il geometra bresciano - Collegio Geometri di Verona

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il geometra bresciano - Collegio Geometri di Verona
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio
Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la
multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Sommario
Segretaria di redazione
Carla Comincini
EDITORIALE - Presidente e Consiglio riconfermati per il quadriennio 2013-’17 2
Redazione
Raffaella Annovazzi, Lara Baghino,
Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli,
Alessandro Colonna, Mario Comincini,
Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio,
Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento,
Stefano Fracascio, Francesco Ganda,
Francesco Lonati, Franco Manfredini,
Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri,
Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto,
Valeria Sonvico, Marco Tognolatti,
Simonetta Vescovi, Giuseppe Zipponi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Esito delle elezioni per il nuovo Consiglio direttivo del
Collegio geometri bresciano
4
Verso una cultura della prevenzione: la protezione sismica nel territorio gardesano 50
Hanno collaborato a questo numero
Italo Albertoni, Beppe Battaglia, Gustavo Bertoglio,
Andrea Botti, Francesco Cuzzetti,
Antonio Gnecchi, Stefano Landi,
Franco Robecchi, Gian Vincenzo Tortorici,
Isidoro Trovato, Marco Vecchia
INTERVISTA - Sicurezza, incendi, energia:
le battaglie di civiltà dei geometri “specialisti”
6
DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Corsi di formazione alternativi al praticantato
11
LEGALE - Sulla cancellazione dell’ipoteca 20
LAVORI DI GEOMETRI - Il geometra coordinatore del progetto e del cantiere per il
revamping di un’acciaieria
22
Direzione, redazione e amministrazione
25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
Tel. 030/3706411
www.collegio.geometri.bs.it
URBANISTICA - Autorizzazione paesaggistica semplificata Dpr n. 139/2010. Note e
chiarimenti
42
Editing, grafica e impaginazione
Francesco Lonati
SCUOLA - Salvate il soldato Cat. Cosa farà
la nostra categoria?
44
Una voce dal carcere
48
Fotografie
Studio Eden e Francesco Lonati
DAL COLLEGIO DI LODI - La procedura
delle esecuzioni immobiliari per i periti
secondo il Tribunale di Lodi
58
PROTEZIONE CIVILE - Esercitazione interprovinciale “rischio sismico 2013”
78
AMBIENTE & BIOEDILIZIA - La pompa di
calore. Cos’è e come funziona
80
La casa di paglia. Il risparmio energetico è assicurato
86
MEDIAZIONE - Torna la mediazione, ma la
presenza dell’avvocato sarà obbligatoria
87
TECNICA - Geografia litica. Lapis Tiburtinus, pietra dell’Impero
88
CONDOMINIO - La riforma del condominio.
Alcune note di commento
94
CULTURA - L’architettura eclettica di un geometra anni Venti
98
I gromatici romani e la centuriazione della
Pianura padana
104
Novità di legge
106
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Di questa rivista sono state stampate ????? copie,
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N. 5 - 2013 settembre - ottobre
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e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
2013/4 - 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
T
utto si può dire
delle elezioni tenutesi recentemente al Collegio geometri
di Brescia per il rinnovo del
Consiglio direttivo (reggerà
la categoria nei prossimi 4
anni) tranne che non si sia
trattato di una competizione
vera, anche se aspra.
Tenuto conto dei dubbi e
dei timori che avevano animato la fase pre-elettorale –
con la probabilità da tutti ritenuta plausibile di un ballottaggio e la quasi certezza
in tal senso di un risultato
non coerente con le indicazioni del primo turno –, dobbiamo riconoscere con soddisfazione che la volontà
degli elettori è stata rispettata. Va anche registrata – ed
è questo un ulteriore dato
positivo che emerge dalla
tornata elettorale – un’affluenza di iscritti davvero inconsueta per Brescia, soprattutto nel giorno del ballottaggio che ha visto ben
730 geometri accorrere al
Collegio per esercitare il
loro diritto al voto. E ciò,
considerata l’endemica
scarsità di iscritti alle Assemblee annuali e agli incontri istituzionali proposti
dal Consiglio, potrebbe essere l’indizio di un mutamento di tendenza. A meno
che – ma speriamo di no –
non si sia trattato della solita eccezione che non fa
testo e si torni presto al
trend abituale, al “tutto
come prima”, che quasi
sempre fa dire alla maggioranza dei colleghi «…tanto,
sono sempre quelli, io cosa
potrei fare?».
Abbiamo visto molti volti
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Presidente e Consiglio
riconfermati per il quadriennio
2013-2017
nuovi, anche di geometri
non necessariamente freschi di iscrizione, che hanno
voluto, a mio parere, rimarcare con la loro presenza e il
voto il loro apporto alla categoria, ricco di una professionalità quasi sempre sconosciuta, ma proprio per
questo non meno importante.
