buona educazione, non sono più di moda) e lo applaude anche
l'opposizione. Ma che cosa c'è da applaudire? L'affermazione secondo cui sarà un
presidente al di sopra delle parti? Ma Pera ha affermato, per esempio, che darà alla Rai
una guida finalmente competente: è questo essere sopra le parti? Con quell'affermazione
ha già giudicato (incompetente) il Consiglio d'amministrazione in carica, si è arrogato un
diritto che non è del presidente del Senato, ma semmai della Commissione bicamerale di
vigilanza.
Lunedì 28 maggio / PREVITI-FININVEST E MANCA-RAI
Udienza interessante (naturalmente i giornali non ne hanno parlato) al processo toghe
sporche-Sme. Il processo è quello in cui alcuni imputati (tra cui Silvio Berlusconi e
Cesare Previti) sono accusati di aver comprato le sentenze di alcuni giudici romani (tra
cui Filippo Verde). È interrogato, come testimone, Enrico Manca, ex dirigente del Psi ed
ex presidente della Rai. Il pubblico ministero Ilda Boccassini gli chiede dei suoi rapporti
con Previti. E Manca, a sorpresa, tira fuori una storia inedita: Previti negli anni Ottanta
mi ha costituito e poi gestito un "tesoretto" in Svizzera. Manca si affretta a spiegare:
erano 400 milioni di mia madre, 800 milioni provenienti dalla vendita di una casa...
«Quando c'era bisogno di soldi in Italia, gli chiedevo di trasferirmeli e ciò avveniva con
il sistema delle compensazioni». Tutto ciò, fino al marzo 1996, quando Previti è messo
sotto inchiesta e il giudice Renato Squillante viene arrestato. «Allora chiusi quel conto».
Curioso: Previti, l'avvocato della Fininvest, accende e gestisce un tesoretto a Manca,
presidente della Rai. Come se Previti fosse un banchiere privato, un gestore di capitali. E
proprio nel periodo in cui la Rai abbassa il livello di competizione, di mercato e di
programmazione, con le reti Fininvest. Curioso, no? (Ps: il giudice Verde fu quello che
emise la sentenza secondo cui Manca, il cui nome era stato ritrovato negli elenchi della
P2, non apparteneva alla P2).
Mercoledì 23 maggio 2001 / BERLUSCONI SU FALCONE
Silvio Berlusconi fa pubblicare sul Foglio (uno dei suoi quotidiani) un suo articolo su
Giovanni Falcone, nell'anniversario della strage di Capaci. Un articolo furbo,
istituzionale, pieno di elogi per "un grande italiano", "un magistrato competente e
coraggioso". Non senza qualche sottolineatura: contro le "generalizzazioni ideologiche"
e le "propalazioni a sfondo calunnioso". È il solito gioco, mettere Falcone contro i
Caselli e i magistrati antimafia di oggi: Falcone (morto) è buono, i magistrati di oggi
(vivi) sono cattivi. Tranne Piero Grasso, il procuratore che ha preso il posto di Caselli a
Palermo, a cui Berlusconi riconosce il merito di aver "lanciato un composto allarme"
contro la criminalità. Certo, anche Falcone ha un difetto: fece il maxiprocesso di
Palermo. Ma, scrive Berlusconi, il maxiprocesso fu "una scelta difficile legata
all'emergenza determinata dalle guerre di mafia": come a dire che oggi, non essendoci
guerre di mafia in corso, un maxiprocesso non sarebbe da fare. Finita l'"emergenza", è
tempo di "composti allarmi".
Domenica 20 maggio 2001 / LIBRI, CONFLITTO D'INTERESSI
Salone del Libro di Torino. Ennesimo caso di conflitto d'interessi: oltre a quello nei
campi della giustizia, delle tv, delle assicurazioni, delle banche, dei giornali, dell'edilizia
eccetera eccetera... c'è anche l'editoria libraria. Alcuni editori (tra cui Mondadori, di
proprietà di Silvio Berlusconi) sono favorevoli ai supersconti sui libri, praticati dalla
grande distribuzione; altri editori (soprattutto quelli piccoli) sono contrari, perché i
supersconti favorisconi pochi best-seller, finiscono per penalizzare invece i libri di
catalogo e i piccoli editori, e uccidono le librerie. Quando si dovrà fare una legge sul
settore, da che parte si schiererà Berlusconi?
Giovedì 17 maggio 2001 / IL PROGRAMMA DELLA CARLUCCI
Gabriella Carlucci, deputata appena eletta a Trani, è intervistata dal Corriere della sera.
L'occhiello dell'articolo promette: «I piani di Gabriella Carlucci dopo l'elezione con
Forza Italia». Avrà piani legislativi per lo spettacolo? per la cultura? per lo sport, al
quale è tanto affezionata? No. I suoi piani sono: tornare alla Rai e condurre un nuovo
programma televisivo. Proprio così! Dichiara la onorevole Carlucci: «Coltivo un sogno.
Tornare in Rai, lasciare la Mediaset comunista dove non paga la bravura ma soltanto
essere in linea con chi comanda» (e cioè Giorgio Gori, Maurizio Costanzo...). Dunque,
Mediaset è comunista, secondo la onorevole, che, dopo essersi lamentata con
l'intervistatore per le «grandi facilitazioni» che hanno avuto sulle reti Mediaset le
colleghe Alessia Marcuzzi e Cristina Parodi, rivela che vorrebbe fare in Rai «un
programma di informazione e intrattenimento». Se tutti gli eletti in Parlamento avessero
«piani» simili, pensate gli scavalcamenti di carriera e le vendette contro i colleghi che
hanno avuto la sfortuna di non essere stati eletti al Parlamento... Gli elettori di Trani ora
sanno a che cosa è servito il loro voto.
Mercoledì 16 maggio 2001 / LA STORIA SECONDO ROCCO
Intervista di Rocco Buttiglione sulla Stampa. «C'è molto da cambiare nei programmi
scolastici e nei libri di testo. I giovani non devono studiare la storia universale, ma
innanzitutto quella del loro paese. Inseguendo un astratto cosmopolitismo, si annoiano.
Devono capire la cultura in cui sono nati. Per esempio il cristianesimo. Roma è piena di
chiese. Un ragazzo che sta a Roma deve decifrare le pietre di Santa Sabina, e da lì
risalire ai precedenti latini, e greci... I programmi del governo di sinistra avevano un
approccio mondialista puntato tutto sulla storia sociale, che non fa capire quel che è
accaduto prima... La storia va rivisitata. I giovani vanno aiutati a fare un bilancio critico.
Anche sul fascismo. Bisogna spiegare ai giovani perché i loro nonni sono stati fascisti,
aiutarli a capire come il fascismo e il nazismo siano sorti nell'ottica della lotta al
comunismo. Occorrerà spiegare che alcuni resistenti hanno inteso combattere una guerra
di classe... E spiegare perché la maggioranza degli italiani abbia atteso la liberazione
senza schierarsi». Della Resistenza, il ministro cattolico-ignorantello non parla.
Giovedì 10 maggio 2001 / ROSSELLA IN CAMPAGNA
Esce, tre giorni prima delle elezioni politiche, il settimanale Panorama. Editore:
Berlusconi. In copertina: Berlusconi. All'interno, campagna elettorale per Berlusconi.
Panorama, nelle mani di Rossella, è ridotto a strumento di campagna elettorale per il
target medio-alto, mentre "Una storia italiana", inviato gratis per posta a tutte le famiglie
d'Italia, racconta l'epopea del nostro Kim Il Sung e copre il target basso.
Resta un ultimo capitolo di questa tragica storia ed i fatti di Genova lo dimostrano
ampiamente, qui è venuto fuori tutto lo spirito dei postfascisti: legge ed ordine.
Repressione di ogni cosa che possa somigliare al comunismo, come le associazioni
cattoliche che sfilavano a Genova, insieme al WWF, a Greenpeace, ecc.
ALCUNI PERSONAGGI DI QUESTO GOVERNO (e questa maggioranza)
Aggiungiamo il capitolo che riguarda le notevoli bibliografie di molti dei
partecipanti a tale governo.
Berruti, Massimo Maria
Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Da
ufficiale della Guardia di finanza, nel 1979 ebbe la sorte di interrogare un giovane
imprenditore emergente di nome Silvio Berlusconi, a proposito della confusa situazione
proprietaria e finanziaria della sua società Edilnord. Berlusconi rispose che della
Edilnord era soltanto un "semplice consulente". Berruti, nel suo rapporto conclusivo,
prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l'archiviazione
dell'accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società estere.
Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andò a lavorare per Berlusconi. Prima delle
dimissioni, però, fece in tempo a essere arrestato con l'accusa di corruzione nell'ambito
dell'inchiesta per lo scandalo Icomec, una storia di tangenti che scoppiò prima di Mani
pulite (al processo fu assolto). Da consulente Fininvest, invece, è stato di nuovo arrestato,
nel 1994, per favoreggiamento a Berlusconi nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di
finanza. Condannato in primo grado (10 mesi) e in appello (8 mesi). Come avvocato del
gruppo Fininvest, ha trattato, fra l’altro, l’acquisto del calciatore Gigi Lentini (poi
oggetto di un processo). Nel gennaio 1994 Berlusconi gli ha affidato l’organizzazione
della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d’Agrigento. Con
buoni risultati, tra i quali il coinvolgimento di Salvatore Bono (cognato del boss
dell’Agrigentino Salvatore Di Gangi) e di Salvatore Monteleone, arrestato nel 1993 per
concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso e diventato, appena uscito dal
carcere, referente di Forza Italia a Montevago. Per i suoi servizi, Berruti e stato premiato
con un posto in Parlamento già dal 1996. Con il Berruti avvocato e poi politico, convive
il Berruti uomo d’affari: in Sicilia possedeva una societa, la Xacplast, che un rapporto
dei carabinieri indicava come partecipata da uomini d’onore delle famiglie mafiose di
Sciacca. Il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha parlato anche di un incontro tra
Berruti e il boss Nino Gioè.
