Come valutare senza … svalutare ?

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Come valutare senza … svalutare ?
Il documento che segue è diviso in due parti principali:
1) Presupposti teorici e pedagogici che hanno indirizzato la valutazione degli alunni che
hanno partecipato al progetto
2) Metodi e processi di valutazione del progetto
Come valutare senza … svalutare ?
La problematica…
In ambito scolastico sono sempre stati utilizzati termini come controllo, interrogazione, ricompensa,
correzione, sanzione … che si traducevano in giudizi e voti. Oggi si parla di valutazione (
sommativa , formativa, formatrice ect.) ma in realtà cosa è cambiato realmente nelle classi ? Le
parole cambiano … più difficilmente le pratiche !
Una delle finalità dell’istruzione scolastica secondo il programma di lavoro europeo “Istruzione e
formazione 2012” è fornire i mezzi necessari per porre tutti i cittadini nelle condizioni di realizzare
appieno le proprie potenzialità e acquisire le competenze fondamentali, ma nella scuola, l’alunno
studia e lavora per apprendere e formarsi o per ottenere i voti necessari a proseguire e
completare il proprio corso di studi?
L’alunno studia per se stesso o per “compiacere” il docente ?, quando gli viene posta una
domanda l’alunno risponde ciò che sa o cerca in tutti i modi di dire ciò che il Docente si aspetta
che lui dica ? questo ed altri interrogativi rimettono in discussione l’intero assetto metodologico
dell’insegnamento che caratterizza la scuola italiana, in questo ambito la valutazione ed
autovalutazione non sono momenti a sé stanti ma fanno parte integrante del percorso di
insegnamento/ apprendimento.
Un documento del 2005 del Mistero dell’Educazione Nazionale Francese sottolineava il fatto che la
valutazione anche se produce dei segni tangibili, socialmente riconosciuti, come i voti o i diplomi,
deve essere al servizio delle acquisizioni per aiutare a misurare e dare visibilità ai risultati e non il
contrario.
Definizione del termine valutare dal vocabolario Treccani: 2. Determinazione del valore di cose o
fatti cui si debba tenere conto ai fini di un giudizio o di una decisione, di una classifica o
graduatoria … v. profitto degli allievi …
La nostra cultura pedagogica si può definire come la cultura del fallimento! Per fare un esempio:
quando correggiamo un dettato o una versione di latino o greco basta fare un errore per vedersi
abbassare di almeno un punto il voto finale , mi chiedo … ma considerato che la scala dei voti va
da 0 a 10 , se leviamo un voto per uno o due errori, che voto dovremmo attribuire a tutto il resto del
dettato composto da centinaia di parole o , della versione che sono stati fatti correttamente ? Non
ci dimentichiamo troppo facilmente che Valutare significa dare del valore? Al posto di misurare i
progressi, la valutazione degli alunni sembra centrata più sugli errori e su ciò che ancora non
sanno fare e il fine ultimo sembra la selezione degli alunni.
Fino a qualche anno fa la valutazione veniva riportata con dei giudizi adesso sono stati reintrodotti
i voti ma, sappiamo tutti molto bene, la relatività del valore dei voti che non possono dirci niente
sulla realtà del lavoro realizzato e sugli ostacoli incontrati dagli alunni e, malgrado tutto,
continuiamo ad utilizzare esclusivamente i voti per valutare.
E gli insegnanti ? quando un allievo non ha buoni risultati a scuola si chiedono mai realmente
quale parte di responsabilità hanno rispetto al successo o insuccesso scolastico dei loro alunni?
La professione d’insegnante è una delle più difficili al mondo , agli insegnanti viene chiesto di
essere formatori e giudici nello stesso tempo e questi due ruoli non possono essere rivestiti
contemporaneamente !
Le indicazioni europee ci invitano a centrare l’azione didattica sull’acquisizione delle competenze,
per alcuni insegnanti non è facile entrare nella logica del concetto di competenza perchè sembra
che a pagarne le conseguenze siano i saperi , ma dubito che la conoscenza perfetta della
definizione di pronome o la capacità di riconoscere un aggettivo in una frase ci permettano di
valutare la capacità di un alunno di esprimersi e di dialogare. Si possono conoscere tutte le regole
di grammatica di una lingua e non essere capaci di esprimere chiaramente il proprio pensiero o di
fare un discorso.
I paradossi che vive la scuola in merito alla valutazione sono molti e allora quali strategie , quali
strumenti, quale atteggiamento e stato d’animo ci possono aiutare a gestire le difficoltà della
valutazione? Mettere a punto un progetto di valutazione che sia performante ed efficace per gli
alunni significa entrare dentro la logica di un intero progetto pedagogico che riguarda tutto il
percorso di apprendimento dell’alunno e non soltanto la mera modifica di strumenti di valutazione.