Ma per offrire un quadro
preciso dei recenti avvenimenti conviene fare un
passo indietro e risalire al
comunicato ufficiale di
qualche mese fa (prima
delle ferie d’agosto) con il
quale il presidente Giovanni Platto aveva proposto
ai 3072 iscritti all’Albo di
dare la loro disponibilità a
candidarsi alle elezioni
entro un determinato
tempo. All’appello avevano
risposto nei tempi richiesti
54 geometri: quei colleghi
che poi nel prosieguo del
dibattito, a tratti anche
molto acceso, sul diverso
tipo di programmazione da
adottare per il futuro Consiglio, si sarebbero quasi tutti
identificati in tre liste tra
loro contrapposte.
Una prima, facente capo al
consigliere uscente Laura
Cinelli; una seconda che faceva riferimento a Laura
Bettari, pure lei consigliere
uscente; ed infine, una
terza, emanazione diretta
della maggioranza del consiglio in scadenza.
Ciò ha costituito una novità
di non poco conto se solo
pensiamo che a Brescia in
tutte le elezioni che ricordiamo ci si era avvalsi del
famoso “listone” di 15 nominativi suggerito diretta-
La composizione del nuovo Consiglio Direttivo
per il quadriennio 2013-2017
del Collegio Geometri di Brescia
Nella seduta di Consiglio del 24 ottobre scorso, convocato per la distribuzione delle cariche, il
geom. Giovanni Platto è stato confermato nell’incarico di Presidente del Collegio Geometri e
Geometri Laureati della Provincia di Brescia, con 14 voti favorevoli e 1 astenuto.
Il geom. Giovanni Platto è iscritto all’Albo dal 1956, è stato Segretario del Collegio Geometri della
provincia di Brescia dal 1982 al 2008. Successivamente ha ricoperto l’incarico di Presidente fino
alla conferma della nomina, avvenuta a seguito delle recenti elezioni di rinnovo del Consiglio
Direttivo per il quadriennio 2013-2017.
Sono stati inoltre eletti nella carica di Segretario il geom. Armido Bellotti (Brescia), confermato,
con 14 voti favorevoli e 1 astenuto; nella carica di Tesoriere il geom. Giuseppe Bellavia (Brescia),
confermato, con 14 voti favorevoli e 1 astenuto.
Sono stati infine eletti come Consiglieri i geometri: Roberta Abbiatici (Brescia), Silvano Bonicelli
(Darfo), Angelo Este (Montichiari), Paolo Fappani (Borgo San Giacomo), Piergiovanni Lissana
(Palazzolo sull'Oglio), Maurizio Pierfulvio Luteriani (Salò), Corrado Martinelli (Odolo), Silvano
Orio (Desenzano), Dario Piergiovanni Piotti (Tavernole sul Mella), Gabriella Sala (Botticino),
Riccardo Zanotti (Edolo), Giuseppe Zipponi (Azzano Mella).
Consiglieri uscenti sono i geometri: Italo Giovanni Albertoni (Edolo), Consigliere dal 1993;
Raffaella Annovazzi (Brescia), Consigliere dal 2009; Nadia Bettari (Carpenedolo), Consigliere dal
2005; Laura Cinelli (Brescia), Consigliere dal 2003.
Cogliamo l’occasione per ringraziare i Consiglieri uscenti per il lavoro da loro svolto durante gli anni
in cui hanno espletato il loro incarico in Consiglio: un patrimonio di impegno e solerzia operativa
che non andrà perduto e che si concretizzerà in ulteriore collaborazione a favore della famiglia dei
geometri bresciani.
EDITORIALE
La nota del Presidente
Nuovo Consiglio, anzi vecchio
e elezioni per il nuovo Consiglio sono terminate. La campagna elettorale è stata molto sentita con tre liste ed una
distribuzione di voti spalmati su ben 195 candidati, tanto che si è
resa necessaria una votazione di ballottaggio.
Il risultato è noto a tutti i colleghi e le nomine istituzionali (Presidente,
Segretario e Tesoriere) hanno confermato la terna precedente.
Ritenendo per la maggioranza che il Consiglio precedente abbia
lavorato bene, è emersa la riconferma di undici Consiglieri su quindici.
Un programma di massima, già reso noto prima delle elezioni, sarà
completato dalle varie necessità di categoria che emergeranno nell’arco del quadriennio e principalmente da quanto emergerà a livello
nazionale dal nuovo Consiglio Nazionale, anzi vecchio.
Dimentichiamo le varie posizioni emerse nella campagna elettorale
e concentriamoci tutti sulle cose da fare, tenedo in considerazione
tutte le proposte emerse e che emergeranno nell’attuale e prossimo
periodo di gestione.