Biondi, Alfredo
Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, per Forza Italia. Avvocato, ex
deputato liberale, ex ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi (quando
tentò, invano, di far passare il famoso "decreto salvaladri"). Nel 1998 ha patteggiato la
pena di 2 mesi di arresto e 6 milioni di multa per frode fiscale: aveva evaso le tasse su
parcelle professionali per quasi 1 miliardo.
Bossi, Umberto
Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, per la Lega Nord. Non si conosce
nessun lavoro precedente. Denunciato per vilipendio alla bandiera e per insulti vari
distribuiti ampiamente. Condannato per aver preso 200 milioni nello scandalo Enimont
per finanziamento illecito ai partiti. È ministro della Devoluzione.
Brancher, Aldo
Deputato della Repubblica. Eletto in Veneto. È stato il regista del nuovo accordo tra
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, che ha portato la Casa delle libertà alla vittoria
elettorale del 2001. Era prete paolino e manager pubblicitario di Famiglia cristiana. Don
Aldo, giovane e brillante, era il braccio destro del mitico don Emilio Mammana, che aprì
il primo ufficio pubblicità di Famiglia cristiana a Milano, facendo uscire il settimanale
dall'ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie. Grazie a don Mammana, Famiglia
cristiana divenne uno dei settimanali italiani più venduti e più ricchi di pubblicità.
Accanto a don Mammana c'era sempre lui, don Aldo, pretino giovane e spregiudicato,
guardato con un po' d'apprensione dalle segretarie, per via dei suoi modi, non proprio da
prete fedele al voto di castità. I soldi che faceva girare erano tanti e il ragazzo era svelto.
Forse troppo. Tanto che don Zega, allora direttore di Famiglia cristiana, arrivò ai ferri
corti con don Aldo. Sarà per questo, o per una donna che era entrata stabilmente nella
sua vita, ma comunque Brancher lasciò i paolini, cambiò vita, abbandonò il sacerdozio.
Ma non la pubblicità: divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di
Publitalia, la concessionaria di pubblicità della Fininvest. "Don Aldo sta facendo
carriera", dicevano di lui i suoi vecchi colleghi di Famiglia cristiana. La carriera sembrò
interrompersi nel 1993, quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300
milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per la pubblicità contro l'Aids
assegnata dal ministero alle reti Fininvest). E' subito ribattezzato "il Greganti della
Fininvest" perché in cella non aprì bocca, non raccontò i segreti delle tangenti Fininvest.
Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge
sul finanaziamento ai partiti. Per la sua fedeltà aziendale fu premiato: divenne
responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto,
eletto senza problemi e subito nominato da Berlusconi sottosegretario alle Riforme e alla
devoluzione. Lavora accanto al neo-ministro Umberto Bossi, che ha convinto ad
abbandonare i toni anti-Berlusconi per allearsi nel 2001 con Forza Italia.
Briguglio, Carmelo
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nella quota proporzionale, sotto il
simbolo di An. È indagato per il business della formazione professionale: gli inquirenti
sospettano che durante il suo incarico di assessore regionale al Lavoro abbia favorito enti
di formazione della sua provincia.
Cantoni, Giampiero
Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà in Lombardia. Banchiere,
fu presidente della Bnl. È stato inquisito per corruzione e altri reati. Se l'è cavata con
alcuni patteggiamenti.
Cicchitto, Fabrizio
Deputato della Repubblica. Eletto per Forza Italia nel collegio di Corsico (Milano).
Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di
tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All'epoca della scoperta degli
elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. È uno dei pochi ad aver
ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione.
Colucci, Francesco
Deputato della Repubblica. Eletto a Milano. È stato condannato a un anno di
reclusione per voto di scambio nel dicembre 1994. Poi è arrivata la condanna in appello,
il rinvio in Cassazione e l’assoluzione nel nuovo appello. Ora l’ex deputato socialista
Francesco Colucci, riconvertito a Forza Italia, è tornato in pista con la Casa delle libertà,
che lo ha fatto eleggere in un collegio sicuro: quello milanese di Baggio, dove, ironia
della sorte, si è scontrato con un apripista di Mani pulite: Pierluigi Mantini, candidato
dell’Ulivo, l’avvocato che per primo denunciò un certo Mario Chiesa, non ancora
mariuolo. Nel marzo 1992 a Colucci fu sequestrato un archivio informatico con migliaia
di nomi accanto ai quali erano segnati i favori concessi: dalle assunzioni nel settore
pubblico ai ricoveri in ospedale. Al processo, l’avvocato Domenico Contestabile (oggi
senatore di Forza Italia) lo difese affermando che la raccomandazione non è reato. Alla
fine Colucci fu assolto. Il giudice non ritenne sufficientemente provato il collegamento
tra i favori concessi e i voti ottenuti. Ora si ricomincia.
Comincioli, Romano
Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Lodi per la Casa delle libertà.
Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi, era in contatto con
Gaspare Gambino, imprenditore siciliano vicino a Pippo Calò, il cosiddetto cassiere
romano di Cosa nostra. Attraverso Comincioli, la Fininvest realizzò affari con il
faccendiere sardo Flavio Carboni. Cambiali con girata di Comincioli passarono a uomini
della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò. Per i suoi rapporti
con Cosa nostra e banda della Magliana è stato imputato a Roma (e poi assolto).
Accusato per bancarotta fraudolenta, è stato latitante per alcune settimane. Poi imputato
nel processo per le false fatture di Publitalia.
D’Alì, Antonio
Senatore della Repubblica. Eletto a Trapani. Di Forza Italia. Sottosegretario
all'Interno nel secondo governo Berlusconi. Già vicepresidente della commissione
Finanze, per un breve periodo è stato il responsabile economico di Forza Italia. La
famiglia D'Alì Stati è una delle più potenti, facoltose e riverite del Trapanese. Le
immense tenute agricole, le saline tra Trapani e Marsala, le molte proprietà e (fino al
1991) la quota di controllo della Banca Sicula costituivano l'impero governato con
autorità da Antonio D'Alì senior, classe 1919, che fu direttamente amministratore
delegato della banca di famiglia fino al 1983, anno in cui fu coinvolto nello scandalo P2
(il suo nome era nelle liste di Gelli) e preferì passare la mano al nipote Antonio junior,
che poi nel 1994 aderì a Forza Italia e fu premiato con un bel seggio al Senato. La Banca
Sicula era uno dei più importanti istituti di credito siciliani per numero di sportelli e per
mezzi amministrati. All¹inizio degli anni Novanta la banca trapanese, già corteggiata
anche dall¹Ambroveneto di Giovanni Bazoli, fu acquistata e incorporata dalla Banca
Commerciale Italiana, alla ricerca di un partner per superare la sua storica debolezza in
Sicilia. In seguito all¹operazione, Giacomo D'Alì, professore associato di Fisica, figlio di
Antonio senior e cugino di Antonio junior il senatore, è entrato a far parte del consiglio
d¹amministrazione della Banca Commerciale. La Banca Sicula, prima di rigenerarsi
dietro le rispettabilissime insegne della Commerciale, era stata oggetto di un allarmato
rapporto di un commissario di polizia, Calogero Germanà, che poi, trasferito a Mazara,
aveva subito un attentato da parte di Leoluca Bagarella in persona e oggi è dirigente
della Dia (la superpolizia antimafia) a Roma. Il rapporto ipotizzava che l¹istituto di
credito fosse uno strumento di riciclaggio di Cosa nostra. E sottolineava il fatto che
come presidente del collegio dei sindaci della banca fosse stato chiamato Giuseppe
Provenzano (il futuro deputato di Forza Italia e presidente della Regione Sicilia), già
commercialista della famiglia Provenzano (l¹altra, quella dell¹attuale numero uno di
Cosa nostra). Il rapporto non ebbe però alcun seguito. Prima dell¹incorporazione, la
Banca Sicula aveva realizzato un aumento di capitale di 30 miliardi. Niki Vendola, allora
vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, nel 1998, in un rapporto
inviato alla Vigilanza della Banca d'Italia, chiese: da dove erano arrivati quei soldi? Chi
aveva finanziato la ricapitalizzazione? La risposta della famiglia D'Alì: tutto regolare;
l¹aumento di capitale della Banca Sicula è stato finanziato da Efibanca, «contro pegno di
un rilevante pacchetto azionario», senza ingresso di nuovi soci; il finanziamento è stato
poi «integralmente estinto con il ricavato della successiva vendita delle azioni alla Comit,
che provvide a versare direttamente all¹Efibanca le somme di competenza». La famiglia
D¹Alì ha avuto come campieri alcuni membri delle famiglie mafiose dei Messina Denaro.
