CISVinforma LUGLIO 2016

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CISVinforma LUGLIO 2016
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
In questo Numero
2 MAURO BERRUTO E
IL LAVORO NEL TEAM
Il coinvolgimento lo
vedi negli occhi delle
persone
4 CONVEGNO A
BARCELLONA
Le mille sfaccettature
dell’impresa sociale
6 MARTIN BURT E LA
MISURA DEGLI IMPATTI
Un semaforo per
fermare la povertà
8 DENTRO IL
WORKSHOP
Elettricità per tutti in
Tanzania
9 QUI SENEGAL
CISV battezza la
nuova impresa sociale
CAPER
10 SEMINARIO
NAZIONALE DI “UN SOLO
MONDO, UN SOLO FUTURO”
Educare i nuovi
cittadini del mondo
Dal boatcamp le nuove sfide che attendono le ONG
Questo numero di Luglio nasce come numero speciale o numero doppio per riportare con
qualche dettaglio la grande ricchezza del primo Social Enterprise Boat Camp che si è svolto
in navigazione sulla rotta Civitavecchia Barcellona (e ritorno) dal 28 al 31 Maggio.
E’ stata una full immersion nei temi dell'impresa sociale con sessioni di lavoro serrate, tra testimonianze e workshop. Un'esperienza affascinante che ha declinato il concetto di sostenibilità degli interventi di cooperazione, a tutti i livelli, attraverso esempi concretissimi che i vari
gruppi di lavoro hanno avuto l’occasione di studiare approfonditamente. In questa tre giorni
abbiamo avuto l’evidenza plastica che è possibile costituire imprese sociali di successo e che
anzi è importante farlo per trovare in queste esperienze un punto di sintesi virtuosa tra la
vision orientata al bene comune, tipica del mondo cooperativo e la mission orientata alla generazione di valore, tipica dell’impresa convenzionale. L’impresa sociale diventa dunque un
banco di prova per indirizzare il no-profit sulla strada di una maggiore sostenibilità ed efficienza, affrancando le sue realtà dalla dipendenza finanziaria dai donatori. E diventa parimenti una sfida alle imprese convenzionali nel momento in cui dimostra di saper creare valore economico ugualmente bene ma anche di saper creare un valore aggiunto in termini di impatto sociale proprio là dove invece le imprese convenzionali accumulano, spesso e volentieri, costi a scapito della collettività. E’ chiaro che vincere questa sfida non è facile.
Ed in effetti al boat-camp abbiamo avuto il piacere di incontrare persone non comuni. Imprenditori e team leaders capaci di coniugare un estremo rigore metodologico con l'interesse
all'utilizzo di innovazione tecnologica sostenibile e ancora con la ricerca di una bellezza a tutto tondo, nelle relazioni umane, ma anche nelle connotazioni formali di ciò che si produce. In
sostanza è emerso un messaggio di eccellenza, la capacità di ri-orientare l’esperienza economica nella direzione di un umanesimo che potremmo definire neo-rinascimentale. Perché
ripercorre i canoni di una genialità che noi ascriviamo a modelli di quell'epoca ma anche perché ricostituisce una sintesi dei saperi e dei saper fare in antitesi rispetto alla estrema specializzazione e settorializzazione della conoscenza così in voga ai nostri giorni. In questa visione, capace di abbracciare tutti gli uomini ma anche tutto l'uomo con i suoi bisogni spiccioli e
contemporaneamente con le sue aspirazioni più profonde, risiede una grande speranza di riscatto e forse l'unica vera occasione che possiamo ancora cogliere. Una volta che l’impresa
sociale, rilanciata funzionalmente e organizzativamente, si sarà tolta di dosso l’atavico complesso di inferiorità, quella auto-percezione di realtà pseudo-assistenziale tenuta in vita dalla
generosità dei filantropi, un nuovo modello di economia potrà prendere piede dal basso con
la pervasività tipica dei processi "social", per scalzare il modello dominante e impedire che
(per citare Serge Latouche) l'umanità intera sia messa sul treno senza macchinista gettato a
tutta velocità verso il burrone.
Uniamo a questo lungo racconto del boatcamp, la testimonianza, assolutamente centrata sullo stesso tema, del nostro presidente Federico Perotti che il 29 Giugno scorso a RossBethio - nord Senegal, ha partecipato alla riunione costitutiva dell’impresa sociale CAPER,
formata dalle organizzazioni contadine e di miRedazione
crofinanza senegalesi ASESCAW, UFM, MEC
Delta e UMER con CISV. CAPER nasce a faPaolo Martella
vore di contadini e contadine delle regioni di
I contributi di informazione, riflessione e Saint Louis e Louga per aiutarli a svolgere al
critica, così come foto e disegni, sono sem- meglio le proprie attività economiche.
E siccome ci ricordiamo sempre che nessun
pre graditi. Possono essere lasciati al CISV
cambiamento strutturale è veramente possibile
o spediti tramite e-mail agli indirizzi:
se non si parte nelle scuole a parlare di educazione allo sviluppo sostenibile e di economia
[email protected]
orientata al rispetto dei diritti umani e alla [email protected]
struzione della pace tra i popoli, in questo
stesso numero diamo anche grande risalto al
Il prossimo numero
seminario nazionale del progetto “Un solo
verrà chiuso in redamondo, un solo futuro” coordinato dalla nostra
zione nella 1a settiPiera Gioda. Buona lettura dunque, e arrivemana di settembre
derci a Settembre.
Paolo Martella
2
Mauro Berruto e il lavoro nel team
Il coinvolgimento lo vedi negli occhi delle persone
Mauro Berruto,
Berruto
laureato in filosofia e
direttore della scuola
Holden di Torino, è
stato allenatore della
nazionale italiana di
pallavolo maschile dal
dicembre 2010
al luglio 2015,
vincendo due
medaglie d’argento ai
Campionati Europei
(2011 e 2013), due
bronzi alla World
League (2013 e 2014)
e un bronzo alle
olimpiadi Londra 2012
La relazione di Mauro Berruto inizia con la
storia di un “miracolo italiano”, quando, ai giochi di Londra 2012, l’Italia è data per spacciata dopo il girone eliminatorio. Passato il turno, si presenta ai quarti contro gli Usa e vince. A quel punto tutto è possibile e arriva la
sconfitta con il Brasile in semifinale ma anche
la medaglia di bronzo nella finalina con la Bulgaria. Guardando a posteriori le espressioni
dei volti dei giocatori nei fotogrammi di queste
partite, si capisce già prima l’esito finale. Emergono le emozioni universali, percepibili a
prescindere dai contesti, espressione di un
linguaggio universale. Gli psicologi ne catalogano 6: Felicità, Tristezza, Rabbia, Paura,
Sorpresa, Disgusto. Solo una ha valore sicuramente positivo, la prima. Le altre sono tutte
negative o al massimo neutre, la sorpresa.
Gli psicologi di tutto il mondo stanno tuttavia
definendo una nuova
emozione che prende il nome di Elevation. E’ la sintesi di
due capisaldi: 1) credere in qualche cosa
che travalica la nostra esperienza e
quindi sentirsi parte
di una realtà più
grande, 2) ispirare o
essere ispirati. Questa Elevation è di
fondamentale import a n z a
p e r
l’allenatore. La caMauro Berruto durante la relazione pacità di ispirare in
particolare è quello
La sfida nella vita è che può far la differenza nell’ottenere il massiproprio quella di mo risultato dal potenziale di cui si dispone.