Non esisteranno più maggioranza e minoranza per sterili contrapposizioni, ma un serio confronto sui problemi di categoria da affrontare con ampio dibattito e in modo disinteressato a favore e vantaggio della categoria e non del singolo personale interesse.
Ho continuato ad affermare anche con scritti, che chi si siede al tavolo del Consiglio Direttivo deve anteporre prima gli interessi della
categoria ai propri; difendendo gli interessi della categoria si difen-
L
mente dal Consiglio onde
evitare incongruenze del
possibile ballottaggio che,
pur non essendo obbligatorio per gli elettori, diventava molto determinante
nel risultato finale dell’elezione.
Da oggi, a mio parere, qualcosa è cambiato e questo
mutamento sostanziale
nella procedura di voto, al di
là delle motivazioni e delle
giustificazioni pro o contro,
deve in ogni caso ritenersi
positivo per diverse ragioni:
– la categoria si è “misurata”
(qualcuno dice, finalmente!) in un dibattito acceso che ha fatto emergere
diverse ipotesi e idee su
come potrebbe essere organizzato il futuro della
nostra professione. E ciò
costituirà un supporto sostanziale per chi ci governerà e dovrà operare le
scelte strategiche necessarie;
– il sensibile allargamento
della platea dei candidati
ha fatto conoscere molti
volti nuovi che potranno
dono di conseguenza anche i propri.
Un pensiero particolare va rivolto alla nostra scuola per geometri,
ora Costruzioni Ambiente e Territorio, con una strenua difesa della
nostra polivalente professione.
Distruggendo la scuola si distrugge la professione.
Dalla notevole partecipazione dei nostri iscritti alle ultime elezioni,
ballottaggio compreso, è emersa la consapevolezza sull’opportunità
di essere presenti e di avanzare idee e proposte che verranno prese
in considerazione e dibattute senza alcuna esclusione delle professionalità presenti nella nostra categoria.
Un impegno futuro sarà l’incontro con i colleghi delle varie zone della
provincia per attingere da loro problematiche e rimedi che possono
differenziarsi da zona a zona.
È per me un piacere, oltre che un dovere, ringraziare tutti per la partecipazione alle elezioni e quanti hanno collaborato per una corretta
riuscita delle stesse.
Un ringraziamento e un particolere riconoscimento a quanti hanno
collaborato per la gestione del Collegio e della categoria nel passato quadriennio contribuendo ad elevare la conoscenza della nostra polivalenza con preparazione e notevole impegno.
L’occasione mi è gradita per porgere a tutti gli iscritti nel nostro Albo
e a tutti gli altri Albi d’Italia i miei più cordiali saluti.
Il Presidente, Giovanni Platto
essere disponibili se opportunamente valorizzati ,
per occuparsi del funzionamento della macchina
organizzativa del Collegio;
– il diritto di voto è stato esercitato in un contesto di
maggior trasparenza, che
ha portato a un esito –
oltre che più democratico
– di certo più partecipato e
foriero di idee e programmi da offrire alla discussione del nuovo eletto Consiglio direttivo.
lettori l’impegno e il lavoro
svolti dal Consiglio uscente
nei quattro anni trascorsi ed
avvalorata la continuità
delle scelte strategiche adottate e preso atto della efficacia del suo operato economico, pur in un periodo di
grosse difficoltà come
quello che viviamo. È stata
in sostanza premiata la garanzia offerta alla solidità
strutturale e finanziaria del
nostro Collegio che si perpetua da decenni.
E veniamo al commento dei
risultati della votazione.
Come emerge chiaramente
dalle tabelle sull’esito dei
due turni che potete leggere
di seguito, è stata ampiamente premiata la lista proposta dal Consiglio uscente,
arricchita da quattro nuovi
consiglieri (Gabriella Sala,
Roberta Abbiatici, Riccardo
Zanotti e Maurizio Luteriani). Essa ha infatti vinto la
contesa elettorale vedendo
eletti tutti i suoi 15 candidati
proposti. È stato evidentemente riconosciuto dagli e-
etto ciò, va però
ribadito che la
grande partecipazione degli iscritti e il
coinvolgimento della categoria come mai prima avvenuto, deve essere in gran
parte riconosciuto anche all’impegno delle altre liste elettorali che, pur non vedetto eletto alcun loro consiglere, hanno ottenuto buoni
riconoscimenti in termini di
voti. Analizzando gli esiti dei
turni di votazione, in particolare quelli del ballotaggio,emerge infatti con
D
chiarezza che su 730 votanti
per un totale di 8738 voti validi, alla prima lista sono andati 4517 voti (51,6%), alla
seconda più votata (quella
di Nadia Bettari) 2443 voti
(28%) e alla terza (quella di
Laura Cinelli) 1568 voti
(19,9%), mentre solo 210 voti
(2,5%) sono andati ad altri
candidati.
