N.1 - Sito web

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N.1 - Sito web
PERIODICO INDIPENDENTE
DELL’I.T.I.S. - L.S.T.
“E. ALESSANDRINI”
-VITTUONE -
Anno XVIII - Numero Speciale
Settembre 2013
Nella speranza un giorno di rivederci
Mirko era fantastico,
aveva il dono di cambiare le persone. In
un anno è riuscito a
farmi promettere di
andare in università
con lui. Con la malattia per lui era un
problema mantenere
la promessa, ma ora
so che la manterrà.
So che ogni lezione
sarà lì con me. Grazie Mirko
Questo giornalino è dedicato con tutto il nostro
affetto ai genitori di Mirko.
Andrea Pontoglio
La vita è come una
corsa in motocicletta: Nessuno sa quanta benzina il destino
ha messo nel nostro
serbatoio.... Quello
che conta è dare
sempre il massimo
fino all'ultima goccia
di vita.... E tu, amico
mio, ce l'hai fatta...
Sei entrato nel mio
cuore e lì rimarrai
per sempre fino alla
fine dei miei giorni...
Ciao Mirko.... Non
sai quanto mi stai
mancando in questo
momento...
Michael Carelli
Continua a p. 10
E’ un numero speciale: contiene alcuni degli articoli scritti da
Mirko Bertani, direttore nell’ultimo anno scolastico,
durante il periodo della sua collaborazione.
Studenti.Vit
Pagina 2
Bianca come il latte
Rossa come il sangue
E' il titolo del primo romanzo
dell'autore italiano Alessandro
D'Avenia.
In questo libro lo scrittore, insegnante di lettere e sceneggiatore,
racconta la vicenda di Leo, un
ragazzo dalla capigliatura molto
insolita e dal carattere piuttosto
ribelle, che dice di sentire dentro
di sé la “forza di un leone”.
Leo, tuttavia, è un ragazzo normale, come tutti
gli altri, che deve sopportare il peso della dura
vita dei giovani d'oggi: i
genitori che non capiscono, le rivalità, gli
amori, i professori che
rompono...
La vita del protagonista
è caratterizzata da due
colori: il bianco e il rosso; il primo indica la sua
più grande paura; il nulla, la solitudine, la mancanza; mentre il secondo
è il colore dell'amore, un
colore forte e vivace, e
soprattutto è il colore dei
capelli di Beatrice...
Beatrice, la ragazza di
cui Leo è innamorato,
“anche se lei ancora non
lo sa”. Lui la segue
dall'inizio dell'anno, la
osserva, la vuole tutta
per sé...
Immaginate il suo dolore
quando verrà a sapere da
Silvia, migliore amica di Leo da
sempre, che Beatrice è malata di
leucemia, una grave malattia del
sangue.
Silvia è l'unica persona in cui
Leo riesce a trovare serenità e
conforto, ma adesso non gli importa... Beatrice è malata, e lui la
vuole aiutare.
Decide così di donarle il suo sangue: una trasfusione forse la salverà, forse Beatrice potrà continuare a vivere insieme a lui... E
invece no. Quando viene a sapere che la sua donazione non è
servita e che Beatrice morirà,
Leonardo attraversa un lungo
periodo di depressione, di litigi
con i prof, con i genitori e persino con Silvia.
Solo l'intervento del
“sognatore” (così lui e i suoi
compagni hanno soprannominato
il professore di filosofia), riuscirà a far ragionare il protagonista
e a portargli pace nel cuore, aiutandolo ad andare avanti.
Cosa farà il protagonista?
Come andrà avanti ora che Beatrice è in pericolo di vita?
Come già accennato, l'autore di
questo romanzo è insegnante di
lettere classiche al liceo.
E chi meglio di un professore avrebbe potuto scrivere una vicenda incentrata sulla vita adolescenziale?
D'Avenia ha descritto
tutti i pensieri e gli
stati d'animo del protagonista in maniera
impeccabile, ed impersonandosi in Leonardo è stato in grado
di raccontare la vita di
un ragazzo medio dal
suo punto di vista.
Reale o meno, credo
che questa vicenda sia
servita all'autore come mezzo per comunicare con i ragazzi: il
messaggio che Alessandro ci vuole dare è
che la vita è fatta di
momenti di felicità
alternati a momenti di
tristezza o addirittura
di depressione, ma
per quanto possa essere infelice una persona, questa non dovrà
mai abbattersi perchè
ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarla.
Il linguaggio usato è
semplice e scorrevole, adatto anche ai più giovani; la trama è ben
strutturata.
Valutazione:9.
Mirko Bertani 3^Bi
(Tratto dal numero 2, Aprile 2011)
Studenti.Vit
Anno XVIII - Numero Speciale
Pagina 3
Gran Torino
"Gran Torino".
All'inizio non capivo il perché di
questo titolo.
Ma la risposta è arrivata intorno
alla prima mezz'ora del film.
Walt Kowalski, l'anziano protagonista di questa storia, possiede
un'auto chiamata proprio Gran
Torino; ma cosa c'entra
quest'auto con la trama?
