relazione microzonazione sismica Lamezia Terme

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relazione microzonazione sismica Lamezia Terme
REGIONE CALABRIA
COMUNE DI LAMEZIA TERME
STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA
(Analisi di Primo Livello)
Studio di Microzonazione Sismica di I° Livello
1
INDICE
1.
PREMESSA E IMPOSTAZIONE DEL LAVORO ....................................................... 3
2.
CARTA DELLE INDAGINI ESISTENTI ..................................................................... 5
2.1. INDAGINI GEOGNOSTICHE PREGRESSE ....................................................................... 5
3.
CARTA GEOLOGICA-TECNICA.............................................................................. 10
3.1.
3.2.
3.3.
3.4.
3.5.
3.6.
4.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE .............................................................. 12
CARATTERISTICHE STRATIGRAFICHE E LITOLOGICHE ............................................. 12
UNITÀ LITOTECNICHE............................................................................................. 15
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE ................................................................. 16
CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ..................................................................... 19
INQUADRAMENTO TETTONICO STRUTTURALE – FAGLIE ATTIVE E CAPACI ............. 20
CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA......... 24
Zone stabili ...................................................................................................................... 24
Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali ............................................................. 24
Zone suscettibili di Instabilità ......................................................................................... 25
Forme di superficie ......................................................................................................... 26
COLONNE STRATIGRAFICHE DEI RAPPORTI LITOSTRATIGRAFICI DELLE
MICROZONE ...................................................................................................................... 28
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1.
PREMESSA E IMPOSTAZIONE DEL LAVORO
Nella presente relazione si illustrano i materiali, i metodi ed i risultati dello studio
redatto, ai sensi della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009, allegato 4, “effetti di
sito per piani territoriali (RR09-A4), relativo agli studi di Microzonazione Sismica”.
In accordo alla normativa regionale, che prevede tre livelli di dettaglio, il presente
studio analizza gli scenari di primo livello. In questo contesto le analisi vengono
svolte partendo da dati esistenti, facilmente reperibili, al fine di individuare
cautelativamente le aree potenzialmente soggette ad effetti di amplificazione
stratigrafica e/o topografica e a fenomeni di instabilità (ad esempio per instabilità dei
versanti o per liquefazione dei terreni).
Con riferimento a questo semplice schema ed in considerazione del livello di
approfondimento associato sono stati condotti rilievi di terreno tematici finalizzati
alla suddivisione del territorio in funzione delle caratteristiche litotecniche,
strutturali,
idrogeologiche
e
geomorfologiche,
con
specifico
riguardo
all’individuazione delle problematiche relative al rischio sismico.
L’analisi di 1° livello è stata condotta sulla base della metodologia contenuta nelle
Linee Guida per la Microzonazione Sismica della Regione Calabria (LGMS – RC).
Tale analisi si basa su un approccio di tipo qualitativo e costituisce lo studio
propedeutico ai successivi livelli di approfondimento.
Il metodo utilizzato ha permesso la definizione delle zone ove i diversi effetti
prodotti dall’azione sismica sono, con buona attendibilità, prevedibili sulla base di
osservazioni geologiche, sulla base dei dati disponibili quali la cartografia
topografica, la cartografia geologica e geomorfologica e i risultati di indagini
geognostiche e geofisiche preesistenti.
In particolare lo studio è stato articolato nelle seguenti fasi:
a) acquisizione, controllo e verifica della documentazione bibliografica disponibile;
b) raccolta e archiviazione dei dati pregressi;
c) osservazione della morfologia generale mediante analisi stereoscopica di
fotografie aeree;
d) ricostruzione dell’assetto geologico e strutturale dell’area comunale e delle zone
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limitrofe;
e) rilievo geologico e geomorfologico con finalità applicative di dettaglio ai fini
della caratterizzazione geomeccanica preliminare delle coltri superficiali con
spessore maggiore di 3 m e del substrato roccioso, con particolare attenzione alla
ricostruzione delle forme geomorfologiche e dei fenomeni gravitativi di versante;
f) ricostruzione del modello di sottosuolo sulla base dei rilievi di terreno e delle
indagini geognostiche e geofisiche esistenti;
g) sintesi delle informazioni di natura geologica, geomorfologica, geotecnica ed
idrogeologica
e
suddivisione
del
territorio
in
zone
caratterizzate
da
comportamento sismico omogeneo;
h) creazione di una banca dati digitale delle informazioni raccolte ed elaborazione
mediante piattaforma G.I.S..
I risultati dell’indagine sono descritti nella presente relazione e illustrati nella
cartografia tematica allegata, estesa all’intero territorio comunale. La cartografia è
stata riprodotta sia in formato cartaceo sia in formato digitale coerentemente con le
prescrizioni contenute nelle Linee Guida per la Microzonazione Sismica della
Regione Calabria (LGMS – RC).
Elaborati cartografici
-
Carta delle indagini esistenti;
-
Carta Geologico-Tecnica;
-
Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica;
-
Sezioni Geologico-Tecniche.
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2.