Il 46% dei voti complessivi
sono quindi riferibili alle
liste non vincenti: una cospicua porzione di iscritti
che costituiscono un importante bacino di futuri dirigenti che non deve andare
disperso, ma valorizzato
nelle Commissioni operative del Collegio.
In tal modo garantendo
quella nuova linfa vitale che
potrà tradursi in una collaborazione operativa sinergica di stimolo per il nuovo
Consiglio, che solo in tal
modo potrà adottare scelte
che trovino il consenso della
stragrande maggioranza dei
geometri bresciani.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 3
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Esito delle elezioni
per il nuovo Consiglio Direttivo
del Collegio geometri bresciano
Primo turno di votazioni
(24-25-26-27-28 settembre 2013)
Progr. Nominativo
Voti
01
Platto Giovanni
424
eletto direttamente avendo raggiunto
il quorum di oltre il 50% deglielettori.
Tutti gli altri candidati, non avendo raggiunto il quorum necessario, sono stati
rinviati al successivo ballottaggio con i
seguenti voti:
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
Bellotti Armido
Bellavia Giuseppe
Zipponi Giuseppe
Sala Gabriella
Lissana Piergiovanni
Piotti Dario Piergiovanni
Abbiatici Roberta
Fappani Paolo
Bettari Nadia
Este Angelo
Orio Silvano
Bonicelli Silvano
Zanotti Riccardo
Martinelli Corrado
Luteriani Maurizio Pierfulvio
Cinelli Laura
Fioretti Silvia
Ziliani Irene
Tomasoni Maria
Pea Dario
Di Schiena Lorenzo
Annovazzi Raffaella
Romagnoli Corrado
Ghitti Paolo
Guerini Amedeo
Vacchi Giuliano
Bernardi Federico
Picchi Gian Mario
Squassina Gianfranco
Tomasoni Davide
Baldassari Leonardo
Antonini Manuel
Cuter Claudio
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
370
367
356
345
333
331
323
319
312
303
300
288
286
281
258
238
232
223
216
192
181
180
175
173
173
165
164
164
164
159
153
152
152
Progr. Nominativo
35
Baccarini Alberto
36
Sigurtà Matteo
37
Agostini Mariano
38
Franzoni Bruno
39
Panzera Carlo
40
Roselli Carlo
41
Degani Paolo
42
Carera Fabio
43
Verganti Marco
44
Baldo Claudio
45
Bani Sandro
46
Negri Matteo
47
Nuccio Pietro
48
Raccagni Enrico
49
Lonati Stefano
50
Santini Stefano
51
Marchetti Vincenzo
52
Fettolini Stefano
53
Gobbi Antony Umberto
Dal 54 al 194 altri con voti da 4 a 1
Voti
151
150
146
144
144
144
138
135
134
133
131
52
23
21
20
13
10
9
9
Secondo turno di votazioni (ballottaggio) 14 ottobre 2013. Sono stati eletti come consiglieri i primi 14 geometri sottoelecati:
Progr.
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
17
Nominativo
Bellavia Giuseppe
Bellotti Armido
Lissana Piergiovanni
Zipponi Giuseppe
Sala Gabriella
Abbiatici Roberta
Fappani Paolo
Piotti Dario Piergiovanni
Martinelli Corrado
Orio Silvano
Bonicelli Silvano
Zanotti Riccardo
Este Angelo
Luteriani Maurizio Pierfulvio
Bettari Nadia
Fioretti Silvia
Ziliani Irene
Voti
391
382
369
355
352
348
343
342
334
333
332
322
314
289
279
220
191
Progr. Nominativo
18
Tomasoni Maria
19
Pea Dario
20
Guerini Amedeo
21
Romagnoli Corrado
22
Cinelli Laura
23
Di Schiena Lorenzo
24
Ghitti Paolo
25
Raffaella Annovazzi
26
Picchi Gian Mario
27
Squassina Gianfranco
28
Bernardi Federico
29
Tomasoni Davide
30
Vacchi Giuliano
31
Baldassari Leonardo
32
Roselli Carlo
33
Antonini Manuel
34
Cuter Claudio
35
Baccarini Alberto
36
Agostini Mariano
37
Degani Paolo
38
Carera Fabio
39
Panzera Carlo
40
Baldo Claudio
41
Franzoni Bruno
42
Verganti Marco
43
Negri Matteo
44
Adami Ricci Piergiuseppe
45
Gnecchi Antonio
47
Sigurtà Matteo
48
Adami Ricci Adriano
49
Parzani Fabio
50
Nuccio Pietro
51
Lonati Stefano
52
Rivieri Attilio
53
Santini Stefano
Dal 54 al 133 altri con voti da 4 a 1
Voti
190
171
169
169
168
166
166
153
149
148
144
143
138
112
110
109
109
107
106
106
103
103
95
95
92
15
10
10
8
7
7
6
5
5
5
INTERVISTA
Sicurezza, incendi, energia:
le battaglie di civiltà
dei geometri “specialisti”
Coordinatori della sicurezza in cantiere, esperti punto il nuovo Regolamento, un testo che però,
della prevenzione incendi, certificatori energetici: in verità, per queste figure professionali
nella valutazione della bozza di nuovo specialistiche si limita ad una definizione di