In effetti l'auto non è il tema
principale della vicenda, ma se
pensiamo all'attaccamento che
Walt ha per questo mezzo, potremmo dedurre, anche se un'
ipotesi un po' azzardata, che le
poche cose della vita a cui riesce
ad affezionarsi sono un'auto e,
come verrà poi mostrato più
tardi nel film, il suo cane, tutto a
causa del suo distacco dalla famiglia.
In realtà, il tema principale di
questo capolavoro di Clint Eastwood, che interpreta il protagonista, è proprio il fatto che
quest'ultimo scopre di avere
ancora posto nel suo cuore per
l'amore di qualcuno, e queste
persone sono nientemeno che i
suoi vicini cinesi.
Fin dall'inizio del film, Walt si fa
conoscere come un uomo duro,
distaccato, a cui non piace la
compagnia e che ha ostilità nei
confronti dei diversi; tuttavia
quando egli impara a conoscerli,
riscopre qualcosa che da tempo
gli mancava: l'amore di una famiglia.
Ma proprio come succede con
tutte le belle esperienze, queste
finiscono: Walt, dopo avere scoperto di avere poco ancora da
vivere a causa di una malattia di
cui non parla a nessuno, decide
di sacrificarsi per far arrestare
dei malviventi che avevano reso
impossibile la vita ai vicini cinesi.
Questo ultimo gesto d'amore,
completato dal testamento con il
quale Walt beffa la sua famiglia e
lascia la tanto ambita Gran Torino a Thao (il figlio dei vicini),
rende il finale estremamente
commovente.
Tuttavia, nonostante la sua tristezza, il finale è contornato dalle colorite parole, sempre presenti nel linguaggio del protagonista, scritte sul testamento di
quest'ultimo e riesce incredibilmente a sollevare il morale dello
spettatore.
La grandezza del film sta proprio
in questo: la bravura con cui il
regista riesce ad accoppiare momenti di tristezza a momenti di
ilarità.
Nonostante non sia propriamente
un film per tutti, il messaggio che
Eastwood vuole trasmettere, seppur apparentemente banale, è estremamente importante e interessa la vita quotidiana di ognuno
di noi: il razzismo che Walt vive
guardando "da lontano" i cinesi, si
trasforma in simpatia e in alcuni
casi amore quando entra in contatto con loro ed inizia a conoscerli.
Quindi quello che vuole dirci è
che prima di giudicare qualcuno
bisogna imparare a conoscerlo nel
profondo e a rispettarlo e, a mio
parere, questo film è stato il modo
migliore con cui potesse farlo.
Mirko Bertani, 4^BI
(Tratto dal numero 2, Febbraio 2012)
Studenti.Vit
Pagina 4
Quasi amici
Driss è un giovane uomo senegalese, giunto in Francia con la
famiglia della zia, con difficoltà
nel rispettare la legge e un passato da galeotto alle spalle. Inoltre non è un gran lavoratore,
vive infatti di sussidi di disoccupazione, ottenuti attraverso le
firme di datori di lavoro che testimoniano falsamente la non
idoneità del giovane alle occupazioni proposte. Un giorno però,
Driss deve fare i conti con Philippe. Cercando una nuova firma
per ottenere l'ennesimo sussidio, infatti, si imbatte nell'anziano francese tetraplegico che,
essendo impossibilitato ai movimenti, gli intima che gli avrebbe
fornito la firma se fosse tornato
da lui il giorno successivo. Ma
quello che Driss trova al suo
ritorno è un'offerta di lavoro
come badante nella lussuosa casa dell'uomo accompagnata da
una sfida che, sollecitando l'orgoglio di Driss, lo obbliga ad accettare. Inizialmente il giovane si
dimostra una persona molto
superficiale e poco seria: menefreghista, donnaiolo (non mancano infatti occhiate ambigue alla
segretaria di Philippe) e rozzo.
Col passare del tempo però,
queste caratteristiche di Driss
iniziano ad essere viste da Philip-
pe come pregi, infatti Driss è in
grado di far divertire l'anziano
molto più dei noiosi badanti assunti in passato. Driss è diverso
dagli altri. Il rapporto inizialmente un po' freddo tra i due diventa ben presto una vera e propria
amicizia caratterizzata da scorazzate in città sulla Maserati di Philippe e da "bricconate" degne del
giovane
senegalese.
Il film si conclude con un regalo
di Driss all'anziano datore di
lavoro: il senegalese infatti riesce
a combinare un incontro tra
quest'ultimo ed Eleonore, una
giovane donna da tempo in contatto per lettera con Philippe e
per la quale provava dei sentimenti.
Il film francese racconta una storia vera. La trama è costellata da
molte scene divertenti in cui la
simpatia e l'essere maldestro di
Driss vengono messi in risalto.