“produrre musica” con Berruto racconta la storia di Itzhak Perlman,
violinista, nel concerto del 18 novembre 1995
ciò che si ha e, a volte, al Lincoln Center di New York. Per Perlman
con ciò che resta, raggiungere il palcoscenico non è facile. Colsapendo utilizzare al pito da polio quand'era ancora bambino, è
meglio le potenzialità di bloccato da protesi su entrambe le gambe e
cui ancora si dispone. cammina con l'aiuto di stampelle. Quel giorno
Il compito accade un imprevisto. Proprio mentre sta per
dell’allenatore è quello concludersi la prima parte dello spartito, gli si
di eliminare tutti i freni rompe una corda del violino. Perlman, contro
ogni ragionevole aspettativa, fa cenno al diretche impediscono il tore di riprendere dal punto in cui l'orchestra
dispiegamento dei si è fermata. Inizia a suonare con tanta pastalenti, in modo che sione, con tanta forza e con tanta maestria da
ciascuno possa suonare lasciare il pubblico a bocca aperta: un’opera
la miglior musica sinfonica viene suonata dal violino solista con
tre corde! Al termine la standing ovation del
pubblico, una esplosione di applausi e di acclamazioni. Perlman alza il violino, invita il
pubblico al silenzio e dice: " il compito dell'artista è di esplorare quanta musica si può produrre con quello che resta". La sfida nella vita è proprio quella di “produrre musica” con
ciò che si ha e, a volte, con ciò che resta, sapendo utilizzare al meglio le potenzialità di cui
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
ancora si dispone. Il grande economista
Chris Argyris osserva che ogni persona dovrebbe diventare ciò verso cui naturalmente lo
orientano i suoi talenti e le sue inclinazioni. Il
compito dell’allenatore è quello di eliminare
tutti i freni che impediscono il dispiegamento
dei talenti, in modo che ciascuno possa suonare la miglior musica.
Un’altra caratteristica importante che deve avere l’allenatore è di invitare le persone con
cui lavora a guardare il mondo da prospettive
diverse. Berruto ricorda la scena del professor
John Keating (Robin Williams) che sale sulla
cattedra nel film “L’attimo fuggente”, ma cita
anche l’esempio del pittore romantico William
Turner il quale dipinge tempeste abbastanza
ordinarie fino a quando non decide di farsi imbarcare con una tempesta in atto e dipingere
mentre è legato all’albero maestro. Ecco che
la prospettiva cambia radicalmente e Turner
produce un’opera sensazionale che anticipa
l’illuminismo. In una immagine molto efficace
Berruto riporta quattro punti cardinali che devono orientare l’azione di ogni persona che
svolga un ruolo di allenatore della squadra o
di leader nel gruppo di lavoro: in alto
l’obiettivo si completa in basso con una strategia e cioè un insieme di pratiche atte a raggiungere l’obiettivo. A destra i valori si completano a sinistra con l’atteggiamento ovvero
la capacità di trasformare i valori in realtà operativa. L’atteggiamento è ciò che dà sostanza ai valori, e l’allenatore deve essere esempio vivente di tali valori.
Cita l’esempio di Emil Zátopek, l’uomo che
detiene un record insuperato e probabilmente
insuperabile nell’atletica moderna e cioè vincere nelle stesse olimpiadi (Helsinki 1952),
5000 m, 10000 m e maratona. Zátopek, fu
l’esempio di un atteggiamento dirompente. Iniziando a correre a 20 anni la sua tecnica rimase sempre imperfetta eppure fu ineguagliabile per forza di volontà e sopportazione della
fatica. E’ considerato l’inventore dell’ “Interval
Training” la tecnica di allenamento su prove
ripetute pienamente utilizzata ancora ai nostri
giorni. Questo grande atleta con il suo esempio ci insegna che 1) non è mai troppo tardi
per affrontare una sfida, 2) che la tecnica è
importante ma non è tutto, 3) che non bisogna
aver paura di provare cose nuove e infine 4)
che bisogna mantenere un atteggiamento
combattivo, puntando sui punti di forza che
ciascuno di noi ha. La mentalità vincente non
ha paura degli avversari o delle sfide da affrontare ma anzi cerca sfide apparentemente
complicate e avversari, sulla carta, più bravi.
Chiaro è che questo atteggiamento non deve
aver paura della fatica, Berruto ha insistito
molto sull’ “amore per la fatica”, uno di quei
punti di forza che possono per l’appunto fare
la differenza anche in presenza di una tecnica
non perfetta.
continua a pag 3 ->
3
-> segue da pagina 2
Nella squadra, in ogni squadra, l’allenatore
deve isolare o rendere inoffensivi i sabotatori,
cioè quelli che si oppongono al cambiamento,
quelli che pronunciano frasi come “è un ottima idea ma qui non funzionerà mai” o peggio
“l’ultimo che ha proposto questo non lavora
più qui'“. Ma può e deve contestualmente
puntare sugli alleati per infondere nel gruppo
un desiderio forte ed irrefrenabile per
l’obiettivo da raggiungere. Prende in prestito
le parole di Antoine de Saint Exupèry “Se
vuoi costruire una nave non devi per prima
cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non
devi distribuire i compiti o organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la
nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si
metteranno subito al lavoro per costruire la
nave.”
In pratica il successo si crea fondendo insieme quello che Berruto ha chiamato “Egoismo
di gruppo” con il senso di responsabilità personale e cioè la consapevolezza
dell’importanza di ogni gesto, anche il più umile, per il buon funzionamento del collettivo.
Infine si deve sempre esprimere il proprio
apprezzamento per il lavoro degli altri. Se si
infonde un’alta aspettativa nelle persone, allora queste si sentiranno chiamate a dare il
massimo; bisogna ispirare le persone, entusiasmarle, osservare dalla brillantezza degli
occhi quanto si stanno coinvolgendo. Cita
l’esempio della propria esperienza come allenatore della squadra di pallavolo all’ospedale
psichiatrico giudiziario di Castiglione delle
Stiviere. In questo progetto, infondendo una
aspettativa positiva su persone detenute e
dando loro l’opportunità di sperimentare esperienze belle, (per esempio il giocare in un
vero palasport, con parquet e spalti, anziché
in una palestra squallida) non solo è stata
creata una squadra ma si è potuto anche misurare il successo dell’esperienza sulla vita
concreta delle singole persone. Ad esempio
si è registrata una sensibile riduzione
dell’utilizzo di psicofarmaci da parte dei giocatori coinvolti nel progetto. In una sintesi
finale Berruto ha osservato come una prestazione alta e magari più alta delle aspettative
sulla carta si può ottenere dalla combinazione
delle capacità tecniche e delle capacità emozionali, rapportata al metodo che deve essere
semplice, comprensibile e attuabile.
Più il metodo aumenta la propria complessità
e più va a detrimento della bontà dei risultati
raggiungibili. Ma il metodo deve anche essere flessibile. E’ importante infatti per un allenatore avere l’intelligenza di farlo aderire come un vestito al gruppo. In questo senso ha
citato le proprie esperienze di allenatore in
Finlandia ed in Grecia, per dire come, al di la’
degli stereotipi, esistano effettivamente sensibili differenze culturali tra i gruppi di persone
in contesti diversi di cui è necessario tenere
conto per modulare la preparazione in vista
dell’obiettivo finale, mantenendo una propensione fiduciosa nei propri mezzi e un buon
clima nelle relazioni interpersonali.