Francesco Messina Denaro, il vecchio capomafia di Trapani, fu per una vita fattore dei
D¹Alì, prima di passare la mano – come boss e come «fattore» – al figlio Matteo
Messina Denaro, classe 1962, che dopo essere stato uno degli alleati più fedeli di Totò
Riina ai tempi dell¹attacco stragista allo Stato è oggi considerato il boss emergente di
Cosa nostra, forse il nuovo capo della mafia siciliana, all¹ombra del vecchio Bernardo
Provenzano. A riprova dei rapporti tra la famiglia D¹Alì e il boss, l'allora vicepresidente
della Commissione parlamentare antimafia Nichi Vendola nel 1998 esibì i documenti
che provano il pagamento a Matteo Messina Denaro, ufficialmente agricoltore, di 4
milioni ricevuti nel 1991 dall¹Inps come indennità di disoccupazione. A pagargli i
contributi era Pietro D¹Alì, fratello di Antonio il senatore e di un Giacomo D¹Alì che,
negli anni Settanta, era stato attivista di un gruppo neofascista siciliano. Anche il fratello
di Matteo Messina Denaro, Salvatore, ha lavorato per i D¹Alì: è stato funzionario della
Banca Sicula e poi, nel 1991, è passato alla Commerciale. Peccato che nel 1998 sia stato
arrestato per mafia. C¹è un¹altra vicenda in cui le strade dei D¹Alì si incrociano con
quelle dei boss di Cosa nostra. Francesco Geraci, notissimo gioielliere di Castelvetrano,
gran fornitore di preziosi alla famiglia di Totò Riina, dopo essere stato arrestato con
l¹accusa di essere uno dei prestanome di Riina, ha raccontato: «Nel 1992 Matteo
Messina Denaro mi ha chiesto di acquistare dai D¹Alì un terreno per 300 milioni da
regalare a Riina». Si tratta della tenuta di Contrada Zangara, a Castelvetrano. I firmatari
del contratto sono Francesco Geraci il gioielliere e Antonio D¹Alì il futuro senatore. «Io
sono intervenuto solo al momento della firma», racconta Geraci. «Dopo la stipula andai
spesso alla Banca Sicula e mi feci restituire i 300 milioni». Quel terreno, poi, nel 1997 è
stato confiscato in quanto considerato parte dei beni di Riina. I D¹Alì hanno sempre
ribattuto su tutto. Francesco Messina Denaro, dicono, fu assunto dal nonno di Antonio
junior, l¹ingegner Giacomo D¹Alì, classe 1888, quando «si era ben lontani
dall¹evidenziarsi di fenomeni che rivelassero la instaurazione di un¹economia criminale».
Matteo Messina Denaro era «alle dipendenze come salariato agricolo», «fino a quando
non si scoprì chi fosse». Il passaggio della tenuta di Zangara dai D¹Alì a Riina è «una
vicenda svoltasi all¹insaputa del venditore». Gli impegni di senatore a Roma non lo
distolgono dall¹attività a Trapani: con Francesco Canino (Cdu) e Massimo Grillo (Ccd)
costituisce il triumvirato informale che decide la politica della città. Anzi, ne è l¹uomo
emergente, mentre gli altri due hanno dovuto negli ultimi anni accusare dei colpi. È
questo triumvirato che nel maggio 1998 raggiunge l¹accordo per candidare a sindaco di
Trapani Nino Laudicina. Pochi giorni dopo l¹elezione, Canino (uno dei politici più
bersagliati dalle critiche di Mauro Rostagno) viene arrestato per concorso
nell¹associazione mafiosa che avrebbe monopolizzato gli affari e spartito gli appalti del
Comune di Trapani. Poi, nell¹ottobre 2000, tocca all¹assessore Vito Conticello, arrestato
mentre intasca una tangente. Era entrato in giunta solo otto mesi prima, spinto da D¹Alì,
che subito dopo l¹arresto lo difende: «Conosco la capacità lavorativa dell¹assessore
Conticello e la sua correttezza; mi auguro, pertanto, che il risultato dell¹azione
investigativa al più presto riveli una diversa valutazione dei fatti». Salvatore Cusenza,
della segreteria regionale dei Democratici di sinistra, insieme ai politici dell¹opposizione
denuncia il partito degli affari e chiede chiarezza. D¹Alì ribatte: «Colgono ogni
occasione per criminalizzare gli avversari, con tentativi di sciacallaggio politico di
stampo bolscevico». Il 24 aprile di quest¹anno è il turno del sindaco Laudicina, arrestato
per corruzione con altre sette persone. Perfino il vescovo di Trapani grida: «È arrivata
l¹ora di reagire. No allo strapotere, è ora di svegliarci!». D¹Alì dichiara: «Nessuno può
arrogarsi il diritto di giudizi sommari, né di strumentalizzazioni». Da oggi comunque
Antonio D'Alì, un tempo oggetto di indagini di polizia, alla polizia darà ordini.
Dell’Utri, Marcello
Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio più chic di Milano. È, tecnicamente,
un "pregiudicato". È stato infatti condannato a Torino per false fatture e frode fiscale
continuata. Sentenza definitiva, stabilita dalla Cassazione: 2 anni e 3 mesi di carcere. Ma
non eseguita, perché i suoi avvocati sono riusciti a tirare in lungo e a congelarla davanti
alla Corte costituzionale. Dell’Utri è poi sotto processo anche per altre faccende: a
Milano per corruzione e a Madrid per le irregolarità nella gestione di Telecinco. A
Palermo è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Tutto questo non
ha impedito a Silvio Berlusconi di candidarlo al Senato, nel collegio più centrale di
Milano. Marcello lo ha confessato in tv: "Mi candido per legittima difesa".
Del Pennino, Antonio
Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Milano-Niguarda-Sesto per la
Casa delle libertà. È tra i repubblicani che con Giorgio La Malfa sono passati con
Berlusconi. In passato è stato vicesegretario nazionale del Pri e più volte parlamentare.
Una testimone racconta che a fine anni Settanta Del Pennino era tra i frequentatori delle
bische clandestine gestite a Milano da Angelo Epaminonda. Lì era chiamato "Del
Pennazzo". Il 13 maggio 1992, agli albori di Mani pulite, quando era deputato del Pri e
capogruppo repubblicano alla Camera, è stato raggiunto da un'informazione di garanzia.
L' ipotesi di reato: ricettazione, per aver ricevuto denaro provento di tangenti. Nel 1993
la Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere per violazione delle
norme sul finanziamento pubblico dei partiti: i magistrati di Milano l'avevano richiesta
per contributi in denaro che Del Pennino avrebbe ricevuto da fondi neri costituiti presso
l' Associazione industriale lombarda (Assolombarda). A luglio 1994 Ha patteggiato una
pena di 2 mesi e 20 giorni (convertita nella sanzione di 4 milioni) nel processo per le
tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e
20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Il 25 gennaio 2000 la settima
sezione penale del tribunale di Milano lo ha prosciolto nel processo per le tangenti Atm,
per le forniture di autobus all azienda dei trasporti milanese (in precedenza, lo stesso
tribunale aveva respinto una sua richiesta di patteggiamento, perché la pena concordata
con il pubblico ministero non era stata ritenuta congrua rispetto alla gravità dei fatti
contestati). Alla fine del 2000 Antonio Del Pennino è rientrato nel Pri, giusto in tempo
per partecipare al "ribaltino" che ha portato il glorioso partito ad allearsi con Berlusconi.
Drago, Giuseppe
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Modica. Notabile ed ex
vicepresidente nazionale del Ccd, 45 anni, ex presidente della Regione siciliana (tra il
1998 e il 1999), è indagato per una vicenda che riguarda proprio il periodo in cui era alla
guida del governo regionale: avrebbe omesso di presentare il rendiconto dei soldi da lui
spesi (200 milioni l’anno). Si è difeso dicendo che il rendiconto per le spese del capo del
governo siciliano non era necessario, trattandosi di "fondi riservati". In realtà, nessuna
norma regionale prevede questa prassi di spesa, seguita anche dal predecessore di Drago,
Giuseppe Provenzano, di Forza Italia, anch’egli inquisito per gli stessi motivi.
Fiori, Publio
Deputato della Repubblica. Eletto in un collegio di Roma. Il suo nome compare
negli elenchi della loggia massonica segreta P2: fascicolo 646, numero di tessera 1878,
data di iniziazione 10 ottobre 1978. Fiori, all'epoca deputato democristiano, ha smentito
di essere iscritto. Oggi è membro di An.
Floresta, Ilario
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nel collegio di Giarre. È nato a Desio,
in Lombardia, ma fa l'imprenditore in Sicilia, nel settore della telefonia, ben introdotto
nei subappalti della telefonia di Stato (quando c'era). Nel 1994 "scese in campo" sotto le
bandiere di Forza Italia, fu eletto alla Camera nel collegio di Giarre e divenne
sottosegretario al Bilancio nel governo Berlusconi. Gli investigatori della Dia (la
Direzione investigativa antimafia) lo misero sotto osservazione perché Gioacchino La
Barbera, uno dei mafiosi responsabili della strage di Giovanni Falcone, nei giorni
precedenti e seguenti la strage aveva comunicato anche con cellulari intestati a
un’azienda di Floresta. Questioni di lavoro, spiegò La Barbera. Uscito pulito da questa
storia palermitana, Floresta entrò in una vicenda catanese: un collaboratore di giustizia,
Giuseppe Scavo, raccontò di aver visto Floresta negli uffici dell’autoparco di Sebastiano
Sciuto, uomo d’onore calabrese del clan Ercolano, poi arrestato in seguito all’operazione
Orsa Maggiore. Le affermazioni di Scavo sono rimaste però senza conferme e riscontri,
così la procura ha chiesto l’archiviazione del caso.
Frau, Aventino
Senatore della Repubblica. Eletto in Veneto, nel collegio di Verona città. Ex
parlamentare democristiano, oggi fa parte di Forza Italia. Il suo nome compare negli
elenchi della loggia massonica P2: fascicolo 533, numero di tessera 1705, data di
iniziazione 1 gennaio 1977. Frau ha ammesso di aver conosciuto Licio Gelli, ma ha
smentito la sua iscrizione alla P2.
Frigerio, Gianstefano
Deputato della Repubblica. Eletto in Puglia. Un nome, una garanzia. Già, ma qual è
il nome? Nel collegio dove Silvio Berlusconi l’ha candidato, in Puglia, è Carlo Frigerio,
com'era scritto sui manifesti. A Milano, dove da decenni fa politica, è Gianstefano.
