In attesa della festa - Il Santo dei Miracoli

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In attesa della festa - Il Santo dei Miracoli
VANGELO “QUI-ORA”
La parabola delle dieci vergini
In attesa della festa
Ci sono momenti nella vita in cui non possiamo permetterci di
essere sbadati o di arrivare in ritardo, ci sono realtà per cui
bisogna essere vigili, pronti: la nostra fede è una di queste.
di Carlo Broccardo
ncora una parabola, in quest’anno liturgico in cui ci accompagna
l’evangelista Matteo. Evidentemente nel suo Vangelo ce ne sono tante, e la liturgia ce le propone quasi tutte. Oggi ne leggiamo una di abbastanza famosa, che ascolteremo domenica 6 novembre. Siamo al capitolo 25
di Matteo, cioè durante l’ultimo discorso di Gesú; i discepoli gli chiedono:
quando sarà la fine del mondo? Ed egli
risponde: non lo so! E comunque non è
la cosa piú importante; piú di tutto conta essere pronti.
Provate ad immaginare un banchetto
nuziale – dice Gesú. A questo punto noi
abbiamo bisogno di qualche aiuto per
la nostra fantasia, dobbiamo cercare di
ricostruire un ambiente che è diverso
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rispetto a quello dei nostri giorni. Ai
tempi di Gesú c’era anzitutto il fidanzamento: per un anno circa i due futuri
sposi continuavano a vivere ciascuno a
casa dei propri genitori, ma erano di
fatto già sposati. Poi la cerimonia ufficiale, il giorno delle nozze: lo sposo andava alla casa della sposa, la “chiedeva” ufficialmente al padre, e poi la portava in casa sua o in un altro luogo, dove venivano celebrate le nozze.
È a questo punto che comincia la parabola: immaginate il corteo delle damigelle d’onore, che accompagnano lo
sposo a casa della sposa. Loro ovviamente aspettano fuori; è sera, e per
qualche motivo non precisato lo sposo
e il padre della sposa la tirano per le
lunghe. Cosí le damigelle si assopisco-
Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro
lampade e uscirono incontro allo
sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé
l’olio; le sagge invece, insieme alle
loro lampade, presero anche l’olio
in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido:
“Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si
destarono e prepararono le loro
lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio,
perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a
voi; andate piuttosto dai venditori e
compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a
comprare l’olio, arrivò lo sposo e le
vergini che erano pronte entrarono
con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Piú tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire:
“Signore, signore, aprici!”. Ma egli
rispose: “In verità io vi dico: non vi
conosco”. Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né l’ora.
Mt 25,1-13
no tutte e dormono.
Notiamo bene questo particolare,
che Gesú dice molto chiaramente: tutte
hanno preso sonno, non solo le stolte.
Perché – ce n’eravamo dimenticati – all’inizio della parabola Gesú aveva detto
che delle dieci damigelle cinque erano
stolte, cioè poco intelligenti. Non erano
cattive; solo sprovvedute: non pensando che la cosa potesse andare per le
lunghe, non avevano portato dell’olio
di riserva in piccoli vasi (le lampade
erano ad olio, allora). Cosí, quando finalmente la burocrazia è risolta e viene
dato l’annuncio di prepararsi, perché lo
sposo sta per arrivare, le loro lampade
si spengono.
Sono proprio sfortunate, perché non
solo sono senza olio di riserva (colpa
loro), ma le altre ne hanno appena appena per sé, non possono prestargliene
neppure una goccia. È capitata proprio
una serie di coincidenze infelici: lo
sposo ci ha messo piú del previsto, loro
non avevano l’olio di riserva, le altre
non potevano dargliene e, infine, essendo notte ci hanno messo un bel po’ prima di trovare qualche negozio aperto –
Foto a sinistra: Gesú Cristo e le vergini
sagge, di Peter Cornelius (1813),
Düsseldorf, Kunstmuseum. Sotto: due
vergini sagge e una vergine stolta,
affreschi di Francesco Mazzola, piú noto
come “il Parmigianino” (1535 circa),
Parma, Chiesa di Santa Maria della
Steccata. Le fanciulle reggono sul capo
vasi ricolmi di gigli e con le lampade in
mano, accese quelle delle vergini sagge,
spente quelle delle vergini stolte.
o meglio: prima di convincere qualche
negoziante ad aprire apposta per loro.
Comunque, alla fine ce l’hanno fatta.