In una sintesi finale
Berruto ha osservato
come una prestazione
alta, e magari più alta
delle aspettative sulla
carta, si può ottenere
dalla combinazione
delle capacità
tecniche e delle
capacità emozionali,
rapportata al metodo,
che deve essere
semplice,
comprensibile e
attuabile. Più il
metodo aumenta la
propria complessità e
più va a detrimento
della bontà dei
risultati raggiungibili
Paolo Martella
Innovazione nell’Impresa sociale: la parola a due protagonisti
STEFANO MAGNONI: Il caffè in capsule, buono e sostenibile
Stefano Magnoni, cofondatore della Cooperativa Chico Mendes e membro del board del Consorzio
CGMC, ha presentato l’iniziativa del “Laboratorio del caffè”, consorzio di cooperative sociali che favoriscono l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà. Il Laboratorio del caffè è una iniziativa che, oltre a
rispettare i criteri classici dei prodotti del circuito equo-solidale, e cioè la giusta remunerazione dei produttori ed il rispetto dell’ambiente, si propone di ottenere un prodotto di alta qualità (Altroconsumo di
Luglio-Agosto 2014 ha piazzato il caffè che la cooperativa produce in uno dei primi posti nella graduatoria stilata dagli esperti) ma anche innovativo. Le capsule sono riciclabili e presto andrà a compimento il
progetto che la cooperativa sta conducendo per avere capsule compostabili, ponendo così il consorzio
in una posizione di leadership anche da un punto di vista dell’innovazione. Da ultimo Magnoni ha citato
l’iniziativa recentemente conclusa di portare le macchinette del circuito “Laboratorio del Caffè” nelle carceri milanesi, aggiungendo un altro plus sociale al valore di questo progetto.
JACK SIM: Con la fondazione BoP Hub lo sviluppo abbraccia la logica neurale
Jack Sim, di Singapore ha fondato nel 2001 la “World Toilet Organisation”, volendo dare enfasi ad un
aspetto fondamentale per la salute pubblica e la sostenibilità ambientale. Ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali e dal 2011 ha creato il BoP Hub dove BoP sta per Base of Pyramid Entrepreneuership, una piattaforma per scambiare idee, sostenere iniziative e diffondere la conoscenza per progetti
concreti di impresa sociale, che aiutino le comunità ad affrancarsi dalla schiavitù delle varie forme di
povertà. L’obiettivo di BoP Hub è quello di correggere il sistema di gestione della cooperazione internazionale e degli aiuti allo sviluppo per combattere la povertà globale. Questo sistema in molti casi oggi è
distorto e frammentato; in una parola non funzionale. Solo facendo in modo che tre o quattro miliardi di
persone, che oggi sono semplicemente escluse da ogni circuito economico, abbiano opportunità da giocare, si può rompere il circolo vizioso che crea altra povertà dalla povertà già esistente. BoP Hub insiste sulla necessità di una collaborazione e cross-fertilizzazione tra i vari settori: ICT, Energia, Agricoltura, Housing, Finanza, Logistica, Educazione, Salute, devono pensare soluzioni integrate istituendo forme di interazione simili a quelle neurali che avvengono nel nostro cervello. Bisogna cioè abbandonare
la logica competitiva per entrare nella logica collaborativa propria del concetto di sinapsi.
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Convegno a Barcellona
Le mille sfaccettature dell’impresa sociale
Simran Grover Al centro congressi della Caixa, sede del con- ca con un led protetto da una pipetta connes-
Maria
Cristina
Papetti
vegno di lunedì 30, introduce la giornata Elena
Casolari
che porta i saluti
dell’organizzatore Fondazione ACRA e chiama sul palco Andrea Balletbo di Tandem Social, un team multi-disciplinare specializzato nel campo dell’ imprenditoria sociale e del
terzo settore. Andrea Balletbo specifica da
subito il contesto in cui si muove Tandem Social: è quello di Barcellona, una città dove, a
dispetto delle apparenze, il 28.1% delle persone sono sotto la soglia della povertà e il
48.8% dei giovani sono disoccupati. E’ dunque di primaria importanza innescare processi che creino ricchezza distribuita sul territorio, diventare un modello per tutte le imprese
che nascono con uno scopo sociale che nel
concreto significa ambire ad aumentare la
felicità delle persone. Il convegno di Barcellona si articola in tre tavole rotonde: Tecnologia e Sviluppo, La sfida degli obiettivi di sviluppo sostenibili, Investitori efficaci incontrano
imprenditori sociali
Tecnologia e Sviluppo
Alla prima tavola rotonda, moderata da Fabio
Terragni (chair Alchema/Co+Fabb Milano)
Laura Frigenti partecipano: Jordina Arcal (HealthApp), Antony Kamoto (Purefresh), Simran Grover
(Boond), Illac Diaz (Liter of light), Sebastian
Mitchell (Ushahidi).
so ad un sistema pannello-batteria e una soluzione di acqua candeggina per diffondere la
luce. L’anno prossimo stima che si raggiungerà la cifra di un milione di lampade prodotte
in questo modo. Molte capanne e abitazioni
povere ora hanno la luce di notte grazie alla
sua idea semplice, a basso costo e open
source.
Sebastian Mitchell ha presentato Ushahidi,
una impresa sociale nell’ambito delle ICT,
nata in Kenya nel 2008. Inizialmente era basata su raccolta, smistamento e processamento di SMS e messaggi vocali, di recente
ha sviluppato anche tecnologie per smartphones. L’obiettivo è quello di creare mappe di
rischiosità del territorio a partire dalle segnalazioni degli utenti per limitare al massimo
molestie e violenze. Ha una utilità evidente
per le donne ma può servire anche, ad esempio, per garantire il corretto svolgimento delle
elezioni.
Le sfide dei Sustainable Development
Goals
Alla seconda tavola rotonda, moderata
da Emanuele Santi (African Developement
Bank), partecipano: Francesc De Paula Ventura Ribal (Fundacion la Caixa), Marzia Sica
(Compagnia di San Paolo), Maria Cristina
Jordina Arcal introduce l’obiettivo della pro- Papetti (ENEL), Laura Frigenti (Agenzia Itapria impresa HealthApp, che è quello di crea- liana per la Cooperazione allo sviluppo),
re giochi per tablet e cellulari per rendere più Francesc De Paula Ventura Ribal dichiara
divertenti le terapie per il trattamento di ma- l’impegno di Fundacion la Caixa, 500 milioni
lattie croniche. Osserva il beneficio dei pa- di euro all’anno, in cultura e impresa sociale.
zienti nell’essere più “diligenti” nel seguire le Si dice molto convinto della necessità di punterapie ma anche il miglioramento del rappor- tare sulle abilità di chi vuole lanciarsi come
to tra terapeuti e pazienti
imprenditore e sulla bontà del progetto ma
Nuria Danes Antony Kamoto è fondatore di Purefresh, anche sull’importanza di implementare perimpresa che si occupa di potabilizzazione corsi di tutoring per le start-up sociali. Nella
dell’acqua a Naivasha (Kenya) in aree non fondazione si è sperimentato che, accomparaggiunte dalla rete urbana, attraverso tecni- gnando i nuovi imprenditori con un mentor ed
che di osmosi inversa. Dichiara che Pure- un supporto legale, si può limitare il rischio di
fresh riesce a raggiungere persone senza fallimento. Presenta una statistica secondo
accesso all’acquedotto fornendo acqua a cui, nonostante lo scenario complessivo di
stagnazione, il 93% delle imprese lanciate
basso costo e di buona qualità.
Simran Grover parla di Boond, una impresa con l’aiuto della Fondazione è sopravvissuto
sociale fondata nel 2010 che promuove lo e il 60% è riuscito a prendere piede con un
sviluppo di energie alternative e l’accesso certo vigore.
all’energia in Rajasthan. Sottolinea il plus Marzia Sica (Compagnia di San Paolo), nel
dell’impresa sociale che nel caso dell’energia proprio intervento porta l’esperienza della
Giovanni Gerola vuol dire guardare contemporaneamente Compagnia di San Paolo che investe oltre
all’obiettivo dell’accesso ma anche 150 milioni di euro all’anno in scopi sociali e
all’obiettivo ambientale dell’impatto filantropici. E’ partner di diverse organizzaziosull’ecosistema
ni come Fondazione Cariplo e Fondazione
Illac Diaz racconta la sua prima esperienza OPES che lavorano concretamente in questi
di impresa sociale, venuta di getto durante settori sia in Italia che in vari paesi del monuna alluvione che lasciò l’area in cui abitava do, sempre con l’obiettivo di costruire coopesenza energia per molto tempo. Allora lanciò razioni in rete e ricercare soluzioni multidiscil’idea di “liter of light”, il nome della sua orga- plinari dei problemi che sono globali e dunnizzazione che è anche il nome della sua pri- que meritano risposte allo stesso livello.
ma invenzione, una normale bottiglia di plasticontinua a pag 5 ->
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
5
-> segue da pagina 4
Finance), Miguel Miro (GICOOP).