Per modificare un aspetto della propria pedagogia è necessario modificarne anche altri affinchè il
progetto pedagogico dell’alunno sia coerente.
Le principali problematiche cha stanno alla base della valutazione sono numerose … perché
valutare? Cosa valutare? Come valutare e soprattutto chi deve valutare ?
Quali sono le finalità assegnate alla valutazione?
Quali strumenti utilizzare e quale strategia metodologica mettere a punto affinchè la valutazione ci
dia dei risultati rigorosi, e soprattutto utili?
Come si può valutare per l’alunno e non contro l’alunno?
Qual è il vero valore dei voti e come fare per ottenere una valutazione veramente formatrice?
Come fare per valutare non soltanto le conoscenze ma anche le competenze?
Una riflessione sul ruolo della psicologia nella valutazione
Per molti insegnanti il momento della valutazione è un momento di controllo dei risultati raggiunti
attraverso differenti strumenti e tecniche pedagogiche, ma ci siamo mai chiesti veramente se la
valutazione abbia una forte componente psicologica? Se ciascuno di noi prova a recuperare nelle
memoria qualche episodio di valutazione della propria storia scolastica sicuramente ricorderà uno
sguardo particolare dell’insegnante, o un atteggiamento di approvazione o disapprovazione
percepito durante un’interrogazione o un professore che ci aveva accusati di avere copiato un
compito giusto quella volta in cui invece, il compito lo avevamo fatto correttamente perché
avevamo studiato … sono tanti e svariati gli episodi negativi che potremmo raccontare ma è
importante notare che molti di questi ci riportano essenzialmente a dei dettagli di comportamento
apparentemente insignificanti , che nella maggior parte dei casi passano inosservati agli insegnanti
… ma non agli alunni! Conosciamo tutti gli effetti che può avere un cattivo voto o un giudizio
negativo su un alunno … ma qualche volta dimentichiamo di tenerne conto ! Non si riesce a
misurare bene l’impatto che certi atteggiamenti degli insegnanti hanno al momento della
valutazione sia positiva che negativa. Se la valutazione è positiva non può far altro che indurre
nell’alunno un sentimento di fierezza e soddisfazione , ma se la valutazione è negativa…
Penso che spesso pensiamo di conoscere i nostri alunni ma ne vediamo solo la parte superficiale
e credo che gli alunni leggano nello sguardo dell’insegnante molto più di quanto non immaginiamo
, in effetti ignoriamo ciò che succede nella testa degli alunni quando si tratta di conoscere e capire i
meccanismi di ordine psicologico che si innescano nella loro mente. A questo proposito ci sono
due fenomeni psicologici molto interessanti da tenere in considerazione : le aspettative e le
problematiche legate all’apprendimento.
L’effetto delle aspettative da parte dei docenti verso gli alunni, definito anche effetto Pigmalione
può influenzare in maniera significativa il lavoro di un alunno ed essere determinante per i suoi
risultati. I test dello psicologo americano Robert Rosenthal sull’effetto Pigmalione effettuati prima
sui topi ed in seguito in situazioni reali di apprendimento hanno dimostrato che degli alunni,
(completamente ignari dell’esperimento) , scelti rigorosamente a caso e segnalati ai professori
come elementi che avevano avuto risultati particolarmente brillanti ai test d’intelligenza generale
alla fine dell’anno scolastico avevano ottenuto realmente dei risultati in media superiori a quelli dei
gruppi di controllo. Un’insegnante convinto di avere dei bravi alunni sarà portato ad apprezzare
maggiormente i loro risultati e li motiverà in maniera tale da farli progredire. Può capitare che
un’insegnante , senza accorgersene, rinforzi il sentimento d’incompetenza verso un alunno. Ad
esempio: due alunni prendono 4 in un compito scritto, per il primo è usuale avere questo tipo di
voti ma il secondo è un buon alunno e solitamente non prende voti inferiori alla sufficienza. Al
primo alunno l’insegnante restituirà il compito come fa solitamente , al secondo chiederà stupito :
“Ma cosa è successo ? di solito ottieni risultati migliori ! sicuramente ci sarà qualcosa che non hai
compreso o che ti è sfuggita, se vuoi ti rispiego la lezione e ti aiuto a capire meglio!” L’insegnante
è armato di grande buona volontà e si rende disponibile a sacrificare del tempo per aiutare l’alunno
ma .. come vivrà questa situazione il primo alunno? Per lui è inutile rispiegare le lezioni perché
non riuscirà mai a comprenderle. Quindi senza che l’insegnante sia cosciente del suo
atteggiamento , rinforza un sentimento di fallimento nel ragazzo che invece è quello che avrebbe
più bisogno di aiuto e supporto. Tutto ciò ci dovrebbe fare intuire che la psicologia ha un enorme
influenza sia sugli insegnanti e sugli alunni. Anche se sembra impossibile bisogna imparare a
credere nelle possibilità degli alunni e crederci veramente non fare finta di … anche se gli alunni
non sono ancora arrivati agli obiettivi prefissati. D’altronde come si spiega che alcuni alunni
considerati come incapaci o scarsamente intelligenti hanno ottimi successi in contesti diversi da
quello scolastico?
