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LA VIA FRANCIGENA LA VIA FRANCIGENA Dice Saint-Exupéry in Pilota di guerra: "Perché avviene di una civiltà la stessa cosa che avviene del grano, il grano mitre l'uomo, ma l'uomo a sua volta salva il grano, di cui ripone la semenza. La riserva di semi è rispettata di raccolto in raccolto, come un'eredità". I percorsi dei pellegrinaggi medievali e delle epoche successive sono vari. Diverse strade a seconda delle condizioni politiche, economiche e ambientali, furono scelte dai marcheur de Dieu. La Via Francigena conserva la sua identità per tutto il medioevo almeno. L'appellativo di francigena o francesca, le deriva dall'essere via di collegamento verso l'oltralpe. I pellegrini venivano dalla Francia, dalla Via Tolosana che portava a Santiago di Compostella, e dal nord Europa. Valicate le Alpi al Monginevro, al Moncenisio e al Gran San Bernardo (solo più tardi divennero trafficati anche i valichi orientali come il San Gottardo, il Sempione e il Brennero) scendevano nella pianura Padana per poi tagliare, all'altezza di Parma, gli Appennini. Dal passo di Monte Bardone (passo della Cisa) si arrivava in Toscana. Dopo i centri maggiori di Lucca, San Gimignano, Siena, Boi-sena, Viterbo si giungeva infine alla meta: Roma. Verso sud i pellegrini potevano proseguire lungo l'Appia Traianea fino ai porti pugliesi, ove si imbarcavano per la Terra Santa. La Francigena è quindi in posizione centrale nel traffico delle tre peregrinationes maiores (Roma, Santiago, Gerusalemme). LA V I A F R A N C I G E N A Tutte le strutture che nel tempo arricchirono la strada come monasteri, chiese e ospitali per pellegrini hanno contribuito a far mantenere al percorso una certa importanza, anche quando, per la spinta di nuovi traffici commerciali, nuove direttrici e nuovi centri abitati diventarono più importanti. Il percorso continua infatti ad avere un valore sacrale. Varie relazioni di viaggio descrivono le stesse tappe per diverse centinaia di anni, a partire da quella ormai famosa di Sigeri-co, arcivescovo di Canterbury che nel 990 arrivò a Roma. I pellegrini si ritroveranno guidati per secoli da simboli e richiami al pellegrinaggio scolpiti su chiese e ospizi. Una iconografia comune caratterizza infatti le Vie europee. La stessa dedicazione di varie chiese a San Jacopo, alla Santa Croce, al Santo Sepolcro, a santi delle Vie francesi è indice del tracciato ideale che univa i pellegrinaggi. Lungo la Via nascono e si organizzano per dare ristoro e aiuto al pellegrino varie Confraternite e Ordini Ospedalieri. Aprono ospedali e centri di soccorso, controllano le strade tenendo segnati i percorsi e combattendo il brigantaggio, assicurano assistenza spirituale e sepoltura in terra benedetta al pellegrino sfortunato. Il passaggio di viandanti verso Roma è sempre stato intenso. Nel medioevo molti si mettevano in viaggio entrando nella dimensione del\'homo viator. Lasciavano famiglia e averi, facevano testamento e partivano. Roma era una delle mete allora più frequentate a causa anche delle fortune alterne di Santiago e Gerusalemme, minacciate o in mano agli arabi. Vescovi e abati che si recavano dal Papa erano viaggiatori abituali sulla Via. Nel secolo XI anche i crociati la utilizzarono per recarsi alla riconquista del Santo Sepolcro. Dopo il rilancio, sempre nell'XI secolo, delle altre due mete -Santiago e Gerusalemmela Via Francigena non perde d'importanza, tanto che l'Anno Santo del 1300 porta a Roma migliala di pellegrini. In seguito, con il moltipllcarsi di nuovi percorsi, il passaggio dei pellegrini diminuisce. Il fervore e la pratica del pellegrinaggio ha alterne fortune. Antiche confraternite chiudono il loro ciclo storico mentre altre e nuove si aprono nei paesi e nelle città, ma senza avere nel loro statuto come principale motivo l'assistenza al pellegrino. Più tardi l'alienazione dei beni ecclesiastici, la soppressione degli ordini monastici, le annessioni statali, favoriscono l'oblio