Maria Cristina Papetti (ENEL), come esempio di “shared value” cioè di valore condiviso
e ricerca dell’interesse comune tra impresa e
comunità sul territorio, ha presentato un video
su un’esperienza di confronto tra la propria azienda e le comunità locali impattate da un
grande progetto idroelettrico in Guatemala.
Si può immaginare che il riferimento fosse alla costruzione della centrale di Palo Viejo, un
progetto molto controverso che ha richiesto la
costruzione di varie dighe sul corso del fiume
Cotzal e di 3 suoi affluenti e l’allagamento dei
relativi invasi. Non si può non notare come
l’intervento e anche il video risentissero di una evidente, e d’altra parte comprensibile,
prospettiva di parte. E’ noto che il progetto,
ad elevatissimo impatto sul territorio delle popolazioni Maya, sia stato inizialmente promosso senza consultare le comunità indigene
ed anzi imponendo una militarizzazione del
territorio per costruire le opere anche in presenza di una forte e motivata opposizione locale. Solo in un secondo tempo l’azienda italiana ha promesso la destinazione di beni
compensativi alla popolazione residente. Se
dunque non si può negare il minor impatto
ambientale di un impianto idroelettrico da 87
MW rispetto a quello di un corrispondente impianto termoelettrico, non altrettanto univoco
è il giudizio sull’impatto sociale. Cercando infatti di guardare la questione in termini oggettivi la condivisione degli interessi tra l’azienda
e la comunità locale è scaturita “ex post”, ed
è stata motivata da ragioni di forza maggiore
e cioè dalla presa di coscienza della difficoltà
di portare in porto il progetto in presenza di una diffusa ostilità popolare. In un secondo giro di interventi Maria Cristina Papetti ha parlato di altre iniziative a cura di Enel Cuore
Onlus come ad esempio la formazione di
gruppi di donne in Rajastan che possono frequentare corsi per installare e mantenere autonomamente sistemi di pannelli solari.
Xavier Pont parla della propria fondazione
Ship2B che si pone l’obiettivo di accelerare
l’impatto sociale sia dei nuovi progetti che di
quelli già esistenti. Gli ambiti di intervento
sono tanti: salute, housing, turismo responsabile, solo per citarne alcuni. Ship2B cerca di
operare secondo criteri aziendali perché molti
fondi privati sono interessati all’impresa sociale ed è corretto che ci sia un impegno serio per remunerarli.
Laura Frigenti (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo), ha introdotto il proprio intervento osservando come i Sustainable Development Goals, nel loro abbracciare
molti ambiti multidisciplinari ed interconnessi,
rappresentino una visione del mondo e dello
sviluppo sostenibile ed inclusiva. La sfida è
quella di trovare le risorse per tutte queste sfide. Le risorse sono limitate e dobbiamo quindi lavorare molto sull’efficienza degli strumenti e sull’efficacia dei progetti. E’ importante
puntare sulle tecnologie e sull’innovazione,
sul rapporto tra no-profit e mondo delle imprese, sulla credibilità dei soggetti, sulla creazione di network per determinare sinergie e
per aumentare l’impatto degli interventi.
Investitori efficaci incontrano imprenditori
sociali
Alla terza tavola rotonda moderata da Martin
Burt (Fundacion Paraguaya) partecipano
Xavier Pont (Ship2B), Nuria Danes
(Microbank de La Caixa), Giovanni Gerola
(Opes Impact Fund), Francesco Abbà (CGM
Nuria Danes porta l’esperienza della microbanca de la Caixa. E’ nata con lo scopo di
promuovere l’inclusione finanziaria cioè di
prestare denaro a quei microimprenditori che
altrimenti restano tagliati fuori dal normale
mercato finanziario. Eroga prestiti fino a 25
mila euro e si preoccupa anche degli investitori a rischio vulnerabilità.
LAURA FRIGENTI:
E’ importante
puntare sulle
tecnologie e
sull’innovazione,
sul rapporto tra il
mondo no-profit e
quello delle imprese,
sulla credibilità dei
soggetti, sulla
creazione di network
per determinare
sinergie e per
aumentare l’impatto
degli interventi
Giovanni Gerola racconta un po di storia di
Opes Impact Fund, che nasce dal network di
due fondazioni in italia e Olanda. In sintesi la
Harish Hande
raccolta dei capitali avviene come per gli enti
filantropici ma l’impiego è simile a quello dei
fondi di investimento solo che i beneficiari di
questi prestiti sono le Early Start-Up, cioè imprese appena nate per le quali è necessario
avere una forte propensione al rischio. Si
cerca di porre molta attenzione all’attenzione
che i progetti presentati hanno sull’impatto
sociale, il rischio di avere delle Start-Up poco
“social” e molto alto come d’altra parte esiste
anche il rischio, ugualmente pericoloso, di iniziative molto social ma scarsamente attrezHARISH HANDE: La passione
zate per diventare vere imprese.
Francesco Abbà rappresenta il più grande
gruppo di imprese sociali in Italia. Il compito
di CGM Finance è quello di aiutare le imprese sociali a scegliere il miglior finanziamento.
E’ importante che i soggetti desiderosi di essere finanziati siano vagliati, bisogna capire
la loro reputazione, l’estensione e la robustezza delle reti che hanno sul territorio, la
capacità di operare in modo democratico.
CGM impiega 16 milioni all’anno per i finanziamenti e ha percentuali di sofferenza del
debito molto basse (0.3, 0.4%)
Miguel Miro parla a nome di GICOOP, un
gruppo di persone che ha destinato una parte del proprio patrimonio per il finanziamento
delle imprese sociali. L’utilizzo dei fondi di
GICOOP è ad ampio spettro, può finanziare
anche realtà non cooperative. Per scegliere
una iniziativa meritevole GICOOP valuta la
bontà di progetti e idee, la robustezza, competenza e vision del team e la solidità dei
flussi economici prospettati. Bisogna ammettere che solo poche iniziative di quelle
vagliate possono vantare queste tre caratteristiche. Il finanziamento ricevuto da GICOOP per le imprese ha il valore aggiunto
dell’accreditamento, che le abilita a ottenere
altri finanziamenti da realtà istituzionali. GICOOP agisce rispettando il criterio secondo
cui chi presta i soldi ha diritto a chiedere un
risultato e a vedere remunerato il capitale.
Paul Hammer
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
dell’imprenditore sociale
Harish Hande è un imprenditore
sociale indiano che nel 1995 ha
co-fondato Selco, impresa sociale che agisce per diffondere
l’accesso all’energia solare nelle
zone rurali del paese formando
le persone povere dei villaggi
perché possano in tutto e per
tutto gestire i propri impianti.
Nel proprio intervento Hande ha
osservato che la funzione
dell’imprenditore sociale è quella di partire dai problemi reali
per risolverli creando opportunità per tutti. L’imprenditore sociale deve essere una persona appassionata per natura. Ci si può
innamorare di una questione ma
poi l’innamoramento svanisce,
invece la passione vera resta.
In India c’è un problema di accesso all’energia elettrica che
Selco ha cercato di affrontare
con il massimo di determinazione. Questo obiettivo sta richiedendo un lavoro molto grande
perché bisogna creare le condizioni economiche, sociali e finanziarie per renderlo possibile
ma Selco è orgogliosa di aver
accettato questa sfida.