Eppure è sempre lui: come segretario regionale della Dc in Lombardia (e cassiere
occulto del partito) ha incassato decine di tangenti, è stato arrestato tre volte tra il 1992 e
il 1993, è stato coinvolto in molti processi. È accusato di aver accettato mazzette per le
discariche lombarde, per il depuratore di Monza, per gli appalti alle Ferrovie Nord.
Alcune tangenti le ha ammesse, pur minimizzando il proprio ruolo. Ha confessato, per
esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla
Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore. Ha accumulato tre condanne
definitive: 1,4 anni per finanziamento illecito ai partiti, 1,7 per finanziamenti illeciti e
ricettazione, 3,9 per corruzione e concussione. Ciò nonostante, dopo aver lasciato la Dc
si è inventato una nuova vita come consigliere personale di Silvio Berlusconi e influente
membro di Forza Italia, di cui dirige il centro studi. Mentre i giudici dell’esecuzione
stavano esaminando le sentenze definitive che pesano su di lui per decidere il cumulo
della pena da scontare, Gianstefano scompare e ricompare, in Puglia, Carlo: lì si è
conquistato un bel seggio in Parlamento. Il 31 maggio, primo giorno di riunione della
nuova Camera dei deputati, Frigerio, è stato arrestato. Dovrà scontare una pena di 6 anni
e cinque mesi.
Gianni, Giuseppe
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nel collegio di Augusta. Giuseppe,
detto Pippo, è esponente del Cdu. Ha 53 anni, è medico di Solarino ed ex sindaco di
Priolo. Deputato regionale dal 1991 al 1996 per la Dc, è poi transitato nell¹Udeur di
Clemente Mastella ed è stato anche componente della commissione Sanità. Nel 1998 è
stato arrestato e poi condannato a tre anni (tribunale di Siracusa, primo grado) per una
mazzetta di 25 milioni per l¹appalto di lavori nella pineta cittadina. Il leader del Cdu
Rocco Buttiglione lo aveva definito «un prezioso capitale per la sua città, per la regione
e per l¹intero partito». Dopo la condanna lo ha nominato coordinatore regionale del Cdu
siciliano.
Giudice, Gaspare
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia. Forzista doc. Nel 1998, quando era
vicecoordinatore per la Sicilia di Forza Italia, la procura di Palermo chiese il suo arresto
per complicità con la mafia. Silvio Berlusconi commentò: "Essendo Giudice
vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia e avendo avuto quindi rapporti con l’onorevole
Gianfranco Micciché, non si può neppure immaginare alcun alone di dubbio intorno a lui,
perché altrimenti non avrebbe potuto avere quell’incarico". Secondo l’accusa, Giudice
era al diretto servizio della cosca mafiosa di Caccamo, i cui uomini si vantavano di
averlo fatto eleggere e gli telefonavano fin dentro il palazzo di Montecitorio per
ricordargli la sua dipendenza e per ordinargli che cosa doveva fare: "Gasparino, guarda
che siamo stati noialtri a metterti lì", gli ripetevano. Gli elementi raccolti dall’accusa
erano tali da far escludere alla giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere che
ci fosse fumus persecutionis nei confronti del parlamentare. Perfino il "supergarantista"
Filippo Mancuso, in giunta, non aveva avuto nulla da eccepire contro la richiesta dei
magistrati. Eppure la Camera dei deputati il 16 luglio 1998 bocciò (303 voti a 210, con
13 astenuti) la richiesta d’arresto. Non solo, i deputati sottrassero al giudice elementi di
prova: impedirono (287 voti a 239, con 3 astenuti) l’utilizzo processuale dei tabulati
Telecom, quelli da cui erano documentati i rapporti e la dipendenza di Giudice dagli
uomini delle cosche.
Grillo, Luigi
Senatore della Repubblica. Eletto in Liguria, nel collegio di Chiavari. Ex
democristiano, nel 1994 sedeva in Parlamento tra i banchi del centrosinistra, ma saltò
(nomen omen) nel centrodestra, permettendo a Silvio Berlusconi di avere la
maggioranza per formare il suo primo governo (e avendo in premio una poltrona di
sottosegretario alla presidenza del Consiglio). Nel 2001 è stato rieletto per Forza Italia.
Appena messo piede in Senato, il primo giorno d'attività di Palazzo Madama, ha ricevuto
un invito a comparire spedito dalla procura di Milano: per una vicenda che risale a
quando Grillo era sottosegretario di un governo di centrosinistra e permise l'affidamento
di una consulenza miliardaria per uno studio sull'Alta velocità ferroviaria in Liguria.
L'ipotesi di reato su cui la procura di Milano indaga è truffa aggravata.
Lo Porto, Guido
Deputato della Repubblica. Eletto a Palermo (quota proporzionale). Oggi è un
esponente di An e parlamentare della Casa delle libertà. Tanti anni fa, il 24 ottobre 1969,
quando aveva 32 anni, fu fermato vicino a Palermo dai carabinieri insieme a quattro
camerati (tra cui Pierluigi Concutelli, capo militare dell’organizzazione neofascista
Ordine nuovo). Nella sua automobile fu trovata una quantità considerevole di armi da
guerra avvolte in carta da giornale. Concutelli fu condannato a 2 anni, Lo Porto a 16
mesi. Lo Porto è stato poi indagato (senza conseguenze penali) per rapporti con ambienti
mafiosi.
Lunardi, Pietro
Non eletto. È stato fatto Ministro per le infrastrutture in quanto uomo di fiducia di
Berlusconi. È colui che dovrebbe realizzare quel megalomane piano di cementificazione
di tutta Italia (autostrade, ponti, trafori, metropolitane, porti, ...). È uno dei dirigenti di
una multinazionale delle costruzioni (la Rocksoil S.p.A.). Ha promesso che si sarebbe
dimesso dalla multinazionale per conflitto d'interessi. Ancora non l'ha fatto. E perché
dovrebbe farlo se il suo Primo Ministro non fa niente di simile con un Everest di
conflitto di interessi sulle spalle? [lo ha poi fatto ma cedendo la proprietà alla moglie!]
Lupi, Maurizio
Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, nel collegio di Merate. Esponente
di Comunione e liberazione, vicino alla Compagnia delle opere. E' stato candidato dopo
essere stato coinvolto nell'inchiesta giudiziaria sulla cascina San Bernardo di Milano. Da
assessore al Comune di Milano, insieme al collega Antonio Verro, aveva fatto approvare
una concessione per far diventare la cascina un centro polivalente con finalità sociali.
Poi, con un repentino cambio di marcia, la cascina era stata trasformata in una struttura
sanitaria privata da 20 posti, naturalmente affidata agli amici della Compagnia delle
opere. Subito dopo l'elezione alla Camera, come prevedibile, è arrivata la richiesta di
rinvio a giudizio per truffa e falso.
Maroni, Roberto
Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Varese. Leghista, ex ministro
dell'Interno nel primo governo Berlusconi. È coinvolto in tre inchieste giudiziarie. Per
gli scontri con la polizia, inviata a perquisire la sede della Lega a Milano, è stato
condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Come
capo delle "camicie verdi", è indagato dalla procura di Verona per reati come attentato
contro l'integrità dello Stato. Infine, la procura di Roma lo vuole processare per
favoreggiamento di una presunta compravendita di voti. Candidato al ministero della
Giustizia nel governo Berlusconi, ha dovuto farsi da parte, tra le polemiche. Ma è
comunque diventato ministro al Welfare.
Martino, Antonio
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, al proporzionale, nelle liste di Forza
Italia. Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2, scoperte nel 1981:
aveva presentato la domanda d'iscrizione, poi non perfezionata. Martino ha sempre
negato, ma nei documenti P2 c'è una domanda d'iscrizione da lui stesso firmata, con data
6 luglio 1980, e la testimonianza del "fratello" presentatore, il collaboratore di Licio
Gelli Giuseppe Donato. È ministro alla Difesa.
Mauro, Giovanni
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Ragusa. Esponente di Forza Italia.
Quando era presidente della Provincia di Ragusa, nell’agosto 1998, fu arrestato con
alcuni suoi collaboratori con l’accusa di corruzione: avrebbe ricevuto denaro da sei
professionisti che volevano ottenere incarichi per lo studio e lo sviluppo di progetti
ambientali (come la bonifica delle discariche e il piano territoriale provinciale) finanziati
dall’Unione europea. Al momento dell¹arresto, il coordinatore regionale di Forza Italia
Gianfranco Micciché denunciò l¹inizio di "una campagna d¹agosto" contro il suo partito
e lo definì "uno dei più stimati amministratori siciliani". Il capo d’imputazione era
pesante: "associazione per delinquere finalizzata ad atti di corruzione". In attesa che si
concluda il processo a suo carico, ora è in Parlamento.
Mormino, Nino
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, per Forza Italia, dopo che per volere di
Silvio Berlusconi era stato candidato nel collegio di Cefalù. Avvocato, per molti anni è
stato presidente della Camera penale (l'organismo che riunisce gli avvocati) di Palermo,
dopo aver retto la Camera penale di Termini Imerese. Tra i suoi assistiti vi sono boss di
rango di Cosa nostra, come i membri della famiglia Madonia; e anche il collega
avvocato Francesco Musotto, processato (e poi assolto) con l'accusa di aver ospitato
nella sua villa il capomafia Leoluca Bagarella. Anche Mormino, insieme ad altri due
penalisti, è finito sotto inchiesta per contatti con gli ambienti mafiosi, sulla scorta delle
dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia. Ma nel maggio 1996 la procura di
Palermo ha chiuso l'indagine contro di lui, non avendo trovato elementi sufficienti a
dimostrare che i contatti non fossero di natura esclusivamente professionale.