alterando e nascondendo strutture e disperdendo gli uomini che le facevano vivere. Comunque il pellegrinaggio verso Roma non si ferma mai veramente, raggiungendo le punte maggiori durante gli Anni Santi. Ora noi, uomini del terzo millennio, raccogliamo l'eredità della Via Francigena. Non è solo la realtà fisica della SAN GIACOMO DELLA CERRETA. SAN GIACOMO PELLEGRINO E PROTETTORE PRESENTA UN FEDELE ALLA MADONNA CHIESA DELLA MADONNA DEL CAMPO. AFFRESCO DI SAN GIACOMO. PARTICOLARE CON I SIMBOLI DEL PELLEGRINAGGIO strada con le sue chiese romaniche, i selciati consunti nascosti dalle erbe, le vecchie pietre con bassorilievi e memorie del tempo passato, che ci portano ancora qui. È un patrimonio spirituale e culturale che ci preme gustare, conservare e rispettare. IL PELLEGRINAGGIO CRISTIANO: STORIA DI UN MONDO IN CAMMINO Per la storia d'Europa e per il suo sviluppo culturale il mondo del pellegrinaggio ha avuto un ruolo determinante. Se stendiamo davanti a noi una carta dell'Europa cominciamo a capire: immaginiamo di segnare tutti i luoghi dove si trova una chiesa, una cattedrale o un'abbazia con origini medievali che custodisca reliquie di santi importanti, o dove sia avvenuta, già da qualche centinaio di anni, un'apparizione o un miracolo. La carta si riempie velocemente. Tra i punti più importanti risultano Roma, Santiago e Gerusalemme. Ecco dove andavano i nostri pellegrini ed ecco attraverso quali località passavano. L'Europa è stata percorsa in lungo e in largo da questi pii viandanti che, per devozione e penitenza, hanno formato per secoli una comunità in cammino. Dai loro incontri, dai loro racconti, dalla loro voglia di comunicare nonostante le origini più diverse -franchi, tedeschi, slavi, italiani, spagnoli...- sono nate una cultura e un'identità della quale noi, nuovi europei, siamo eredi. Ma chi era questo "popolo in cammino"? Una grande quantità di informazioni ci viene dall'iconografia. Nel Liber Sancii Jacobi redatto nella metà del XII secolo a Santiago de Compostella, è riportato con chiarezza tutto il rituale di vestizione che doveva precedere la partenza del pellegrino, e vi si trova una vera "summa" della civiltà e del senso del pellegrinaggio medievale. Nel primo libro manoscritto, è descritto il cerimoniale di vestizione e di partenza LA V I A F R A N C I C E N A del pellegrino, secondo una formula che troviamo documentata, negli stessi anni, da molti messali anche per i pellegrini che andavano a Roma, a Gerusalemme, o verso qualcuno dei numerosi santuari della cristianità. Quello del pellegrino è quindi uno status che si acquisisce attraverso una specifica pratica liturgica e che si mantiene attraverso determinati comportamenti. Il rito di investitura, piuttosto semplice, consisteva nella benedizione da parte di un sacerdote di alcuni oggetti (si-gnum peregrinationis) che sarebbero poi risultati utili per il viaggio, oltre ad avere un valore simbolico. Uno di questi è la bisaccia, costituita da uno stretto sacchetto di pelle d'animale, sempre aperto sulla bocca, non chiuso quindi da legacci. La bisaccia sta qui a simboleggiare la generosità nell'elemosina e la mortificazione della carne; il fatto che sia stretta indica che il pellegrino deve portare con sé solamente una piccola e modica scorta, confidando nella divina Provvidenza; essa deve essere di pelle di animale poiché deve indicare che il pellegrino deve mortificare i desideri della carne attraverso la fame, la sete, e in generale, tutte le sofferenze fisiche che il pellegrinaggio in quanto tale, comporta; non deve avere legacci, perché il pellegrino deve condividere quel poco che ha con i poveri, i viandanti, con gli altri pellegrini: deve dunque essere sempre pronto a dare e a ricevere. Il pellegrino deve essere sostanzialmente povero, poiché il pellegrinaggio deve essere fatto a esclusivo vantaggio dell'anima e dello spirito. Abbiamo poi il bordone, bastone da viaggio, utile appoggio: è il terzo piede a cui si affida il pellegrino