a vicino, de! - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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a vicino, de! - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Editore
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
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Editoriale
di Giangi Cretti
Anche in questo caso vale il principio: buona nuova nessuna nuova.
A scanso di equivoci: solo le cattive notizie sono buone (servono) per notizia
Ecco, pertanto, che per lunghi mesi l’Expo 2015 ha goduto di pessima stampa.
Diversamente formulato: se n’è parlato e scritto molto, perché se ne poteva parlare e scrivere male. Pretesti
per farlo ce n’erano: corruzione, cattiva gestione, ritardi nella realizzazione di strutture e infrastrutture.
Tutto vero. Anche il pregiudizio che da queste constatazioni discendeva: come sempre inaffidabili questi
italiani, che faceva il paio con l’altro di cui ingenuamente andiamo fieri: noi italiani diamo il meglio di noi
stessi quando siamo sotto pressione in situazione d’emergenza. Come sarebbe se imparassimo a farlo anche
in condizioni di normalità?
Tant’è, ora l’Expo 2015 è stata inaugurata, e il risultato, perlomeno quello che è sotto gli occhi di tutti,
è positivo.
C’è il conforto dei numeri :su cui non abbiamo il controllo, ma di cui prendiamo atto. Sono già 15 milioni i
biglietti venduti. Il flusso quotidiano è rilevante, sostenuto, al meno fino al 10 giugno, dalle migliaia di ragazzi
che ci vanno in visita scolastica.
C’è la ricaduta in termini di indotto, sulla quale non ci si sbilancia e si ostenta prudenza (talvolta interessata). È
indubbio che le centinaia di migliaia di visitatori, perché tanti sono in certi giorni, qualcosa consumano, e non
solo dentro l’Expo, una parte di loro da qualche parte soggiorna. Un addetto ai lavori di un’importante catena
di hotel ci ha detto: “la cattiva stampa e le preoccupazioni della vigilia hanno in parte rallentato le prenotazioni,
maggio è andato così così. Ma ora, che l’Expo si è aperta e le cose funzionano, constatiamo che l’interesse e le
prenotazioni sono in forte aumento”.
C’è la prospettiva degli incontri affari, quelli entrati nel gergo quotidiano come B2B. Interessano direttamente
le aziende: 20’000 in sei mesi ne ha pronosticato il governo. A conti fatti, si vedrà.
E poi, soggettivamente più importante, c’è la verifica empirica, modello San Tommaso: vedere per credere.
L’abbiamo fatta.
Ci si arriva, all’Expo intendiamo, senza troppi trambusti, con i mezzi pubblici. Se si ha l’accortezza di premunirsi
di biglietto (e di schivare la logica, secondo cui “ci vado presto, così quando aprono sono già lì”, perché è quella
che condividono i più) la coda all’entrata, per quanto intralciata dai necessari controlli, è fisiologica.
Le aree comuni, gabinetti compresi, sono pulite: civiltà dei visitatori coniugata con l’efficienza degli
operatori ecologici.
I volontari, che indirizzano, spiegano, informano, accolgono, sono un esempio di educazione e cordialità.
I prezzi, alla faccia degli sparaballe professionisti, sono urbani: una bottiglietta di acqua minerale 1,50 euro, un
calice di Satèn Franciacorta 5, un piatto in uno dei gustosi stand di Eataly 9/10 euro, una bottiglia di vino, che
non sia una ciofeca, la si può comprare e godere, spendendone 15.
Il percorso è lineare: i padiglioni si affacciano sul decumano (1,5 km) e sul cardo (350 metri) che lo incrocia
all’altezza del Padiglione Italia. Impossibile perdersi.
I padiglioni sono un belvedere: indiscutibile l’investimento di creatività. Poi possono piacere o meno:
tanto ci sarà sempre, lo sapete, un pio o un teorete che avrà qualcosa da ridire (ridere?).
Comunque, ce n’è per tutti: arzigogolati (soprattutto i medio-orientali), armoniosi (estremorientali) ondivaghi
(Cina e Zero), colorati (Ecuador), essenziali (caucasici), opulenti (Russia e Germania), sobri (Svizzera), sontuosi
(Vino-Taste of Italy), futuristici (Italia sopra tutti). Insomma: a ciascuno i suoi.
Visitarli, anche quelli che con la loro presenza si limitano ad un contributo alla conoscenza (o a attenuare la
nostra ignoranza), è comunque stimolante.
Infine, ci sono i contenuti. Superata la fase in cui, a giusta ragione, si evidenziavano le inadempienze strutturali
e le deprecabili malversazioni gestionali, è su questi che ora si concentra il fuoco (talvolta non solo metaforico)
della contestazione. Un giovane ha provato a spiegarlo, consegnandoci argomenti, che, segno dei tempi, non
sono andati oltre l’estensione di un tweet: “soldi regalati alla ‘ndrangheta, con il pretesto della fame nel mondo”.
Insomma: miserie (soldi buttati), prendendo a pretesto nobiltà (la pretesa di nutrire il pianeta).
Spunti per riflettere, non foss’altro partendo dalla legittima critica, l’Expo ne offre. Come evitare che si
stemperino nel mare magno dello slogan seriale (o del tweet virale) è una sfida difficile, che chi-di-dovere (i
cittadini) deve lanciare e chi-di-potere (i governi) dovrebbe raccogliere.
Anche in questo caso: a ciascuno il suo. Ruolo, naturalmente.
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Sommario
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Editoriale
Sommario
PRIMO PIANO
Interscambio commerciale italo-svizzero:
l’andamento nel 2014
Elogio dell’Expo
Un paio di ragioni per cui vale la pena
andarci (e tornarci)
Le rinunce private compensate dalle
soddisfazioni professionali
Donne in carriera: Marilisa Allegrini
La sicurezza del prodotto e la
circolazione delle merci
L’evoluzione attuale delle normative e
della giurisprudenza in Svizzera
36
45
46
CULTURA
Gli Svizzeri Signori della Lombardia
Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale
Totem RSI per “La lingua e la cultura italiana
in Svizzera”
L’associazione Pro Ticino compie cent’anni
13 Giugno Volkshaus Zurigo:
Concerto Sacra Terra del Ticino
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Busoni a Zurigo, Boccioni in Italia, la dama
russa a Pully
Cinema e visioni di realtà
A colloquio con Luciano Barisone direttore di
Visions du réel
festival internazionale del cinema di Nyon
Il meglio delle fotografie giornalistiche svizzere
Fino al 7 luglio al Landesmuseum di Zurigo
Piano:Attivo Festival
A Zurigo il 20, 21 e 27 giugno
«Sono abituato a perdere - quando vinco non mi trovo»
Intervista con Francesco Boccia, autore di
Grande Amore
Le parole della Musica
A Francesco De Gregori il Premio Chiara
DOLCEVITA
Grande partecipazione per l’anteprima del
Brunello 2010
Presentate l’annata 2010 del Brunello e quella
2013 del Rosso di Montalcino
Anteprima Vernaccia di San Gimignano 2015
Jesolo ha ospitato il Concours Mondial de
Bruxelles 2015
Benvenuti alla più grande Festa del cibo
di Zurigo
Dal 24 al28 giugno:
il TAVOLO – Zürich bei Tisch
Le Nespole: una squisitezza dolce-amara
Fiat tra i protagonisti del concorso «NC
Awards 2015»
Il Centro Ingegneria e Sviluppo General
Motors di Torino
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A Saint Tropez aspettando Lugano
Jeep & Harley-Davidson Days 2015
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IL MONDO IN CAMERA
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Expo Riva Schuh:
Riva del Garda, 13 - 16 giugno
La fiera internazionale delle scarpe
Barolo & Friends event 2015 - Ginevra
I vini torinesi a Lugano
Pitti Immagine Uomo:
Firenze, 16 - 19 Giugno
Il futuro della moda maschile
Meetup Italia summer cocktail- CCIS
Il Tavolo - Zürich bei Tisch
Carrara Marmotec Expo Edition:
Carrara, 18-21 giugno
Tutto il mondo del marmo sotto lo stesso tetto
White Milano: Milano, 20-22 Giugno
I Saloni per vestire ed apparire
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96
Mipel - the Bagshow:
Milano, 1 – 4 Settembre
Borse accessori e pelletteria
“Visiting Expo 2015” a Ginevra
A Lugano la presentazione di Expo
e Territori
Contatti Commerciali
Servizi Camerali
Züspa 2015:
Zurigo, 25 settembre - 4 ottobre
La più amata dagli zurighesi
Le Rubriche
Sommario
IL MONDO IN FIERA
6
In breve
32
Convenzioni Internazionali
9
Italiche
35
L’elefante invisibile
11
Elvetiche
41
Per chi suona il campanello
13
Europee
42
Scaffale
15
Internazionali
43
Benchmark
21
Cultura d’impresa
53
Sequenze
22
Burocratiche
61
Diapason
28
Normative allo specchio
72
Convivio
29
Angolo Fiscale
74
Motori
31
Angolo legale Svizzera
78
Starbene
In copertina: Expo 2015: Lato d’entrata del Padiglione Italia
In Breve
Ospedali svizzeri:
personale qualificato
cercasi
Circa il 40% degli ospedali svizzeri fatica
a trovare personale specializzato per la
sala operatoria. Per il 20% le difficoltà di
reclutamento sono serie. È quanto emerge da un rilevamento effettuato da H+
Gli ospedali Svizzeri e da OdASanté che
per la prima volta quantifica la penuria di
professionisti nell’ambito sala operatoria.
Il mercato del personale specializzato di
sala operatoria è arido e la concorrenza tra ospedali è forte. Inoltre l’effetto
demografico inasprisce ulteriormente la
situazione. Il cosiddetto “war for talent”
(lotta per i talenti) è in pieno svolgimento. È quanto si legge in un comunicato
congiunto di H+ e di OdASanté, “organizzazione mantello del mondo del lavoro per il settore sanitario”.
Già molto è stato fatto per formare più
personale specializzato indigeno, sottolinea la nota. Gli ospedali e le cliniche potrebbero incrementare i posti di stage di
oltre il 40% e prevedono anche di farlo.
L’OdASanté vede nel reclutamento di
persone provenienti da altre professioni
un’ulteriore opportunità per far fronte
alla richiesta di personale specializzato
nel settore dei tecnici di sala operatoria.
L’anno scorso per esempio 140 persone
hanno concluso la formazione di tecnico
di sala operatoria, il che rappresenta un
aumento di circa il 15% rispetto al 2013.
Nonostante tutte queste iniziative a livello di formazione il settore dipende
però attualmente da personale specializzato straniero, precisa ancora il comunicato. “Infatti anche se si attinge
integralmente al potenziale formativo
– ha dichiarato Bernhard Wegmüller,
direttore di H+ citato nel comunicato rimane una lacuna di circa un terzo che
occorre colmare con persone provenienti
dall’estero.” Ciò corrisponde a un centinaio di posti per il 2015 e ad altrettanti
per il 2016.
All’indagine, condotta tra la metà di
febbraio e la fine di marzo 2015, hanno
partecipato circa 50 cliniche e ospedali
con attività operatorie. Nonostante tutte queste iniziative il settore dipende
però attualmente da personale specializzato straniero.
A fronte di queste iniziative resta il fatto che, coem ha rilevato il Ministro degli
esteri italiano Paolo Gentiloni, “nei prossimi decenni i flussi migratori avranno un
forte incremento, nonostante la crescita
economica in Africa”, e quindi il fenome-
no va “governato senza demonizzarlo, con
lucidità e realismo”. L’impegno europeo,
ha aggiunto, deve indirizzarsi sulle “cause economiche dell’immigrazione nei paesi
d’origine” e sul “contrasto del traffico di
esseri umani nei paesi di transito”.
Emergenza immigrati:
l’impegno della Ue
Via libera del collegio dei commissari europei alla proposta legislativa dell’esecutivo
comunitario, che introduce un meccanismo d’emergenza per il ricollocamento, in
24 mesi, all’interno dell’Ue di 40mila richiedenti asilo: 24mila dall’Italia e 16mila
dalla Grecia. Il meccanismo d’emergenza si
applicherà solo a migranti siriani ed eritrei,
che sono arrivati nei due Paesi dopo il 15
aprile scorso.
In una nota di Frontex, in cui si annuncia la
firma del nuovo piano della missione, alla
luce dell’aumento di fondi e mezzi, si legge
che l’area operativa di Triton viene estesa
a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia. In
estate, stagione di picco per gli sbarchi, saranno schierati 3 aerei, 6 navi d’altura, 12
pattugliatori e 2 elicotteri. Frontex, inoltre, stabilirà una base regionale in Sicilia
da dove coordinerà l’operazione Triton, in
sostegno delle autorità italiane.
6 - La Rivista giugno 2015
Svizzera-Ue:
firmato l’accordo
La Svizzera e l’Unione europea hanno firmato a Bruxelles l’accordo sullo scambio
automatico di informazioni in materia fiscale che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio del 2017, mentre i primi scambi di dati potrebbero avvenire nel 2018.
Da parte elvetica l’intesa è stata sottoscritta dal segretario di stato per le questioni
finanziarie internazionali, Jacques de Watteville. Per l’Unione europea hanno firmato
il commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici e il ministro delle finanze lettone Jānis Reirs. La
Lettonia detiene attualmente la presidenza
semestrale dell’Ue.
In Svizzera l’accordo deve ancora essere
ratificato dal parlamento. È inoltre sottoposto a referendum facoltativo.
L’accordo per lo scambio automatico di
informazioni in materia fiscale sostituisce
l’accordo sulla fiscalità del risparmio con
l’UE in vigore dal 2005 e si applica a tutti
i 28 Stati membri dell’UE. Lo standard globale dell’OCSE sullo scambio automatico di
Vaticano L’utile dello
IOR è di 69,3 milioni
Miliardari: i patrimoni
salgono ancora
Lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) ha chiuso il 2014 con un utile netto di 69,3 milioni di euro (a fronte dei
2,9 milioni di euro del 2013). Secondo
il Rapporto annuale dell’organismo del
Vaticano, «il miglioramento è imputabile all’andamento del risultato da negoziazione titoli e alla diminuzione dei
costi operativi di natura straordinaria».
Dal maggio 2013 al 31 dicembre 2014
lo IOR ha chiuso 4.614 rapporti con
suoi clienti, di cui 2.600 conti «dormienti», 554 rapporti che non rientravano nelle categorie autorizzate (conti
«laici») e 1.460 per naturale estinzione.
In fase di chiusura sono 274 conti. I
clienti a fine 2014 - riferisce sempre il
Rapporto annuale - erano 15.181.
Il patrimonio dei miliardari è cresciuto fortemente nel corso degli ultimi 19
anni. È quanto emerge da uno studio
presentato a Zurigo da UBS e dalla società di consulenza PWC.
Le grandi fortune continuano ad essere
concentrate negli Stati Uniti, anche se
l’Asia progredisce rapidamente. A livello mondiale la creazione di ricchezza da
parte dei miliardari è aumentata di 4.700
miliardi di dollari fra il 1995 e il 2014,
raggiungendo quota 5.400 miliardi.
«Stiamo attraversando un periodo di opportunità, contraddistinto dalla veloce
creazione di ricchezza, simile all’epoca a
cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX
secolo», ha affermato Josef Stadler, responsabile mondiale della divisione «ultra-ricchi» di UBS.
Dalla ricerca – condotta su un campione
di 1300 miliardari fra il 1995 e il 2014
– emerge come molti miliardari abbiano
iniziato la loro carriera da giovani, tanto
che il 23% di loro ha creato la propria
impresa prima dei 30 anni e il 68% prima dei 40. Secondo lo studio, i miliardari europei sono in media più ricchi dei
loro omologhi americani e asiatici. Essi
detengono mediamente una fortuna di
5,7 miliardi di dollari. Oltreoceano il patrimonio medio dei super-ricchi è di 4,5
miliardi di dollari, mentre in Asia di è
3,2 miliardi.
informazioni è stato ripreso integralmente
nel nuovo accordo. L’accordo è reciproco,
vale a dire lo scambio di informazioni è
identico nelle due direzioni.
Sinora circa 100 Paesi, che comprendono
le più importanti piazze finanziarie, si sono
pronunciati a favore dell’applicazione dello
standard globale.
giugno 2015 La Rivista - 7
PER UN PESTO DAL GUSTO RUSTICO
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
L’Italia torna a crescere
Il PIL italiano è tornato a crescere nel 1° trimestre 2015, dopo essere rimasto invariato a fine 2014.
L’attività economica è anzi cresciuta più del previsto (0,3% rispetto al trimestre precedente), superando
le aspettative. Si tratta del primo dato positivo per il PIL italiano da un anno e mezzo, e della massima
variazione trimestrale da ben quattro anni. In pratica, dopo 7 trimestri di recessione profonda e 7 trimestri
di sostanziale stagnazione sembra finalmente concretizzarsi una fase di ripresa.
In termini congiunturali, il PIL italiano è cresciuto in linea con quello tedesco a inizio 2015, seppur meno rispetto a Francia e Spagna.
Secondo Banca Intesa, è interessante notare come il dato sia determinato non solo dall’export, visto che gli scambi con l’estero sono
restati in territorio negativo, ma dalla ripresa del fronte interno, sia dal lato degli investimenti che dei consumi, considerato che
l’incremento dell’import ha pesato più dell’export, ciò che depone a favore di una sostanziale sostenibilità della ripresa.
Le stime del Governo e della Banca d’Italia variano per quest’anno da un + 0,5% ad un + 0,7%, seppure il Centro Europa Ricerche segnali anche un incoraggiante + 0,9% per quest’anno, mentre per l’anno prossimo le previsioni variano dall’1,4% del Governo (identica
è la stima anche da parte di UBS) e 1,5% della Banca d’Italia, fino all’1,6% ipotizzato dal Credit Suisse e all’1,7% di Morgan Stanley.
Morgan Stanley ha in effetti redatto un confortante rapporto sull’andamento dell’economia italiana a fine aprile, quando
ancora non erano noti i dati incoraggianti dei dati trimestrali di inizio 2015. Renzi-nomics – afferma il rapporto – è la migliore
chance per sfuggire da due decadi di quasi stagnazione: ora o mai più. C’è in effetti una triade di costellazioni favorevoli che
depone a favore dell’Italia: la debolezza dell’euro, il Quantitative Easing (che genera un risparmio di 7 miliardi di euro, pari allo
0,5% del Pil) della BCE e il ribasso dei prezzi energetici di cui si avvantaggia in modo sensibile un Paese importatore come il Bel
Paese, mentre il programma di riforme è naturalmente favorito nel caso in cui il quadro generale si muova in miglioramento.
C’è, in effetti, la possibilità di uscire da quasi due decenni di quasi stagnazione. La domanda interna, infatti, nel primo trimestre
dell’anno ha beneficiato di un ritorno di fiducia e ciò può rappresentare il principale carburante di una ripresa destinata a consolidarsi. È ben vero che la malattia della bassa crescita non è ancora stata debellata, ma il cammino appare ben avviato con il
processo di riforme istituzionali ed economiche battezzate col nome di Renzi-nomics che ha già inanellato qualche significativo
risultato. Ovviamente, molto dipende dal prosieguo di questo piano di riforme che ancora non ha forse raggiunto la massa
critica, nota l’istituto, ma l’implementazione di tali misure sarà certamente positiva per l’economia italiana non solo a breve, ma
soprattutto nel lungo termine. Il piano di riforme per la prima volta appare ben delineato, scadenzato e incisivo.
Il sistema bancario quest’anno si rafforzerà grazie anche ai minori ammortamenti ed accantonamenti necessari a seguito del
miglioramento dello stato dell’economia e del ciclo industriale mentre il piano di ristrutturazioni è in buona parte compiuto. Ciò
può innescare anche il risveglio del settore dei servizi, naturalmente più ciclico. Inoltre, la riforma annunciata delle banche popolari
porterà nuova linfa al consolidamento del settore bancario nel breve termine. Tra l’altro, ci si attende una riforma atta ad accelerare
la ripresa, con la creazione di una “bad bank” che assommi gli attivi incagliati, in modo da liberare il sistema dai vincoli accumulati
con la crisi. Ci si attende dunque che l’economia si espanda in modo frizionale ma progressivo fino alla fine anno e per il 2016.
L’indicatore PMI manifatturiero che rappresenta uno dei segnali più affidabili e anticipatori della ripresa, e che al di sopra di
50 indica l’espansione economica, mentre al di sotto segnala la contrazione, nel mese di aprile per l’Italia è arrivato a quota
53.8, ai massimi da 12 mesi, mentre la Germania si trova a 52.1 e l’insieme della zona euro a 52. Insomma, la solida crescita
tedesca (principale partner commerciale dell’Italia), rappresenta una ulteriore garanzia di continuità. L’economia volge al bello,
anche se non mancano di certo gli elementi di fragilità del sistema. La ripresa sarà guidata quest’anno dai consumi (0,8%) e
l’anno prossimo dagli investimenti (2,1%) mentre la domanda estera dopo il contributo negativo del primo trimestre, tornerà
ad essere positiva per il resto dell’anno e del 2016.
Il 2016, secondo Banca Intesa, dovrebbe, tra l’altro, riportare in attivo anche gli investimenti nelle costruzioni per la prima volta dopo
10 anni. Tra i punti critici, per l’Italia vi è naturalmente la debt-flazione, vale a dire il peso della spesa pubblica accumulata in precedenza che pesa sui conti pubblici e per questo rimane vulnerabile agli shocks. Tuttavia non va dimenticato che il “fiscal drag” che
è stato pari al -3% del Pil nel 2012, quest’anno tornerà a fornire un impulso positivo, sempre che il deficit non ecceda il 3% del Pil.
In effetti, dopo il giudizio della Corte costituzionale sul blocco della perequazione dei trattamenti previdenziali, si è diffusa
qualche perplessità sulla sostenibilità del sistema pensionistico. Ma il premier ha assicurato che per rimborsare il mancato
adeguamento ai 3,7 milioni di pensionati i quali beneficeranno una tantum di 2,18 miliardi di euro, la cifra di copertura è
reperita attraverso il ‘tesoretto’ emerso dal differenziale tra il deficit programmatico al 2,6% e tendenziale 2,5% del Pil (bonus
Poletti). La spesa “non dovrebbe modificare” gli obiettivi di bilancio di quest’anno. Non va dimenticato d’altra parte che il debito
pubblico primario dell’Italia resta ampiamente positivo e la sua traiettoria si è stabilizzata.
Infine, non vanno sottaciuti i benefici del Jobs Act, l’importante riforma del mercato del lavoro per riguadagnare la competitività perduta riducendo i costi per le imprese, nonché il tax credit che ha portato 960 euro per anno per gli impiegati a medio
reddito, ciò che ha contribuito all’aumento dei consumi. Pertanto, è lecito attendersi anche dalla manovra sulle pensioni, di
cui beneficeranno in varia misura dal primo di agosto 3,7 milioni di contribuenti, un nuovo impulso ai consumi. Dal 2016
l’aumento diventerà poi permanente, con l’introduzione di un meccanismo di indicizzazione.
giugno 2015 La Rivista - 9
Elvetiche
di Fabio Dozio
Servizio pubblico sotto tiro
Il prossimo 14 giugno si voterà sulla riforma della legge federale sulla radiotelevisione. Il Consiglio
Federale ha proposto una modifica che riguarda la tassa di ricezione, ma L’Unione svizzera delle arti
e mestieri (USAM) ha opposto un referendum.
La televisione non si segue solo grazie all’apparecchio che troneggia in quasi tutti i salotti svizzeri. Ormai si guarda grazie
a internet su computer, tablet, cellulari. Il 92 % delle economie domestiche elvetiche usufruisce di Internet e quasi tutte le
aziende sono collegate alla rete. Dunque, il Consiglio federale ha deciso di riformare la modalità di riscossione del canone
radiotelevisivo. Finora pagava chi possedeva un apparecchio di ricezione, radio o tv, indipendentemente dall’ascolto dei
programmi della SSR. Ora si introduce un canone generalizzato, che coinvolge tutti i cittadini e le aziende. Il finanziamento
della SSR e delle emittenti private riconosciute sarà ripartito su più soggetti e quindi il canone per le economie domestiche
potrà diminuire dai 462 franchi attuali a circa 400 franchi annui. Per le aziende l’importo sarà calcolato in base al fatturato.
Quelle con meno di 500 mila franchi di cifra d’affari annua saranno esonerate. A beneficiare di questa misura sarà il 75 per
cento delle imprese. Il resto pagherà in modo proporzionale. “Poiché anche le imprese traggono vantaggio dalle offerte radiotelevisive, per esempio dalle trasmissioni economiche e dalle piattaforme pubblicitarie , il Consiglio federale reputa giusto
che anche l’economia continui a partecipare al finanziamento”.
Questa riforma facilita la riscossione, perché sarà effettuata grazie al controllo abitanti e ai registri dell’IVA. Non ci saranno
più i pirati, gli scrocconi, che non pagano il canone, e finiranno i controlli della Billag, riducendo la burocrazia e risparmiando. Chi non ha tv, né telefonini, né tablet potrà chiedere di essere esonerato dal canone per i primi cinque anni. Chi beneficia
delle rendite complementari AVS/AI non pagherà, così come saranno esonerati gli ospiti delle case per anziani.
La nuova legge avrà una ripercussione positiva anche per le 21 emittenti radiofoniche e le 13 tv con mandato di servizio
pubblico locale. Incasseranno altri 27 milioni di franchi, oltre agli attuali 54.
Per il Consiglio federale si tratta di una riforma equa, socialmente sostenibile e interessante, perché offre un canone a
costo ridotto. Il Parlamento l’ha approvata, ma gli oppositori, ambienti padronali e della destra politica, hanno lanciato
il referendum. Il Comitato referendario definisce il canone “una nuova imposta Billag” e sottolinea che si tratta di una
trappola fiscale, ritiene che si dia carta bianca a Berna per un aumento illimitato delle tasse, afferma che la dispendiosa
televisione di Stato diventa un pozzo senza fondo e critica il fatto che i titolari delle aziende finirebbero per subire una
doppia imposizione.
Ciò che fa specie, nel dibattito che precede la votazione, è che non si discute tanto della nuova tassa, quanto piuttosto di altri
aspetti, come il significato e il ruolo del servizio pubblico e la qualità e quantità dei prodotti radiotelevisivi forniti dalla SSR.
La Costituzione federale, all’articolo 93, indica che “La radio e la televisione contribuiscono all’istruzione e allo sviluppo
culturale, alla libera formazione delle opinioni e all’intrattenimento.” La legge radio-tv ribadisce questi concetti che poi sono
ulteriormente declinati nella concessione sottoscritta dalla SSR.
Malgrado queste basi legali, che precisano lo spazio di manovra della SSR, sono in molti a far pressione per ridefinire i
confini del servizio pubblico; la destra politica e liberista, ma anche gli editori della carta stampata e perfino gli ambienti
professionali del giornalismo svizzero. Secondo i critici, la SSR ha troppi canali tv e radio e esagerato spazio online e dovrebbe occuparsi soprattutto di informazione, tralasciando l’intrattenimento. La SSR risponde che, per vincere la concorrenza
estera, l’offerta di programmi deve essere ricca e diversificata.
D’altra parte, se la SSR fa di tutto e anche di più, violando la concessione, è compito del Consiglio federale richiamarla.
La verità è che offrire una radiotelevisione in quattro lingue è un’impresa ardua, ma rimane un’occasione preziosa e forse
unica per la coesione nazionale elvetica.
Senza il finanziamento pubblico che garanzie ci sono di mantenere un’offerta adeguata in quattro lingue? Questo è l’interrogativo più importante!
Il 14 giugno sarà di fatto un referendum sulla SSR. La radiotelevisione piace al pubblico svizzero o no?
Va sostenuta o indebolita?
Se il nuovo canone verrà bocciato si mantiene lo stato attuale e la Billag continuerà a controllare chi cerca di eludere il
pagamento della tassa.
Ma in giugno non sarà finita, rimane in sospeso ancora un’iniziativa, “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo” che prevede che i media audiovisivi si autofinanzino, senza che la Confederazione riscuota canoni. A dicembre sapremo se questa
iniziativa sarà riuscita.
giugno 2015 La Rivista - 11
Europee
di Viviana Pansa
Nuovo banco di prova
per la solidarietà europea
È ottimista il Commissario agli Affari economici dell’Unione Europea Pierre Moscovici nel suo commento alle previsioni di primavera sull’andamento dell’economia elaborate dalla Commissione. “L’economia
europea sta vivendo la migliore primavera di questi ultimi anni – afferma, citando il concorso di “fattori
esterni” e di “misure politiche che stanno iniziando a dare risultati”.
Per Moscovici i dati confermano “che una vera ripresa ciclica è ormai in corso”; una ripresa in fase di consolidamento anche a detta del
vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, responsabile per l’euro, che spiega come sia essenziale ora “fare in modo che
la crescita economica sia duratura e sostenibile”. La ricetta dalla Commissione – prosegue il vice presidente – è sempre la stessa: “attuare riforme strutturali, aumentare gli investimenti e incoraggiare la responsabilità di bilancio”, il nodo è “tradurre questo approccio in
politiche concrete a favore della crescita”, dal momento che la concretezza spesso si scontra con visioni politiche diverse e soprattutto
con risorse decimate dalla crisi. Invita a fare di più per consolidare la ripresa anche Moscovici, così da evitare che i dati configurino “solo
un fenomeno stagionale”, che deluderebbe fortemente tutti coloro che credono di essersi lasciati la lunga crisi alle spalle.
Le stime di crescita media del Pil nell’eurozona sono per quest’anno, in base ai calcoli formulati della Commissione, di un +1,5%,
con picchi del +2,6% nel Regno Unito e in Spagna (+2,8%), un sorprendente +1,1% in Francia mentre la Germania sfiora il 2%.
Una percentuale, quest’ultima, prevista come crescita media dell’area euro il prossimo anno e associata ad un tasso di inflazione
più in linea con gli obiettivi della Banca centrale europea, all’1,5% contro lo 0,1% di media stimato per il 2015. L’Italia fa la sua
parte ma cresce molto meno della media Ue, di un +0,6%, in rialzo fino allo 0,7 secondo le ultime stime del Fondo monetario
internazionale, che sollecita il governo a proseguire con le riforme, approfittando del “momento propizio” per accelerare gli sforzi.
Secondo le stime Ue l’incremento del nostro Pil nel 2016 potrebbe essere di un + 1,4%.
Lo stesso Moscovici rileva la debolezza della nostra crescita, sottolineando come, stando così le cose, la “sfida principale per l’economia italiana sia fronteggiare l’alto livello del debito pubblico”, in crescita anche per quest’anno. Senza parlare della disoccupazione, che comunque non scende, e non scenderà neppure l’anno prossimo, sotto il 12% - la media Ue è del 10%, - così da rendere
un miraggio l’obiettivo di una percentuale di occupati di circa il 75% auspicata dall’Unione per il 2020 (oggi siamo quasi al 60%).
Peggio di noi solo la Grecia e la Croazia, anche se la percentuale di disoccupati della Spagna raggiunge il 22% (ma quest’ultimo è
il Paese che ha registrato il maggior calo della disoccupazione a fine anno, con dati che non si registravano dal 1998 e 500 mila
disoccupati in meno nel 2014). La Germania resta la migliore, con il 4,5% di disoccupazione.
Anche l’Istat conferma l’uscita dell’Italia dalla recessione, con un aumento del Pil dello 0,3% nel primo trimestre del 2015 e una
stima dei consumi in crescita - +0,5 quest’anno che arriverà ad un +0,7 l’anno prossimo, - ma l’onda lunga della disoccupazione
resterà assai difficile da riassorbire (l’Istituto di statistica parla ad aprile di un lieve aumento della disoccupazione con circa 60 mila
posti di lavoro in meno rispetto a marzo 2015).
In questo quadro non entusiasmante si comprendono le preoccupazioni suscitate dalla sentenza della Corte costituzionale sul
reintegro delle pensioni congelate dal provvedimento “Salva Italia” varato nel 2011 dal governo guidato da Mario Monti, una
“tegola” che si temeva potesse calare una scure imprevista di circa 18 milioni di euro sui nostri conti pubblici, portando il rapporto
deficit/PIl al 3,6% - secondo i calcoli forniti dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan – determinando di conseguenza lo
stop della flessibilità concessa dall’Europa e l’avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo. Con il decreto “Poletti” - il
provvedimento pensato per rispondere alla sentenza sopra citata – si limita l’impatto sui conti a poco più di 2 miliardi di euro,
mantenendo il rapporto deficit/Pil al 2,6% nel 2015 e utilizzando in gran parte – ha spiegato il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa di presentazione della norma – il “tesoretto” individuato nel Def, ossia le risorse aggiuntive determinate dallo scarto
tra il deficit programmatico (2,6%) e quello tendenziale allora registrato (2,5%).
Intanto, nella Commissione presieduta da Jean-Claude Junker le questioni economiche cedono il passo all’emergenza migratoria,
banco di prova che sembra mettere ancora più in discussione le fondamenta dell’Unione. La decisione di suddividere i migranti in
base ad un criterio di “quote” da distribuirsi tra tutti i Paesi dell’Unione, misura proposta dalla Commissione nell’Agenda europea
per le migrazioni e molto discussa al Parlamento europeo di Strasburgo, sta suscitando reazioni prevedibili tanto quanto le resistenze palesatesi alla condivisione di responsabilità più stringenti derivanti dall’adozione della moneta unica. L’Inghilterra, dove
si è appena riconfermato vincente alle elezioni il partito conservatore di David Cameron, è disposta ad un contributo di budget
e mezzi, ma non all’accoglienza di persone, contrarietà condivisa anche da Paesi Baltici, Ungheria, Spagna e Francia – larga eco
ha avuto in Italia l’intervento contrario alle “quote” pronunciato dal primo ministro, Manuel Valls – del Partito socialista, - alcuni
giorni fa a Mentone. Ancora una volta è la solidarietà tra Stati – in questo caso la sua assenza - a darci la misura di quanto sia
lontana un’unione politica europea, disposta a condividere oneri e onori dello stare insieme percorrendo un medesimo percorso.
giugno 2015 La Rivista - 13
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Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2015. Tutti i diritti riservati.
Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
Quante bocche da sfamare?
La storia di copertina dell’ultimo numero del bimestrale francese Diplomatie è dedicata alle sfide
dell’alimentazione mondiale. Questo è uno dei temi dell’attualità internazionale tanto da farne la
chiave di volta, il leitmotif, dell’esposizione universale di Milano. Di fatti, la crescita demografica e
i cambiamenti climatici minacciano la sicurezza alimentare di molti paesi.
Tener testa a una domanda di cibo in forte crescita è e sarà un problema al quale gli Stati e non solo si confronteranno
nel futuro prossimo. La popolazione mondiale supererà probabilmente i dieci miliardi di persone nel 2050. Due miliardi
e mezzo saranno in Africa. A questa crescita demografica s’accompagnerà anche il mutamento della distribuzione della
popolazione mondiale. Cosa vuol dire? Adesso un abitante su due del pianeta vive in un centro urbano. Nel 2050 saranno
due abitanti su tre. Inoltre, la crescita della classe media implica anche un cambio nelle abitudini alimentari. Si passerà da
un piatto al giorno a base di carboidrati a tre pasti al giorno costituiti da verdure, frutta, latticini, carne e pesce. La FAO
(Food and Agriculture Organization) ha stimato il fabbisogno mondiale di cereali in 3,4 miliardi di tonnellate nel 2050. La
produzione di cereali su scala mondiale era di un miliardo di tonnellate nel 1960 e di due miliardi nel 2000. L’aumento
della produzione è dunque una via obbligata.
La malnutrizione oggi fa soffrire più di 800 milioni di persone. Nel 1996 a Roma, dove ha sede la FAO, durante il summit
mondiale dell’alimentazione i capi di Stato di tutto il mondo avevano preso l’impegno di diminuire della metà questa cifra.
Ne siamo ben lontani nonostante nel 2000 tale abbattimento sia stato incluso anche nei cosiddetti Millenium Development Goals dell’ONU [N.d.R. gli obiettivi di sviluppo del millennio]. Non so perché, ma quando sento la parola “millennio”,
provo subito una diffidenza istintiva quasi come se si trattasse di becera propaganda.
È strano a dirsi ma due terzi delle persone vittime della malnutrizione si trovano nelle zone rurali. Nei paesi in via di sviluppo la malnutrizione tocca oggi il 17% della popolazione, sempre secondo la FAO. Durante il Novecento la rivoluzione
agricola ha permesso una crescita della popolazione mondiale mai vista prima nella storia dell’umanità. La produttività
dei terreni è cresciuta enormemente grazie all’irrigazione e alla meccanizzazione. In certe regioni la produzione agricola
disponibile è aumentata in pochi anni di più del 20% mentre la superficie delle terre coltivate è cresciuta solo del 13%,
secondo fonti citate da Diplomatie. Ovviamente la sfida alimentare non si limita all’agricoltura ma anche all’allevamento
intensivo di bestiame e alla pesca su larga scala.
La questione sociale resta al centro delle problematiche legate all’agricoltura. Oggi il settore agricolo occupa appena il 3%
della popolazione attiva dei paesi sviluppati. La crescita delle agglomerazioni urbane nei paesi in via di sviluppo va vista
più come il sintomo del fallimento del mondo rurale dei paesi emergenti piuttosto che la conseguenza della modernizzazione delle campagne come avvenuto in Europa alla fine dell’Ottocento. I rendimenti dimostrano quest’affermazione: nei
paesi in via di sviluppo in media oggi i rendimenti agricoli sono inferiori alle due tonnellate di cereali per ettaro. Nei paesi
sviluppati si arriva al triplo e anche al quadruplo.
Le persone malnutrite sono 14 milioni nei paesi sviluppati, 525 milioni in Asia, 226 milioni i Africa, 37 milioni in America
Latina. Queste sono le ultime stime della FAO e in totale sono oltre 800 milioni, come detto prima. Secondo l’UNICEF
(United Nations Children’s Fund), sono 200 milioni i bambini che soffrono di una qualche forma di malnutrizione. Ben 17
milioni di bambini nascono ogni anno sottopeso a causa di un’alimentazione della madre insufficiente prima e durante
la gestazione. Un bambino malnutrito ha problemi nello sviluppo fisico e mentale. Sempre l’UNICEF stima in oltre 147
milioni i bambini in età prescolare con ritardi nella crescita. La carenza di iodio è la causa principale di ritardo mentale.
Allo stesso tempo la denutrizione ha ripercussioni gravi sul rendimento scolastico minando poi ovviamente la capacità di
generare reddito, una volta adulti.
Il 13 maggio scorso è stato pubblicato il rapporto del WFP (World Food Program), agenzia specializzata delle Nazioni Unite,
dal titolo: “Il costo della fame in Africa: l’impatto sociale ed economico della denutrizione in Malawi”. Tale rapporto mostra
che la denutrizione infantile è un costo gravoso per la sanità, ha un effetto deleterio sul sistema scolastico e riduce la
produttività della forza lavoro. Lo studio stima che la denutrizione infantile sia costata al Malawi il 10,3% del PIL nel 2012.
Il 60% della popolazione adulta del Malawi, circa 4,5 milioni di persone, ha sofferto di deficit di sviluppo durante l’infanzia.
Ciò significa che per via della denutrizione il loro sviluppo fisico era inferiore a quello ritenuto normale per la loro età.
[email protected]
giugno 2015 La Rivista - 15
Interscambio commerciale
italo-svizzero:
l’andamento nel 2014
Ammonta a poco più di 31.3 miliardi di franchi (17,6 esportazioni e 13,7 importazioni) il
volume delle relazioni commerciali fra l’Italia e la Confederazione, in legger calo rispetto
al 2013, mantenendo un saldo positivo per l’Italia pari a 3,9 miliardi (3,7 nel 2013)
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) ha reso noti i dati relativi all’interscambio commerciale italo-svizzero relativi
all’anno 2014: il totale degli scambi avvenuti
tra i due Paesi ha comportato un volume pari
a 31’376.7 milioni di franchi svizzeri in legger
o calo rispetto al 2013 (32’638.1). Calo che si è
sia registrato nel complesso delle esportazioni
svizzere in Italia (-5%) sia nel totale di quelle
italiane verso la Confederazione Elvetica (-3%).
Come si può rilevare dalla tabella in basso,
l’interscambio commerciale tra Svizzera e
Italia interessa molteplici settori. Fra questi i
più rilevanti, in termini di volume, sono quelli
classificabili alle voci: chimico-farmaceutici,
macchine industriali e agricole, metallo e
articoli in metallo, prodotti agricoli, tessile
arredamento, strumenti di precisione, gioielleria e orologeria.
L’ammontare delle esportazioni dall’Italia
verso la Svizzera per l’anno 2014 è pari a
17’627.3 milioni di franchi, con una perdita
di 556 milioni (-3%) rispetto al 2013, anno
in cui il totale delle esportazioni è stato di
18’183 milioni di franchi.
In particolare, il bilancio negativo riguarda
INTERSCAMBIO ITALO-SVIZZERO 2014
Italia>Svizzera (mio fr.sv.)
Categoria Prodotti
Prodotti agricoli, silvicoltura
Prodotti energetici
il settore chimico-farmaceutico (-7.3%), la
gioielleria, l’orologeria, gli strumenti di precisione e la bigiotteria (-5.1%); più sensibile,
per lo meno in termini percentuali, per il settore dei prodotti energetici (-23%).
Sul fronte delle esportazioni dalla Svizzera
verso l’Italia, si rileva un andamento sostanzialmente analogo, con una diminuzione complessiva del 5% (da 14’455,1 a 13’749.4 milioni di franchi.) rispetto all’anno precedente.
Ne deriva un saldo positivo per l’Italia di
3’877,9 milioni di franchi in leggere crescita
rispetto al 2013 (3’727,9 milioni).
INTERSCAMBIO ITALO-SVIZZERO 2014
Svizzera>Italia (mio fr.sv.)