Nicolosi, Nicolò
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Termini Imerese, per la Casa delle
libertà. Ha 59 anni e una lunga esperienza all¹Assemblea regionale siciliana. Ex
democristiano, lascia alle spalle una contrastata esperienza di assessore regionale alle
Finanze, nella quale tentò di coprire parte del buco di bilancio con una tassa sul metano
Snam che attraversa il territorio siciliano. Fu coinvolto nel processo per le assunzioni
pilotate alla Forestale di Palermo, assieme ad altri 35 imputati. Fu anche inquisito e
arrestato per voto di scambio. Assolto dal tribunale di termini Imerese, gli è stato
riconosciuto un risarcimento di 250 milioni per ingiusta detenzione.
Pisanu, Giuseppe
Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Ex
democristiano, è stato per anni deputato dc e sottosegretario al Tesoro e alla Difesa nei
governi del pentapartito. Nel secondo governo Berlusconi è finalmente ministro: di un
nuovo dicastero che si chiama "Attuazione del programma di governo": una sorta di
musiliana "Azione Parallela". Nell'estate 1981, Pisanu, sardo e amico di Armando
Corona (che poi diventerà Gran Maestro della massoneria) conosce in Sardegna il
banchiere Roberto Calvi (tessera P2 numero 1624). L'uomo che fa incontrare Calvi e
Pisanu è Flavio Carboni, faccendiere sardo che era in contatto con un imprenditore
milanese che voleva fare affari in Sardegna: Silvio Berlusconi (tessera P2 numero 1816).
Pisanu è il padrino politico di Carboni, che presenta come un «interlocutore valido per le
forze politiche richiamantesi alla stessa aspirazione, cioè quella cattolica». Dichiara
Pisanu al magistrato titolare dell'indagine su Calvi e il suo Banco Ambrosiano: «Il
Carboni si diceva congiuntamente interessato alle televisioni private in Sardegna: ciò in
un'ottica di inserimento nella regione del circuito televisivo Canale 5, facente capo al
signor Silvio Berlusconi di Milano. Il Carboni mi spiegò che il Berlusconi aveva
interesse a espandere Canale 5 alla Sardegna, talché lo stesso Carboni si stava
interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda, Videolina.
Sempre riferendosi all'oggetto delle sue attività, il Carboni mi disse di essere in affari
con il signor Berlusconi non solo con riferimento all'attività televisiva, ma anche con
riguardo a un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato "Olbia 2". Fin
dall'inizio ritenni di seguire gli sviluppi delle varie attività di Carboni, trattandosi di un
sardo che intendeva operare in Sardegna e che peraltro mostrava di avere vari interessi e
vari contatti con persone qualificate» (Testimonianza Pisanu al pm Dell'Osso). Poi
Carboni ebbe vari guai giudiziari. Girò assegni del Banco Ambrosiano agli usurai della
Banda della Magliana. Subì arresti e condanne. Ma almeno fino alla primavera 1982
restò in stretto contatto con Giuseppe Pisanu che, mentre era sottosegretario al Tesoro, si
interessò attivamente della vicenda Calvi-Ambrosiano. Nei mesi frenetici che precedono
la scoperta della bancarotta dell'Ambrosiano e la fuga all'estero di Calvi, Pisanu incontra
Calvi per quattro volte, sempre accompagnato da Carboni. L'ultimo appuntamento
avviene il 22 maggio 1982, quando Pisanu vola a Milano sull'aereo di Carboni. Poi, il 6
giugno, il sottosegretario risponde in Parlamento ad alcune interrogazioni sulla
situazione della banca di Calvi, dopo che erano ormai filtrate voci sulla drammatica crisi
finanziaria che stava attraversando. Pisanu risponde tranquillizzando: la situazione è
normale; il sottosegretario non accenna minimamente alla gravissima situazione
debitoria in cui versa il Banco Andino, controllato dall'Ambrosiano. Alla Commissione
parlamentare d'inchiesta sulla P2, dichiarerà Angelo Rizzoli: «A proposito dell'Andino,
Calvi disse a me e a Tassan Din che il discorso dell'onorevole Pisanu in Parlamento
l'aveva fatto fare lui. Qualcuno mi ha detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800
milioni da Flavio Carboni». Dopo lo scandalo P2 e il crac Ambrosiano, nel gennaio 1983
Pisanu è indotto a dimettersi da sottosegretario al Tesoro. «A causa di fatti
incontrovertibili», secondo una dichiarazione del deputato radicale Massimo Teodori al
Corriere della sera: «I rapporti strettissimi e continuativi fra Pisanu e Carboni; i rapporti
di Pisanu con Calvi tramite Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni per la
sistemazione del Corriere della sera; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni quando,
sottosegretario al Tesoro, il ministro prendeva importanti decisioni sull'Ambrosiano»
(Corriere della sera, 22 gennaio 1983). Il 18 luglio 1982 Calvi fu trovato impiccato sotto
un ponte di Londra. Pisanu, dopo le sue dimissioni, scomparve per molto tempo dalla
scena. Ricompare nel 1994, quando torna in Parlamento e diventa vicecapogruppo dei
deputati di Forza Italia: lasciata la Dc, si è schierato con il partito di Berlusconi, ex socio
d'affari del suo protetto Carboni. E Berlusconi, nel 2001, pur di dargli una poltrona da
ministro, inventa il curioso dicastero dell'"Attuazione del programma". Accanto, alle
riunioni di governo, avrà il più feroce dei suoi accusatori, ai tempi della vicenda Calvi:
Mirko Tremaglia.
Previti, Cesare
Deputato della Repubblica. Eletto a Roma. Avvocato personale di Silvio Berlusconi,
ha ereditato l’incarico professionale dal padre, che aiutò il giovane Silvio a fondare la
Fininvest, in un turbine di strane società svizzere e di anonime fiduciarie. È dunque uno
dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Nato a Reggio
Calabria 67 anni anni fa, crebbe professionalmente nello studio del padre, a Roma. Pur
non avendo mai rinnegato le sue origini politiche neofasciste, nel 1994 Berlusconi gli
chiese di "scendere in campo" con Forza Italia e lui accettò un posto al Senato prima e
un ministero poi. Oggi è imputato nel processo "toghe sporche", per aver corrotto i
giudici di Roma perché emettessero sentenze favorevoli a Silvio Berlusconi e alla
Fininvest. Cesare Previti ha rischiato (come Amedeo Matacena e Gianni De Michelis) di
non trovare posto nelle liste di Forza Italia. Per lui però il Cavaliere alla fine ha fatto
un’eccezione, piazzandolo nel posto sicuro di capolista di Forza Italia nel proporzionale
in Calabria, oltre che nel collegio uninominale di Roma Tomba di Nerone.
Salini, Rocco
Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà in Abruzzo, nel collegio
di Teramo. Presidente democristiano della giunta regionale abruzzese nei primi anni
Novanta, fu arrestato (con l'intera giunta) nell'ambito di un'indagine giudiziaria sui
finanziamenti europei alla Regione. L'accusa: aver falsificato la graduatoria per
l'assegnazione dei fondi. Patteggiò una condanna a 1 anno e 4 mesi. Poi, nel 1999, fu
rieletto consigliere regionale, nelle liste di Forza Italia (fu il candidato che ottenne il
maggior numero di voti nella regione Abruzzo, oltre 12 mila). Divenne vicepresidente
della giunta e assessore alla Sanità. Ma Salini, in quanto condannato, era ineleggibile al
Consiglio regionale e su questo sta infatti decidendo il tribunale amministrativo
regionale dell'Aquila, che potrebbe anche decretare lo scioglimento dell'assemblea,
rendendo quindi necessarie nuove elezioni. Ineleggibile alla Regione, Salini si è
presentato al Senato, nel 2001, ed è stato eletto.
Selva, Gustavo
Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Treviso. Ex democristiano, oggi è
esponente di An. Il suo nome compare negli elenchi della loggia massonica P2: fascicolo
623, numero di tessera 1814, data di iniziazione 26 gennaio 1978. All'epoca, Selva era
direttore del Gr2 Rai. Ha smentito di essere iscritto alla loggia. Sospeso dalla Rai dal
Consiglio d'amministrazione, ha presentato ricorso al pretore del lavoro, che però lo ha
respinto.
Scajola, Claudio
Deputato della Repubblica. Eletto in Liguria. Classe 1948, di Imperia,
democristiano nato in una famiglia democristiana. Il padre Ferdinando, dirigente Inps, fu
segretario della Dc locale e sindaco d¹Imperia fin dal 1952. Due anni dopo dovette
dimettersi, perché travolto da uno scandalo: il cognato aveva ottenuto il posto di
primario chirurgico nell¹ospedale locale e si malignava che fosse stato aiutato dal
potente sindaco democristiano. Erano altri tempi, bastava niente per costringere alle
dimissioni. Ma la politica restò una malattia di famiglia. Il testimone passò dapprima al
figlio maggiore, Alessandro, che divenne anch¹egli sindaco d¹Imperia nel 1972, poi
ancora nel 1977, e nel 1979 fu eletto in Parlamento. Claudio era il più piccolo dei tre
figli del notabile dc. Ma venne anche il suo momento. Aveva respirato aria
democristiana fin dalla culla: sua madrina di battesimo era stata Maria Romana De
Gasperi, figlia del grande capo della Dc. Già negli anni del liceo e poi dell¹università si
era impegnato nel movimento giovanile democristiano. Non è un teorico, ma un
amministratore, un organizzatore: diventa presidente dell¹ospedale Novaro, poi
dell¹Unità sanitaria locale; è anche segretario provinciale della Dc. Nel 1982, a 34 anni,
diventa sindaco d¹Imperia, come il padre Ferdinando, come il fratello Alessandro. È una
festa, in famiglia. Peccato che un anno dopo esploda lo scandalo dei casinò. È il primo
grande intreccio tra politica e affari in cui compare, nel nord del Paese, lo zampino della
mafia. La storia è complessa e ancora oggi non svelata in tutte le sue pieghe, ma è
semplice nella sua essenza: si era saldato un triangolo, tra imprenditori che puntavano a
gestire le case da gioco, politici che concedevano gli appalti per la gestione, ma
volevano qualcosa in cambio, e mafiosi che attorno ai casinò ronzano da sempre e che
hanno ottimi argomenti, finanziari e non solo, per arrivare al controllo del business.
