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PERIODICO INDIPENDENTE DELL’I.T.I.S. - L.S.T. “E. ALESSANDRINI” -VITTUONE - Anno XVIII - Numero Speciale Settembre 2013 Nella speranza un giorno di rivederci Mirko era fantastico, aveva il dono di cambiare le persone. In un anno è riuscito a farmi promettere di andare in università con lui. Con la malattia per lui era un problema mantenere la promessa, ma ora so che la manterrà. So che ogni lezione sarà lì con me. Grazie Mirko Questo giornalino è dedicato con tutto il nostro affetto ai genitori di Mirko. Andrea Pontoglio La vita è come una corsa in motocicletta: Nessuno sa quanta benzina il destino ha messo nel nostro serbatoio.... Quello che conta è dare sempre il massimo fino all'ultima goccia di vita.... E tu, amico mio, ce l'hai fatta... Sei entrato nel mio cuore e lì rimarrai per sempre fino alla fine dei miei giorni... Ciao Mirko.... Non sai quanto mi stai mancando in questo momento... Michael Carelli Continua a p. 10 E’ un numero speciale: contiene alcuni degli articoli scritti da Mirko Bertani, direttore nell’ultimo anno scolastico, durante il periodo della sua collaborazione. Studenti.Vit Pagina 2 Bianca come il latte Rossa come il sangue E' il titolo del primo romanzo dell'autore italiano Alessandro D'Avenia. In questo libro lo scrittore, insegnante di lettere e sceneggiatore, racconta la vicenda di Leo, un ragazzo dalla capigliatura molto insolita e dal carattere piuttosto ribelle, che dice di sentire dentro di sé la “forza di un leone”. Leo, tuttavia, è un ragazzo normale, come tutti gli altri, che deve sopportare il peso della dura vita dei giovani d'oggi: i genitori che non capiscono, le rivalità, gli amori, i professori che rompono... La vita del protagonista è caratterizzata da due colori: il bianco e il rosso; il primo indica la sua più grande paura; il nulla, la solitudine, la mancanza; mentre il secondo è il colore dell'amore, un colore forte e vivace, e soprattutto è il colore dei capelli di Beatrice... Beatrice, la ragazza di cui Leo è innamorato, “anche se lei ancora non lo sa”. Lui la segue dall'inizio dell'anno, la osserva, la vuole tutta per sé... Immaginate il suo dolore quando verrà a sapere da Silvia, migliore amica di Leo da sempre, che Beatrice è malata di leucemia, una grave malattia del sangue. Silvia è l'unica persona in cui Leo riesce a trovare serenità e conforto, ma adesso non gli importa... Beatrice è malata, e lui la vuole aiutare. Decide così di donarle il suo sangue: una trasfusione forse la salverà, forse Beatrice potrà continuare a vivere insieme a lui... E invece no. Quando viene a sapere che la sua donazione non è servita e che Beatrice morirà, Leonardo attraversa un lungo periodo di depressione, di litigi con i prof, con i genitori e persino con Silvia. Solo l'intervento del “sognatore” (così lui e i suoi compagni hanno soprannominato il professore di filosofia), riuscirà a far ragionare il protagonista e a portargli pace nel cuore, aiutandolo ad andare avanti. Cosa farà il protagonista? Come andrà avanti ora che Beatrice è in pericolo di vita? Come già accennato, l'autore di questo romanzo è insegnante di lettere classiche al liceo. E chi meglio di un professore avrebbe potuto scrivere una vicenda incentrata sulla vita adolescenziale? D'Avenia ha descritto tutti i pensieri e gli stati d'animo del protagonista in maniera impeccabile, ed impersonandosi in Leonardo è stato in grado di raccontare la vita di un ragazzo medio dal suo punto di vista. Reale o meno, credo che questa vicenda sia servita all'autore come mezzo per comunicare con i ragazzi: il messaggio che Alessandro ci vuole dare è che la vita è fatta di momenti di felicità alternati a momenti di tristezza o addirittura di depressione, ma per quanto possa essere infelice una persona, questa non dovrà mai abbattersi perchè ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarla. Il linguaggio usato è semplice e scorrevole, adatto anche ai più giovani; la trama è ben strutturata. Valutazione:9. Mirko Bertani 3^Bi (Tratto dal numero 2, Aprile 2011) Studenti.Vit Anno XVIII - Numero Speciale Pagina 3 Gran Torino "Gran Torino". All'inizio non capivo il perché di questo titolo. Ma la risposta è arrivata intorno alla prima mezz'ora del film. Walt Kowalski, l'anziano protagonista di questa storia, possiede un'auto chiamata proprio Gran Torino; ma cosa c'entra quest'auto con la trama? In effetti l'auto non è il tema principale della vicenda, ma se pensiamo