Quando abbiamo di fronte un alunno in insuccesso scolastico che rischia di abbandonare il
sistema d’istruzione e formazione, i cattivi voti , la note e le punizioni sono le risposte più adatte a
queste situazioni? Sono pochi i problemi scolastici che si possono ridurre a semplici ostacoli di tipo
cognitivo. Le ragioni dell’insuccesso scolastico sono sempre molteplici e non facili da reperire,
spesso sono lì dove non cerchiamo. Alcuni alunni anticipano il loro fallimento scolastico attraverso
la violenza che infliggono agli altri. A scuola preferiscono considerare inutile tutto il lavoro e le
attività che vengono loro proposte . Preferiscono rifiutarsi d’imparare .. e se ne vantano!
Illudendosi di potere trasformare il loro fallimento in successo! I cattivi voti, le note le punizioni non
servono, quindi a nulla, anzi non fanno altro che inasprire la relazione insegnante-alunno e non
saranno le poche ore di corsi di recupero che risolveranno la situazione, in questi casi soltanto un
supporto psicologico può aiutare questi alunni e … una buona dose di pazienza! Ricordiamoci
sempre che un alunno entrando in classe non appende insieme al cappotto i suoi problemi familiari
e, in certi giorni, questi problemi possono essere talmente significativi da distrarlo e fargli avere
altro in mente che le regole di grammatica o i teoremi di matematica. In questi casi aiutarlo
significa mostrargli che lo capiamo , che possiamo accettare che quel giorno sia distratto e non
partecipi e che lo aiuteremo a recuperare la lezione persa. Qualche volta, è accettando di
abbassare la propria soglia di esigenza e accettare anche di non potere comprendere sempre
tutto dei nostri alunni che riusciamo ad avere dei risultati migliori a lungo termine !
La valutazione degli alunni richiama il concetto di potere. Cosa entra in gioco quando un
professore decide di fare le interrogazioni a sorpresa? A cosa porta questa manifestazione di
potere? obbligherà gli alunni a studiare più regolarmente ? forse ma … è veramente questa la
cosa più importante? Questo metodo serve a rendere gli alunni più responsabili verso il lavoro che
devono presentare? Diciamo sempre che una delle finalità della scuola è sviluppare l’autonomia e
la responsabilità negli alunni e ancora oggi … è l’insegnante che mette i voti , le note e dà le
punizioni !
E se valutare fosse prima di tutto dare senso e stimolare il desiderio di apprendere? Aiutare un
allievo ad accettare d’imparare, a sottomettersi a certe valutazioni , significa iniziare dal rispettarlo,
ascoltarlo allo scopo di permettergli di avere uno ottica differente su se stesso e fare in maniera
tale che sia realmente parte in causa nel suo progetto di apprendimento.
In conclusione, la verifica del raggiungimento degli obiettivi è pedagogicamente legittima e
soprattutto indispensabile e , psicologicamente valutare un alunno è necessario al suo sviluppo.
Non dimentichiamo, però , che valutando un alunno lo mettiamo di fronte a ciò che lui ha nel suo
essere più profondo. Le valutazioni non hanno tutte gli stessi effetti , potrebbero aiutare la
costruzione del sé nell’alunno ma potrebbero anche indurre ad una svalutazione di se stesso.
Questo non significa che non bisogna mai valutare negativamente , ma l’importante è che l’alunno
viva la valutazione come l’analisi delle produzioni che ha realizzato e non come la valutazione
della sua personalità e del suo essere!
Una o più valutazioni ?
Nel ambito dell’istruzione e formazione confondiamo qualche volta la valutazione con il controllo o
verifica la cui finalità è la selezione.
Il controllo verifica è l’azione che permette di operare un confronto tra i risultati dell’alunno e gli
obiettivi dell’insegnante. Deve permettere all’alunno di capire dove è arrivato e all’insegnante di
verificare l’efficacia della sua azione pedagogico-metodologica . spesso è un’azione che si
sviluppa alla fine di un percorso.
La selezione deriva dal controllo. Si basa su una procedura che spesso viene attivata al termine di
un percorso di formazione. E’ composta da prove di diversa tipologia adattate ad una precisa
finalità.