6
Martin Burt e la misura degli impatti
Un semaforo per fermare la povertà
Martin Burt, animatore della Fundaciòn
Paraguaya, introduce il proprio intervento parlando della formazione ricevuta in
Spagna e negli Stati Uniti, e poi dei primi progetti, con il ritorno in Paraguay a
partire dal 1985. Una delle esperienze
pilota è quella di recuperare il sangue
degli animali macellati. In precedenza il
sangue veniva direttamente sversato
nei fiumi determinando un grave danno
ambientale. Con il recupero si risolve la
Illac Diaz
Martin Burt questione ecologica ma si ottiene anche
il vantaggio di poter produrre fertilizzanti.
ILLAC DIAZ: Imprenditoria
Dopo questi esordi Burt si muove cercando di
Sociale7 Roba da creativi pensare all’impresa sociale con uno sguardo
Nella tavola rotonda finale del innovativo capace di abbracciare a tutto ton31 Maggio (imprenditori sociali do una visione economica, sociale, antropoloa confronto), coordinata da Fa- gica ed etica. A oggi la Fundaciòn Paraguabio Terragni, Simran Grover e ya ha sostenuto e offerto micro-crediti a 78
Sebastian Mitchell approfondi- mila micro-imprenditori, persone che non
scono concetti in gran parte hanno accesso al tradizionale circuito finanenunciati durante i propri inter- ziario. I progetti spaziano in molti settori: agricoltura, energia solare, generazione di bioventi dei giorni precedenti.
Inedito è invece l’accento posto gas, solo per citarne alcuni.
da Illac Diaz sulle attività Condividendo con il pubblico del boat-camp
nell’ambito dell’eco-design e la propria visione, Martin indica come, in pridella formazione con i bambini mo luogo, bisogna agire sull’immaginario colsvolte dalla fondazione MyShel- lettivo. L’immaginazione è la prima molla che
ter (il mio rifugio) di cui è pro- abbiamo per spingerci a cambiare i nostri
motore. Di particolare impatto schemi mentali. Può sembrare una sciocle costruzioni con “mattoni” co- chezza ma è molto diverso se chi ha un nestituiti da bottiglie di plastica gozio viene identificato come un “venditore”
riempite di argilla e altri mate- oppure come un “micro-imprenditore del comriali inorganici di scarto. In que- mercio”. Il modo in cui chiamiamo le cose
sto modo si limita l’acquisto del determina in effetti la percezione della loro
cemento che ha dei costi eleva- natura; immaginiamo dunque quali cambiati di per sé oltre che per il tra- menti può innescare una percezione della
sporto, e nello stesso tempo si realtà che diventa modo di pensare collettivo.
riciclano le bottiglie di plastica In secondo luogo è necessario puntare
che altrimenti tenderebbero ad sull’educazione. Questa è l’arma più efficace
accumularsi in gigantesche di- di lotta contro la povertà. L’idea proposta da
scariche (immaginiamo la cen- Martin è quella di una istruzione impartita attralità di entrambe le questioni, traverso scuole in grado di auto-sostenersi
trasporto materiali e discariche, economicamente. La scuola deve cioè essere
in un territorio come quello del- in grado di creare ricchezza includendo nei
le Filippine costituito in gran propri corsi laboratori in cui gli studenti si cimentano a produrre. In questo modo la teoparte da piccole isole).
È il “learning by
In una scena finale del proprio ria si concretizza.
video
Diaz
m o s t r a doing” (imparare facendo). Nella scuola non
un’esperienza didattica, la crea- bisogna aver paura di insegnare anche le
zione di rosoni “caleidoscopici” tecniche per vendere e fare quattrini, “non è
attraverso la combinazione di incompatibile, non è volgare”, dice Burt. Che
bottiglie riempite con liquidi di cosa infatti puo’ veramente fare la differenza
colori diversi. Il pubblico del nella lotta alla povertà? Una persona povera
boat-camp osserva e ascolta si eleva veramente quando può entrare a far
affascinato: in questa immagine parte della classe media, anche in virtù di un
vi è la sintesi ultima reddito da spendere. Altrimenti rimane per
dell’imprenditore sociale: un sempre assistita e dunque relegata come in
uomo che deve saper fondere una casta inferiore nella sua situazione.
insieme economia ed ecologia, Questo vale anche per noi in Europa quando
interesse collettivo e dei singoli pensiamo all’integrazione degli immigrati e
ma anche rispetto di alti valori dei rifugiati nei nostri paesi. L’integrazione
etici e ricerca estetica del bello sarà veramente avvenuta quando vedremo i
giovani arrivati in Italia laurearsi, ottenere lain ogni sua forma.
vori retribuiti decentemente, sposarsi con i
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
giovani autoctoni; quando, in una parola, riusciranno a compiere il salto verso la classe
media.
Martin Burt ha anche lanciato negli anni una
nuova
iniziativa,
la
NGO
“TeachAManToFish” (insegna a pescare a un
uomo) che si occupa di sostenere i progetti
con un approccio globale che va
dall’individuale (comportamenti dei singoli) al
collettivo (atteggiamenti propri di interi contesti) e dall’interno (specifico della cultura)
all’esterno (universalmente valido). Questo
approccio ha l’obiettivo ambizioso di sradicare, cioè molto più che semplicemente alleviare, la povertà. Al fine di perseguire questo
approccio è stata inventata una metodologia,
la “Poverty Stoplight” (semaforo della povertà) attraverso la quale la situazione socioeconomica di un territorio come quella di un
villaggio o anche di una singola famiglia viene
disaggregata in indici di varia natura. Questi
indicatori di status sono direttamente collegati
a elementi di deprivazione e quindi a problemi da risolvere. Vengono definite coppie del
tipo Salario <-> Occupazione, Salute <-> Ambiente, Abitazione <-> infrastrutture, Istruzione <-> Cultura, Organizzazione Sociale <->
Partecipazione. Per ogni indice si cerca di
individuare a livello molto concreto la situazione classificandola con tre colori: rosso,
giallo o verde. Considerando ad esempio la
situazione del contesto abitativo, se una famiglia cucina per terra, il codice cucina sarà
rosso, se invece la cucina è molto rudimentale ma sopraelevata rispetto al suolo sarà giallo, se infine dispone di una cucina attrezzata
allora il codice sarà verde. Lo stesso vale per
la disponibilità di acqua in casa.
Se
l’approvvigionamento avviene da stagni si
tratta ovviamente di un codice rosso, se avviene da un pozzo lontano dall’abitazione sarà giallo, verde infine se il punto acqua è adiacente o in casa. L’assenza di latrine con la
defecazione al’aperto sarà ovviamente un
codice rosso e così via. Mettendo insieme
tutti i bollini colorati su una mappa, è possibile visualizzare immediatamente quali zone
del villaggio o di un’area più vasta hanno bisogno di una maggiore attenzione e di un più
forte impulso di promozione. Così come, identificando la matrice indici / famiglie è possibile, tramite le autorità di villaggio, capire
quali sono i nuclei che richiedono un intervento più urgente. Dunque vi è la possibilità di
costruire indicatori locali e globali ad immediato impatto visivo, e soprattutto ogni famiglia può prendere coscienza della propria
qualità della vita ed impegnarsi per migliorarla. Con questo obiettivo è stata identificata
una vera e propria competizione “my toilet,
my kitchen, my pride” (il mio bagno, la mia
cucina, il mio orgoglio), una specie di
“olimpiade del semaforo” dove le famiglie sono incentivate, tramite una lotteria a premi, a
registrare progressi nei propri indici-colore.
7
Imprese Sociali e Workshops
Esperienze a 360° per i gruppi di lavoro
tra chi coltiva e chi consuma i prodotti,
possibilità formative e di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati tra i quali i richiedenti asilo e rifugiati presenti sul
territorio.