all'attaccamento che Walt ha per questo mezzo, potremmo dedurre, anche se un' ipotesi un po' azzardata, che le poche cose della vita a cui riesce ad affezionarsi sono un'auto e, come verrà poi mostrato più tardi nel film, il suo cane, tutto a causa del suo distacco dalla famiglia. In realtà, il tema principale di questo capolavoro di Clint Eastwood, che interpreta il protagonista, è proprio il fatto che quest'ultimo scopre di avere ancora posto nel suo cuore per l'amore di qualcuno, e queste persone sono nientemeno che i suoi vicini cinesi. Fin dall'inizio del film, Walt si fa conoscere come un uomo duro, distaccato, a cui non piace la compagnia e che ha ostilità nei confronti dei diversi; tuttavia quando egli impara a conoscerli, riscopre qualcosa che da tempo gli mancava: l'amore di una famiglia. Ma proprio come succede con tutte le belle esperienze, queste finiscono: Walt, dopo avere scoperto di avere poco ancora da vivere a causa di una malattia di cui non parla a nessuno, decide di sacrificarsi per far arrestare dei malviventi che avevano reso impossibile la vita ai vicini cinesi. Questo ultimo gesto d'amore, completato dal testamento con il quale Walt beffa la sua famiglia e lascia la tanto ambita Gran Torino a Thao (il figlio dei vicini), rende il finale estremamente commovente. Tuttavia, nonostante la sua tristezza, il finale è contornato dalle colorite parole, sempre presenti nel linguaggio del protagonista, scritte sul testamento di quest'ultimo e riesce incredibilmente a sollevare il morale dello spettatore. La grandezza del film sta proprio in questo: la bravura con cui il regista riesce ad accoppiare momenti di tristezza a momenti di ilarità. Nonostante non sia propriamente un film per tutti, il messaggio che Eastwood vuole trasmettere, seppur apparentemente banale, è estremamente importante e interessa la vita quotidiana di ognuno di noi: il razzismo che Walt vive guardando "da lontano" i cinesi, si trasforma in simpatia e in alcuni casi amore quando entra in contatto con loro ed inizia a conoscerli. Quindi quello che vuole dirci è che prima di giudicare qualcuno bisogna imparare a conoscerlo nel profondo e a rispettarlo e, a mio parere, questo film è stato il modo migliore con cui potesse farlo. Mirko Bertani, 4^BI (Tratto dal numero 2, Febbraio 2012) Studenti.Vit Pagina 4 Quasi amici Driss è un giovane uomo senegalese, giunto in Francia con la famiglia della zia, con difficoltà nel rispettare la legge e un passato da galeotto alle spalle. Inoltre non è un gran lavoratore, vive infatti di sussidi di disoccupazione, ottenuti attraverso le firme di datori di lavoro che testimoniano falsamente la non idoneità del giovane alle occupazioni proposte. Un giorno però, Driss deve fare i conti con Philippe. Cercando una nuova firma per ottenere l'ennesimo sussidio, infatti, si imbatte nell'anziano francese tetraplegico che, essendo impossibilitato ai movimenti, gli intima che gli avrebbe fornito la firma se fosse tornato da lui il giorno successivo. Ma quello che Driss trova al suo ritorno è un'offerta di lavoro come badante nella lussuosa casa dell'uomo accompagnata da una sfida che, sollecitando l'orgoglio di Driss, lo obbliga ad accettare. Inizialmente il giovane si dimostra una persona molto superficiale e poco seria: menefreghista, donnaiolo (non mancano infatti occhiate ambigue alla segretaria di Philippe) e rozzo. Col passare del tempo però, queste caratteristiche di Driss iniziano ad essere viste da Philip- pe come pregi, infatti Driss è in grado di far divertire l'anziano molto più dei noiosi badanti assunti in passato. Driss è diverso dagli altri. Il rapporto inizialmente un po' freddo tra i due diventa ben presto una vera e propria amicizia caratterizzata da scorazzate in città sulla Maserati di Philippe e da "bricconate" degne del giovane senegalese. Il film si conclude con un regalo di Driss all'anziano datore di lavoro: il senegalese infatti riesce a combinare un incontro tra quest'ultimo ed Eleonore, una giovane donna da tempo in contatto per lettera con Philippe e per la quale provava dei sentimenti. Il film francese racconta una storia vera. La trama è costellata da molte scene divertenti in cui la simpatia e l'essere maldestro di Driss vengono messi in risalto. Nonostante la serietà del tema, l'autore è stato in grado di inserire non poche scene divertenti senza rovinare quelle cariche di sentimento. Una caratteristica che secondo me eleva il film a livelli molto alti. Non