CARTA DELLE INDAGINI ESISTENTI
Nella Carta delle Indagini Esistenti viene riportata la localizzazione delle indagini
esistenti nell’area oggetto dello studio di Microzonazione Sismica. Come già
accennato in premessa, una delle fasi propedeutiche alla redazione del presente
studio è stata l’acquisizione delle indagini esistenti insieme ai dati geologici di
letteratura. Le indagini a disposizione sono state reperite presso l’Ufficio Tecnico del
comune di Lamezia Terme. In particolare sono stati raccolti tutti gli studi geologici
nell’ambito dei quali sono state realizzate indagini geognostiche in sito di tipo diretto
o indiretto realizzate in passato sia in ambito pubblico sia in ambito privato. Le
indagini reperite sono state censite ed inserite in un database in formato digitale
secondo le modalità contenute nelle Linee Guida per la Microzonazione Sismica
della Regione Calabria (LGMS – RC) e sono state cartografate distinguendole nelle
seguenti tipologie:
− sondaggi geognostici a carotaggio continuo;
− prove penetrometriche dinamiche;
− prove sismiche down-hole;
− pozzetti esplorativi;
− stendimenti sismici a rifrazione;
− sezioni geologiche.
Lo scopo di tali indagini è quello di fornire una ricostruzione geologica stratigrafica
del territorio comunale, coerentemente con il primo livello di approfondimento e di
determinare, in funzione dei dati sperimentali e della distribuzione spaziale, le aree
su cui orientare il livello successivo di approfondimento.
2.1. INDAGINI GEOGNOSTICHE PREGRESSE
Nel dettaglio la definizione del modello del sottosuolo e delle caratteristiche
granulometriche e geotecniche dei terreni, relativamente al primo livello di
approfondimento, si è basata sui risultati delle seguenti indagini in sito:
• n° 47 sondaggi geognostici a carotaggio continuo;
• n° 64 prove penetrometriche leggere;
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• n° 12 prove penetrometriche pesanti;
• n° 15 pozzetti esplorativi;
• n° 3 prospezioni sismiche in foro tipo down-hole;
• n° 2 prospezioni geosismiche di tipo M.A.S.W.;
• n° 36 stendimenti sismici a rifrazione.
e sulle seguenti prove di laboratorio:
• n° 43 analisi granulometriche;
• n° 22 determinazione delle proprietà e indici dei terreni granulari;
• n° 17 determinazioni dei limiti di consistenza;
• n°13 prove di taglio diretto;
• n° 10 prove edometriche;
• n° 8 prove di compressione uniassiale.
La distribuzione areale delle indagini geognostiche pregresse nel territorio comunale
di Lamezia Terme non è uniforme, le indagini sono concentrate in prossimità dei
centri abitati ed in prossimità dell’aeroporto e riguardano i depositi di conoide
pedemontana o i depositi della piana costiera. Non è stata censita alcuna prova o
indagine riguardante il substrato roccioso affiorante nella zona collinare e montuosa
del territorio di Lamezia Terme.
Sondaggi geognostici a carotaggio continuo
Sono stati reperiti in totale i dati relativi a 47 sondaggi a carotaggio continuo che
hanno raggiunto una profondità variabile tra i 3 e i 30 m dal p.c. Nessun sondaggio
ha raggiunto il substrato lapideo. In totale nel corso delle perforazioni sono state
eseguite 196 prove SPT. La perforazione dei sondaggi geognostici a carotaggio
continuo ha permesso di verificare che i primi 20 – 30 m di sottosuolo sono costituiti
prevalentemente da terreni con un discreto assortimento granulometrico composti da
sabbie, ghiaie e conglomerati in matrice limoso sabbiosa.
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I materiali più fini, limoso-sabbiosi, anche se generalmente distribuiti in lenti e livelli
appaiono concentrati nelle aree di piana alluvionale mentre in prossimità della linea
di costa si ha una prevalenza di sabbie medio fini tipiche dell’ambiente di retrospiaggia (dune costiere attuali e sepolte).
A fine perforazione dei sondaggi in 23 verticali di indagine sono stati installati dei
piezometri a tubo aperto per la determinazione delle altezze piezometriche della falda
libera.
Le misure piezometriche eseguite hanno rilevato la presenza di acqua di falda a
profondità comprese tra gli 0.5 e i 22 m dal p.c. I valori minori di soggiacenza sono
stati riscontrati in corrispondenza dei terreni limoso-sabbiosi delle aree di piana
costiera mentre i valori massimi sono stati riscontrati nelle aree di conoide.
I risultati delle prove SPT mostrano un grado di addensamento dei terreni
gradualmente crescente con la profondità con terreni da scarsamente a mediamente
addensato nei primi metri e di terreni da mediamente addensati ad addensati fino a
20-30 m di profondità.
Prove penetrometriche dinamiche leggere e pesanti
Sono state censite 64 prove penetrometriche leggere continue con maglio da 30 kg
(DL 30) e da 20 kg che hanno raggiunto profondità variabili tra i 2.5 e i 9.0 m da p.c.
e 12 prove penetrometriche continue con attrezzatura superpesante (DPSH) che
hanno raggiunto profondità variabili tra 1 e 14.8 m da p.c.
I risultati delle prove mostrano un grado di addensamento dei terreni gradualmente
crescente con la profondità con caratteristiche di terreno da scarsamente a
mediamente addensato nei primi metri e di terreno da mediamente addensato ad
addensato fino a 15 m di profondità.