Nella notte di giovedì 11 novembre 1983 polizia, carabinieri e guardia di finanza
circondano e perquisiscono a tappeto i casinò di Sanremo, Campione d¹Italia, Saint
Vincent e Venezia. Gli arrestati sono una quarantina. Il «blitz di San Martino», come
verrà chiamato, convolge imprenditori, politici e boss mafiosi, e azzera due gruppi
dirigenti locali, gli amministratori pubblici del Comune di Sanremo e della Valle
d¹Aosta. Che cosa era successo, nei mesi precedenti? In Liguria si erano affrontati due
gruppi, che puntavano a conquistare la gestione del casinò di Sanremo. Da una parte
Michele Merlo, titolare della società Sit, che aveva stretto accordi con i democristiani
Osvaldo Vento, sindaco di Sanremo, e Manfredo Manfredi, parlamentare d¹Imperia.
Dall¹altra il conte Giorgio Borletti, ultimo rampollo della famiglia che a Milano aveva
fondato la Rinascente, che era tornato dal Kenya, aveva fondato la società Flower¹s
paradise e per battere Merlo e conquistare il casinò si era rivolto ai socialisti milanesi
Antonio Natali e Cesare Bensi. Per vincere, sia Merlo, sia Borletti avevano messo mano
al portafoglio. Erano state pagate o programmate tangenti per 4 miliardi («parte a Roma»:
ma di questo non si è mai appurato niente). Dietro ciascuna delle due cordate, poi, si
muovevano, nell¹ombra, altri personaggi: il finanziatore di Merlo, per esempio, era Ilario
Legnaro, uomo legato ai clan catanesi di Nitto Santapaola e a Gaetano Corallo, che
aveva già messo le mani sul casinò di Campione; quanto a Borletti, si era affidato a Lello
Liguori, il re dei night, il padrone del Covo di Nord-Est di Santa Margherita, che gli
aveva presentato alcuni «amici» come Angiolino Epaminonda detto il Tebano, Salvatore
Enea detto Robertino e Giuseppe Bono. Il primo era il principe della «mala» a Milano,
gli ultimi due erano i boss delle «famiglie» palermitane al Nord. Bella gara: da una parte
la Sit, con democristiani e catanesi, dall¹altra la Flower¹s paradise, con socialisti e
palermitani. Con queste formazioni, naturali i ricatti, le minacce, il doppio gioco, i
tradimenti... Il sindaco Vento, interrogato dai magistrati dopo l¹arresto, spiega: nel
partito, il metodo delle tangenti è stato accettato non soltanto «per motivi economici, ma
anche politici», perché «chi non accettava il piano di corruzione di fatto si isolava», «il
dissenso avrebbe significato una vera e propria emarginazione». In questo clima teso e
confuso, si arriva alla gara, il 25 marzo 1983. I commissari nominati dai partiti aprono le
due buste con le offerte di canone al Comune per la gestione del casinò di Sanremo. La
Sit di Merlo offre 21 miliardi, la Flower¹s paradise di Borletti 18 miliardi e 900 milioni.
Destinata a vincere, a suon di tangenti, era la Sit, ma evidentemente qualcuno all¹ultimo
momento aveva fatto il furbo ed era passato dall¹altra parte: la commissione aveva
stabilito che l¹offerta non poteva superare i 20 miliardi e 980 milioni, così la Sit è
sconfitta perché, in questo gioco miliardario, sfora il tetto per 20 miseri milioni...
Scoppia il finimondo. Tra i politici è tutto un accusarsi a vicenda. Tra le due imprese
invece comincia la guerra delle carte bollate, con ricorsi in Giunta, al Tar, al Coreco, al
Tribunale... È in questa baraonda che fa la sua comparsa sulla scena Claudio Scajola,
sindaco di Imperia ed esponente autorevole della Dc provinciale. Il 20 maggio 1983 si
reca, con il collega di Sanremo Osvaldo Vento, a un incontro segreto con Borletti, a
Bourg Saint Pierre, in Svizzera. È Vento, che stava trattando con entrambi i contendenti,
a chiedere a Borletti di poterlo incontrare, «in modo riservato», insieme a un altro
politico, «in un clima di sospetto e di timore che potesse essere violata la segretezza»,
scrive il magistrato. Borletti accetta. L¹incontro avviene in un ristorante. Dopo il blitz di
San Martino, il conte racconterà che «i due politici sostanzialmente gli comunicarono
che subito dopo le elezioni avrebbe ottenuto la casa da gioco», ma «ad alcune
condizioni»: la prima, che «la gestione fosse improntata a criteri di imparzialità nei
confronti delle forze politiche e quindi senza etichette socialiste»; la seconda, che
«venisse compiuto un ³gesto² che potesse controbilanciare l¹offerta fatta dal Merlo a
favore degli sfrattati» (Merlo aveva offerto al Comune di Sanremo centinaia di milioni
per dare un¹abitazione ad alcune famiglie restate senza casa); terzo, che venisse pagata
una tangente di 50 milioni. Borletti riferisce subito tutto al suo avvocato Pier Giusto
Jaeger e ad altre due persone (Lorenzo Acquarone e Sergio Carpinelli). Quando i
magistrati di Milano cominciano a indagare sui casinò, Borletti racconta dell¹incontro e i
tre confermano. Ecco allora che anche Scajola viene arrestato. Nella loro requisitoria, i
pubblici ministeri Corrado Carnevali e Marco Maiga scrivono: «Sono stati raccolti
elementi sufficienti per giustificare e imporre il rinvio a giudizio dei due prevenuti (cioè
Vento e Scajola, ndr). A loro carico vi sono le dichiarazioni precise e dettagliate della
parte offesa (Borletti, ndr), inequivoche nella loro portata accusatoria; le stesse
dichiarazioni hanno trovato conferma in numerose testimonianze (Lorenzo Acquarone,
Sergio Carpinelli, Pier Giusto Jaeger)». E ancora: «Benché l¹imputato Scajola abbia
recisamente respinto l¹addebito, sostenendo che la richiesta oggetto di contestazione non
venne mai avanzata nel corso della conversazione, (...) le sostanziali ammissioni sul
punto del Vento (...) devono debbono ritenersi determinanti in ordine all¹effettiva
sussistenza del reato, di cui sono presenti gli elementi costitutivi tutti. La presenza dello
Scajola nel particolare contesto, (...) l¹avere il Borletti, nelle confidenze effettuate ai testi
di cui sopra si è detto, riferito l¹indebita richiesta a lui avanzata ad entrambi i pubblici
amministratori presenti nell¹occorso, devono essere ritenute circostanze sufficienti
perché lo stesso Scajola sia chiamato a rispondere del reato a titolo di concorso morale
nel medesimo». Il giudice istruttore Paolo Arbasino, ricevute le richieste del pubblico
ministero, non ritiene invece che gli elementi a carico di Scajola siano sufficienti per un
rinvio a giudizio e il 31 gennaio 1989 lo proscioglie. Scajola aveva spiegato di essere
andato all¹incontro con Borletti, ma soltanto per capire la situazione, che era alquanto
confusa. Aveva confermato di aver posto il problema della «gestione imparziale» (cioè
non filo-socialista) del casinò, ma aveva ribadito di non aver chiesto, né sentito chiedere,
alcuna tangente. Per la cronaca: la guerra per il casinò di Sanremo finisce con un
accordo tra le due cordate che prevede il ritiro di Borletti, in cambio di 1 miliardo e 900
milioni subito, più 4 miliardi in seguito, a grosse rate mensili. Il processo per lo scandalo
dei casinò termina invece con molte condanne definitive, che confermano nella sostanza
l¹impianto accusatorio. E Claudio Scajola? Ritorna subito a fare politica. Torna a sedere
sulla poltrona di sindaco nel 1990, sempre sotto le bandiere della sua Dc. Nel 1995 ci
riprova, ma intanto la Dc si è dissolta in cento rivoli. Mette in piedi una lista fai-da-te,
«Amministrare Imperia», che si scontra con una lista dell¹Ulivo e una del Polo. Nella
foga della campagna elettorale, degli avversari di Forza Italia e An dice: «Sono soltanto
dei fascisti». Vince il centrosinistra. Ma l¹anno dopo, nell¹aprile 1996, mostra di essersi
ricreduto: si candida alla Camera per Forza Italia e viene eletto. Amministratore tenace,
organizzatore efficiente, democristiano a 24 carati, si fa subito notare da Silvio
Berlusconi, che gli affida un compito impegnativo: costruire il partito. Nominato
coordinatore nazionale di Forza Italia, lavora sodo. Trasforma il «partito di plastica» in
un partito vero. Come premio, Berlusconi gli affida il più delicato dei ministeri, quello
dell¹Interno: con Scajola, al Viminale torna un democristiano doc, uno della tempra dei
Taviani, Scelba, Restivo... Scajola, per i suoi trascorsi è, effettivamente, un esperto del
ramo. A Genova, però, non lo dimostra: responsabile dell'ordine pubblico al G8, sbaglia
tutto.