e simbolicamente richiama la fede nella Santissima Trinità. Reale strumento di difesa da cani e lupi rappresenta altresì la difesa dal diavolo, lupo che divora le pecorelle e cane che latra all'uomo con le sue tentazioni. Altri elementi esteriori sono il petaso, cappello a larghe tese per proteggersi dalla pioggia o dal sole, e la pellegrina, corto mantello sulle spalle. Su questi ultimi ve- veva lasciare il posto e riprendere il camnivano cucite le insegne del pellegrinaggio che stavano a indicare tutti i luoghi santi che il pellegrino aveva visitato. Di queste la più nota è la conchiglia, portata inizialmente dai pellegrini che avevano raggiunto Santiago de Compostella poi divenuta simbolo per eccellenza del pellegrino. Accanto alla conchiglia si appendevano le insegne degli altri luoghi raggiunti: la palma se si era stati a Gerusalemme, placchette di piombo con i volti dei santi di cui si erano visitate le reliquie e, se si era stati a Roma, la Veronica o le Chiavi di San Pietro. Questa sorta di "divisa" del pellegrino, segno di riconoscimento del particolare status acquisito, dava la possibilità di ottenere ospitalità nei vari ospizi, di ricevere offerte e, più in generale, di avere un trattamento particolare: era diffusa la certezza che coloro che ospitavano un pellegrino o gli prestavano servizio, lo facevano al Signore stesso. Prima di partire il pellegrino si confessava, si riconciliava con i conoscenti e faceva testamento. Quest'ultima pratica è una preziosa fonte di informazioni per noi, oggi. Da questi particolari documenti possiamo infatti conoscere le abitudini degli uomini che li hanno redatti e valutare l'importanza che aveva il partire pellegrino nella vita di un uomo. I legami materiali venivano sciolti e si entrava in un mondo completamente diverso dalla quotidianità fino ad allora vissuta. Chi partiva sapeva anche, e ne accettava il rischio, che sarebbe potuto non tornare. Molti erano infatti i pellegrini che morivano lungo il cammino a causa del freddo, della fame, o vittime di banditi e assassini. Lungo il cammino, il pellegrino doveva poi seguire tutta una serie di obblighi, regole fissate: egli doveva infatti comportarsi bene, viaggiare di giorno e dormire di notte; poteva sostare nello stesso luogo per riposare per un periodo massimo di due giorni che, solo a causa di comprovata malattia, poteva diventare di cinque, trascorsi i quali il viaggiatore do- LA V IA FR ANC IG EN A Santiago t i suoi Via Francigena oltre vie Itin. di Nikulas di Munfaithwa Itin. di Sigerico Via Domi zia mino interrotto. Ospitare il pellegrino era segno di carità cristiana mentre assalirlo durante il viaggio, derubarlo mentre sostava o offrirgli scarsa ospitalità a costi troppo elevati, comportava il rischio di pene severe. Le strade percorse dai pellegrini erano molte. Si parla sempre più frequentemente di "fascio di vie" per chiarire il concetto che non esisteva una sola via che andava in una direzione, ma che, con tracciati quasi paralleli, tanti erano i percorsi alternativi scelti in base alla possibilità di essere ospitati, a eventi come guerre, pestilenze, frane lungo il percorso, o per la fama di una località accresciuta a discapito di un'altra, per qualche festa locale... La Via Francigena, come già precedentemente accennato, è strada centrale all'interno di una fitta rete di percorsi utilizzati dai pellegrini per raggiungere, nei secoli, le tre mete principali, le tre peregriiiatioties maiores: Roma, Santiago, Gerusalemme. A seconda della provenienza e dell'obiettivo del loro cammino i pellegrini utilizzavano, naturalmente, differenti vie d'accesso all'Italia. Le testimonianze scritte segnalano che in un primo tempo sono chiaramente identificabili due percorsi principali: uno da nord, utilizzato da tedeschi, inglesi e abitanti del nord della Francia e Paesi Bassi e l'altro da sud, utilizzato dal resto dei francesi e dagli spagnoli e da tutti i pellegrini che provenivano da Santiago di Compostella (o che