Pozzetti esplorativi
Sono stati presi in esame 15 pozzetti esplorativi con una profondità massima di scavo
pari a 5.0 m dal p.c.. Nei pozzetti realizzati in loc. Marinella si è riscontrata la
seguente situazione stratigrafica: da p.c. fino ad una profondità di circa 1 m vi è uno
strato composto da suolo e da terreno rimaneggiato, dalla profondità di circa 1m dal
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p.c fino a fondo scavo vi è uno strato composto da sabbie da fini a grossolane con
valori della soggiacenza della falda compresi tra 2.3 e 4.3 da p.c.
Nei rimanenti pozzetti si riscontra la seguente situazione stratigrafica: da p.c. fino ad
una profondità di circa 1-1.5 m vi è uno strato composto da suolo e da terreno
rimaneggiato cui fa seguito uno strato di conglomerati in matrice limoso-sabbiosa.
Prospezioni sismiche in foro tipo down-hole
Sono stati reperiti i dati relativi a 3 prospezioni sismiche in foro di tipo down-hole
con profondità di 16 e 30 m dal p.c. I risultati delle prove denotano dei valori delle
velocità onde S generalmente crescenti con la profondità ed inferiori agli 800 m/s nei
tratti esaminati per cui ,secondo la normativa, lo spessore investigato non raggiunge
il substrato.
Prove geotecniche di laboratorio
Durante le perforazioni dei sondaggi e l’esecuzione dei pozzetti esplorativi sono stati
prelevati dei campioni sui quali sono state eseguite delle prove finalizzate alla
caratterizzazione geotecnica dei terreni. In generale i terreni grossolani sono
composti principalmente da sabbie e da ghiaie con sabbie mentre i terreni più fini
sono costituiti da limi argillosi e da limi sabbiosi. La caratterizzazione sommaria dei
terreni investigati è stata effettuata basandosi sui risultati di alcune prove di taglio
diretto, di consolidamento e di compressione uni assiale effettuate su provini
prelevati nel corso delle perforazioni dei sondaggi geognostici.
Prospezioni sismiche
Sono stati reperiti in totale i risultati relativi a 2 indagini di tipo MASW e di 36
stendimenti sismici a rifrazione. Nel corso di tale prove sono state effettuate 5
elaborazioni delle VS30 dalle quali si è riscontrata la presenza di suoli di categoria B e
C ai sensi delle Norme Tecniche sulle Costruzioni.
Relativamente ad alcuni stendimenti sismici sono state misurate le velocità di
propagazione delle onde secondarie per le quali si riscontrano generalmente per i
primi 4 – 5 m di profondità dal p.c. valori di VS compresi tra 165 e 284 m/s e valori
compresi tra 394 e 981 m/s a profondità maggiori.
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Per quanto riguarda la velocità di propagazione dello onde P. L’analisi dei dati
permette di ricostruire nelle zone interessate dalle indagini un modello generico del
sottosuolo suddiviso in tre sismostrati. Il primo sismostrato è caratterizzato da valori
di velocità delle onde P compresi tra 200 e 650 m/s fino ad una profondità di 4 – 5 m
da p.c.; il secondo sismostrato con velocità comprese tra 850 e 1200 m/s raggiunge
una profondità di circa 15 m dal p.c.; il terzo sismo strato con velocità comprese tra
1200 e 1800 m/s é presente a profondità maggiori di 15 m.
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3.
CARTA GEOLOGICA-TECNICA
Nella carta Geologica-Tecnica vengono sintetizzati i contenuti di natura geologica,
geomorfologica, idrogeologica e tettonico-strutturale del territorio comunale.
I dati di base utilizzati per la redazione di questa carta derivano dalle carte prodotte
per lo Studio della Componente Geologica a supporto del Piano Strutturale
Comunale di Lamezia Terme, dalle indagini reperite presso l’Ufficio Tecnico
Comunale e dalla certe del dissesto idrogeologico (Progetto I.F.F.I. ed elaborati
cartografici dell’Autorità di Bacino della Regione Calabria).
Mirate verifiche di terreno sono state condotte sugli affioramenti e nelle aree di più
rilevante interesse ai fini dello studio di Microzonazione Sismica con lo scopo di
definire l’assetto litostratigrafico e strutturale dell’area e il modello del sottosuolo.
In questo elaborato vengono raggruppati i litotipi individuati in Unità litologiche con
caratteristiche tecniche omogenee. La definizione delle singole unità è stata effettuata
sulla base sia dei rilievo in sito sia dei parametri geotecnici e geofisici ricavati delle
indagini geognostiche esistenti. Lo scopo di questa suddivisione è quello di fornire
una prima sommaria valutazione del potenziale di amplificazione delle aree oggetto
di studio.
Sullo sfondo dei poligoni di aggregazione delle Unità litologico-tecniche affioranti,
sono stati inoltre cartografati tutti gli elementi utili ad una prima valutazione dei
potenziali effetti di sito quali:
• Elementi tettonico-strutturali:
-
faglie attive e capaci (ISPRA - Catalogo ITHACA);
-
faglie non attive certe;
-
faglie non attive presunte;
-
linee di sovrascorrimento presunte;
-
assi di piega sinforme,
-
assi di piega antiformi.