E&E è un’impresa sociale tanzaniana
che promuove un’educazione professionale di qualità e che offre a giovani svantaggiati le capacità e le competenze per
diventare cittadini attivi e attori di cambiamento nella loro comunità.
E&E ha fondato nel 2011 il Professional
College di Njombe e ha creato delle unità produttive gestite da insegnanti e studenti che offrono beni e servizi di alta
qualità sul mercato locale. Queste unità
produttive permettono agli studenti di
acquisire competenze pratiche ed imprenditoriali e finanziano i costi del
college stesso
Naiss Limitada è un’impresa sociale
Mozambicana che vende servizi igienici
di buona qualità ad un prezzo accessibile per gli abitanti delle zone povere della
periferia di Maputo. In queste aree
un’ampia percentuale di famiglie non ha
accesso a servizi igienici a causa del loro alto costo. Naiss utilizza metodi di pagamento innovativi e favorevoli per i
clienti (tramite cellulare e con rateizzazione) per venire incontro ai clienti.
L’impresa sociale Maramao nasce nel
2014 in Piemonte. Accanto alla produzione di ortaggi, cereali, uva, nocciole e
prodotti trasformati coltivati e prodotti secondo tecniche di agricoltura biologica,
Maramao lavora per promuovere integrazione sociale, benessere delle persone
coinvolte, relazioni di fiducia sul territorio
Pedius (Italia) è un sistema di comunicazione che consente alle persone sorde
di effettuare telefonate utilizzando le tecnologie di riconoscimento e sintesi vocale. Pedius offre diversi prodotti e servizi,
tra cui app mobile. L’app consente alle
persone sorde di accedere a conversazioni in tempo reale e di ottenere diversi
servizi tramite la rete. Sul posto di lavoro le persone sorde possono usare Pedius in alternativa alla tecnologia tradizionale per effettuare telefonate o audio
conferenze. Infine Pedius offre ai Call
Center la possibilità di comunicare senza
problemi con le persone sorde.
Il portale di e-commerce e servizi Familydea (Italia), operativo dal 2014, consente alle famiglie ed agli individui di accedere ai servizi offerti da imprese e cooperative sociali, riuniti in un’unica piattaforma web qualificata e qualitativamente
garantita. Familydea offre servizi in tutto
il territorio nazionale promuovendo qualità a costi sostenibili insieme ad una informazione utile a orientare le scelte Devergy è una impresa sociale con
quotidiane delle famiglie in relazione a sede in Tanzania, dove solo il 2 % della
popolazione rurale del paese ha accesso
Cura e Salute, Infanzia e adolescenza.
all’energia elettrica tramite la rete elettrica nazionale. Devergy mira a colmare
questa lacuna e a fornire accesso
all’energia alle zone rurali della Tanzania. Costruisce e gestisce mini-reti elettriche a energia solare nei villaggi non
collegati alla rete elettrica, situati in zone
rurali della Tanzania, fornendo un servizio elettrico conveniente e affidabile per
le persone a basso reddito.
BLITAB (Austria) è il primo tablet tattile
che fornisce contenuti in tempo reale a
persone non vedenti e ipovedenti. BLITAB è un dispositivo innovativo per la
lettura e la scrittura Braille che consente
la visualizzazione di un’intera pagina di
testo in formato Braille senza l’ausilio
di ulteriori elementi meccanici. Permette
la navigazione touch, il “text-to-speech”
e l’applicazione della tastiera in stile Per- La Polveriera (Italia). Uno spazio abkins. Consente inoltre di convertire qual- bandonato, un luogo dismesso da rigesiasi file di testo in Braille da chiavette nerare, un progetto, un laboratorio di culUSB o da Internet e di ottenere informa- tura sociale. Così si può riassumere
zioni dirette tramite tag NFC. Infine BLI- quello che sta accadendo all’exTAB è una piattaforma per tutte le appli- polveriera militare di Reggio Emilia, uno
cazioni software esistenti e future per dei più importanti investimenti della cooperazione sociale su asset immobiliari
non vedenti.
abbandonati e sotto-utilizzati da destinare ad attività di interesse collettivo.
Un’azione emblematica che rappresenta
un’interpretazione dell’economia circolare, legata alla rigenerazione di beni immobili trasformandoli in “asset comunitari” che recuperano, oltre alla dimensione
strettamente architettonica e ambientale,
anche una nuova funzione d’uso sociale.
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
8
Dentro il Workshop
Devergy: elettricità
per tutti in Tanzania
Guidati dalla sapiente regia di Roy Clunie della
Social Enterprise Academy di Edimburgo, il
gruppo di lavoro, eterogeneo per provenienza
geografica ed esperienze di vita, ha ragionato
sulle molteplici tematiche relative ad una impresa come Devergy, ad alto impatto sociale.
Da evidenziare la grande preparazione e la
passione dei partecipanti, in gran parte con
percorsi accademici e curricula lavorativi già
significativi nonostante la giovane età.
Attraverso lo studio del materiale messo a disposizione, il gruppo ha innanzitutto tracciato
un identikit dell’impresa. In pochi anni dal suo
lancio Devergy ha raggiunto 14 villaggi della
Tanzania servendo ad oggi 1100 famiglie. Ora
che il progetto dimostra la concreta capacità di
migliorare sensibilmente la qualità della vita
Tavola rotonda “Le sfide dei Sustainable Development Goals”
Goals” (ricordiamo che in Tanzania, come in molti altri
paesi della fascia tropicale, alle 18 cala velocemente la notte) l’effetto di imitazione che si sta
scatenando nell’intera regione porta a prevedere un veloce aumento dei clienti, fino a 250
“Perché questa donna non ha più i denti?” si chiede Martin Burt mila sparsi in 2500 villaggi secondo il CEO Fabio De Pascale, nell’arco dei prossimi 5 anni.
analizzando le cause della povertà e le strategie per sradicarla
sradicarla Quali i punti di forza di Devergy? L’affidabilità
e l’impatto ambientale rispetto ai sistemi a kerosene, ma anche la scalabilità poiché servire
nuove famiglie significa installare nuove torri
solari senza necessità preventive per la rete
già esistente. Inoltre Devergy garantisce un
sistema molto moderno ed efficace di monitoraggio dei consumi ma anche dei guasti da
parte degli operatori che sono dotati di una
applicazione su smartphone e vengono dunque messi nella condizione di poter intervenire
celermente in caso di interruzione della erogazione di corrente elettrica.
Il costo del servizio di pochi centesimi al giorno
(per 6 ore di fornitura elettrica) rende l’offerta
interessante per una vasta platea di tanzaniani
che abitano le zone rurali (l’80% dei clienti è
rappresentato da contadini). Tuttavia Devergy,
muovendosi secondo le logiche di impresa, ha
già attivato una politica di tariffe modulari per
offrire un servizio diversificato per esempio a
chi volesse una fornitura senza interruzioni
anziché solo per alcune ore al giorno. Compilando il Canvas Business Model, prima a sottogruppi e poi insieme per la sintesi finale, i
partecipanti hanno potuto riflettere tanto sul
valore proposto ai propri clienti quanto sul plus
da evidenziare rispetto ai potenziali finanziatori. Sono stati messi in evidenza gli assi strategici e si è verificato il punto di ritorno
dell’investimento nell’arco dei prossimi 2 anni.
La presentazione finale, con il motto urlato collettivamente di “Lighter and Happier!” (più luminosi e più felici!) ha messo in evidenza la grande partecipazione e consapevolezza del gruppo di lavoro nel corso delle varie sessioni.