Ma la valutazione … non è tutto ciò , valutare non è soltanto una fase di controllo o di selezione
ma dovrebbe essere un lavoro incessante di ascolto, osservazione che viene effettuato in tutti gli
istanti dell’attività scolastica.
Valutazione quantitativa e qualitativa
Nel suo significato più ampio la valutazione designa l’atto con cui stimiamo qualcosa ma anche
l’emissione di un giudizio nei modi e tempi che fanno riferimento a normative definite dal MIUR.
Ciò significa che l’attività di valutazione non è semplicemente una misurazione dei risultati ma può
comprendere anche un aspetto di giudizio di valori.
La valutazione quantitativa viene identificata con il termine sommativa e lo scopo ultimo è fare un
bilancio dei risultati, ne fanno parte , per esempio, le prove d’esame conclusive di un ciclo di studi.
La valutazione sommativa si conclude nella maggioranza dei casi con l’attribuzione di un voto e dà
origine ad una classificazione degli alunni, alle comunicazioni da dare alle famiglie o in alcuni casi
all’attribuzione di un titolo di studio.
La valutazione sommativa ha come criteri principali : il controllo dei risultati, viene effettuata alla
fine di un percorso d’apprendimento, è centrata soprattutto sui contenuti, induce all’attribuzione di
voti, note, sanzioni , è rivolta esclusivamente agli alunni
La valutazione qualitativa può essere identificata con il termine formativa , ha come scopo la
formazione e quindi il superamento degli ostacoli o difficoltà, viene effettuata durante tutto il
processo di apprendimento, integra contenuti e competenze, è orientata verso una pedagogia del
successo, funge da specchio anche all’insegnante.
La valutazione formativa:
Fa parte integrante di tutto il percorso di apprendimento
Integra la ricerca delle rappresentazione mentali e degli ostacoli degli alunni, quindi serve
da indicatore per l’insegnante
Si costruisce sulla logica dello statuto positivo dell’errore …
possibile idea di giudizio della persona
eliminando quindi ogni
Implica la conoscenza degli obiettivi da parte degli alunni
È rivolta verso la formazione
Può approdare ad una possibile ri-mediazione con l’alunno ( che non è una semplice rispiegazione della lezione)
Si costruisce intorno al concetto di pedagogia del successo e sulla valorizzazione del lavoro
degli alunni, in particolare di color che sono in difficoltà
Corrisponde anche ad una forma di valutazione dell’insegnante ( come feed-back per gli
permette di constatare gli effetti delle sue scelte pedagogiche e metodologiche
La visione della valutazione formativa come test da effettuare alla fine del percorso di
apprendimento seguita da una sequenza di azioni di recupero per gli alunni che non avevano
ancora raggiunto gli obiettivi, è superata. La valutazione formativa oggi, si integra totalmente nel
processo di apprendimento, serve ad aiutare gli alunni ad imparare e a progredire. Gli errori che
appaiono nelle attività di verifica vengono considerati come degli indicatori e non come punti di
debolezza. La valutazione formativa integra il percorso di apprendimento in ogni sua fase e
fornisce informazioni all’insegnante e all’alunno sul grado di competenza acquisito e, non ultimo,
favorisce il dialogo fra insegnante ed alunno.
Un’attenzione particolare dovrebbe essere data alla valutazione formatrice che può essere
associata alla valutazione formativa ma , in quest’ultima, l’alunno è associato alla definizione degli
obiettivi e dei compiti, alla loro realizzazione e valutazione ( intesa come co-valutazione ed auto-
valutazione). La valutazione formatrice favorisce la formazione dell’alunno alla regolazione dei suoi
processi di pensiero e di apprendimento , parte dal principio che l’essere umano è capace, sin da
piccolo, di rappresentarsi, almeno parzialmente , i suoi processi mentali. La valutazione formatrice
deve permettere all’alunno si situarsi nel suo percorso di apprendimento, di analizzare i suoi
processi di apprendimento, di misurare i suoi progressi. E’ il fine ultimo a cui dovrebbero tendere
tutti gli insegnanti … far sì che ciascun alunno possa, da solo, gestire i suoi apprendimenti con
l’ausilio di una valutazione continua del suo lavoro.
Qualche riflessione sui …voti!
Un professore di filosofia conosce molto bene Bergson , e capita anche che lo citi durante le sue
lezioni: “Nessuna misura è possibile per ciò che riguarda gli esseri umani”. Nel frattempo si chiede
.. se deve mettere 6 o 7 al compito che sta correggendo !!!
Il sistema di attribuzione dei voti agli alunni è stato oggetto di studio da parte degli psicologi negli
Stati Uniti, in Inghilterra ed in Francia a partire dal 1920. La docimologia ha per finalità lo studio
della pertinenza e del valore dei voti e ha messo in evidenza alcune problematiche relative
all’attribuzione del voto , per esempio il fatto che il voto dipende da chi corregge e dal tipo di
compito che viene proposto.