• Forme processi e depositi gravitativi di versante:
-
scarpata di frana certa attiva;
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-
scarpata di frana certa quiescente;
-
frana di scorrimento attiva;
-
frana di scorrimento quiescente;
-
zona franosa profonda attiva;
-
deformazione gravitativa profonda di versante quiescente;
-
frana di tipologia indefinita attiva;
-
frana di tipologia indefinita quiescente;
-
zona franosa profonda quiescente;
-
frana complessa attiva;
-
aree potenzialmente soggette a fenomeni di caduta massi;
-
trench.
• Forme di superficie:
-
orlo di scarpata morfologica con altezze comprese tra i 10 e i 20 m;
-
orlo di scarpata morfologica con altezza maggiore di 20 m;
-
orlo di terrazzo morfologico con altezze comprese tra i 10 e i 20 m;
-
orlo di terrazzo morfologico con altezza maggiore di 20 m;
-
linea di cresta;
-
picco isolato;
-
conoide alluvionale.
• Elementi idrogeologici:
-
zone con soggiacenza della falda inferiore ai 15 m da p.c.
• Immersione ed inclinazione dei piani di scistosità.
• Sondaggi geognostici con indicazione della soggiacenza della falda in metri
dal p.c..
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Le informazioni contenute in questo documento formano la base irrinunciabile per
ogni successiva valutazione sia generale sia applicativa riguardante il rischio sismico
associato agli effetti di sito.
3.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE
Il territorio comunale di Lamezia Terme è geologicamente composto da una
sequenza sedimentaria di recente deposizione poggiante su un substrato metamorfico
antico.
I contatti tra i depositi sedimentari ed i depositi metamorfici sono in genere di tipo
stratigrafico, fatta eccezione per il contatto tra l’unità dolomitica ed il complesso
metamorfico filladico che risulta essere di tipo tettonico, per sovrascorrimento di
quest’ultimo sull’unità sedimentaria.
3.2. CARATTERISTICHE STRATIGRAFICHE E LITOLOGICHE
Per quanto attiene ai depositi della copertura sedimentaria, in essi sono
sostanzialmente registrate fasi di progressiva variazione dell’originario ambiente di
sedimentazione, cui sono strettamente associati cambiamenti nella tessitura dei
depositi clastici, in primo luogo in termini di granulometria e di maturità del
sedimento.
In dettaglio, i termini più antichi affioranti nel comune di Lamezia Terme
appartengono alla sequenza paleozoica e triassica che costituiscono il basamento sul
quale poggiano i depositi pliocenici costituiti da argille e sabbie e i depositi
quaternari di origime marina e continentale.
Basamento
Scisti filladici
Il complesso degli scisti filladici affiora estesamente nella porzione settentrionale,
collinare e montana, del comune di Lamezia; è strutturalmente caratterizzato da una
marcata scistosità e da fratturazione della roccia di vario ordine e grado.
Localmente la roccia si presenta fortemente disgregata e degradata fino
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all’argillificazione dei livelli superficiali e compartimentata in ammassi rocciosi
detritici, superstiti dell’originaria struttura lapidea metamorfica.
Sono presenti vaste coltri detritiche che si estendono su ampie zone lungo le pendici
delle zone montane e collinari, obliterando il substrato roccioso stabile, con spessori,
generalmente dell’ordine di alcuni metri. Questa unità può essere ricoperta da una
coltre di deposito eluviale che deriva dall’alterazione in posto del substrato roccioso.
Unità Calcareo-Dolomitica
L’unità calcareo-dolomitica affiora sui versanti compresi tra il torrente Bagni ed il
torrente Spilinga, tra Timponeto e il Monte S.Elia, raccordandosi ai terrazzi
morfologici quaternari ed alla valle del torrente Bagni. Questa unità costituisce il
basamento dell’Appennino Calabro calcareo, sovrascorso dalla unità degli scisti
filladici; l’affioramento dell’unità Calcareo-Dolomitica costituisce quindi una
“finestra tettonica” sul basamento Appenninico, generatasi per l’azione congiunta di
fenomeni di sollevamento e di erosione della coltre filladica di origine alpina
sovrascorsa. Il complesso sedimentario è costituito da dolomie a struttura cristallina
o brecce dolomitiche grigio-chiare, localmente associate a calcari dolomitici.
Coperture Sedimentarie
Argille siltose, sabbie e arenarie
Appartengono alla sequenza sedimentaria pliocenica rappresentata da livelli di argille
siltose consistenti e silts grigio-chiari, localmente associate a calcari dolomitici
(affioranti limitatamente nella porzione orientale del territorio comunale) e da sabbie
ed arenarie micacee, grigio-brune (affiorante in sponda sinistra del T. Bagni,
all’altezza delle Terme di Caronte).
Depositi conglomeratico-sabbiosi terrazzati
I depositi conglomeratico-sabbiosi terrazzati formano una fascia di affioramento
pedemontana continua disposta secondo terrazzi morfologici innalzatisi sulla piana
alluvionale. La formazione è di origine marina ed è costituita da ciottoli di
metamorfiti, di forma da arrotondata a subangolare, derivanti dal disfacimento delle
formazioni presenti nell’entroterra del territorio lametino. Detti clasti sono
giustapposti l’uno con l’altro con debole grado di cementazione od immersi in una
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matrice sabbioso-limosa e, solo subordinatamente, argillosa.