Nonostante la serietà del tema,
l'autore è stato in grado di inserire non poche scene divertenti
senza rovinare quelle cariche di
sentimento. Una caratteristica che
secondo me eleva il film a livelli
molto alti. Non per niente è il secondo film francese per record di
incassi. Nonostante quando mi è
stato proposto di andarlo a vedere
fossi scettico e nonostante non sia
un genere di film che mi appassioni
mi sono dovuto assolutamente ricredere. E' sicuramente uno dei
film più belli che abbia visto negli
ultimi anni e, sentendo i commenti
di altre persone che l'hanno visto,
non sono l'unico a pensarla così.
Consiglio vivamente a tutti di andare a vedere questo capolavoro a
metà tra il comico e il sentimentale. Voto al film: 10.
Mirko Bertani, 4^BI
(Tratto dal numero 4, Maggio 2012)
Studenti.Vit
Anno XVIII - Numero Speciale
Pagina 5
Gli stages:
una grande opportunità
Come la maggior parte dei lettori già
saprà, la nostra scuola è solita organizzare delle attività lavorative estive per
gli studenti chiamate stages.
Queste attività consistono nel lavoro
non retribuito presso un'azienda a cui
lo studente che partecipa si prende
l'impegno suddetto, mentre l'azienda
ospitante ha il compito di istruirlo sulle
competenze necessarie a svolgere quel
tipo di lavoro.
Inoltre, questo tipo di attività può evolversi, se l'azienda lo ritiene opportuno,
in un tirocinio, in cui l'esperienza dello
stage viene approfondita.
Tempo fa siamo stati invitati a parlare
con il professor Boldrini proprio riguardo a queste possibilità che la scuola
ci offre (in genere dedicate alle classi
quarte e quinte).
L'anno scorso, ad esempio, la scuola ha
stretto una collaborazione con l'associazione Assolombarda, con lo scopo di
rilanciare l'istruzione tecnica e dalla
quale sono emerse le possibilità di svolgere attività stagistiche per informatici
ed elettronici.
Le aziende interessate, con le quali sono stati stretti dei protocolli d'intesa,
sono state quattro: Accenture s.p.a. di
Assago e Matic di Busto Garolfo per gli
informatici e Rold s.r.l. di Nerviano e
Siemens per gli elettronici (una cosa
che ha molto attirato la nostra curiosità
è stata la scoperta da parte degli stagisti
di un bug (=errore) dei dispositivi Siemens, che non riconoscevano il 29°
giorno di febbraio degli anni bisestili,
creando non pochi problemi).
I docenti di riferimento per quanto riguarda queste attività sono le professoresse Calati e Frontini.
A detta del professor Boldrini l'azienda
con cui si è instaurato un migliore rapporto è stata la Rold s.r.l..
Questa azienda di elettrotecnica è fa
famosa per la produzione di componenti per elettrodomestici bianchi (forni, lavatrici, ecc.), usati da alcune delle migliori case produttrici del settore.
Tuttavia, lo scopo della scuola è di aumentare le possibilità
di stages e mantenersi in contatto con un sempre maggiore
numero di aziende interessate, in quanto queste collaborazioni portano nella maggior parte dei casi ad un interessamento da parte delle aziende agli studenti dimostratisi maggiormente qualificati e, spesso, offrono delle opportunità
lavorative vere e proprie al termine degli studi.
Inoltre, rendono disponibili dei corsi di aggiornamento sia
per gli studenti che per i professori.
Bertani Mirko, 4 B I
(Tratto dal numero 3, Marzo/Aprile 2012)
Questa è l’incredibile e commovente foto che
Mirko ha inviato
ai suoi compagni di classe, la vigilia degli esami.
E’ una foto dura e
tenera insieme, carica di speranza.
Studenti.Vit
Pagina 6
Non è un paese per vecchi
Il libro racconta la vicenda di un
uomo onesto, Llewelyn Moss che
si imbatte per caso nella caccia ad
una valigetta contenente i soldi del
contrabbando di una partita di
droga (oltre un milione di dollari)
p r o v en i en te d a l M e s s ic o .
Mentre è a caccia, Moss avvista
alcuni fuoristrada fermi in mezzo
al deserto e, quando li avvicina, si
accorge della drammatica situazione in cui si trovano i messicani.
Poco più avanti, ritrova il corpo di
un uomo con la valigetta piena di
soldi. Qui l'onestà del protagonista viene messa a dura prova:
"Consegnarla alle autorità o tenersela per sé?". Moss opta per la
seconda opzione, in quanto vorrebbe migliorare la sua condizione
economica e quella della giovane
moglie, Carla Jean. Dal momento
in cui decide di raccogliere la valigia, però, Moss cadrà vittima di
una serie di inseguimenti e scontri
armati per il possesso del denaro,
a cui partecipano anche i messicani e Anton Chigurh, un killer psicopatico sfuggito alla detenzione
che ha una predilezione per le
pistole ad aria compressa.
La storia è incentrata in particola-
re sugli scontri tra Moss e
Chigurh, che
durante una
sparatoria si
feriscono gravemente
a
vicenda. L'unico modo che
Chigurh
ha
per sottrarre
la valigia a
Moss è minacciarlo di uccidere sua moglie, ma a
quest'ultimo sembrano importare
di più i soldi. Nel frattempo, in
parallelo a questa frenetica caccia
al denaro, vi è la storia di Bell, il
depresso sceriffo della contea
incapace di stare al passo coi tempi che, per riscattarsi dalla sua
arretratezza, farà di tutto per salvare la vita a Moss sottraendolo
alla morsa degli altri criminali.