per niente è il secondo film francese per record di incassi. Nonostante quando mi è stato proposto di andarlo a vedere fossi scettico e nonostante non sia un genere di film che mi appassioni mi sono dovuto assolutamente ricredere. E' sicuramente uno dei film più belli che abbia visto negli ultimi anni e, sentendo i commenti di altre persone che l'hanno visto, non sono l'unico a pensarla così. Consiglio vivamente a tutti di andare a vedere questo capolavoro a metà tra il comico e il sentimentale. Voto al film: 10. Mirko Bertani, 4^BI (Tratto dal numero 4, Maggio 2012) Studenti.Vit Anno XVIII - Numero Speciale Pagina 5 Gli stages: una grande opportunità Come la maggior parte dei lettori già saprà, la nostra scuola è solita organizzare delle attività lavorative estive per gli studenti chiamate stages. Queste attività consistono nel lavoro non retribuito presso un'azienda a cui lo studente che partecipa si prende l'impegno suddetto, mentre l'azienda ospitante ha il compito di istruirlo sulle competenze necessarie a svolgere quel tipo di lavoro. Inoltre, questo tipo di attività può evolversi, se l'azienda lo ritiene opportuno, in un tirocinio, in cui l'esperienza dello stage viene approfondita. Tempo fa siamo stati invitati a parlare con il professor Boldrini proprio riguardo a queste possibilità che la scuola ci offre (in genere dedicate alle classi quarte e quinte). L'anno scorso, ad esempio, la scuola ha stretto una collaborazione con l'associazione Assolombarda, con lo scopo di rilanciare l'istruzione tecnica e dalla quale sono emerse le possibilità di svolgere attività stagistiche per informatici ed elettronici. Le aziende interessate, con le quali sono stati stretti dei protocolli d'intesa, sono state quattro: Accenture s.p.a. di Assago e Matic di Busto Garolfo per gli informatici e Rold s.r.l. di Nerviano e Siemens per gli elettronici (una cosa che ha molto attirato la nostra curiosità è stata la scoperta da parte degli stagisti di un bug (=errore) dei dispositivi Siemens, che non riconoscevano il 29° giorno di febbraio degli anni bisestili, creando non pochi problemi). I docenti di riferimento per quanto riguarda queste attività sono le professoresse Calati e Frontini. A detta del professor Boldrini l'azienda con cui si è instaurato un migliore rapporto è stata la Rold s.r.l.. Questa azienda di elettrotecnica è fa famosa per la produzione di componenti per elettrodomestici bianchi (forni, lavatrici, ecc.), usati da alcune delle migliori case produttrici del settore. Tuttavia, lo scopo della scuola è di aumentare le possibilità di stages e mantenersi in contatto con un sempre maggiore numero di aziende interessate, in quanto queste collaborazioni portano nella maggior parte dei casi ad un interessamento da parte delle aziende agli studenti dimostratisi maggiormente qualificati e, spesso, offrono delle opportunità lavorative vere e proprie al termine degli studi. Inoltre, rendono disponibili dei corsi di aggiornamento sia per gli studenti che per i professori. Bertani Mirko, 4 B I (Tratto dal numero 3, Marzo/Aprile 2012) Questa è l’incredibile e commovente foto che Mirko ha inviato ai suoi compagni di classe, la vigilia degli esami. E’ una foto dura e tenera insieme, carica di speranza. Studenti.Vit Pagina 6 Non è un paese per vecchi Il libro racconta la vicenda di un uomo onesto, Llewelyn Moss che si imbatte per caso nella caccia ad una valigetta contenente i soldi del contrabbando di una partita di droga (oltre un milione di dollari) p r o v en i en te d a l M e s s ic o . Mentre è a caccia, Moss avvista alcuni fuoristrada fermi in mezzo al deserto e, quando li avvicina, si accorge della drammatica situazione in cui si trovano i messicani. Poco più avanti, ritrova il corpo di un uomo con la valigetta piena di soldi. Qui l'onestà del protagonista viene messa a dura prova: "Consegnarla alle autorità o tenersela per sé?". Moss opta per la seconda opzione, in quanto vorrebbe migliorare la sua condizione economica e quella della giovane moglie, Carla Jean. Dal momento in cui decide di raccogliere la valigia, però, Moss cadrà vittima di una serie di inseguimenti e scontri armati per il possesso del denaro, a cui partecipano anche i messicani e Anton Chigurh, un killer psicopatico sfuggito alla detenzione che ha una predilezione per le pistole ad aria compressa. La storia è incentrata in particola- re sugli scontri tra Moss e Chigurh, che durante una sparatoria si feriscono gravemente a vicenda. L'unico