Conglomerati sabbiosi continentali
In
alcune
zone
delle
pendici
montuose-collinari
sono
presenti
depositi
ciottoloso-sabbiosi di origine eluvio-colluviale costituiti da materiale di degradazione
e di disfacimento del substrato roccioso metamorfico; sono composti da ciottoli di
origine metamorfica arrotondati e/o subangolari giustapposti o cementati in matrice
sabbioso-limosa.
Depositi alluvionali
L’ampia piana che si sviluppa dalle pendici collinari fino alla linea di costa è sede di
estesi depositi alluvionali di rilevante spessore, trasportati dai corsi d’acqua
attraverso una continua azione erosiva nella parte montana dei loro alvei e depositati
nella suddetta piana ove la rapida riduzione di pendenza ha smorzato l’energia di
trasporto. La piana lametina è formata dalla coalescenza di numerose conoidi di
deiezione, di età pleistocenica, posizionate al termine dei numerosi corsi d’acqua ivi
confluenti. I materiali alluvionali sono formati da clasti eterometrici, da subangolari
ad arrotondati, di rocce metamorfiche. Questi depositi sono altamente stabilizzati e
dotati di elevata permeabilità per porosità. A tratti la continuità di affioramento delle
conoidi è interrotta da depositi alluvionali recenti, da ricondurre ad episodi di
esondazione avvenuti nel tardo Olocene e nell’attuale. I depositi di alveo fluviale, in
particolare, vengono distinti in mobili e fissati dalla vegetazione. Nella fascia di
piana più vicina alla costa, in prossimità dei depositi eolici costieri sono ancora
presenti depositi alluvionali, ma a granulometria più fine, variabile dalle sabbie ai
limi ed ai limi argillosi.
Depositi eolici
La fascia di territorio prossima alla linea di costa è costituita da una serie di depositi
sabbiosi di genesi eolica, che mantengono ancora una morfologia a duna. Sotto il
profilo litologico, si tratta di materiali di origine clastica granulari, di assortimento
granulometrico molto limitato, dotati di grado di addensamento medio-basso,
crescente con la profondità. Tali depositi, in condizione di totale saturazione,
possiedono un’elevata suscettibilità alla liquefazione in occorrenza di sollecitazione
sismica.
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3.3. UNITÀ LITOTECNICHE
Le Unità Litologiche affioranti nel territorio comunale sono state suddivise in Unità
Litotecniche omogenee. È stata effettuata una distinzione qualitativa delle rocce del
basamento e dei terreni di copertura, sulla base delle caratteristiche litotecniche. A tal
fine sono stati utilizzati i dati provenienti dalla bibliografia e dalle indagini esistenti.
Per il basamento, la distinzione è stata fatta in base alla litologia, alla presenza di
discontinuità e al grado di fatturazione.
Per le coperture sedimentarie, la distinzione è stata fatta in base alla litologia, al
grado di addensamento dei terreni granulari o alla consistenza dei terreni coesivi.
Sono state cartografate le seguenti unità litotecniche:
SUBSTRATO
• UL1: Roccia metamorfica scistosa intensamente pieghettata e localmente
fratturata, ricoperta da una modesta copertura colluviale;
• UL2: Dolomie non stratificate fratturate e localmente brecciate;
COPERTURA
• UL3: Sabbie con grado di cementazione medio-basso con intercalazioni di
arenarie;
• UL4: Argille siltose e silts da consistenti a molto consistenti;
• UL5: Conglomerati ghiaie e sabbie da addensati a mediamente addensati;
• UL6: Ghiaie sabbiose e sabbie ghiaiose da addensate a mediamente
addensate con presenza di ciottoli;
• UL7: Deposito alluvionale a granulometria mista o indistinta;
• UL8: Sabbie-ghiaie sabbiose mediamente addensate.
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3.4. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
Il territorio del comune può essere schematicamente diviso in tre ambiti morfologici
principali: il medio e l’alto versante, le zone debolmente acclivi o pianeggianti della
piana alluvionale e la fascia costiera.
Il paesaggio collinare-montano è intagliato da una serie di corsi d’acqua ad
andamento subparallelo, con ampi bacini imbriferi. I più importanti, da ovest verso
est, sono: T. Zinnavo, T. Bagni, T. Cantagalli, T. Piazza e T. Canne. Questi torrenti
hanno svolto un’intensa attività erosiva e di trasporto solido nei tratti montani,
depositando nei tratti di pianura una grande quantità di materiale clastico che ha dato
origine a estese conoidi sovrapposte tra loro occupando pressoché completamente la
fascia pedocollinare.
A sud di questa fascia inizia la piana alluvionale “bassa” che ricade nel dominio
degli alvei del fiume Amato e del torrente Bagni-Cantagalli. Questa piana ha un
aspetto morfologico meno acclive di quello di conoide, in accordo la natura del
materiale solido depositato, sensibilmente più fine. Il paesaggio costiero è
caratterizzato infine da una serie di dune eoliche prospicienti la linea di costa.
Nel settore del medio ed alto versante collinare, ed anche nei fianchi vallivi della
parte più interna delle piane alluvionali, è evidente una marcata fragilità morfologica,
con dinamiche di dissesto strettamente collegate al deflusso delle acque superficiali
ed all’azione della gravità, con marcata suscettibilità a fenomeni di tipo superficiale.