I fattori che influenzano l’insegnante che corregge sono molteplici e diversificati, alcuni possono
essere evidenti altri sono ben nascosti ma con un’incisività significativa, ad esempio:
La rappresentazione che si ha del proprio alunno
Il sesso dell’alunno /a
Il desiderio inconscio di vedere l’insieme dei propri alunni riuscire o fallire nel compito
Il proprio stato di fatica
La qualità dell’insieme dei compiti
L’ordine di correzione dei compiti e la qualità di quelli precedenti
Il momento della correzione
… ma il voto dipende anche dall’alunno:
Dalle condizioni in cui è stato fatto il compito
Dalle reazioni emotive del momento
Dal tempo concesso per terminare il lavoro (ci sono alunni che sono più lenti di altri)
All’effetto Pigmalione di cui ho parlato precedentemente
I fattori che influenzano l’attribuzione di un voto sono estremamente vari e numerosi, qui ne ho
segnalato soltanto alcuni, e questo rende i voti relativi e poco significativi.
Ancora qualche considerazione sulla relatività del valore dei voti: la valutazione ha valore a breve
termine o a lungo termine? I voti che vengono dati alle interrogazioni o nei compiti scritti sono
veramente lo specchio di ciò che l’alunno ha integrato definitivamente nel suo sapere? Sappiamo
tutti bene che le conoscenze “imparate” vengono spesso “dimenticate” dopo poco tempo, ciò vuol
dire che non sono state realmente acquisite in profondità ma imparate temporaneamente per
rispondere all’interrogazione ed ottenere un buon voto, che rimane e farà media, anche se dopo un
mese si dimentica tutto ciò che era stato studiato! Al contrario se un alunno ha un voto negativo è
perché non ha ben assimilato l’argomento da studiare, ma una ri-mediazione o un
approfondimento può permettergli di recuperare ciò che non aveva appreso ed il voto negativo che
aveva preso non è più il riflesso di ciò che lui sa realmente … ma malgrado ciò il voto negativo gli
rimane e fa media nella valutazione quadrimestrale ! Raramente viene preso in considerazione
quest’aspetto, ma perché dobbiamo usare i voti definitivi? Se dobbiamo mantenere il sistema
tradizionale di attribuzione dei voti, perché non inserire il concetto di “voto evolutivo” che
sostituisce quelli precedenti?
La nostra cultura pedagogica fa riferimento alla valutazione a breve termine (interrogazioni, compiti
in classe ect.). Al contrario la valutazione a lungo termine rinvia ad un sapere che si costruisce nel
tempo, il sapere che diventa competenza generalizzabile .. . e che raramente viene tenuta in
considerazione !
Nel passato sono stati utilizzati strumenti di valutazione alternativi quali le lettere (A,B,C ect), i
giudizi ( sufficiente, buon , ottimo etc.) , gli smile per gli alunni della scuola d’infanzia, ma alla fine
si è sempre tornati al sistema valutativo basato sul voto. E’ questo il sistema che conoscono gli
alunni, le loro famiglie e che viene privilegiato , come si può criticare un alunno che studia solo per
ottenere un buon voto e che si preoccupa soltanto dei voti che avrà nella scheda di valutazione? In
determinati casi viene anche utilizzata la media matematica dei voti , ma qual è il valore reale di
una media fra i voti delle diverse discipline? Due alunni che hanno voti completamente diversi ma
che ottengono la stessa media hanno lo stesso profilo e valore? Sicuramente no! Non
dimentichiamoci anche che alla costruzione di un voto concorrono fattori completamente diversi
per ciascun alunno e diversi in relazione agli obiettivi dell’insegnante, ed il voto non può
raccontare, nulla su ciò che sono le conoscenze dell’alunno, sul suo percorso di apprendimento,
sui suoi ostacoli, sulle competenze acquisite!
In conclusione, i voti rivestono un ruolo estremamente relativo nella valutazione reale di un alunno
ed ancora oggi ci si pone il problema della valutazione delle competenze ed in particolare delle
competenze trasversali. In un processo di insegnamento/apprendimento è indispensabile valutare
ma probabilmente potremmo sostituire i voti con degli strumenti più precisi e soprattutto più
pertinenti. A questo riguardo è in fase di sperimentazione a livello europeo in Italia, Francia e
Spagna un progetto Comenius sui metodi e strumenti di valutazione degli alunni con particolare
riferimento alle competenze trasversali i cui risultati saranno disponibili nel mese di giugno del
2013.
Metodi e processi di valutazione del progetto
Posti i principi teorici, e didattici, precedentemente esplicitati, che hanno connotato tutto il lavoro
svolto durante l’anno, vengono indicate , adesso, le linee guida metodologiche che hanno
indirizzato il lavoro di valutazione degli alunni nel progetto.