modo che Chigurh ha per sottrarre la valigia a Moss è minacciarlo di uccidere sua moglie, ma a quest'ultimo sembrano importare di più i soldi. Nel frattempo, in parallelo a questa frenetica caccia al denaro, vi è la storia di Bell, il depresso sceriffo della contea incapace di stare al passo coi tempi che, per riscattarsi dalla sua arretratezza, farà di tutto per salvare la vita a Moss sottraendolo alla morsa degli altri criminali. Il libro si conclude tristemente con la morte di Moss ed il recupero della valigetta da parte dei messicani. Chigurh, dopo aver mantenuto la "promessa" di uccidere Carla Jean, cade vittima di un incidente stradale da cui si salva per miracolo. Infine, per quanto riguarda lo sceriffo Bell, sarà costretto ad andare in pensione con l'amarezza di non essere riuscito a riscattarsi da una triste carriera. Il libro è senza dubbio molto avvincente e cattura l'attenzione del lettore grazie ad avvenimenti e scoperte sempre nuove, che sus c ita n o la s ua c u r io s ità . Inoltre, tra un capitolo e l'altro, la presenza di vicende relative all'esperienza e alla carriera "militare" dell'autore permettono di fare un confronto tra il romanzo e la realtà. L'unico aspetto negativo è il modo con cui McCarthy imposta i discorsi diretti, senza virgolette. Questo può a volte creare difficoltà nel capire chi sta parlando. Il messaggio dell'autore può essere principalmente inteso come la capacità dei soldi di cambiare le persone (ne è un esempio Moss) e il fatto che l'avarizia e l'ingordigia portano ad una vita triste e misera, in questo caso alla morte. Non è un romanzo che consiglierei a tutti, in quanto sono presenti descrizioni esplicite delle ferite che possono provocare inquietudine nei lettori più giovani. Tutto sommato lo considero un ottimo romanzo, privo di parti noiose che possano scoraggiare il lettore dal proseguirne la lettura. Mi sento inoltre in dovere di citare il mio professore di italiano che mi ha proposto di leggere questo libro perché lui lo ritiene di gran lunga superiore all'omonimo film dei fratelli Coen. Sono le riflessioni dello sceriffo quelle nelle quali secondo lui vale la pena di soffermarsi: esse esprimono una positività ed un attaccamento alla vita superiori alle scene di morte descritte, positività che lascia nel lettore una speranza nel futuro. Mirko Bertani, 4 BI (Tratto dal numero 3, Marzo/Aprile 2012) Studenti.Vit Anno XVIII - Numero Speciale Sicuramente molti di voi già li conoscono, altri ne avranno sentito parlare, ma ad alcuni probabilmente il nome suonerà nuovo. Si fanno chiamare Anonymous e, come il nome suggerisce, nessuno conosce la loro identità, anche perchè sarebbe difficile identificarli tutti, visto che sono sparsi per tutto il mondo. Sono un organizzazione di hacker (termine che indica persone con grandi abilità informatiche messe al servizio della comunità per evidenziare problemi o, come nel loro caso, per scopi sociali), che hanno come scopo principale la difesa delle libertà di parola e di pensiero o dei diritti umani (sono famosi, ad esempio, per il loro accanimento nei confronti delle carceri in cui certi diritti non vengono garantiti ai detenuti o nei confronti dei governi di molte nazioni che secondo loro abusano della censura). Tuttavia loro si autodefiniscono hacktivisti e non hanno capi o superiori, come suggerisce il loro simbolo, il busto senza capo (prima foto), che sta a significare proprio questa mancanza di un ordine gerarchico all'interno del gruppo. Il loro modo di pensare, che sono soliti diffondere attraverso video postati su siti come YouTube o sulle loro pagine Twitter e Facebook, ricorda molto quello di V, protagonista del film V per vendetta, dal quale prendono il loro secondo simbolo, la maschera di Guy Fawkes (seconda foto). Il loro motto è “Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo. Aspettateci!”