L’origine di questa fragilità è riconducibile sia alla natura litologica delle rocce
affioranti sia alle condizioni climatiche locali, caratterizzate, come già evidenziato,
da precipitazioni di breve durata e forte intensità. L’instabilità del territorio collinare
e montano è di vario ordine e grado: dal soliflusso al creep fino a forme di dissesto
più complesse, estese e profonde, a carico della coltre detritica di alterazione e delle
fasce della formazione filladica più intensamente fratturate. In molti casi i fenomeni
gravitativi appaiono esauriti o stabilizzati mentre in altre situazioni i movimenti
franosi si trovano in una fase di quiescenza con chiari segni di predisposizione alla
riattivazione, ad esempio in occasione di eventi meteorici intensi e prolungati o
sollecitazioni sismiche.
I terrazzi morfologici costituiti dai depositi conglomeratico-sabbiosi presentano un
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grado di stabilità sufficiente nelle zone a moderata acclività; per contro, nei tratti a
maggior pendenza, l’azione di dilavamento delle acque di ruscellamento favorisce
l’instaurarsi di movimenti franosi diffusi ancorché relativamente superficiali.
Le caratteristiche di fragilità generale del territorio sono confermate dagli studi
condotti dall’Autorità di Bacino regionale nel quadro del Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico, di cui sono riportate in immagini ridotte le carte di sintesi della
pericolosità per frana. Secondo questo studio, i fenomeni gravitativi che interessano
le aree edificate ed i territori circostanti sono ascrivibili a dissesti di tipo sia
superficiale sia profondo, in atto o quiescenti.
Fig. 3.1a – Dissesti per frana PAI Calabria in comune di Lamezia Terme
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Fig. 3.1b – Dissesti per frana PAI Calabria in comune di Lamezia Terme
Fig. 3.1c – Dissesti per frana PAI Calabria in comune di Lamezia Terme
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Fig. 3.1d – Dissesti per frana PAI Calabria in comune di Lamezia Terme
Il settore della piana alluvionale è essenzialmente legato al modellamento operato dai
torrenti in occasione dei fenomeni di piena straordinaria che si realizzano con
periodicità all'incirca decennale. Per le caratteristiche geologiche dei bacini e per le
modalità con cui si verificano gli eventi (lunghi periodi di magra che evolvono in
piene improvvise a seguito di violenti nubifragi), gli alvei risultano in gran parte
sovralluvionati per effetto del cospicuo trasporto solido che si realizza in queste
circostanze.
3.5. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE
L’assetto idrogeologico del territorio in esame è governato dalla intensità della
fratturazione del basamento cristallino e dalle caratteristiche tessiturali dei depositi di
copertura.
Quanto ai depositi sedimentari di copertura si tratta di terreni a granulometria
variabile e di conseguenza difficilmente modellizzabili sotto il profilo idrogeologico.
Nel settore montano il regime idrico sotterraneo è governato dalla permeabilità
secondaria del substrato roccioso (fratturazione e dissoluzione delle rocce carbonati
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che). In termini generali, si può ipotizzare che la circolazione idrica profonda di
questo settore di versante trovi il suo punto di scarico più a valle nel sistema di falde
della zona pedemontana e di pianura, anche se quest’ultima presenta variazioni e
peculiarità derivanti in primo luogo dalla notevole variazione laterale e verticale
delle unità quaternarie e, in secondo luogo, dal rapporto con il substrato fratturato del
versante pedemontano.
Il complesso alluvionale di fondovalle è caratterizzato da depositi recenti e attuali
che hanno colmato la depressione tettonico-morfologica con un notevole spessore di
sedimenti. Tale complesso è costituito dai depositi alluvionali della pianura, dai
depositi di fondovalle dei corsi d’acqua e dei terrazzi pedemontani e dalle sabbie di
duna presenti lungo la costa. Sotto il profilo litologico e granulometrico i depositi
denotano un’elevata eterogeneità tessiturale con alternanza di orizzonti di sabbie,
ghiaie e ciottoli con strati di argilla, argilla-limosa. L’acquifero di fondovalle
presenta degli spessori variabili procedendo dalle zone di conoide pedemontana
verso il litorale dove può raggiungere spessori compresi tra i 50 -100 m. Per quanto
riguarda l’andamento della superficie piezometrica si denota una convergenza delle
linee di deflusso idrico sotterraneo verso il mare con un gradiente idraulico
decrescente verso la linea di costa. I fiumi che attraversano la pianura costiera
svolgono un azione di drenaggio delle acque di falda mentre nelle zone di conoide,
dove la soggiacenza della falda è superiore ai 15-20 m; la falda freatica viene
normalmente alimentata dai corsi d’acqua.
Nel corso del presente studio sono state cartografate le aree con soggiacenza della
falda inferiore ai 15 m dal p.c. La localizzazione di tali aree si è resa necessaria ai
fini della perimetrazione delle aree potenzialmente suscettibili a fenomeni di
liquefazione in caso di sollecitazioni sismiche; per le loro individuazione si è fatto
riferimento agli studi contenuti nel “Piano di Tutela delle Acque della Regione
Calabria”.