Il libro si conclude tristemente
con la morte di Moss ed il recupero della valigetta da parte dei messicani. Chigurh, dopo aver mantenuto la "promessa" di uccidere
Carla Jean, cade vittima di un incidente stradale da cui si salva per
miracolo. Infine, per quanto riguarda lo sceriffo Bell, sarà costretto ad andare in pensione con
l'amarezza di non essere riuscito a
riscattarsi da una triste carriera.
Il libro è senza dubbio molto avvincente e cattura l'attenzione del
lettore grazie ad avvenimenti e
scoperte sempre nuove, che sus c ita n o la s ua c u r io s ità .
Inoltre, tra un capitolo e l'altro, la
presenza di vicende relative all'esperienza e alla carriera "militare"
dell'autore permettono di fare un
confronto tra il romanzo e la realtà. L'unico aspetto negativo è il
modo con cui McCarthy imposta i
discorsi diretti, senza virgolette.
Questo può a volte creare difficoltà nel capire chi sta parlando.
Il messaggio dell'autore può essere
principalmente inteso come la capacità dei soldi di cambiare le persone
(ne è un esempio Moss) e il fatto
che l'avarizia e l'ingordigia portano
ad una vita triste e misera, in questo
caso alla morte. Non è un romanzo
che consiglierei a tutti, in quanto
sono presenti descrizioni esplicite
delle ferite che possono provocare
inquietudine nei lettori più giovani.
Tutto sommato lo considero un
ottimo romanzo, privo di parti noiose che possano scoraggiare il lettore
dal proseguirne la lettura.
Mi sento inoltre in dovere di citare
il mio professore di italiano che mi
ha proposto di leggere questo libro
perché lui lo ritiene di gran lunga
superiore all'omonimo film dei fratelli Coen. Sono le riflessioni dello
sceriffo quelle nelle quali secondo
lui vale la pena di soffermarsi: esse
esprimono una positività ed un attaccamento alla vita superiori alle
scene di morte descritte, positività
che lascia nel lettore una speranza
nel futuro.
Mirko Bertani, 4 BI
(Tratto dal numero 3, Marzo/Aprile 2012)
Studenti.Vit
Anno XVIII - Numero Speciale
Sicuramente molti di voi già li
conoscono, altri ne avranno sentito parlare, ma ad alcuni probabilmente il nome suonerà nuovo.
Si fanno chiamare Anonymous e,
come il nome suggerisce, nessuno
conosce la loro identità, anche
perchè sarebbe difficile identificarli tutti, visto che sono sparsi
per tutto il mondo. Sono un organizzazione di hacker (termine che
indica persone con grandi abilità
informatiche messe al servizio
della comunità per evidenziare
problemi o, come nel loro caso,
per scopi sociali), che hanno come scopo principale la difesa delle libertà di parola e di pensiero o
dei diritti umani (sono famosi, ad
esempio, per il loro accanimento
nei confronti delle carceri in cui
certi diritti non vengono garantiti
ai detenuti o nei confronti dei governi di molte nazioni che secondo loro abusano della censura).
Tuttavia loro si autodefiniscono
hacktivisti e non hanno capi o superiori, come suggerisce il loro
simbolo, il busto senza capo
(prima foto), che sta a significare
proprio questa mancanza di un
ordine gerarchico all'interno del
gruppo.
Il loro modo di pensare, che sono soliti diffondere attraverso
video postati su siti come YouTube o sulle loro pagine Twitter
e Facebook, ricorda molto quello
di V, protagonista del film V per
vendetta, dal quale prendono il
loro secondo simbolo, la maschera di Guy Fawkes (seconda
foto).
Il loro motto è “Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Noi non perdoniamo. Noi
non dimentichiamo. Aspettateci!”.
Forse come messaggio suonerà
un po' inquietante, ma proviamo
a conoscerli meglio:
sono celebri per alcune operazioni che senza dubbio, per quanto
possano essere considerate illegali, hanno aiutato molte persone. Una delle prime, ad esempio,
riguarda il social network Habbo. Viene definita come “Great
Habbo Raid”; è stata scatenata
da manifestazioni di razzismo
Pagina 7
avvenute sull'hotel virtuale e
ha portato all'espulsione da
Habbo di decine di utenti che
avevano a che fare con queste
m a n i f e s t a z i o n i .
Sicuramente, penserete, non è
normale che un gruppo così
ben organizzato di hacker si
incentri su pesci piccoli come
“l'espulsione di qualche utente
da un social network”, ma non
è questo il punto. Gli Anonymous infatti hanno più di una
volta ribadito che il loro vero
fine è l'affronto delle ingiustizie e lo hanno dimostrato con
le successive e più recenti operazioni, quali l'arresto del
pedofilo Chris Forcand attraverso uno stratagemma usato
per ingannarlo, oppure i molteplici attacchi contro siti web
di governi e politici (in gran
parte anche italiani) a causa
delle troppe censure su informazioni che, secondo l'organizzazione, dovrebbero essere
di dominio pubblico o di comportamenti ritenuti scorretti.