Siamo partiti chiedendoci quali strumenti pedagogici alternativi al voto o giudizio potevamo avere
per valutare la progressione delle competenze degli alunni senza disconoscere la necessità di
attribuire dei voti così come richiesto dalle schede di valutazione Ministeriali. Il progetto era
indirizzato, prevalentemente, a competenze di tipo trasversale e sarebbe stato impossibile limitare
la complessità del percorso formativo di ciascun alunno dietro un semplice voto o giudizio.
L’insegnante può sapere molto sulle competenze dei suoi allievi nel momento in cui li guarda
lavorare. Per valutare le competenze non basta un’interrogazione o un compito scritto ma bisogna
mettere gli alunni di fronte ad un compito complesso (che non vuol dire difficile) e a delle
situazioni da vivere complesse e non dei semplici esercizi di applicazione e osservare come le
interpretano, come arrivano alle strategie per portarle a termine, quali competenze utilizzano… fra
le quali quelle che dobbiamo valutare. Riteniamo che il miglior metodo sia quello di integrare la
valutazione nelle attività di apprendimento e osservare come lavorano.
E’ evidente che l’osservazione non è un semplice guardare ma deve essere molto affinata e fornire
informazioni sufficienti a stabilire , per esempio se : “l’alunno va nella buona direzione “ o “ non
riesce a superare un certo ostacolo” o “gli manca una certa conoscenza” o ancora “ non è capace
di utilizzare alcune risorse” Serve a poco dire “ competenza in corso di acquisizione o non riesce
a portare a termine il compito”, ci dice poco dell’alunno , delle sue difficoltà , delle sue potenzialità.
Alla luce di quanto espresso bisogna avere un certo numero di criteri di riuscita che si
concretizzeranno in indicatori osservabili
Partendo dalla tematica del progetto: Cittadinanza, Costituzione, Salute e Sicurezza , sono state
individuate e selezionate le competenze trasversali che gli alunni avrebbero potuto acquisire
durante il corso dell’anno , partecipando alle attività previste dal progetto. Ne sono state
individuate 6:
Costruire il concetto di regola: accettare, rispettare e produrre le regole
Sapersi costruire un metodo di studio personale
Saper lavorare/agire in gruppo
Risolvere un problema (attraverso un persorso di ricerca)
Sviluppare il pensiero critico
Essere capace di autovalutarsi
Individuate le competenze , ci si è chiesti cosa sottintendesse ciascuna di esse ovvero “ cosa
presuppone il sapere lavorare in gruppo? O lo sviluppo del pensiero critico? Etc.”. A partire da
queste domande sono stati individuati gli indicatori di riferimento per ciascuna competenza
Costruire il concetto di regola: accettare, rispettare e produrre le regole
Prende coscienza delle regole che è tenuto ad osservare nei propri contesti di vita( a casaa scuola-con gli amici…)
Prende coscienza del fatto che le regole sono fatte per aiutarci a vivere bene insieme
Propone un insieme di regole funzionali alla vita della classe e si preoccupa di osservarle e
di farle osservare
Partecipa all’analisi critica di una regola
Prende coscienza dell’importanza di osservare le regole in diversi contesti
Prende coscienza che una regola può essere concepita non come somma di “proibizioni”
ma come insieme di opportunità di fare e agire
Prende coscienza che una regola si evolve e può essere modificata
Partecipa all’evoluzione di una regola
Sapersi costruire un metodo di studio personale
Si pone degli obiettivi da raggiungere rispetto alle discipline di studio
Segue attivamente la lezione in classe (presta attenzione alla spiegazione)
Chiede spiegazioni se non capisce
Segue la lettura dei compagni o le interrogazioni
Prende appunti
Partecipa alle discussioni di gruppo per far nascere nuove idee nella mente
Esegue i compiti assegnati per casa applicando le strategie apprese in classe
Sperimenta diversi metodi di studio
Organizza il proprio studio con un buon metodo ( organizza il tempo a disposizione,fa i
compiti anticipatamente nei giorni più leggeri,inizia dalle materie più pesanti,tiene sempre
aggiornato il diario a che se è stato assente…)
Usa diversi strumenti di supporto e approfondimento ( dizionario-enciclopedia-mezzi
informatici )
Ricerca il confronto ed il supporto dei compagni anche per eseguire i compiti a casa
Confronta il proprio lavoro con quello dei compagni
Saper lavorare/agire in gruppo
Si sa disporre in gruppo sulla base di criteri condivisi
Prende coscienza che per il buon funzionamento del gruppo occorrono delle regole
condivise ( per esempio che tutti devono poter essere parte attiva nel gruppo o che