3.6. INQUADRAMENTO TETTONICO STRUTTURALE – FAGLIE ATTIVE E CAPACI
La zona pedemontana del comune di Lamezia Terme occupa il margine occidentale
della “Stretta di Catanzaro”. Da un punto di vista geologico-strutturale la Stretta di
Catanzaro è un Graben colmato da sedimenti Plio-quaternari bordato da faglie
subverticali con direzioni prevalenti ONO-ESE. Lungo il bordo settentrionale del
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“Graben di Catanzaro”, l’elemento tettonico su scala regionale più rilevante è la
faglia “Lamezia-Catanzaro”. Questo lineamento tettonico è composto da una
complessa serie di faglie minori, discontinue all'affioramento, a scorrimento normale
od obliquo. Le faglie minori hanno orientamento da E-W a SW-NE ed arrangiamento
“en echelon” sinistro con immersione del piano di faglia verso sud (Moretti et al.
1998).
Nel territorio comunale sono presenti altri lineamenti tettonici che costituiscono la
porzione terminale di importanti sistemi di faglie regionale. In particolare, nella zona
montuosa nei pressi della frazione di Serra Castagna è presente una faglia
denominata “Abritti” appartenente al Sistena di Faglie Val Savuto-Decollatura
(ITHACA – Catalogo Faglie Capaci – ISPRA); in prossimità del confine con il
comune di Gizeria è presente una faglia denominata “Zinnavo” appartenente al
sistema di faglie Fuscaldo-Falerna (ITHACA – Catalogo Faglie Capaci ISPRA)
Sistema Val Savuto-Decollatura
Sistema Fuscaldo -Falerna
Sistema Lamezia-Catanzaro
Fig. 3.2 – Faglie attive e capaci (Banca Dati ITHACA)
Relativamente all’ubicazione delle Faglie Attive e Capaci, deve essere chiarito che la
posizione
planimetrica
riportata
in
cartografia
è
stata
ottenuta
tramite
georeferenziazione delle mappe fornite dalla banca dati ITHACA e DISS3 in scala
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non congruente con la tavola in oggetto e perciò soggetta ad errori anche
significativi.
Deve essere inoltre precisato che la sola mappatura non fornisce indicazioni dirette
sul grado di attività né sulla pericolosità sismica associata. La nozione di attività di
faglia capace è un concetto rilevante nel quadro degli studi di rischio sismico ed è
stata al centro di considerevoli discussioni e controversie scientifiche per numerosi
anni. A tale proposito, occorre sottolineare che in Italia sono ancora molto recenti e
poco diffusi gli studi volti ad un’analisi quantitativa del livello di esposizione delle
aree urbane a fenomeni di fagliazione superficiale (Guerrieri. L. et alii., 2009).
Sebbene esista un generale accordo riguardo all’uso del termine faglia attiva per
descrivere una faglia che rappresenta una potenziale sorgente di attività sismica e del
termine faglia inattiva per descriverne una nella quale la passata attività
sismogenetica è improbabile che si ripeta, non esiste invece accordo su come
l’attività di faglia debba essere valutata. A ciò si aggiunga che per le stesse faglie
attive è importante distinguere tra quelle caratterizzate da movimenti lenti che
producono magnitudo al di sotto della soglia rilevabile strumentalmente (tectonic
creep) e le cosiddette faglie capaci, ovvero quelle particolari faglie attive ritenute in
grado di produrre fagliazione superficiale in un intervallo temporale di interesse
sociale e/o ingegneristico (Michetti, 1994). Risulta pertanto evidente come una
formale definizione di faglia attiva/faglia capace sia estremamente importante,
soprattutto per gli importanti risvolti di ordine amministrativo che essa comporta.
Sebbene esistano più di trenta definizioni di faglia attiva, la maggior parte di esse è
basata comunque sul criterio cronologico, ovvero sul periodo di tempo trascorso dal
più recente movimento della faglia. Ad esempio, secondo il Research Group for
Active Faults giapponese, una faglia è da ritenersi sorgente potenziale di forti
terremoti se disloca depositi o superfici geomorfologiche quaternarie (più recenti di
1,8 MA). Secondo la definizione fornita dall’U.S.N.R.C. (Nuclear Regulatory
Commission, 1974), una faglia è da ritenersi capace se si è mossa almeno una volta
negli ultimi 35.000 anni o ripetutamente negli ultimi 500.000 anni. Considerato che
in Giappone e negli Stati Uniti occidentali i terremoti sono più severi e più frequenti
che in Italia, criteri di questo tipo sono ritenuti adeguati anche per il nostro paese
(Michetti, 1994).
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Fig. 3.3 – Faglie attive e capaci nel territorio comunale di Lamezia Terme
(Banca Dati ITHACA)
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4.
CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA
SISMICA
In questa carta vengono individuate le microzone dove, sulla base delle osservazioni
geologiche, geomorfologiche e litotecniche provenienti da dati pregressi, è
prevedibile l’occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall’azione sismica.
La carta è stata ricavata utilizzando tutte le informazioni di base e di dettaglio
raccolte nella Carta Geologico-Tecnica al fine di valutare la pericolosità sismica
attraverso l’individuazione di porzioni di territorio caratterizzate da comportamento
sismico omogeneo; nel primo livello di approfondimento non è prevista la
quantificazione numerica dei diversi effetti.