. Forse come messaggio suonerà un po' inquietante, ma proviamo a conoscerli meglio: sono celebri per alcune operazioni che senza dubbio, per quanto possano essere considerate illegali, hanno aiutato molte persone. Una delle prime, ad esempio, riguarda il social network Habbo. Viene definita come “Great Habbo Raid”; è stata scatenata da manifestazioni di razzismo Pagina 7 avvenute sull'hotel virtuale e ha portato all'espulsione da Habbo di decine di utenti che avevano a che fare con queste m a n i f e s t a z i o n i . Sicuramente, penserete, non è normale che un gruppo così ben organizzato di hacker si incentri su pesci piccoli come “l'espulsione di qualche utente da un social network”, ma non è questo il punto. Gli Anonymous infatti hanno più di una volta ribadito che il loro vero fine è l'affronto delle ingiustizie e lo hanno dimostrato con le successive e più recenti operazioni, quali l'arresto del pedofilo Chris Forcand attraverso uno stratagemma usato per ingannarlo, oppure i molteplici attacchi contro siti web di governi e politici (in gran parte anche italiani) a causa delle troppe censure su informazioni che, secondo l'organizzazione, dovrebbero essere di dominio pubblico o di comportamenti ritenuti scorretti. Le più recenti operazioni del Studenti.Vit Pagina 8 gruppo invece riguardano attacchi a numerosi siti (tra cui quello dello stesso FBI e di moltissime case discografiche) a causa della chiusura per violazione del copyright, ritenuta ingiusta, del sito Megaupload (questa operazione viene definita “Operazione Blackout”), o l'attacco al sito del Vaticano: i motivi che avrebbero spinto Anonymous in quest'ultimo caso sono le troppe interferenze della Chiesa con lo sviluppo in campo medico e scientifico, che provocherebbero un'arretratezza inammissibile nel 2012. Ma il motivo che più mi ha spinto a scrivere questo articolo riguarda il caso di Amanda Todd, una ragazza morta suicida nello scorso settembre a causa di uno stalker che ha pubblicato in rete alcune sue foto osè. Anonymous infatti, in seguito alla notizia della morte della ragazzina, si è subito mobilitato per trovare il colpevole di questa atrocità, consegnando i nomi di due possibili indiziati di cui purtroppo non è ancora stata confermata la colpevolezza. A mio parere il fatto che un'intera e importante organizzazione come Anonymous concentri le sue forze per aiutare anche solo una singola persona dimostra che forse le loro non sono manie di grandezza, o una manifestazione di superiorità alla legge come molti dicono, ma sono prova che forse il loro ideale è sincero. In una delle scorse edizioni, il programma “Le Iene” ha intervistato un uomo che si definiva membro dell'organizzazione e che, oltre a sostenere la causa del gruppo, ha ammesso di avere, qualche volta, usato le sue abilità per scopi personali. Leggendo questo qualcuno penserà che con elementi del genere la buona causa di Anonymous possa essere messa in dubbio, ma sono del parere che il pensiero di una comunità non possa crollare per colpa del singolo, in quanto l'uomo può peccare, l'ideale no. Molte persone tuttavia sono contrarie all'“opera” di Anonymous e più volte qualcuno ha cercato di infangare il loro nome con attacchi che inizialmente sono stati attribuiti al gruppo, ma che quest'ultimo ha smentito in quanto “andava contro i loro principi”. Ora la domanda che voglio far sorgere nei lettori è questa: la causa che Anonymous supporta va condivisa? Certo, non tutte le loro azioni forse si possono definire corrette, ma di sicuro hanno anche aiutato moltissime persone, nonostante abbiano infranto moltissime leggi di tutto il mondo. Ma quando si tratta di consegnare alla legge persone che hanno provocato omicidi o che non rispettano i principali diritti dell'uomo il fine non giustifica i mezzi? Mirko Bertani 5^ Bi (Tratto dal numero 1, Ottobre 2012) Studenti.Vit Anno XVIII - Numero Speciale Pagina 9 La tesina di Mirko: Neuroshima Hex! Neuroshima Hex!, è questo il titolo della tesina che Mirko desiderava sottoporre alla commissione d'esame, titolo appartenente al gioco da tavolo tattico ideato da Michael Oracz. versione per dispositivi Windows" avvalendosi del noto linguaggio di programmazione Java. Come egli avrebbe voluto chiarire "la programmazione è ad oggetti, con l'utilizzo di grafica Canvas e di Threads, soprattutto nelCome riporta Mirko per quanto concerne il le animazioni. Inoltre un'altra tecnica utilizzata è quella del Double Buffering, atta ad eliminare lo sfarfallio delle immagini durante la visualizzazione su monitor. Infine sono presenti anche musiche per rendere più esaltante l'esperienza di gioco". regolamento "il numero di giocatori può variare da due a quattro. Durante ogni fase di gioco il giocatore sceglie come posizionare le proprie tesserine sul tabellone, seguendo una personale strategia che lo dovrà portare alla vittoria". Il punto chiave che ha portato Mirko alla realizzazione di questo gioco strategico è situato nelle piattaforme su cui esso è disponibile, infatti il gioco originale prevede l'impiego di sole 3 piattaforme: 1. Web (online) 2. Android 