Savona, il business dei falsi matrimoni

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Savona, il business dei falsi matrimoni
italia mondo
IL SECOLO XIX
MERCOLEDÌ
11 GENNAIO 2017
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ARRESTATI QUATTRO MAROCCHINI E UN COMPLICE ITALIANO. IL PREZZO CONCORDATO: DA MILLE A 10 MILA EURO
Savona, il business dei falsi matrimoni
Nozze combinate per un permesso di soggiorno. Nei guai dieci italiane in difficoltà economiche
dal nostro inviato
MARCO MENDUNI
SAVONA. Indizio numero
uno, un errore marchiano,
un pasticcio: una donna si
presenta in Comune per
sposare un giovane straniero, ma tre giorni dopo torna
dicendo che invece deve
sposare un’altra persona.
Ovvio che chi sta dietro alla
scrivania di un ufficio di Stato civile inizi ad aguzzare le
orecchie. Indizio numero
due: la constatazione dei
funzionari del Comune che,
dopo la legge sul divorzio
breve (matrimonio finito in
sei mesi, se non ci sono figli e
i due coniugi sono d’accordo), è cresciuto in maniera
esponenziale il numero di
nozze tra italiane ed extracomunitari. Indizio numero
tre: i mariti spesso non conoscevano una sola parola
d’italiano e sembrava fossero appena arrivati nel nostro
Paese, confusi e spaesati.
Come poteva essersi sviluppato un rapporto sentimentale così forte, in queste condizioni, per arrivare alla decisione delle nozze? Infatti
erano nozze combinate.
I dubbi sono arrivati alle
orecchie della magistratura,
c’è stata un’indagine di mesi
con accertamenti e pedinamenti. Alla fine sono scattati
gli arresti a Savona. In carcere gli organizzatori del sistema, quattro marocchini e un
italiano che si è aggiunto
successivamente al sodalizio. Agli arresti, ma domiciliari, anche le donne che si
sono prestate a celebrare le
falsenozze.Sonodieci.Tutte
in difficoltà economiche, irretite dalla promessa di far
soldi facilmente, attirate dal
miraggio di migliorare la
qualità della loro esistenza.
Quasi tutte con qualche precedente e qualche guaio con
Carabinieri davanti alla sede del centro San Vincenzo dove era ospitato uno degli arrestati
TESTA
la giustizia alle spalle. C’è
anche un’incensurata e i parenti sono disperati: «Ha fatto una follia - continuano a
ripetere - ora si è rovinata la
vita per qualche migliaio di
euro ». In un altro caso, è stata invece la madre a convincere la figlia. Il falso matrimonio sembrava davvero
una buona idea per guadagnare molto e in fretta.
Era tutto costruito e pianificato. Tutto studiato in maniera tale da far ottenere agli
stranieri (tunisini, egiziani,
marocchini) il permesso per
il ricongiungimento familiare. Tutti permessi rilasciati dalla polizia: i documentidelmatrimonioerano
in regola, non si poteva far
diversamente. Così le accu-
Bouquet di fiori e abiti comprati dai cinesi
Così le cerimonie civili sembravano vere
L’organizzazione curava ogni dettaglio per non destare sospetti. Testimoni a turno
IL RETROSCENA
dal nostro inviato
SAVONA. Le false nozze dovevano sembrare assolutamente
vere. E allora via, per rendere
credibile ogni dettaglio. Una
cosa in un negozio di abiti, un
negozio cinese, per comprare
spendendo il meno possibile.
Alla cassa un abito da cerimonia non costava più di 50 euro.
Certo, un abito dozzinale, di
acrilico: ma tanto bastava e
rendere accettabile la coreografia. Poi seconda tappa, la fase due dell’operazione, la mattina della cerimonia in Comune: il bouquet e i mazzi di fiori
per accogliere la sposa. Anche
in questo caso, l’imperativo
erarisparmiare.L’impattoscenografico, però, era attendibile, tanto da ingannare gli ufficiali dello stato civile o i consiglieri comunali chiamati a celebrare
quelle
nozze.
Qualcuno magari aveva già
storto il naso, constatando la
mancanza di ogni minima effusione tra gli sposi. Ma com’è
possibile contestare solo su
queste basi la veridicità di una
cerimonia di nozze?
Poic’eranogliinterpreti,itestimoni: insomma: l’inganno
era davvero ben architettato.
In un caso c’era pure la madre
della sposa. Chi l’avrebbe mai
detto che pure lei faceva parte
della messinscena? Chi mai
avrebbe potuto pensare che
Lo scambio di denaro
TESTA
quel giovane italiano che si era
presentato come testimone
fosse in realtà il vero partner
convivente della “sposa”? Anche lui si era prestato al gioco,
accettandodiospitareincasail
giovane straniero per qualche
giorno, fino alla fine delle pratiche burocratiche della residenza.
Il business, però, stava per
cambiare. Molte volte i componenti dell’organizzazione si
erano parlato tra di loro. Troppo alto il prezzo che le italiane
chiedevanopercompenso.Così era già stato studiato un pianoB,pertenersipiùsoldiedarne meno alle donne complici.
Per incassare di più, le attenzioni dell’organizzazione si
stavano però orientando verso
donne straniere, ma in regola
perché comunitarie: «Le italianevoglionotroppisoldi–dicono tra di loro – le romene hanno molte meno pretese ».
M. MEN.
se sono di favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e di aver agevolato gli
atti pubblici falsi: il certificato di nozze e, a catena, il
permesso di soggiorno.
Tutti i protagonisti dell’inganno erano consapevoli
della propria parte. Le donne, ricompensate con cifre
da mille a diecimila euro. Gli
stranieri, che saldavano seduti al tavolino di un bar davanti al Comune di Savona il
loro debito: da dieci e 12 mila euro, una cifra importante
che dimostra quanto fosse
importante, per loro, arrivare in Italia e avere documenti in regola. C’è un filmato, ripreso di nascosto dagli investigatori, significativo: lo
straniero non sa nemmeno
compilare un assegno, lo
aiuta la donna. Metà della cifra era destinata a finire nelle tasche di una marocchina,
titolare di un’agenzia di
viaggi di Albenga: anche lei
è finita in galera.
Poi c’erano i testimoni,
che erano gli stessi organizzatori della truffa e si scambiavano i ruoli di volta in
volta. Anche i partner delle
spose, ora indagati. Tutte le
donne arrestate hanno un
compagno, con il quale convivono ma con il quale, ovviamente, non sono sposate.
I partner hanno accettato
una convivenza a tre sotto lo
stesso tetto, una volta celebrate le nozze. Il tempo di ricevere la visita dei vigili urbani per verificare la residenza. Poi ognuno per la sua
strada, passato il più breve
tempo possibile. «Ho paura
a restare a casa da sola insieme a lui», dice una delle donne parlando del neo sposo in
un’intercettazione telefonica, chiedendo aiuto ai parenti.
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LA COPPIA AVEVA UN RISTORANTE. ESCLUSI L’OMICIDIO-SUICIDIO E LA RAPINA
Incappucciati e uccisi, giallo a Ferrara
Marito e moglie trovati morti dal figlio
Il ragazzo, 16 anni, non era andato a scuola e aveva dormito da un amico
FRANCO GIUBILEI
FERRARA. Sembra essere
stato eseguito secondo un
macabro rituale il duplice
omicidio scoperto dal figlio
sedicenne dei due coniugi
ritrovati cadaveri con due
sacchetti in testa nella loro
villetta di Pontelangorino,
nel Ferrarese. Prima che il
sopralluogo fosse completato, si era anche pensato a
un omicidio-suicidio, ma le
condizioni di marito e moglie, che presentavano gravi lesioni al capo, hanno
presto indirizzato gli inquirenti verso la pista dell’assassinio. Le due vittime, Salvatore Vincelli, 59 anni, e la
moglie Nunzia Di Gianni,
45, erano piuttosto conosciute perché titolari del ristorante “La Greppia”, a San
Giuseppe di Comacchio. A
scoprire i due cadaveri è
stato il figlio più piccolo della coppia - l’altro vive a Torino, dove studia cinema -,
che rientrando a casa ha
trovato il corpo senza vita
del padre nel garage e quello della madre nella cucina
dell’abitazione.
Il ragazzo ha chiesto l’aiuto dei vicini per chiamare
subito dopo i carabinieri. I
coniugi sarebbero stati uccisi in due momenti diversi,
come fa supporre la circostanza che i cadaveri fossero in due ambienti diversi
della villa. La scientifica ha
compiuto i rilievi che dovrebbero permettere di capire meglio la dinamica dell’aggressione: il fatto che
manchino segni di effrazione o forzature di ingressi o
finestre lascia pensare che
le vittime, o almeno una di
loro, conoscesse la persona
o le persone da cui poi sono
stati colpiti a morte. Tutto
da chiarire anche il senso
dell’elemento più sinistro
della vicenda, l’incappucciamento di marito e moglie con una busta di plastica.
Il pm titolare delle indagini, Giuseppe Tittaferrante,
ha disposto gli accertamenti nella villetta a un piano di
via Fronte Primo Tronco. Gli
inquirenti tenderebbero a
escludere sia l’ipotesi della
rapina, dato che non risultano ammanchi di somme
di denaro o preziosi, sia
quella della ritorsione, perché non risulta che né la
coppia né i figli avessero
problemi con personaggi
potenzialmente pericolosi,
né motivi di particolare
contrasto con qualcuno.
L’unica evidenza è quella
di una doppia uccisione
consumata con estrema
brutalità, con l’omicida - o
gli omicidi - che si sono accaniti pestando con violenza al capo i due coniugi, per
poi ricoprirli con le buste.
Si indaga per omicidio,
ma gli elementi del mistero
continuano a dominare la
scena del delitto e le sue
cause. Nelle prime ore del
pomeriggio gli inquirenti
hanno interrogato gli amici
del figlio che si erano radunati intorno alla villetta per
cercare di ricostruire anche
gli ultimi spostamenti del
ragazzo. Il giorno prima non
era andato a scuola, aveva
dormito da un amico e ieri
aveva pranzato sempre da
lui prima di rientrare a casa
e trovare i corpi dei genitori.
Il sindaco di Codigoro, nel
Il sopralluogo della Scientifica nella palazzina del delitto
cui territorio rientra la località degli omicidi, si è fatta
portavoce dello choc che ha
colpito la frazione: «Siamo
tutti sconvolti - ha detto Alice Zanardi -, naturalmente
un fatto così grave sconvolge l’intera comunità. Ci sonoindaginiincorsodaparte
dei carabinieri e della magistratura, in questo momento non posso dire altro».
Il luogo esatto dove si trova la villa della coppia, Pon-
ANSA
temaodino, si trova a pochi
chilometri da Delta del Po e
dal parco, zona prediletta
dai cicloturisti. Invece la loro attività, il ristorante La
Greppia, è situata poco lontano, a San Giuseppe di Comacchio. Gli inquirenti
stanno anche vagliando se
all’origine dell’aggressione
mortale possano esserci
elementi legati all’impresa
gestita dalla coppia.
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