Le più recenti operazioni del
Studenti.Vit
Pagina 8
gruppo invece riguardano attacchi a numerosi siti (tra cui quello dello stesso FBI e
di moltissime case discografiche) a causa
della chiusura per violazione del copyright, ritenuta ingiusta, del sito Megaupload (questa operazione viene definita
“Operazione Blackout”), o l'attacco al
sito del Vaticano: i motivi che avrebbero
spinto Anonymous in quest'ultimo caso
sono le troppe interferenze della Chiesa
con lo sviluppo in campo medico e
scientifico, che provocherebbero un'arretratezza inammissibile nel 2012. Ma il
motivo che più mi ha spinto a scrivere
questo articolo riguarda il caso di Amanda Todd, una ragazza morta suicida nello
scorso settembre a causa di uno stalker
che ha pubblicato in rete alcune sue foto
osè. Anonymous infatti, in seguito alla
notizia della morte della ragazzina, si è
subito mobilitato per trovare il colpevole
di questa atrocità, consegnando i nomi di
due possibili indiziati di cui purtroppo
non è ancora stata confermata la colpevolezza. A mio parere il fatto che un'intera e importante organizzazione come
Anonymous concentri le sue forze per
aiutare anche solo una singola persona
dimostra che forse le loro non sono manie di grandezza, o una manifestazione
di superiorità alla legge come molti dicono, ma sono prova che forse il loro ideale è sincero.
In una delle scorse edizioni, il programma
“Le Iene” ha intervistato un uomo che si
definiva membro dell'organizzazione e che,
oltre a sostenere la causa del gruppo, ha
ammesso di avere, qualche volta, usato le
sue abilità per scopi personali. Leggendo
questo qualcuno penserà che con elementi
del genere la buona causa di Anonymous
possa essere messa in dubbio, ma sono del
parere che il pensiero di una comunità non
possa crollare per colpa del singolo, in
quanto l'uomo può peccare, l'ideale no.
Molte persone tuttavia sono contrarie
all'“opera” di Anonymous e più volte qualcuno ha cercato di infangare il loro nome
con attacchi che inizialmente sono stati attribuiti al gruppo, ma che quest'ultimo ha
smentito in quanto “andava contro i loro
principi”. Ora la domanda che voglio far
sorgere nei lettori è questa: la causa che
Anonymous supporta va condivisa?
Certo, non tutte le loro azioni forse si possono definire corrette, ma di sicuro hanno
anche aiutato moltissime persone, nonostante abbiano infranto moltissime leggi di
tutto il mondo. Ma quando si tratta di consegnare alla legge persone che hanno provocato omicidi o che non rispettano i principali diritti dell'uomo il fine non giustifica
i mezzi?
Mirko Bertani 5^ Bi
(Tratto dal numero 1, Ottobre 2012)
Studenti.Vit
Anno XVIII - Numero Speciale
Pagina 9
La tesina di Mirko:
Neuroshima Hex!
Neuroshima Hex!, è questo il titolo della
tesina che Mirko desiderava sottoporre alla
commissione d'esame, titolo appartenente al
gioco da tavolo tattico ideato da Michael
Oracz.
versione per dispositivi Windows" avvalendosi del noto linguaggio di programmazione
Java.
Come egli avrebbe voluto chiarire "la programmazione è ad oggetti, con l'utilizzo di
grafica Canvas e di Threads, soprattutto nelCome riporta Mirko per quanto concerne il le animazioni. Inoltre un'altra tecnica utilizzata è quella del Double Buffering, atta ad
eliminare lo sfarfallio delle immagini durante la visualizzazione su monitor. Infine sono
presenti anche musiche per rendere più esaltante l'esperienza di gioco".
regolamento "il numero di giocatori può variare da due a quattro. Durante ogni fase di
gioco il giocatore sceglie come posizionare
le proprie tesserine sul tabellone, seguendo
una personale strategia che lo dovrà portare
alla vittoria".
Il punto chiave che ha portato Mirko alla
realizzazione di questo gioco strategico è
situato nelle piattaforme su cui esso è disponibile, infatti il gioco originale prevede l'impiego di sole 3 piattaforme:
1. Web (online)
2. Android
3. Apple
Mirko ha quindi realizzato "la prima e unica
Una volta eseguito, il programma si apre
con un'introduzione grafica per poi passare
al menu, in cui il giocatore può scegliere se:
1. giocare
2. attivare o rimuovere suoni
3. seguire un rapido tutorial
4. leggere i crediti
5. visualizzare le immagini del gioco
uscire dal gioco
Mirko conclude elencando le problematiche
o limiti del gioco che ha realizzato ed i numerosi punti di forza che lo caratterizzano,
tra i più significativi ritroviamo rispettivamente la "pulizia/correzione del codice ed il
corretto uso delle strutture dati in cui vengono salvate le informazioni durante l'esecuzione".
Andrea Balbo 5^Bi
Studenti.Vit
Pagina 10
Per Mirko
“Quando a scuola non c’eri, si sentiva la tua mancanza”
Mi ricordo che ti vedevo ogni mattina prima della prima ora. Io ero
in seconda e tu eri in prima. Mi
avevi colpito perché ascoltavi
sempre musica metal, anche io
l'ascoltavo e ci siamo conosciuti
così, parlando delle nostre band
preferite. L'anno dopo io sono stata bocciata e ci siamo ritrovati in
classe insieme. Eri uno dei pochi
che conoscevo, mi ricordo i primi
giorni di scuola, cambiati tutti i
compagni di classe, mi trovavo
malissimo. Ora a distanza di anni
posso dire che quell'anno é stato il
migliore degli anni passati all'Alessandrini. Siamo diventati subito
amici. Anche se i nostri caratteri
spesso ci hanno distaccato per
qualche periodo siamo sempre
riusciti a chiarire e tornare a confidarci. Mi ricordo che ti rimproveravo spesso il tuo carattere troppo
riservato, e io spesso non sono
riuscita a capire quanto tenevi a
me. Sono passati gli anni e ti ho
visto crescere tra i banchi di scuola. Quanto amavi tu l'informatica
pochi altri possono capirlo. Ricordo la tua infinita disponibilità che
non sono mai riuscita a ripagare.
Ricordo il tuo carattere forte e la
tua acutezza. Ricordo i tuoi dolori
al ginocchio e ricordo quel maledetto giorno che ricevetti il tuo
messaggio "Yle sono all'ospedale,
hanno scoperto che ho un tumore,
stai tranquilla non dirlo a nessuno". Mi é crollato il mondo addosso e sono scoppiata in lacrime. In
questo anno lo so che non hai mai
perso la speranza nella tua guarigione. E in questo anno tutti eravamo con te, convinti che questo
incubo sarebbe finito nel migliore
dei modi. Era tutto così assurdo!
Sono venuta con pochi altri nostri
compagni di classe a trovarti
periodicamente a casa tua, a
parlare in giardino o a studiare
insieme. Io lo so che tu non
volevi continuare la scuola,
ma tutti noi ti abbiamo incoraggiato e tu ci hai dato ascolto. Mi preoccupavo di prendere bene gli appunti a scuola
perché tornata a casa ti scannerizzavo tutto, lo facevo anche se non me lo chiedevi.
Quei giorni che riuscivi a venire a scuola eri contento, nonostante la bandana sulla testa,
nonostante le stampelle venivi
per noi, perché ti mancavamo.
Sei riuscito a concludere la tua
tesina, un gioco programmato
da zero, che ti ha accompagnato in questo lungo anno di agonia ma che purtroppo non
potrai mai esporre. Sei stato
forte tanto da scherzare sulla
perdita dei tuoi bellissimi capelli biondi, ma intanto i tuoi
occhi azzurri li vedevo che
diventavano grigi, giorno dopo
giorno, fino a spegnersi per
sempre. Non ti sei mai voluto
arrendere, fino all'ultimo hai
lottato con tutte le tue forze,
con quelle braccia che erano
diventate solo ossa, che non
riuscivano a strappare un foglio di quaderno, con quei tubi
che ti hanno aiutato a respirare
e a pronunciare poche parole.
Non mi dimenticherò mai la
tua immensa forza di volontà.
Non é giusto quello che é successo. Perché questa vita ingiusta, sbagliata? Perché te?
Perché te ne sei andato così
presto?.. Ma ti dimostrerò che
dal mio cuore non te ne andrai
mai.
Ylenia Romeo
Ti conosco da circa 3 anni e pensare a tutto quello che hai dovuto
affrontare scatena in me un'emozione di rabbia senza precedenti.
E' proprio la rabbia il sentimento
più forte che provo pensando a
quello che ti è successo, alle sofferenze che hai dovuto subire
quest'ultimo anno, per poi arrivare
a questa tragica conclusione. E'
assolutamente INGIUSTO che ad
un ragazzo della tua età e dal tuo
carattere solare sia toccato un destino del genere. Ripensandoti, la
prima cosa che mi viene in mente
è proprio questo tuo carattere speciale che dimostravi per ogni cosa
che ti capitava! Raramente ti vedevo arrabbiato o triste, affrontavi la
vita sempre con il sorriso stampato
sulla faccia, anche sapendo delle
condizioni in cui ti trovavi. Purtroppo quest'anno ci siamo visti
poche volte, ma in quelle rare occasioni sprigionavi una forza di
volontà senza pari, avevi la capacità di vedere il buono in tutto e in
tutti. Spero che tu possa ascoltare
queste parole dal luogo in cui ti
trovi in questo momento; ci hai
insegnato a vivere la vita nel migliore dei modi, sfruttando ogni
secondo sempre con il sorriso sulle
labbra! Ciao caro Mirko, il tuo
ricordo vivrà in me e nel mio cuore per tutta la vita
Dario Bonito
Ho perso un amico, un amico importante, che sapeva sempre ascoltare e soprattutto sostenere nei
momenti di bisogno, momenti in
cui non c'è stato nessun altro che
lui, una persona ammirevole. Ingiustizia, l'unica parola che si può
(Continua a pagina 11)
Studenti.Vit
Anno XVIII - Numero Speciale
trovare in questo momento, ingiustizia . Una persona che ha voglia
di vivere, di fare esperienze, ed
essere all'inizio del proprio cammino, un cammino da percorrere
insieme alla famiglia insieme agli
amici. Una vita spezzata, spezzata
da una brutta malattia, che ti ha
preso all'improvviso, ti ha portato
via a noi! Il dolore è enorme, una
perdita enorme. Il tuo coraggio è
unico, la tua voglia di vivere, la
tua voglia di lottare e di essere
forte per sconfiggere il male, il
male che purtroppo ha abbattuto il
tuo corpo, ma non la tua anima,
non il tuo essere. Ti ricorderò sempre forte, sempre pieno di energie,
sempre con la voglia di vivere! Mi
manchi, mi mancherai! Spero che
tu da lassù ci possa vedere e possa
partecipare insieme a noi alle cose
che abbiamo programmato insieme, fare una partita a scacchi,
guardare Star Wars insieme e tante
altre cose che sicuramente avremmo fatto insieme. Ti voglio bene,
ti vorrò sempre bene. Sei stato un
amico, sei tuttora un amico e resterai un amico per sempre, uno di
quei pochi amici che si incontrano
in tutta la vita. Te ne sei andato
troppo presto! Eri innocente, sei
innocente non doveva succedere a
te, non te lo meritavi. Resterai nel
mio cuore. Ti ricorderò sempre
ovunque tu sia con il tuo sorriso
rassicurante e dolce!
Marina Brynzyla
Sto provando a rassegnarmi. Ma
ancora non ci credo. E’ così ingiusto che a una così bella persona sia
successa una simile disgrazia.
Quando ti ho conosciuto ho da
subito capito che persona d'oro sei,
una di quelle persone che si trovano raramente, una di quelle persone di cui ci vorremmo circondare,
una di quelle persone a cui è difficile e troppo doloroso dire addio.
Purtroppo la malattia è stata bastarda e ti ha sopraffatto fisicamente, ma è stato un colpo venire
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a scoprire della tua morte, anche
perché appena una settimana prima quando ci siamo visti mi sei
sembrato così forte. Era stimolante
vedere la tua forza e soprattutto la
tua voglia di vivere, hai sempre
guardato al futuro in modo speranzoso ed ero convinta che il futuro avesse in serbo per te qualcosa d'importate, perché ti vedevo
talmente forte da poter sconfiggere
la malattia. Ho cercato di starti
vicino e spero di esserci riuscita in
quei momenti in cui ti sei confidato con me. Ci eravamo ripromessi
che appena stavi meglio e i dottori
te lo avessero concesso ci saremmo fatti un giro in bici assieme, ci
conto ancora!! Grazie per essermi
stato amico. Sarai per me esempio
di forza, perseveranza ed esempio
di vita. Ti voglio bene Mirko, non
ti dimenticherò mai. Un bacio giovane angelo.
Veronica Iorio
A me non sembra ancora vero che
Mirko non sia più qui con noi, mi
mancherà molto la sua presenza. Ricorderò Mirko soprattutto
per l'enorme forza di lottare e la
voglia di vivere che aveva, nonostante tutto quello che stesse passando.
Sarah Turi
Eri un ragazzo in gamba, l'hai dimostrato tante volte e sono sicuro
che continuerai a dimostrarlo anche
lassù. Noi tutti ti vogliamo un gran
bene e mi dispiace non essere riuscito a dimostrartelo prima. Il tuo
ricordo resterà sempre impresso nel
mio cuore, il ricordo di te con il
sorriso stampato sulle labbra. Ti
voglio bene Mirko!.
Andrea Balbo
Oggi la tristezza CI ha colpito, tutti
insieme. Tu, che hai lottato un anno
contro una brutta malattia, CI hai
dimostrato come si fa a continuare a
credere nelle cose, a sperare in un
domani migliore. "Vivere e sorridere dei guai"! Questo è stato il tuo
motto e ce l'hai mostrato chiaramente! Oggi non perdiamo solamente un AMICO, un compagno,
ma molto di più! Oggi perdiamo
una persona fantastica. Molti di noi
non l'hanno conosciuto fino in fondo, ma possiamo dire comunque,
tutti insieme, che quando non c'eri
si sentiva la tua mancanza. Hai
combattuto duramente e purtroppo
inutilmente.
Alessandro Maffi
Abbiamo litigato spesso io e te, a
momenti ci odiavamo... col tempo
siamo riusciti a sistemare le cose,
fino a che quella robaccia non ti ha
preso con se. Eri così giovane,
avevi tutta una vita davanti... non
ci credo ancora che tu ci sia venuto a mancare, eri sempre con il
sorriso sulle labbra, anche se stavi
combattendo da più di anno. Non
meritavi tutto questo, ora sei passato a miglior vita! Ti voglio bene
Mirko...