3. Apple Mirko ha quindi realizzato "la prima e unica Una volta eseguito, il programma si apre con un'introduzione grafica per poi passare al menu, in cui il giocatore può scegliere se: 1. giocare 2. attivare o rimuovere suoni 3. seguire un rapido tutorial 4. leggere i crediti 5. visualizzare le immagini del gioco uscire dal gioco Mirko conclude elencando le problematiche o limiti del gioco che ha realizzato ed i numerosi punti di forza che lo caratterizzano, tra i più significativi ritroviamo rispettivamente la "pulizia/correzione del codice ed il corretto uso delle strutture dati in cui vengono salvate le informazioni durante l'esecuzione". Andrea Balbo 5^Bi Studenti.Vit Pagina 10 Per Mirko “Quando a scuola non c’eri, si sentiva la tua mancanza” Mi ricordo che ti vedevo ogni mattina prima della prima ora. Io ero in seconda e tu eri in prima. Mi avevi colpito perché ascoltavi sempre musica metal, anche io l'ascoltavo e ci siamo conosciuti così, parlando delle nostre band preferite. L'anno dopo io sono stata bocciata e ci siamo ritrovati in classe insieme. Eri uno dei pochi che conoscevo, mi ricordo i primi giorni di scuola, cambiati tutti i compagni di classe, mi trovavo malissimo. Ora a distanza di anni posso dire che quell'anno é stato il migliore degli anni passati all'Alessandrini. Siamo diventati subito amici. Anche se i nostri caratteri spesso ci hanno distaccato per qualche periodo siamo sempre riusciti a chiarire e tornare a confidarci. Mi ricordo che ti rimproveravo spesso il tuo carattere troppo riservato, e io spesso non sono riuscita a capire quanto tenevi a me. Sono passati gli anni e ti ho visto crescere tra i banchi di scuola. Quanto amavi tu l'informatica pochi altri possono capirlo. Ricordo la tua infinita disponibilità che non sono mai riuscita a ripagare. Ricordo il tuo carattere forte e la tua acutezza. Ricordo i tuoi dolori al ginocchio e ricordo quel maledetto giorno che ricevetti il tuo messaggio "Yle sono all'ospedale, hanno scoperto che ho un tumore, stai tranquilla non dirlo a nessuno". Mi é crollato il mondo addosso e sono scoppiata in lacrime. In questo anno lo so che non hai mai perso la speranza nella tua guarigione. E in questo anno tutti eravamo con te, convinti che questo incubo sarebbe finito nel migliore dei modi. Era tutto così assurdo! Sono venuta con pochi altri nostri compagni di classe a trovarti periodicamente a casa tua, a parlare in giardino o a studiare insieme. Io lo so che tu non volevi continuare la scuola, ma tutti noi ti abbiamo incoraggiato e tu ci hai dato ascolto. Mi preoccupavo di prendere bene gli appunti a scuola perché tornata a casa ti scannerizzavo tutto, lo facevo anche se non me lo chiedevi. Quei giorni che riuscivi a venire a scuola eri contento, nonostante la bandana sulla testa, nonostante le stampelle venivi per noi, perché ti mancavamo. Sei riuscito a concludere la tua tesina, un gioco programmato da zero, che ti ha accompagnato in questo lungo anno di agonia ma che purtroppo non potrai mai esporre. Sei stato forte tanto da scherzare sulla perdita dei tuoi bellissimi capelli biondi, ma intanto i tuoi occhi azzurri li vedevo che diventavano grigi, giorno dopo giorno, fino a spegnersi per sempre. Non ti sei mai voluto arrendere, fino all'ultimo hai lottato con tutte le tue forze, con quelle braccia che erano diventate solo ossa, che non riuscivano a strappare un foglio di quaderno, con quei tubi che ti hanno aiutato a respirare e a pronunciare poche parole. Non mi dimenticherò mai la tua immensa forza di volontà. Non é giusto quello che é successo. Perché questa vita ingiusta, sbagliata? Perché te? Perché te ne sei andato così presto?.. Ma ti dimostrerò che dal mio cuore non te ne andrai mai. Ylenia Romeo Ti conosco da circa 3 anni e pensare a tutto quello che hai dovuto affrontare scatena in me un'emozione di rabbia senza precedenti. E' proprio la rabbia il sentimento più forte che provo pensando a quello che ti è successo, alle sofferenze che hai dovuto subire quest'ultimo anno, per poi arrivare a questa tragica conclusione. E' assolutamente INGIUSTO che ad un ragazzo della tua età e dal tuo carattere solare sia toccato un destino del genere. Ripensandoti, la prima cosa che mi viene in mente è proprio questo tuo carattere speciale che dimostravi per ogni cosa che ti capitava! Raramente ti vedevo arrabbiato o triste, affrontavi la vita sempre con il sorriso stampato sulla faccia, anche sapendo delle condizioni in cui ti trovavi. Purtroppo