2013
2014
% +/-
1’979.5
1’922.5
-2.8
Categoria Prodotti
2013
2014
% +/-
Prodotti agricoli, silvicoltura
560.5
601.0
7.2
966.4
743.4
-23
Prodotti energetici
1’488.2
1’298.5
-12.7
1’340.4
1’359.3
1.4
Tessile e abbigliamento
352.2
320.2
-9.1
Carta e prodotti cartotecnici
364.8
368.8
1.1
Carta e prodotti cartotecnici
174.8
187.8
7.4
Cuoio, pelli, gomma
e materie plastiche
762.0
816.3
7.1
Cuoio, pelli, gomma
e materie plastiche
364.8
352.3
-3.4
4’415.4
4’091.7
-7.3
Prodotti chimico-farmaceutici
6’147.9
6’002.2
-2.4
577.5
568.1
-1.6
Materiali da costruzione,
ceramiche e vetro
62.3
64.1
3
969.8
931.9
-3.9
1’345.8
1’350.0
0.3
Tessile e abbigliamento
Prodotti chimico-farmaceutici
Materiali da costruzione,
ceramiche e vetro
Metallo e articoli in metallo
1’813.8
1’827.1
0.7
Macchine industriali, agricole,
ufficio, uso domestico, industria
elettrica /elettronica, tecnologie
di difesa
2’198.6
2’195.5
-0.1
Veicoli
Strumenti di precisione,
orologeria, gioielleria e bigiotteria
Altri prodotti
Totale
Metallo e articoli in metallo
Macchine industriali, agricole,
ufficio, uso domestico, industria
elettrica /elettronica, tecnologie
di difesa
946.4
1’038.0
9.7
2’065.3
1’960.1
-5.1
Strumenti di precisione,
orologeria, gioielleria e bigiotteria
Veicoli
752.8
736.5
-2.2
Altri prodotti
18’183.0
17’627.3
-3.0
Totale
547.8
292.7
-46.6
2’386.1
2’291.7
-4
55.0
57.0
3.6
14’455.1
13’749.4
-5.0
(Fonte: Amministrazione Federale delle Dogane)
N.B. Questa tabella, i cui dati possono essere soggetti ad eventuali variazioni, tiene conto anche delle importazioni ed esportazioni di “metalli e pietre preziose,
oggetti d’arte e antiquariato, contemplati nella voce “altri prodotti”.
16 - La Rivista giugno 2015
Elogio dell’Expo
Un paio di ragioni per cui vale la pena andarci (e tornarci)
Può darsi che Carlin Petrini, storico
fondatore di Slow Food abbia anche
qualche ragione per manifestare il proprio civile dissenso: bella l’Expo, nella
forma! ma dove sono i contenuti?
Verrebbe da dire che bisogna dare
tempo al tempo. Incominciamo ad incamerare il riconoscimento che l’Expo
2015 è bella: nel senso che visitarla
vale la pena. Non foss’altro da un punto di vista estetico.
Ma poi se dedicando un poco di attenzione
scopriamo che anche a contenuti proprio
malaccio non è.
Inutile su questa pagine (che sono intenzionalmente come un elogio dell’Expo) fornire
l’elenco delle innumerevoli manifestazioni
che giorno dopo giorno arricchiscono un
programma vario densamente popolato di
appuntamenti, dentro e fuori i padiglioni.
Lasciamo alla consultazione del sito ufficiale (www.expo2015.org) il soggettivo aggiornamento sulle varie iniziative.
Qui ci limitiamo a rapidi cenni, nulla più
che un modo per esemplificare, su un paio
di opportunità (ovviamente quelle che più
ci garbano fra le molte far cui scegliere) che
l’Expo ci ha offerto e offre per navigare attorno o dentro al tema al quale è dedicata.
L’economia che valorizza le risorse
naturali
Definibile come l’insieme dei settori produttivi strettamente connessi a trasformazione
e valorizzazione delle risorse, la bioeconomia comprende ambiti che vanno dall’industria agroalimentare al riciclo di rifiuti e
materie prime, dalle energie rinnovabili ai
nuovi materiali, passando per le tecnologie digitali applicate all’ambiente. Settori
che stanno vivendo un momento di grande
espansione, trainato dall’innovazione tecnologica e dagli standard di sostenibilità richiesti dai cambiamenti globali. D’altronde,
industria e sostenibilità sono un connubio
sempre più necessario, non solo per ridurre
Il padiglione di Slow Food realizzato interamente in legno e con la nota chiocciolina riconoscibile dall’esterno
l’impatto ambientale delle nostre economie, ma anche per aumentarne l’efficienza
e quindi la competitività.
In ritardo su digitalizzazione e conoscenza
delle lingue straniere, l’Italia, con un fatturato annuo di 267 miliardi di euro, può
vantare ottimi risultati nella bioeconomia,
in particolare è leader nel settore florovivaistico e nella produzione di sementi.
Sono informazioni raccolte, transitando per
la Cascina Triulza in occasione della giornata dedicata alla bioeconomia.
Tra i molti dati acquisiti, è stato ricordato
che attualmente in Italia si ricicla l’85% dei
materiali utilizzati nell’industria automobilistica e si recupera 1/3 delle apparecchiature
elettriche ed elettroniche usate, contro una
media europea di 1/6. Inaspettate molte applicazioni presentate, come il riutilizzo dei
sottoprodotti della lavorazione delle arance
per realizzare tessuti di nuova generazione. Il
quadro complessivo vede la bioeconomia un
settore estremamente dinamico, che richiede
una politica industriale mirata a sostenere
una imprenditoria nuova.
Il Padiglione Slow Food
Un’altra occasione per riflettere sulle questioni attorno al cibo è offerto a ciclo continuo nel Padiglione Slow Food: realizzato interamente in legno e con la nota chiocciolina
riconoscibile dall’esterno, accoglie i visitatori
dell’Esposizione Universale in prossimità
dell’ingresso Est - Roserio, all’altra estremità
giugno 2015 La Rivista - 17
Il supermercato del futuro con i suo spazi e i tavoli interattivi dove i prodotti si ‘raccontano’
del Decumano rispetto alla stazione ferroviaria e della metropolitana di Rho Fiera Milano
Expo. Lo spazio è costituito da tre accoglienti
tettoie, sotto le quali trovano posto un teatro per incontri ed eventi culturali, un’area
espositiva tutta incentrata sulla Biodiversità
e una zona dedicata alle degustazioni, in
particolare dei prodotti agricoli e dei piatti
tutelati dalla rete dei Presidi Slow Food. Al
centro del Padiglione si apre la Piazza della
Biodiversità, un’oasi di pace in cui riposarsi
(riflettere?) avvolti dal profumo di varietà
rare di ortaggi.
Il supermercato del futuro
Ed ecco un altro spunto di riflessione. Lo
fornisce Il percorso di visita all’interno
dell’Area Tematica “Future Food District”,
realizzata in collaborazione con Coop.
All’ingresso è possibile prendere i cestini
per la spesa: dimenticate i vecchi e pesanti
carrelli perché al loro posto ci sono trolley
in cartone, con tanto di ruote da applicare, che si possono acquistare per portare la
spesa in giro per Expo Milano 2015 oppure
spedirla in qualsiasi parte del mondo. L’area
di vendita, concepita a gradoni per poter
ricreare un ambiente socievole e di incontro, riprende l’idea del mercato tradizionale
e mette al centro i prodotti; le scaffalature
basse, poi, permettono ai clienti di guardarsi
negli occhi e di conversare. Il Supermercato
è organizzato in cinque spazi e nei corner
di ognuno sono previste degustazioni legate al Partner della filiera. I tavoli interattivi
permettono, semplicemente indicando i
prodotti, di ottenere preziose informazioni
come la presenza di allergeni, le origini, i
valori nutrizionali e anche l’impatto ambientale. Continuando la visita ci si imbatte
in YuMi un robot che confeziona le mele,
in grado non solo di muovere prodotti di
Gioco di specchi nella domus vini al piano terra del Padiglione del Vino
18 - La Rivista giugno 2015
qualsiasi tipo e confezionarli, ma anche di
interagire con i clienti. Interessante anche
la proiezione sugli scenari futuri per quanto riguarda l’imballaggio dei prodotti che si
propone di ridurre al minimo gli sprechi e
di aumentare il la durata di conservazione
degli alimenti.
La visita si conclude fuori dal Supermercato,
nella Exhibition Area, dove ci confronta con
l’educazione al consumo consapevole, con
nuovi modi di produrre il cibo, nuovi utilizzi
delle eccedenze alimentari, nuove forme di
cibo realizzabili ad esempio con la stampante
3D di pasta.
Il padiglione del Vino
Il mondo del vino italiano, la sua storia e il
suo futuro si trovano nell’intersezione fra
cardo e decumano: nel padiglione del VINO a
Expo, realizzato da Vinitaly e Ministero delle
politiche agricole e progettato dall’architetto
Italo Rota.
Dalla Domus Vini al piano terra alla Terrazza,
passando per la Biblioteca del Vino al primo
piano, un’area per degustare le grandi produzioni italiane, frutto di passione e di lavoro, di
tradizione e di nuove tecnologie. Un percorso
affascinante interattivo e multisensoriale, di
grande suggestione visiva ricco di sorprese e
un viaggio nei 5 sensi della bevanda simbolo
della dolce vita in perfetto stile italiano.
Dall’antica Enotria all’Enoteca del futuro (per
i più tecnologici c’è anche una App) il vino
parla di Italia e dei suoi 544 vitigni autoctoni, una peculiarità tipica del territorio e delle
tradizioni italiani.
Nessun paese al mondo può contare una
biodiversità così marcata e preziosa, che ha
contribuito a caratterizzare un modus vivendi che affonda le proprie radici nella storia
della Penisola, ne attraversa i secoli e ha
contribuito a completare quello che è lo stile
italiano conosciuto, apprezzato (e purtroppo
anche imitato) nel mondo.
Da Londra 1851, per la prima volta nella storia dell’Esposizione Universale viene realizzato un padiglione dedicato al Vino italiano, a
testimonianza che nel racconto della vita e
dell’agroalimentare, sintetizzato nel claim di
Expo 2015 Milano “Nutrire il pianeta, energia
per la vita”, anche il vino è parte integrante
di un modello enogastronomico equilibrato e
riconosciuto a livello internazionale.
Nel padiglione del VINO – A Taste of Italy, il
percorso tocca i cinque sensi (gusto, udito,
olfatto, vista, tatto), per un coinvolgimento
totale dei visitatori. Suoni, musica, le grandi
rappresentazioni del vino nelle arti e la storia
raccontata attraverso l’abile maestria degli
artisti, che hanno testimoniato l’attenzione di
intere società nei confronti del pianeta enoico.
Un’immersione totale per il visitatore, una
premessa descrittiva armonica, ma allo stesso
tempo caleidoscopica, che introduce – percorsa una scala scenografica che porta al primo
piano - alla Biblioteca del Vino e all’Enoteca
del futuro, dove saranno presentate tutte le
denominazioni italiane. Perché se si parla di
“Nutrire il pianeta” e di 5 sensi, il padiglione
VINO passa attraverso le degustazioni.
Esperienze quasi uniche (la Winecard offre
in dotazione un bicchiere, permette l’assaggio di tre vini e può essere ricaricata
soltanto una volta, secondo la filosofia del
consumo consapevole del vino), con oltre
1.400 vini disponibili e a rotazione durante i
sei mesi dell’evento.
L’enoteca del futuro dove sono disponibili in degustazione 1400 vini
I colori del vino
Expo Milano 2015 vive anche di notte
A partire dal 30 maggio fino alla fine dell’Esposizione Universale il sabato e la domenica il
Sito Espositivo di Expo Milano 2015 rimarrà aperto straordinariamente fino a mezzanotte.
La richiesta da parte del pubblico era fortissima, Expo by night sta avendo uno straordinario
successo rendendo l’Esposizione Universale anche un luogo di ritrovo e di divertimento. Il
prolungamento dell’orario di apertura serale è ormai una realtà ed è stato reso possibile
grazie alla collaborazione delle istituzioni locali e delle aziende interessate ai pubblici servizi.
Uno spazio aperto a tutti, un’estensione di Milano facilmente raggiungibile da qualsiasi zona
della città in treno, in metropolitana, in auto e in bicicletta. Expo Milano 2015 vive anche
di notte e raccoglie ogni sera giovani di tutte le età, famiglie e turisti: le opportunità sono
tante, dall’aperitivo alla cena, fino alla musica dal vivo. Sapori da tutto il mondo, sonorità
diverse spesso inedite, tra concerti e dj set organizzati dai Partecipanti: passeggiare lungo il
Decumano diventa un’esperienza davvero unica per assaporare l’atmosfera cosmopolita di
questa Esposizione Universale. Ogni sera, inoltre, è possibile assistere allo spettacolo offerto
dall’Albero della Vita, la grande installazione che campeggia al centro del Lake Arena e che
si presta ogni ora a un formidabile gioco di luci e acqua. Mentre alle 21, dal mercoledì alla
domenica, fino al 30 agosto, l’Open Air Theatre San Carlo ospita l’esclusivo show del Cirque
du Soleil ALLAVITA!, per il quale è necessario acquistare un biglietto a parte.
Ogni sera l’albero della Vita propone uno spettacolo fatto di luci di musica e di getti d’acqua
giugno 2015 La Rivista - 19
Cultura d’impresa
di Enrico Perversi
Ascoltare per capire o
ascoltare per rispondere?
L’ascolto empatico è una capacità fondamentale del leader che voglia perseguire lo sviluppo
dei propri collaboratori.
La comunicazione riveste per chiunque un ruolo vitale in azienda, tuttavia per i leader è il terreno principale su cui
esercitare la loro influenza e la loro efficacia è direttamente proporzionale alla qualità del loro ascolto.
Come ascoltano le persone?
Qualcuno dice di ascoltare ma non lo fa, “sì, sì, ti ascolto, dimmi pure, intanto io finisco una cosa….. come dicevi ?”.
Qualcun altro finge di ascoltare, “dimmi….. ah sì, ho capito, non serve che tu finisca, io penso che…….” Alcuni ascoltano
a tratti, in silenzio, pensando ad altro e cogliendo solo alcune parole. Altri, infine, si concentrano sulle parole con un
approccio logico e razionale, ma trascurando emozioni e linguaggio del corpo.
In nessuno di questi casi si verifica quello che dovrebbe essere lo scopo vero dell’ascoltare, quello di capire l’altro da
un punto di vista sia emotivo che intellettuale. Questo tipo di ascolto, che viene definito empatico, richiede di rinunciare al proprio sentire o alle proprie esperienze per astenersi da valutazioni di accordo o disaccordo e per evitare di
essere inquisitori attraverso interrogativi basati sul nostro modo di vedere le cose.
Anche i consigli sono da evitare, perché basati sul nostro vissuto che non necessariamente può fornire un contributo
al nostro interlocutore, che può avere motivazioni e comportamenti assolutamente diversi dai nostri. Lo sforzo da fare
è quello di andare oltre le parole che vengono dette, infatti gli esperti affermano che una comunicazione è basata
solo per il 10% sulle parole pronunciate, per un 30% sul tono della voce e per ben il 60% sul linguaggio gestuale del
nostro corpo.
L’ascolto empatico è quindi una capacità fondamentale di un leader che voglia aiutare il suo team nel conseguimento
dei risultati aiutando la trasformazione degli individui, è necessario però che capisca prima ancora di farsi capire.
Stephen Covey ci fornisce un buon esempio ed una guida: immaginate di avere un disturbo alla vista e di recarvi da
un oculista che, dopo avervi fatto accomodare, si toglie i suoi occhiali e ve li porge. Naturalmente il vostro problema
peggiora ed alle vostre proteste il medico vi rassicura che per lui funzionano benissimo da anni e che dovete pensare
positivo e fidarvi di lui. Se le vostre proteste continuano, vi accuserà di ingratitudine.
Tornerete da quell’oculista? Pensate che meriti la vostra fiducia? Ascolterete i suoi suggerimenti? Ovviamente no, ma
nella pratica quotidiana spesso ci dimentichiamo di fare una diagnosi prima della prescrizione, la diagnosi richiede
tempo ed ascolto.
L’ascolto empatico presuppone impegno, attenzione ed allenamento e si sviluppa in quattro fasi, la prima delle quali
consiste nell’ascolto riflessivo, cioè quello in cui il contenuto della risposta imita ciò che è stato detto. Dimostrate di
prestare attenzione alle parole del vostro interlocutore senza valutare, inquisire, consigliare o interpretare. Il passo
successivo, il secondo, è quello di riformulare il contenuto non usando le stesse parole, ma comunque limitandosi alla
comunicazione verbale. State pensando a quanto vi viene detto in termini di logica e razionalità.
Il terzo stadio è quello in cui la vostra risposta riflette un sentimento, la vostra attenzione va oltre a quello che sentite
per focalizzarsi su come si sente il vostro interlocutore rispetto a quello che sta dicendo. Avete attivato la parte destra
del vostro cervello.
Il quarto e ultimo passaggio è l’unione del secondo e del terzo. Riformulate il contenuto e restituite un sentimento.
Spesso il risultato è davvero potente, il vostro interlocutore si rende conto della vostra “presenza” e la sua fiducia
attiva un flusso comunicativo senza barriere. Vi sono quindi le condizioni ottimali perché il vostro interlocutore
definisca autonomamente il problema e la soluzione secondo i suoi tempi, avviando una trasformazione che nessun
consiglio avrebbe mai innescato.
L’ascolto e la presenza sono competenze fondamentali di un coach, ma anche del leader che realmente voglia comprendere e mettere i suoi collaboratori nella condizione di utilizzare al meglio le proprie capacità ed il proprio potenziale.
Ascoltare è un segno di rispetto e di riconoscimento del ruolo e del valore dell’altro.
[email protected]
20 - La Rivista giugno 2015
Donne in carriera:
Marilisa Allegrini
Le rinunce private compensate
dalle soddisfazioni professionali
di Ingeborg Wedel
Marilisa Allegrini oggi è una “donna del vino”.
L’azienda di famiglia che presiede si è affermata come una delle aziende leader della Valpolicella, e da qualche tempo sta allargando la
sua produzione con l’acquisto di nuove proprietà in Toscana, segnatamente nella zona di
Montalcino. Per informazioni riguardanti l’attività rimandiamo al sito www.allegrini.it. In
questa rubrica, come ci impone il titolo, diamo
spazio alla donna in carriera.
Marilisa è nata a Verona l’8 marzo del 1954 e
– dopo le magistrali – si è specializzata in Fisioterapia, professione che ha esercitato per diverso
tempo, in quanto riteneva questa attività molto
stimolante. La sua dedizione al lavoro le aveva
fatto conquistare continui avanzamenti nella
carriera. Tuttavia, a 26 anni, ha sentito il richiamo
alle origini che l’ha portata ad entrare definitivamente nell’Azienda di famiglia e a tempo pieno.
Da subito si è occupata principalmente
dell’amministrazione in un momento in cui la
maggior parte delle “cantine” non disponeva
neanche di un ufficio!
Marilisa ci confida “io inizio a credere che
sia necessario impostare un’organizzazione
aziendale con l’obbiettivo di portare l’azienda
a livelli internazionali. Forse sono proprio le
intuizioni femminili che riescono ad apportare
quelle modifiche e quei valori aggiunti spesso
capaci di contribuire al successo di un’azienda.
Mio papà aveva intuito la sensibilità spiccata
delle donne. Sosteneva che siamo proprio noi
ad avere un chiaro senso dell’ospitalità, della
promozione, dell’attenzione alle sottili dinamiche commerciali che ci rendono più adatte a
sviluppare l’attività imprenditoriale, in passato
quasi esclusivamente legata alla produzione.
Le donne inoltre sanno che devono impegnarsi
di più per affermarsi sul lavoro; troppo tempo
e troppo a lungo la nostra società ha visto soltanto gli uomini coprire ruoli di responsabilità
e proprio per questo, nelle donne si è sviluppato un grande senso del sacrificio rendendole
pronte e determinate. L’abitudine delle donne
di saper gestire e coordinare, abilità che nasce
nella conduzione della famiglia si ripercuote
inevitabilmente anche nel lavoro. Credo infatti
che questo sia uno dei motivi della forte presenza femminile nel Wine Business”.
Nel 1983 la nostra donna in carriera subentra al padre nella Presidenza dell’Azienda e,
continuando a raccontarci quanto avviene
successivamente nella sua vita professionale
e in quella privata, risponde implicitamente a
quelle che sono le domande che solitamente
sottoponiamo alle nostre interlocutrici.
“Gli ostacoli che incontra una donna manager diventano ancora più grandi quando si
deve combinare una vita lavorativa frenetica
e impegnativa con la responsabilità del ruolo
di mamma, ben più importante e difficile. Con
il sostegno del mio compagno, sono riuscita a
crescere due figlie delle quali vado molto fiera. Entrambe hanno fatto le proprie scelte in
merito agli studi da seguire, ma sono estremamente legate e attive nella vita dell’azienda.
Sono fiera anche di aver saputo gestire e dar
valore al tempo, impegnandomi su quella che è
la qualità dei momenti passati insieme, e questo le ha rese due giovani donne indipendenti e
mosse da grandi valori.
Fin da giovanissima ho sempre viaggiato molto
per lavoro. Ancora oggi ad ogni viaggio porto
indietro qualcosa di unico, ad esempio a seguito
dell’acquisizione di Villa Della Torre, splendida
dimora rinascimentale a Fumane di Valpolicella, cerco oggetti particolari e preziosi per l’arredamento della Villa che possano dare vanto
all’inestimabile bellezza che rappresenta.
Le rinunce sono molte, principalmente in ambito privato, ma vengono compensate dalle
soddisfazioni lavorative che quotidianamente
riempiono di orgoglio e gioia chi, come me,
conduce un’azienda - nella quale le donne fra
fisse e stagionali rappresentano metà della
forza lavoro - tramandata dalla propria famiglia da generazioni, da secoli”.
giugno 2015 La Rivista - 21
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Dopo il Porcellum l’Italicum
Prevenzione in materia di terrorismo
Per divorziare sufficienti sei mesi
di separazione
Legge elettorale, norme antiterrorismo, divorzio breve. Queste le leggi più importanti
pubblicate in Gazzetta Ufficiale nell’ultimo mese.
Dopo 10 anni di “porcellum”, l’Italia ha una nuova legge elettorale, che non ha avuto
un inizio facile. Meglio conosciuta come “Italicum”, la legge approvata definitivamente
dalla Camera in terza lettura – con un voto di fiducia senza i deputati delle opposizioni – è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore il 1° luglio del 2016.
20
circoscrizioni elettorali
La nuova legge suddivide il territorio nazionale in 20 circoscrizioni elettorali, corrispondenti alle regioni, divise a loro volta in 100
collegi plurinominali; a ciascun collegio è assegnato un numero di seggi compreso tra tre e nove.
I seggi sono attribuiti alle liste su base nazionale: accedono alla ripartizione dei seggi le liste che raggiungono la soglia del 3%
dei voti validi su base nazionale (oltre, a determinate condizioni, alle liste rappresentative di minoranze linguistiche); alla lista
che ottiene almeno il 40% dei voti validi su base nazionale sono attribuiti 340 seggi; qualora nessuna lista raggiunga la soglia
del 40% si procede a un turno di ballottaggio tra le due liste con il maggior numero di voti; alla lista che prevale nel ballottaggio
sono attribuiti 340 seggi.
La nuova legge non consente la possibilità per le liste di collegarsi in coalizione né alcuna forma di apparentamento o collegamento fra liste tra il primo turno e l’eventuale ballottaggio. I seggi sono ripartiti nelle circoscrizioni, in misura proporzionale al
numero di voti che ciascuna lista ha ottenuto.
L’Italicum introduce l’obbligo per i partiti che intendono partecipare alle elezioni di depositare lo statuto.
Doppia
preferenza di genere
Le liste elettorali, sono formate da un candidato capolista e da un elenco di candidati; l’elettore può esprimere fino a due pre-
ferenze, per candidati di sesso diverso – per salvaguardare la cosiddetta “doppia preferenza di genere” - tra quelli che non sono
capolista: sono infatti proclamati eletti dapprima i capolista nei collegi (capolista “bloccati”), e successivamente, i candidati che
hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. Nessuno può essere candidato in più collegi, neppure di altra circoscrizione,
ad eccezione dei capolista, che possono essere candidati, al massimo, in 10 collegi.
Per quanto riguarda gli italiani temporaneamente all’estero, l’Italicum prevede espressamente il loro voto, finora affidato a
decreti interministeriali Farnesina – Viminale.
I cittadini temporaneamente all’estero per motivi di studio, lavoro o cure mediche potranno votare per corrispondenza nella
circoscrizione Estero; gli elettori appartenenti alle Forze armate ed alle Forze di polizia, impegnati nelle missioni internazionali,
invece, voteranno secondo le modalità che saranno definite di intesa tra i ministri competenti.
Sicurezza
e sorveglianza speciale
In vigore anche la legge “antiterrorismo”che prevede la possibilità di applicare la misura della sorveglianza speciale di pubblica
sicurezza ai potenziali “foreign fighters”; inotrduce una nuova figura di reato destinata a punire chi organizza, finanzia e
propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche; proroga l’”Operazione strade sicure” con un contingente di militari
destinati ad Expo; attribuisce al procuratore nazionale antimafia funzioni di coordinamento, su scala nazionale, delle indagini
relative a procedimenti penali e a quelli di prevenzione in materia di terrorismo.
Novità anche sul fronte-giustizia: con la pubblivazione in Gazzetta, l’11 maggio scorso, è entrata in vigore la legge sul Divorzio breve.
22 - La Rivista giugno 2015
Le norme riducono i tempi per la domanda di divorzio, fino a questo momento fissati dal legislatore in tre anni dall’avvenuta
separazione giudiziale o consensuale tra i coniugi.
In particolare, nelle separazioni giudiziali si riduce da tre anni a dodici mesi la durata minima del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di divorzio; il termine decorre - come avviene anche ora - dalla comparsa dei coniugi
di fronte al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale.
Nelle separazioni consensuali, anche in caso di trasformazione da giudiziale in consensuale, si riduce a sei mesi la durata del
periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che permette la proposizione della domanda di divorzio.
La legge introduce anche lo scioglimento anticipato della comunione legale: in caso di separazione giudiziale, ciò avverrà, ora,
nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati. Con la vecchia legge, invece, occorreva che la
sentenza di divorzio fosse passata in giudicato. La legge prevede anche una fase transitoria: le nuove previsioni sulla riduzione
dei tempi di proposizione della domanda di divorzio e di anticipazione dello scioglimento della comunione legale, si applicano
solo alle domande di divorzio proposte dopo l’entrata in vigore della legge e non valgono per le cause pendenti.
Stati
extracomunitari e norme antiriciclaggio
Con un decreto del Ministro Padoan, il Ministero dell’Economia ha aggiornato la lista degli Stati extracomunitari e dei territori
stranieri che impongono obblighi equivalenti all’Italia – in quanto stato membro Ue – in materia di antiriciclaggio.
Il decreto - Individuazione degli Stati extracomunitari e dei territori stranieri che impongono obblighi equivalenti a quelli previsti
dalla direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2005 relativa alla prevenzione dell’uso del
sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo e che prevedono il
controllo del rispetto di tali obblighi – elenca tredici Paesi, tra cui la Svizzera, e dodici “territori”.
Fanno compagnia alla Confederazione elvetica Australia, Brasile, Canada, Hong Kong, India, Giappone, Corea, Messico, Singapore, Stati Uniti, Sudafrica e San Marino.
Si tratta, precisa il Mef, di un elenco che “sarà soggetto a revisione periodicamente, sulla base delle informazioni risultanti dai
rapporti di valutazione dei sistemi nazionali di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo adottati dal Gruppo
d’azione finanziaria internazionale (GAFI), dai Gruppi regionali costituiti sul modello del GAFI, dal Fondo monetario internazionale
o dalla Banca mondiale, nonché dei successivi aggiornamenti, nonché della qualità della cooperazione internazionale prestata”.
Accordi
internazionali
Tanti gli accordi internazionali entrati in vigore nell’ultimo mese. Tra questi segnaliamo l’Accordo con gli Usa sul rafforzamento
© Inter IKEA Systems B.V. 2015
della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità; il Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione con la Corea per evitare le doppie imposizioni fiscali; quello con la Turchia in materia di previdenza sociale; il Protocollo di modifica della
Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (COTIF) e la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico. E ancora: l’Accordo di collaborazione strategica con il Governo del Montenegro e l’Attuazione della decisione quadro
2006/960/GAI del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra
le Autorità degli Stati membri dell’Unione Europea.
Festeggia insieme a noi la più grande festa dell’anno della Svezia,
con offerte fantastiche per tutto il mese di giugno!
giugno 2015 La Rivista - 23
Banchieri svizzeri dal 1873
BSI è lieta di presentare
Progetto
Martha Argerich
Lugano, 10 – 29 giugno 2015
Oltre cinquanta artisti, tra cui Nicholas
Angelich, Sergey Babayan, Khatia
Buniatishvili, Alexander Gurning, Stephen
Kovacevic, Karin Lechner, Alexander
Mogilevsky, Francesco Piemontesi, Sergio
Tiempo, Giorgia Tomassi, Lilya Zilberstein,
Renaud Capuçon, Ivry Gitlis, Andrey
Baranov, Dora Schwarzberg, Nathan Braude,
Lyda Chen, Nora Romanoff, Gautier
Capuçon, Mischa Maisky, Paul Meyer.
www.bsibank.com/argerich
www.argerich-luganofestival.ch
La sicurezza del prodotto
e la circolazione delle merci
L’evoluzione attuale delle normative
e della giurisprudenza in Svizzera
di Barbara Klett*
Il legislatore europeo e quello svizzero lavorano da decenni sul principio secondo
il quale i prodotti non devono mettere in
pericolo la vita umana. Da questo principio incontestato scaturisce una serie di
normative armonizzate a livello internazionale, ciò in considerazione della rilevanza
sovranazionale del commercio di merci.
Il diritto svizzero della sicurezza dei prodotti
comprende sostanzialmente la Legge sulla sicurezza dei prodotti (LSPro) – la quale è entrata
in vigore il 1° luglio 2010 – la Legge federale
sugli ostacoli tecnici al commercio (LOTC) e
l’Ordinanza sulla sicurezza dei prodotti (OSPro).
La LSPro mira all’armonizzazione delle norme
relative alla sicurezza dei prodotti tra il mercato svizzero e quello europeo e si allinea alla
direttiva dell’UE sulla sicurezza dei prodotti in
generale (direttiva 2001/95/CEE).
Mentre la LSPro ha come scopo quello di uniformare gli standard di sicurezza richiesti a
produttori e importatori in Svizzera e in Europa,
la Legge federale sulla responsabilità per danno
da prodotti del 18 giugno 1993 (LRDP) regola
la responsabilità del produttore nel caso in cui
un prodotto difettoso cagioni la morte o lesioni corporali a una persona oppure un danno o
la distruzione di una cosa, che per sua natura,
sia normalmente destinata all’uso o consumo
privato e che sia stata utilizzata dal danneggiato principalmente per fini privati. Entrambe le
normative perseguono lo scopo di rafforzare il
livello di sicurezza in Svizzera e di raggiungere
uno standard di sicurezza compatibile con la
legisla-zione europea in materia.
Condizioni per l’immissione in commercio di prodotti
I prodotti immessi nel mercato - considerato
un loro impiego normale o ragionevolmente
prevedibile - non devono rappresentare un pericolo per la sicurezza e la salute dei loro utenti
e di terzi. Tale principio vale sia per i prodotti
fabbricati all’interno della Svizzera che per
quelli importati.
Per i prodotti che rientrano nell’Accordo sul re-
ciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità (MRA) tra l’UE e la Svizzera
vale un accesso agevolato al mercato. Qualora
i prodotti non rientrino nel gruppo sopra citato,
questi possono entrare in Svizzera in virtù del
principio «Cassis de Dijon». Ciò vale tuttavia a
condizione che la Svizzera non preveda per i
prodotti in questione alcuna eccezione esplicita al principio «Cassis de Dijon». Prodotti che
non possono essere importati in Svizzera né in
virtù del principio «Cassis de Dijon» né dell’accordo MRA. In questi casi i prodotti devono
soddisfare i requisiti svizzeri e devono poterlo
dimostrare anche sulla base della procedura
prevista dal diritto svizzero.
mercio, se il loro impiego normale o ragionevolmente prevedibile non espone a pericolo, o
espone soltanto a pericoli minimi, la sicurezza e la salute dei loro utenti e di terzi. Questa
esigenza va considerata adempiuta quando i
prodotti soddisfano i requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute secondo l’art.
4 LSPro oppure, se tali requisiti non defini-ti,
corrispondono allo stato della scienza e della
tecnica. Inoltre vanno considerate condizioni
sup-plementari regolate nella LSPro. Gli obblighi previsti per l’immissione in commercio
incombono in primo luogo al produttore ed a
titolo sussidiario all’importatore, al distributore
o al prestatore di servizi.
La legge federale sulla sicurezza dei
prodotti
Obblighi consecutivi all’immissione in commercio
Anche dopo l’immissione in commercio, produttore o l’importatore che immette in commercio un prodotto destinato al consumo è
tenuto a rispettare i seguenti obblighi consecutivi all’immissione in commercio. Il produttore o l’importatore che immette un prodotto in
commercio deve, nell’ambito della sua attività,
adottare misure idonee, per la durata indicata o
ragionevolmente prevedibile di utilizzazione di
un prodotto, per individuare i pericoli che possono derivare dall’utilizzazione normale o ragionevolmente prevedibile del prodotto. Inoltre
essi devono inoltre garantire la rintracciabilità
La LSPro ha come scopo quello di garantire la
sicurezza dei prodotti – regolando l’immissione
in commercio di prodotti a scopo commerciale
o professionale – e di agevolare il libero scambio inter-nazionale delle merci – grazie al riavvicinamento alle norme dell’unione europea
per mezzo della riduzione di ostacoli tecnici
al commercio. La legge impone al produttore,
all’importatore e al distributore anche dopo
l’immissione del prodotto, una serie di obblighi
che qui di seguito approfondiremo.
I prodotti possono essere immessi in com-
giugno 2015 La Rivista - 25
del prodotto e poter prevenire eventuali pericoli. La legge elenca in modo esemplare le misure
adottate per prevenire il pericolo, come avvertenze, blocco delle vendite, ritiro dal mercato o
richiamo del prodotto.
Denuncia e collaborazione
Nel caso in cui il produttore o un altro responsabile dell’immissione in commercio constatasse o abbia ragione di presumere che il suo prodotto mette in pericolo la sicurezza o la salute
degli utenti o di terzi deve comunicarlo senza
indugio all’organo di esecuzione competente.
La denuncia deve contenere tutte le informazioni che consentono un’identificazione precisa del prodotto e una descrizione completa
del pericolo che può derivare da tale prodotto.
Inoltre con la denuncia si devono notificare le
misure adottate per prevenire il pericolo.
Destinatario degli obblighi
In primo luogo gli obblighi consecutivi all’immissione incombono al produttore o all’importatore.
Tuttavia anche il distributore o il terzo che immette in commercio un prodotto deve contribuire al rispetto dei requisiti di sicurezza e quindi
anche a quest’ultimo incombono gli obblighi
consecutivi all’immissione. Il distributore deve
collaborare alla sorveglianza sulla sicurezza dei
prodotti immessi in commercio e deve adottare
misure che rendano possibile un’efficace collaborazione con il produttore o l’importatore e con
gli organi di esecuzione competenti.
Responsabilità sulla base della legge
federale sulla sicurezza dei prodotti
La LSPro non contiene disposizioni in materia
di responsabilità. Le conseguenze della violazione degli obblighi per l’immissione e quelli
consecutivi sono da considerarsi sulla base della legge federale sulla responsabilità per danno
da prodotti (LRDP) e secondo il codice delle
obbligazioni (CO).
1. Violazione degli obblighi per l’immissione in
commercio
Il produttore e l’importatore sono responsabili anzitutto secondo la legge federale sulla
responsabilità per danno da prodotti, per il
danno cagionato da un prodotto difettoso. La
LSPro offre un ulteriore fondamento oltre alla
responsabilità causale appena menzionata. La
LSPro statuisce degli obblighi di protezione che
istituiscono una posizione di garante a colui
che immette un prodotto in commercio. Violando questi obblighi, colui che immette un
prodotto in commercio agisce in modo illecito.
La violazione della prescritta norma protettiva
può dunque riportare conseguenze penali e
civili. L’immettente è responsabile quindi, se
omette di verificare, che il prodotto, il quale
vorrebbe immet-tere in commercio, soddisfi i
requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della
salute e tra questa omissione e il danno vi è un
nesso causale ipotetico, allorquando il debito
26 - La Rivista giugno 2015
comportamento avrebbe precluso il verificarsi
del danno.
2. Violazione degli obblighi consecutivi all’immissione in commercio
Le considerazioni sugli obblighi per l’immissione
in commercio vanno considerate anche per la
violazione degli obblighi consecutivi all’immissione in commercio. In alternativa alla responsabilità causale ai sensi della LRDP vi può essere
in aggiunta una responsabilità secondo le norme
generali di responsabilità quando vengono violati gli obblighi stabiliti dalla LSPro. Decisivo, in
relazione con gli obblighi consecutivi all’immissione in commercio, è che, una possibile responsabilità non si limita soltanto sul produttore in
senso stretto. Anche il distributore può essere
reso responsabile se viola gli obblighi stabiliti dalla LSPro. Secondo il concetto della LSPro
quest’obbligo non sussiste soltanto verso il proprio acquirente, ma anche verso terzi. In vista
del fatto che, la LSPro estende la cerchia degli
immettenti ad un ampio raggio, la nuova disposizione in materia di responsabilità in relazione
con l’immissione in commercio di prodotti è di
grande importanza pratica.
Qui di seguito sono esposte le disposizioni in
materia di responsabilità ai sensi della LRPD.
Responsabilità ai sensi della legge federale sulla responsabilità per danno
ai prodotti
La Legge sulla responsabilità per danno da prodotti (LRDP) disciplina la responsabilità di diritto priva-to del produttore, quasi-produttore o
importatore.
Prodotto
Sono considerati prodotti ogni bene mobile,
anche se incorporato in un altro bene mobile
o immobile e l’elettricità. Prodotto ai fini della
LRDP è dunque non soltanto il prodotto finito
per il consumatore, ma anche una parte componente e una materia prima.
Difetto
Un prodotto è difettoso quando non offre la si-
curezza che ci si può legittimamente attendere
tenuto conto di tutte le circostanze. Da considerare sono innanzitutto la sua presentazione
del prodotto, l’uso al quale esso può essere
ragionevolmente destinato, e il momento della
sua messa in circola-zione. Il difetto del prodotto dunque va sempre riportato a una violazione dell’obbligo di diligenza del produttore: o
è difettoso lo sviluppo, o la costruzione oppure
la produzione del prodotto, oppure le informazioni a riguardo del prodotto sono insufficienti.
Un prodotto però non può essere considerato
difettoso per il solo fatto che un altro prodotto
più perfezionato sia stato messo in circolazione
successivamente ad esso.
Produttore e «quasi produttore»
La LRDP consente al consumatore di far valere la pretesa contro qualsiasi ditta che abbia
avuto a che fare con la produzione o la distribuzione del prodotto. È considerato produttore ai sensi della LRDP anzitutto colui che produce il prodotto finito, una materia prima o
una parte componente. Produtto-re è dunque
ai sensi della legge anche una ditta fornitrice
oppure una ditta fornitrice di componenti. La
LRDP subordina all’immissione in commercio
del prodotto. Per questo motivo sottostanno
alla legge i produttori stranieri quando immettono il loro prodotto in commercio svizzero e qualora quest’ultimo cagiona dei danni.
Al contrario produttori svizzeri possono essere
presi in causa per il danno cagionato da un
loro prodotto immesso nel commercio nell’unione europea secondo i regolamenti dell’unione europea. Il fatto che il prodotto sia stato
messo in commercio per l’estero dal produttore stesso oppure da terzi non ha importanza
sulla responsabilità del produttore. Inoltre il
concetto di produttore include anche il cosiddetto «quasi produttore». Per definizione
il «quasi pro-duttore» è chiunque si presenta
come produttore apponendo il proprio nome,
marchio o altro segno distintivo sul prodotto.
Senza significato è che, l’apporre di un segno
distintivo sia ammissibile o meno. L’importatore viene per legge parificato al produttore.
I danni da rimborsare
La responsabilità per danno da prodotti comprende tutti i danni cagionati da prodotti difettosi. Non si tratta dunque di danni ai prodotti
stessi, ma di danni causati da essi. Per legge
vengono menzionati come danni la morte o
lesioni corporali a una persona, un danno o
la distruzione di una cosa che, per sua natura,
sia normalmente destinata all’uso o consumo
privato e che sia stata utilizzata dal dan-neggiato principalmente per fini privati. Danni a
beni di uso commerciale e danni al diritto patrimo-niale, come per esempio la perdita della
produzione o il mancato guadagno, non sono
compresi nel campo d’applicazione della LRDP.
Possono però sottostare ad altre norme sulla
responsabilità previte nel codice delle obbligazioni o nel codice civile.
Responsabilità oggettiva
La responsabilità del produttore è oggettiva. Il
produttore è dunque responsabile indipendentemente da un’eventuale colpa. Il presupposto
per una responsabilità è che il prodotto sia stato immesso in commercio in Svizzera. La LRDP
prevede delle eccezioni importanti dalla rigida
responsabilità causale. Il produttore per esempio non deve rispondere per prodotti difettati
che non ha immesso lui stesso in commercio
oppure quando il difetto al prodotto è apparso
solo dopo averlo immesso in commercio.
Giurisprudenza in materia
Sia la LSPro sia la LRDP contengono molti termini giuridici indefiniti, i quali devono essere
concretati dalla giurisprudenza e dalla prassi
giuridica. Il Tribunale federale ha avuto la possibilità negli ultimi anni di entrare in merito su
alcuni aspetti giuridici della LSPro e della LRDP.