Istantanea dal workshop “Devergy”
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
Paul Marteau
9
Qui Senegal
CISV battezza la nuova impresa sociale CAPER
Ross Bethio (regione di Saint Louis), Senegal, 29 giugno 2016. Nella calda sala riunioni (intitolata al prof. Enrico Luzzati)
dell’organizzazione contadina ASESCAW, si
svolge l’Assemblea costitutiva di una nuova
società, un’impresa di servizi con scopi sociali dedicata al mondo rurale del nord Senegal. E’ una impresa sociale che nasce
nell’ambito del progetto PAMIR, in corso da
due anni e co-finanziato dalla Cooperazione
Italiana.
Si tratta di una nuova sfida che vede CISV
nel ruolo di accompagnatore delle realtà senegalesi che si uniscono in questa impresa.
I due protagonisti principali sono la federazione contadina ASESCAW che raggruppa
migliaia di produttrici e produttori della Valle
del fiume Senegal e non solo e con cui CISV
collabora da più di 15 anni, e l’Unione Finanziaria Mutualista di Louga – istituzione di
microfinanza riconosciuta ufficialmente, che
comprende 10 cooperative rurali di risparmio
e credito - che CISV ha contribuito a creare
ed accompagnare nel suo percorso di cooperazione nella regione. Sono poi soci fondatori anche CISV, la MEC Delta, cooperativa di credito della Valle, e l’UMER, Unione di
circa 80 micro-imprese rurali, di cui molte
vedono protagoniste le donne, che il progetto PAMIR sta sostenendo in questi anni.
Ma
perché
u n’ i m p re s a
s oc i a le ?
Un’”impresa”, per dare a questa sfida una
forma giuridica e statutaria che ricerchi da
subito un’autonomia e una capacità imprenditoriale: la CAPER fornirà alle microimprese rurali, alle cooperative, ai gruppi di
interesse economico, servizi di accompagnamento al credito, di assistenza alla pianificazione e ai business-plan, di formazione, di
sostegno alla commercializzazione, e si farà
pagare questi servizi in modo da poter continuare la propria mission il più autonomamente possibile già da subito rispetto ai progetti che la sostengono.
Un’impresa “sociale” perché i soci non trarranno benefici economici dall’impresa, ma li
destineranno ad un fondo di riserva che sarà
dedicato a finanziare progetti a finalità sociale presentati dai soci stessi o da altri soggetti
ed approvati dal Consiglio direttivo della società.
CISV e gli altri soggetti fondatori, quindi, si
pongono l’obiettivo del sostegno allo sviluppo economico e di impresa delle fasce contadine sfavorite del Nord del Senegal e contemporaneamente fanno vivere uno strumento che vuole rispondere anche ai bisogni
sociali delle popolazioni.
Si tratta di una prima esperienza per il Senegal (ad oggi non risulta che vi siano nel paese esperienze di imprese di questo tipo al
servizio del mondo rurale) e dunque si dovrà
fare un’attività di pressione e lobbying pres-
Si tratta di una nuova
sfida che vede CISV
nel ruolo di
accompagnatore
delle realtà
senegalesi che si
uniscono in questa
impresa.
I due protagonisti
principali sono la
federazione
contadina ASESCAW
con cui collaboriamo
da più di 15 anni, e
l’Unione Finanziaria
Federico Perotti Mutualista di Louga
so le autorità senegalesi competenti perché
assumano dal punto di vista legislativo e giuridico il modello dell’impresa sociale.
Durante l’assemblea il presidente di ASESCAW, Babacar Diop, ed io, a nome di
CISV, abbiamo espresso la soddisfazione
per l’esperienza innovativa che si avvia, unendo le forze di diverse realtà socioeconomiche dell’area.
Abbiamo anche insieme sottolineato che la
sfida davanti a noi è far sì che la CAPER
esprima la propria mission in autonomia, che
sia sostenibile, che sostenga la qualità delle
azioni e delle imprese individuali e collettive
contadine, e produca benefici economici e
sociali per la popolazione rurale del Nord
Senegal.
I lavori nella riunione costitutiva di CAPER
La sfida davanti a noi
è far sì che la
CAPER esprima la
propria mission in
autonomia, che sia
sostenibile, che
sostenga la qualità
delle azioni e delle
imprese individuali e
collettive contadine,
e produca benefici
economici e sociali
per la popolazione
rurale del Nord
Senegal
Indimenticabile Enrico Luzzati,
anche nella memoria dei nostri
partner senegalesi
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
10
Seminario nazionale di “Un solo mondo, un solo futuro”
Educare i nuovi cittadini del mondo
il service learning offre
una prospettiva molto
interessante, perché ha
la capacità di
sintetizzare quelli che
sembrano degli estremi
irriducibili, qualità ed
inclusione. Tale
approccio pedagogico
cerca di collegare la
scuola alla vita, di
sviluppare le
competenze ad alto
livello e di dare un
orientamento di senso
per fare della
competenza uno
strumento che
interviene in termini
trasformativi sulla
qualità della vita. Il
service learning unisce
volontariato e
apprendimento,
creando
l’apprendimentoservizio, per
condividere con gli altri
quello che abbiamo
imparato
Giovedì 23 giugno 2016, presso l’Aula Paolo
VI della Pontificia Università Lateranense di
Roma, si è tenuto il Seminario Nazionale
“Educare alla cittadinanza mondiale e alla
cooperazione internazionale: il miglior investimento per il Futuro”, nell’ambito del progetto di CISV “Un solo mondo, un solo futuro”,
co-finanziato dal MAECI- DGCS e dalle Fondazioni Cariplo, Compagnia di San Paolo e
CRC di Cuneo. Un lavoro che ci ha portato in
15 regioni, in circa 600 scuole di ogni ordine
e grado (www.unmondounfuturo.org)
È stato un’occasione di dialogo e confronto
tra le 22 ONG italiane che hanno preso parte
al progetto e il numeroso pubblico presente,
condividendo l’esperienza progettuale, le
buone pratiche emerse e le strategie future
per avviare un percorso concreto e positivo.
Al Seminario hanno partecipato in qualità di
relatori: Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV; Piera Gioda, CISV - coordinatrice del
progetto; Cristiano Maggipinto, DGCS – MAECI; Emanuela Benini, Agenzia Italiana per
la Cooperazione internazionale MAECI; Italo
Fiorin, Università LUMSA; Enrico Giovannini,
Università Tor Vergata, portavoce dell’ Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
(ASVIS); Rosa De Pasquale, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e
formazione, MIUR.
Gli interventi dei vari partecipanti sono stati
sintetizzati in una nota che si può leggere su:
drive.google.com/file
d/0BzUraXgnn2Q9M3h1UEFUTXFLejFZam
w4U0FnTWlZV2laRHU4/view
mentre chi avesse la pazienza di ascoltare
Un mercato un futuro, viaggio nel mercato di Porta Palazzo
per la sovranità alimentare
tutta la registrazione video, la potrà trovare
in:
www.youtube.com/watch?
v=6OnJ9Dt0XaQ&list=PLzJmn0TDwMf9Jqgs
qM4d783HCNyKUZq7F
(ndr. Questi link non sono attivi. Copia e incolla i testi in blu per la ricerca su web)
Sicuramente le prospettive più interessanti
che sono emerse, e riguardano il lavoro che
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
continuerà nei prossimi anni, ci sono state
“donate” dai prof. Italo Fiorin sul Service Learning e dal prof Enrico Giovannini
sull’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile.
“L’approccio pedagogico del service learning
è già dentro molte delle cose che le ONG
fanno. Non è una invenzione ma è la riscoperta di un buon modo di fare scuola. Ci troviamo in un contesto non facile che, per un
certo verso, è favorevole all’apprendimento,
ma forse meno favorevole ad un cambiamento che sia trasformativo e migliorativo dal
punto di vista sociale. Occorre imparare ad
apprendere ciò che è utile e ciò che è indispensabile per essere umani, per vivere e
per convivere.