vi erano diretti). Attualmente questi due percorsi sono stati studiati e riconsiderati. Non è nostro obiettivo descriverli dettagliatamente in questo frangente ma ci sembra opportuno richiamarne i punti essenziali. DA NORD: II vescovo Sigerico è per questo percorso il referente più antico. In seguito al suo diario si è anche sviluppata e anche un po' "fossilizzata" l'idea di Via Francigena come itinerario da Canterbury a Roma. In verità verso Canterbury e da Canterbury si sono mossi pochi pellegrini in rapporto al totale, ma attualmente è uso fare riferimento a questo diario. Comunque a eccezione delle prime tappe (o le ultime che dir si voglia, perché il diario viene scritto partendo da Roma), possiamo considerare comuni a molti pellegrini le località indicate da Sigerico. Abbiamo quindi una visione di massima dell'itinerario con un attraversamento dell'Europa che toccava città come Reims di cui un particolare denota l'importanza come punto nodale per alcune vie di pellegrinaggio: chi usciva in dirczione ovest per andare verso Santiago di Compostella si trovava a passare davanti alla chiesa di Saint Jacques; chi usciva dalla città in di-rezione sud, per andare verso Roma si trovava a passare davanti alla chiesa di Saint-Rhémy. Saint-Rhémy è anche la prima località che si incontra entrando in Italia dal Gran San Bernardo. Gli itinerari erano già ben definiti. Si seguiva quindi la Via Cesarea (i romani grandi costruttori di strade!) che, scendendo verso sud, incontrava Langres, Be-sancon, passava il massiccio del Giura transitando per Pontarlier (Pons Ariolica, stazione militare romana sulla via delle Gallie) ed entrava nell'attuale Svizzera. Losanna era la successiva tappa di rilievo e l'ingresso in Italia avveniva per il Passo del Gran San Bernardo, passaggio montano comune a tutte le strade che venivano da nord e nord-ovest. Qui, già nella prima metà dell'XI secolo, San Bernardo, vescovo di Aosta, fondò un ospizio che restò attivo fino all'inizio del 1900 con monaci che svolgevano servizio di assistenza ai pellegrini, supportati da cani appositamente addestrati. La prima tappa in Italia era l'abitato di Saint-Rhémy. Di seguito indichiamo Etroubles, Aosta, Chatillon, Pont-Saint-Martin, Ivrea, Santhià e Vercelli. Qui l'itinerario del nord incontrava quello del sud e la via verso Roma diventava unica. DA SUD: II percorso è caratterizzato da varie tappe importanti. I pellegrini che transitavano sulla via Tolosana o via di Saint- Gilles incontravano, venendo da Santiago di Compostella, Tolosa con la basilica, già importante in epoca medievale, che custodiva le reliquie di Saint-Sernin. Poi passavano per Carcassonne, Narbonne, Béziers per arrivare nella zona provenzale dove il pellegrino si disperdeva tra innumerevoli luoghi sacri. Poteva infatti arrivare a Saint-Guilhem-le-Désert dove la stessa guida del Liber Sancii Jacobi caldeggiava la sosta. Qui c'è, nella gola del-l'Hérault, in uno dei luoghi più suggestivi di tutta la via, un monastero dove si conservano le reliquie di Guglielmo d'A-quitania, vessillifero di Carlo Magno, che, dopo aver combattuto contro i saraceni, concluse la sua vita terrena in eremitaggio e in santità. Proseguendo si incontrava l'abbazia di Saint-Gilles, che da il nome alla via. Sant'Egidio fu molto venerato in epoca medievale e molte furono le chiese a lui dedicate in tutta Europa. Passando per la Camargue si incontra Saintes-Marie-de-la-Mer dove la tradizione vuole che siano approdate, venendo in navigazione dalla Palestina, Maria Maddalena, Lazzaro, Massimino (uno dei cosiddetti 72 discepoli di Cristo), Giuseppe d'Arimatea, Maria di Giacomo, Maria Sa-lomè e Sara. Tutto questo nutrito gruppo di santi viene venerato in vari luoghi. A Saintes-Marie "rimangono" le ultime tre citate. A Saint-Maximin-la-Sainte-Baume la più importante reliquia è la testa di Maria Maddalena che, racconta la leggenda, passò come eremita 20 anni tra le grotte del luogo"1. Ad Arles si visita, oltre alla cattedrale di Saint Trophime, l'antico cimitero di Alyscamps dove si dice siano sepolti i guerrieri di Carlo Magno. I pellegrini proseguivano poi verso nord per percorrere la valle del fiume Durance risalendo lungo la Via Domizia fino a Briancon e passare le Alpi al Colle del Monginevro. L'ingresso in Italia attraverso la valle del Durance veniva utilizzato anche da buona parte dei pellegrini che percorrevano la seconda della quattro vie storiche principali che attraversavano la Francia, ov- verosia la Via Podense. Questa passava più a nord della Via di Saint-Gilles e toccava luoghi di devozione come Saint-Pier-re de Moissac, Sainte-Foy de Conques e Nòtre-Dame du Puy, località dalla quale si poteva, abbastanza agevolmente, raggiungere Briancon. Altra strada per l'Italia era quella della costa sul vecchio tracciato della Via Au-relia. Si passava da Marsiglia dove era stato traslato, dal XII secolo, San Lazzaro. Molti pellegrini preferivano a questo punto imbarcarsi, per sbarcare in Italia in porti come quello di Luni '2|. Altri continuavano via terra. Ancora oggi, come pellegrini compostel-lani, i nostri passi sono sulle vie che uniscono Santiago a Roma e che poi portano a sud, a Gerusalemme. Questa guida comincia quindi sulle Alpi, al Monginevro. Non è solo una scelta pratica, ma in un certo senso vocazionale. È qui che idealmente accogliamo i pellegrini arrivati dalla terra di Francia, per cominciare a percorrere la Via Francigena, sulla quale incontreremo anche chi arriva dalla via del nord e dalla costa. UN SOLO CAMMINO: ROMA, SANTIAGO, GERUSALEMME Roma, Santiago, Gerusalemme: \eperegrinationes maiores. Spesso i pellegrini che ci hanno preceduto hanno camminato, nel corso della loro vita, per arrivare a tutti e tre i luoghi più importanti della cristianità. Questo "cammino perfetto" da percorrere a piedi nella sua interezza è ora più difficile che nel passato. Da Roma a Gerusalemme la strada è perduta, la via di pellegrinaggio dimenticata, rimasta virtuale icona in qualche guida turistica. '" Tradizione vuole che il corpo di Maria Maddalena fosse sepolto a Aix-en-Provence. Fu traslato poi a Vezelay, che divenne così un importante santuario, poi le reliquie furono Da Roma a Santiago molto di più si è mosso e ora è più facile vedere pellegrini ripercorrere le antiche tappe. Il cammino in Spagna è noto e perfettamente segnato. In Italia questa guida e tante altre iniziative cercano di aprire la strada a chi non sia un occasionale turista motorizzato. Anche in Francia molto è stato fatto. Diamo qui alcuni utili riferimenti per chi volesse progettare la grande avventura collegandosi con i nostri amici d'oltralpe. In Francia ci sono varie associazioni di Saint-Jacques che, in spirito di servizio, da anni curano la promozione del pellegrinaggio favorendo l'ospitalità e dando materiale e informazioni sui percorsi. Per il cammino da Arles al Monginevro lungo la Via Domizia si possono richiedere informazioni a: Alain Le Stir, 8, av. des Bouvreuils 83400 Hyéres (tei./fax 049-43.84.457) dell'Association Regionale Pro-vence-Alpes-Cote d'Azur-Corse des Amis de Saint Jacques. Da Arles ai Pirenei la Via Tolosana, già sopra citata è già ben percorribile. Per aiuto sulla via della costa i referenti sulle Alpes Maritimes sono Raymond e Michèle Lalle, Les jardin du Rossignol, 18c, av. du 11 novembre 06130 Grasse, [email protected]. Per altre informazioni e referenti l'associazione ha sede in: BP 70603 - 13093 Aix en Provence - Cedex 2, telefono, ++34-442-12.43.91. In Italia, come nostro referente, per avere altre indicazioni, si può contattare un esperto pellegrino su questo terreno francese: Franco Stagni, 051-63.42.541, e-mail: [email protected] Come sito internet consigliamo: http://al-moyna.chez-alice.fr/assolist.htm da cui si può partire per una lunga navigazione. ritrovate a St.Maximin verso la fine del 1200 che diviene a sua volta meta di pellegrinaggi. '-' Antico porto romano. Sorgeva tra le attuali località di Avenza e Sarzana.