Regolamento per l’attività del geometra, poche righe. La chiacchierata con i colleghi però
guardiamo oggi a queste tre figure, ai geometri è servita ad illustrare i problemi specifici, le
che oltre alla polivalenza, propria della categoria, preoccupazioni e le incognite di tanti geometri,
mettono in campo le conoscenze e l’esperienza soprattutto in questa stagione di prolungata
d’un professionista specializzato anche in virtù incertezza economica. All’incontro con il direttore
d’una abilitazione normata da apposite leggi. del giornale hanno partecipato i geometri Nadia
Sono ambiti di attività che vedono impegnati Bettari di Carpenedolo e Lorenzo Di Schiena di
molti colleghi, a Brescia come nel resto d’Italia, Castel Mella per la sicurezza nei cantieri, Roberto
geometri che dopo il diploma, il praticantato e Manella di Marone e Ugo Valetti di Capriolo per la
l’esame di Stato, hanno proseguito il loro iter di certificazione energetica, Roberto Baratti di
formazione ed approfondito le proprie Brescia e Giuliano Vacchi di Brescia per la
conoscenze ed esperienze in settori specialistici. prevenzione incendi.
Un percorso spesso
segnato da esami e
L-43 Tecnologie per la conservazione e il restauro
Estratto dalla “Bozza
continui aggiornamenti
dei beni culturali
di regolamento nazionale
così da offrire alla
2.3. Il conseguimento del titolo di Geometra e Geometra
della professione”
committenza, e sopratlaureato è comunque subordinato allo svolgimento di un
periodo di tirocinio e al superamento di un esame di abitutto alla società nel
litazione ai sensi del successivo Titolo III.
suo insieme, un
Art. 2 - Titolo professionale
Art. 3 - Oggetto della professione
servizio indispensabile
2.1.
Il
titolo
professionale
di
…
spetta
agli
iscritti
di alta professionalità,
all’Albo dei Geometri e Geometri Laureati in possesso La professione, al servizio della società e della persona, ha per oggetto la tutela, la salvaguardia e la valosia che si tratti di
del Diploma di maturità (Vedi 15/1)
rizzazione delle risorse del territorio e dell’ambiente. Il
garantire la sicurezza
2.2. Il titolo professionale spetta agli iscritti in pos- professionista geometra:
sesso di laurea, laurea magistrale, diplomi universita- Opera per la tutela della salute del cittadino nei luoghi
di chi costruisce e di
ri istituiti ai sensi della legge 341/1990 ivi compresi i di lavoro, nei luoghi dove abita e dell’ambiente nel
chi abiterà un immoquale vive.
corsi interclasse ed interfacoltà:
Opera attraverso: la conoscenza degli aspetti geograL-4 Disegno Industriale
bile, sia che si voglia
fici, ecologici, economici e territoriali dell’ambiente
L-6 Geografia
massimizzare la resa
naturale ed antropico; le connessioni con le strutture
L-7 Ingegneria civile e ambientale
demografiche, economiche, sociali, culturali e le traL-17
Scienze
dell’architettura
energetica di un amL-21 Scienze della pianificazione territoriale, urba- sformazioni intervenute nel tempo, riconoscendo il
valore e le potenzialità dei beni artistici ed ambientali
biente. Il punto di parnistica, paesaggistica e ambientale
per la loro corretta protezione e valorizzazione.
L-23
Scienze
e
tecnica
dell’edilizia
tenza dell’ormai abituInterviene nell’ambito del territorio e dell’ambiente
L-25 Scienze e tecnologie agrarie e forestali
urbano e rurale mediante prestazioni di rilevazione, di
ale incontro con alcuni
L-26 Scienze e tecnologie agroalimentari
rappresentazione, di monitoraggio e di valutazione dei
L-31 Scienze e tecnologia informatiche
colleghi specializzati in
L-32 Scienze e tecnologia per l’ambiente e la natura beni immobili, con l’ideazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione di edilizia sostenibile, a basso
queste attività, non
L-35 Scienze matematiche
poteva che essere ap6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
INTERVISTA
Nadia Bettari di Carpenedolo
Diffondere anche tra i colleghi
una moderna cultura di sicurezza
C
ominciamo questa nostra chiacchierata sulle
professioni specialistiche
normate da una apposita legge
guardando alla sicurezza nei cantieri
e dicendo subito che nel nuovo Regolamento per questa figura professionale c’è ben poco.