Sodano, Calogero
Senatore della Repubblica. Eletto ad Agrigento. Membro del Ccd, è stato sindaco di
Agrigento. Nell'aprile 2001 ha subito una condanna in primo grado a 1 anno e mezzo di
reclusione per avere permesso l’abusivismo edilizio in cambio di vantaggi elettorali. Con
Sodano sono stati condannati a un anno di reclusione anche alcuni suoi ex assessori. Gli
imputati, secondo l’accusa, non avrebbero posto in essere né provvedimenti né iniziative
per bloccare l’abusivismo edilizio tra il 1991 e il 1998, non solo nella Valle dei Templi,
ma in tutta la città.
Verdini, Denis
Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, a Firenze, nelle liste di Forza
Italia. A Firenze lo chiamano il Berlusconi della Toscana. Presidente della banca Credito
cooperativo fiorentino, dopo un'ispezione della Banca d'Italia nel suo istituto, è stato
indagato per falso in bilancio. È editore del Giornale della Toscana e possiede quote del
Foglio di Giuliano Ferrara. Il pubblico ministero di Firenze ha chiesto per Verdini anche
un rinvio a giudizio per violenza sessuale: sarebbe saltato addosso, nel suo ufficio, a una
signora che andava a chiedergli di ottenere un prestito dalla sua banca.
Verro, Antonio
Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, nel collegio di Cremona.
Esponente di Comunione e liberazione, vicino alla Compagnia delle opere. E' stato
candidato dopo essere stato coinvolto nell'inchiesta giudiziaria sulla cascina San
Bernardo di Milano. Da assessore al Comune di Milano, insieme al collega Maurizio
Lupi, aveva fatto approvare una concessione per far diventare la cascina un centro
polivalente con finalità sociali. Poi, con un repentino cambio di marcia, la cascina era
stata trasformata in una struttura sanitaria privata da 20 posti, naturalmente affidata agli
amici della Compagnia delle opere. Subito dopo l'elezione alla Camera, come
prevedibile, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per truffa e falso.
Vito, Alfredo
Deputato della Repubblica. Eletto in Campania. Noto ai bei tempi della Prima
Repubblica come "Mister centomila preferenze" della Democrazia cristiana, ora è
parlamentare della Casa delle libertà. Ex impiegato dell’Enel, si buttò in politica, nella
Dc, con grande impegno. Si dice che nel suo ufficio elettorale riuscisse a ricevere più di
200 persone al giorno. Il soprannome se lo guadagnò con i risultati elettorali conseguiti
nel 1985, 1987 e 1992: fu eletto prima al Consiglio regionale della Campania (con 120
mila voti), poi alla Camera dei deputati (con 160 mila voti) e infine di nuovo al
Parlamento (con 104 mila preferenze). Poi arrivò Mani pulite: fu indagato, arrestato e
processato per tangenti. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al
Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in
associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra.
Alfredo Vito indossò allora il saio del pentimento: "Torno alla mia famiglia; con la
politica ho chiuso". Scrisse: "Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i
parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perché solo così si potrà
procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica". Patteggiò una condanna e
restituì più di 4 miliardi di lire. Sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla
periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare "Parco Mazzetta". Ma non ha
mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un
tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato alla carica con la Nuova democrazia
cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a
braccia aperte nella Casa delle libertà, che lo ha portato in Parlamento.
Vizzini, Carlo
Senatore della Repubblica. Eletto in Sicilia. Palermitano, ex segretario del Psdi,
cinque volte deputato (la prima a soli 28 anni), tre volte ministro, è stato responsabile tra
l’altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel 1993 è rimasto coinvolto
nello scandalo Enimont con l’accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300
milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione. Fu assolto dal
Tribunale dei ministri anche dall’accusa di aver ricevuto mazzette mentre era al
ministero delle Poste. Giovanni Brusca ha incluso il suo nome nella lista di politici che
la mafia voleva far fuori dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Nel giugno del 1999
Vizzini, amico di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri, è entrato nel Consiglio di
presidenza di Forza Italia. Nel 2001 ha vinto il confronto elettorale nel collegio
senatoriale di Palermo centro.
CHE RAPPORTI HA ED AVRÀ UN TALE GOVERNO CON L'EUROPA?
Le premesse non sono state delle migliori. Tutti i più
prestigiosi leader europei ponevano delle riserve sul nome di
Berlusconi (non fosse altro per evitare questo cattivo esempio di
uno squalo dell'economia e della finanza che entra in politica).
Tutti i giornali europei, ma anche USA, hanno criticato aspramente
questo pregiudicato che si candidava al governo di uno dei Paesi
dell'Unione Europea.
Vinte le elezioni e dovendo convivere si è fatto buon viso a
cattiva sorte.
Ma le cose sono cominciate male per un personaggio che non solo non conosce la
politica ma è un gaffeur tra i più eccellenti del mondo.
Nella sua prima uscita internazionale, smentendo una posizione comune della UE,
ha sostenuto il rifiuto di Kyoto da parte di Bush e con questo creando vari risentimenti.
In occasione della tragedia del G8 ha operato un altro strappo clamoroso con la UE:
ha appoggiato il ,piano Bush di scudo spaziale (bocciato all'unanimità da tutti i Paesi
della UE).
Altre brutte figure sono venute con il Ministro del tesoro, Tremonti, quando ha
annunciato il fantomatico buco di bilancio. Il governo di Bruxelles ha fatto sapere che,
nonostante tenesse d'occhio tutti i Paesi europei e particolarmente l'Italia, ad esso non
risultava tale buco. Tremonti ha spiegato a Bruxelles che era un problema di lettura di
cifre. Bruxelles si è tranquillizzata ma il gesto di Tremonti, per mera politica interna, ha
danneggiato l'immagine intertnazionale del nostro Paese.
Non è fantapolitica immaginare un futuro sempre più carico di nubi sull'Italia.
Oggi siamo in piena estate e i cittadini sono distratti. A settembre, con la ripresa
della vita civile, quando si abbatteranno sugli italiani licenziamenti, precarizzazioni, tagli
sulle pensioni, nessuna concertazione con il sindacato,...non è difficiloe prevedere un
autunno ed oltre di dure lotte nel nostro Paese. Lotte che da molti anni non vi erano più
proprio per avere instaurato quel metodo di concertazione di ogni provvedimento con i
sindacati, metodo che ora è stato denunciato unilateralmente dal governo sotto la spinta
della Confindustria.
In Italia il sindacato è molto radicato ed è estremamente forte. Fu all'origine della
caduta del primo governo Berlusconi nel 1994. Quando questi provò a toccare il sistema
pensionistico, vi fu una manifestazione che portò in piazza oltre 3 milioni di poersone.
Due giorni dopo Berlusconi doveva dimettersi.
Una delle ipotesi che si fa e non peregrina è che i fatti di Genova rappresentino una
specie di prova generale dell'uso della polizia inmanifestazioni di piazza. Berlusconi, che
resta ignorante della storia d'Italia, non sa che se c'è un Paese dove la piazza può far
cadere tutti i governi è proprio l'Italia.
Noi generalmente sopportiamo molto. Forse troppo. Ma poi i nostri dittatori li
appendiamo, come Mussolini, a Piazzale Loreto.
[ringrazio per l'insostituibile apporto: www.societacivile.it che ha fornito la gran parte
delle documentazioni e dei materiali]
***
Riporto di seguito l'elenco dei processi che hanno visto e vedono ancora coinvolto
Silvio Berlusconi.
1)Falsa testimonianza sulla P2
La Corte d'appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il
falso davanti ai giudici a proposito della sua iscrizione alla P2 ma dichiara il reato
coperto dall'amnistia del 1989.
2)Tangenti alla Guardia di finanza (corruzione)
I GRADO: condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente
attenuanti generiche).
APPELLO: prescrizione per 3 tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione
con formula dubitativa (comma 2 art. 530 Codice di procedura penale) per la quarta.
3)All lberian-1 (finanziamento illecito ai partiti).
I GRADO: condannato a 2 anni e 4 mesi per 21 miliardi a Craxi.
APPELLO, prescrizione del reato.
CASSAZIONE: prescrizione del reato (idem come in Appello).
4)All lberian-2 (falso in bilancio)
Berlusconi rinviato a giudizio: dibattimento in corso al Tribunale di Milano.
5)Medusa cinematografica
I GRADO: condannato a 1 anno e 4 mesi (falso in bilancio per 10 miliardi non dichiarati
nell'acquisto della casa produttrice).
APPELLO: prescrizione del reato (attenuanti generiche). Terreni di Macherio (frode
fiscale).
6)Terreni di Macherio (frode fiscale)
I GRADO: in parte assolto e in parte dichiarato prescritto, per varie irregolarità fiscali
nell'acquisto dei terreni intorno alla sua villa.
APPELLO: confermata l'assoluzione-prescrizione, Lodo Mondadori (corruzione in atti
giudiziari).
7) Lodo Mondadori (corruzione in atti giudiziari)
Archiviato con formula dubitativa (comma 2 art. 530) dal Gup. La Procura ha fatto
ricorso alla Corte d'appello, che ora dovrà decidere se confermare l'archiviazione o
disporre il rinvio a giudizio di Berlusconi, Previti, Squillante & C.
8)Sme-Ariosto (corruzione in atti giudiziari)
Berlusconi rinviato a giudizio con Previti, Squillante & C.: processo in corso al
Tribunale di Milano.
9)Caso Lentini (falso in bilancio)
Berlusconi rinviato a giudizio: dibattimento, in corso al Tribunale di Milano, per 6
miliardi versati in nero dal Milan al Torino calcio per l'acquisto di Lentini.
10)Consolidato gruppo Fininvest (falso in bilancio)
Richiesta di rinvio a giudizio della Procura che contesta quasi 1000 miliardi di fondi neri,
per lo più su società estere del gruppo.