quest'anno ci siamo visti poche volte, ma in quelle rare occasioni sprigionavi una forza di volontà senza pari, avevi la capacità di vedere il buono in tutto e in tutti. Spero che tu possa ascoltare queste parole dal luogo in cui ti trovi in questo momento; ci hai insegnato a vivere la vita nel migliore dei modi, sfruttando ogni secondo sempre con il sorriso sulle labbra! Ciao caro Mirko, il tuo ricordo vivrà in me e nel mio cuore per tutta la vita Dario Bonito Ho perso un amico, un amico importante, che sapeva sempre ascoltare e soprattutto sostenere nei momenti di bisogno, momenti in cui non c'è stato nessun altro che lui, una persona ammirevole. Ingiustizia, l'unica parola che si può (Continua a pagina 11) Studenti.Vit Anno XVIII - Numero Speciale trovare in questo momento, ingiustizia . Una persona che ha voglia di vivere, di fare esperienze, ed essere all'inizio del proprio cammino, un cammino da percorrere insieme alla famiglia insieme agli amici. Una vita spezzata, spezzata da una brutta malattia, che ti ha preso all'improvviso, ti ha portato via a noi! Il dolore è enorme, una perdita enorme. Il tuo coraggio è unico, la tua voglia di vivere, la tua voglia di lottare e di essere forte per sconfiggere il male, il male che purtroppo ha abbattuto il tuo corpo, ma non la tua anima, non il tuo essere. Ti ricorderò sempre forte, sempre pieno di energie, sempre con la voglia di vivere! Mi manchi, mi mancherai! Spero che tu da lassù ci possa vedere e possa partecipare insieme a noi alle cose che abbiamo programmato insieme, fare una partita a scacchi, guardare Star Wars insieme e tante altre cose che sicuramente avremmo fatto insieme. Ti voglio bene, ti vorrò sempre bene. Sei stato un amico, sei tuttora un amico e resterai un amico per sempre, uno di quei pochi amici che si incontrano in tutta la vita. Te ne sei andato troppo presto! Eri innocente, sei innocente non doveva succedere a te, non te lo meritavi. Resterai nel mio cuore. Ti ricorderò sempre ovunque tu sia con il tuo sorriso rassicurante e dolce! Marina Brynzyla Sto provando a rassegnarmi. Ma ancora non ci credo. E’ così ingiusto che a una così bella persona sia successa una simile disgrazia. Quando ti ho conosciuto ho da subito capito che persona d'oro sei, una di quelle persone che si trovano raramente, una di quelle persone di cui ci vorremmo circondare, una di quelle persone a cui è difficile e troppo doloroso dire addio. Purtroppo la malattia è stata bastarda e ti ha sopraffatto fisicamente, ma è stato un colpo venire Pagina 11 a scoprire della tua morte, anche perché appena una settimana prima quando ci siamo visti mi sei sembrato così forte. Era stimolante vedere la tua forza e soprattutto la tua voglia di vivere, hai sempre guardato al futuro in modo speranzoso ed ero convinta che il futuro avesse in serbo per te qualcosa d'importate, perché ti vedevo talmente forte da poter sconfiggere la malattia. Ho cercato di starti vicino e spero di esserci riuscita in quei momenti in cui ti sei confidato con me. Ci eravamo ripromessi che appena stavi meglio e i dottori te lo avessero concesso ci saremmo fatti un giro in bici assieme, ci conto ancora!! Grazie per essermi stato amico. Sarai per me esempio di forza, perseveranza ed esempio di vita. Ti voglio bene Mirko, non ti dimenticherò mai. Un bacio giovane angelo. Veronica Iorio A me non sembra ancora vero che Mirko non sia più qui con noi, mi mancherà molto la sua presenza. Ricorderò Mirko soprattutto per l'enorme forza di lottare e la voglia di vivere che aveva, nonostante tutto quello che stesse passando. Sarah Turi Eri un ragazzo in gamba, l'hai dimostrato tante volte e sono sicuro che continuerai a dimostrarlo anche lassù. Noi tutti ti vogliamo un gran bene e mi dispiace non essere riuscito a dimostrartelo prima. Il tuo ricordo resterà sempre impresso nel mio cuore, il ricordo di te con il sorriso stampato sulle labbra. Ti voglio bene Mirko!. Andrea Balbo Oggi la tristezza CI ha colpito, tutti insieme. Tu, che hai lottato un anno contro una brutta malattia, CI hai dimostrato come si fa a continuare a credere nelle cose, a sperare in un domani migliore. "Vivere e sorridere dei guai"! Questo è stato il tuo motto e ce l'hai mostrato chiaramente! Oggi non perdiamo solamente un AMICO, un compagno, ma molto di più! Oggi perdiamo una persona fantastica. Molti di noi non l'hanno conosciuto fino in fondo, ma possiamo dire comunque, tutti insieme, che quando non c'eri si sentiva la tua