«Vero, ma non è questo il
problema, anzi – dice Nadia
Bettari geometra diplomata
nel 1993 ed iscritta all’Albo
dal 1996, responsabile della
Commissione sicurezza cantieri della categoria tanto a
livello provinciale che regio-
nale, oltre che componente
autorevole del gruppo di lavoro nazionale dell’associazione Geosicur –. Meglio
così perché, viste le continue evoluzioni della normativa, avrebbe poco senso
legarsi a qualche termine o a
qualche procedura che rischia di essere datata. Mi
pare pertinente e sufficiente
il riferimento alla normativa
che per questa parte della
nostra attività è tutto».
«Giusto, giustissimo limitarsi al riferimento alla nor-
impatto ambientale privilegiando il recupero e la
riqualificazione dell’edilizia esistente e delle infrastrutture ad esse collegate.
Opera in autonomia e di concerto con altre categorie
del settore tecnico ed economico.
Promuove la costante elevazione culturale propria e
della categoria, favorendo l’integrazione tra le culture
umanistica, scientifica e tecnologica, pur mantenedo
l’approccio del saper fare, intercettando l’evoluzione
del fabbisogno di competenze che emerge dalle richieste del mondo del lavoro proponendo risposte specifiche ed adeguate alle nuove esigenze.
Sostiene la corretta concorrenza con altre professioni,
per ottenere il giusto profitto dalla propria attività.
Valuta fatti ed orienta i propri comportamenti in base
a un sistema di valori coerenti con i principi della
costituzione e le carte internazionali dei diritti umani.
Gli iscritti hanno le seguenti competenze:
A) Nel settore della tutela del territorio e dell’ambiente
(Omissis)
B) Nei settori delle misurazioni territoriali, della
topografia, della cartografia, della geomatica, del
catasto, delle rappresentazioni tematiche sociali,
dei diritti reali, delle consistenze immobiliari e
della fiscalità correlata.
(Omissis)
C) nel settore dell’edilizia
Gestisce e coordina le fasi progettuali, sia in autonomia, che di concerto con altre figure professionali del settore con la possibilità di coordinamento ???????
(Omissis)
D) Nel settore dell’Estimo e della consulenza
(Omissis)
E) Nel settore della sicurezza
se in possesso di relativa abilitazione:
a) Progetta e gestisce le fasi di coordinamento della sicurezza nei cantieri sia per la progettazione che per la esecuzione, ai sensi
della normativa esistente.
b) Progetta e gestisce la prevenzione incendi
(D.Lgs. 8 marzo 2006, n. 139) e la sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs.
81/2008).
F) Altre attività
Opera per tutte le ulteriori competenze derivanti
da specifiche abilitazioni conseguite in virtù di
norme legislative.
mativa nel Regolamento –
aggiunge Lorenzo Di Schiena, diplomato anch’egli nel
1993 e iscritto all’Albo nel
1999 – i problemi sono altri,
a cominciare ad esempio
dalla stessa legge che non
rende obbligatoria, per il
coordinatore della sicurezza, l’iscrizione all’albo,
oppure la possibilità di nominare il coordinatore e avviare il piano di sicurezza
non contestualmente alla
redazione del progetto, ma
quando già molte decisioni
sul cantiere sono state
prese. Per non dire della
scarsissima sensibilità della
committenza per la quale
siamo solo un costo….».
Piano, piano… Ho già capito che
anche in quest’ambito di attività i
problemi non mancano ed anzi sono
assillanti, ma andiamo con ordine.
Vorrei ad esempio sapere preliminarmente se voi due fate solo sicurezza cantieri o se il vostro studio fa
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 7
INTERVISTA
Lorenzo Di Schiena di Castel Mella.
Sotto: il Direttore Bossini conduce
l’intervista.
bilitazione. E per testimoniare la propria esperienza
può essere utile avere
sempre a disposizione le dichiarazioni dei committenti,
così da poterle esibire nelle
ispezioni degli organismi di
controllo».
Immagino poi ci siano obblighi di formazione permanente.
«Sì – spiega ancora Di
Schiena – per il mantenimento dell’abilitazione servono 40 ore minime di formazione nel quinquennio
ed il consiglio che io do a
tutti è di non concentrarle
nel primo o nell’ultimo dei
cinque anni, ma di spalmarle
nel lustro e soprattutto di
non fermarsi solo a 40».
anche altro, insomma se con la sicurezza cantieri si campa.
«Si campava facendo solo sicurezza quando i cantieri
c’erano – risponde Di Schiena – adesso che l’attività edilizia è ridotta al lumicino
tutti noi facciamo dell’altro,
anche perché siamo noi le
vittime del primo taglio dei
costi di ogni cantiere. È
drammatico, è assurdo, ma è
così: si risparmia sulla sicurezza salvo poi stracciarsi le
vesti se succede qualcosa».
Vediamo però prima quali requisiti
professionali servono per svolgere il
vostro ruolo per la sicurezza nei cantieri.
«È presto detto: – dice ancora Di Schiena – per operare come coordinatore
della sicurezza il professionista deve aver frequentato
un corso di 120 ore con ma8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
terie e percorso formativo
normato a livello nazionale,
dimostrare la propria triennale esperienza in questo
campo e dal 2008 deve pure
aver superato un esame di a-
Veniamo ora ai problemi: cos’è che
non va?
«Tutto, troppo – sostiene
subito Di Schiena – ma soprattutto manca la consapevolezza di quant’è importante la sicurezza sul lavoro
in una società che si vuole ci-
vile e moderna. Ecco perché
io credo che lo sforzo maggiore della categoria in
questo campo dovrebbe essere tutto rivolto alla sensibilizzazione della committenza, a far sì che la sicurezza
non sia considerata solo un
costo, peggio un costo inutile e un’odiosa imposizione
normativa».
E pensare che nella committenza
spesso ci sono colleghi, ovvero altri
geometri…
«Esatto – aggiunge Nadia
Bettari – ma purtroppo l’ostracismo, direi quasi il fastidio per ogni questione
che riguarda la sicurezza è
comune a colleghi e non. Per
questo la sensibilizzazione è
il primo punto, un elemento
dal quale finiscono per dipendere decine di situazioni
spiacevoli e soprattutto pericolose. Come diceva prima
il collega, se la sicurezza non
è una priorità, ma l’ultimo fastidio al quale si pensa, il
progettista chiamerà il coor-
INTERVISTA
Nadia Bettari e Lorenzo Di Schiena
dinatore della sicurezza solo
quando iniziano i lavori,
giusto per avere in cantiere il
piano di sicurezza e non rischiare in caso d’ispezione.
Se la sicurezza non è una
priorità, ma quasi un balzello, l’unico criterio per valutare il lavoro del professionista della sicurezza sarà il
costo, con la conseguenza,
tanto diffusa in questo periodo, che si troverà sempre
un professionista con pochi
scrupoli e una gran dose di irresponsabilità, che accetterà di firmare un piano di sicurezza generico, magari
scaricato da Internet, senza
sopralluoghi sui cantieri e
per un prezzo che paga a malapena la carta sul quale è
scritto. La crisi purtroppo su
questo fronte è davvero
drammatica e ci sono colleghi che senza rendersi
conto di cosa rischiano (durante il cantiere e, si badi
bene, anche nei dieci anni
successivi) in termini di responsabilità firmano a cuor
leggero esponendo se stessi
e decine di altre persone a rischi gravissimi».
veda la sicurezza solo come
un costo inutile, un professionista che viene in cantiere solo per creare problemi, una sorta di “signor
no” che rallenta il lavoro con
scuse speciose… E anche
sulla sensibilità dei colleghi
e dei Collegi varrebbe la
pena di spendere qualche
parola ancora. Ad esempio,
dico solo che il Cd che abbiamo prodotto con il lavoro
dei geometri lombardi specializzati nel settore è rimasto inspiegabilmente
fermo sul tavolo della consulta regionale per mesi. E
poi ci sono stati Collegi lombardi che, invece di diffonderne copia a tutti gli iscritti
o almeno agli iscritti interessati pagando solo il costo del
supporto informatico necessario, ne hanno acquistata
una copia e la tengono solo
in sede a disposizione di chi
vuole consultarla. Vien voglia di mandar tutto a quel
paese, se non fosse che purtroppo l’infortunio è sempre
in agguato e la mancanza di
procedure corrette in tema
di sicurezza fanno sì che il
cantiere, ambiente già di per
sé a rischio, possa divenire
potenzialmente e spesso
realmente letale».
Ma i controlli, le ispezioni non dovrebbero evitare queste situazioni…
«Con meno cantieri aperti –
dice Di Schiena – è oggi più
facile di ieri finire nelle maglie di una ispezione, ma
anche a questo proposito va
detto che la crisi non è stata
ininfluente neppure negli
organismi di controllo, dove
i tagli hanno di fatto eliminato molte delle possibilità
di intervento preventivo,
salvando solo la parte repressiva, l’intervento assimilabile a quello della polizia».
Scusate, cos’è venuto meno?