Dall’entrata in vigore della LRDP alcune vertenze riguardanti la responsabilità per i prodotti
sono state sottoposte al Tribunale federale il
quale ha avuto modo di chiarire e definire alcuni principi fondamentali:
Sulla nozione di difetto e onore probatorio
Nel 2007 il Tribunale federale si è espresso in
merito ad una caffettiera esplosa durante la
sua utilizzazione. Il Tribunale federale ha definito la nozione di difetto ai sensi dell’art. 4
cpv. 1 LRDP. Un prodotto è difettoso quando
non offre la sicurezza che ci si può legittimamente attendere, malgrado esso sia utilizzato
in modo idoneo all’uso prefisso. Per quanto
riguarda l’onore probatorio il danneggiato
non deve provare l’origine del difetto, ma
unicamente dimostrare che il prodotto non
offriva la sicurezza che il consumatore medio
poteva legittimamente attendersi. Quando un
incidente avviene in concomitanza con l’utilizzazione di un prodotto, la prova del concatenamento dei fatti che hanno condotto
al verificarsi del danno avviene, di principio,
sotto il profilo della verosimiglianza preponde-rante (DTF 133 III 81).
Sulla manipolazione del prodotto non prevedibile
Il Tribunale federale ha stabilito nel 2010 che
il produttore non risponde, per una manipolazione del prodotto successiva alla messa in
funzione dello stesso, nel caso concreto una
finestra. Il Tribunale federale ha qualificato la
negligenza del personale di pulizia, che non ha
richiuso correttamente il lucernario, come una
manipolazione successiva del prodotto, che il
produttore non poteva prevedere (Decisione del
29 giugno 2010, 4A_255/2010).
Le istruzioni per l’uso
Il Tribunale federale conferma una colpa propria dell’utente, la quale utilizzando un ferro
da stiro a vapore si ustiona il viso togliendo il
coperchio al serbatoio d’acqua. La corte suprema ribadisce che le istruzioni per l’uso devono
essere studiate accuratamente prima della prima messa in funzione del prodotto. Il Tribunale
federale ha dunque ridotto la responsabilità
del produttore del 20% conside-rando la colpa propria dell’utente per non aver osservato
le istruzioni per l’uso (Decisione del 4 ottobre
2010, 4A_319/2010).
I rischi della ricerca
La responsabilità per danno da prodotti non copre i rischi dello sviluppo, e cioè i rischi imprevedibili, non identificabili quando il prodotto
viene messo in circolazione tenuto conto dello
stato delle conoscenze scientifiche e tecniche.
Nel 2011 il Tribunale federale si è confrontato
per la prima volta con i rischi della ricerca legati a una protesi dell’anca difettosa. Il difetto
della protesi consisteva nella precoce usura di
quest’ultima. Secondo la normativa il produttore non è responsabile se prova che lo stato
delle conoscenze scientifiche e tecniche al momento in cui fu messo in circolazione il prodotto non permetteva di scoprire l’esistenza del difetto. Al momento dell’operazione del paziente
– nel 1996 – non si era a conoscenza di questa
carenza. In nessuna pubblicazione scientifica di
allora, infatti, risultava un’usura precoce della
protesi. Per questo motivo il Tribunale federale ha escluso una responsabilità per danno da
prodotti ai sensi della LRDP del produttore della
protesi. (DFT 137 III 226)
la sicurezza e la funzionalità sono in stretto
rapporto, corrisponde ad un difetto ai sensi
delle normative in questione (Decisione del 5
settembre 2013, 2C_13/2013).
Conclusione
La Legge federale sulla sicurezza dei prodotti
(LSPro) e la Legge federale sulla responsabilità
per danno da prodotti (LRDP) hanno come fine
essenziale quello di salvaguardare la salute e la
sicurezza delle persone. La LSPro – entrata in
vigore il 1° luglio 2010 – segue inoltre l’obiettivo di abbattere gli ostacoli tecnici del commercio internazionale, adeguando le normative
svizzere a quelle dell’unione europea. La codificazione degli obblighi legati all’immissione
sul mercato di soli prodotti sicuri e il dovere di
intraprendere misure preventive atte al riconoscimento di pericoli estende le incombenze
degli operatori. Gli obblighi consecutivi all’immissione in commercio non rappresentano una
novità per le aziende che operano a livello europeo, molti operatori possono rifarsi a strutture già esistenti e, se necessario, completarle
con uno sforzo limitato.
La LSPro protegge così il consumatore e utente
garantendo la messa sul mercato di prodotti
sicuri e dall’altra parte permette ai produttori
svizzeri di partecipare al mercato europeo. La
LSPro determina dunque quando un prodotto è
sicuro e quali sono gli obblighi dei produttori e
degli importatori per garantire questa sicurezza
anche dopo la messa in commercio. La LRDP
invece, trova applicazione quando un prodotto
difettoso riporta danni alle persone o alle cose,
regolando dunque la responsabilità del produttore, quasi-produttore o importatore.
[email protected]
*Barbara Klett
LL.M, Avvocato specialista FSA responsabilità
civile e diritto assicurativo
Partner nello studio legale Eversheds SA
Sui difetti nella funzionalità
Il fatto che un prodotto non funzioni non è di
principio rilevante per la responsabilità ai sensi
della sicurezza dei prodotti. Nel contesto di un
estintore la mancata funzionalità presenta un
difetto ai sensi della normativa sulla sicurezza dei prodotti. Un estintore ha come scopo di
spengere un incendio e quindi difendere dal
pericolo. La sua funzionalità è dunque in uno
stretto rapporto con la sicurezza, se l’estintore
non funziona correttamente, non è nemmeno
garantita la sicurezza che una persona legittimamente si possa aspettare. Per questo motivo
il Tribunale federale ha deciso che un difetto
nella funzionalità di un prodotto, per il quale
giugno 2015 La Rivista - 27
Normative allo specchio
di Carlotta D’Ambrosio
con la collaborazione di Paola Fuso
Le riforme fiscali in Svizzera e in Italia:
licence box e possibili sinergie
Assodato che l’obiettivo vero e proprio della Riforma III dell’imposizione delle imprese
è l’adeguamento dell’imposizione delle imprese, è necessario comprendere quali misure
il Governo federale stia all’uopo approntando.
Tra di esse vi è il licence box che è uno strumento fiscale impostato sul risultato del processo di innovazione delle imprese. Questo strumento si applica alle fonti di reddito estremamente mobili. Si tratta,
infatti, di proventi riguardanti lo sfruttamento della proprietà intellettuale. Lo sgravio fiscale può essere
implementato attraverso due differenti approcci: in un primo caso si applica una riduzione dell’aliquota
dell’imposta sull’utile delle persone giuridiche applicabile ai proventi derivanti dallo sfruttamento della
proprietà intellettuale (si pensi per es. ai copyrights di software, ai marchi e ai nomi commerciali); in un
secondo caso si applica una riduzione dei medesimi proventi dalla base imponibile.
Tuttavia, il consenso internazionale nei confronti del licence box pone determinati limiti alla sua strutturazione. Ne potrebbe derivare la necessità per la misura prescelta di orientarsi prevalentemente a
un licence box già applicato con successo in uno Stato membro dell’OCSE (allo stato attuale sono 10 i
Paesi che applicano la misura). Ne è un esempio il fatto che, non esistendo un elenco o una definizione
esaustiva e condivisa dei diritti immateriali, occorre rifarsi all’art. 12 cpv. 2 del Modello di convenzione
dell’OCSE che regola il diritto internazionale di imposizione con riferimento a beni economici immateriali.
Per poter approfittare della licence box occorre che l’impresa rispetti tre possibili situazioni:
1) non versi in alcuna situazione particolare;
2) svolga attività di ricerca e/o di sviluppo e/o di innovazione (di seguito «R&S&I»);
3) che adempia determinate condizioni sostanziali in Svizzera.
Per la prima variante “esclusiva” ci si riferisce all’ipotesi in cui determinate condizioni provochino uno
svantaggio a livello di concorrenza (es: box lussemburghese per cui basta la proprietà di diritto civile o
economica dei beni immateriali).
Per la seconda ipotesi l’impresa (o anche il gruppo) deve svolgere attività di R&S&I in Svizzera. Qui il
problema (secondo le stime cantonali) è la possibile esclusione delle imprese appartenenti a gruppi statunitensi con probabile effetto disincentivante all’insediamento di nuove realtà. Una possibile soluzione,
in linea con la strategia di Lisbona, sarebbe considerare rispettata la condizione se a livello interno del
gruppo, oppure mediante un mandato di ricerca, sia promossa un’attività di R&S&I nell’area dell’UE.
La terza possibilità, infine, rappresenta un compromesso tra l’esigenza R&S&I in Svizzera e un accesso
senza condizioni al licence box. Ed è in questa terza variante che potrebbe inserirsi la possibilità che una
società italiana in sinergia con una svizzera possano fare business insieme ed avvantaggiarsi del licence
box (per la Svizzera) facendo profitto (per l’italiana). Si prevede, infatti, la possibilità che l’impresa svizzera possa condurre attività di ricerca fuori dalla Confederazione e quindi anche in Italia. In tal caso, le
possibilità di collaborazione sarebbero diverse, oltre al vantaggio per la società svizzera di incaricare la
società italiana di compiere detta attività magari sovvenzionando una start-up, contribuendo così a far
crescere nuove realtà.
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28 - La Rivista giugno 2015
Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
Gli immobili italiani
di residenti in Svizzera
Per i residenti in Svizzera, quelle persone quindi che sono illimitatamente assoggettate in Svizzera in virtù della loro residenza fiscale, vale come regola il principio che la Confederazione e
i Cantoni hanno il diritto di tassare tutti i redditi e tutti i valori patrimoniali del contribuente
indipendentemente da dove gli stessi si trovino (worldwide).
Come tutti gli stati che hanno aderito alle Convenzione Modello OCSE anche la Svizzera può scegliere per redditi da
immobili esteri o fondi siti all’estero in caso di doppia imposizione tra il metodo dell’esenzione e quello del computo.
Nel primo caso rinuncia all’imposizione e prende in considerazione i fattori unicamente per il calcolo del tasso d’imposta (progressione), nel secondo caso invece li tassa ma concede una deduzione per le imposte già pagate all’estero
sino a un ammontare massimo corrispondente al proprio tasso di imposizione.
La Svizzera che a causa del suo sistema federalistico ben conosce il problema, fratello assai più giovane della doppia
imposizione intercantonale, riguardo a immobili esteri tradizionalmente applica per la gioia del contribuente il sistema
dell’esenzione: Redditi totali che ammontano a 200 di cui 100 realizzati all’estero generano un’imposta solo su 100 ma
al tasso di 200. Lo stesso vale per le imposte sulle successioni: Immobili esteri sono esentasse con riserva di progressione.
La Svizzera applica l’esenzione tradizionalmente in modo incondizionato, cioè indipendentemente dall’imposizione
effettiva o meno dei redditi e del patrimonio nello stato estero. Ci si potrebbe chiedere se l’esenzione incondizionata
sia ancora al passo con i tempi, ma per il momento è così. Da sempre il Tribunale Federale svizzero ha dichiarato
che la Costituzione Svizzera non permette non solo la doppia imposizione effettiva, ma anche quella virtuale, da qui
l’esenzione incondizionata.
La corretta dichiarazione svizzera di un residente svizzero con immobile in Italia deve quindi elencare anche l’immobile italiano e i redditi; gli stessi saranno però detratti al momento di calcolare l’imponibile, in quanto esenti da
imposte in Svizzera.
Chi si accorge di aver inoltrato dichiarazioni incomplete in passato, dovrebbe per correttezza segnalarlo all’ufficio
tassazione: Per i periodi fiscali per i quali non esiste ancora una decisione di tassazione definitiva, l’ufficio procederà
a correggere con le informazioni del contribuente la sua dichiarazione. Dove invece esiste già una tassazione, in caso
di rilevanza la segnalazione sarà trattata come un’autodenuncia e si procederà ad una tassazione aggiuntiva rinunciando alla multa ecc. Tenendo conto delle deduzioni fiscali concesse per opere di riparazione ecc. in moltissimi casi
ci si dovrà chiedere se sia veramente necessario procedere ad una correzione della dichiarazione o della tassazione.
Anche la nuova convenzione firmata recentemente tra la Svizzera e l’Italia non cambierà nulla alla situazione appena
illustrata, in quanto la stessa non va a modificare l’articolo sul metodo di eliminazione della doppia imposizione né
l’esenzione unilaterale ancorata nel diritto domestico di Confederazione e Cantoni. L’esenzione per gli immobili siti
all’estero resta immutata, così come resta valido il principio che il tasso di imposizione deve corrispondere alla capacità economica del contribuente e deve quindi tener conto anche di fonti di reddito e patrimoni all’estero.
L’opera di volgarizzazione della fiscalità che stiamo sperimentando dall’inizio di questo secolo non seleziona le informazioni immesse sulla rete per correttezza e completezza. Chi apprende solo dell’obbligo di dichiarare in due stati
senza esser cosciente della tradizione svizzera di esenzione potrebbe esser preso dall’incertezza. Come in tutte le cose,
prima di valutare il dettaglio va considerato l’insieme. La fiducia nello Stato fa il resto …
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giugno 2015 La Rivista - 29
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di Massimo Calderan
Riforma del diritto della SA
2a parte
Come descritto nell’ultimo numero de La Rivista, il 28 novembre 2014 il Consiglio federale ha informato il
pubblico della ripresa dei lavori per modernizzare il diritto della società anonima (SA). In questo e nel prossimo
numero tratteremo alcuni dettagli delle proposte del Governo svizzero.
In materia di “retribuzioni abusive” nelle SA quotate in borsa, il Governo vuole (e deve) sostituire l’ordinanza in
vigore dal 1° gennaio 2014 con disposizioni conformi del Codice delle obbligazioni, della Legge federale sulla
previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità e del Codice penale, precisando però gli obblighi di diligenza dei membri del consiglio di amministrazione e della direzione della società relativi alla politica
delle retribuzioni. Il Governo propone di introdurre anche nuove disposizioni, ad esempio: di fissare nello statuto
della SA il limite che la remunerazione variabile totale in favore di amministratori e direttori non deve superare
proporzionalmente alla remunerazione totale (rapporto tra remunerazione variabile e remunerazione fissa); di
vietare votazioni ex ante sulle retribuzioni variabili (i bonus), per cui l’assemblea generale potrà votare tali bonus soltanto dopo che il conto annuale sul quale i bonus si basano sarà stato verificato dall’ufficio di revisione
e approvato dall’assemblea generale stessa; di fissare delle linee guida e dei limiti ai premi di assunzione (sign
up bonus); di fissare delle linee guida e dei limiti alle indennità legate ai divieti di concorrenza nel contratto di
lavoro; di abbassare la soglia per l’azione di restituzione della SA o degli azionisti contro gli amministratori o i
direttori che hanno ottenuto una retribuzione indebita; una maggiore trasparenza sulle retribuzioni nella relativa relazione del consiglio di amministrazione. Il Governo propone di aumentare la trasparenza sulle retribuzioni
degli amministratori e direttori anche nelle SA non quotate in borsa.
In materia di corporate governance, il Governo propone nuove regole sia per le SA quotate in borsa sia per quelle
non quotate, ad esempio: entro 5 anni i consigli di amministrazione e la direzione delle SA quotate in borsa e delle
SA economicamente importanti dovranno essere composti da membri di ciascuno dei due sessi almeno al 30 %,
dopodiché se tale valore non sarà raggiunto, nella relazione annuale sulle retribuzioni il consiglio di amministrazione dovrà spiegare perché e illustrare le misure intraprese e quelle pianificate per raggiungere tale obbiettivo; il
diritto all’informazione anche degli azionisti delle SA non quotate in borsa verrà migliorato; verranno abbassate le
soglie superate le quale gli azionisti hanno diritto a che sia indetta un’assemblea generale e a far iscrivere oggetti
all’ordine del giorno dell’assemblea generale; le SA quotate in borsa dovranno istituire su internet, prima dell’assemblea generale, un forum per gli azionisti e le loro discussioni; sarà più facile per gli azionisti farsi rappresentare
nell’assemblea generale; l’assemblea generale potrà tenersi anche in più di un luogo; aumenterà l’impiego dei mezzi
di comunicazione elettronici prima e durante l’assemblea generale, in particolare, per le votazioni; le SA potranno
prevedere nel loro statuto un dividendo più elevato o supplementare per gli azionisti che esercitano il loro diritto
di voto nell’assemblea generale o un dividendo ridotto per quelli che non lo fanno, onde premiare gli azionisti che
partecipano attivamente al processo di formazione della volontà della società; le SA potranno prevedere nel loro
statuto un dividendo più elevato o supplementare per gli azionisti che sono registrati per un certo periodo al libro
soci; le SA quotate in borsa e le SA economicamente importanti attive nel settore delle materie prime (minerali,
petrolio, gas naturale e legname) dovranno pubblicare in forma elettronica una relazione annuale sui pagamenti di
almeno CHF 120’000 annuali da loro effettuati a favore di enti statali; saranno agevolate le azioni di responsabilità e
di restituzione di “retribuzioni abusive” degli azionisti nei confronti degli amministratori e direttori, con attribuzione
delle spese alla società; sarà modificato il regime di responsabilità dell’ufficio di revisione, in linea con la tendenza
in Unione europea, per cui gli azionisti e i creditori che hanno subito un danno non potranno più chiedere il risarcimento dell’intero danno ai revisori che hanno commesso soltanto una negligenza, ma dovranno promuovere un
azione contro gli altri responsabili, principalmente contro gli amministratori e i direttori.
[email protected]
giugno 2015 La Rivista - 31
Convenzioni Internazionali
di Paolo Comuzzi
I paradisi fiscali interessano
anche l’Intelligence
Non avremmo dubbi nel sostenere che il concetto di “stato canaglia”, ovvero di Stato che si presta alla
protezione di attività potenzialmente illecite e che comunque si presta a favorire fenomeni di “evasione”
fiscale, deve essere esteso anche a Stati che, pur non favorendo direttamente fatti “eclatanti” assolvono
al ruolo di consentire che il denaro si sviluppi negli stessi senza alcuna forma di controllo1.
E’ del tutto evidente che questa situazione (in primis rilevante per la Amministrazione finanziaria) interessa anche i cd “servizi” ed è per questo che a distanza di tempo appare interessante vedere un articolo
pubblicato su Gnosis2 nel 2009 (ovvero 6 anni addietro) a cura del Dottor Befera.
L’articolo ed i commenti
L’articolo indica che la globalizzazione dei mercati e l’abbattimento delle barriere hanno profondamente inciso sui sistemi
economici dei singoli Paesi, favorendo il proliferare di regimi o territori che adottano politiche fiscali di vantaggio per attirare capitali e noi possiamo dire che questa affermazione appare persino banale ma essa è certamente vera e comunque
non possiamo pensare che questi Stati siano sempre lontani da noi3.
L’autore prosegue dicendo che, negli ultimi decenni, tale crescente liberalizzazione ha acuito, sia in ambito comunitario sia
internazionale, le divergenze tra regimi impositivi ed aliquote di imposta adottati dai diversi Paesi, territori e giurisdizioni
ed appare del tutto evidente che le imprese, anche quelle cosiddette virtuose, sono alla continua ricerca di localizzazioni
sempre più convenienti per accrescere la propria competitività, anche mediante pianificazioni fiscali internazionali, volte
a minimizzare il carico impositivo attraverso l’utilizzo di strutture ed organizzazioni domiciliate in Paesi a fiscalità privilegiata; da parte nostra possiamo dire che anche questa affermazione è sorretta da verità4.
La conclusione è che sottraendo risorse ai Paesi in via di sviluppo, i territori a fiscalità privilegiata rappresentano una delle
principali cause di emarginazione e impoverimento per molti Stati, spossessati dei mezzi economici per progredire, nonché,
talvolta un facile e comodo rifugio – magari involontario – per tutelare gli interessi della criminalità organizzata ed anche
questa affermazione è vera5.
Nel 2009, quando l’articolo viene pubblicato, è stimato tra i quaranta e gli ottanta il numero dei Paesi offshore, a seconda
dei criteri di valutazione seguiti nella classificazione dai singoli Stati e dagli Organismi internazionali e può riguardare anche
Paesi membri dell’Unione europea, con un giro d’affari intorno a 1.800 miliardi di dollari all’anno (ovvero una cosa enorme).
Rimane certamente da definire il concetto di Stato paradiso e qui l’autore indica che il fenomeno offshore può essere più
o meno esteso, a seconda che si considerino i veri e propri Paradisi fiscali, caratterizzati da un regime di tassazione molto
basso o inesistente e normalmente costituiti da Stati privi di risorse proprie, e/o i Paesi a fiscalità privilegiata che operano,
spesso, all’interno di Stati industrializzati, a fiscalità ordinaria, per sfruttare i vantaggi competitivi derivanti dall’afflusso di
capitali e localizzazione di imprese estere e utilizzati al fine di effettuare “triangolazioni”e operazioni “conduit”
Vi sono, infatti, Paesi che, pur non essendo Paradisi fiscali, per scelta politica stipulano convenzioni per l’eliminazione delle
doppie imposizioni per finanziare o favorire lo sviluppo di altri, oppure scelgono di introdurre norme fiscali di favore e qui
offrono validi esempi, il Lussemburgo, l’Irlanda, l’Olanda, gli Usa.
Qui però entra in gioco il punto importante: non bisogna, tuttavia, confondere i Paradisi fiscali con queste strutture di pianificazione fiscale, diffuse nei Paesi di cultura anglosassone, che operano comunque nel rispetto degli interessi dello Stato
(le entrate vengono assicurate) e di quelli dei contribuenti-operatori economici, con l’obiettivo di conseguire il maggior
risparmio possibile per finanziare lo sviluppo delle imprese6.
L’autore conclude dicendo che appare evidente che la lotta alle pratiche elusive consistenti, in ultima istanza, nel trasferimento di base imponibile verso Paesi con regime fiscale privilegiato, attraverso operazioni ad hoc, spesso prive di valide
ragioni economiche e finalizzate esclusivamente al conseguimento di benefici di tipo fiscale, costituisce una priorità per
gli Stati a fiscalità avanzata.
Già alla fine degli anni ‘90 i vari Organismi internazionali (1) manifestarono le prime reazioni, al fine di contrastare la
concorrenza fiscale dannosa e il riciclaggio. Tuttavia, i risultati sono stati modesti e non sono riusciti ad evitare l’ulteriore
sviluppo dei “Paradisi” come centri finanziari offshore.
L’autore invita a considerare che con il rapporto OCSE del 1998, meglio conosciuto con il nome di “Harmful Tax Competition”
sono stati individuati i principali fattori che caratterizzano i regimi fiscali potenzialmente “dannosi”. A tal proposito, il rapporto
32 - La Rivista giugno 2015
suddivide le cosiddette “pratiche fiscali dannose” in due categorie: 1) harmful preferential tax regimes e 2) tax havens.
Sono stati definiti come “regimi fiscali privilegiati dannosi” quei meccanismi che, ancorché coesistenti con sistemi di
tassazione ordinaria anche rilevanti, consentono di ottenere aliquote ridotte o addirittura nulle.
Inoltre, il rapporto asserisce che tale circostanza deve essere accompagnata da almeno uno degli altri elementi indicati
dall’OCSE quali il cosiddetto “ring fencing”, ossia l’isolamento del regime privilegiato dal sistema tributario ordinario, la mancanza di trasparenza del regime fiscale, nonché il rifiuto delle Amministrazioni finanziarie locali allo scambio di informazioni.
Un punto fondamentale da considerare è che le attività svolte non sono, in generale, oggetto di scambio di informazioni
con altri Paesi e presentano un segreto bancario particolarmente rigoroso.
Tali giurisdizioni sono, a ragione, designate come “Paradisi fiscali”: si appoggiano al sistema finanziario internazionale, facilitando i flussi di capitali e, approfittando delle forze della globalizzazione e della crescente liberalizzazione nei movimenti
finanziari, finiscono per sottrarre risorse agli altri Paesi, danneggiandoli ovviamente sul fronte delle entrate tributarie.
A causa della loro capacità di minimizzare l’imposizione fiscale e di consentire l’anonimato, tali Stati attraggono sia le
società, sia le persone fisiche e l’autore indica che essi vengono utilizzati con tre principali finalità:
1. come “money boxes” (5) , ossia come localizzazione per detenere capitali utilizzati per investimenti “passivi”, tipicamente finanziari, che generalmente producono interessi, royalties e dividendi:
2. come localizzazione per imputare contabilmente profitti realizzati altrove (cd. paper profits);
3. per occultare alle Autorità fiscali del Paese di residenza, in tutto o in parte, i capitali.
Tali caratteristiche sono suscettibili di danneggiare il sistema fiscale degli altri Paesi, in particolare con riferimento al
gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta sul reddito delle società, nonché di agevolare l’elusione
e l’evasione fiscale internazionale da parte dei contribuenti.
A questo punto si entra nei dettagli per dire che il rapporto definisce quindi i tax havens, come giurisdizioni in cui:
1. vi è una tassazione nulla o puramente nominale, ma non effettiva;
2. non vi è uno scambio effettivo di informazioni con altri Paesi;
3. vi è mancanza di trasparenza nelle disposizioni legislative ed amministrative;
4. non è richiesto, quale requisito per la concessione dei benefici fiscali, che l’attività svolta nel Paese abbia carattere
sostanziale.
A seguito del rapporto Harmful Tax Competition, l’OCSE ha predisposto una black list che comprendeva 41 giurisdizioni
definibili come “Paradisi fiscali”. Le linee guida del ‘98 contro le pratiche fiscali dannose prevedevano, inoltre, l’obbligo alla
rimozione dei benefici ottenibili nei Paradisi fiscali entro, al più tardi, il 31 dicembre 2005, a pena di sanzioni.
Al di là degli “intenti” manifestati, in concreto, molti Paesi inseriti nella lista originaria e altri allora non inclusi hanno
continuato ad alimentare pratiche e regimi privilegiati, a vario titolo e sotto diversi aspetti.
Con la crisi economica che stiamo attraversando, infatti, e al di là dell’ostilità crescente dell’opinione pubblica, i Governi
europei attualmente costretti a prelevare centinaia di milioni di euro dalle casse pubbliche per rilanciare la loro economia,
non possono più tollerare la presenza di “buchi neri fiscali” che alimentano la fuga di capitali consentendo a grandi fortune, banche e multinazionali di pagare meno tasse.
Se per gli Stati Uniti il mancato guadagno ammonterebbe a circa 100 miliardi di dollari, l’evasione fiscale costerebbe alla
Germania 30 miliardi di euro e 20 miliardi a testa a Francia e Regno Unito.
Nel contesto sopra delineato, contesto che certamente prevede il contrasto comune all’utilizzo di Paesi a fiscalità privilegiata e la presentazione di istanze, anche a livello comunitario, di modifiche dell’attuale normativa, attraverso la revisione
della Direttiva sul risparmio e l’estensione della Direttiva 77/799/CEE sullo scambio di informazioni tra Stati dell’Unione
europea, occorre poi segnalare quanto fatto da singole nazioni in piena autonomia.
Si fa riferimento, in particolare, alla Germania ed alla Francia per dire che in Germania, da sempre in prima linea nella “stretta”
contro i Paradisi fiscali, è recente una proposta normativa volta a colpire i contribuenti, persone fisiche o imprese, nei casi di
comprovata assenza di trasparenza nelle attività economiche e finanziarie poste in essere a livello internazionale.
Possiamo dire che anche il Governo transalpino sta cercando di affrontare il problema della presenza di capitali all’estero
attraverso misure appositamente studiate per togliere linfa ai Paradisi fiscali e per recuperare entrate per il fisco e, soprattutto, per l’economia francese.
Certamente, dice l’autore, la abolizione del segreto bancario e la collaborazione nell’ottica di potenziare lo scambio di
informazioni, possono senz’altro essere individuati quali elementi fondamentali per un adeguato contrasto all’utilizzo
distorto dei cosiddetti Paradisi fiscali.
Il successo raggiunto, pur costituendo solo una tappa intermedia per il traguardo finale, segna una svolta importante che
richiederà un’attività impegnativa di studio delle strategie per favorire il rimpatrio dei capitali occultati e il perseguimento
della vigilanza, affinché i sistemi di internazionalizzazione finanziaria si traducano in processi di pianificazione fiscale
legittima, onde scongiurare l’occultamento ovvero l’artificiosa diminuzione del reddito imputato nel bilancio consolidato
dell’azienda attraverso costruzioni tecnico-giuridiche prive di motivazione economica effettiva.
Conclusioni
La conclusione formulata nello scritto che (lo diciamo di nuovo) è del 2009 e non del 2015 non può che condividersi in
quanto cerca di fare una operazione di contemperamento tra libertà (iniziativa economica) e diritto di tassare (quando la
operazione non ha alcun substrato di carattere economico).
IN BUONA SOSTANZA VIENI DA NOI CHE POI PRENDI I SOLDI COME MEGLIO CREDI.
GNOSIS E’ LA RIVISTA DELL’AGENZIA ITALIANA DI INFORMAZIONI.
3
RECENTI NOTIZIE DI GIORNALI NON SPECIALIZZATI CI DICONO IL CONTRARIO.
4
E COMUNQUE UNA SIMILE AFFERMAZIONE COMPORTA UNA CRITICA ALLA SCELTA DELLE IMPRESE SOLO QUANDO LA LORO PIANFICAZIONE E’ CONNESSA AD ASPETTI CHE SONO PURAMENTE FISCALI.
5
IN SENSO POTENZIALE OVVIAMENTE BEN POTENDOSI AVERE UNO STATO CHE GARANTISCE ANONIMATO MA CHIEDE DI AVERE
PIENA E COMPLETA INFORMAZIONE SUL BENEFICIARIO.
6
IN QUESTA SITUAZIONE NON VI SONO ILLECITI DI ALCUNA FORMA (SALVO CASI DI ESTEROVESTIZIONE).
1
2
giugno 2015 La Rivista - 33
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L’elefante Invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
Fine di un’epoca?
Il 17 aprire 2015 si sono svolte le elezioni dei COMITES (Comitati degli italiani all’estero). Organi elettivi chiamati a rappresentare gli interessi degli italiani residenti nelle diverse circoscrizioni consolari disseminate nei vari angoli del pianeta.
Incuriosita ho voluto informarmi su quanto tale esercizio di democrazia susciti ancora l’attenzione e la partecipazione dei
titolari di passaporto italiano che vivono in terra elvetica.
Ho chiesto pertanto come sono andate le cose a Zurigo. Città con una lunga tradizione di attivismo politico da parte di
schiere di immigrati di prima e seconda generazione.
Ho così saputo che nella circoscrizione di Zurigo (che comprende oggi, dopo le drastiche sforbiciate alla rete consolare, un territorio molto vasto formato dai cantoni di Zurigo, Glarona, Sciaffusa, Zugo, Svitto, Lucerna, Uri, Obvaldo, Nidvaldo, San Gallo,
Appenzello Interno e Esterno, Turgovia, Grigioni e Principato di Lichtenstein) si sono iscritti alle liste elettorali meno del 7%
degli aventi diritto al voto. Di questi hanno votato i due terzi circa. In sostanza la partecipazione si è aggirata intorno al 4%.
Un vero flop, dunque.
Il numero di cittadini italiani che credono ancora di essere rappresentati dai COMITES è davvero esiguo.
A cosa servono i COMITES? Scorrendo la normativa in materia, si legge che ai Comitati sono attribuiti diversi compiti a favore
degli italiani residenti: promuovere iniziative di carattere sociale e culturale, scolastico e sportivo; offrire sostegno nel campo della
formazione professionale; cooperare con l’autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani, nonché
nella vigilanza in materia di condizioni abitative e inserimento delle giovani generazioni nelle strutture scolastiche locali; favorire la
migliore integrazione dei nostri connazionali nelle società di accoglimento, promuovendo nel contempo i loro legami con la realtà
politica e culturale italiana; esercitare funzioni consultive in merito alle richieste di contributi da parte di Enti e Associazioni del territorio. Inoltre, eleggere i membri del Consiglio generale degli italiani all’estero, organo di consulenza del governo e del parlamento.
I COMITES sono figli di un pezzo rilevante di storia dell’emigrazione italiana. La loro gestazione è stata molto lunga. Fin
dal primo dopoguerra gli emigrati della cosiddetta prima generazione hanno rivendicato con forza il diritto di disporre di
organi rappresentativi eletti democraticamente e riconosciuti dal governo della madrepatria. Tuttavia, soltanto nel maggio
1985 è stata varata la legge istitutiva dei Comitati dell’emigrazione italiana. Il bebè è nato già vecchio, insomma (elefante
invisibile?). Se prendo l’esempio della Svizzera, il Paese che ovviamente conosco meglio, la «presenza» italiana si è nel frattempo ridotta in modo rilevante: parte degli immigrati arrivati in massa negli anni cinquanta e sessanta hanno fatto ritorno
alla terra di origine, oppure hanno cominciato a sentirsi sempre più cittadini del paese di accoglimento, sintonizzandosi
sempre più sui canali televisivi svizzeri e cominciando a festeggiare il primo agosto piuttosto che il due giugno.
Nel 1990 i Comitati dell’emigrazione italiana sono stati ribattezzati in Comitati degli italiani all’estero, prendendo così atto almeno
nominalmente dei mutamenti sociali e culturali in corso. L’ultimo episodio rilevante di tale storia si è avuto nel 2001 con le modifiche degli articoli 56 e 57 della Costituzione italiana, che prevedono l’elezione di 12 deputati e 6 senatori in rappresentanza dei milioni di cittadini italiani residenti all’estero. Il più famoso di tali parlamentari è il senatore Antonio Razzi, i cui cambiamenti di campo
e le poco «onorevoli» dichiarazioni sono oggetto di impietose imitazioni e parodie da parte del celebre comico Maurizio Crozza.
C’è da domandarsi se non sia finita un’epoca. Il profilo socio-economico-culturale degli italiani all’estero è totalmente
cambiato. Tra questi sono numerosi gli imprenditori, i professionisti, i docenti universitari, i cittadini che hanno come
orizzonte il mondo globalizzato. Sul piano politico, alcuni figli di immigrati fanno parte ormai dell’élite elvetica. Se prendo
l’esempio del Canton Vaud dove vivo, abbiamo Oscar Tosato come municipale di Losanna (forse futuro sindaco?); Ada Marra
come parlamentare a Berna; altri giovani di origine italiana come membri del Gran Consiglio.
Dal canto suo, “il patrio suolo” ha oggi ben altre priorità con cui fare i conti in materia di migrazioni: una percentuale di
stranieri sul proprio territorio in costante crescita, schiere di giovani generazioni di immigrati da integrare, sbarchi quotidiani di clandestini, aspiranti rifugiati e spaventose tragedie nel Mediterraneo da affrontare.
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur
muovendosi tra la folla con al
sua imponente mole passava
comunque inosservato. Come
se fosse invisibile…
1
Che significato dare alla partecipazione in caduta libera alle recenti elezioni dei COMITES?
Si può fare appello a spiegazioni vittimistiche, ripetendo l’antica litania del disinteresse dei governi italici verso le comunità
italiane emigrate, oppure sottolineare l’inesistenza d’informazione, di spazi e mezzi per le campagne elettorali, nonché
chiamare in causa i continui rinvii e l’obbligo di iscrizione a elenchi elettorali.
Personalmente faccio invece parte di coloro che si chiedono se tale misero risultato non sia una scossa salutare. E se fosse
l’occasione per ripensare creativamente e seriamente tutta la questione dei legami economici, politici e culturali tra l’Italia
e i suoi cittadini in giro per il mondo?
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giugno 2015 La Rivista - 35
Dalla Svizzera degli Stati a quella federale
Gli Svizzeri
Signori della Lombardia
di Tindaro Gatani
Ercole Massimiliano Sforza nuovo duca di Milano, riceve le chiavi della città dal borgomastro di Zurigo Felix Schmid.
Dopo la Spedizione di Chiasso, gli Svizzeri tornavano a casa, senza aver ottenuto, esclusa la prima paga per i regolari,
il soldo pattuito con il vescovo di Sion.
Luigi XII era tronfio, Giulio II sdegnato, la
Confederazione irritata, mentre lo Schiner, promettendo, ancora una volta, la sua
mediazione per il reclutamento di nuovi
e più numerosi contingenti svizzeri, il 10
marzo 1511, otteneva dal Papa il cappello
cardinalizio. Il giorno dopo moriva, a Correggio, Charles d’Amboise e il 25 giugno,
Luigi XII nominava successore, come luogotenente e governatore di Milano, suo
nipote Gaston de Foix (1489-1512), che
iniziò subito la riscossa francese per la riconquista di alcune città ribelli.
36 - La Rivista giugno 2015
La seconda Lega Santa
Giulio II promosse, allora, una nuova Lega
Santa contro Luigi XII. La nuova alleanza antifrancese fu stipulata il 4 ottobre
1511 e pubblicata il giorno dopo in Santa
Maria del Popolo a Roma. Di essa facevano parte il Re di Spagna Ferdinando II il
Cattolico (Ferdinando III di Napoli), il re
Enrico VIII d’Inghilterra (dal 17 novembre),
la Repubblica di Venezia, lo Stato della
Chiesa. I Cantoni conducevano intanto
serrati negoziati simultanei sia con Luigi XII sia con la Lega Santa, per stabilire
da che parte stare. Sapendo di essere la
più valida forza militare disponibile, giocavano, come sempre, al rialzo. Scrive il
Guicciardini (1483-1540): «Niuna cosa
più premeva al Re di Francia che il desiderio di riconciliarsi gli Svizzeri, conoscendo
da questo dipendere la vittoria certissima,
per l’autorità grandissima che aveva allora
quella nazione, per il terrore delle loro armi,
e perché pareva che avessero cominciato
a reggersi non più come soldati mercenari né come pastori, ma vigilando, come in
repubblica bene ordinata, e come uomini uniti nell’amministrazione degli Stati»
(GUICCIARDINI Francesco, Storia d’Italia,
vol. III, libro VII ). Luigi XII poteva contare
sui Cantoni francofili, soprattutto quelli occidentali della Confederazione, ma
«i Cantoni primitivi impedirono allora un
generale spostamento in campo francese»
(DURRER Robert, op. cit., pp. 74-75). Dopo
la rottura delle trattative con la Francia,
gli Svizzeri stipularono l’accordo definitivo
con la Lega Santa, che li avrebbe portati
alla nuova discesa in Lombardia. Tra la fine
di novembre e gli inizi di dicembre 1511,
circa 10.000 mercenari ridiscesero in Italia.
Quella che fu «una fredda campagna invernale» finì con un totale disastro. Spossati
dai continui spostamenti dei Francesi, che
li impegnavano in estenuanti marce per
rinchiudersi poi nelle fortezze della Pianura Padana, rimasti privi dei soccorsi promessi da Venezia e dal Papa, gli Svizzeri,
per sopravvivere, furono costretti a iniziare
una penosa marcia di ritorno. La loro ritirata, mentre per i detrattori, avvenne per
sospetta corruzione da parte francese; per
altri, invece, come afferma anche il Dotto
Signor W, fu dovuta, invece, al fatto che
«furono abbandonati di ogni soccorso dai
Veneziani e dal Papa, e che per mancanza
perciò di viveri dovettero ritirarsi» (Dotto
Signor W., op. cit.). Mentre i mercenari
ritornavano stanchi e sfiduciati a casa, in
Francia, dove viveva da «quasi prigioniero»,
verso la metà di gennaio 1512, moriva per
una caduta da cavallo Francesco Maria
Sforza, il Duchetto figlio di Galeazzo Maria
Sforza e di Isabella d’Aragona, lasciando
aperta l’eventuale successione al Duca-
to a Ercole Massimiliano Sforza (14931530), primogenito di Ludovico il Moro e
di Beatrice d’Este. I Confederati avevano,
intanto, continuato a dibattere se allearsi
con il Papa o con il Re di Francia. Nel corso
del mese di marzo 1512, una delegazione
dei Cantoni si recò in Laguna per concordare un’eventuale alleanza anche con la
Serenissima Repubblica. L’11 aprile 1512,
l’esercito della Lega Santa fu clamorosamente vinto a Ravenna, nello scontro con
le truppe comandate dal governatore di
Milano Gaston de Foix, che morì nel corso
di quella battaglia. Dopo quella sconfitta
si intensificarono le pressioni di Matteo
Schiner sugli Svizzeri per una loro nuova
discesa in Italia contro i Francesi.
La cessione di territori ticinesi
Le pressioni di Matteo Schiner, accompagnate da promesse di lauti guadagni e
concessioni territoriali, indussero la Dieta
federale riunita, il 30 aprile 1512, a Zurigo, a rinnovare il patto con la Lega Santa.
Questa volta non ci furono titubanze, tutti,
senza eccezione alcuna, furono d’accordo.
Della salda concordia degli Svizzeri ne resta testimonianza in uno scritto di Ulrico
(Huldrych) Zwingli, allora cappellano militare delle truppe di Glarona: «I Confederati
— scrisse il futuro riformatore della Chiesa
svizzera, approvando quella scelta — ritengono che non è lecito a ogni tiranno furioso
di assalire impunemente la Madre comune
dei Cristiani… Essi intendono ristabilire per
il meglio le cose della Chiesa e dell’Italia»
(THÜRER Georg – CALGARI Guido, Marignano fatale svolta della politica svizzera,
Zurigo 1965, p. 27). I Cantoni erano stati
costretti allora a scegliere, con chiarezza,
da che parte stare. «La loro decisione —
come ricorda anche il Martin — fu l’unica
che potessero ragionevolmente prendere».
Tra la Francia, saldamente insediata in
Lombardia, ai confini dei territori ticinesi
da loro rivendicati, e la coalizione avversaria, formata da principi di Paesi lontani,
essi scelsero di schierarsi con quest’ultima.
Fu dunque una decisione dettata dall’interesse nazionale. «Da una vittoria della
Francia, gli Svizzeri potevano aspettarsi
solo una minaccia per i propri possedimenti
sul versante meridionale delle Alpi. Da una
vittoria della Lega Santa, in cui essi avrebbero rappresentato l’unico elemento guerriero, potevano ricavare vantaggi». E fu «ciò
che, infatti, avvenne» (MARTIN William, op.
cit., p. 74). Per contrastare il Conciliabolo di Luigi XII, Giulio II, il 2 maggio 1512,
apriva a Roma il Concilio lateranense V.
Castello Sforzesco
giugno 2015 La Rivista - 37
Il 24 giugno 1512, un esercito svizzero di
circa 18.000 uomini valicò i passi dei Grigioni e, attraversata la Valtellina, invase la
Lombardia, concentrandosi poi a Verona,
da dove, protetti alle spalle dai Veneziani,
il 14 giugno arrivarono a Pavia, donde il
nome di Spedizione di Pavia dato a quella
campagna militare, spazzando via, in pochi giorni, i Francesi dalla pianura Padana.
I Confederati occuparono quindi, in nome
della Lega Santa, la città di Milano, dove
giunsero il 20 giugno. Dappertutto erano
stati accolti da liberatori dal popolo. Ulrico
Zwingli, che aveva seguito la spedizione,
tra l’altro, scriveva: «Grazie agli Svizzeri,
tutta l’Italia, le coste liguri e la Lombardia
sono ora libere» (THÜRER Georg – CALGARI
Guido, op. cit., p. 28). Giulio II benediceva
allora gli Svizzeri, chiamandoli Difensori
della libertà della Chiesa. Per volere della
Lega Santa, sul Ducato di Milano fu imposto Ercole Massimiliano Sforza, il figlio del
Moro, che allora aveva 19 anni. La decisione del ritorno di uno Sforza, sotto la protezione degli Svizzeri, era stata confermata
in una Dieta tenuta a Mantova anche con
il consenso dell’imperatore Massimiliano
I, che, pur mantenendo per lungo tempo
un contegno indeciso verso la Lega Santa,
si era trovato d’accordo sull’intronizzazione di quel suo stretto parente, ancora
suo ospite a Innsbruck. Per i servigi resi, la
Confederazione ottenne allora, il 3 ottobre
1512, la cessione di Locarno, di Lugano, di
Mendrisio, della Vallemaggia e della Val
d’Ossola. Le tre Leghe Grigie, che avevano preso parte all’occupazione della Lombardia, ricevettero Bormio, la Valtellina e
Chiavenna. Il 29 settembre, il nuovo duca,
cedeva formalmente agli Svizzeri i territori
ticinesi già occupati, accettando «di essere
reintegrato nel proprio Ducato a condizioni che, di fatto, lo rendevano una specie di
balivo» dei Confederati, che diventavano i
veri Signori di Milano e della Lombardia
(MARTIN William, op. cit., p. 75). Giulio II,
che, intanto, viveva con gran sospetto la
crescita della potenza spagnola in Italia,
mirante a espandersi «a disonore e danno
suo» e dello Stato della Chiesa, cercò allora
di avvicinarsi a Massimiliano I, con il quale,
il 19 novembre 1512, strinse un patto reso
pubblico il 25 successivo. L’imperatore riconosceva il Concilio lateranense V e prometteva obbedienza e assistenza al Papa,
cedendogli anche Modena e Reggio.
Matteo Schiner
Matteo Schiner o Schinner (Muelibach
1465 circa-Roma, 30 settembre1522), figlio di contadini del piccolo villaggio alpino di Muelibach nel Vallese, era stato
avviato agli studi ecclesiastici dallo zio
Niklaus Schiner, divenuto poi vescovo di
Sion. Tra i suoi insegnanti ebbe anche l’u-
38 - La Rivista giugno 2015
Ulrico Zwingli, ritratto di Hans Asper, conservato al Kunstmuseum di Winterthur.
manista italiano Teodoro Lucino di Como.
Dopo essere stato ordinato sacerdote, il 21
aprile 1489, nella chiesa di Santa Maria
dell’Anima a Roma, fece ritorno nel suo
Vallese, dove ricoprì diverse cariche, tra le
quali anche quella di cappellano di Obergesteln, di pastore di Ernen, di canonico
titolare della cattedrale di Sion e quindi,
nel 1497, di decano di Valère. Il suo primo sacerdozio fu un periodo molto intenso
nel quale egli ebbe modo di impegnarsi
in politica, alleandosi, negli anni 14941495, con Giorgio Soprassasso o Supersaxo (1450-1529), in tedesco Jörg auf der
Flühe, nella lotta contro i partigiani della
Francia nel Vallese, capeggiati dall’allora
vescovo di Sion Jost von Silenen, che, per
questo motivo, sarebbe stato cacciato via
il 15 aprile 1496 e l’anno dopo destituito
dal Papa dalla cattedra episcopale. Nuovo
vescovo di Sion, dal 31 agosto 1496 al 30
agosto 1499, sarebbe quindi stato nominato Niklaus Schiner, dimessosi poi per favorire, senza l’approvazione del capitolo, la
successione del nipote, che ricoprì quella
carica dal 20 settembre 1499 fino alla sua
morte. Nonostante l’intensa attività ecclesiastica, politica e diplomatica, Matteo
Schiner ebbe modo anche di lasciare tre figli naturali da tre diverse donne. Come vescovo si distinse per l’educazione del clero,
la costruzione di nuove chiese, l’educazione cattolica dei giovani e gli stretti legami
con alcuni umanisti europei del suo tempo.
Per tutta la sua vita, Schiner condusse una
lotta senza quartiere contro le aspirazioni
egemoniche francesi in Europa, cercando
di creare una forte alleanza con quanti
volevano contrastare quella minaccia. Per
raggiungere i suoi scopi cercò, innanzitutto, di farsi amici gli Svizzeri. Fu proprio la sua ferma opposizione alla Francia
a renderlo molto gradito a papa Giulio II,
gallofobo per antonomasia, di cui divenne il consigliere prediletto e, dopo la sua
nomina cardinalizia, suo alter ego. Come
cardinale-legato del Pontefice, Matteo
Schiner faceva e disfaceva alleanze, stabiliva accordi, assoldava milizie in nome
e per conto dello Stato della Chiesa. Per
svolgere la missione, che si era imposta,
ritornava nella sua diocesi solo quando
aveva particolari e impellenti affari politici
da regolare o per contrastare il Supersaxo, il suo antico protettore, divenuto poi
suo principale nemico tanto da sollevargli
contro, nel 1518, i sudditi. Per il resto del
suo tempo. Matteo Schiner era occupato
a percorrere l’Italia e l’Europa, a intrigare,
parlamentare, cercare aiuti alla causa del
Papa. Fu lui a patteggiare con i Veneziani,
convincendoli a staccarsi dalla Francia, per
entrare a far parte della Lega Santa (1511).
Divenuto anche vescovo di Novara, dopo
la cacciata dei Francesi dalla Lombardia
nel 1512, ottenne il marchesato di Vigevano e 10.000 ducati prelevati dalla taglia
imposta a Cremona. Quando i Milanesi
cercarono di opporsi alla sua richiesta di
accettare come duca Ercole Massimiliano
Sforza, Matteo Schiner si spinse a minacciare persino di fare attaccare la loro città
da quelli che lui chiamava «i miei svizzeri».
La minaccia del saccheggio indusse a più
miti consigli i Milanesi, che giurarono, seduta stante, di accettare la successione al
Ducato del figlio di Ludovico il Moro.
Il trionfo di Milano
Il cardinale Schiner, ricevuto il giuramento
dei Milanesi, consegnava la città a Ottaviano Maria Sforza (1475-1545), vescovo
di Lodi, figlio naturale di Galeazzo Maria
e rappresentante di Ercole Massimiliano.
Il giovane duca, che si trovava ancora a
Innsbruck alla Corte dell’imperatore Mas-
similiano I, non mostrò nessuna premura
di far ritorno a Milano, anche perché sapeva che, allo stesso interno della Lega
Santa, non tutti accettavano la soluzione
voluta dal Papa e dal suo legato. Gli stessi
Svizzeri tergiversarono a lungo, ma, poiché
erano costretti ad accettare, lo fecero non
senza, però, imporre il loro protettorato sul
Ducato. Alle quattro del pomeriggio del
29 dicembre 1512, a Milano, sotto Porta
ticinese, iniziò quella che sarebbe rimasta
una delle più gloriose cerimonie di tutta la
storia svizzera. Gli ambasciatori confederati, guidati dal loro comandante in capo,
lo zurighese Ulrich di Hohensax (Ulrico de
Sacco), dal borgomastro di Zurigo Felix
Schmid e dal landamano di Zugo Giovanni
Schwarzmurer, consegnarono le chiavi della città a Ercole Massimiliano Sforza, che
diventava duca di Milano per volere della Lega Santa e per potere di quegli stessi
Svizzeri che, nel 1499 a Novara, avevano
consegnato suo padre ai Francesi. Della
delegazione dei Cantoni, accanto ai rudi
soldati e agli incolti montanari, facevano
parte alcuni degli uomini più in vista della cultura e della Chiesa svizzera. Mentre
Schwarzmurer, mettendo in mostra tutta
la sua formazione classica, pronunciava un
discorso in perfetto latino, il borgomastro
Schmid, tenendo le chiavi della città su un
vassoio d’argento, si incaricò di spiegare ai
presenti il vero significato della cerimonia,
rimarcando il fatto che Massimiliano rientrava sul trono dei suoi avi grazie all’aiuto degli Svizzeri e per loro volontà. Ercole
Massimiliano, riconoscente, nell’esprimere
ai Cantoni la sua gratitudine dichiarò, allora, solennemente che soprattutto a loro
doveva la successione al Ducato. Dopo la
consegna delle chiavi si formò quindi un
corteo di nobili, ambasciatori, cortigiani,
che attraversò la città tra due ali di popolo osannante. Nella prima fila del corteo, subito dopo il nuovo duca, c’erano
il cardinale Matteo Schiner e il generale
spagnolo della Lega Santa Raimondo Folch
de Cardona (1467-1522), conte di Alvito,
duca di Somma e viceré di Napoli dal 1509.
Alla manifestazione presero parte anche le
truppe di Glarona con, in testa, il loro cappellano militare Ulrico Zwingli. Il corteo,
prima di proseguire la sua marcia verso
il Castello Sforzesco, nella contrada delle
Bandiere, passò sotto un Arco di trionfo,
dove quattro ragazze inghirlandate rappresentavano la Fama, la Speranza, l’Audacia e la Fortuna: le quattro qualità, che
il giovane duca avrebbe dimostrato di non
possedere. Il 21 febbraio 1513 moriva papa
Giulio II e gli succedeva il fiorentino Leone
X (1475-1521), nato Giovanni de’ Medici,
che ereditò dal suo predecessore non solo
il soglio di Pietro ma anche, a buona ragione, la sua gallofobia. Il nuovo Papa di-
Papa Leone X (1475-1521), nato Giovanni de’ Medici, in un dipinto di Raffaele Sanzio.
scendeva da una delle famiglie più illustri
d’Italia di tutti i tempi, egli era, infatti, il
quartogenito (secondo figlio maschio) di
Lorenzo de’ Medici il Magnifico e di Clarice Orsini. Al padre, morto nel 1492, era
successo come Signore di Firenze il fratello
Piero II, detto il Fatuo, che, due anni dopo,
i Fiorentini cacciarono via per avere ceduto alle gravose imposizioni dei Francesi di
Carlo VIII in marcia verso Napoli, fondando
la Repubblica predicata da Girolamo Savonarola (1452-1498).
La battaglia di Novara (1513)
La famiglia de’ Medici, ritenendo che i
Francesi fossero la causa principale di tutti
i loro mali, era stata, quindi, tra i più fieri sostenitori della Lega Santa, e lo stesso
futuro Leone X, fatto prigioniero nel corso della battaglia di Ravenna dell’11 aprile
1512, riuscì a fuggire durante l’attraversamento del Po, evitando di finire come
ostaggio in Francia. Con queste premesse
era chiaro che il passaggio dall’uno all’al-
tro Papa rafforzasse la posizione di Matteo
Schiner, facendo di lui uno degli uomini più
potenti d’Europa. Il giovane duca Ercole
Massimiliano, appena salito sul trono, si
mostrò un ragazzo viziato, con poca attitudine al comando e, quindi, facilmente
manipolabile dagli Svizzeri, che erano i veri
padroni del Ducato e prendevano le loro
decisioni senza consultarlo, preferendo accordarsi con gli Spagnoli e i Tedeschi che li
avevano aiutati nella «conquista della ricca preda». Per soddisfare l’ingordigia delle
truppe occupanti, Ercole Massimiliano dovette imporre nuove e più onerose imposte,
che causarono un forte malcontento tra i
suoi sudditi. Intanto, poiché con la ricordata cessione di Modena e Reggio al Papa,
l’imperatore Massimiliano I aveva ottenuto
delle concessioni a danno della Serenissima, questa, a sua volta, con un ennesimo
ribaltone politico, si riavvicinò alla Francia,
con la quale, il 23 marzo 1513, sottoscrisse
la Lega di Blois, paese natale di Luigi XII.
Quando, dopo meno di due mesi, l’eserci-
giugno 2015 La Rivista - 39
Francesco Guicciardini in un’incisione d’epoca.
to franco-veneziano di oltre 14.000 armati
strinse d’assedio il Ducato, Ercole Massimiliano Sforza fu costretto a rinchiudersi in
Novara (maggio 1513). Ancora una volta,
ci pensarono i Confederati a difenderlo. Al
soccorso dei circa 5.000 svizzeri, rinchiusi
nella fortezza di quella città, ne giunsero
altrettanti dal vicino Ticino. Nella notte tra
il 5 e il 6 giugno, i soldati confederati tentarono una sortita contro i Francesi, che,
attestati sull’altura della Riotta o Ariotta,
a circa 4,5 km a est di Novara, furono presi di sorpresa, stretti in una sacca e quindi
sconfitti e costretti alla fuga. Gli Svizzeri,
imbaldanziti da quella vittoria e approfittando di un’altra dura sconfitta subita, il 16
agosto 1513, dai Francesi a Guinegatte (Artois) da parte di un esercito messo insieme
da re Enrico VIII d’Inghilterra e dall’imperatore Massimiliano I, per convincere Luigi
XII a riconoscere le loro conquiste in Ticino e in Lombardia, puntarono, allora, con
una loro armata su Digione, costringendola
alla capitolazione (7 settembre 1513). Per
evitare il saccheggio della città, i Francesi
furono costretti a sottoscrivere un trattato disastroso, con il quale si impegnavano a rinunciare a Milano, alle città e alle
signorie di Asti e di Cremona, e a versare,
come riparazione di guerra, una somma di
400.000 corone. L’accordo restò solo sulla
carta e non trovò, quindi, esecuzione per la
mancata ratifica del Re, che, aveva saputo
giocare sui contrasti interni dei Confederati. Se «avessero insistito nell’assedio di
40 - La Rivista giugno 2015
Digione, i Confederati», come fanno notare
Georg Thürer e Guido Calgari, «non sarebbero stati giocati da Luigi XII che, in quel
momento, si trovava davvero in un vicolo
cieco: la Francia invasa da due parti, dagli
Svizzeri e dagli Inglesi, l’esercito disorienta-
Il Biscione visconteo, emblema del Ducato di Milano.
to, i capi militari discordi…». Ma «quando,
tuttavia, gl’invasori si furono ritirati, il Re
riprese a carezzare quel che fu il sogno di
tutta la sua vita: l’annessione della Lombardia» (THÜRER Georg – CALGARI Guido, op.
cit., p. 32).
Per chi suona
il campanello
di Mirko Formenti
Una storia al cospetto
dell’universo
Era il milleenovecentoottantacinque e Calvino scriveva le Lezioni americane. Che libro straordinario!
Chiamato dall’università di Harvard a tenere una serie di sei conferenze, che tra l’altro non avranno mai
luogo, Calvino sceglie di proporre e presentare sei «valori letterari» da tramandare al prossimo millennio – il
nostro – definendoli con grande semplicità Six memos for the next millenium, manco fossero dei post-it
svolazzanti (e non c’è nulla di casuale in tutto questo, come capiremo); nell’autunno dello stesso anno,
quando viene colpito dall’ictus che lo condurrà alla morte, ha concluso la stesura del testo delle prime cinque
conferenze, che sono dedicate, nell’ordine, a Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità e Molteplicità.
Qualche anno più tardi una felicissima intuizione fa sì che si decida di rispolverare i dossier di Calvino e di pubblicare
questi cinque testi (uniti alla presunta bozza della sesta conferenza) in un volume al quale viene assegnato il titolo di,
appunto, Lezioni americane.
Già dalla prima lettura risultano chiari un paio di fatti: il primo è che esiste, sottopelle o esplicitamente, un continuum
tra i vari elementi, che si compenetrano e si danno manforte, arrivando a volte ad invadere la conferenza dei vicini –
basti pensare alla leggerezza espressa come consapevolezza del «pulviscolare», che esprime di per sé anche quella della
molteplicità, oppure sempre alla leggerezza prodotta da alcune fulminee immagini letterarie (mitologiche in particolare)
liberate dalla zavorra del senso, dell’interpretazione forzata: qualcosa che ha a che vedere con il carattere icastico di certi
momenti letterari, e quindi con la visibilità, ma anche con l’esattezza.
La seconda certezza è che, se forse per verificare l’effettiva sopravvivenza dei valori auspicati dal Nostro bisognerà concedere a questo nuovo millennio almeno un paio di decenni (…di secoli?) di elaborazione, quello che è certo è che possiamo
trovare nel Calvino scrittore un fiero araldo delle sue idee da saggista: basta aprire un libro qualunque per rendersi conto
di quanto, già dagli inizi della sua carriera letteraria, questi cinque elementi abbiano svolto un ruolo fondamentale.
Nonostante il titolo assegnatogli, l’approccio di queste Lezioni non è quello di un insegnante, uno studioso che ci dice in
via definitiva tutto quello che c’è da dire, bensì quello di un amante della parola che ci dice quello che lui ha da dirci su
un certo argomento che gli sta a cuore e sul quale crede di avere qualcosa da dire, senza mai presupporre di aver coperto
tutto il terreno percorribile, o che non vi siano altre opinioni possibili – di fatto, lo stesso Calvino ammette di rispettare e
spesso coltivare lui stesso anche i valori opposti a quelli delle Lezioni: quello tra leggerezza e pesantezza, tra molteplicità
e singolarità, tra esattezza ed indefinitezza (e così via) viene posto come un dilemma che non ha alcuna necessità di
essere risolto, in quanto, tutto sommato, non ci sono opposizioni che possano essere ricondotte in modo dogmatico a dei
caratteri necessariamente «letterari» o «non letterari».
In altre parole, Calvino si schiera – perché lo fa – ma senza mai prescindere dalla consapevolezza della validità delle
alternative (che sembra una cosa banale – ma non lo è!).
Certo è poi anche che un libro come le Lezioni americane, che è pur sempre una sorta di saggio, riserva al lettore un
godimento che non tutti i romanzi sanno evocare; ciò è dovuto, oltre che al tipico stile incalzante, ad una grandissima
sensibilità che riesce a farci percepire la magia dei testi evocati pur senza appesantire il tutto trivellando o aggredendo il
testo con la ruspa accademica: è un’intelligenza, questa, che denota una saggia leggerezza che non rompe gli incantesimi
(persino…quando ne parla…!), che si rifiuta di romperli, che resiste a quella «tentazione svelatrice» che, oltre ad essere
inevitabilmente fallimentare, finisce per impoverire drammaticamente il testo interessato, riducendolo ad una serie di intenzioni (arbitrariamente assegnate), spogliando la suggestione visiva (cioè: immaginaria) della sua fragilissima potenza.
Questo per dire che la critica è un’ottima cosa, a patto che sia fatta con la dovuta sensibilità, che non si trasformi in
un’autopsia (anche perché per fare un’autopsia… bisogna presupporre che l’oggetto sia già morto…), che sappia cioè
rispettare l’inviolabilità di quel mistero, quel che di istintivamente percepibile – eppure inesprimibile – che sta alla base
delle migliori pagine di letteratura (…e del loro godimento!).
E se Calvino finisce col constatare che la narrazione è in fondo la creazione di un mutevole e momentaneo angolino di ordine in un
universo destinato all’entropia, c’è davvero da sperare che si continui comunque a raccontare e a parlare di racconti: a trent’anni
suonati questo libro meraviglioso non smette di fornire preziosissime scintille, lettura dopo lettura, ed ecco il perché di questo
piccolo articolo colmo di gratitudine, che già si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.
giugno 2015 La Rivista - 41
Scaffale
Aldo
Cazzullo
Raul
Montanari
Uomini e donne della Resistenza
(Einaudi pp. 316; € 18,00)
Possa il mio sangue servire.
(Rizzoli pp. 403; € 19,00)
La Resistenza a lungo è stata considerata solo una
“cosa di sinistra”: fazzoletto rosso e Bella ciao. Poi, negli ultimi anni, i partigiani sono stati presentati come
carnefici sanguinari, che si accanirono su vittime innocenti, i “ragazzi di Salò”. Entrambe queste versioni sono
parziali e false. La Resistenza non è il patrimonio di una
fazione; è un patrimonio della nazione. Aldo Cazzullo
lo dimostra raccontando la Resistenza che non si trova
nei libri. Storie di case che si aprono nella notte, di feriti
curati nei pagliai, di ricercati nascosti in cantina, di madri che fanno scudo con il proprio corpo ai figli. Le storie delle suore di Firenze, Giuste tra le Nazioni per aver
salvato centinaia di ebrei; dei sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che sceglie di morire con i suoi parrocchiani dicendo “vi accompagno io davanti al Signore”;
degli alpini della Val Chisone che rifiutano di arrendersi
ai nazisti perché “le nostre montagne sono nostre”; dei
tre carabinieri di Fiesole che si fanno uccidere per salvare gli ostaggi; dei 600 mila internati in Germania che
come Giovanni Guareschi restano nei lager a patire la
fame e le botte, pur di non andare a Salò a combattere
altri italiani. La Resistenza fu fatta dai partigiani comunisti come Cino Moscatelli, ma anche da quelli cattolici
come Paola Del Din, monarchici come Edgardo Sogno,
autonomi come Beppe Fenoglio. E fu fatta dalle donne,
dai fucilati di Cefalonia, dai bersaglieri che morirono
combattendo al fianco degli Alleati. La Resistenza ha
avuto le sue pagine nere, che vanno raccontate, come
fa anche questo libro, da Porzûs a Codevigo; così come
racconta le atrocità spesso dimenticate dei nazisti e dei
fascisti: Boves e Marzabotto, le torture della X Mas e
della banda Koch. La storia è scandita dalle voci dal
lager e dalle lettere dei condannati a morte, che spesso
chiedono la riconciliazione nazionale e si dicono certi
che dal loro sacrificio nascerà un’Italia migliore. A 70
anni dalla liberazione, mentre i testimoni se ne stanno
andando, è giusto salvarne la memoria e raccontare
ai giovani cos’è stata davvero la Resistenza, e di quale
forza morale sono stati capaci i nostri padri.
42 - La Rivista giugno 2015
Il regno degli amici
«Vivessi mille anni non dimenticherò mai
quell’apparizione, la prima volta che finalmente
vedevo da vicino la misteriosa ninfa della Martesana. Ma sì: in tutti quei giorni, quando ero andato alla casa da solo, per prima cosa ero sceso fino
al bordo del canale e avevo guardato da tutte le
parti. L’avevo cercata senza trovarla. Pensavo che
non l’avrei più veduta, che forse se n’era andata
in vacanza, o era partita, scomparsa nel nulla da
cui era uscita come una spuma».
Quando hai sedici anni e gli amici sono tutto
il tuo mondo, l’iniziazione alla via non può che
essere violenta. Come l’amore. O la scoperta del
male. È l’estate del 1982. L’Italia ha appena vinto
i Mondiali di Spagna e Milano è deserta. Demo,
Elia e Fabiano trovano una casa abbandonata sul
naviglio Martesana e decidono di farne il loro
Regno. Un posto segreto dove è possibile fumare, ascoltare i Led Zeppelin, sfogliare i giornaletti
porno, scoprire il confine sottile fra complicità e
gelosia, fra emulazione e rivalità. Un posto, anche dove accogliere i nuovi amici, come Ric. Poi
incontrano Valli, ed è un’apparizione. Lei è selvatica, ha gli occhi verdi, i capelli lunghi, un corpo
esile chiuso in una salopette; vive in un camper
con la madre e ogni giorno pesca nel canale.
Senza volerlo la ragazza rompe il goffo equilibrio
maschile del Regno, insinuando nel gruppo quella tensione erotica che è per tutti la grande scoperta e il grande dolore dell’adolescenza. Ma che
qui genera un danno capace, in una sola notte,
di cambiare il destino dei protagonisti. Mentre
la pioggia si porta via l’ultima estate della loro
giovinezza.
“Raul Montanari continua a stupirmi. Ogni romanzo che scrive solleva un po’ di più l’asticella.
Questa volta, con Il regno degli amici, ha esagerato, ha preso il volo” (Niccolò Ammaniti).
Massimo
Recalcati
Le mani della madre.
Desiderio, fantasmi ed eredità del materno
(Feltrinelli pp. 192, € 16,00)
Le mani della madre non esistono solo per accarezzare e coccolare, come vorrebbe il luogo comune. Né solo per soffocare o traumatizzare, come la
psicoanalisi rischia di far credere nel suo tentativo
di spiegare le patologie dell’anima.
A cosa servono le mani della madre? Da sempre, la
madre accarezza, cura, accoglie. Non solo nelle favole edificanti, nella tradizione retriva, nei consolatori
racconti dei mass media: anche la stessa psicoanalisi
ha per molti versi mantenuto ferma questa impostazione. Riservandosi, semmai, di indicare il lato
oscuro di questa immagine celestiale: quella della
madre cattiva, anaffettiva, carnefice delle anime e
del futuro dei propri figli. Massimo Recalcati, dopo
la brillante ed epocale descrizione della figura del
padre di Il complesso di Telemaco, volge il suo sguardo al materno. E inizia, appunto, sfatando la visione
semplificata del materno come cura o come veleno.
La madre, secondo Recalcati, è sempre una madre
multiforme, dove convivono molte possibilità diverse: non solo la mamma angelo, ma anche la mamma coccodrillo, non solo la madre della sentenza
inappellabile, ma anche la madre che sa perdere il
proprio figlio, non solo l’accuditrice della prole, ma
anche la moglie, l’amante, la donna. Recalcati ci
guida allora con mano sicura lungo una galleria di
figure del materno, tratte dalla sua esperienza clinica, dall’attualità ma anche dalla Bibbia, da libri e
film e, in definitiva, dall’esperienza di tutti. Così ci
aiuta a riconoscere nella grande varietà delle madri
possibili il profilo di una madre reale, non ideale, in
cui le possibilità convivono e lottano tra loro per il
sopravvento. E, soprattutto, sottolinea l’importanza
di non dimenticare mai, che si sia genitori o si sia
figli, che una madre è innanzitutto una donna e che
la sua femminilità non può che essere la base di ogni
maternità: quando la donna si annulla per diventare
madre, la famiglia soffre e rischia la catastrofe.
Benchmark
di Nico Tanzi
Il fotografo di provincia e la nemesi
della storia
Fenomenologia di un mestiere in via di estinzione
Pochi giorni fa ho incontrato un amico d’infanzia. Non lo vedevo da decenni. L’ultima volta
era stato a un matrimonio: avevo scoperto così che era diventato fotografo, aveva aperto uno
studio in provincia e viveva soprattutto grazie – appunto – ai matrimoni. L’album fotografico
era un “must” per ogni cerimonia nuziale, con tanto di ritratti alla sposa durante la preparazione, foto in chiesa (o in municipio), alla coppia in posa subito dopo il fatidico “sì”, agli invitati durante il banchetto di nozze, con gli immancabili gruppi di famiglia insieme agli sposi.
Da allora molte cose sono cambiate: e per i fotografi ancora di più. “Ormai è diventato impossibile sopravvivere con
la fotografia”, mi ha spiegato. “Nessuno chiama più un professionista per le foto di matrimonio: tutti hanno almeno
un amico o un parente che fa foto. E quasi nessuno distingue una buona immagine da una fotografia qualsiasi: e
allora perché spendere per un servizio professionale, quando puoi averle gratis dal cugino o dall’amico dilettante?”.
Morale della favola: il mio amico ha dovuto chiudere il suo studio, e trovare un altro modo per sbarcare il lunario. E con lui migliaia di altri fotografi, che da un giorno all’altro – o quasi – si sono ritrovati ad essere residui
inservibili di un’era tramontata per sempre. Era successo lo stesso a tanti altri mestieri nel corso della storia. Ai
cocchieri delle carrozze trainate da cavalli, per esempio, rese obsolete dall’avvento dell’automobile. O, per restare
nell’ambito dell’immagine, ai pittori con l’avvento della fotografia. Quando, nella seconda metà dell’Ottocento,
improvvisamente non ci fu più bisogno di tele e pennelli per farsi ritrarre: una fotografia in studio era molto più
rapida, ed economica.
In quegli anni gran parte dei pittori (almeno quelli meno dotati) restarono senza lavoro. I più fortunati fra loro
acquistarono un banco ottico e si convertirono alla fotografia, consegnando alla storia per la prima volta il ritratto
non solo di nobili e sovrani ma anche del popolo minuto: persino un contadino, una volta nella vita, poteva permettersi di portare la famiglia, con l’abito della festa indosso, in uno studio fotografico.
Oggi – quasi una nemesi della storia – tocca appunto ai fotografi ritrovarsi col sedere per terra. Se il motto
“tutto gratis” è quello che va per la maggiore, la fotografia non fa eccezione. Perché comprare un’immagine da
un professionista quando posso trovarne a iosa gratis su internet, magari su siti “social” come Flickr, oppure per
pochissimi soldi sui siti che offrono stock di foto “royalty free”? E così i fotografi chiudono baracca, e con loro le
agenzie fotografiche: anche i giornali, infatti, si accontentano spesso di foto non professionali, per risparmiare.
Con risultati imbarazzanti, il più delle volte. Ma non sempre.
Perché – e questo è il risvolto positivo della faccenda – in realtà la capacità di produrre immagini almeno discrete,
prima prerogativa dei professionisti, sembra si stia diffondendo presso una fascia sempre più ampia di persone. Fra
i miliardi di foto postate quotidianamente su Facebook o su Instagram, per esempio, se le schifezze, tecnicamente
parlando, sono ovviamente la maggioranza, le immagini di qualità accettabile aumentano sempre di più. Grazie
soprattutto alle app di elaborazione fotografica disponibili su un qualsiasi smartphone – vale a dire l’oggetto che
ha soppiantato la macchina fotografica nell’uso quotidiano di quasi tutti.
Un po’ il confronto quotidiano con le foto degli amici, un po’ le opportunità fino a poco tempo fa impensabili
offerte dalle app, sembra stiano contribuendo a una produzione inedita di “belle” immagini su vasta scala. A volte
confrontabile con quelle dei professionisti – o almeno dei meno capaci fra loro. Non so se questo porterà finalmente a un’ampia diffusione della cultura visiva; ma almeno qualche segnale incoraggiante c’è. E forse sarebbe il
caso che la scuola provasse a inserirsi in questo “trend”, contribuendo alla “alfabetizzazione” degli allievi. In quella
che molti ancora definiscono “civiltà dell’immagine”, sarebbe il minimo che ci si potrebbe aspettare.
giugno 2015 La Rivista - 43
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Totem RSI per “La lingua e la
cultura italiana in Svizzera”
Presentato lo scorso 22 maggio presso la Biblioteca cantonale di Lugano uno strumento
multimediale interattivo, munito di uno schermo touch-screen di 42 pollici, dedicato alla
lingua italiana, che consente all’utente di accedere facilmente ad una scelta di testimonianze audiovisive e di consultare i contenuti d’archivio selezionati.
C
on il dichiarato intento di favorire la
conoscenza e la promozione della lingua e della cultura italiana in Svizzera, il Forum per l’italiano in Svizzera si è fatto
promotore della realizzazione di un Totem
RSI mutlimediale e interattivo.
Cos’è un Totem?
Il Totem RSI è un prodotto editoriale della
Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI) sviluppato in collaborazione con
la Scuola universitaria professionale della
Svizzera italiana (SUPSI) con l’obiettivo di
facilitare la scoperta e la riscoperta della
memoria storica, sociale e culturale della
Svizzera italiana di cui le Teche RSI sono
detentrici. Con i suoi Totem la RSI crea veri
e propri luoghi di memoria che sono anche
occasioni di incontro dove passato e presente si intrecciano. Grazie a una tecnologia
moderna e intuitiva le possibilità di fruizione
si moltiplicano e le testimonianze d’archivio
rivivono nell’interesse e nella sorpresa di chi
scopre realtà a volte inaspettate. Rivolti a un
pubblico diversificato (dall’infanzia alla terza
età, dalle scolaresche al personale docente di
ogni ordine di scuola, dal pubblico generico,
singolo o a gruppi, a quello specialistico), i
Totem RSI sono pensati per essere istallati in
luoghi diversi, o per accompagnare iniziative
ed eventi durante i quali si intenda offrire
una selezione tematica dei contenuti multimediali conservati presso le Teche RSI.
che RSI, organizzati secondo filoni tematici
a partire dai quali si snodano gli itinerari
di navigazione: l’italiano nella realtà multilingue, l’italiano nella Svizzera italiana e
d’Oltralpe, il suo stato di salute nel tempo,
le sue frontiere e il contatto con le lingue
globali, l’italianità in Svizzera, il mito della
Sonnenstube e la sua evoluzione nel corso
degli anni, le presenze italiane in Svizzera, il
contributo degli esuli italiani alla formazione
delle nuove generazioni di artisti e scrittori,
l’apporto delle popolazioni migranti, il ruolo
della scuola e delle università nella promozione della lingua e della cultura italiane, la
civiltà italiana fra confini e sconfinamenti,
gli enti promotori dell’italianità in Svizzera,
ecc. Il Totem comprende più di 680 filmati
e un’ottantina di documenti radiofonici per
una durata complessiva di circa 140 ore.
Dove verrà esposto il Totem?
Dopo aver soggiornato per alcuni giorni alla
Biblioteca cantonale di Lugano - ed essere
presentato al grande pubblico il 6 e 7 giugno 2015 a Milano, nel Padiglione svizzero
di EXPO, nel contesto delle manifestazioni
organizzate dal Forum per l’italiano in Svizzera - al suo rientro il Totem sarà collocato
per alcune settimane presso la Biblioteca
cantonale di Bellinzona, per poi essere mes-
so gratuitamente a disposizione di altri enti
interessati.
Per richiedere il Totem è sufficiente rivolgersi
a [email protected] Il
Totem è destinato a viaggiare tra scuole, università, istituzioni, sedi di convegni, ecc., ogni
qual volta possa rafforzare l’obiettivo della promozione e della conoscenza della nostra lingua
e cultura. Esso può rappresentare quindi un’opportunità per conoscere meglio la nostra identità e la nostra cultura, nel contesto del plurilinguismo che contraddistingue il nostro Paese.
Chi ha realizzato il Totem?
Il Totem è stato realizzato dal personale della
RSI e della SUPSI responsabile per il settore e
con il coordinamento scientifico della Cattedra di Letteratura italiana della Prof. Dr. Tatiana Crivelli dell’Università di Zurigo. Oltre a
loro si ringraziano: Michael Schwarzenbach,
assistente presso l’UZH, e Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera. Il
Forum ringrazia sentitamente i seguenti enti
e istituzioni per aver sostenuto la realizzazione del Totem: Dipartimento dell’educazione,
della cultura e dello sport del Canton Ticino;
Fondazione Pro Helvetia; Promozione della
cultura Cantone dei Grigioni; Radiotelevisione svizzera di lingua italiana; Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
Tosca Dusina, valorizzazione Teche RSI e curatrice dei contenuti del Totem, ne illustra il funzionamento
durante la presentazione alla stampa
Quali materiali contiene il Totem?
Dal 1931 la RSI osserva e racconta il territorio della Svizzera italiana e il mondo tramite
la radio e, dal 1958, anche tramite la televisione. Questo fa sì che gli archivi della RSI,
con oltre 400.000 ore di contenuti audiovisivi, siano uno tra i luoghi di conservazione più
significativi per la memoria collettiva della
Svizzera italiana.
Il Totem RSI dedicato alla lingua e cultura
italiana in Svizzera è l’ottavo Totem targato RSI-SUPSI. Contiene una vasta scelta di
documenti audiovisivi provenienti dalle Te-
giugno 2015 La Rivista - 45
L’associazione Pro Ticino
compie cent’anni
U
n traguardo, sottolineato con uno
spettacolo al Volkshaus di Zurigo il
prossimo 13 giugno. Un’occasione per
ripercorre il passato e proiettarsi nel futuro.
Ne abbiamo parlato con Carla Ferrari: già
giornalista ed inviata speciale del Telegiornale
dell’allora TSI, direttore di quel canale sperimentale che fu Svizzera 4 (da cui discenderà
la decisione di istituire un secondo canale televisivo per ogni rete regionale della SSR), e
oggi presidente della Pro Ticino di Zurigo
“Altri tempi”, sospira Carla Ferrari. Il Ticino di
cento anni fa, prettamente rurale, era terra di
emigrazione. Lasciare Bellinzona per recarsi
(“sappiamo che il paragone è improponibile”)
anche solo a Zurigo, era come per noi oggi
lasciare Bellinzona per recarci a New York o
Bangkok. Un salto culturale, con le relative
difficoltà linguistiche e il conseguente isolamento (“al tempo non esistevano telefonini,
whatsapp, internet per poter comunicare”).
La storia ci dice che, ben prima del traforo
del Gottardo, le difficili vie di comunicazione
di quei tempi, non impedirono ai ticinesi di
spostarsi oltre che a nord del Gottardo o verso Francia e Inghilterra e persino in oltremare
nelle Americhe e in Australia.
Ecco dunque che, come del resto è accaduto
anche per le associazioni italiane, momenti
di aggregazione prendono forma sottoforma
di società di mutuo soccorso allo scopo di
proporsi come riferimento e offrire sostegno
a chi si veniva a trovare in una realtà pressoché sconosciuta.
È su queste basi che prede forma l’idea di
un’associazione che, come ricorda Adriano
Dolfini, Socio della sezione di Lucerna, nella
sua Storia della Pro Ticino, si concretizzerà
con la nascita della Pro Ticino.
“…Dopo aver discusso e approvato il progetto
di statuto in una riunione del 28 novembre a
Zurigo, venne diramata una circolare-invito, pure pubblicata sui quotidiani ticinesi, di
partecipare all’Assemblea generale che avrà
luogo il 12 dicembre 1915 alle ore 10.45 al
Casinò di Berna. Così il 12 dicembre 1915
46 - La Rivista giugno 2015
poco meno di 300 compatrioti si sono riuniti
a Berna e approvano lo statuto sociale. Il più
importante è l’art. 1 che definisce gli scopi
principali dell’associazione e cioè:
«La Pro Ticino ha per scopo: a) di riunire in
un sol fascio «tutti» i ticinesi domiciliati in
Cantoni confederati e di appoggiare e promuovere i loro interessi morali e materiali,
Carla Ferrari è Presidente della sezione zurighese della Pro Ticino
favorendo la conservazione del loro carattere
etnico originario. b) di migliorare e accrescere
i buoni rapporti fra Ticino e gli altri Cantoni,
coltivando i sentimenti patriottici e le relazioni fraterne fra i propri soci e le popolazioni
fra le quali sono ospitate. c) di assecondare
e promuovere il benessere economico appoggiando energicamente tutte le iniziative
che mirino ad aprire nuovi campi di attività
alle numerose e valide forze del paese, nuovi
mercati ai prodotti del suolo, dell’industria e
dell’intelligenza, e nuove vie del traffico.»
Il Comitato centrale viene composto come
segue:; pres. Augusto Rusca (Basilea), VP dott.
Daniele Pometta (Lucerna), segr. generale
dott. Felice Gianini (Berna), segr. ass. delegati
Pio Gusberti (Basilea), membri: G. Pedrazzini
(Zurigo), ing. Elvezio Bruni (Zurigo), Ettore
Franzoni (Berna), Ant. Crivelli (Neuchâtel),
Maurizio Riboni (Losanna). Revisori: Ampellio
Regazzoni (Friborgo), Aldo Varesi (Bienne). La
denominazione «Pro Ticino» aveva sollevato
alcune perplessità. La nuova associazione, più
che una «Pro Ticino» in senso gretto e egoistico, è una «Pro Patria» nel senso più alto e
nobile dell’espressione. Non avendo però trovato, dopo approfondite e laboriose ricerche,
un nome più idoneo, non restò altro che da
adottare la soluzione di compromesso «PRO
TICINO»! Trascinati dal pres. Augusto Rusca,
già nel 1916 a Zurigo venne organizzata la
1. settimana ticinese di Zurigo, che ebbe un
grandissimo successo di partecipazione e finanziario (utile netto di ben fr. 16’358.35 di
allora!). Nello stesso anno Augusto Rusca è
fra i promotori della Fiera Campionaria di Basilea, dove il «Grottino ticinese» troverà una
sede stabile”.
Oggi come allora la Pro Ticino, in un contesto
completamente diverso, continua sulla falsa
riga di quelli che furono gli intenti dei suoi
fondatori.
“Siamo un esercito di volontari”, ci dice Carla
Ferrari. La sezione di Zurigo che presiede da
un paio d’anni annovera circa 500 soci. Lo
spirito associativo e il senso di appartenenza
comunque permangono. Restano attuali le
iniziative “di servizio assistenziale”, soprattutto nei confronti di chi è solo o emarginato.
Ecco, pertanto, che l’associazione si occupa
di effettuare visite in ospedale a ticinesi anziani, mentre con cadenza mensile organizza
un pranzo comunitario con gli anziani.
Certo, oggi il ricambio generazionale è più
difficile.
D’altronde, Carla Ferrari è convinta che sia
compito dell’Associazione avvicinarsi e adattarsi al mondo dei giovani, dal momento che
non si può pretendere che questi ultimi debbano sentirsi galvanizzati dal fatto di partecipare a pranzi con over 75enni. Non si può
neppur ignorare che i giovani d’oggi hanno
molti impegni di studio e di lavoro e Zurigo
offre loro una ricca varietà di occasioni di
svago e di intrattenimento.
Detto questo, va comunque annotato che
la partecipazione di giovani ticinesi (“la
loro presenza all’Università e al Politecnico è
massiccia”) in determinante occasioni fornisce riscontri confortanti. Lo testimoniano la
grande partecipazione alla serata “Boccia e
Rock”, che ha visto confrontarsi in una sfida
sul campo di bocce i tre campioni svizzeri e
alcuni importanti esponenti del mondo dello
spettacolo, quali il chitarrista dei Gotthard,
Jacky Marti, giornalista radiofonico già direttore della della Radio della Svizzera italiana
(quando la direzione non era ancora accomunata a quella della TSI) e noto organizzatore di Estival Jazz, e Beni Thurnheer ‘mitico’
commentatore sportivo della SRF.
Successo bissato lo scorso anno, nel mese
di settembre, dall’organizzazione dei Campionati Europei di bocce assegnata- e Carla Ferrari ne va giustamente fiera – alla Pro
Ticino di Zurigo. Detto per inciso, il ticinese
che allora vinse il titolo europeo “ha avuto il
buon gusto” di aggiudicarsi recentemente il
titolo mondiale.
Nell’anno in corso, oltre all’evento che
celebra il centenario con la messa in scena del Concerto “Sacra Terra del Ticino”.
(vedi riquadro sulla pagina accanto), in
autunno l’Associazione organizzerà un
incontro sul tema “L’italianità nel mondo
della finanza e sul posto di lavoro”, che
vedrà Sergio Ermotti, CEO di UBS, in qualità di referente.
Sono tutte iniziative che dimostrano come
la Pro Ticino, pur mantenendo il tratto
distintivo, che deriva dall’attaccamento
al terra d’origine e alla propria cultura (“i
nostri incontri sono in lingua italiana,ma
quando serve sappiamo cavarcela anche il
lingua locale”), si rapporti alla realtà locale, nella quale sono presenti, oltre naturalmente a quella svizzero-tedesca, anche
le comunità di altre etnie. Prima fra tutte
quella italiana, che per affinità di lingua
e cultura è fisiologicamente la più vicina.
Non è un caso se la Pro Ticino è uno dei
promotori e degli animatori della rassegna
‘Zurigo in Italiano’.
13 Giugno Volkshaus Zurigo: Concerto Sacra Terra del Ticino
La Pro Ticino compie 100 anni!
Un traguardo ragguardevole se si pensa che in piena rivoluzione digitale l’associazione riesce
a riunire membri e simpatizzanti in manifestazioni e incontri conviviali, sportive e culturali.
Per questo centenario la sezione di Zurigo, la più grande a livello nazionale e internazionale,
propone, forse per l’ultima volta, la messa in scena del Concerto “Sacra Terra del Ticino”.
Un’opera grandiosa, unica nel suo genere e che ancora oggi, chi ha avuto la fortuna di assistervi, ricorda con grande emozione.
Un’opera importante firmata da nomi storici della cultura ticinese.
Il testo è di Guido Calgari, autore, regista e professore di italiano al Politecnico di Zurigo. La
musica è del Maestro Gian Battista Mantegazzi, una delle figure più importanti del mondo
musicale ticinese e per un decennio direttore della Stadtmusik di Zurigo.
Gli interpreti:
Canterini di Lugano
I Vus di Canöbia
Banda di Canobbio
Dirigente: Mo. Marco Piazzini
Narratore: Roberto Bottinelli
Ben 100 persone fra coristi e musicisti saranno sul palcoscenico del Volkshaus di Zurigo il
13 giugno, alle ore 16.30, per questo concerto che in 5 parti, intercalati da un racconto con
sola voce, vuole riaffermare i valori di libertà, pace e giustizia tra i popoli d’Europa.
Il concerto già dalla sua prima esecuzione è sempre stato rappresentato in momenti storici
del paese. Al suo esordio conobbe un successo travolgente all’Esposizione Nazionale di Zurigo nel 1939. L’Europa stava per vivere una delle sue più grandi tragedie: la seconda guerra
mondiale. Guido Calgari colse con grande intuito e preoccupazione questo grave momento
e scrisse 5 capitoli dedicati alla libertà, ai dolori, al lavoro, alle feste e alla Patria.
Oggi la Svizzera, al centro di un’Europa impegnata in un lungo, ma continuo e progressivo
cammino di cooperazione e integrazione, vive un controverso amor di patria, in bilico tra la
volontà di partecipare al futuro del Continente e la paura di un avvenire nuovo.
In questo contesto l’amor di patria del Ticino non potrà che essere quello di riassumersi il
ruolo di ponte fra i popoli e le culture.
I valori che propone la Sacra Terra del Ticino sono di grande attualità proprio perché sono
costantemente rimessi in discussione per non dire minacciati.
Info e prenotazioni biglietti (30.--):
e-mail: [email protected]
Tel. 079 6931661
giugno 2015 La Rivista - 47
Busoni a Zurigo,
Boccioni in Italia,
la dama russa a Pully
di Giuseppe Muscardini
Umberto Boccioni, manifesto per la Società Svizzera di Assicurazione “Helvetia”, 1909, tecnica
litografica, Milano, Civica Raccolta delle Stampe
Achille Bertarelli
Umberto Boccioni, Autoritratto, 1905, olio su tela, cm. 51,4 x 68,6
NewYork, Metropolitan Museum of Art
Q
uando Ferruccio Busoni, affermato
pianista e compositore esiliato volontariamente a Zurigo, il 31 agosto 1916 pubblicò nella prima pagina della
Neue Zürcher Zeitung l’articolo Der Kriegsfall Boccioni, l’amico pittore ed esponente
del Futurismo italiano era scomparso da
due settimane.
Memento per l’artista
Arruolatosi nell’Esercito dopo l’entrata in
guerra dell’Italia, il pittore trentaquattrenne
fu vittima di un incidente fatale nei pressi di
Chievo, nel veronese. A provocarne la morte
una cavalla imbizzarrita di nome Vermiglia,
che l’aveva disarcionato facendogli battere
il capo e trascinandolo a lungo sulla strada
sterrata: un piede era rimasto impigliato
nella staffa. Da Zurigo il musicista volle per
l’occasione tracciarne il profilo biografico e
artistico, ricorrendo al contenuto della loro
corrispondenza epistolare e al ricordo di un
recente incontro sul Lago Maggiore, dove
Boccioni aveva ritratto Busoni presso la villa
di amici: Ich verliess Boccioni vor weniger als
zwei Monaten am Lago Maggiore, wo er ein
48 - La Rivista giugno 2015
kräftiger Porträt meiner selbst gemalt hatte.
Boccioni aveva realizzato nel 1916 il ritratto
di Busoni, rivelando poco prima della morte
un allontanamento dalle linee formali del
Futurismo, a cui aveva aderito con entusiasmo. Non erano trascorsi neppure dieci anni
dal periodo romano, contrassegnato da frequentazioni e amicizie significative.
È invece del 1906 l’autoritratto del pittore,
ritrovato nel 1979 sul retro di un più noto
dipinto del 1908, oggi conservato alla Pinacoteca milanese di Brera: coperto da una
patina grigia, il quadro denota i segni evidenti di “ripensamenti” stilistici. Nel 1907 il
venticinquenne Boccioni aveva poi esplorato
con interesse le sale della Biennale di Venezia, ricevendone un’impressione poco entusiasmante, fatta eccezione per la cosiddetta “Sala del Sogno”, dove erano raccolte le
opere di Gaetano Previati, Plinio Nomellini,
Angelo Morbelli, Galileo Chini, Alberto Martini, Maurice Denis, Franz von Stuck e altri
simbolisti. Qui Il giorno di Gaetano Previati,
parte di un trittico realizzato nello stesso
1907, regalò a Boccioni la percezione di una
nuova grandezza, incarnata nel pittore divi-
Nel suo studio sulla
Scheuchzerstrasse,
tratto stradale che oggi
unisce Riedtilstrasse a
Ottikerstrasse, Ferruccio Busoni pose mano
nell’agosto 1916 ad
un celebre scritto per
commemorare Umberto Boccioni. L’articolo
uscì di lì a poco sulla
Neue Zürcher Zeitung.
sionista che privilegiava temi sociali.
Non per questo Boccioni disdegnò o respinse commissioni redditizie, come quella
assegnatagli nel 1909 dalla Società Svizzera di Assicurazione Helvetia di Zurigo,
per la quale realizzò un manifesto raffigurante un luminoso angelo custode con
una grande àncora sul davanti, su cui spicca l’emblema della Confederazione. Nello
sfondo un’alba radiosa sulle cime innevate.
Il manifesto porta la firma U. Boccioni, distinta e ben visibile sul lato destro, all’altezza dello scudo rossocrociato.
Una vicenda personale
Sulla parete d’angolo dell’edificio di Scheuchzerstrasse 32, dove Busoni occupò un ap-
partamento al primo piano, oggi è apposta
una targa in metallo brunito: Zur erinnerung an Ferruccio Busoni der von 1915-1920
in diesem Hause lebte. Seine Freunde. Facile immaginarlo chino sul tavolo da lavoro
a redigere il suo testo per onorare l’amico
pittore scomparso da pochi giorni. Non un
accenno, nel ricordo di Busoni, a una vicenda personale di Umberto Boccioni, taciuta
per doverosa discrezione: nove anni prima
il pittore aveva avuto un figlio, mai riconosciuto, dalla russa Augusta Petrovna Popoff,
all’epoca sposata con il funzionario ministeriale Sergej Berdnicoff.
La necessità di innovare e di innovarsi si era
manifestata nel fatidico 1906, quando uno
scoramento personale lo aveva indotto a
raggiungere Parigi dove aveva soggiornato
cinque mesi, trascorsi nei musei davanti alle
tele di Cézanne e di Van Gogh. E a Parigi
aveva conosciuto Augusta Petrovna Popoff,
con cui aveva stretto una relazione risoltasi
più tardi con una gravidanza e la nascita di
un figlio il 26 gennaio 1907.
Ospite dei coniugi Berdnicoff, nell’agosto
del 1906 aveva intrapreso un viaggio in
Russia, visitando le città di Tzaritzin, Mosca
e San Pietroburgo, e accorgendosi ben presto dell’inquietante clima pre-rivoluzionario
che dilagava nelle strade, nelle case, nei circoli studenteschi e culturali della capitale.
Erano esplose bombe, con gravissimi danni
per la popolazione civile: quasi cinquecento
vittime in tre mesi di attentati, vendette e
rivolte. I generali zaristi si erano mostrati implacabili nella repressione di scioperi
e manifestazioni operaie. Qualche colpo
di fucile o di pistola si era sentito pure a
Tzaritzin (poi rinominata Stalingrado o ora
Volgograd) dove vivevano i Berdnicoff; ma
rispetto a Mosca e a San Pietroburgo (poi
rinominata Leningrado), la cittadina era
sembrata a Boccioni meno esposta alla furia belluina dei generali di Nicola II e alle
crescenti rivendicazioni dei socialisti massimalisti. Relativamente tranquilla era dunque Tzaritzin, dove l’ordinario svolgersi delle
giornate non era turbato da sommosse e insurrezioni, rendendo possibili le passeggiate
nei dintorni, le uscite domenicali in campagna con vivande al seguito, i ritrovi nella
tranquillità domestica. Questo si rileva da
una fotografia datata 1906 che ritrae Boccioni e i Popoff sull’ampio balcone di casa.
O da una seconda fotografia, su cui il giovane pittore scrisse: Tzaritzin 1906. Ricordo
di una gaia compagnia. Niente che lasciasse
presagire, da quella campagna soleggiata, i
tumulti ormai frequenti di San Pietroburgo
e di Mosca, dove erano in atto scioperi, cariche furibonde dell’esercito, espropri, assalti
ai treni e ai furgoni statali per il trasporto
di valuta. La Rivoluzione d’Ottobre, l’evento epocale che sconvolse l’Europa e affossò
l’egemonia zarista, scoppiò esattamente
undici anni dopo questi fatti, nell’ottobre
del 1917. Ma Umberto Boccioni non ebbe
modo di assistervi.
Incontro a Pully
Neppure Augusta Petrovna Popoff poté assistervi, perché dopo la separazione dal marito Sergej Berdnicoff, nel 1912 emigrò in
Svizzera insieme al figlio Pietro e alla madre Sofia, raggiungendo la sorella Nadejda,
da tempo residente a Pully, presso Losanna.
Nella ridente località affacciata sul Lemano ritratta da Felix Vallotton nel 1891 in
un luminoso quadro intitolato Le port de
Pully, Boccioni e Augusta si rividero intorno al 1912 o al 1913. Lo ha recentemente
ipotizzato lo studioso ticinese Laureto Rodoni, curatore di una pubblicazione sul ritrovato carteggio di Boccioni con Ferruccio
Busoni in un archivio berlinese. Rodoni ha
intrattenuto una corrispondenza con una
cugina di Pietro di nome Olga, apprendendo da lei del destino avverso di Augusta:
lasciato il figlio Pietro alla sorella Nadejda,
era tornata in Russia dopo la Rivoluzione
d’Ottobre, spegnendosi nel 1920 all’età di
quarant’anni. Sul possibile incontro in Svizzera tra Umberto ed Augusta è lecito oggi
fantasticare. Dalle testimonianze raccolte
da Laureto Rodoni, si presume sia avvenuto
nello stesso sfondo romantico del porto di
Pully raffigurato nell’azzurrissima tela di
Vallotton, fra il naturale imbarazzo dei due
protagonisti di questa storia infelice.
Ritratto fotografico di Ferruccio Busoni
La Scheuchzerstrasse di Zurigo nel 1910
giugno 2015 La Rivista - 49
Cinema e visioni di realtà
A colloquio con Luciano Barisone
direttore di Visions du réel festival internazionale
del cinema di Nyon
di Morena La Barba
D
al 17 al 25 aprile 2015 si è tenuta a
Nyon la 46esima edizione di uno dei
più importanti festival svizzeri di cinema. Da quest’anno la European Film Academy, che decreta ogni anno l’oscar europeo
del documentario, ha incluso Visions du réel,
assieme al festival del cinema di Locarno,
nella lista dei festival che raccomandano le
prime mondiali.
Luciano Barisone e Carlo Chatrian, attuale
direttore del festival di Locarno, hanno collaborato nel passato, a vario titolo, al Festival
dei Popoli di Firenze. Il primo, “festival etnografico e sociologico”, sorto nel 1959 a Firenze, accoglieva all’epoca i segnali di quelle
correnti intellettuali da cui sorsero scuole di
pensiero, autori di riferimento, concetti del
cinema documentario e delle sue varianti
quali il direct cinema o il cinéma vérité.
Tra i 3200 film arrivati al comitato di selezione da tutto il mondo, i 650 preselezionati
e i 166 film programmati, Vision du réel offre
oggi al comitato di selezione una sorta di
barometro sull’evoluzione del cinema e sullo
stato delle cose nel nostro pianeta. Ne discutiamo con Luciano Barisone.
Il festival di Nyon, ad un certo punto della sua storia, rifiuta l’appellativo di festival del documentario
per rivendicare un cinema del reale,
un cinema che nasce da visioni della
realtà. Cosa resta oggi delle idee di
cinema, dei concetti, delle definizioni, delle scuole che hanno preceduto questa scelta?
Non sono le scuole di pensiero che definiscono il cinema, ma il cinema che definisce le
scuole di pensiero. I concetti, le definizioni
emergono quando il film è già definito. Il
termine documentario nasce da qualcosa
che è già esistito, il film esiste prima della
sua definizione. Oggi siamo in una fase di
transizione. Il cinema che noi presentiamo è
ibrido, in mutazione, non è né fiction, né documentario in senso stretto. È un lavoro che
parte dalla realtà, ma che include la verità
50 - La Rivista giugno 2015
circa 200 ore di materiale. È in pieno lutto e
aspetta. Quando elabora il lutto si decide a realizzare un film a memoria futura, pensa che
i giapponesi avrebbero voluto vedere la vita di
una loro famiglia prima che fosse spazzata via
dalla bomba. Costruisce la sua storia al montaggio, la sua necessità è di costruzione drammatica: c’è la realtà del girato ma anche la
manipolazione del regista che ricrea la realtà.
Questa è una realtà del pensiero e dell’azione
che coincidono, convivono sullo schermo.
La particolarità che contraddistingue il cinéma du réel mi sembra sia
il fatto di partire da una relazione
che apre uno spazio in una prospettiva temporale estesa.
Luciano Barisone
e la menzogna, è il frutto di una realtà che
comprende anche la realtà del pensiero di chi
filma, che accoglie il reale e l’immaginario.
Per realizzarlo si adottano anche gli artifici
tipici della finzione, e questo affinché il film
trovi la sua verità. Per me l’unica verità che
esiste è quella del film che diventa oggetto
che appartiene al mondo, e in quanto tale
analizzabile, interpretabile, amabile, detestabile. Nelle nostre scelte di programmazione
non c’è una scuola di pensiero. Quello che
noi ci proponiamo è di arrivare a mettere le
persone in osmosi, in contatto con le emozioni e le situazioni che il cineasta ha filmato,
incluse le sue. Il nostro spettatore perfetto è
un captatore di emozioni.
Ma questa relazione è multiforme. Nel film
Of the North di Dominic Gagnon, che ha ottenuto il premio come film più innovativo,
l’idea del regista è quella di comporre un film
partendo dal materiale trovato su YouTube.
Lui definisce il suo cinema “un gesto surrealista”, come Luis Buñuel che tagliava l’occhio
ne Il cane andaluso, perché vuole far sentire
allo spettatore il disagio del mondo. Le persone filmano perché sono esibizioniste, ma
dietro ciò si nasconde une serie di confessioni online, che sono sostanzialmente delle
richieste di aiuto inespresse. Dietro il film c’è
un’idea teorica. Il riferimento è al film Nanook of the North di Flaherty del 1922. Flaherty
parte nell’Artico per fare un film etnografico
sugli eschimesi, ma la pellicola girata brucia,
non ha più soldi per ripetere l’esperienza,
allora ritorna sul posto, costruisce una sceneggiatura e fa recitare i protagonisti: è la
nascita del documentario. Oggi non c’è più
bisogno di Flaherty, i discendenti di Nanook
si fanno il cinema da soli, quella cultura non
esiste più, c’è solo una localizzazione geografica, “il grande Nord”. Il film è un ibrido,
un modo di rapportarsi ad una realtà rima-
sticata dai media, da Youtube, in interazione
con la sensibilità del cineasta.
Il film fa emergere un bisogno di relazione con l’altro che oggi si esprime su Internet; evoca un tempo
della vita che si situa su coordinate
temporali in riferimento alla storia
di Nanook, e percorre uno spazio,
sia pure virtuale, un viaggio verso
una frontiera sconosciuta.
Alla base di tutto c’è l’incontro, che tu chiami
relazione, con una persona, una situazione,
un tempo, un’epoca, che crea un’interrelazione di sensibilità. Un incontro che può essere uno scontro. Noi ci chiamiamo “visioni
del reale”; il termine visione non è neutro,
implica un progetto. C’è il reale inteso come
mescolanza di realtà davanti alla macchina
da presa e pensiero di quello che la filma, e
quindi immaginario, e dall’altra parte c’è la
visione, che non è un’immagine, ma un progetto di mondo. Questi elementi sono legati
allo spazio e al tempo come tu dici, e per vari
motivi. Spazio, perché ognuno di questi cineasti inquadra una porzione di realtà, e la
costruzione di questa porzione di realtà è legata strettamente al risultato finale. Il cinema è un rapporto fra spazi e corpi che messi
in prospettiva generano delle idee. L’elemento spazio è fondamentale anche in termini
temporali, perché il film funziona quando
si crea uno spazio temporale attraverso il
montaggio che è la respirazione del film. Ed
è questo spazio che permette a noi spettatori
di entrare nel film, di impadronircene, di farlo
nostro e di incominciare a riflettere. Se non
c’è questo spazio in relazione al tempo, il film
non viene captato: o viene individuato come
troppo difficile, duro, noioso, oppure come
troppo autoritario, come la magia di un illusionista che cerca di imbobinarti.
Nel tipo di cinema che noi cerchiamo di
Sembrano comunque persistere degli elementi di distinzione tra film
di finzione e film documentari.
Il documentario si distingue dal cinema puramente di finzione per il fatto che non c’’è una
sceneggiatura scritta con dei dialoghi, anche
se c’è una scaletta di situazioni. Si può girare
avendo già in testa una struttura, una scaletta
con la scelta delle inquadrature, come nella
fiction, oppure si può filmare per tanto tempo
e poi costruire il film al montaggio. Prendiamo
ad esempio il film Homeland (Iraq Year Zero),
il film iracheno di Abbas Fahdel vincitore di
questa edizione. Il regista inizia a filmare nel
2003, alle soglie della guerra, la vita della sua
famiglia. Dopo i bombardamenti si ritrova con
Il direttore di Vision du Röel con Claude Ruey, Président de Visions du Réel, e il Consigliere federale
Alain Berset
giugno 2015 La Rivista - 51
mostrare lo spazio come costruzione di una
relazione, della distanza e della vicinanza, è
una delle questioni fondamentali. Il cinema
costruisce una relazione spaziotemporale
triangolare tra chi sta davanti, chi sta dietro la macchina da presa e lo spettatore: è
in questo triangolo che funziona il cinema.
E cosa pensi della nozione di viaggio, spostamento, frontiera?
La frontiera nel senso di margine, è anche
precipizio, punto in cui si può arrivare col
rischio di cadere. Nell’introduzione al catalogo 2015 cito alcuni passi di Note sul
cinematografo di Robert Bresson: il livello
cinematografico di quello che proponiamo,
i nostri criteri sono lì. Quando lui cita Cézanne: “ogni tocco di pennello rischio la mia
vita”, questo per me è l’elemento limite, l’estrema necessità di andare oltre. Se non c’è
rischio tutto diventa banale. Tutti i cineasti
che noi cerchiamo rischiano, anche con risultati talvolta imperfetti. Dominique Dubosc regista del film Memoria desmemoriada
presente in questa edizione, ha detto: “mon
film est fini mais il est inachevé”. Questi film
che cercano si concludono ad un passo dalla
soglia, non sono l’opera comoda che fa piacere al pubblico borghese che vuole vedere
dei film che lo mettono in pace con la sua
cattiva coscienza. Molti dei film selezionati
ti fanno lavorare perché continuano a farti
riflettere a lungo dopo la visione. Anche se
non ti piacciono.
Lo spettatore quindi viaggia con
l’autore verso frontiere sconosciute
ma che lo rimettono in discussione.
Tutto il nostro sistema si interfaccia con il
tema del viaggio: i cineasti viaggiano per filmare, noi viaggiamo per andare a incontrare i
cineasti, i film viaggiano per arrivare qui e poi
ripartono per viaggiare altrove. Il viaggio è un
elemento della circolazione del pensiero.
Non credi che il cinema abbia il potere di creare comunità, collettività?
È quello che speriamo. Il cinema crea comunità perché chiede di intervenire, non come
la televisione che crea dipendenza. È un cinema di civiltà.
Mi sembra che la questione religiosa, spirituale, emerga in molti film.
Che relazione c’è tra il disagio attuale e il bisogno di spiritualità? Le
grandi religioni monoteistiche sembrano ben raccogliere questo bisogno di spiritualità.
Lo raccolgono manipolandolo. Ma non si può
generalizzare. La situazione è complessa. Lo
stato islamico per esempio è combattuto
da altri musulmani. Lo stato di disagio del
mondo è evidente, io non sono ottimista. Di
fronte al disagio c’è una possibile rivolta ide-
52 - La Rivista giugno 2015
Un’inquadratura di Memoria desmemoriada
ologica, emotiva o il rifugio nella dimensione
spirituale. C’è chi cerca una strada spirituale,
di isolamento dal mondo, di rinuncia al cambiamento e chi usa la spiritualità in termini
politici come lo stato islamico.
Il cinema è anche un’educazione a
guardare altrimenti, per capire gli
elementi del consenso, della legittimazione. Mi sembra che i film visti a Nyon offrano un’alternativa al
monoteismo della visione, del siste-
ma, invitano ad andare verso l’altro,
a guardarlo negli occhi. Questo cinema può ridare uno sguardo alla
pluralità del mondo, ricostruire una
relazione, dare una prospettiva diversa?
In effetti, uno spettatore mi ha detto: “ma
non c‘è un film uguale all’altro!”. L’importante
comunque è porre delle domande per suscitare dei dubbi. Questo è un po’ la base di
tutto. Questo è un cinema che interroga, ma
non posso dire quali saranno le risposte.
Un’immagine dal film Of the North di Dominic Gagnon, che ha ottenuto il premio come film più innovativo. l’idea del regista è quella di comporre un film partendo dal materiale trovato su YouTube
Sequenze
di Jean de la Mulière
Woman
in gold
Victoria
Big Game
Uno dei dipinti più famosi d’Austria, Ritratto
di Adele Bloch-Bauer di Gustav Klimt, è detenuto dallo stato indebitamente, in seguito
al sequestro operato dai nazisti ai danni dei
legittimi proprietari, una famiglia ebrea. Alla
fine degli anni ‘90 la morte di una delle due
sorelle ultime eredi della stirpe, fa scoprire
all’altra l’esistenza di una lotta per riavere
il quadro, proprio in coincidenza con la decisione dello stato austriaco di inaugurare
una politica di restituzione delle opere d’arte
rubate dai nazisti. Determinata a riavere il
quadro, non per ragioni venali, ma per una
questione di principio, come forma di risarcimento per tutto quello che lei e la sua
famiglia hanno subito dagli austriaci, Maria
Altmann, da decenni residente in America,
trona in patria con un avvocato e scopre che
in realtà lo stato non vuole assolutamente
cedere il suo quadro più importante (è il ritratto oggi più caro: il magnate newyorkese
dei cosmetici Ronald Lauder lo ha acquistato
a un prezzo intorno ai 135 milioni di dollari). Parte così una battaglia legale di Davide
contro Golia.
Pensato tutto intorno a Helen Mirren, che
veste i panni della protagonista, il film indugia su di lei. Il risultato è però piuttosto
convenzionale, a partire dalla classica dinamica della coppia improbabile intorno a cui
si articola il film: ora è l’avvocato a non essere convinto di voler assistere Maria, ora è lei
che pensa di rinunciare all’estenuante battaglia legale e diplomatica necessaria per recuperare il suo ricordo di famiglia, ma alla fine,
i due finiscono per fare coppia e intendersi,
nonostante la burocrazia di una nazione che
non si cura delle pene individuali.
Victoria (Laia Costa), una ventenne di Madrid,
trapiantata da poco a Berlino, balla da sola
in club. All’uscita dal locale incontra Sonne
(Frederick Lau), un ‘Berlinese Doc” insistente
e gentile, in giro con i suoi amici, con i quali
è appena stato respinto all’entrata di un club.
Tra i due è subito attrazione. Nasce una piccola intimità, fatta di storie, confessioni, sogni,
il racconto di una vita. Vagano per le strade
notturne di Berlino, comprano da bere allo
‘Spätkauf’, salgono sui tetti per guardare la
città da una prospettiva nuova, fino a quando Sonne & Co. sono chiamati a rapinare una
banca per saldare un vecchio debito.
Presentata alla 65. Berlinale, dove ha ricevuto con l’Orso d’Argento per il miglior contributo tecnico al direttore della fotografia, Victoria è un’opera girata fino all’ultimo respiro,
resa ancor più elettrica dall’utilizzo manuale
della macchina da presa che schizza nervosa
inseguendo i suoi protagonisti (il film non ha
avuto alcuna fase di montaggio). Quello che
comincia come un normale flirt all’uscita di
un club si trasforma in una corsa adrenalinica verso una rapina con armi e cattivi veri. Il
dramma giovanile iniziale si trasforma nell’inaspettato e la tensione erotico-amorosa si
disperde in un crescendo di emozioni nervose
alimentate dall’urgenza di salvarsi la pelle.
L’avventura incosciente di una ragazza affamata di vita prende la piega di un action movie per la lotta alla sopravvivenza dalle tinte
noir a cui partecipiamo con il fiato sospeso.
Victoria è un film di atmosfera in cui la metropoli – alla maniera dei film noir – è il palcoscenico che ospita l’azione. Un racconto
in tempo reale, così fortemente realista da
essere più potente della realtà.
Com’è stato per i suoi antenati, anche per
Oskari, timido tredicenne finlandese, è giunto il momento di affrontare ciò che il destino
riserva ai giovani del suo popolo: anche per
lui è giunto il momento di sottoporsi alla
prova che lo farà diventare ‘grande’. Armato
solo di arco e frecce, dovrà trascorrere un
giorno e una notte da solo in una foresta
impervia e tornare dalla famiglia con ‘un
trofeo’ per dimostrare a tutti il suo coraggio.
Ma quello che lo aspetta ha dell’inimmaginabile: tra le insidie di una foresta innevata
Oskari incontrerà, in una capsula di salvataggio che sembra piuttosto un minifrigo,
malconcio e un poco ammaccato, niente
meno il presidente degli Stati Uniti, scampato ad un attacco terroristico che ha abbattuto l’Air Force One. Incastrati in un letale
gioco del gatto col topo, con solo poche ore
rimaste, Oskari e il Presidente devono far
squadra per sopravvivere alla notte più straordinaria della loro vita.
Due vite agli antipodi improvvisamente si
troveranno legate per la sopravvivenza riuscendo a fuggire ai terroristi che si ritrovano
alle calcagna. L’uomo più potente del mondo si troverà nelle mani di un giovanissimo
cacciatore in un inusuale quanto inaspettato
scontro di culture, generazioni e società.
Presentato al Festival di Toronto nel 2014,
Big Game, che riporta Samuel L. Jackson sul
grande schermo, per la prima volta nei panni
del presidente, è ambientato nello scenario
mozzafiato delle foreste della Bavaria. La
scenografia naturale diventa un fattore determinante nella narrazione che ne esalta la
grandezza, l’epicità e la spettacolarità delle
scene d’azione e non solo.
di Sebastian Schipper
di Jalmari Helander
di Simon Curtis
giugno 2015 La Rivista - 53
Fino al 7 luglio al Landesmuseum di Zurigo
Il meglio delle fotografie
giornalistiche svizzere
L
a Svizzera non è un’isola, né un posto
idilliaco, né tanto meno un museo.
Lo dimostrano le immagini vincitrici
di Swiss Press Photo 2015, prime fra tutte
quelle di Yvain Genevay, il fotografo Swiss
Press dell’Anno 2014 che per «Le Matin
Dimanche» ha documentato il destino di
una famiglia di profughi siriani. Le migliori
fotografie giornalistiche svizzere, suddivise
in sei categorie, sono in mostra al Museo
nazionale Zurigo fino al 7 luglio 2015.
stati assegnati riconoscimenti per opere fotografiche d’eccellenza in altre cinque categorie. Stephanie Borcard e Nicolas Metraux,
nella categoria «Vita quotidiana», mostrano
una vita dignitosa prima della morte, documentando con immagini circostanziate ma
discrete, realizzate per Swissinfo e 24 Heures, la vita di tutti i giorni in una casa per
malati di Alzheimer, gestita in Thailandia da
uno svizzero – un pezzo di Svizzera lontano
dai problemi del lusso.
In «Reportage svizzeri, Helmut Wachter
scopre una patria senza veli nel villaggio
grigionese di Schlans, dove in inverno si
svolge ancora la macellazione casalinga: nessun folclore, ma semplicemente
tradizione e vita vissuta. Vita vissuta
che si riscontra anche sul volto dell’ottantenne Giovanni Vassalli, fotografato
da Flavia Leuenberger per il settimanale
ticinosette, nella categoria «Ritratti». Annick Ramp per la Neue Zürcher Zeitung
Nell’ambito del servizio «Drame de l’asile
– une jeune femme syrienne» pubblicato nel domenicale Le Matin Dimanche,
Yvain Genevay ha fissato in immagini il
destino di una famiglia di profughi siriani
ricondotta in Italia dalle autorità. A Domodossola la madre Suoha dà alla luce
un bambino morto. Sulla panchina dove
Genevay realizza il ritratto della famiglia
c’è un posto vuoto: la morte li ha seguiti
dalla Siria.
Genevay è nato il 9 maggio 1967 a Orbe.
Fotografo per la stampa da 25 anni, attualmente lavora per Le Matin e Le Matin
Dimanche come fotografo a tempo pieno,
specializzato in reportage e ritratti.
«Swiss Press Photo 15»: i vincitori
Il Museo nazionale Zurigo espone per la
tredicesima volta le migliori fotografie
giornalistiche svizzere. 232 fotografi hanno sottoposto 3147 immagini al vaglio
della giuria internazionale chiamata a selezionare gli scatti da premiare.
Con il concorso «Swiss Press Photo» creato nel 1991, la fondazione Reinhardt
von Graffenried intende promuovere il
fotogiornalismo in Svizzera. «Swiss Press
Photo» è diventato un marchio di qualità che contraddistingue l’eccellenza del
lavoro svolto dalle fotografe e dai fotografi svizzeri.
Oltre a Yvain Genevay, vincitore del premio
principale e della categoria «Attualità», sono
54 - La Rivista giugno 2015
Stephanie & Nicolas Borcard & Metraux, Fading Memories (Series), Swissinfo, 24 Heures.
© Stephanie & Nicolas Borcard & Metraux, Swiss Press Photo
Yvain Genevay Drame de l’asile – une jeune femme syrienne (Single), Le Matin Dimanche.
© Yvain Genevay, Swiss Press Photo
Helmut Wachter, Happy End (Series), tagesanzeiger.ch, bernerzeitung.ch, baslerzeitung.ch,
derbund.ch. © Helmut Wachter, Swiss Press Photo
scopre uno sport senza clamore e senza
fini di lucro nelle pose dei partecipanti
agli Special Games di Berna: immagini
di portatori di handicap che dimostrano
fierezza e dignità. Più preoccupate invece, nella categoria «Internazionale»,
le espressioni di persone elettrosensibili,
riprese in Francia da Jean Revillard per
L’Hebdo, vittime delle ormai onnipresenti
emissioni di un mondo – è il caso di dirlo
– radioso ma insensibile.
La giuria del 2015
La giuria del conocorso è composta da:
Antonio Mariotti, critico fotografia e cinema Corriere del Ticino; Ignaz Staub,
giornalista e presidente delle giuria, Zugo;
Mark Henley, fotogiornalista (Fotografo
Swiss Press 2014); Michiel Munneke, direttore generale World Press Photo, Amsterdam; Luc Debraine, giornalista L’Hebdo, Losanna; Brigitte Meyer, direttrice
artistica Neue Zürcher Zeitung; Ruben
Sprich, fotografo Agenzia Reuters.
Flavia Leuenberger, Giovanni Vassalli (Single), ticinosette. © Flavia Leuenberger, Swiss Press Photo
Catalogo
«Swiss Press Photo 15». Edizioni Benteli
in tedesco, francese, italiano e inglese
CHF 25.--
giugno 2015 La Rivista - 55
A Zurigo il 20, 21 e 27 giugno
Piano: Attivo Festival
Il trio fellini
S
i svolgerà presso la Kulturhaus Helferei nel centro storico, la cui Kapelle ospita una platea semicircolare di
duecento posti sotto le arcate neogotiche
che avvolgono le sonorità di un’appagante e speciale acustica. A susseguirsi nella
preziosa continuità di una scelta approfondita di repertori e forme musicali che
pongono al centro dell’arte compositiva
il pianoforte e il trio per pianoforte, una
selezione di artisti di maturata esperienza
concertistica provenienti dalle maggiori
scuole internazionali. Il pianista nel recital
solistico, così come nel trio, o semplicemente partecipe di un processo di ricerca
e di studio su una composizione più recente oppure riscoperta e meno trattata; il
professionista già collaboratore di istituzioni note ma nel contempo allievo di corsi di perfezionamento nonché insegnante
di pedagogia musicale. La rotazione sulla
scena dei diversi caratteri e funzioni che
coinvolgono il professionista di musica classica, ha avuto il primo approccio
lo scorso anno, ugualmente a Zurigo, in
forma di meeting con sei appuntamenti
56 - La Rivista giugno 2015
alternati in concerti aperti al pubblico e
seminari più specialistici.
Nella continuità del progetto Piano-Attivo
quest’anno viene proposto un festival di
particolare impostazione, ossia una piattaforma dove diverse e non scontate partecipazioni, musicisti, artisti, agenzie, sponsor,
partner mediatici e uditorio fanno da specchio ad un repertorio di contenuti di assoluto rilievo. Nell’analisi di ogni tentativo utile
a questo scopo si pone sistematicamente
l’attenzione sul valore della produzione
musicale che nel settore di festival piccoli
e grandi, spinge gli addetti ai lavori ad un
confronto su un livello estremamente internazionale accanto al turbinio di una grande
quantità di canali multimediali che offrono
alle produzioni in genere una quantità di
mezzi con facile accesso, ma non altrettanto facile stabilire l’attendibilità ed i criteri
di una valutazione. In un momento di crisi
economica in cui il primo budget ad essere
ridotto è quello del settore cultura, si rivela
una doverosa responsabilità misurare le diverse reazioni di istituzioni e società private
riguardo ai finanziamenti per produzioni
Classic Goes Jazz è il titolo
del primo appuntamento
che apre il Piano Attivo Festival a Zurigo il 20 giugno,
un festival estivo unico in
questo periodo dell’anno.
Una serie di cinque concerti di musica classica,
quindi pianistica e cameristica, per gli interessati della musica in genere come
per gli appassionati più
attenti, incluso un Familienkonzert per i bambini
che potranno ascoltare una
delle favole musicali più
note, in una nuova interpretazione e trascrizione.
culturali nel rispettivo confronto fra sistemi
di finanziamento dei diversi Paesi. Lo scopo
maturato in questo progetto è una collaborazione aperta fra le parti che in sinergia lo
rendono possibile, moltiplicandone i fattori
positivi e la congruenza nel raggiungimento di contenuti di alto livello. Trattandosi di
un progetto nato per iniziativa personale di
chi scrive, sono lieto di poter presentare qui
di seguito il programma completo, ringraziando la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, La Rivista e quindi il pubblico
di lettori ai quali rivolgere l’invito ai concerti, sottolineando l’evento congiunto al
patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di
Zurigo per la produzione in programma del
Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte
di Nino Rota (comp. 1973), presentato all’apertura del festival dal Trio Fellini di Zurigo.
Stefano Severini
La passione
ha una forma unica.
PIANO:ATTIVO Festival, Zurigo 20. 21. 27. Giugno 2015
Konzertsaal Kulturhaus Helferei,
Kirchgasse 13, 8001 Zürich
Sabato 20. Giugno / 17:30 / KAMMERKONZERT
Trio Fellini “Classic Goes Jazz”
Katia Braunschweiler piano
Katharina Weissenbacher Violoncello
Dimitri Ashkenazy clarinetto
Programma
Michail I. GLINKA Trio Pathétique
Astor PIAZZOLLA Cuatro Estaciones Porteñas
Nino ROTA Trio per clarinetto, violoncello e piano
Daniel SCHNYDER A Friday Night in August
Sabato 20. Giugno / 20:00 / KLAVIERREZITAL
In collaborazione con
Kurt Leimer Stiftung
Mizuho Nakada Klavier
Programma
Ludwig van BEETHOVEN Klaviersonate Das Lebewohl, Es-dur
Op.81a
Fryderyk CHOPIN Nocturne, G-dur Op. 37 No.2; Scherzo No. 3,
cis-moll Op.39
Robert SCHUMANN - Ferenc LISZT Widmung
Robert SCHUMANN Carnaval Op.9
Domenica 21 Giugno / 17:30 / FAMILIENKONZERT
“Der Karneval der Tiere”
ein musikalisches Fest, eine Neuinterpretation
Duo Escarlata Daniela Hunziker Violoncello
Ina Hofmann Fisarmonica
Felix Bierich Narratore
Musica di
SAINT-SAËNS, OFFENBACH, ROSSINI
Arrangement von Duo Escarlata, Text Loriot/Bierich
Domenica 21 Giugno / 20:00 / KAMMERKONZERT
Trio Promenois
Daveth Clark Piano
Ola Sendecki Violino
Lukas Raaflaub Violoncello
Programa
Johannes BRAHMS Klavierstücke Op.118, Nr.1,2,3
Robert SCHUMANN Klaviertrio Nr.2, F-dur Op.80
Dmitri SHOSTAKOVICH Klaviertrio Nr.2, e-moll Op.67
Sabato 20. Giugno / 20:00 / KLAVIERREZITAL
Miroslav Kultyshev Piano
Programma
Maurice RAVEL Pavane pour une infante défunte, Sonatine,
Miroirs,
Valses nobles et sentimentales, Gaspard de la nuit
Prevendita Biglietti:
Tickets Callcenter 0900 441 441
Online www.ticketino.com
Jecklin & Co.
Musik Hug, Limmatquai
Zürich Tourismus
Info: www.piano-attivo.net
La forma troncoconica del sigaro Toscano è
unica ed è ottenuta grazie ad una particolare
lavorazione che vanta ben due secoli di storia.
Nel suo profilo sono racchiusi il carattere e il
gusto della tradizione italiana.
Disponibili nelle tabaccherie svizzere
giugno 2015 La Rivista - 57
Rauchen ist tödlich.
Fumer tue. Il fumo uccide.
Intervista con Francesco Boccia,
autore di Grande Amore
«Sono abituato a perdere quando vinco non mi trovo»
di Salvatore Pinto
C
on Grande Amore i tre giovani tenori
de Il Volo si sono aggiudicati il 65°
Festival della Canzone Sanremo e
piazzati secondo all’Eurovision Song Contest a Vienna lo scorso 24 maggio. L’autore
del brano, il cantante Francesco Boccia, in
un’intervista concessa a La Rivista, parla
delle difficoltà che aveva incontrato negli
ultimi tredici anni per riuscire a far accettare Grande Amore agli autori del Festival.
Francesco Boccia, come e quando
hai scritto il brano Grande Amore?
L’ispirazione a scrivere questo brano mi è
venuta di notte, tredici anni fa. Nella mia
stanza ho un pianoforte, dove scrivo le mie
canzoni. All’epoca l’ho fatto ascoltare a Ciro
Esposito, il batterista del gruppo Il Giardino
Dei Semplici. Ciro è il mio produttore e amico. Lavoriamo insieme da tanti anni.
Quindi l’hai scritta a quattro mani.
Ciro mi ha detto che al brano mancava
un ritornello, si fermava all’esplosione
della strofa di Grande Amore. Riascoltando il brano mentre tornava a casa in
macchina, gli è venuta l’ispirazione del
ritornello. Così, il giorno dopo l’abbiamo
completato. Così è nato. Insomma, in un
modo molto semplice.
All’epoca era già prevista una performance con dei cantanti lirici?
No, anzi: la canzone l’avevo scritta per me.
D’altronde, nel momento in cui avevo scritto questo brano, i componenti de Il Volo
erano ancora ragazzini. Quindi, non era per
niente stata pensata cosi. In passato l’ho
proposta già due volte agli autori del Festival di Sanremo, purtroppo è stata bocciata.
Il motivo: il brano era troppo tradizionale e
demodé come melodia. L’idea della lirica è
nata dopo. Mi sono rivolto al mio editore,
che stava lavorando con gli Opera Pop, un
duo lirico, composto da un soprano e un
tenore. Gli Opera Pop l’hanno cantato per
prova, e il risultato sembrava abbastanza
interessante. A tutti i costi volevo portare
il brano a Sanremo. Quando il presentatore
del Festival Carlo Conti ha sentito il brano,
se n’è innamorato. Mi ha chiesto se lo poteva proporre a un big in gara, perché il brano
lo voleva nel suo Festival.
Per essere un brano vincente, ha
dovuto intraprendere uno strano
percorso.
Sì, guarda proprio come in un film. Nessuno se lo aspettava, tanto meno io. Il destino
ha voluto che questo brano arrivasse a Piero, Ignazio e Gianluca, ovvero che venisse
cantato da giovani tenori. Infine, è successo quello che abbiamo visto in televisione.
Sono orgoglioso di questo risultato: sono
abituato a perdere, quando vinco non mi
trovo.
La vittoria di Sanremo come autore, dove pensi che ti porterà in
futuro?
La vittoria al Festival già è tanto. Poi il brano ha partecipato, rappresentando l’Italia
all’ultima edizione dell’Eurovision Song
Contest in Austria (al momento dell’intervista, Boccia ancora non sapeva dell’ottimo risultato ottenuto dal trio – ndr). Quindi, sarà
possibile che questo brano faccia il giro del
mondo. Ha già vinto due dischi d’oro, uno
in italia e uno su iTunes. Si contano ben più
di undici milioni di visualizzazioni su Youtube. È una canzone che piace, e che forse
si scrive ogni cinquant’anni. Poi, con Ciro
Esposito, sto lavorando a un nuovo album
di inediti che il trio dovrà realizzare. Ce ne
sono cose da fare più in avanti, e spero che
siano positive. Devi sapere, che ho fatto abbastanza gavetta, con molte porte sbattute
in faccia. Ma il destino ha voluto che io arrivassi a Il Volo. Il mio modo di scrivere mi
ha portato a questo.
Oltre ad essere autore, ti esibisci
anche in una tua band
Francesco Boccia
58 - La Rivista giugno 2015
Sì, sono il cantante del gruppo musicale Qui Si Suona Band, composto da sette
musicisti favolosi. Giriamo per tutta l’Italia
con circa 150 serate all’anno. Voglio continuare a cantare con questa band. Magari
l’anno prossimo andrò a Sanremo come
cantante, e non solo come autore. In passato ho già partecipato al Festival come
cantante. Nella cinquantunesima edizione, insieme a Giada Caliendo con il brano
Turuturu, ho conquistato il terzo posto nella sezione giovani proposte.
Tu sei napoletano di nascita. Che
cosa ti ha dato musicalmente Napoli come città con tanto fermento
di musica e di arte?
Penso che Napoli sia una città molto difficile ma unica. Sono molto orgoglioso
di essere nato qui, anche perché vi trovi
una certa magia. Forse è quella difficoltà
a spingerti giorno per giorno. Vivere nel disagio continuo mette in moto la fantasia.
Io sono uno di quelli che cerca di emergere
e di portare avanti il nome della mia città.
Non dimentichiamo che Napoli ha dato i
natali a gente come Pino Daniele, Massimo Troisi, Eduardo De Filippo, Totò, e tanti
altri. Napoli è una culla d’arte e bisognerebbe tutelarla di più.
Il Trio in trionfo a Sanremo e…
… mentre fa la sua entrata all’Eurovision Song Contest (Foto: Andres Putting (EBU)
Francesco Boccia, ti ringrazio di
quest’intervista spontanea. Speriamo quindi di vederti presto sul
palco dell’Ariston.
Ti ringrazio per l’interesse. Un abbraccio caloroso ai lettori de La Rivista.
Un’esperienza fantastica
Immediatamente dopo l’ottimo piazzamento ottenuto a Vienna Francesco Boccia ci ha
scritto da Vienna
«L’esperienza all’Eurovision Song Contest di Vienna è stata fantastica e intensa. Con
Grande Amore abbiamo vinto il primo premio della sala stampa che è la conferma che
i giornalisti del mondo hanno capito la grandezza di questo brano. Una cosa che non è
accaduta in Italia. E poi il terzo posto su quaranta paesi in gara è un gran risultato. Torno
a casa contento e sicuro che la vittoria vera inizia adesso perché Grande Amore farà il
giro del mondo e ci unirà sempre di più come un unico popolo. La vera vittoria è quando
tutti vincono e il grande amore deve essere di tutti. Piero, Ignazio e Gianluca sono stati
impeccabili. Tutte le esibizioni hanno avuto standing ovation e io non smetterò mai di
ringraziare loro e il produttore discografico Michele Torpedine per tutto quello che hanno fatto insieme a me, Ciro Tommy Esposito e Pasquale Mammaro».
giugno 2015 La Rivista - 59
A Francesco De Gregori il Premio Chiara
Le parole della Musica
Il Cantautore romano si accinge ad iniziare la
sua tournée estiva, durante la quale presenterà il suo nuovo doppio album Vivavoce nel
quale rivisita con arrangiamenti inediti 28 tra
i più importanti e significativi brani del suo
repertorio.
L’appuntamento dell’estate è fissato per il 22
settembre all’Arena di Verona, dove Francesco De Gregori sarà protagonista di Rimmel
2015, un unico e imperdibile concerto-evento
in cui per la prima volta il cantautore suonerà
integralmente il suo disco più amato (insieme
ai suoi più grandi successi) in occasione dei
40 anni dall’uscita di Rimmel (1975).
Francesco De Gregori è il vincitore del “Premio Chiara - Le parole della musica”, assegnato dal Club Tenco e dall’Associazione
Amici di Piero Chiara e nato con l’intento di
celebrare il fondamentale legame tra parole
e musica.
Nella motivazione si legge che il cantautore è stato scelto “per avere magistralmente
raccontato in modo visionario e poetico emozioni privatissime e sentimenti collettivi di
più generazioni. Un premio alle sue parole ma
anche alla sua musica, se mai si potessero dividere”. Il riconoscimento è stato consegnato
consegnato a De Gregori il 17 maggio all’Università dell’Insubria di Varese.
“Sono felice di ricevere questo premio – ha
dichiarato Francesco De Gregori – Piero
Chiara è uno scrittore straordinario che ho
sempre amato. Credo di aver letto tutto quello che ha scritto, e spesso ci torno sopra con
grande piacere, come accade sempre con i
libri importanti della vita”.
Il cantautore romano è impegnato a preparare la sua tournée estiva denominato Vivavoce Tour - che si sta arricchendo di nuove
date – durante il quale l’artista presenterà
naturalmente dal vivo Vivavoce, il doppio
album certificato doppio disco di platino, nel
quale rivisita con arrangiamenti inediti 28
tra i più importanti e significativi brani del
suo repertorio.
In occasione del suo “Vivavoce Tour” France-
60 - La Rivista giugno 2015
sco De Gregori sarà accompagnato dalla sua
band formata da Guido Guglielminetti (basso
e contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarre),
Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal
steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti
(hammond e piano), Stefano Parenti (batteria), Elena Cirillo (violino e cori), Giorgio Tebaldi (trombone), Giancarlo Romani (tromba)
e Stefano Ribeca (sax).
Prodotto da Guido Guglielminetti, Vivavoce
(Caravan/Sony Music) contiene, tra l’altro,
Il futuro, cover del brano The future di Leonard Cohen, che De Gregori ha riadattato in
italiano e proposto spesso live nei suoi concerti, ora per la prima volta in una versione
registrata in studio, e una versione de La ragazza e la miniera, arrangiata e realizzata da
Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare
Italiana. Il quarto singolo estratto dall’album
(dopo Alice, in una nuova versione cantata in
duetto con Ligabue, La donna cannone, riadattata con la collaborazione di Nicola Piovani che ne ha arrangiato e diretto gli archi,
e Generale).
L’album oltre che nei negozi tradizionali (in
una versione standard - doppio cd - e in
una versione deluxe limitata e numerata - 4
vinili, doppio cd e booklet), è disponibile in
digital download e su tutte le piattaforme
streaming.
L’appuntamento dell’estate è però fissato
per il 22 settembre all’Arena di Verona, dove
Francesco De Gregori sarà protagonista di
Rimmel 2015, un unico e imperdibile concerto-evento in cui per la prima volta il cantautore suonerà integralmente il suo disco più
amato (insieme ai suoi più grandi successi) in
occasione dei 40 anni dall’uscita di Rimmel
(1975). Ospiti della serata saranno alcuni tra
i più importanti artisti italiani, amici e colleghi del cantautore che si alterneranno sul
palco per rendere omaggio alla carriera del
cantautore romano. I primi nomi confermati
sono quelli di Malika Ayane, Caparezza, Elisa,
Fedez e Ambrogio Sparagna.
Oltre alla musica, De Gregori è protagonista
anche di due iniziative editoriali. In una, presta la sua voce come narratore per l’audiolibro America di Franz Kafka (edito da Emons
Audiolibri in versione integrale nel formato 1
CD MP3), un’opera, non tra le più conosciute
di Kafka, che ha influenzato alcune delle sue
canzoni più belle.
Nell’altra è al centro del volume curato da
Silvia Viglietti e Alessandro Arianti, intitolato
Francesco De Gregori. guarda che non sono io
(Edizioni SVPRESS), che racchiude, attraverso
una selezione di immagini e parole, la storia
musicale di Francesco De Gregori. Un ritratto
dell’artista e del suo modo di fare musica attraverso il racconto di viaggi, dischi, concerti,
backstage, incontri.
Diapason
di Luca D’Alessandro
Third
Reel
Many More Days
Serena
Brancale
Galleggiare
Con il nome Third Reel
s’intende un trio jazzistico
che per due terzi si compone di musicisti di provenienza svizzera italiana. La
stampa specialistica vede
in questa formazione una
delle grandi sorprese del
jazz svizzero degli ultimi
anni. Non c’è quindi da
meravigliarsi se una delle
più importanti etichette
leader nel settore jazzistico li tenga stretti per mano. Many More Days, insomma, è la
seconda produzione di questo trio, avvenuta presso la ECM di
Monaco, registrata negli studi della RSI. Nonostante gran parte
delle composizioni siano dovute al batterista e pianista Emanuele Maniscalco, i tre musicisti godono di una immensa libertà d’improvvisazione. Un fatto che favorisce l’innalzamento
di questa produzione dalla grande massa di registrazioni jazz.
Se un brano del tipo soul
viene arrangiato in una
misura composta 6/4, si
può dedurre che l’intero
album sia di una qualità
superiore. Serena Brancale, giovane cantante di
origine barese e cresciuta in una famiglia di musicisti, non solo ha avuto
un esordio particolare al
Festival della Canzone,
ma riesce a proporre un
disco che stupisce per la sua completezza. Un canto eccellente, una strumentazione che prevede archi, pianoforti
e organi, e una raccolta di testi studiati e arrangiati con
attenzione. Cresciuta con gli ascolti di Rachmaninov e Stevie Wonder, Serena Brancale esprime col disco Galleggiare
quello che è ora il suo mondo sonoro, rivolto alla grande
tradizione afro americana e alle sfumature jazz e soul.
Alex Puddu
J-Ax
Il sound di Alex Puddu è
ispirato alle colonne sonore e al groove degli anni
70. Durante la realizzazione del suo terzo album
intitolato Soultiger Puddu
è riuscito a raffinare il
suo approccio soul e latin.
Grazie alla partecipazione di Joe Bataan (Bataan
Nitollano), noto cantante
boogaloo e African American doo-wop di Spanish
Harlem New York, è nato un disco che non solo riporta ai
nostri tempi il fascino cinematografico di qualche decennio
fa - il genere poliziesco affiancato da un sound funky e soul
- ma li completa con delle sonorità anni ottanta e novanta.
Il brano 50’000 women can’t be wrong, ad esempio, a tratti fa ricordare delle sequenze rap di Grandmaster Flash. La
strumentazione è tutta analogica composta da alcuni organi,
piani e strumenti a corde.
Si tratta del quinto album in studio del rapper
milanese J-Ax, pubblicato presso la Newtopia
- etichetta che J-Ax ha
fondato insieme a Fedez
- e distribuito presso la
Sony. L’album comprende venti brani e vede la
partecipazione di artisti
appartenenti alla scena hip hop italiana, tra i
quali i Club Dogo, Fedez,
Weedo e Neffa. I testi accennano vari episodi autobiografici
dell’artista: fanno riferimento alla sua infanzia a Cologno
Monzese, alla permanente presenza di sostanze eccitanti e ovviamente - alla casta politica e ai protagonisti del mondo
dello spettacolo. Anche se J-Ax viene comunemente definito
un rappresentante del rap, una gran parte dei brani contiene degli elementi provenienti da generi “opposti”, cioè dal
mondo della musica rock e pop.
(ECM)
Soultiger
(Schema)
(Family Srl)
Il Bello D’Esser Brutti
(Sony)
giugno 2015 La Rivista - 61
Grande partecipazione per
l’anteprima del Brunello 2010
Presentate l’annata 2010 del Brunello
e quella 2013 del Rosso di Montalcino
di Rocco Lettieri
A
conclusione della XXII edizione di
Benvenuto Brunello - che quest’anno ha avuto come protagonista
indiscusso una grandissima annata, la
2010 - che ha portato a Montalcino oltre
5mila persone tra giornalisti e operatori
del settore, provenienti da tutto il mondo,
si tirano le somme che il presidente del
Consorzio Fabrizio Bindocci ha così sintetizzato: “Rispetto allo scorso anno sono
state di circa il 30% in più le presenze alla
manifestazione. Merito indubbiamente
della grande attesa verso questa annata, la
2010, che si è dimostrata all’altezza delle
aspettative”. “Presentiamo un’annata che
ha tutte le caratteristiche per entrare in
quelle considerate memorabili – ha continuato il Presidente del Consorzio Fabrizio
Bindocci -. Saranno gli appassionati ed il
mercato a confermarcelo. I segnali in tal
senso sono tutti molto positivi. Ma quello
che più conta è che il sistema Montalcino
sta sviluppando la capacità di mantenere
standard di eccellenza sempre più elevati.
62 - La Rivista giugno 2015
Le premesse per un 2010 di altissimo valore c’erano tutte ed abbiamo fatto in modo
che si concretizzassero. Vendiamo in tutto
il mondo perché il Brunello è un vino unico, immediatamente riconoscibile. Ormai
questo territorio ha raggiunto e può stare
stabilmente tra le migliori espressioni internazionali del vino. Abbiamo portato il
Sangiovese ad una qualità ed eleganza assolutamente incomparabili. Questo ormai è
il perimetro stabile in cui tutti i produttori
devono stare perché è su questo che ci confrontiamo. Ogni annata è un punto di riferimento da cui partire”.
200 giornalisti e 4’000 operatori
Le giornate di Benvenuto Brunello hanno
visto protagonista la stampa, con 91 giornalisti accreditati dal Mondo e 97 dall’Italia, più una decina dell’ultima ora che ha
portato il numero dei presenti a ben 200,
che hanno degustato i vini di 135 aziende
che presentavano il Brunello 2010, la Riserva 2009, il Rosso 2013, il Sant’Antimo e
il Moscadello. Gli stand, invece, sono stati
presi d’assalto da circa 4000 operatori del
settore, tra ristoratori, importatori, proprietari di enoteche ecc., accorsi da ogni
parte a Montalcino per non perdere questa
straordinaria opportunità. Insieme al vino,
l’altro grande protagonista della manifestazione è stato Carlo Petrini, fondatore
di Slow Food, che ha firmato la piastrella
celebrativa della vendemmia 2014.
Nel suo intervento Petrini ha elogiato il lavoro dei produttori ilcinesi e del Consorzio
nel fare un grande vino in un grande territorio, ma ha ricordato anche l’importanza
di difendere tutta l’agricoltura e di riscoprire quei valori fondamentali che legano i
contadini alla terra e che hanno permesso
all’Italia di esportare la propria cultura
enogastronomica in tutto il mondo.
Infine, un grande successo ha avuto anche
l’evento nell’evento organizzato dal Consorzio in occasione di questa edizione di
Benvenuto Brunello: la cena in onore del
Brunello 2010. Il brindisi, che ha coinvolto
Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello, e Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, mostrano la piastrella celebrativa della Vendemmia 2014
26 ristoranti nel mondo, da Washington a
Hong Kong, passando per New York, Bruxelles e Roma, ha raccolto pareri entusiasti non
solo dai proprietari dei locali, scelti tra quelli
che negli anni hanno vinto il premio Leccio
d’Oro, ma anche dagli stessi clienti, che su
facebook, twitter e gli altri canali social hanno accolto l’invito del Consorzio e postato le
loro foto in onore del “re Brunello”.
I commenti d’Oltreoceano
I commenti arrivati dalle degustazioni da
oltreoceano, nell’anteprima americana
di Benvenuto Brunello a New York e San
Francisco, dove oltre 1.600 tra wine master, giornalisti, ristoratori, sommelier e
importatori hanno assaggiato Brunello
2010 e Rosso 2013, non hanno smentito le aspettative. Per Dwight Casimere
thewinedoctor, responsabile delle pagine
food & wine del Times Weekly, “il 2010 è
un vino ‘food-friendly’ che esprime il gusto
della regione da cui proviene”, mentre per
Joe Campanale, direttore esecutivo per il
settore beverage del prestigioso gruppo
di ristoranti Epicurean, “il Brunello 2010
avrà un’ampia finestra di fruibilità, ottimo
giovane ma con un’acidità che lo renderà
gradevole nel tempo”. Per la giornalista e
speaker, nonché Master of Wine dal 2011,
Christy Canterbury, “il Brunello 2010 è straordinario. Conosco pochi vini invecchiati
che sono già così pronti per essere gustati.
Il frutto è morbido e maturo, i tannini sono
già pronti”. Per Ryan Smith, dell’Enoteca
La Storia (California) “il 2010 è un’annata
fantastica per i consumatori americani e
probabilmente la migliore in assoluto per
quelli californiani. La caratteristica più
importante di questa annata è la maturità
dell’uva, che in vendemmia era già perfettamente pronta”.
I numeri dell’export
Novità di questa edizione è stata la location: l’importante lavoro di ristrutturazione del Complesso di Sant’Agostino,
realizzato grazie alla cooperazione fra
pubblico e privato, con un forte impegno
del Comune di Montalcino, della Curia e
della Fondazione Bertarelli, ha permesso di
recuperare gli spazi dove quest’anno si è
svolto il Benvenuto Brunello. “Siamo grati
all’Arcidiocesi di Siena per aver concesso
l’utilizzo di questi straordinari locali – ha
commentato il Vicepresidente del Consorzio Francesco Ripaccioli - che danno ancora più lustro alla nostra manifestazione.
Il Consorzio si è impegnato, insieme al Comune e alla Fondazione, per sostenere il recupero del Complesso, che resterà alla città
e ne arricchirà il già importante patrimonio
storico e culturale”.
A conferma della buona salute del Brunello
ci sono i numeri dell’export, che si conferma al 67,5% dell’intera produzione, con gli
USA in testa con oltre il 30% delle esportazioni, seguiti da Europa (con UK, Germania e Svizzera in testa) al 20%, i mercati
asiatici (Cina, Giappone, Hong Kong ecc.)
che realizzano il 15%, il Canada (12%) e il
centro e sud America (8%). Il restante 15%
è occupato dagli altri mercati. Per quanto
riguarda il mercato, torna di nuovo a salire
la produzione, con 13.193.000 di bottiglie
immesse sul mercato nel 2014 (+3,60%
rispetto allo scorso anno), così suddivise:
8.400.000 di Brunello (+4%), 4.500.000
di Rosso (+5%), 260.000 di Sant’Antimo e
33.000 di Moscadello.
Poesia della terra
Terra, sapienza e futuro: è questo in sintesi il messaggio lanciato a Montalcino da
Carlo Petrini, che ha firmato la piastrella
celebrativa della vendemmia 2014. Petrini,
fondatore di Slow Food e unico italiano ad
essere stato inserito dal quotidiano inglese
The Guardian tra le 50 persone che “potrebbero salvare il pianeta”, ha dichiarato:
“La storia di Slow Food e della sua progenitrice, Arcigola, è legata profondamente
al borgo di Montalcino. Tornarci è sempre
bello, anche perché ogni volta ci si può stupire di come la crescita esponenziale della
denominazione non abbia stravolto il paesaggio agricolo, che rimane tra i più belli
e curati del nostro paese. Le fortune commerciali di questo rosso hanno contribuito
al raggiungimento di un equilibrio e un’armonia che in altre campagne sono difficilmente riscontrabili. La vicinanza poi di
moltissimi vignaioli a metodi di produzione
agricoli sostenibili, biologici e biodinamici
deve essere un motivo di orgoglio per tutti
gli abitanti di Montalcino. La cosa straordinaria – ha proseguito Petrini - è che qui
si continuano a preservare i boschi, le strade bianche, qualche pascolo e i seminativi.
La qualità dei vini è in costante ascesa e il
ripensamento avvenuto a metà degli anni
Duemila ha giovato alla denominazione, i
vini ne hanno guadagnato in territorialità
e vicinanza al vitigno di origine, quel Sangiovese grosso che dimostra di essere qui a
Montalcino uno dei più nobili vitigni a livello mondiale”. Per quanto riguarda l’idea
alla base del disegno della piastrella, Petrini ha spiegato che “il vino, poesia della terra e testimone di un’intera cultura, riunisce
gli uomini, stempera i dissapori e riscalda
l’atmosfera di una conviviale tavolata, lasciando il segno anche sulla tovaglia che ricorda l’allegria vissuta. Questa è l’idea alla
base del disegno della mia piastrella. Un
simbolo di convivialità, valore principe della civiltà contadina e perno della trasmissione delle conoscenze tra le generazioni”.
Assegnati anche i premi Brunello
Leccio d’Oro 2015
I premi Leccio d’Oro 2015, conferiti dal
Consorzio ai locali che hanno la Carta dei
Vini con una gamma ampia e rappresentativa di vino Brunello e degli altri vini
di Montalcino, sono andati al ristorante
A Voce Colombus di New York per la categoria ristoranti, alla trattoria Divino di
Edimburgo per la categoria osterie e alle
Cantine Isola di Milano per la categoria
enoteche.
Aperto nel 2009 il ristorante A Voce Columbus (www.avocerestaurant.com/columbus/) ha ricevuto il plauso della critica,
tanto da ottenere nel 2011 una Stella Michelin. Il ristorante è guidato dalle sapienti
mani dello chef Riccardo Bilotta, mentre la
cantina, che dispone di più di 8.000 bottiglie con oltre 800 vini dall’Italia, è gestita dal wine director Oliver Flosse, che ha
giugno 2015 La Rivista - 63
permesso al ristorante di ottenere il Grand
Award di Wine Spectator.
Non c’è ad Edimburgo un locale più “caldo”
del Divino Enoteca (http://divinoedinburgh.com/), un luogo che sorprende per la
cordialità del suo staff, l’autentica cucina
italiana, un servizio eccellente e soprattutto la più ricca e assortita cantina della
città, con oltre 300 vini in bottiglia che
rappresentano il meglio dell’enologia delle
diverse regioni d’Italia e non solo.
L’origine dell’Enoteca Cantine Isola (https://www.facebook.com/CantineIsola) è
molto antica e risale al 1896. La famiglia
Sarais, che gestisce oggi il locale, arriva
quasi un secolo dopo, nel 1991. Qui Luca,
il proprietario, impara il mestiere, conoscendo produttori e prodotti, per arrivare
al locale com’è oggi, dove al banco si può
assaggiare una delle migliori mescite in
assoluto.
La giuria che ha scelto i locali era composta, come di consueto, dal Presidente del
Consorzio Fabrizio Bindocci, dai componenti del Comitato di presidenza Patrizio
Cencioni, Bernardo Losappio e Francesco
Ripaccioli, e dagli esperti Allan Bay, illustre
giornalista nel settore enogastronomico e
collaboratore del Corriere della Sera, Faith Willinger, enogastronoma e scrittrice
di libri sul cibo per il mercato USA, Antonello Maietta, Presidente dell’Associazione
Italiana Sommelier (AIS) e da Alfredo Tesio presidente del Gruppo del Gusto della
Stampa Estera in Italia.
64 - La Rivista giugno 2015
L’Anteprima e la mia personale
degustazione
In primis, i numeri: 135 produttori presenti con 140 Brunello 2010, 27 Brunello 2010 Vigna o Selezione, 30 Brunello
Riserva 2009, 22 Rosso di Montalcino
2012, 95 Rosso di Montalcino 2013, 10
Moscadello di diverse annate e a chiudere 15 Sant’Antimo, tra bianchi, rossi e
Vin Santo.
Certamente non sarò io a scoprire le carte dell’annata 2010, considerando che già
da ogni parte sono arrivati segnali positivi prima ancora dell’anteprima italiana
(e questa cosa già da un po’ di fastidio,
ma non possiamo dirlo perché il vino si
fa per essere venduto e se c’è chi è disposto a degustarlo prima di noi, in Italia,
ben vengano questo giudizi e se poi sono
positivi, di certo noi non ci metteremo
a piangere o a recriminare, anzi….). Comunque sia ho cercato di fare al meglio
il mio dovere degustando in santa pace
(bravissimi tutti i sommeliers presenti – a
loro va un plauso per la loro professionalità) e con molta calma. Ne ho degustato
più della metà, ben 72. Direi che il clima
ha favorito un’annata ottimale con giuste maturazioni e i vini dopo l’adeguato
periodo di maturazione e di affinamento si sono presentati con colore rosso
rubino granata (quasi mai neri o scuri).
La qualità al naso ha quasi sempre evidenziato finezza ed eleganza con note
fruttate fresche di piccoli frutti e quasi
mai pesanti di prugna cotta; anche la
freschezza finale era garantita da balsamicità e sentori appena speziati; pochi i
legni da “falegnameria”. In bocca grande
eleganza, intensità, tannini setosi e grande equilibrio. Vini già godibili con una
lunga permanenza nel retrogola e con
una struttura che di sicuro l’affinamento
permetterà di far evolvere, migliorando
il prodotto per molti anni. Sposo quanto
ha dichiarato Walter Speller così sintetizzando il suo giudizio sull’annata 2010:
“i grandi vini sono diventati eccezionali, i
buoni trasformati in grandi ed i mediocri
in buoni. Una lente d’ingrandimento ha
evidenziato le zone più straordinarie, un
fatto che Montalcino ha grande difficoltà
di accettare”.
Difficile mettere tutti insieme le mie trentacinque preferenze dell’annnata 2010.
Un divario tra loro c’è ed ho preferito fare
una diversificazione. Per gli altri che non
appaiono, dico che qui ha vinto la storia,
gli artisti di questo grande prodotto. Chi
ha saputo ben interpretare il “vintage” ha
fatto grande cose e gli ultimi arrivati debbono inchinarsi davanti a chi il territorio lo
conosce in ogni sua sfaccettatura. Però le
distanze non sono abissali, anzi, mai si era
avuto un parterre così importante anche a
ridosso dei giganti.
Ecco la mia top ten dell’annata 2010 (punteggi da 94 in su – in ordine alfabetico):
Caparzo Vigna La Casa; Cerbaia; Fuligni; Il
Marroneto Madonna delle Grazie; Il Poggione; La Fiorita; Mastrojanni Vigna Loreto; Poggio Antico Altero; Poggio di Sotto
e Salvioni.
A seguire i vini che hanno ottenuto punteggi tra 92 e 93/100: Barbi Vigna del
Fiore; Campogiovanni; Capanna; Col d’Orcia; Cupano; La Fortuna; Le Ragnaie Vigna
Vecchia; Lisini; Solaria; Talenti; Tenuta di
Sesta; Tiezzi Vigna Soccorso.
E, infine, quei vini (ottimi) che ho valutato
tra 90 e 91/100: Agostina Pieri; Brunelli;
Caprili; Cerbaiona; Citille di Sopra; Donatella Cinelli Colombini; Gianni Brunelli Le
Chiuse di Sotto; Fattoria del Pino; Il Palazzone; La Togata Carillon; Pian delle Querci; Podere Le Ripi; Scopetone; Sesti; Tassi/
Franci; Tenuta La Fuga; Tenuta Le Potazzine; Uccelliera; Vasco Sassetti e Villa I Cipressi. Per gli altri vini: Rosso di Montalcino, Sant’Antimo e Moscadello, non faccio
commenti (comunque quasi tutti positivi)
perché, in questo contesto, non possiamo
dare spazio.
Ultimo appunto per ricordare che molti
produttori preferiscono stare fuori dal giro
Benvenuto Brunello e tra questi, due vicini
di casa, anzi confinanti: Gianfranco Soldera e Gaja con Santa Restituta. Però, a onor
del vero, loro aprono le porte su richiesta.
Com’è successo al sottoscritto.
Anteprima Vernaccia di
San Gimignano 2015
di Rocco Lettieri
Un scorcio di San Giminiano e le sue torri
Una vendemmia con sorprese positive
Trentasei i produttori presenti, più di ottanta le etichette di Vernaccia di San Gimignano in degustazione ai banchi di assaggio e
nella sala con servizio di sommeliers riservata alla stampa. Dalle parole della presidente del Consorzio San Gimignano Letizia
Cesani abbiamo appreso che: “Perla zona
di San Gimignano l’annata 2014 ha portato con sé sorprese positive: le piogge che
hanno flagellato l’Italia per tutta l’estate qui
sono state più clementi, non sono mancate
ma non si sono viste alluvioni e grandinate.
Inoltre la ventilazione è sempre stata buona, condizione che ha permesso di asciugare
l’eccesso di umidità, condizione essenziale
per la sanità delle uve. E la stagione fresca
di luglio e agosto, contraddistinta da una
buona escursione termica tra giorno e notte,
insieme alle giornate di sole che hanno prevalso dalla metà di settembre, hanno preservato il patrimonio aromatico e permesso la
giusta maturazione delle uve arrivate sane
al momento della vendemmia, dando vita
a vini freschi, profumati, eleganti, con una
buona acidità anche se con meno struttura
rispetto al 2013. La quantità di uva prodotta
è stata superiore a quella del 2013 nonostante il lavoro di diradamento effettuato
dai produttori su una vegetazione e produ-
zione lussureggiante, interventi quest’anno
necessari per contrastare gli eccessi causati
dalle frequenti piogge. Nel corso del 2014
sono stati imbottigliati 39.703 ettolitri di
Vernaccia di San Gimignano nelle due tipologie, pari a 5.293.853 bottiglie di Vernaccia
di San Gimignano con un incremento sul
2013 di circa il 2,5%. L’andamento del mercato si è mantenuto buono come per gli anni
precedenti, in continua crescita dal 2009”.
Una testimonianza di valori
È sempre Letizia Cesani a dirci che: “Fare
vino a San Gimignano non è solo un’attività imprenditoriale, ma una testimonianza
di “valori”, i produttori sono i custodi di uno
dei vitigni bianchi rari nel mondo e del territorio dove si coltiva, hanno raccolto una
tradizione e un patrimonio ambientale, artistico e culturale, cresciuti e sedimentati
nei secoli: la sfida e l’impegno quotidiano
sono quelli di preservarlo per le generazioni
future. Ciò non significa negare ogni rinnovamento volto ad aumentare la qualità
della produzione vinicola, ma di ricercare
questa qualità sempre in armonia con la
tradizione, l’identità territoriale e del vitigno. La consapevolezza di vivere e agire in
simbiosi con l’ambiente ha così portato i
produttori ad un naturale comportamento
In occasione delle Anteprime Toscane, i produttori di San Gimignano
hanno presentato le Vernaccia di San Gimignano
nelle sale del Museo di
Arte Moderna e Contemporanea De Grada. I
vini prodotti con le uve
dell’ultima vendemmia, la
2014, per la classica Vernaccia di San Gimignano,
i vini dell’annata 2013 per
la Riserva, ma anche vini
di annate precedenti sottoposti ad un affinamento
in cantina o bottiglia più
a lungo rispetto a quanto
previsto dal disciplinare di
produzione.
virtuoso nello svolgimento del loro lavoro,
che le attività del nostro Consorzio incoraggiano e supportano con la ricerca scientifica. Rispetto ambientale e valorizzazione della produzione di Vernaccia di San
Gimignano non sono per noi né saranno
mai in futuro concetti antagonisti: questo
è il messaggio che vorrei trasmettervi e che
sono sicura ritroverete nelle parole dei nostri produttori e nei bicchieri di Vernaccia di
San Gimignano ai banchi di degustazione”.
Il Vino Bianco e i suoi territori
Come ogni anno è la Sala Dante del Palazzo Comunale affrescata da Lippo Memmi
nel 1317 (così chiamata perché qui tenne
il suo discorso Dante Alighieri nel 1300
per convincere il popolo sangimignanese
ad allearsi con Firenze contro Siena), ad
ospitare l’incontro clou dell’Anteprima che
giugno 2015 La Rivista - 65
L’Anteprima vera e propria della Vernaccia, per la stampa specializzata, si è tenuta nella stupenda
location del Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada
il Consorzio della Denominazione San Gimignano organizza sotto il nome di “Il Vino
Bianco e i suoi territori”, giunto quest’anno
alla decima edizione. La manifestazione,
riservata alla stampa di settore, ha visto
per questa edizione in degustazione affiancata la Vernaccia di San Gimignano
i vini bianchi di Borgogna: “La Vernaccia
di San Gimignano e i vini della Côte Chalonnaise: cronache dai magazzini del sale”.
Condotta da Armando Castagno, redattore
della rivista nazionale dell’Associazione
Italiana Sommelier Vitae, collaboratore dell’omonima guida dei vini dell’AIS e
Chevalier du Tastevin, la degustazione ha
puntato a mettere in evidenza come queste due tipologie così lontane geograficamente e per vitigno di provenienza, abbiano un’affinità profonda nella “salinità” che
contraddistingue entrambe.
La novità di questa edizione è stata la degustazione alla cieca delle dodici etichette
selezionate da Armando Castagno, sei di
Vernaccia di San Gimignano e sei di vini
della Côte Chalonnaise, con le due denominazioni mischiate in un ordine di servizio. Una scelta difficile ma geniale, perché
per la prima volta ognuno di noi ha potuto
degustare in santa pace senza nessuna interferenza. Ognuno ha potuto misurasi con
sé stesso cercando di individuare quale poteva essere Vernaccia o vino Borgognone.
Solo alla fine, scoprendo le carte, ognuno
ha potuto confrontare le proprie capacità
degustative (cosa che è risultata abbastanza impegnativa).
Una scelta questa dettata dalla volontà
di fare un passo avanti nel cammino ini-
66 - La Rivista giugno 2015
ziato nel 2006 con la prima edizione del
ciclo di degustazioni, quando la Vernaccia
di San Gimignano ospitò in Sala Dante lo
Chablis, tra i vini bianchi più conosciuti e
celebrati nel mondo. Dopo lo Chablis, molti
i vini bianchi che si sono succeduti in Sala
Dante, tutte le volte per scoprire e sottolineare aspetti diversi del variegato universo
dei vini bianchi: lo Chasselas del Fendant
de Sierre, l’Assyrtiko del Thalassitis e l’Albariño nel 2007; Sancerre e Poully Fumè
nel 2008; l’Hermitage nel 2009; il Pouilly-Fuissé nel 2010; i vini bianchi di Calce
e le Vin de Pays des Côtes Catalanes, nel
2011; lo Chenin Blanc nel 2012; la Goriska
Brda e la Ribolla di Slovenia, nel 2013; il
Grüner Veltliner nel 2014.
I vini della Côte Chalonnaise
Quest’anno, com detto, è toccato ai vini
della Côte Chalonnaise, una sub-regione
della Borgogna. Prende il nome dal paese, Chalon-sur-Saône, che ne è capoluogo.
Rappresenta l’ideale continuazione verso
Sud della ben più celebre Côte d’Or, la cui
estremità meridionale, il comune di Cheilly-lès-Maranges (AOC Maranges), dista
meno di 5 km in linea d’aria ed è alla stessa
latitudine. I comuni viticoli della Côte Chalonnaise, ciascuno con la sua Appellation
Communale (AOC) e quasi tutti gratificati
anche dalla presenza di vigne Premier Cru,
sono cinque: Bouzeron e Rully nella parte
settentrionale, Mercurey e Givry nella zona
centrale, Montagny isolato a Sud, ormai in
vista delle prime alture del Mâcon.
Anche dal punto di vista geologico, c’è
piena continuità rispetto alla celeberrima
zona classica della Borgogna. La produzione ha visto qui momenti alti e bassi; i
vini della Côte erano assai più reputati di
quanto non lo siano oggi nel XIX secolo,
fino alla crisi della fillossera. Diversi fattori, però, hanno determinato l’abbandono di molte delle vigne storiche e il loro
mancato reimpianto una volta escogitato
(1895 circa) il sistema dell’innesto su piede
americano. Tra i fattori, anche il tracollo
della grande industria mineraria dei vicini
distretti di Montceau ed Epinac, che assorbivano gran parte della domanda di questi
vini. Le due guerre mondiali, e soprattutto
la seconda, misero definitivamente in ginocchio i viticoltori della zona; la linea di
confine tra la Francia occupata dai nazisti
e la Francia di Vichy passava pochi chilometri sotto Montagny e la Côte Chalonnaise si è trovata per anni ad essere terra di confine, in progressivo decremento
demografico e teatro di scontri militari e
continui passaggi di truppe.
La riscoperta del territorio è dunque recente, così come recente è l’inversione
di tendenza in tema di superfici vitate
e di numero di aziende imbottigliatrici.
Oggi il distretto è in grado di regalare
vini di notevole livello a prezzi concorrenziali, in entrambi i “colori”. Le uve
con cui vengono prodotti i vini di livello
“comunale” della Côte sono il Pinot Noir,
lo Chardonnay e l’Aligoté. La produzione annuale media (dato del quinquennio
2006-2010) è di 55.990 hl di rosso, pari
al 60%, e 44.100 hl di bianco (55%). In
due delle cinque “appellations”, Bouzeron e Montagny, non si produce peraltro
che vino bianco, non essendo prevista la
tipologia “rosso” dai rispettivi disciplinari
di produzione.
Degustazioni a confronto
La degustazione ha visto la seguente sequenza:
1. Vernaccia di San Gimignano 2011 Podere Canneta
2. Bouzeron 2012 Domaine Aubert et
Pamela De Villaine
3. Givry Blanc En Veau 2013 Domaine
Joblot
4. Vernaccia di San Gimignano 2013 San
Quirico
5. Vernaccia di San Gimignano Fiore
2013 Montenidoli
6. Vernaccia di San Gimignano Vigna a
Solatìo 2013 Casale Falchini
7. Givry Blanc Clos des Vignes Rondes
2012 Domaine François Lumpp
8. Mercurey Blanc Les Caudroyes 2012
Louis Max / Domaine de la Marche
9. Rully Blanc En Villerange 2012 Domaine Claudie Jobard
10.Vernaccia di San Gimignano Vigna In
Fiore 2013 Ca’ del Vispo
11.Vernaccia di San Gimignano Campo
della Pieve 2012 Colombaio di Santa
Chiara
12.Montagny 1er cru Les Montcuchots
2011 Domaine Feuillet-Julliot
Le sei Vernaccia presentate non hanno di
certo sfigurato nei confronti dei francesi, la
loro classe, molto bene illustrata da Roberto Castagno, ha retto il confronto. Infatti,
questi “borgognoni” si presentavano floreali
ed eleganti, freschi e sodi con tratti di finezza salina che si concretizzavano con un
bouquet fresco (ginestra) e agrumato (pompelmo, cedro, ananas) e frutta (pesca gialla,
susina, pera, melone estivo) con debordante
mineralità. La loro caratteristica principale
è una sorta di ampio “spessore gustativo”,
con qualche nota aromatica scura che ricorda talvolta la liquirizia e le erbe per fare
gli amari, in un contesto maturo e profondo. Il finale, sempre ben presente, si direbbe
“pietroso di allume di rocca” nell’evocazione minerale, e tutt’altro che scorrevole o
sfuggente: hanno stile e fascino e talvolta
persino una certa carnosità. Il mio ricordo
va al Montagny Les Montcuchots 2011 del
Domaine Feuillet-Julliot, vino davvero “borgognone” grasso e untuoso, di media struttura, preciso nei profumi e “solare” nell’espressione più ampia della deglutizione. E
comunque, visti i prezzi di vendita di questi
vini, possiamo dire essere autentici affari,
come lo sono d’altro canto, anche le nostre
Vernaccia di San Gimignano.
L’Anteprima e la mia personale
degustazione
L’Anteprima vera e propria della Vernaccia,
per noi della stampa specializzata, si è tenuta in due momenti (pomeriggio e mattinata del giorno successivo) nella stupenda
location del Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada (dov’è attualmente
allestita la mostra sul Novecento pittorico
italiano) alla presenza dei sommelier, sempre bravi e solerti. Sono stati presentati 42
vini del 2014, 14 del 2013, 4 del 2012 + 8
riserve del 2012; 4 del 2011, 1 del 2010 e
1 del 2009, per un totale di 74 vini. Le titubanze le avevamo tutti sull’annata 2014.
Alla fine gli assaggi hanno dato buoni segnali in particolare in quelle aziende che
definiamo storiche, a significare che hanno
saputo lavorare ben in vigna. Selezione certosina di lavoro in vigna e in vendemmia.
Prove superate anche se l’acidità è risultata
più spiccata e con sentori vegetali superiore alla media. Buona la profondità sapida
di bocca che si allunga in una persistenza
finale molto minerale.
Tra i più piacevoli assaggi: Cesani; Hydra
de Il Palagione; I Macchioni di Case alla
Vacche; La Lastra; Macinatico; Lunario di
Tollena; Panizzi; Teruzzi & Puthod; Poderi
Arcangelo; Rialto di Cappella Sant’Andrea;
Selvabianca de Il Colombaio di Santa Chiara; Tenuta le Calcinaie; Tropìe de Il Lebbio e
Vigna in Fiore di Cà del Vispo.
Nelle selezioni dell’annata 2013, molte
le conferme e di ottimo livello. Tra i più
equilibrati e ben calibrati: Ab Vinea Doni di
Falchini; Biscondola di Poderi del Paradiso;
Canneta de La Luna e le Torri; Cusona di
Guicciardini Strozzi; Riserva Aurea di Guidi; Riserva La Ginestra di Signano; Riserva
Mareterra di Lucii Libanio; Riserva Ori de
Il Palagione; e Vigna Santa Margherita di
Panizzi.
Tra le annate precedenti, degustate alla
presenza dei produttori, ho ricordi fantastici di queste Vernaccia: Angelica 2012 di
San Donato; Carato 2009 di Montenidoli;
Fiore 2012 di Montenidoli; Riserva Sanice
2012 di Cesani; Riserva Signorina Vittoria
2010 di Tollena; Riserva Vigna a Solatio
2012 di Falchini e Vigna ai Sassi di Tenuta
Le Calcinaie.
In chiusura vorrei ricordare l’iniziativa:
“Foodblogger e Vernaccia di San Gimignano”, una prima gara di abbinamento con la
Vernaccia di San Gimignano. Un foodcontest che ha visto diciotto foodblogger raccogliere la sfida e mettere alla prova la loro
creatività. Ne è nato un bellissimo ebook,
scaricabile gratuitamente dal sito del Consorzio: www.vernaccia.it
giugno 2015 La Rivista - 67
Jesolo ha ospitato il Concours
Mondial de Bruxelles 2015
8017 le etichette di vino iscritte,
300 i giurati, provenienti da 49 nazioni diverse
N
ato nel 1994, il Concorso negli anni
è cresciuto enormemente e ha amplificato il suo prestigio. Itinerante dal
2006, ha toccato varie capitali del vino e in
Italia solo Palermo, fino ad oggi, aveva avuto
l’onore di ospitarla.
L’organizzazione del Concorso è complessa
e impegnativa. Vi operano 12 persone fisse
durante l’anno (tra dipendenti e collaboratori
fissi). In occasione dell’evento, la macchina
organizzativa assume proporzioni immense:
tra sommelier e personale di servizio di vario
tipo, raggiunge circa 160 persone sul territorio, cioè una persona ogni due degustatori.
In una tre giorni di degustazione dai ritmi
serrati, 55 commissioni da 5 o 6 membri ciascuna hanno degustato oltre 8000 campioni
di vino provenienti da 49 nazioni diverse.
Una maratona ormai giunta alla 22esima
edizione, che si sposterà nel cuore della Bulgaria, a Plovdiv, per l’edizione del prossimo
Maggio 2016.
All’annuncio erano presenti Marin Raykov,
Ambasciatore della Bulgaria in Italia, Nikolina Angelkova, ministra del Turismo, Vassil
La giurata svizzera France Massy
68 - La Rivista giugno 2015
Nella Commissione nr. 55 (qui in posa con chiaro ammiccamento balneare) anche il nostro Collaboratore Rocco Lettieri (primo a sinistra)
Grudev, Ministro dell’Agricoltura, Daniela
Saveklieva, VP of the Standing Committee
of Economy & Toursim, e Angelina Topchieva, Segretario Generale della Municipalità di
Plovdiv che hanno dato il benvenuto al Concorso sottolineando fortemente l’ospitalità
bulgara e la sua lunga tradizione vitivinicola.
I giurati, divisi tra giornalisti, sommelier, enologi e buyer, sono stati immersi nel mondo e
nella cultura vinicola italiana e, in particolar modo, veneta. Il programma dell’evento,
infatti, ha loro permesso di conoscere bene
il territorio e i suoi vini attraverso visite in
cantina, degustazioni e seminari tecnici sulle
varietà autoctone.
Proprio quest’ultima è stata una delle novità
più apprezzate: in molti, infatti, hanno aderito ai 6 laboratori organizzati per illustrare
alcuni tra i più importanti vitigni italiani,
Nebbiolo (Vito Intini), Sangiovese (Barbara
Tamburini), Montepulciano d’Abruzzo (Daniele Cernilli), Primitivo (Enzo Scivetti), Nero
d’Avola (Luigi Salvo), Vermentino (Mariano
Murru). Un’ulteriore occasione per diffondere la cultura del vino italiano oltre confine.
Numeri da record
La ventiduesima edizione del famoso Concorso ha raccolto anche numeri da record.
8017 campioni - un migliaio in più rispetto
alla precedente edizione italiana, tenutasi
a Palermo nel 2010, circa 300 giurati e ben
160 persone che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione sul territorio.
Una macchina organizzativa eccezionale ha
mosso questo prestigioso e storico concorso,
frutto in questa edizione di una partnership
tra l’organizzazione belga diretta da Thomas
Costenoble e il Comune di Jesolo.
I campioni sono arrivati soprattutto dai tre
maggiori paesi produttori ovvero Francia
(2422), Spagna (1570) e Italia (1226). In Italia la regione che ha sottomesso più campioni a giudizio è stato il Veneto (217), seguito
dalla Sicilia (202) e dalla Puglia (172).
Una kermesse unica che ha assegnato tre ri-
Foto di gruppo in un esterno: giornalisti giurati e organizzatori
conoscimenti alla qualità dei vini degustati:
Grande Médaille d’Or (con punteggio da 92 a
100%), Médaille d’Or (da 86,6 a 92%), Medaglia d’Argento (da 83 a 86,5%) e i premi Best
Wines per le seguenti categorie: Best Sparkling,
Best White, Best Rosé, Best Red, Best Sweet.
La Francia ha ottenuto 17 Gran Medaglie
d’Oro; la Spagna 10; il Portogallo 12. L’Italia, che ha presentato 1226 vini, ha portato
a casa in in totale 354 medaglie (nel 2014
furono 285), di cui 16 Gran Medaglia d’Oro,
Giurati al lavoro
104 Medaglie d’Oro e 234 Medaglie d’Argento, a cui vanno aggiunti i premi speciali, conquistati dal Nican Montepulciano d’Abruzzo
2008 Cantina Orsogna, miglior vino rosso e la
Barbera d’Asti Docg Superiore Sichivej 2011 di
Ezio Rivella, tra le rivelazioni 2015.
Oltre gli addetti ai lavori
Sebbene la conoscenza del premio in Italia
sia principalmente circoscritta agli addetti ai
lavori, l’importanza dello stesso inizia a farsi
strada e dimostrazione ne è, probabilmente,
anche la massiccia partecipazione delle cantine italiane negli ultimi anni. In un decennio il numero dei campioni è praticamente
raddoppiato. Le medaglie del CMB sono garanzia di qualità per il consumatore. Lo guidano nell’acquisto e lo aiutano a discernere
la qualità nelle sue sfumature, all’interno
di un’offerta molto variegata. La serietà del
regolamento, la metodologia di giudizio e la
professionalità con cui vengono affrontate le
varie sessioni di degustazione e analisi sensoriale sono riconosciute. L’organizzazione
del concorso ha, infatti, nelle sue diverse edizioni, messo a punto un sistema di controllo
esteso a tutte le fasi della manifestazione:
nelle degustazioni proprio per garantire un
giudizio equo vengono effettuati controlli
incrociati per verificare che il degustatore
sia in grado di riprodurre lo stesso giudizio
sullo stesso campione. Oltre a ciò, il Concours
Mondial de Bruxelles è l’unico concorso internazionale ad avere attuato un valido e
costante controllo posticipato dei campioni
premiati al fine di garantire la legittimità dei
risultati. Infatti, una selezione dei vini medagliati verrà sottoposta ad un’analisi chimica,
fisica e sensoriale in modo da comparare il
campione presentato con il prodotto immesso sul mercato.
(L’elenco dei vini premiati è disponibile al seguente
link: http://results.concoursmondial.com/)
Ora non resta che guardare a Plovdiv, nel cuore della Bulgaria, sede della prossima edizione
del Concours Mondial de Bruxelles prevista
per il prossimo Maggio 2016, che nel 2019
sarà anche “Capitale Europea della Cultura”.
giugno 2015 La Rivista - 69
Dal 24 al28 giugno:
il TAVOLO – Zürich bei Tisch
Benvenuti alla più grande
Festa del cibo di Zurigo
È
tutto pronto nelle cucine per il quarto
appuntamento de “il TAVOLO – Zürich
bei Tisch”. Dal 24 al 28 giugno 2015
vi invitiamo all’evento culinario che rappresenta il più grande Food Festival di Zurigo.
Potrete scegliere se trascorrere una serata
all’Opening Night presso l’aeroporto di Zurigo, incontrare i “cuochi di corsa” presso
gli hotel convenzionati, partecipare alla No
Limits Night, incontrarsi alla tavolata, lunga
ben 200 metri presso l’Engrosmarkt, per assaporare un mediterraneo Il Mercato-Lunch
/ Il Mercato-Dinner oppure prendere parte al
Brunch in famiglia.
Ideatrice di questo evento, ormai giunto alla
sua quarta Edizione, è Alexandra Heitzer.
Amante del cibo e della buona cucina,cuoca per passione prim’ancora che per professione, Alexandra si lasciata trasportare da
questa sua passione e in una sera di calde
atmosfere toscane ha trovato l’ispirazione
per iniziare adre corpo a quello che lei stessa
sottolinea essere “una festa del cibo” e non
un “festival per gourmet”. Un modo per offrire
l’opportunità di gustare un cucnia raffinata
anche in un ,abinete popolare come può esserlo una tavolata lunga 200 metri preparata
all’interno del mercato all’ingrosso.
Passione, quindi, ma anche spirito d’iniziativa
e grande capacità di relazionarsi e di coinvolgimento. È così che nasce il più grande ‘festival del cibo’di Zurigo. Che si avvale del diretto
e fattivo sostegno dei grandi alberghi cittadini, dei loro cuochi, di chef rinomati, di gastronomi, animatori della dolce vita zurighese.
Di seguito il programma.
PROGRAMMA
MERCOLEDI 24 GIUGNO 2015
Dalle ore 19.00 alle ore 24.00
Gate Gourmet Switzerland
La più grande cucina della Svizzera
Borddienststrasse
8058 Zürich Flughafen
Tram 10 fino alla fermata „Flughafen“
CHF 195.00, bevande incluse
70 - La Rivista giugno 2015
Il viaggio di andata e ritorno nelle zone ZVV
110 e 121 è incluso nel biglietto di ingresso.
Opening Night
Kitchenparty – «ready to take off!»
Pronti al decollo? “Signore e signori, tenete pronto il vostro biglietto per l’Opening
Night de “Il Tavolo food festival”. Gate Gourmet, la più grande cucina della Svizzera,
e i suoi partner sono pronti per decollare.
Preghiamo i passeggeri della Air il TAVOLO
Kitchenparty di attivare tutti i sensi durante il First Class Flying Dinner. Assicuratevi
di avere la carta d’imbarco per tutte le 14
Kitchen-destinazioni, che saranno create
dal team attorno al Maître de cabine Oliver Fischer, Director Culinary Excellence
Gate Gourmet. Durante il Flying Dinner
vi consigliamo di assaggiare le delizie dal
Gourmet-Trolley, che saranno preparate da
cuochi stellati”.
Lasciatevi sorprendere dalla più grande
cucina in Svizzera. Dell’intrattenimento a
bordo se ne occupano gli chef con una Kitchen-Percussion-Show e la squadra di eminenti cuochi.
Questi gli chef “volanti”:
• Maurice Marro & Olivier Rais,
BAUR AU LAC
• Frank Widmer, PARK HYATT ZURICH
• Fredi Nussbaum, STORCHEN ZURICH
• Patrick Hetz & Ingo Kühn, THE DOLDER
GRAND
• Tino Staub & Kay Schultz, WIDDER HOTEL
• Oliver Fischer, GATE GOURMET SWITZERLAND
• Rebecca Clopath, ambasciatrice MAX
HAVELAAR e responsabile KOCH MYSTERIUM
• SWISS TASTE OF SWITZERLAND GASTKÖCHE
• Antonio Colaianni, RESTAURANT MESA
• Andreas Schwab, HOTEL RISTORANTE
TENTAZIONI
• Enzo Andreatta, RISTORANTE DA ENZO
• Rolf Hiltl, RESTAURANT HILTL
Alexandra Heitzer, l’ideatrice e l’animatrice di
quella che per sua stessa ammissione vul essere uan vera e propria festa del cibo.
GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2015
A partire dalle ore 19.00
Baur au Lac I Park Hyatt Zürich I Storchen
Zürich I The Dolder Grand I Widder Hotel
CHF 150.00, bevande escluse
I cuochi di corsa
Sono veloci nel creare prelibatezze culinarie: è per questo motivo che gli chef degli
hotel ospitanti sono soprannominati “i
cuochi di corsa”. Intrattengono il pubblico
con show culinari mentre si spostano da
fornello a fornello creando, con ingredienti
prescelti, menù stellati di cinque portate. Al
termine di ogni portata gli chef cambiano
hotel, quindi corrono velocissimi verso la
prossima cucina.
Questi gli chef velocissimi:
• Maurice Marro &Olivier Rais,
BAUR AU LAC
• Frank Widmer, PARK HYATT ZÜRICH
• Fredi Nussbaum, STORCHEN ZÜRICH
• Patrick Hetz & Ingo Kühn, THE DOLDER
GRAND
• Tino Staub, WIDDER HOTEL
VENERDI 26 GIUGNO 2015
Nella città di Zurigo e nei dintorni
Il Tavolo-no limits
Nella cornice della città di Zurigo l’arte culinaria è colorata, creativa, fresca, giovane, veloce
e molto altro ancora. Durante il Tavolo-«No
limits-Night» i protagonisti della cucina mostreranno le loro abilità nel mondo dei sensi.
Ristoranti, locali con cucina, hotel, negozi di
gastronomia e di vino: tutti sono invitati a
mettere in scena i loro piatti forti per animare il Tavolo-”No Limits Night”.
SABATO 27 GIUGNO 2015
Dalle ore 12.00 alle ore 15.00
Engrosmarkt I in una tavolata lunga 200 metri
Aargauerstrasse 1
8048 Zurigo
Tram 4 fino alla fermata Aargauerstrasse
Adulti CHF 65.00 I Bambini CHF 25.00, bevande escluse I posti a sedere liberi
Il viaggio di andata e ritorno nella zona ZVV
110 è incluso nel biglietto di ingresso.
Il mercato-lunch
Il mix unico di atmosfera mediterranea,
shopping e cucina di alto livello rende il
Mercato-Lunch presso l’Engrosmarkt uno
degli eventi enogastronomici più popolari
di Zurigo. La tavolata si ripropone anche per
l’edizione 2015 come la special guest: con i
suoi 200 metri di lunghezza, ricca, colorata e
allegra, questa lunga tavola, accompagnata
da un sottofondo musicale, invita grandi e
piccini a trascorrere del tempo in compagnia,
a ridere e scherzare insieme.
In questa edizione il Mercato-Lunch offre
ancora più divertimento: più bar, più bancarelle specializzate nei prodotti alimentari tipici, nuovi stand di cibo, così come il Mercato-Lounge sulla rampa. Tutti sono invitati a
provare i 30 piatti stellari preparati dagli chef
nelle stazioni di cucina e negli stand culinari.
Concedetevi, inoltre, un aperitivo al bar, gustate le deliziose specialità o acquistate alcuni ricordi culinari: godete del Mecato-Lunch
in tutte le sue sfaccettature.
Per voi in cucina:
• David Flückiger, ADLISBERG
• Maurice Marro & Olivier Rais,
BAUR AU LAC
• Mike Thomi, DA ANGELA
• Michael Bolliger, DREI STUBEN
• Frank Widmer, PARK HYATT ZÜRICH
• Fredi Nussbaum, STORCHEN ZÜRICH
• Patrick Hetz & Ingo Kühn, THE DOLDER
GRAND
• Tino Staub & Kay Schultz, WIDDER HOTEL
SABATO 27 GIUGNO 2015
Dalle ore 19.00 alle ore 01.00
Engrosmarkt I in una tavolata lunga 200 metri
Aargauerstrasse 1
8048 Zurigo
Tram 4 fino alla fermata Aargauerstrasse
Adulti CHF 95.00, bevande escluse, incluso
Dinner-Party I posti a sedere liberi
Il viaggio di andata e ritorno nella zona ZVV
110 è incluso nel biglietto di ingresso.
Il mercato-dinner
Il piacere del buon gusto in un’atmosfera
estiva: benvenuti al Mercato-Dinner, dove
troverete ad aspettarvi una tavolata riccamente imbandita con tapas e stuzzichini
- come un assaggio ai deliziosi 30 menù stellati. Presso le stazioni di cottura, gli chef del
TAVOLO ei loro team creeranno prelibatezze i
con i migliori chef della città di Zurigo.
Si potrà gustare un prosecco come aperitivo presso il Mercato-Bar o presso il nuovo
Mercato-Lounge sulla rampa. Nelle nottie
d’inizio estate sarete accompagnati dai “Don
Giovannis”, che suoneranno dal vivo arie di
Verdi, Puccini, Wagner e Mozart insieme con
Swing, Flamenco, Klezmer e suoni balcanici.
Il vostro personale di cucina:
• Maurice Marro & Olivier Rais,
BAUR AU LAC
• Thomas Gautschi, BLAUE ENTE
DOMENICA 28 GIUGNO 2015
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
Engrosmarkt I presso la Tavolata lunga 200
metri Aargauerstrasse 1
8048 Zurigo
Tram 4 fino alla fermata Aargauerstrasse
Adulti CHF 65.00 I Bambini CHF 25.00, bevande incluse I posti a sedere liberi Il viaggio
di andata e ritorno nella zona ZVV 110 è incluso nel biglietto di ingresso.
Brunch in famiglia
Divertitevi, ridete e trascorrete del tempo
con i vostri cari: la filosofia gastronomica
consiste nel creare con Oliver Fischer di Gate
Gourmet deliziose ricette tradizionali, rivisitate per creare dei piatti stellari.
Un piccolo assaggio: mini croissant farciti
appena usciti dal forno, carne con insalata
di pane toscano, riso al latte con conserva di
ciliegie, minestra di carote, miele e zenzero,
pancakes con sciroppo d’acero o paté di nocciole fatto in casa, feta marinata, polpette in
sugo e tante altre delizie.
I pasti caldi vengono preparati nelle 10 stazioni di cottura Gaggenau.
Anche per i più piccoli non mancheranno
giochi, divertimento, musica e qualche
sorpresa.
Informazioni aggiornamenti e biglietti:
www.il-tavolo.ch
giugno 2015 La Rivista - 71
Convivio
di Domenico Cosentino
Le Nespole
Una squisitezza dolce-amara
Nespolando è la sagra delle nespole (quest’anno si tenuta la trentunesima) che si svolge puntualmente tra
la fine di maggio e l’inizio di giugno a Castelbuono,
nella provincia di Catania, in Sicilia. E quest’anno ha
mandato in passarella il meglio delle ricette, gelati
compresi, con la partecipazione di molti cuochi, provenienti da tutta Italia.
Secondo i siciliani, in questo periodo, la maturazione delle nespole è già
avvenuta. Bisogna raccoglierle! È vero, le nespole sono tra i primi frutti
che la primavera ci regala, dopo le fragole. Ma è anche vero che la loro
maturazione, a seconda delle zone d’Italia, avviene tra marzo e giugno,
in attesa che arrivino le more e ciliegie. E anche se le nespole annunciano la bella stagione (ci dicono che l’inverno è ormai passato), non sempre
una nespola fa primavera.
Esistono, infatti due tipi di nespole, quelle che maturano in inverno (e
hanno bisogno del tempo e della paglia per maturare, come dice un
vecchio proverbio), che sono i frutti dell’albero conosciuto come “nespolo comune” (nome scientifico Mespilus germanica), e le nespole del
Giappone. Quest’ultime sono le vere protagoniste del mese di maggio.
Originarie dalla Cina
È un albero antico il nespolo. E la botanica ce lo consegna in doppia
versione: quella comune e la giapponese, entrambe appartenenti alla
famiglia delle Rosacee. Al contrario di quelle che maturano in inverno,
che sono piccole, ovoidali, di un colore beige carico e che vanno raccolte
quado sono ben lontane da essere pronte per la tavola, quelle dell’Eribotrya japonica, originaria della Cina, sono sbarcate in Europa due secoli
fa. E si distinguono da quelle invernali per le dimensioni del fusto e per
la profumatissima fioritura. I frutti, invece si rassomigliano, anche se
le nespole giapponesi, pur avendo una maturazione più lenta, vantano
tannini meno impetuosi, virtù che consente loro di debuttare sul mercato in anticipo sulle cugine.
Care agli erboristi, molto amate dalle api…
Comuni o giapponesi che siano, sia quelli che vanno a maturazione all’inizio dell’estate, sia quelli che lo fanno nel tardo periodo autunnale o di
inizio inverno, i nespoli sono molto amati dalle api: a fare la differenza,
72 - La Rivista giugno 2015
non tanto il polline dei lor fiori, ma il periodo della fioritura, destinato al riposo nella grande maggioranza delle specie botaniche. Care agli
erboristi fin dal Medio Evo, grazie alle proprietà astringenti (prima che
maturino pienamente), sono colagoghe, diuretiche e antinfiammatorie.
E possono essere protagoniste di preparazioni squisite in cucina: ottime
per l’antipasto, per le insalate, con la carne di pollo, ma anche per dessert, marmellate e confetture.
...e adorate dagli Chef
I cuochi amano le nespole in cucina, perché coprono degnamente l’interregno tra il dominio degli agrumi e l’esplosione di fragole, more e
ciliegie. In più, il crescendo di dolcezza e cedevolezza le rende modulabili
nelle varie parti del menù, fino al digestivo: il Nespolino, passando per i
dessert. E c’è chi ha provato ad abbinare le nespole al pesce.
Patrizia Di Benedetto, cuoca stellata in Sicilia nel suo ristorante Bye Bye
Blues di Mondello, Palermo, ha esordito con un Tonno al chutney. Sono
tonnetti impanati, fritti, spadellati, in una salsa spessa, preparati con
nespole snocciolate, succo d’arancia fresca, zucchero grezzo, zenzero,
cannella, paprika, aceto e poca acqua.
Ma ci sono anche gli spiedini di pollo: cubetti di petto di pollo marinati
con salsa di soia e limone, alternati sul bastoncino insieme ai dischi di
cipollotto e nespole tagliate a metà. Naturalmente vanno cotti irrorandoli con a marinata. E poi c’è l’insalata di cereali, che vede messi insieme
farro, orzo e riso bolliti, mescolati con rondelle di sedano e rapanelli,
olive, noci, dadi di pere e nespole. Come condimento: salsa di sesamo,
diluita con limone e poca acqua.
La Ricetta
Marmellata di Nespole
Ingredienti per 2-3 vasetti
500 g di nespole mature,
1 mela,
1 zenzero,
1 limone,
400 g di zucchero di canna.
Come la preparano:
Taglio la frutta i piccoli pezzi, dopo averla ben lavata. Taglio anche
lo zenzero. Irroro con il succo del limone.
In una casseruola capace, metto a cuocere, a fuoco basso, la frutta
insieme allo zucchero e lo zenzero. Mescolo di tanto in tanto, perché non si attacchi al fondo e faccio cuocere - per 40-45 minuti
circa – fino a quando la marmellata avrà raggiunto la consistenza
che io desidero. Appena pronta, la trasferisco, ancora bollente, nei
miei barattoli, precedentemente sterilizzati. Tappo e lascio riposare, coperta con un tovagliolo – fino a quando si è raffreddata. Conservo nella mia dispensa, e la consumo a colazione spalmandola
su fette di pane tostato o la utilizzo quado preparo delle crostate.
Torte, marmellate e nocino
Nel ricettario delle nespole non mancano i dolci come una mousse, una
crosta o la torta capovolta. È una tortiera foderata con caramello. Sopra
vanno messe le nespole sbucciate e tagliate a listarelle, coperte con un
impasto di farina integrale biologica, zucchero grezzo , yogurt e lievito.
In quanto al Nespolino (ottimo come digestivo), malgrado il nocciolo delle
nespole contenga alcune sostanze tossiche (come d’altronde, molte Rosacee:
mandorle amare, albicocche , etc.…) il liquore che se ne cava è buonissimo e
innocuo. Per prepararlo, basta lavare la frutta, asciugarla, denocciolarla, metterla in un vaso si vetro insieme ai noccioli ridotti in poltiglia, all’alcol da dolci
e allo sciroppo di acqua e zucchero. Va bevuto a distanza di due mesi.
La marmellata è la ricetta classica, che preparo ogni anno nel mese di
maggio, quando mi trovo in Calabria, nella mia casa di Pietragrande, e
che prevede nespole ben mature, zucchero di canna e pezzetti di zenzero. È ideale per le mie crostate che preparo con farina integrale. Eccola
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
Viva la cucina italiana!
Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare
dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze
con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta
selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Buon appetito!
I nostri 18 ristoranti pizzerie in Svizzera vi accolgono
7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti
i membri su presentazione della tessera della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del
10% su tutte le consumazioni!
Molino Basilea
Steinenvorstadt 71
4051 Basilea
T 061 273 80 80
Molino Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
T 021 965 13 34
Molino Berna
Waisenhausplatz 13
3011 Berna
T 031 311 21 71
Molino Thônex
Rue de Genève 106
1226 Thônex
T 022 860 88 88
Molino Crans-Montana
Rue de Pas-de-l’Ours 6
3963 Crans-Montana
T 027 481 90 90
Molino Uster
Poststrasse 20
8610 Uster
T 044 940 18 48
Molino Dietikon
Badenerstrasse 21
8953 Dietikon
T 044 740 14 18
Molino Vevey
Rue du Simplon 45
1800 Vevey
T 021 925 95 45
Molino Friborgo
93, rue de Lausanne
1700 Friborgo
T 026 322 30 65
Molino Winterthur
Marktgasse 45
8400 Winterthur
T 052 213 02 27
Molino Molard, Ginevra
Place du Molard 7
1204 Ginevra
T 022 310 99 88
Molino Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
T 027 966 81 81
Molino La Praille, Ginevra
Centre Commercial La Praille
1227 Carouge
T 022 307 84 44
Molino Select, Zurigo
Limmatquai 16
8001 Zurigo
T 044 261 01 17
Molino Glattzentrum
Einkaufszentrum Glatt
8301 Glattzentrum
T 044 830 65 36
Molino Stauffacher, Zurigo
Stauffacherstrasse 31
8004 Zurigo
T 044 240 20 40
Le Lacustre, Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
T 022 317 40 00
Frascati, Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
T 043 443 06 06
giugno 2015 La Rivista - 73
www.molino.ch
Motori
di Graziano Guerra
La nuova Alfa Romeo 4C Spider
Per super sportivi e per veri gentlemen
doppia frizione a secco garantisce cambiate veloci e precise - 130
Sul finire di maggio, sul circuito del con
millisecondi a pieno regime. Il selettore ottimizza le calibrazioni di moCentro Sperimentale FCA di Baloc- tore, trasmissione, differenziale Alfa Electronic 02 e controllo di stabilità
(ESC) secondo le esigenze di guida. Con un semplice tocco si
co è stata presentata in sessione di- elettronico
cambia modalità: Natural, AII-Weather, Dynamic o Race.
namica la reginetta di tutti i saloni,
Una moto a quattro ruote!
la nuova Alfa Romeo 4C Spider.
Il test su strada, su percorso preparato da Miki Biasion, ha anticipato
l’attesa prova su pista. La seducente supercar in versione cabriolet ha
un abitacolo progettato in funzione del pilota, il volante tagliato nella
parte inferiore facilita il salire e scendere, ma il “vostro” ne preferirebbe
uno rotondo e leggermente più piccolo. Cambio al volante, pedaliera di
alluminio, rivestimento di pelle con cuciture di pregio e cornici in fibra
di carbonio, accentuano le sensazioni sportive. La tecnologia digitale
s’affaccia in modo discreto con un display TFT da 7”. Non mancano applicazioni web, riconoscimento vocale e telefonia in viva voce. Il 4 cilindri turbocompresso 1.750 cc, associato al cambio sequenziale Alfa TCT
calibrato per la 4C Spider, è regolato dal selettore Alfa DNA. Il 6 marce
74 - La Rivista giugno 2015
Su strade normali l’acchiappa sguardi è facile da guidare, occorre solo
stare attenti ai limiti di velocità, e comportarsi da gentiluomini. Consigliata la modalità Natural, che garantisce il comfort ideale per la guida
turistica, e morbida per il cambio Alfa TCT. Il sound del motore incanta
pilota - a tetto aperto di più - e passanti. In salita si può anche passare in
Dynamic: aggredirà le curve come una moto. La macchina s’ispira tutta
al mondo delle gare e su pista vuole grande concentrazione per regalare
emozioni forti. Qui serve la modalità Race, che consegna il completo
controllo della vettura al pilota e garantisce prestazioni super. Le regolazioni antislittamento sono disattivate, ma il sistema di controllo del
differenziale rimane attivo, per uscire velocemente da curve a gomito. In
Race si può attivare il Launch Control, per volare, non appena si mollano
i freni, da zero a cento in 4,5 secondi.
Fino a 1,25 g di decelerazione in
frenata
Il sistema frenante è progettato per Ia pista, dove sono richieste frenate
decise in ogni condizione. Per garantire la massima efficacia e 1,25 g di
decelerazione in frenata la 4C monta quattro dischi perforati autoventilanti e pinze Brembo con quattro pistoncini di alluminio all’anteriore.
Eccellenza fatta a mano a Modena
La nuovissima unisce stile e prestazioni Alfa Romeo all’artigianato di Maserati, dove l’esperienza tecnica e industriale è
messa a frutto nello sviluppo della 4C Coupé e della 4C Spider,
per la gioia di super sportivi, gentlemen e collezionisti. Una
vera sportiva dalla linea mozzafiato e prestazioni eccellenti.
Costosa, ma anche investimento interessante contro interessi
negativi e inflazione.
In Svizzera, dove dovrà vedersela con Porsche Boxster e Lotus Elise,
I’Alfa Romeo 4C Spider sarà disponibile da luglio 2015 in nero, bianco, giallo prototipo, rosso Alfa, grigio basalto, bianco madreperla e
rosso competizione, con un prezzo di listino che parte da 81’000
CHF. Per il mercato svizzero, sono previste 140 unità, in aggiunta
alle 300 della 4C Coupé, in quel segmento H, il 2,8% del totale di
mercato, da circa 5.000 unità annue.
Dati tecnici Alfa Romeo 4C Spider 1750 Tbi 240 CV
Motore trasversale, in posizione centrale
Cilindrata: 1742cc
Trazione: Posteriore
Potenza e velocità max: 240 CV / 258 km/h
Accelerazione: 0-100 km/h in 4,5”
Consumi (l/100 Km) sul misto: 6.8
Emissioni CO2 (g/Km): 161
Categoria di efficienza energetica: G
Classe ambientale Euro 6
giugno 2015 La Rivista - 75
Fiat tra i protagonisti del concorso «NC Awards 2015»
Ideato da ADC Group per valorizzare la comunicazione integrata e olistica
italiana, il premio è giunto alla nona edizione. La manifestazione annovera
ogni anno tra i giurati i principali esponenti del mondo del marketing e della
comunicazione.
Quest’anno in gara vi erano 132 progetti rappresentativi dell’eccellenza creativa
italiana. Ben quattro i premi vinti da Fiat Chrysler Automobiles: “Best Holistic
Company”, “Miglior Campagna TV/Cinema”, “Miglior Comunicazione sul punto
vendita/Shopper Marketing”, “Miglior Guerrilla Marketing”.
Prestigioso il titolo di “Miglior Campagna TV/Cinema” assegnato dalla giuria al
marchio Fiat per l’ormai famoso spot “blue pill” dedicato al lancio della 500X.
Il video è stato un boom sui social network e su youtube con più di 26 milioni
di visualizzazioni, è tuttora on air con esilaranti nuovi episodi. Girato nella
splendida cornice del borgo toscano di Pitigliano, lo spot racconta con ironia le
disavventure di un uomo un po’ in là con gli anni, che si prepara a un appuntamento galante, ma sul più bello la miracolosa pillola blu gli scivola dalle mani,
vola dalla finestra e attraverso una serie di balzi arriva nel serbatoio di una
fiammante 500 conferendole come d’incanto un formato X: grande, potente,
pronta all’azione. Il crossover Fiat disegnato, progettato e costruito in Italia.
Il Centro Ingegneria e Sviluppo General Motors di Torino
Su invito di Opel Svizzera, un gruppo di giornalisti ha potuto guidare due vetture dotate dei motori diesel
della Casa, 1.6 da 136 Cv e 2 litri da 170 CV, di ultima generazione, da Zurigo a Torino.
di Torino ha la responsabilità globale per GM dei turbodiesel 1.0L, 1.3L, 1.6 L
e 2.0L, 2.2L, 2.5-2.8L. GM ha investito circa 60 milioni di Euro nella struttura
torinese per dotarla degli strumenti più avanzati per la ricerca e lo sviluppo
in campo motoristico. Sedici sale prova motore, due sale climatiche e una
semi anecoica, 12 laboratori, un banco rulli e un’area officina contribuiscono a rendere il Centro GM di Torino un fiore all’occhiello per lo studio sui sistemi di propulsione. Oggi la GM Powertrain Europe si conferma un player di
primo piano sul territorio piemontese, garantendo occupazione altamente
qualificata, acquistando componenti per la produzione direttamente generati dal centro di ingegneria, oltre a beni e servizi. La ricaduta sul territorio è
stimata in circa 200 milioni di Euro annui.
Pierpaolo Antonioli, amministratore delegato del General Motors Powertrain Europe, nel suo ufficio
Nel capoluogo piemontese sorge il General Motors Powertrain Europe. “Il
Centro d’ingegneria e sviluppo copre un ruolo strategico d’importanza mondiale per il Gruppo GM. Nei quasi dieci anni di vita è passato da 80 a 650 collaboratori, e continua a svilupparsi”, ha spiegato l’amministratore delegato
Pierpaolo Antonioli, continuando “A Torino, oltre a sviluppare i propulsori
che andranno in produzione in Germania, Polonia, Tailandia, America, è pure
implementata l’elettronica di controllo”. Il centro di ricerca e sviluppo, creato
nel 2005, si è trasferito nel 2008 nella nuova struttura all’interno del Politecnico, rendendo GM la prima azienda automobilistica a insediarsi fisicamente in un campus universitario. Il Centro presso la Cittadella Politecnica
76 - La Rivista giugno 2015
Whisper diesel
Giovanni Rovatti, Assistant Chief Engineer, ha presentato la nuova stella nel segmento delle compatte: il diesel 1.6 CDTI di nuova generazione.
Soprannominato dalla stampa “whisper diesel” per la sua silenziosità, ha
debuttato su Zafira Tourer con una potenza di 136 CV. È disponibile anche
su Meriva, Astra, Astra GTC e su Opel Mokka. Si distingue per l’eccellente
fluidità e i bassi consumi.
Massimiliano Sala, Global Ass. Chief Engineer, ha illustrato il nuovissimo
2.0 CDTI, un potente 4 cilindri in grado di erogare la notevole coppia di
400 Nm e 170 CV. Grazie a questo propulsore Insignia accelera da 0 a 100
km/h in soli nove secondi e raggiunge una velocità massima di 225 km/h.
Il 2.0 CDTI sarà disponibile anche su Zafira Tourer e su altri modelli Opel
come la cabriolet Cascada.
Jeep & Harley-Davidson Days 2015
A
Saint Tropez aspettando Lugano
Jeep sponsorizza ufficialmente Harley Davidson nei principali eventi - 12 in 7 Paesi - per il secondo anno in
Europa, Medio Oriente, Africa. Il prossimo appuntamento a noi più vicino è in programma a Lugano dal 3
al 5 luglio 2015.
Jeep e Harley Davidson hanno colonizzato il Golfo di Saint-Tropez
in occasione dell’Harley-Davidson Euro Festival 2015. Grande protagonista l’iconica Jeep Wrangler soft-top - unica SUV cabrio a 5
porte - e accessori Mopar che ne esaltano la personalità.
Da Port Grimaud a Saint-Tropez alla guida della parata Harley
Davidson
Jeep Wrangler, allestita in versione soft-top, è stata la punta di
diamante della parata. Ha sfilato negli allestimenti Rubicon e
Sahara, nelle versioni speciali X Edition e Rubicon X e con le show
car “Stealth” e “Dark Side” che hanno avuto l’onore di aprire e
chiudere la spettacolare parata. Jeep ha pure organizzato un raid
per mettere alla prova i suoi modelli più votati all’off-road. La carovana era composta dalle Wrangler e dalle Cherokee e Renegade
in versione Trailhawk.
Harley-Davidson Dyna Fat Bob
Prendimi se ci riesci, e la Wrangler sembrava sorridere con quegli
occhioni sbarrati. Poi la rincorsa sulle strade del Golfo di Saint Tropez, senza scampo per la Jeep. Nessuna chance invece per la Fat
Bob sul percorso off-road sulle colline intorno a Grimaud. La Fat
Bob si distingue per i grossi pneumatici, che infondono sicurezza
e garantiscono tenuta, spiccano le rifiniture in nero e il doppio
scarico gemellato. Il controllo su strada è totale e la guida è senza compromessi. Il precarico si regola facilmente per adattare la
sospensione al proprio stile di guida, quella posteriore ribassata
consente una posizione di guida più arretrata, ideale per affrontare
anche le curve più impegnative. Prezzo base CHF 21’000 (senza lo
sconto “euro”, fra il 10 e il 20%).
Dati tecnici HD Fat Bob
Motore Twin Cam 103™, raffreddato ad aria
Cilindrata (cc) 1,690 cc
Iniezione elettronica sequenziale (ESPFI)
Consumo carburante percorso misto 5.6 l/100 km
Dimensioni (mm): Lung./h sella 2.400/690 - Luce a terra 125 Interasse 1.620
Pneumatico anteriore 130/90B16 67H / Post. 180/70B16 77H
Peso a secco (kg) 306
Capacità serbatoio carburante (l) 18.9
giugno 2015 La Rivista - 77
Starbene
Tempi duri per chi soffre
di allergie da polline
l’attenzione è puntata sulle graminacee, soprattutto al nord, e sulle urticacee che di solito hanno le concentrazioni maggiori in maggio”.
Insieme all’imprevedibilità delle stagioni gli esperti e gli oltre dodici
milioni di allergici in Italia potrebbero presto fare i conti anche con
nuovi pollini. Un esempio di polline ‘alieno’ è quello di ambrosia, pianta che si è diffusa negli ultimi decenni in Lombardia fino a diventare,
in alcune zone, la prima/seconda causa di allergie ma che si sta diffondendo in tutto il Nord e non solo. Oltre a questa si hanno sempre maggiori segnalazioni di allergie alla betulla, che è tipica del nord Europa,
e all’olivo, piante sempre più diffuse anche come piante ornamentali, i
cui pollini possono scatenare reazioni allergiche.
Tracciata una mappa
del genoma del cancro
avanzato alla prostata
Negli ultimi dieci anni le stagioni dei pollini sono “impazzite”, con forti
variazioni delle concentrazioni liberate, da un anno all’altro, e tendenza, per alcuni, al rialzo. I maggiori responsabili sono clima e smog.
Lo affermano i dati dell’Associazione Italiana di Aerobiologia, secondo
cui questa, per i pollini, è un’annata di boom con valori molto sopra la
media. “In Italia è molto difficile sintetizzare quando si parla di pollini,
nel nostro paese ci sono aree profondamente diverse dal punto di vista
del clima e della vegetazione - spiega Roberto Albertini, presidente
dell’associazione e allergologo del Dipartimento di Medicina Clinica e
Sperimentale dell’Università degli Studi di Parma -. Qualche tendenza
generale però si può vedere, e la principale è che le stagioni polliniche
sono ‘impazzite’ da alcuni anni a questa parte. Uno dei principali responsabili è il clima, con inverni più caldi della media e forte piovosità
che tendono a favorire la formazione dei pollini. Anche l’inquinamento
ha effetti quali/quantitativi. Inoltre, alcuni studi mettono in evidenza
che la CO2 favorisce l’aumento dei pollini prodotti, con maggiore capacità da parte di essi di liberare allergeni”.
Recentemente, per la prima volta nei pollini aerotrasportati, il contenuto allergenico è stato studiato in modo standardizzato dal progetto
europeo HIALINE (Health Impacts of Airborne Allergen Information
Network). L’anno che stiamo vivendo è uno di quelli che lasciano il
segno. “Al Nord si è passati da 800 pollini totali per metro cubo di media
dei giorni di picco a quasi 1200 - precisano gli studiosi - mentre al Sud
da 450 a 600. In particolare, i pollini di cupressacee hanno avuto una
forte crescita, soprattutto al Nord, mentre le platanacee, che al Nord
sono risultate in calo e con un ritardo del picco pollinico, al Centro e al
Sud hanno visto un aumento dei pollini e un anticipo della stagione. Per
il Nord, annata eccezionale anche per i pollini di Frassino (oleacee) con
un aumento del picco oltre la media di quasi 6 volte. In questo periodo
78 - La Rivista giugno 2015
A mettere a segno il risultato è stato un gruppo internazionale di ricercatori guidati dall’Institute of Cancer Research (Icr) di Londra, in uno
studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Cell’. La mappa viene considerata
dagli scienziati l’equivalente oncologico della “Stele di Rosetta”, la lapide incisa in più lingue che ha permesso di decifrare i geroglifici egiziani.
Dal lavoro è emerso che in 9 pazienti su 10 il cancro prostatico presenta mutazioni genetiche che possono individuate e trattate con terapie
ad hoc, mirate al bersaglio. Gli scienziati hanno analizzato il Dna delle
neoplasie di 150 uomini con tumore alla prostata in fase metastatica.
“In passato – ha spiegato alla Bbc online Johann de Bono, coordinatore dello studio - abbiamo considerato il cancro alla prostata come una
singola malattia, ma questo lavoro dimostra che si tratta di un gruppo
di malattie, ciascuna guidata da uno specifico insieme di mutazioni”. La
ricerca permetterà di studiare test genetici per identificare gli uomini
più a rischio e di sviluppare farmaci intelligenti più efficaci.
Due caffè al giorno
tolgono il viagra di torno
La caffeina? Se assunta con moderazione si candida ad essere un
ottimo concorrente naturale della nota pillola blu contro la disfunzione erettile. Chi ne consuma tra 85mg e 170 mg, più o meno
l’equivalente di una-due tazzine al giorno, ha il 42 per cento in
meno possibilità di andare incontro a disfunzione erettile rispetto
a chi non ne assume per nulla, mentre chi assume tra 171 e 303mg
di caffeina ha il 39 per cento in meno di probabilità. È quanto
emerge da una ricerca dell’Università del Texas pubblicata sulla
rivista Plos One.
Secondo gli studiosi l’effetto è dovuto al fatto che la caffeina innesca una serie di meccanismi che inducono le arterie del pene a
rilassarsi, aumentando il flusso sanguigno. Per arrivare a questa
conclusione gli studiosi hanno analizzato i dati di di circa 4.000
uomini, valutando la quantità di caffè, tè, bevande gassate e bevande sportive che hanno consumato in media al giorno.
Gli esperti sono giunti alla conclusione che anche nel caso di persone affette da sovrappeso, obesità e ipertensione, tutti fattori di
rischio per lo sviluppo di disfunzione erettile, si osservavano dei
miglioramenti con l’assunzione dell’equivalente di caffeina di unadue tazze di caffè al giorno. “Abbiamo visto una riduzione della
prevalenza di disfunzione erettile negli uomini obesi, in sovrappeso
o ipertesi - spiega il dottor David S. Lopez , autore dello studio - ma
ciò non è accaduto in chi invece era affetto da diabete. Il diabete è
uno dei più forti fattori di rischio per la disfunzione erettile, quindi
questo non è sorprendente”.
Stress da prova
costume
In previsione del caldo estivo aumenta lo stress da prova costume che
contagia il 69% degli italiani, convinto di essere fuori forma.
Indossare il costume da bagno è infatti una preoccupazione per oltre
7 italiani su 10 secondo un’indagine condotta su circa 1600 italiani,
uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni, con metodologia
Woa (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sui
principali social network, blog, forum e community dedicate.
In base ai dati raccolti il 56% dei monitorati vede il gesto di indossare
il costume come un problema, mentre addirittura il 33% si dichiara
rassegnato. In particolare, il 44% dei soggetti dichiara di prepararsi
attentamente, un 29% è ancora indeciso sul da farsi, mentre solo il
27% non prenderà alcun accorgimento.
Secondo lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro
Medico Santagostino di Milano: “la prova costume è un tormentone
in questo periodo e, almeno per qualche secondo, attraversa i pensieri
di tutti. Per molti rimane un pensiero passeggero, per altri c’è il rischio
invece che diventi motivo di forte disagio, una rimuginazione su cui la
mente s’inceppa, una potenziale causa d’intensa ansia”.
Un suggerimento per battere l’ansie e lo stress di questo periodo
pre-estivo arriva dal nutrizionista Luca Piretta, specialista in Scienza
della Nutrizione Umana all’Università La Sapienza di Roma: “io sostengo da tempo che la prova costume andrebbe fatta scartando i regali di
Natale. La cosa peggiore che si può fare, se si vuole dimagrire in salute, è quella di combattere contro il tempo. L’obiettivo dovrebbe essere
infatti perdere la massa grassa (dimagramento vero) e non calare di
peso velocemente e in qualunque modo, perché cosi si rischia soltanto
di perdere liquidi e massa magra minacciando lo stato di salute”.
Tra i consigli del nutrizionista quello di seguire i dettami della dieta
mediterranea: “per vivere in salute e anche per dimagrire, se necessario,
perché non basta guardare le calorie e i chilogrammi persi sulla bilancia
per valutare se una dieta funziona o no”.
giugno 2015 La Rivista - 79
Ancora disponibile il volume
La Svizzera
prima della Svizzera
Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della
Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Bisogna, infatti, avere
un quadro, anche se solo per sommi capi, di quei fatti che furono
all’origine del lungo e difficile percorso che, dopo oltre cinque secoli, avrebbe portato all’unità geografica e politica di questo Paese
nei suoi confini attuali.
Storia molto complessa e ancora più affascinante, se si considera
che il suo territorio non ha costituito «mai un’unità né politica né
linguistica», né «culturale o economica».
C’è dunque una Storia della Svizzera prima della Svizzera, che
bisogna conoscere per capire a fondo gli avvenimenti che hanno
portato poi alla formazione e al duraturo mantenimento, nei secoli, della Confederazione Elvetica.
Tindaro Gatani, nostro prezioso collaboratore, ricercatore e appassionato studioso dei rapporti italo-svizzeri, ha raccolto l’invito di
realizzare una sintesi della storia di questo Paese dalle origini alla
fondazione della Confederazione.
Il risultato di questo lavoro sono le 13 puntate apparse sulla Rivista da gennaio 2012 a febbraio 2014, che, ora dopo un’attenta
revisione, rispondendo anche alla richiesta di molti lettori, vedono
la luce sotto forma di un volume.
Chi fosse interessato può richiedere copia del volume
al prezzo di CHF 25.—
(+ costi di spedizione)
inviando una mail a:
[email protected]
oppure telefonando allo 044 289 23 19
Mondo in Fiera
Expo Riva Schuh:
Riva del Garda, 13 - 16 giugno
La fiera internazionale delle
scarpe
White Milano:
Milano, 20-22 Giugno
I Saloni per vestire ed apparire
Pitti Immagine Uomo:
Firenze, 16 - 19 Giugno
Il futuro della moda maschile
Mipel - the Bagshow:
Milano, 1 – 4 Settembre
Borse accessori e epelletteria
Carrara Marmotec Expo Edition: Züspa 2015:
Carrara, 18-21 giugno
Zurigo, 25 settembre - 4 ottobre
Tutto il mondo del marmo
La più amata dagli zurighesi
sotto lo stesso tetto
giugno 2015 La Rivista - 81
Expo Riva
Schuh:
Riva del Garda,
13 - 16 giugno
La fiera internazionale
delle scarpe
Expo Riva Schuh non solo risulta essere una
manifestazione leader nel comparto delle calzature di volume bensì anche luogo di incontro
qualificato tra i maggiori paesi produttori di
calzature e gli operatori del settore. L’83esima
edizione, svoltasi dal 10 al 13 gennaio 2015 a
Riva del Garda, conferma l’importanza di questo evento: 1.331 espositori (di cui 984 - ovvero quasi il 70%- stranieri) con un’affluenza di
12.552 visitatori. Questi ottimi risultati dimostrano come la manifestazione abbia saputo
leggere e interpretare con grande anticipo i
cambiamenti in atto e adattare le proprie strategie a uno scenario mondiale completamente
mutato e attualmente in difficoltà. Secondo
quanto riportato da Roberto Pellegrini, presidente di Riva del Garda Fierecongressi “Expo
Riva Schuh ha saputo evolversi, senza mai perdere la propria identità: questo è il vero punto di
forza di questa fiera che è riuscita a ritagliarsi un
ruolo di primo piano a livello mondiale”.
Le aspettative elevate e lo sguardo ai mercati internazionale permangono nella prossima
edizione, che si svolgerà sempre nel cuore del
Trentino Alto Adige, a Riva del Garda, e che
metterà in mostra le collezioni per la primavera/estate 2016, svelando i trend più “in” della
82 - La Rivista giugno 2015
prossima stagione calda. Anche in questa edizione l’internazionalizzazione si esplicherà sia
nel caso di espositori sia per quanto riguarda i
buyer internazionali.
In riferimento agli espositori, continua il lavoro per valorizzare e qualificare la presenza di
collettive. Già da alcuni anni Expo Riva Schuh
annovera sulla sua superficie espositiva di
32.500mq collettive di aziende provenienti
da India e Brasile, mentre solo da alcuni anni
si è aggiunta la partecipazione di 5 tra le più
importanti agenzie cinesi. Cina, Brasile e India
rappresentano i maggiori produttori internazionali di calzature, assicurando cosi all’evento un elevato grado di notorietà a livello
mondiale.
Per quanto concerne i buyer internazionali
Expo Riva Schuh assicura ogni anno la presenta di enti, associazioni e aziende dei paesi
protagonisti del mercato calzaturiero mondiale. In occasione dell’83esima edizione, la
fiera ha ospita una delegazione di buyer provenienti dalle Repubbliche Baltiche di Estonia e Lituania, Polonia e Russia. Particolare
attenzione è stata riservata ai compratori
provenienti dall’area russa, reduci dalle tensioni internazionali e dalla crisi del rublo, per
creare occasioni qualificate di incontro e di
business per le aziende in fiera.
Grande riguardo verrà come sempre riservato
alla parte di servizi dedicati a espositori e visitatori, vero e proprio fiore all’occhiello della
manifestazione. La Buyer Lounge si propone
come luogo di incontro e di conoscenza del
territorio trentino, grazie alla partnership con la
Federazione Cuochi Trentini che cura la parte
food. Confermato anche il servizio Last minute
solutions, pensato per facilitare il soggiorno a
Riva del Garda di tutti gli operatori che parteciperanno a Expo Riva Schuh, offrendo consigli,
idee e suggerimenti su tutte le esigenze di business o di leisure (prenotare una cena, trovare
un regalo per un cliente importante, etc.) che
possono sorgere durante il soggiorno in Italia. Si
rimanda al sito per maggiori dettagli:
www.exporivaschuh.it
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Pitti
Immagine
Uomo:
Firenze,
16 - 19 Giugno
Il futuro della moda
maschile
Dal 16 al 19 giugno 2015 a Firenze sarà di
scena Pitti Immagine Uomo 88, la più importante piattaforma a livello internazionale per
le collezioni di abbigliamento e di accessori
uomo e per il lancio dei nuovi progetti della moda maschile. Questo evento, nato nel
1972 e si svolge, ogni anno a Firenze in due
edizioni, riuscendo a catturare l’attenzione
mondiale e a registrare un elevato numero
di visitatori.
Pitti Uomo è sempre di più una piattaforma globale per importanti aziende e gruppi internazionali della moda e ciò è reso
possibile dall’elevata qualità dell’offerta:
dall’eccellenza delle aziende del nuovo
classico, alla ricerca del mondo dell’accessorio con il suo ruolo sempre più decisivo
sul mercato, ai brand che hanno saputo
spostare in avanti la definizione di sportswear. E ancora, gli stili del menswear di
domani e le nuove correnti luxury underground, i progetti speciali dei designer di
punta internazionali…. tutto questo rende
ogni edizione di Pitti Immagine Uomo un
evento imperdibile.
L’importanza di questo fashion-event è stata registrata anche nell’ 87esima edizione,
svoltasi dal 13 al 16 gennaio: il totale dei
compratori ammontava a 24.000 presenze
mentre in termini di visitatori si è registrata
un’affluenza di 35.000 persone. Se si analizzano i dati comparandoli con le precedenti
edizioni, si nota un aumento dei compratori
del 15% rispetto alla precedente edizione
invernale (durante la quale erano intervenuti 20.800 i buyer). Per i compratori esteri
l’aumento è stato dell’11%, mentre il fronte
italiano ha totalizzato un aumento del 17%,
con oltre 15.300 presenze. L’enorme successo è stato così commentato da Raffaello
Napoleone, amministratore delegato di Pitti
Immagine: “Un’edizione di Pitti Uomo più che
incoraggiante, un’ottima partenza di stagione che porta con sé grande fiducia e ottimismo. Non possono essere che questi gli aggettivi e i toni per un bilancio di questa edizione:
una crescita nelle presenze che non riguarda
solo il fronte estero, ma anche - e aggiungo
con soddisfazione- il nostro paese, e questo
non può che farci che piacere”.
L’ultima edizione si è contraddistinta anche
per gli eventi e gli ospiti speciali che si sono
presentati, solo per citarne alcuni: Marni, Hood
by Air, la performance Cloakroom di Olivier
Saillard e Tilda Swinton. A riguardo, si esprime
cosi Luke Mountain, Men’s Buying Manager di
Casual and Footwear Selfridges (UK): “Tantissime persone, una grande energia! Il Padiglione
Centrale è il posto migliore per dare il benvenuto alla nuova stagione moda. Tutto perfetto,
come sempre, una fiera completa e facile da
visitare. Gli Special Guest Designer di questa
edizione sono un’ottima combinazione: lo street style di Hood by Air e l’eleganza di un brand
come Marni. Un’ottima scelta!”
Il tema dell’edizione 88 sarà “That’s Pitticolor” ed esprime la volontà degli organizzatori
di rendere il colore protagonista di questo
evento. Il linguaggio del colore è infatti uno
dei codici fondamentali della moda, e porterà
ancora una volta un’energetica immersione
in nuovi stili e modi di vivere.
Altre novità di questa edizione riguardano
la scelta del nuovo Designer Project di Pitti Uomo che sarà Carlo Brandelli, direttore
creativo di Kilgour . Inoltre la Fondazione
Pitti Discovery presenterà “Il Signor Nino”,
la prima mostra dedicata alla produzione,
alle idee e allo stile di Nino Cerruti, uno dei
grandi protagonisti della moda maschile italiana negli ultimi cinquant’anni. Questa mostra, curata dallo stesso Nino Cerruti con la
collaborazione di Angelo Flaccavento, verrà
raccontata al presente, perché la moda di
Cerruti rimane sempre un’eleganza contemporanea. Si prega di consultare il sito (www.
pittimmagine.com) per maggiori dettagli.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
giugno 2015 La Rivista - 83
Carrara
Marmotec
Expo
Edition:
Carrara,
18-21 giugno
Tutto il mondo del
marmo sotto lo
stesso tetto
La Fiera Internazionale dei Marmi e delle Tecnologie rappresenta un trampolino di lancio
per l’industria marmorea e lapidea: secondo
i dati dell’ISTAT e le successive elaborazioni
dell’Ufficio Studi IMM Carrara SpA nel 2014
l’export italiano di lavorati di marmo ha registrato un segnale positivo con un aumento
del +7,5% rispetto al 2013. Si rafforzano soprattutto le esportazioni verso i Paesi Europei,
in particolar modo Germania e Regno Unito.
Tale evento celebrerà quest’anno una ricorrenza speciale: questa edizione, in programma
dal 18 al 21 giugno, sarà collegata con Expo
2015 e per questo è stata chiamata Carrara
2015 Marmotec Expo Edition. La caratteristica
distintiva risiede nel coniugare l’attenzione al
business con eventi mondani: se da un lato i
visitatori avranno l’occasione di partecipare a
incontri B2B, workshop, convegni e conferenze,
dall’altro potranno essere intrattenuti da musica, spettacoli e cucina, scoprendo cosi il meglio
del Made in Tuscany e del Made in Carrara.
Secondo quanto dichiarato da Fabio Felici,
presidente di IMM: “L’evento è pensato per
valorizzare una fiera che vuole mettersi in forte relazione con il territorio e con le sue specificità: marmo e business ma anche le tante
eccellenze che la nostra regione è in grado di
proporre in un contesto unico e straordinario
come quello di EXPO 2015. Abbiamo chiamato
l’evento Carrara 2015 Marmotec Expo Edition
perché la Regione Toscana ha scelto CarraraMarmotec come uno degli appuntamenti per
caratterizzare la sua partecipazione all’evento
mondiale milanese”.
La volontà di promuovere il territorio toscano è
stata rafforzata dall’organizzazione di un pacchetto di visite chiamato Welcome 2 Carrara,
che permette ai visitatori di conoscere le cave
e il paesaggio, l’arte e la cultura, i musei e il
grande patrimonio storico e artistico delle città
toscane. Questo è il motivo che ha spinto gli organizzatori a inserire questa fiera nei pomeriggi
(l’orario di apertura è dalle 16 alle 22) da giovedì a domenica. L’obiettivo è quello di lasciare
la mattinata a disposizione per frequentare le
spiagge o fare shopping, mentre nella seconda
metà della giornata la fiera si trasformerà in un
palcoscenico dove fare business avendo al contempo molte occasioni di convivialità.
Il programma infatti prevede: una Lectio Magistralis sulle nuove frontiere del marmo, una
esposizione permanente (Arredare con il marmo) di macchinari e di piccole e grandi opere
di design in marmo bianco di Carrara realizzate dai laboratori di scultura nell’arredo domestico di design. Sarà inoltre istituito un Premio
per il design riservato a giovani, studenti, architetti, e designers, con il coinvolgimento di
Accademia di Belle Arti, la Scuola del Marmo
e laboratori di scultura. L’evento terminerà
nella serata del 21 giugno con una grande festa aperta a tutta la città in modo tale che la
Fiera, con il suo mondo di professionisti e addetti ai lavori, recuperi il rapporto con la città
e con il territorio. Per i dettagli si rimanda al
sito dell’evento: www.carraramarmotec.com
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
84 - La Rivista giugno 2015
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
White
Milano:
Milano,
20-22 Giugno
I Saloni per vestire ed
apparire
White Milano è una rassegna internazionale
patrocinata dal Comune di Milano che esprime il suo brand-mix maturo ed eterogeneo in
tre location indipendenti ma unite dallo stesso
filo conduttore: la ricerca di abiti, accessori, occhiali, gioielli e profumi selezionati per andare
incontro alle esigenze dei retailers. Massimiliano Bizzi, fondatore del salone, afferma che:
“La grande energia delle tre location di White
rappresenta un grande auspicio per il futuro di
Milano, sempre di più un riferimento primario
per il fashion system internazionale. Le strategie
in campo economico messe in atto dal Governo
e il cambio favorevole euro-dollaro lasciano,
inoltre, sperare di arrivare a ulteriori e importanti risultati”.
White ha chiuso la sua edizione autunno-inverno 2015/16 con 19.250 presenze totali, registrando un incremento dei buyer pari al 10%
rispetto all’edizione di febbraio 2014. I compratori italiani crescono del 13% mentre quelli
stranieri del 3%; importante anche la presenza
della stampa con oltre mille giornalisti accreditati.
I quasi 500 espositori del prossimo appuntamento mondano saranno distribuiti nelle tre
diverse aree allestite: Tortona 27, Tortona 54 e
Tortona 35. L’area espositiva di Tortona 27 raccoglie per lo più le nuove collezioni dei brand
internazionali e le novità del mercato del fashion come Ermanno Gallamini, Lucio Vanotti
e Filippo Fanini.
La White Glasses, sezione dedicata agli occhiali
(provenienti da case produttrici quali Delirious,
Jossa On the Rocks Italy, Spektre Sunglasses),
e la White Bijoux, reparto di gioielli e accessori
realizzati dai migliori designers italiani e stranieri, potranno essere visitate in Tortona 35.
In Tortona 54 si troveranno le sezioni di White
Beauty, dove potranno essere esposti i prodotti di bellezza più raffinati, come le creme eco
chic realizzate artigianalmente in convento.
Nella stessa location si accenderanno i riflettori
su Inside White, reparto open-space giovane
ed effervescente dedicato alla ricerca, e ONLY
WOMAN, show-room dedicato esclusivamente ai marchi che presenteranno al pubblico di
White le proprie collezioni donna.
Ritorna inoltre anche la sezione WOW, WhiteOnWeb, che sarà curata, dopo il grande successo di gennaio, da Highsnobiety. Il magazine
online presenterà al salone un brand mix di
successo destinato a essere l’oggetto di un ampio progetto di comunicazione, coinvolgendo
professionisti fotografi, stylist, make-up artists,
blogger, etc. Informazioni dettagliate sull’evento sono disponibili sul sito: www.whiteshow.it
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
giugno 2015 La Rivista - 85
Mipel - the
Bagshow:
Milano,
1 – 4 Settembre
Borse accessori
e epelletteria
MIPEL, importante fiera di borse, accessori e
pelletteria che ospiterà oltre 300 espositori, è giunta ormai alla 108esima edizione, e
questa volta si caratterizzerà per la volontà
di cambiamento. È per questo motivo che
MIPEL, in collaborazione con theMICAM
(salone internazionale dedicato al settore
della calzatura di medio-alto livello), ha
ridisegnato il suo percorso espositivo al
fine di migliorare la fruibilità da parte dei
buyer e degli operatori del settore. Le due
manifestazioni rafforzano la loro sinergia
e propongono un nuovo posizionamento
di MIPEL, che dai padiglioni 8 e 12 si sposterà al padiglione 10 di Fieramilano-Rho.
In riferimento a ciò Giorgio Cannara, presidente MIPEL, afferma : “Siamo certi che
lo spostamento al padiglione 10 sarà per
MIPEL un valore aggiunto nell’ottica di un
servizio migliore ai visitatori e di una logica
di complementarietà tra le due manifestazioni fieristiche. L’evoluzione dei mercati e le
nuove tempistiche del calendario fieristico
internazionale impongono ormai di creare
sinergie capaci di rispondere con efficacia e
flessibilità ai cambiamenti”.
In programma anche in questa edizione i
quattro settori che hanno caratterizzato
l’edizione precedente:
1. DESIGN STUDIOS: il quartiere del design, lo spazio dedicato ai trend setter;
2. PANORAMA: l’anima di MIPEL, in cui
anche le aziende internazionali trovano un palcoscenico di qualità dove
presentarsi;
3. PUNTO.IT: il mondo dell’eccellenza e
della tradizione italiana dal momento
che almeno l’80% dei prodotti sono
made in Italy;
4. EXTRA: territorio aperto a chi vuole esprimere la creatività del proprio
brand senza limiti.
Altro must da non perdere sono le sfilate
che i svolgono nel cuore pulsante della fiera, e che riescono a catturare l’attenzione di
buyer e visitatori in una cornice suggestiva. Sinuose modelle metteranno in mostra
i veri protagonisti della fiera: gli accessori
moda. Per maggiori informazioni riguardo i
cambiamenti intercorsi rispetto all’edizione
precedente, si consiglia di visitare la pagina
web dell’evento: www.mipel.com
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
86 - La Rivista giugno 2015
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Züspa
2015:
Zurigo,
25 settembre 4 ottobre
La più amata dagli
zurighesi
Ritorna il 25 settembre 2015 l’appuntamento annuale con la Züspa, che giunge
quest’anno alla sua 66esima edizione. La
manifestazione rappresenta oramai un
must per gli Zurighesi: l’ultima edizione ha
infatti registrato un’affluenza di 97’000 vi-
sitatori e di oltre 400 espositori, i quali nei
sei padiglioni espositivi hanno mostrato i
loro prodotti e le loro novità. La valutazione della fiera da parte del pubblico è molto
positiva: circa due terzi dei visitatori intervistati hanno giudicano Züspa da “buona” a
“molto buona” e il 60% di questi ultimi ha
effettuato acquisti.
Durante i dieci giorni della manifestazione
è possibile accedere a un ampia offerta di
prodotti e servizi, consentendo agli appassionati di shopping di trovare un’ampia
varietà di prodotti appartenenti a diversi
settori e degustare prelibatezze culinarie.
Oltre all’aspetto puramente espositivi la
Züspa ha nel suo pacchetto una varietà di
altre mostre speciali: dalla moda, con sfilate
di adulti e bambini, al campionato Svizzero
di velocità dell’arrampicata che si basa sulla
scalata di una parete alta ben 15 metri. I più
piccoli inoltre potranno godersi un giro sul
pony, dilettarsi a giocare nel castello gonfiabile o conoscere la mascotte dell’evento,
Züspi! I più grandi, invece, potranno prendere parte nel padiglione 1 alla “Züri Arena” dove si svolgono dibattiti sua attualità,
scambi e confronti di opinioni.
Il direttore operativo della Fiera, Renzo
Cannabona, ha svelato quale sia la ricetta
di successo della fiera autunnale: “I visi-
tatori di oggi non vogliono solo comprare,
ma anche poter fare una nuova esperienza.
Züspa rende ciò realtà: qui infatti è possibile
lasciarsi travolgere dalle novità e trascorrere alcune ore in compagnia dei propri amici
e famigliari”.
Da non perdere dunque la prossima edizione di Züspa, che si terrà presso il padiglione
fieristico di Zurigo dal 25 settembre al 4 ottobre 2015 Parallelamente a questo evento
si svolgerà inoltre, dal 1 al 4 ottobre 2015,
un’altra importante manifestazione: Creativa. Creativa è diventato un importante
evento del “fai da te” che riesce a coinvolgere il pubblico attraverso i 40 diversi Workshops e Live-Shows proposti.
Per informazioni dettagliate si possono visitare le pagine web:
www.zuespa.ch
e www.creativa-schweiz.ch
Per ulteriori informazioni:
Sharon Metus
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
giugno 2015 La Rivista - 87
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Mondo in Camera
Barolo & Friends event 2015 Ginevra
I vini torinesi a Lugano
Meetup Italia summer cocktailCCIS
Il Tavolo - Zürich bei Tisch
“Visiting Expo 2015” a Ginevra
A Lugano la presentazione di
Expo e Territori
Contatti commerciali
Servizi camerali
giugno 2015 La Rivista - 89
Mondo in Camera
Barolo & Friends event 2015 - Ginevra
Dopo le tre edizioni di successo dell’evento “Barolo&Friends Genève”, la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) in
collaborazione con il Consorzio I vini del
Piemonte e Alt-i, organizzerà W (goodWine)
+ D (goodDesign) = L (goodLife), un evento
promozionale sui vini piemontesi e sul design italiano, che avrà luogo in presenza di
una ventina di produttori vitivinicoli a Ginevra il 10 giugno 2015 presso la prestigiosa
cornice del Bâtiment des Forces Motrices
(www.bfm.ch).
Dalle ore 15.30 alle ore 17.30, l’evento sarà
riservato solo ai professionisti del settore (ristorazione, horeca, importatori, dettaglianti,
sommelier, stampa).
La manifestazione aprirà le porte ai wine lovers
dalle ore 17.30 alle ore 21.00 (tariffe per il pubblico : CHF 15.- per i membri della CCIS, CHF
20.- per i biglietti acquistati in prevendita su
Amiando (http://www.amiando.com/DRMKFCT.
html) e infine CHF 25.- per i biglietti acquistati
sul posto).
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Marianna Valle
Ufficio di Ginevra
Telefono: 022 906 85 95
Email: [email protected] e [email protected]
I vini torinesi a Lugano
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera (CCIS), in collaborazione con la
Camera di Commercio di Torino, è lieta di invitarvi alla degustazione di vini
d’eccellenza della Provincia di Torino.
L’evento si svolgerà lunedì 15 giugno
dalle ore 14.30 alle ore 18.00 all’Hotel
Splendide di Lugano (www.splendide.ch),
per presentare nel corso di incontri BtoB
un gruppo selezionato di 11 imprese torinesi, i cui vini sono ancora poco noti sul
mercato elvetico, a importatori svizzeri
del settore.
Per maggiori informazioni:
Fabio Franceschini
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
c/o via Nassa 5, 6900 Lugano
Tel : 091 924 02 32 - Fax : 091 924 02 33
E-Mail : [email protected]
Meetup Italia summer cocktail- CCIS
Per celebrare l’estate ginevrina la Camera di Commercio italiana per la
Svizzera (CCIS) invita i suoi associati e amici all’Apéro de réseautage che
avrà luogo giovedì 25 giugno 2015 alle
18h30 presso la Société Nautique de
Genève (Port-Noir, 1223 Cologny, 1223
Cologny).
Si prega di confermare la vostra presenza
via email [email protected]
Per maggiori informazioni:
Marianna Valle
Camera di Commercio italiana per la Svizzera
Tel: 0041 22 90 68 595
Email:[email protected] www.ccis.ch
Il Tavolo - Zürich bei Tisch
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in occasione del prossimo Food Festival che
si terrà a Zurigo presso il Zürcher Engrosmarkt
90 - La Rivista giugno 2015
dal 24 al 28 Giugno 2015, ha il piacere di informarVi che metterà a disposizione di chi vorrà
promuovere prodotti alimentari di eccellenza (
escluso vino ) e/o offerte turistiche del territorio
italiano, uno spazio espositivo che potrà essere
completamente o in parte occupato, nei giorni
27 e 28 Giugno 2015, i cui costi sono indicati a
pagina 7 della presentazione allegata.
Qualche numero:
25.000 persone hanno visitato il sito www.
il-tavolo.ch
2.800 persone hanno visitato il festival per il
terzo anno
1.98 MIO. hanno seguito la campagna mediatica
402.954 Follower attraverso i Social Media
http://www.il-tavolo.ch/
Per informazioni e registrazioni:
Bruno Indelicato
[email protected]
Tel. +41 44 289 23 23
Fax +41 44 201 53 57
Mondo in Camera
“Visiting Expo 2015” a Ginevra
Con l’obiettivo di promuovere sulla piazza
della Svizzera francese l’Esposizione Universale di Milano, si è svolto il 20 maggio 2015
presso il moderno e affascinante ristorante
La Fumisterie di Ginevra l’evento “Visiting
Expo 2015” organizzato dalla Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera, la Bocconi Alumni Association-Ginevra, l’Accademia
Italiana della Cucina- Delegazione Suisse
Romande con il patrocinio del Consolato generale d’Italia a Ginevra.
Durante la prima parte della serata, riservata ai rappresentanti della stampa e delle
istituzioni svizzere tra cui Vincent Subilia
della Chambre de commerce et d’industrie de Genève (CCIG), Christine Walter
della Chambre Vaudoise du commerce et
de l’Industrie (CVCI), Lula Bachmann e Georges Racine, rispettivamente segretario
generale e presidente della Chambre de
Commerce canado-suisse, si è svolta l’interessante conferenza “Expo 2015: Nutrire
il pianeta, energia per la vita”, tenuta da
due relatori d’eccezione: il dott. Edoardo
Alzetta, dell’Event management division
Expo, e il dott. Massimiliano Bruni, dello
Strategic and Entrepreneurial Management department – Head of Food&Beverage Knowledge Center della Bocconi School
of Management.
Alla conferenza è seguita la seconda parte
dell’evento aperta al grande pubblico dov’è
stata presentata l’iniziativa “Expo nel piatto”:
dieci tra i migliori ristoranti italiani di Ginevra e dintorni (“Il lago – Hôtel des Bergues
Four Seasons”, “Les trois verres”, “Il Mirtillo”,
“Le cheval blanc”, “Le Lion d’Or de Carouge”, “La Fumisterie”, “Mizzica”, “Dario’s”, “Il
Giardino Romano” e “Le Grand café”) hanno
presentato i piatti ideati personalmente dai
loro chef in occasione dell’Expo e che saranno integrati nei loro menù per tutta la durata
di EXPO 2015.
La serata si è conclusa con un gustoso e ricco
aperitivo preparato da Mauro della Fumisterie che ha soddisfatto i palati degli oltre 100
partecipanti. Un vero successo!
giugno 2015 La Rivista - 91
Mondo in Camera
A Lugano
la presentazione di
Expo e Territori
Marina Bottinelli, responsabile dell’ufficio di Lugano della CCIS (al centro) con (da sinistra), Francesca Brianza, Mario Lucini, Marcello Fondi e Paolo Grandi
Il Console Generale d’Italia Marcello Fondi
92 - La Rivista giugno 2015
Dopo la tappa zurighese del 22 aprile
scorso, proprio a ridosso dell’apertura
anche a Lugano la CCIS, in collaborazione con il locale Consolato generale
d’Italia, presso la Sala Carlo Cattaneo,
ha organizzato una presentazione di
Expo 2015 e di come questa evento possa costituire un’ottima opportunità per
far conoscere, al pubblico e agli operatori, anche quei territori italiani che da
Milano e dalla Svizzera sono facilmente
raggiungibili.
Dopo l’intervento di benvenuto del Console Generale d’Italia in Lugano, Min.
Plen. Marcello Fondi, e il saluto del
Sindaco di Como Mario Lucini, e della
Presidente della Commissione per i rapporti fra la Regione Lombardia e la Svizzera Francesca Brianza, sono intervenuti: Giancarlo Perrella che ha fornito una
Panoramica su Expo 2015; Paolo Grandi
Presidente dell’Accademia Italiana della
Cucina sezione Ticino; Claudio Guidotti,
Project manager FFS, che ha fornito gli
aggiornamenti sui collegamenti ferroviari straordinari fra la Svizzera e l’Expo;
Gabriella Morelli e Valeria De Vecchi che
hanno presentato le novità che riguardano l’offerta della Valle d’Aosta; Maria Pia Marini della CCIAA di Monza e
Claudio Guidotti, Project manager FFS
Maria Pia Marini della
CCIAA di Monza e Brianza
Brianza, che ha illustrato l’offerta, non
solo turistica e culturale di un territorio
limitrofo ad Expo 2015; la signora Elena
Simonelli di GB Abano Hotels che spiegato come un soggiorno ad Abano non
debba più esser considerato alla stregua
di un periodo di cura, ma costituisca
oggi un raffinato toccasana per il benessere del corpo e della mente.
(foto: simone traversari)
Elena Simonelli di GB Abano Hotels
giugno 2015 La Rivista - 93
CONTATTI
COMMERCIALI
Dal mercato italiano
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Pezzi forgiati in acciaio
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I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA)
Tel. 0039 0331712011
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94 - La Rivista giugno 2015
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Nuovo Scatolificio Valtenna srl
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Tel. 0039/0734 64791
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produzione di stampi per svariati settori
(elettrico, nautico, aerospaziale, automotive, ferroviario, stradale) è alla ricerca di
potenziali clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera.
• Azienda italiana attiva nella TORNERIA AUTOMATICA con una quarantennale
esperienza nel settore della meccanica di
precisione ricerca clienti svizzeri interessati all’azienda come fornitore di particolari
torniti a disegno. Con il suo parco macchine, formato da circa venti torni di recente costruzione e di altissima affidabilità
e precisione, un sistema di lavaggio pezzi
sottovuoto ad ultrasuoni ed alcohol modificato ed un sistema di selezione automatica dei pezzi dotato di telecamere, la ditta
è costantemente al passo con l’innovazione
ed in grado di fornire un’ampia gamma di
particolari secondo le specifiche del cliente.
• Azienda italiana leader nella produzione e progettazione di manufatti in
fibra di carbonio ed altri materiali compositi (carbon-kevlar e fibra di vetro),
per svariati settori (robotica, nautico,
aerospaziale, automotive, biomedicale,
industriale e design) e certificata ISO
9001:2008, è alla ricerca di potenziali
partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera.
• Azienda italiana leader nella produzione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per il settore edilizio
come guaine traspiranti, freni vapore,
guaine speciali, colmi ventilati, accessori
per il tetto ventilato ed insonorizzanti, è
alla ricerca di potenziali partner e clienti
in Svizzera, per ampliare la propria rete
commerciale estera.
• Ditta italiana realizza anelli, bracciali,
ciondoli, orecchini, girocolli dal design
contemporaneo. L’azienda propone un
vasto catalogo di fedi nuziali personalizzate dal gusto classico e originale, di cui
alcune brevettate, e si è inoltre specializzata nella produzione di gioielli a molla
presentati con il nome di “Diamonds Impulse”. Uno dei punti di forza dell’azienda
è la possibilità di fornire ai clienti gioielli
dalla massima personalizzazione perché
prodotti su misura e richiesta specifica.
All’interno dell’azienda si trovano ufficio
e laboratorio orafo dove tutte le fasi di
lavorazione vengono seguite attentamente per offrire il miglior servizio possibile al cliente.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo
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Fax 044/201 53 57
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Dal mercato svizzero
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Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2 sarebbero liberi per la gestione della logistica
conto terzi.
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Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo
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giugno 2015 La Rivista - 95
ATTIVITÀ E SERVIZI
PUBBLICAZIONI
RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA
Con i suoi circa 700 Soci la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero.
Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi,
certificati ISO 9001, è molto variegata e
comprende tra l‘altro:
• La Rivista periodico ufficiale
mensile (11 edizioni all‘anno)
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Analisi settoriale – Abbigliamento
• Analisi settoriale – Arredamento
• Analisi settoriale – Energie
Rinnovabili
• Analisi settoriale – Vino
• Guida per i lavoratori distaccanti in
Svizzera
• La realizzazione di lavori in Svizzera
– Focus Edilizia
Il servizio, offerto a condizioni molto
vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere
che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle
imprese italiane che desiderano recuperare
l’IVA pagata in Svizzera.
• Incontri BtoB massimizzando
il ritorno commerciale derivante
dall’incontro tra la domanda svizzera e
l’offerta italiana
• Organizzazione di incontri e
workshop tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Colloqui di consulenza individuale
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore
di operatori italiani, nonché dell‘IVA
italiana e tedesca per imprese elvetiche
• Ricerche e consegne semplici di
contatti italiani e svizzeri (produttori,
importatori, grossisti, commercianti, agenti/
rappresentanti)
• Ricerca e mediazione di partners
commerciali italiani e svizzeri
• Ricerca di prodotti, marchi di
fabbricazione e reperimento di brevetti
• Recupero di crediti commerciali
• Investire in Svizzera: servizio
dedicato all’accompagnamento di
investimenti in svizzera
• Azioni promozionali e di direct
marketing
• Assistenza e consulenza in materia
doganale e commerciale
• Informazioni statistiche ed import/
export
• Informazioni relative
all‘interscambio, normative riguardanti gli
insediamenti in Svizzera ed in Italia
• Informazioni riservate su aziende
italiane: visure, bilanci, assetti societari,
protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
• Informazioni riservate su aziende
svizzere: estratto dal registro di commercio,
statuto legalizzato, atto di costituzione,
rapporto commerciale (informazioni sulla
solvibilità)
• Traduzioni ed interpretariato
• La CCIS fornisce informazioni
su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza
ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere
96 - La Rivista giugno 2015
Seestrasse 123,
Casella postale, 8027 Zurigo
Tel.: +41 44 289 23 23
Fax: +41 44 201 53 57
E-mail: [email protected]
www.ccis.ch
CHE-107.821.234 IVA
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel.: +41 22 906 85 95,
Fax: +41 22 906 85 99
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
Via Nassa 5
6900 Lugano
Tel.: +41 91 924 02 32
Fax: +41 924 02 33
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti
e alla conoscenza delle esigenze
e dei bisogni del mercato elvetico
e di quello italiano, la Camera di
Commercio offre ad imprese sia
svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e
prodotti all’estero un’accurata
ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed
identificati i partner commerciali
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e
la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari
di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA
pagata nello Stato estero. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
• recapita l’istanza di rimborso
all’ Autorità fiscale competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica;
• fornisce assistenza legale.
Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la
documentazione sul servizio per il rimborso
dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera.
(Tel. +41 44 289 23 23)
RAPPRESENTANZA FISCALE IN
SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE
Le imprese che realizzano su territorio svizzero
operazioni imponibili all’iva svizzera per un
valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate
a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di
Commercio supporta in questo caso le imprese
italiane divenendo il loro rappresentante fiscale
occupandosi di aprire partita iva in Svizzera,
registrare le fatture in entrate ed uscita e
predisporre il rendiconto iva trimestrale.
Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla
fatturazione di operazioni commerciali in
Svizzera è compresa nel servizio.
ritenuti più idonei per le imprese
a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene
organizzato un incontro presso le
aziende target così selezionate
permettendo alle imprese italiane
o svizzere un rapido ed efficace
ingresso sui rispettivi mercati di
riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un
preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail
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m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e
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Gustala come gli italiani:
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La Rivista Anno 106 - n.6 - Giugno 2015
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prezzo di listino: CHF 28 900.– meno bonus Natural Power di CHF 5000.–, prezzo d’acquisto in contanti: CHF 23 900.–.
Il bonus varia da CHF 3000.– al CHF 5000.– secondo i modelli. A secondo il modello Salvo modifiche del prezzo. Media delle emissioni di CO 2 di tutte le nuove vetture vendute in Svizzera:
144 g/km. Il modello illustrato potrebbe presentare delle differenze rispetto all’offerta effettiva. L’offerta per clienti privati valida fino al 30 giugno 2015, non è cumulabile con altre promozioni.
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La sicurezza del prodotto
e la circolazione delle merci
Grande partecipazione per l’anteprima
del Brunello 2010