11)Spartizione pubblicitaria (concussione)
Richiesta di archiviazione della Procura di Roma accolta dal Gup, per l'accusa di aver
tentato - quando Berlusconi era presidente del Consiglio - di indurre la Rai a concordare
con Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza.
12)Tangenti fiscali (corruzione)
Richiesta di archiviazione della Procura di Roma accolta dal Gup per l'accusa di aver
pagato delle tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l'Iva
dal 19 al 4% sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore.
13)Mafia e bombe (concorso in strage)
Indagini preliminari a Caltanissetta (ma anche a Palermo e Firenze) su Berlusconi e
Dell'Utri, indicati da alcuni pentiti come collegati ai mandanti «a volto coperto» delle
stragi del '92 e del '93. A Caltanissetta nel dicembre 2000, la Procura ha chiesto
l'archiviazione Si attende il verdetto del Gup.
14)Telecinco (frode fiscale)
Berlusconi, Dell'Utri e altri manager, accusati di frode fiscale per 100 miliardi e
violazione della legge antitrust spagnola per l'emittente Telecinco, sono in attesa di
giudizio dopo l'inchiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzón
Reàl.
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ATTENZIONE!!!: da quando avevo scritto queste note ad oggi (fine 2003),
Berlusconi si è fatto leggi al fine di levarsi di dosso i processi (depenalizzazione del
falso in bilancio, legalizzazione dell'esportazione illecita di capitali, legge
bloccaprocessi o Cirami, legge di blocco dei processi per le 5 più alte cariche dello
Stato o lodo Schifani. Sta ora procedendo ad estendere il suo impero con la legge
sull'emittenza TV o legge Gasparri. Restano in piedi solo i processi SME e
Telecinco.
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E VEDIAMO ORA IN COSA CONSISTE L'IMPERO DI BERLUSCONI
La ragnatela e gli incroci delle società ("Il Sole 24 Ore"-13/5/2001)
Le attività imprenditoriali che fanno capo a Silvio Berlusconi spaziano in molteplici
campi.
Dal settore edilizio degli esordi, ancora attivo, fino alle ultime incursioni in Internet,
l'impero Fininvest assomiglia sempre più a una conglomerata internazionale.
Ecco in rapida sintesi un elenco delle imprese, con i relativi bilanci e per quelle
quotate in Borsa anche i grafici dell'andamento dell'ultimo anno. Capogruppo: Fininvest
Holding è la scatola che controlla tutti rami d'azienda e conta un totale di 20.500
dipendenti.
Il fatturato consolidato dell'intero gruppo è stato di 7.661 miliardi (ultimo dato
ufficiale del 1999) con un utile netto di 271 miliardi, mentre nel '98 i profitti si erano
attestati a 31 miliardi.
Il cash flow (risultato netto più ammortamenti e svalutazioni) è salito a 2.378
miliardi contro i 1.999 dell'anno precedente (più 19%).
Area Televisioni e Tlc: le televisioni, accanto alle attività nel campo dell'editoria e
dei servizi finanziari, costituiscono l'attività core, i tre "gioielli di famiglia".
Il Gruppo Mediaset, guidato da Fedele Confalonieri, raccoglie tutte le società che
operano nelle trasmissioni televisive.
Mediaset si articola in una serie di società, a ciascuna delle quali corrisponde uno
specifico settore di competenza: alla RTI (di cui è presidente Piersilvio Berlusconi)
fanno capo le tre reti Canale 5, Italia 1 e Retequattro mentre ad altre aziende satellite
sono affidati i servizi complementari.
La pubblicità è raccolta e amministrata da Publitalia 80, Videotime si occupa della
produzione dei programmi, Mediatrade della commercializzazione dei prodotti tv mentre
l'ultima nata Mediadigit si occupa dei new media.
Per gli impianti, invece, è stata creata un'azienda ad hoc l'Elettronica Industriale.
Il gruppo è presente anche all'estero con Telecinco e Publiespana (la consorella di
Publitalia) entrambe partecipate al 40%.
Mediaset, inoltre, ha diversificato la sua attività anche alle telecomunicazioni: ha
una quota del 9% in Blu, il quarto operatore di telefonia mobile, che è però in via di
dismissione.
Nei giorni scorsi infatti è stata affidato il compito ad alcune banche d'affari di
trovare un compratore.
Più consistente la presenza in Albacom (19,5%) operatore di telefonia fissa per le
aziende.
Mediaset spa è la gallina dalle uova d'oro del gruppo: il 2000 è stato un anno record
per la società che ha chiuso il bilancio con un utile netto di 819 miliardi (contro i 656
dell'anno precedente), mentre il fatturato si è attestato a 4.514 miliardi.
Dal luglio 1996 Mediaset è quotata alla Borsa di Milano nel listino del Mib30.
La società fa capo per il 48,29% alla capogruppo Fininvest, mentre il restante è
suddiviso tra una serie di investitori minori (tra cui Canal Plus, British Telecom e
Potnam).
Area Cinema e Intrattenimento:
Medusa Film spa ha il controllo delle società (Cinema 5 re Medusa Video) attive
nel settore della produzione e della distribuzione di prodotti cinematografici, nell'home
video e nella gestione dei multisala.
Medusa film è sorta nel 1995.
Nella stagione 2000-2001 Medusa ha conquistato la leadership del mercato con una
quota del 23%, mentre il bilancio presenterà un utile consolidato di 12,8 miliardi su 270
di fatturato.
Nel 1999 Medusa ha raggiunto il break even point (pareggio di bilancio), mentre lo
scorso anno i ricavi sono saliti dell'11,9% a 4.230 miliardi.
L'utile prima delle imposte al netto delle competenze è cresciuto a 427 miliardi.
Sempre nel settore dell'intrattenimento domestico è nata Blockbuster, filiale italiana
dell'azienda statunitense che noleggia e vende videocassette.
La società è una joint-venture tra Fininvest (che ne detiene la maggioranza con il
51%) e la casa madre americana.
Attualmente i negozi Blockbuster sono 170.
Recentemente Medusa è entrata nella produzione di cartoni animati, grazie
all'acquisizione della società Lanterna Magica.
Nel settore dell'intrattenimento Fininvest conta anche la proprietà del Teatro
Manzoni di Milano.
Area Editoria e Internet:
Il Gruppo Mondadori è una delle maggiori società editrici italiane e tra le prime in
Europa.
Insieme a Mediaset l'editoria è l'altra gamba portante del settore media.
L'attività è divisa in sei aree: i libri (circa 200 collane), i periodici e newsmagazine
( tra cui Panorama e Tv Sorrisi e Canzoni), Printing e Direct Marketing.
Vi sono poi i due spin-off dedicati alle nuove tecnologie (Mondadori Informatica e
Mondadori.com).
L'ultimo bilancio (quello dell'anno 2000) ha visto i ricavi crescere del 9% salendo a
quota 2.870 miliardi.
Il risultato operativo è cresciuto a 310 miliardi (più 21,6%), mentre l'utile netto è
stato di 137 miliardi.
Mondadori è quotata alla Borsa di Milano nel listino del Mibtel.
In concomitanza con il boom della new economy, è stata creata una società dedicata
alle nuove tecnologie, la New Media Investment che controlla il portale Jumpy e Yond
(società che sviluppa siti web).
Area Sport:
Alla Fininvest fa capo pure la squadra di calcio AC Milan acquisita da Berlusconi,
che riveste tuttora la carica di presidente, nel 1986.
Accanto alla società sportiva sono sorte altre attività imprenditoriali legate al
merchandising e all'intrattenimento (come il canale televisivo Milan Channel e alcune
pubblicazioni specializzate).
La società è passata in attivo dopo la perdita di circa 20 miliardi della stagione
precedente.
Area Finanziaria:
Il Gruppo Berlusconi controlla pariteticamente al Gruppo Doris la Banca
Mediolanum, istituto specializzato nella distribuzione di prodotti assicurativi e nel
risparmio gestito.
Lo scorso anno l'utile netto della società è stato di 224 miliardi (in crescita del 31%
rispetto al '99), a fronte di un patrimonio netto amministrato di 34 mila miliardi (salito
del 38%).
Lo scorso anno Mediolanum è entrata nel capitale di Mediobanca, acquisendo una
quota del 2,15% mentre l'istituto guidato da Vincenzo Maranghi a sua volta ha acquisito
il 2% della banca.
Mediolanum è quotata dal giugno 1996 alla Borsa di Milano nel listino del Mib30.
Altre attività:
Oltre alle attività core sopra citate, altri asset compongono il puzzle della galassia.
Nel settore delle directories (cataloghi telefonici e e database) fa capo alla Fininvest
Pagine Italia, la società che edita le Pagine Utili, concorrenti delle Pagine Gialle (gestite
dalla Seat di Lorenzo Pellicioli).
Pecora nera della "famiglia", la società è l'unica in rosso del gruppo.
Negli ultimi anni, comunque, è stata avviata una cura dimagrante per riportare in
nero i conti: lo scorso anno le perdite sono calate di circa il 28%.
Fininvest controlla anche Edilnord 2000, società edilizia (tra le realizzazioni
Milano2, Milano3, il Girasole) e rete immobiliare in franchising. La Edilnord, valore
stimato 200 miliardi, è stata recentemente venduta a Tronchetti Provera per 400 miliardi.
Occorreva che questo altro squalo dell'economia italiana ripagasse Berlusconi dei grossi
affari che quest'ultimo gli ha permesso di realizzare con l'acquisizione di Telecom.
Potete vedere l'organigramma del gruppo Berlusconi assieme all'articolo di cui
sopra al seguente sito: http://www.acidlife.com/~tyler/napoloni.html
***
Più in basso le copertine di due dei libri della Kaos citati.
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