mancanza. Hai combattuto duramente e purtroppo inutilmente. Alessandro Maffi Abbiamo litigato spesso io e te, a momenti ci odiavamo... col tempo siamo riusciti a sistemare le cose, fino a che quella robaccia non ti ha preso con se. Eri così giovane, avevi tutta una vita davanti... non ci credo ancora che tu ci sia venuto a mancare, eri sempre con il sorriso sulle labbra, anche se stavi combattendo da più di anno. Non meritavi tutto questo, ora sei passato a miglior vita! Ti voglio bene Mirko... Beh che dire, Mirko era un persona stupenda, di quelle che appena vedevi, ti rendevano la giornata migliore. Se avevi bisogno di qualcosa lui c’era sempre, ti trasmetteva proprio la sensazione di essere una persona a cui piaceva proprio stare a scuola, ti trasmetteva la voglia di dare sempre il massimo. Per me era e sarà motivo di ispirazione, ciò che riusciva a fare con il computer era sorprendente, anche se lui lo banallizava, per non farti sentire inferiore, e non appena gli chiedevi aiuto era sempre pronto a dartelo. Giovanni Andrea Murgia. Manuel Garavaglia Anno XVIII - Numero Speciale Pagina 12 IL DISCORSO DEL MACIGNO Periodico dell’I.T.I.S. - L.S.T. “E. Alessandrini” - Vittuone Anno XVIII, n.° 1 Via Zara 23/c 20010 — Vittuone (MI) Tel. 02.90111011 [email protected] Editore Dott. Carlo Vincenzo Manzo Referente area di progetto Prof. Eros Griggio Direttore responsabile Mirko Bertani Impaginazione e grafica Ilenia Romeo Prof. Alberto Cardillo Redazione Andrea Baldo Dario Bonito Marina Brynzyna Ilenia Romeo Sarha Turi Collaboratori I compagni della 5^BI Stampa Elena, Lucia e Maria -Signori, avrei desiderio di dirvi, qui in questo luogo, una parola. Ben presto ci separeremo. Diamoci dunque qui presso il macigno di Il'jusa, la parola che non ci scorderemo mai, prima di tutto di Il'jusa e poi gli uni degli altri. E qualunque abbia ad essere il destino che ci aspetta nella vita, dovessimo anche per vent'anni non incontrarci più, ci ricorderemo pur sempre di quando portammo alla tomba il povero ragazzo che abbiamo imparato tutti ad amare. Era un eccellente ragazzo, un buono e coraggioso ragazzo … e ci ricorderemo di lui, signori miei, finché avremo vita. … Voi forse non intenderete quel che vi dico: ma non importa, voi tenetevi a mente le mie parole, e in seguito presto o tardi, converrete con esse. Sappiate dunque che nulla c'è di più alto, di più potente, di più salutare, di più fruttuoso per la vita che c'è di innanzi, d'un qualche buon ricordo. Vi si dicono tante cose sulla vostra educazione: ma ecco, uno di questi ricordi sublimi, sacri, serbato dall'infanzia, costituisce esso, forse, la migliore delle educazioni. E dato pure che un unico ricordo ci rimanesse vivo nel cuore, ebbene, anch'esso potrebbe una volta o l'altra riuscir utile alla nostra salvezza. Chissà, noi diventeremo anche cattivi col tempo … ma pure quando ci tornerà alla memoria come abbiamo portato a seppellire Il'juscia, quanto gli abbiamo voluto bene nei suoi ultimi giorni di vita, e come abbiamo parlato con tanta amicizia presso questo macigno, allora il più indurito di noi, il più beffardo non oserà neppure lui farsi beffe di essere stato buono in questo minuto che stiamo passando! Non solo, ma forse sarà proprio questo ricordo solo, che lo tratterrà da un grande male, e lo farà pentire ed esclamare: “Sì, io ero buono allora, franco e onesto”. … Ho detto questo pel deprecabile caso che diventiamo cattivi - riprese Alesa. Ma perché mai dovremmo diventare cattivi? Noi saremo anzitutto buoni e non ci dimenticheremo mai gli uni degli altri. … Ma chi è stato a riunirci tutti insieme in questo buono e dolce sentimento, che d'oggi in poi finché avremo vita ci rammenteremo; chi è stato mai se non Il'ljuscia, questo buon ragazzo che a noi sarà caro in eterno? Non dimentichiamolo dunque: perpetuo e soave sia il suo ricordo nei nostri cuori, d'oggi in poi e in eterno! -Sì, sì, in eterno, in eterno -gridarono tutti i ragazzi, commossi in viso. Lo terremo a mente, lo terremo a mente! Egli era coraggioso ed era buono! -… Karamazov! - gridò Kolja. Può mai essere vero quanto dice la religione, che noi risorgeremo dai morti, e torneremo a vita, e ci rivedremo l'un l'altro, tutti quanti, anche con Il'juscia? - Senza fallo risorgeremo, senza fallo ci rivedremo, e lietamente, gioiosamente ci racconteremo a vicenda tutto ciò che è stato … - Ah, come dovrà essere bello! - sfuggì dal petto a Kolja. Tratto da “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij