Massimiliano Ferrati Frédéric Chopin

Transcript

Massimiliano Ferrati Frédéric Chopin
POLINCONTRI CLASSICA
Lunedi 19 ottobre 2009, ore 18.30
Concerto
Massimiliano Ferrati
(pianoforte)
Frédéric Chopin
(nell’ambito dell’integrale delle opere per pianoforte)
Ballata n.1 in sol minore op.23;
Sonata in si bemolle minore op.35
Grave - Doppio movimento; Scherzo; Lento - Marcia funebre; Presto
Notturno in re bemolle maggiore op.27 n.2
Berceuse in re bemolle maggiore op.57
Sonata in si minore op.58
Allegro maestoso – Scherzo. Molto vivace – Largo – Finale. Presto, non tanto
«Ho una nuova Ballata in sol minore di Chopin; mi sembra geniale, e gli detto infatti che dei suoi
lavori è quello che preferisco. Lui è rimasto zitto per un po’, poi a un tratto mi ha detto: "mi fa un
grande piacere, perché è proprio quello che preferisco"». Questo commento si trova in una lettera di
Schumann al suo maestro di contrappunto, Dorn, forse non troppo contento di veder confermata in
queste parole l’assoluta refratterietà del suo ex allievo alle regole dello stile severo. Prima di quattro
lavori omonimi che attraversano via via l'intero arco creativo di Chopin, la Ballata in sol minore è
forse la più amata: era stata cominciata al principio del 1831 e portata a termine solo nel 1835;
l’edizione a stampa arrivò nel 1836 nelle tre capitali europee dell’editoria musicale, vale a dire
Lipsia, Londra e Parigi (la simultaneità delle pubblicazioni riparava almeno in parte dai rischi della
pirateria). ‘Ballata’ è termine derivato dalla poesia, in particolare da un genere fortemente narrativo,
arcaico, con infiltrazioni di sovrannaturale; Schumann azzarda addirittura una precisa provenienza
letteraria, dal Wallenrod di Mickiewicz; ma sappiamo che Chopin mal tollerava queste ipotesi di
ibridazione fra musica e poesia, per cui è più prudente tenere il parallelo su un piano puramente
ideale. Nel 1835 Chopin non si era ancora cimentato con la sonata, forma articolata e sintattica per
eccellenza: fatta salva l’eccezione della giovanile Sonata op.4. La prima Ballata era quindi il brano
più ambizioso anche dal punto di vista strutturale che Chopin avesse prodotto fino a quel momento,
il primo passo al di fuori della purezza aforistica di mazurche, notturni, valzer. Contrasti accesi,
lunghe perorazioni, una segmentazione quasi strofica, fino all’animazione incandescente della coda
finale: il filo che tiene insieme, con logica ferrea, questo lavoro non è da cercare in derivazioni
interne e connessioni, ma in guizzi e contraccolpi umorali: il gesto iniziale sembra raccogliere
l’uditorio e disporlo all’ascolto; e poi ecco srotolarsi come dal nulla il tema principale, una linea
sinuosa che continua a torcersi su se stessa, meditabonda, sospesa. Questa pensosità scatena per
contrasto accelerazioni improvvise e incontenibili, e queste a loro volta si placano in un tema ‘meno
mosso’ e ‘sottovoce’, vera geniale assimilazione delle arcate belliniane, ripensate per la sonorità del
pianoforte; e persino il congedo ricorda una grande scena di declamato drammatico, in cui il
virtuosismo passa in secondo piano rispetto alle esigenze interpretative.
Se quella di Beethoven era una marcia per il funerale di un eroe, questa di Chopin è la marcia di
uno sconfitto; e la Sonata op.35 che si raccoglie tutta intorno al suo terzo movimento declina in
quattro modi diversi il tema della prostrazione. «Così comincia e così finisce: con dissonanze,
attraverso dissonanze, nelle dissonanze»: ecco come Schumann sintetizzava lo spirito di questo
lavoro: che scatena nel primo movimento una "caccia selvaggia", un accavallarsi di frammenti che
non lasciano un ricordo lineare, tematico, armonico, ma piuttosto una percezione d‘affanno, di
instabilità. Tanto più aurorale è l’effetto del tema accordale, quasi liturgico che viene a troncare
questa corsa; ma presto il fervore torna a scombussolare le linee, preparando con toni sempre più
appassionato il ritorno del motivo affannoso, che domina tutto lo sviluppo e che, dopo la ripresa,
riaffiora anche nella cosa conclusiva. Lo Scherzo ha qualcosa di demoniaco, da notte di Valpurga,
negli sbalzi continui, negli affondi al grave, nel ritmo marcato, nelle staffilate di cromatismi, come
folate di vento, finché si leva la linea tersa del trio (trasfigurazione di un canto polacco) a purificare
l'aria. Ed ecco la Marcia funebre, col suo basso ostinato, implacabile, marmoreo: da questo clima
sboccia come un fiore sull’abisso il Trio, che sembra spalancare Eldoradi impossibili, e che di
nuovo verrà inghiottito dalla ripresa implacabile della Marcia (che risuonò, orchestrata da Henri
Reber, sotto le volte della Madeleine ai funerali di Chopin). Il finale è un moto perpetuo
radicalmente atematico: una "corsa all'abisso" visionaria e disperata al punto da lasciare perplesso
persino Schumann, che commentò: «Questa non è musica»; tale era la novità e il radicalismo di
questa pagina che trova un’anticipazione nel Preludio in mi bemolle minore dell’op.28, e che ai
contemporanei dovette far l’effetto di un quadro astratto, in anticipo di un secolo sui tempi.