La definizione delle voci di legenda della Carta delle Microzone Omogenee in
Prospettiva Sismica è stata effettuata con riferimento allo schema proposto negli
“Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica” (Protezione Civile
Nazionale).
In generale le aree con comportamento sismico omogeneo possono essere
raggruppate in tre grandi categorie: zone stabili, zone stabili suscettibili di
amplificazioni locali, zone suscettibili di instabilità. Di seguito vengono descritte le
singole voci individuate in legenda.
Zone stabili
Sono le zone dove non vengono ipotizzati effetti di alcuna natura, se non lo
scuotimento, funzione dell’energia e della distanza dell’evento. In queste zone
affiora il substrato roccioso caratterizzato, generalmente, da velocità di propagazione
delle onde di taglio Vs ≥ 800 m/s.
Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali
Sono le aree in cui sono attese amplificazioni del moto sismico, come effetto della
situazione litostratigrafica e morfologica locale. In queste zone affiorano depositi di
copertura caratterizzati da velocità di propagazione delle onde di taglio Vs ≤ 800 m/s
e con spessori superiore ai 3 m.
Le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali sono riportate nel campo carta ed
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ognuna di esse ha una corrispondenza univoca con una successione litostratigrafica
rappresentativa riportata in legenda.
Zone suscettibili di Instabilità
In queste zone gli effetti sismici attesi e predominanti possono causare delle
deformazioni permanenti del territorio. Non sono da escludere per queste zone
fenomeni di amplificazione sismica. Le zone suscettibili di instabilità sono state
suddivise in quattro sottozone distinte in funzione della categoria degli effetti
deformativi.
• Instabilità di versante (FR): sono stati cartografati i fenomeni di dissesto
distinguendoli in base al loro stato di attività e, quando possibile, alla
tipologia di movimento suscettibili di movimenti franosi durante e/o dopo il
terremoto;
• Liquefazione (LI): nella carta sono state identificate le zone con terreni
sabbiosi, sabbioso-limosi o sabbioso ghiaiosi con profondità della falda
inferiore ai 15 m dal p.c. potenzialmente soggetti a fenomeni di liquefazione.
• Faglie attive e capaci (FA): è stata cartografata la zona di rispetto (zona di set
back) associata alle faglie attive e capaci presenti sul territorio. In queste zone
può verificarsi la dislocazione istantanea dei terreni di fondazione lungo uno
o più piani di taglio. Si precisa che la posizione planimetrica delle linee di
faglia riportata in cartografia è stata ottenuta tramite georeferenziazione delle
mappe fornite dalla banca dati ITHACA e DISS3 in scala non congruente con
la tavola in oggetto e perciò soggetta ad errori anche significativi. Alla luce di
quanto detto in precedenza è stata definita una fascia di rispetto di ampiezza
pari a 600 m a cavallo delle linee di faglia.
• Sovrapposizione di zone suscettibili di instabilità: vengono individuate le aree
di sovrapposizione di due o più zone con effetti deformativi differenti.
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Forme di superficie
Sono le forme del rilievo in corrispondenza della quali si possono verificare
fenomeni di amplificazione localizzata delle onde sismiche. In particolare sono state
cartografate le seguenti forme:
• orlo di scarpata morfologica di altezza compresa tra 10-20 m;
• orlo di scarpata morfologica di altezza maggiore di 20 m;
• orlo di terrazzo fluviale di altezza compresa tra 10-20 m;
• orlo di terrazzo fluviale di altezza maggiore di 20 m;
• linea di cresta;
• picco isolato;
• conoide alluvionale.
Sullo sfondo dei poligoni e delle forme che identificano la varie microzone
omogenee in prospettiva sismica sono state indicate in carta le seguenti aree:
• siti adibiti ai fini di protezione civile suddivisi in:
-
aree di ammassamento soccorritori e risorse;
-
aree di ricovero della popolazione;
-
aree di attesa della popolazione.
• impianto urbano del P.S.C. del comune di Lamezia Terme distinto in:
-
territorio urbanizzato comprendente: centri storici, zone a prevalente
destinazione residenziale e produttiva, area servizi e attrezzature, Area
Polifunzionale Integrata (API) ex zuccherificio di Sant'Eufemia,
ambiti urbani minori (Artt. 61, 65, 66, 67, 68, 79 del R.E.U.);
-
territorio urbanizzabile comprendente: ambiti selezionati in fase di
adozione, aree urbane strategiche di riqualificazione, ambiti a basso
carico urbanistico, ambiti delle funzioni di eccelleza urbana (Artt. 70,
71, 72 e Capo 17 del R.E.U.)
• aree per le quali è prevista l'analisi di livello 2 per la Microzonazione
Sismica. La scelta di queste aree è conseguente alla priorità emersa in
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Conferenza di pianificazione (Art. 13 LR 19/2002) su particolare
segnalazione della Provincia di Catanzaro e riguarda le aree riservate alle
“Funzioni di eccellenza integrate alla struttura aeroportuale”, così come
indicato nella Tav. 2 dello Schema delle scelte pianificatorie del Documento
preliminare del PSC.
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COLONNE STRATIGRAFICHE DEI RAPPORTI LITOSTRATIGRAFICI
DELLE MICROZONE
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