Beh che dire, Mirko era un persona
stupenda, di quelle che appena vedevi, ti rendevano la giornata migliore. Se avevi bisogno di qualcosa
lui c’era sempre, ti trasmetteva proprio la sensazione di essere una persona a cui piaceva proprio stare a
scuola, ti trasmetteva la voglia di
dare sempre il massimo.
Per me era e sarà motivo di ispirazione, ciò che riusciva a fare con il
computer era sorprendente, anche
se lui lo banallizava, per non farti
sentire inferiore, e non appena gli
chiedevi aiuto era sempre pronto a
dartelo.
Giovanni Andrea Murgia.
Manuel Garavaglia
Anno XVIII - Numero Speciale
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IL DISCORSO DEL
MACIGNO
Periodico
dell’I.T.I.S. - L.S.T.
“E. Alessandrini”
- Vittuone Anno XVIII, n.° 1
Via Zara 23/c
20010 — Vittuone (MI)
Tel. 02.90111011
[email protected]
Editore
Dott. Carlo Vincenzo Manzo
Referente area di progetto
Prof. Eros Griggio
Direttore responsabile
Mirko Bertani
Impaginazione e grafica
Ilenia Romeo
Prof. Alberto Cardillo
Redazione
Andrea Baldo
Dario Bonito
Marina Brynzyna
Ilenia Romeo
Sarha Turi
Collaboratori
I compagni della 5^BI
Stampa
Elena, Lucia e Maria
-Signori, avrei desiderio di dirvi, qui in questo luogo, una parola. Ben presto ci separeremo. Diamoci dunque qui presso il macigno di Il'jusa, la parola che non ci scorderemo mai, prima di tutto di Il'jusa e poi gli uni degli altri. E qualunque abbia ad essere il
destino che ci aspetta nella vita, dovessimo anche per vent'anni non incontrarci più, ci
ricorderemo pur sempre di quando portammo alla tomba il povero ragazzo che abbiamo imparato tutti ad amare. Era un eccellente ragazzo, un buono e coraggioso ragazzo
… e ci ricorderemo di lui, signori miei, finché avremo vita.
… Voi forse non intenderete quel che vi dico: ma non importa, voi tenetevi a mente le
mie parole, e in seguito presto o tardi, converrete con esse. Sappiate dunque che nulla
c'è di più alto, di più potente, di più salutare, di più fruttuoso per la vita che c'è di innanzi, d'un qualche buon ricordo. Vi si dicono tante cose sulla vostra educazione: ma
ecco, uno di questi ricordi sublimi, sacri, serbato dall'infanzia, costituisce esso, forse,
la migliore delle educazioni. E dato pure che un unico ricordo ci rimanesse vivo nel
cuore, ebbene, anch'esso potrebbe una volta o l'altra riuscir utile alla nostra salvezza.
Chissà, noi diventeremo anche cattivi col tempo … ma pure quando ci tornerà alla
memoria come abbiamo portato a seppellire Il'juscia, quanto gli abbiamo voluto bene
nei suoi ultimi giorni di vita, e come abbiamo parlato con tanta amicizia presso questo
macigno, allora il più indurito di noi, il più beffardo non oserà neppure lui farsi beffe
di essere stato buono in questo minuto che stiamo passando! Non solo, ma forse sarà
proprio questo ricordo solo, che lo tratterrà da un grande male, e lo farà pentire ed
esclamare: “Sì, io ero buono allora, franco e onesto”.
… Ho detto questo pel deprecabile caso che diventiamo cattivi - riprese Alesa. Ma
perché mai dovremmo diventare cattivi? Noi saremo anzitutto buoni e non ci dimenticheremo mai gli uni degli altri. … Ma chi è stato a riunirci tutti insieme in questo buono e dolce sentimento, che d'oggi in poi finché avremo vita ci rammenteremo; chi è
stato mai se non Il'ljuscia, questo buon ragazzo che a noi sarà caro in eterno? Non
dimentichiamolo dunque: perpetuo e soave sia il suo ricordo nei nostri cuori, d'oggi in
poi e in eterno!
-Sì, sì, in eterno, in eterno -gridarono tutti i ragazzi, commossi in viso. Lo terremo a
mente, lo terremo a mente! Egli era coraggioso ed era buono!
-… Karamazov! - gridò Kolja. Può mai essere vero quanto dice la religione, che noi
risorgeremo dai morti, e torneremo a vita, e ci rivedremo l'un l'altro, tutti quanti, anche
con Il'juscia?
- Senza fallo risorgeremo, senza fallo ci rivedremo, e lietamente, gioiosamente ci racconteremo a vicenda tutto ciò che è stato …
- Ah, come dovrà essere bello! - sfuggì dal petto a Kolja.
Tratto da “I fratelli Karamazov”
di Fedor Dostoevskij