A partire dall'op.27, i Notturni vengono abbinati a due a due; questa prima coppia viene pubblicata
nel 1835, e composta fra quell'anno e il precedente. Il secondo è in re bemolle, la stessa tonalità che
avrà poi la Berceuse e già ne anticipa il carattere sognante, già implicito nel tema, che si reclina
come un fiore, con il respiro lungo del lirismo alla Bellini. Quest’idea torna poi a ripetersi come in
una costruzione strofica, ma via via si trasfigura in colorature senpre nuove, sempre più aeree,
finché nello slancio finale anche la metrica interna sembra dissolversi per far posto a un arabesco
puro: quando diceva che Chopin è un sognatore e un seduttore, Schumann aveva certo in mente
pagine come questa.
Nella prima concezione, il titolo della Berceuse op.57 (1844-45) era Varianti, a sottolineare la
particolare natura del brano: una serie di variazioni (14) su un brevissimo tema flessuoso, via via
dissolto in un tessuto ornamentale che si fa poesia pura e sfuma i confini stessi dell'una e dell'altra
variazione; complice l'immobilità assoluta della mano sinistra che, salvo un unico punto verso la
conclusione, continua a ripetere un'identica formula ipnotica. La sfida intrapresa qui da Chopin sta
nella volontà di adottare la forma più paratattica che esista, quella della variazione, e liquefarla via
via in un unico flusso ininterrotto: che ha naturalmente al suo interno momenti molto ben
caratterizzati, dalle brevi parentesi quasi da 'studio' (per esempio nella quinta 'variante', con il
disegno in terze), ai momenti di esplorazione timbrica (suoni perlacei all'acuto) finché il tema si
solidifica in una figura nuova, quasi un potenziale secondo tema, appena intravisto; e alla fine
sembra uscire da se stesso, lasciando in aria il guscio vuoto della mano sinistra,col suo disegno
inflessibile.
La Sonata op.58 risale ai mesi autunnali del 1844; come la precedente è in quattro movimenti e
anch'essa ha lo Scherzo collocato in seconda posizione; ma la personalità è mutata, dalla
sconcertante visionarietà dell'op.35 a una misura più austera e composta, solcata qua e là da
scariche elettriche: come la rapida staffilata d'esordio, subito immobilizzata in accordi solenni: a
ricordarci fin d'ora che il movimento è "allegro" sì, ma "maestoso". Come idea contrastante e
cantabile c'è un vero e proprio notturno, che sulle prime è quasi timido, ma via via cresce in pathos;
da notare la 'coda', che prima della chiusa interviene a liquefare di nuovo la scrittura, che s'è
progressivamente gonfiata, roteando in gorghi sul modello della Fantasia op.49. Lo Scherzo è una
rapida trasvolata d'elfi, leggera e senza sfumature, interrotta dal nucleo centrale lento e scuro, con
lunghe note tenute al basso e una compattezza da coro maschile, spazzata via dalla ripresa del tema
alato dello scherzo. Ed ecco il Largo col suo incipit scolpito nel marmo: due temi si avvicendano, il
primo sopra un ritmo pietrificato (che si scioglierà alla ripresa), l'altro centrale ancor più
contemplativo e pieno di voci interne, nuovamente circolari, avvolte su stesse come già era
accaduto nel primo movimento, ma questa volta al rallentatore. Per concludere, la ventata d'energia
del Presto, non tanto, col tema di rondò inframmezzato da squarci volanti e luminosi, e concluso
poi con un piglio atletico degno degli Studi più impervi.
Elisabetta Fava
Massimiliano Ferrati (pianoforte)
E’ considerato uno dei più significativi ed interessanti musicisti italiani della sua generazione. Nato
ad Adria (RO) nel 1970 ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di 5 anni ed ha poi proseguito gli
studi musicali presso il Conservatorio "A. Buzzolla", dove si è diplomato con il massimo dei voti, la
lode e la menzione speciale di merito sotto la guida di Mila Zamparo. Nel percorso della sua
formazione artistica si è affidato successivamente ai Maestri Konstantin Bogino, Paul BaduraSkoda (presso l’Accademia Chigiana di Siena) e Sergio Perticaroli (presso il Mozarteum di
Salisburgo e l’Accademia Nazionale “S. Cecilia” di Roma dove ha conseguito il diploma del corso
di perfezionamento di pianoforte con il massimo dei voti e la lode).
Si è imposto in prestigiosi concorsi pianistici internazionali, come: il “Rubinstein” di Tel Aviv, il
“Busoni” di Bolzano, il “Casagrande” di Terni, l’"Esther Honens" di Calgary, il "Guardian
International Piano Competition" di Dublino, il “Rina Sala Gallo” di Monza.
Si è esibito in prestigiose sale da concerto, fra le quali: Milano alla Sala "G. Verdi" del
Conservatorio, Torino all’Auditorium della RAI e nell’Aula Magna “G. Agnelli” del Politecnico,
Venezia al Gran Teatro "La Fenice", Mestre al Teatro Toniolo, Trieste al Teatro Comunale “G.
Verdi”, Treviso al Teatro Comunale e al Teatro delle Voci, Verona al Teatro Nuovo, Firenze a
Palazzo Strozzi, Varsavia alla Philharmonia di Stato, Amburgo alla Musik-Halle, Napoli al Teatro
delle Palme, Salisburgo alla Wiener-Saal, Calgary alla Jack Singer Concert Hall, Dublino alla
National Concert Hall, Londra alla Purcell Room, Padova all’Auditorium Pollini e alla Sala dei
Giganti del Liviano, Roma all’Auditorio di via della Conciliazione dell’Accademia “S. Cecilia” ed
al Teatro Nazionale, New York al Mannes College of Music, Parigi alla Salle Cortot, Tel Aviv al
Mann Auditorium, suonando per importanti enti concertistici quali: Amici della Musica di Mestre,
Amici della Musica di Padova, Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli, Associazione Veneta
Amici della Musica, Ente Autonomo Gran Teatro La Fenice, Festival delle Nazioni di Città di
Castello, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, Fondazione Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste,
Serate Musicali di Milano, Società dei Concerti di Milano, Teatri S.p.A. - Fondazione Cassamarca
di Treviso, Unione Musicale di Torino, ecc.
Solista con prestigiose orchestre, Calgary Philharmonic Orchestra, Ensamble Gli Archi della Scala,
Israel Philharmonic Orchestra, Moscow Symphony Orchestra, National Symphony Orchestra of
Ireland, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra “Haydn” di Bolzano e Trento, Orchestra di
Roma e del Lazio, Roma Sinfonietta, Camerata Strumentale Italiana, Orchestra da Camera Slesiana,
ecc, ha collaborto con direttori d’orchestra, tra cui, Mario Brunello, Mendi Rodan, Anton Nanut,
Robert Houlihan, Christoph Eberle, Alexei Kornienko, Alessandro Buccarella, Nino Lepore,
Fabrizio Ficiur, Jan Wincenty Hawel, ecc. ed ha suonato in formazioni da camera con il St.
Lawrence String Quartet, l’Aviv String Quartet, il Trio Rachmaninoff, i Solisti dell’Orchestra
d’Archi Italiana ed il violinista David Garrett. E’ co-fondatore del “TrioLogìa” insieme a Fabio
Paggioro (violino) e Luca De Muro (violoncello) spalle dell’Orchestra d’Archi Italiana.
Ha tenuto, in occasione dell’Assemblea Generale della Federazione Internazionale dei Concorsi di
Musica con sede a Ginevra, tenuta a Terni nel maggio 2007, un recital con musiche di Alessandro
Casagrande e realizzato un CD registrato presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di
Roma. Ha registrato per la TVP (Telewizja Polska S. A.), per la CBC Radio & Television Canada,
per la RTÉ (Radio Telefís Éireann), per la Bayerischer Rundfunk München, per la Israel Radio
Voice of Music, per la BBC Radio, per la RAI Radio Televisione Italiana, Radio Ljubljana, ecc.
Tiene regolarmente Master Class in Italia ed è docente presso l’Accademia Triennale di
Interpretazione Pianistica Mikrokosmos di Ravenna