occorre aiutare chi è in difficoltà nel gruppo)
Applica un insieme di regole condivise sul buon funzionamento del gruppo
Si sa organizzare autonomamente in piccolo gruppo rispetto a :ruoli,compiti,modo di
lavorare
Sa gestire eventuali conflitti all’interno del piccolo gruppo
Assume un compito in piccolo gruppo
Applica strategie funzionali all’esecuzione del lavoro
Porta a termine il lavoro come “prodotto di gruppo”
Risolvere un problema (attraverso un percorso di ricerca)
Fa puntualmente prova di curiosità, di stupore, fa delle domande concrete collegate al
contenuto approcciato
La sua curiosità apre a delle attività di ricerca
Formula ipotesi pertinenti
Immagina delle relazioni multiple e nuove fra le cose. E’ capace di discutere sulla
pertinenza delle sue ipotesi
Identifica un problema e mettere a punto un percorso di risoluzione
Conduce una ricerca da solo (o in piccolo gruppo), intravede diverse possibilità
d’investigazione e supera i relativi fallimenti
Cerca della risposte in dei documenti forniti
Ricerca un’informazione utile, la analizza,la seleziona, la gerarchizza, la organizza,la
sintetizza
Ricerca e raccoglie delle informazioni attraverso differenti supporti
Sceglie, misura il livello di validità di queste informazioni (controllo incrociato delle
informazioni)
Mettere in relazione le acquisizioni delle differenti discipline e le utilizza in situazioni
diversificate
Identifica, spiega, rettifica un errore
Distingue ciò di cui si è sicuri da ciò che bisogna provare
Mette alla prova diverse possibilità di soluzione
Sviluppa la propria perseveranza
Sviluppare il pensiero critico
Non fare delle affermazioni gratuite
Passare dall’affermazione al dubbio
Sapere trovare le argomentazioni
Discutere gli argomenti degli altri e misurare il valore degli argomenti contraddittori
Non sentirsi obbligato nel prendere una decisione o fare una scelta se le argomentazioni
non sono sufficienti
Attribuire un valore relativo alla verità
Potere accettare di avere torto e non sentirsi sitematicamente giudicato dagli altri
Rimettere in causa alcune idee appartenenti al senso comune.
(l’evoluzione del pensiero critico è ampiamente correlata all’evoluzione della fiducia in sè)
Essere capace di autovalutarsi
Si esprime su un lavoro o un prodotto proprio o altrui in base a criteri condivisi
Può analizzare bene sia il suo lavoro che quello degli altri in manera argomentata )
Esprime giudizi motivati sul lavoro proprio e altrui
Riconosce i propri limiti e le proprie potenzialità
Riconosce in un lavoro svolto i propri punti di forza e di debolezza
Accetta positivamente le critiche altrui e le vive come occasioni di crescita
Il passaggio successivo è stata l’individuazione dei criteri di riuscita osservabili per ciascuna
competenza. Gli insegnanti pur avendo già elaborato la loro idea di criteri di riuscita hanno messo
a punto delle “situazioni pedagogiche” attraverso la metodologia delle situazioni-problema che
permettessero agli alunni di definire i loro criteri di riuscita e alla fine sono stati comparati e mediati
i criteri dell’insegnate con quelli degli alunni. Si riporta qui di seguito qualche esempio dei risultati
del lavoro effettuato nelle classi.
Lista dei criteri di riuscita elaborati definitivamente per ciascuna competenza dagli alunni:
Competenza : Saper lavorare in gruppo
Criteri di riuscita costruiti dagli alunni distinti per livelli d'età (classe 1° e 3° media)
Bisogna disporsi in gruppo sulla base di criteri condivisi da tutta la classe
Per lavorare in modo produttivo è necessario suddividere i ruoli seguendo le inclinazioni di
ogni componente del gruppo
bisogna aiutare i compagni che rimangono indietro
bisogna avere un guardiano del tempo per rispettare i tempi richiesti
è meglio nominare un moderatore affinché tutti possano esprimere le loro idee senza essere
interrotti e senza confusione
bisogna nominare un “lettore” che fa da portavoce nel grande gruppo
è importante ascoltare il parere di tutti senza essere presi in giro o non essere considerati
è importante che il prodotto finale sia di gruppo ottenuto dalla negoziazione delle idee di tutti
Competenza : essere capace di autovalutarsi
Criteri di riuscita costruiti dagli alunni distinti per livelli d'età (classe 1° e 3° media)
Seguire dei criteri di valutazione
Commentare il compito
Dare un giudizio motivato
Dare un voto finale confrontandoci
Spiegare le motivazioni del voto
Riflettere sul voto messo
Riconoscere se abbiamo delle difficoltà o delle
potenzialità
Aiutare la persona in difficoltà