Oggi non possiamo offrire ai giovani una garanzia, non c’è un rapporto lineare tra ciò a
cui la scuola forma e ciò che poi il ragazzo
farà terminata l’istruzione. Nella nostra società basata sul profitto e sul successo, spesso
l’imparare ad apprendere coincide con
l’apprendere ciò che è utile. Talvolta sembra
che si debba scegliere tra una scuola di qualità ma competitiva e una scuola accogliente,
inclusiva ma di qualità scadente. Si deve invece pensare a una scuola che promuova le
competenze degli alunni ad alto livello, ma
che allo stesso tempo promuova inclusione e
accoglienza. Oltre al mero apprendere, quindi, a scuola si deve imparare a vivere e a
convivere in maniera pacifica con tutti.
Rispetto a questo tema, quindi, il service learning offre una prospettiva molto interessante, perché ha la capacità di sintetizzare quelli
che sembrano degli estremi irriducibili, qualità ed inclusione. Tale approccio pedagogico
cerca di collegare la scuola alla vita, di sviluppare le competenze ad alto livello e di dare un orientamento di senso per fare della
competenza uno strumento che interviene in
termini trasformativi sulla qualità della vita. Il
service learning unisce il valore del volontariato con quello dell’apprendimento, creando
l’apprendimento-servizio, per mettere a disposizione degli altri quello che abbiamo imparato.
Ma chi insegna e chi impara? C’è una relazione di reciprocità, tutti insegnano e tutti apprendono.
L’alunno è protagonista e bisogna avere delle strategia didattiche specifiche che esaltino
questo ruolo dello studente. Il vero libro di
testo deve diventare la realtà, con i suoi problemi e la sua complessità. E il service learning è tutto questo: orientato al cambiamento, partecipato, responsabilizzante e collaborativo. Quindi il paradigma dell’insegnare ad
apprendere ha bisogno di trasformarsi: da
competizione ed eccellenza a cooperazione
e giustizia. “
continua a pag 11 ->
11
-> segue da pag 10
Il professor Giovannini ha ricordato che Il 25
settembre 2015 i grandi del mondo hanno
adottato l’Agenda 2030 e hanno sottoscritto
l’idea che siamo tutti paesi in via di sviluppo
sostenibile. Quindi il mondo, per la prima volta nella storia dell’umanità, si è dato
un’agenda unica, fissando 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, declinati in 169 sotto obiettivi target, che dovranno essere misurati attraverso circa 240 indicatori.
Entro il 31 dicembre del 2030 si dovrebbe
eliminare il problema della fame del mondo,
arrivare ad uguaglianza di genere e ad un
consumo sostenibile, garantire un lavoro decente a tutti e buona salute a tutte le età,
ecc] Ma economia, ambiente, società e istituzioni sono tutte cose integrate in modo inestricabile tra di loro. E quindi è necessario un
lavoro congiunto di diversi attori.Il
fattore positivo di questa Agenda è
che è universale, riguarda davvero
tutti, non vi è più una divisione tra i
Paesi. Questo è un passaggio epocale e uno degli obiettivi è il consumo e la produzione responsabile e
sostenibile, quindi riguarda sia le
politiche pubbliche che gli individui
e le aziende che collaborano in
un’ottica di partecipazione in cui
ognuno deve essere coinvolto. Il
senso della cooperazione internazionale non può che cambiare in
vista di questa Agenda.
Abbiamo un piano a cui tutti siamo
chiamati a contribuire e la priorità è
che tutte le persone vengano informate su questi cambiamenti e che
hanno solo 14 anni per “salvare” il
mondo, considerando che il raggiungimento di molti obiettivi è previsto prima del 2030. Il lavoro di
informazione e sensibilizzazione lo
devono fare soprattutto le ONG.
Il rapporto sullo Sviluppo Umano
dell’ONU del 2014 ribadisce che i
due elementi chiave dei prossimi
anni saranno vulnerabilità e resilienza, cioè la capacità di uscire positivamente dagli shock.
L’ASVIS negli ultimi 3 mesi ha posto al centro del proprio impegno,
grazie alle 105 organizzazioni che
ne fanno parte, il tema
dell’adeguamento all’Agenda di tutte le nostre politiche e della modifica del nostro modo di pensare e di
agire per metterla in pratica.
L’Alleanza opera su vari fronti e con
il MIUR lavora per proporre un percorso di educazione allo sviluppo
sostenibile nell’ottica dell’approccio
globale-locale. L’obiettivo è far sì
che ogni cittadino “nuovo” tra 14
anni avrà imparato ad essere un
vero cittadino del mondo.”
La stanza del libro, mostra fotografica ispirata al libro
“Nel mare ci sono i coccodrilli”
24 Settembre a Torino, Biblioteca Nazionale, Teatro Vivaldi
Piera Gioda
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016
12
Campo Bimbi 2016
Cadiamo a fagiolo… tra i bimbi del Senegal
Con la leggerezza e l'entusiasmo propri dei piccoli,
si è concluso il sedicesimo campo CISV dei bambini. Che bello imparare divertendosi e far crescere
l'amicizia giocando insieme!
Abbiamo gettato piccoli semi per alimentare la coscienza di una cittadinanza mondiale che parte da
nuove relazioni interpersonali e da una nuova visione del rapporto tra uomo e ambiente. Siamo certi
che, come diceva il titolo del campo, questi semi
siano "caduti a fagiolo" e produrranno in futuro buoni frutti.
Diciamo grazie ai nostri fagioli scoppiettanti, cicerchie salterine e lenticchie spassose, per la carica di
speranza e di passione che sono riusciti ad infondere negli animatori giovani e meno giovani.
Grazie al lavoro di tanti volontari e alla generosità di
CISV-cooperativa che ha rinunciato al rimborso dei
costi di pernottamento (dovuti a titolo di ammortamento per le spese di manutenzione della foresteria), siamo anche riusciti ad ottenere un avanzo
della gestione di 566 euro, che è stato destinato al
progetto delle micro-imprese agricole in Senegal.
Al Campo anche corse con
qualche caduta 7 a fagiolo
That’s it, Jazzit!
A Cumiana CISV “ristora” la festa del jazz
in forma
Si respirava aria di festa per le strade di Cumiana in occasione del Jazzit Festival 2016: tanti artisti e turisti stranieri provenienti da chissà dove, critici musicali dallo stile impeccabile,
sbandieratori, tecnici del suono e tante tante persone arrivate in questa graziosa città di provincia per godersi due giorni di musica e bellezza. Ma, a guardar bene, non è stata la musica la protagonista di questo Festival, bensì la "partecipazione civica", un movimento dal
basso, fatto proprio dai cittadini di Cumiana che hanno finanziato, che hanno messo a disposizione, offerto, ospitato, portato pazienza ed entusiasmo affinché tutti potessero godere di un bene collettivo, tutti potessero avvicinarsi alla cultura, immergersi nella musica,
provare un'esperienza di unione verso un fine più alto. E così anche CISV ha messo le sue
energie nel punto ristoro contadino, che è stato attivo per tre giorni consecutivi, dispensando con sorrisi e competenza più di 600 pasti a km zero, di ottima qualità, e raccogliendo
5000 euro (netti) a favore dei contadini senegalesi del progetto Pamir. Un grandioso risultato per cui dobbiamo ringraziare - oltre ai volontari e ai tanti dipendenti che hanno offerto aiuto volontario - il Comune di Cumiana, che ci ha coinvolto in questa manifestazione offrendoci un sostegno impagabile sia economico (ha coperto per noi le spese di affitto del capannone, allacciamento elettrico, tavoli e panche...) sia morale: è sempre bello lavorare per la solidarietà internazionale, in armonia e condivisione, sentendosi, anche qui, Comunità.
Sara Colombo
Una foto che esprime, meglio di ogni commento, l’abbraccio tra
cittadini di Cumiana e volontari CISV per il successo di Jazzit
Anno XVI, Numero 6, Luglio 2016