Sono arrivate. In ritardo, certo, ma sono
arrivate. Il proverbio dice: “meglio tardi che mai”, giusto? E invece ecco l’ennesima cosa che va storta: la porta è già
chiusa e lo sposo non ha nessuna intenzione di aprire per loro. Anzi, le parole
che usa sono durissime: «In verità io vi
dico: non vi conosco». Quasi un giuramento, con cui lo sposo le rinnega completamente: con voi, non voglio avere
nulla a che fare.
Non è troppo dura come reazione?
Non poteva comunque aprire e farle entrare? Erano pur sempre le sue damigelle d’onore, non delle emerite sconosciute. E invece no: le ha lasciate fuori.
Pare strano; ma cosí sono le parabole:
sono delle storie e noi le dobbiamo leggere cosí come ci vengono raccontate e
chiederci “che significa?”. Forse noi
avremmo fatto scelte diverse, ma Gesú
UNA VISITA AI CERVELLI
Spiegaci un po’, Signore: è rimasta un po’ di saggezza nel mondo? O hanno
già vinto gli stolti? Possibile che nessuno si accorga di nulla? Le follie della
politica sono pane quotidiano. Ma si aspetta sempre di vedere comparire la parola fine, e che il brutto film finisca. Invece no. C’è ancora qualcuno che inventa una truffa nuova e spera di farla franca. Non sa o fa finta di non sapere che
cosí dà una mano a buttar giú la casa.
Incombe il disastro ecologico, ma chi ci pensa? Mari e fiumi muoiono ogni
giorno un po’, e allora? Chi si preoccupa, chi comincia per primo a dare l’esempio? Ma no: si denuncia, si fa la marcia, un po’ di rumore e se ne riparlerà
domani.
Che dire delle varie mafie? Come spezzarle se i parlamentari litigano tra loro, se i ministri non si mettono d’accordo, se non si estirpa la mala pianta fin
dai piccoli comportamenti quotidiani della gente qualunque? Quella che grida
ad alta voce contro il crimine, ma allunga la bustarella, pretende il favore indebito, non dice tutto al fisco.
La saggezza, la vigilanza, la lungimiranza (e il buonsenso) non fanno parte
nemmeno del nostro bagaglio di uomini e donne comuni. Ecco uno scolaretto:
a casa racconta che un compagno, in tre anni d’elementare, si vanta d’aver
cambiato tre cartelle, qualche dozzina di portapenne, senza parlare del guardaroba, grazie ai soldi di papà. Vaglielo a spiegare che è spreco insensato e
che una cartella può durare cinque anni. Ma quanti padri e madri coltivano
stoltamente capricci e vanità dei figli, per lamentarsene domani, cioè troppo
tardi?
Signore, cosa si agita in tanti cervelli? Possibile non accorgersi delle piccole e grandi follie, della dabbenaggine in cui perseveriamo? E viviamo cosí - bisogna dirlo - anche le cose di Chiesa. Sappiamo, magari, d’essere fuori strada,
ma ci convinciamo d’aver tutto il tempo d’invertire la rotta, prima che lo Sposo
arrivi. E l’olio brucia, la notte avanza. Tanti non sono pronti, quando si apre la
porta del banchetto.
Signore, ancora una volta, “mentes tuorum visita”, piú che il cuore, visita i
cervelli, è urgente. Al lume delle nostre lucerne non ci si vede. Aiutaci a fare
provvista di olio dell’amore, della carità, della bontà, della pazienza, della misura di noi stessi, dell’umiltà, del coraggio, della mansuetudine. Servono per
guadagnarci un posto al banchetto, ma anche per vivere meglio subito. Servono per tenere accese fede e speranza, per il tuo arrivo, per il nostro incontro.
Metticela tutta, Signore, siamo gente dalla testa dura.
P.M.
ha deciso cosí: ha raccontato una storia
in cui alcune damigelle d’onore sono
rimaste fuori da una festa di nozze solo
perché sono arrivate in ritardo. E tutto
perché sprovvedute, superficiali; solo
perché non erano pronte! Che significa
tutto questo?
Il messaggio è chiaro, se ripensiamo
alle parole con cui inizia il nostro brano: «Il regno dei cieli sarà simile a…».
Ci sono momenti nella vita in cui non
possiamo permetterci di essere sbadati,
tanto qualcuno ci penserà al posto nostro; non possiamo permetterci di arrivare in ritardo, tanto la porta è sempre
aperta. Ci sono realtà per cui bisogna
essere attenti, vigili, pronti: il Regno
dei Cieli (la nostra fede) è una di queste. Certo che Gesú ha sempre predicato la misericordia di Dio, la sua infinita
bontà e pazienza. Ma questa parabola è
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un invito a non approfittarne!
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