Usare il giudizio per capire i nostri punti di
forza e debolezza
Accettare positivamente la valutazione come
Competenza: saper risolvere un problema attraverso un percorso di ricerca
Criteri di riuscita costruiti dagli alunni distinti per livelli d'età (classe 3° media)
Per noi risolvere un problema attraverso un percorso di
ricerca significa:
• incuriosirsi davanti a immagini o testi
• formulare ipotesi pertinenti all’argomento da sviluppare
• identificare un problema e dare possibili soluzioni
• ricercare contenuti in grado di dimostrare le ipotesi
avanzate
• raccogliere informazioni, analizzarle, classificarle,
organizzarle e sintetizzarle
• rettificare eventuali errori
• confrontare le varie soluzioni inizialmente prospettate
• gli alunni si sono resi conto che tale procedimento e
adattabile a qualsiasi argomento scritto o orale
Come già espresso precedentemente i livelli di valutazione non sono stati semplici da identificare,
sono state adottate due possibili soluzioni, sapendo che ne possono esistere molte altre ,
l’importante è l’approccio mentale con il quale si lavora alla valutazione:
A
1) competenza non ancora approcciata ( anche se pensiamo che non serva a nulla indicare
questo livello)
2) competenza in corso di acquisizione ( intendendo con questo la capacità di lavorare sulla
competenza ma non saperla ancora utilizzare in situazioni differenti da quella iniziale, cioè
a dire non ancora stabilizzata)
3) competenza acquisita ( quando funziona regolarmente e si è capaci di utilizzarla in tutte le
situazioni complesse diverse da quella iniziale , è una competenza generalizzabile)
B
1) “Ho scoperto”, nel momento in cui si comincia a costruire la competenza o la capacità
2) “Ho saputo applicarla” quando la competenza è utilizzata correttamente nelle situazioni di
apprendimento iniziali
3) “Ho approfondito”, quando si sa utilizzare la competenza in situazioni diverse a richiesta
dell’insegnante
4) “La so utilizzare quando ne ho bisogno”, quando la competenza è trasferibile ad altri ambiti
senza che venga richiesto da altri, è una competenza realmente acquisita
La metacognizione è stato un metodo privilegiato di insegnati e alunni per analizzare a valutare i
processi.
Non è stato facile lavorare con gli alunni sulla metacognizione, non erano abituati a farlo ed è stata
necessaria la mediazione degli insegnanti. Gli alunni all’inizio non sapevano cosa dire e gli
insegnanti li hanno aiutati a riflettere sul loro lavoro proponendo delle piste di riflessione, per
esempio: “cosa ho appreso”, “come mi sono approcciato al lavoro”, come posso riutilizzare ciò che
ho appreso”, “perché ho scelto questo metodo di lavoro”, “quali altre strategie avrei potuto
utilizzare “ etc.
Questo ha permesso a ciascuno di centrare l’attenzione non soltanto sugli obiettivi non raggiunti
ma su ciò in cui hanno avuto successo, di rivedere strategie e metodi di lavoro per superare gli
ostacoli , di aumentare la motivazione e partecipazione.
Il problema dell’attribuzione dei voti non è stato risolto definitivamente , ma nel rispetto delle
indicazioni Ministeriali che impongono una valutazione attraverso l’attribuzione di un voto abbiamo
scelto di:
utilizzare il metodo di valutazione delle competenze attraverso i criteri di riuscita nei periodi
intermedi dell’anno scolastico ,in cui i momenti di verifica non venivano valutati con un voto
ma secondo gli indicatori precedentemente esplicitati
al momento degli scrutini gli alunni sapevano che il lavoro di verifica assegnato sarebbe
stato valutato con un voto utile per la scheda di valutazione e l’attribuzione dei voti era
mediata insieme agli alunni
In conclusione , abbiamo cercato di lavorare su una valutazione che fosse degna di questo nome e
che fosse:
Valorizzante ed incoraggiante, che aprisse la porta all’acquisizione progressiva e alla
fiducia in sé.
Chiarificatrice ed illuminante, attraverso la presa di coscienza degli ostacoli e dei
successi
Formatrice, che permettesse di superare certi ostacoli e di progredire nella costruzione
delle propria persona
Compresa di tutti, per ciascuno ( alunni e famiglie) doveva essere possibile comprenderla
ed interpretare ciò che esprimeva.
Il lavoro svolto sulla valutazione è stato di tipo sperimentale e continua ancora adesso supportato,
già dallo scorso anno da un progetto Comenius di cooperazione europea che da due anni affronta
una ricerca pedagogica ed una sperimentazione nelle classi di tre diversi paesi d’Europa sulla
valutazione degli alunni.
La Coordinatrice
Claudia Corselli
Dirigente Scolastico dell’I.C. Renato Guttuso