«È venuto meno – precisa
Bettari – tutto quello
scambio di informazioni tra
professionisti e organismi di
vigilanza che per alcuni anni
ha rappresentato un positivo esempio di collaborazione. Ricordo ad esempio
che gli U.P.G. Chiodini e Galperti dell’Asl partecipavano
a un tavolo di confronto con
le categorie, illustrando le
linee guida del loro intervento, verificando le problematiche più diffuse, le violazioni più frequenti nei cantieri, così da indirizzare preventivamente anche il lavoro di noi consulenti della
sicurezza. Oggi non hanno
più il tempo per queste
cose, il tavolo non viene più
convocato e abbiamo solo ispezioni, contestazione di
eventuali violazioni e sanzioni».
Fortunatamente proprio l’arch.
Chiodini dell’Asl, nonostante il carico di lavoro aumentato e i tagli, è
riuscito a mantenere l’impegno ad
aiutare il Collegio soprattutto nella
formazione ed è docente nei nostri
corsi.
«Sì ed è davvero importan-
La categoria nel suo complesso, il
Consiglio nazionale, i Collegi non
sono così insensibili: c’è a livello nazionale una associazione come
Geo.Sicur, anche il nostro Collegio
ha una commissione che lavora ed
ha prodotto svariati sussidi per i colleghi, da ultimo anche un prezioso
CD…
«Sì, non voglio misconoscere
questi sforzi, anche perché
sono coinvolta in prima persona – replica Bettari – ma il
risultato non è ancora soddisfacente, bisogna riuscire a
fare di più, occorre che non si
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 9
INTERVISTA
Roberto Baratti di Brescia
tissimo – prosegue Bettari –
anche perché si tratta di un
esperto di valore che può
aiutarci a risolvere molte
questioni, chiarire dubbi interpretativi, facilitare la più
corretta soluzione d’un problema. È cultura preziosa,
della quale la categoria fa tesoro cercando di diffonderla
al meglio, di farla passare tra
gli iscritti e, attraverso loro,
farla arrivare anche alla committenza».
Si può fare di più? Si può fare qualcos’altro come ad esempio creare albi
ad hoc?
«Si può e si deve fare di più
– risponde Di Schiena – in
particolare e direi quasi esclusivamente sul versante
della sensibilizzazione degli iscritti e della società.
Non penso invece servano
ulteriori albi, sottoelenchi o
quant’altro renda ancor più
farraginose e burocratiche le
modalità con le quali ci rap-
portiamo alla società. Meglio chiarire per esempio gli
standard di qualità e l’impegno necessario per una
consulenza in tema di sicurezza, le visite in cantiere
obbligatorie, il lavoro a
stretto contatto con il progettista fin da quando si tira
la prima riga al tecnigrafo o si
apre il computer con un programma di disegno. Solo
così, anche senza tariffari
oggi fuori legge, apparirà a
tutti più chiaro che certi
prezzi non possono assolutamente coprire il lavoro necessario per un piano redatto a regola d’arte e una
consulenza realmente efficace. Che chi quei prezzi
propone è, nella migliore
delle ipotesi, un collega disperato che purtroppo non
potrà tener fede allo standard di qualità minimo richiesto e, dunque, lavorerà
male, facendo un cattivo servizio alla collettività».
Oltre la prevenzione incendi
per un servizio completo di sicurezza
I
l geometra progetta e gestisce la prevenzione incendi
(dlgd 8 marzo 2006, n.
139): questa la lapidaria definizione
che il nostro nuovo Regolamento dedica ad una specializzazione della nostra professione che vede impegnati
numerosi colleghi. E io verrei chiedere proprio a due di loro se bastano
queste poche parole per illustrare il
loro lavoro.
«Possono tranquillamente
bastare – dice Giuliano
Vacchi, diplomato nel 1972
10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
ed iscritto nel 1985, socio di
Geoval e cofondatore di Isostime (ambiti di impegno
nel settore della stima che in
questo contesto non richiamiamo) e collega di riconosciuta esperienza proprio
nel campo della prevenzione incendi – anche
perché, in verità, la nostra è
un’attività che viene definita
da una scienza specifica,
dalle normative emanate
nel tempo seguendone l’e-
voluzione. Di più: la nostra è
una professione che necessita di grande esperienza
anche perché non vi è in verità un corso di studi scolastico specifico abilitante: occorrono infatti nozioni di chimica e di fisica, conoscenza
dei materiali e delle dinamiche del fuoco, attenzione
al rischio potenziale di incendio che ognuno di noi
deve acquisire con corsi
specifici a programma ministeriale, con tanto studio ed
esperienza».
Occorre comunque una abilitazione
specifica.
«Sì, certamente – aggiunge
Roberto Baratti che oltre all’attività libero professionale nel settore mette in
campo anche una serie di
servizi specifici in quest’ambito attraverso la sua a-
zienda, la Sicurstar – la legge
stabilisce che a redigere il
piano di prevenzione incendi, obbligatorio per tutta
una serie di immobili non
solo industriali, debba essere un tecnico iscritto ad un
albo professionale che ha
seguito un iter formativo di
almeno 120 ore e ha superato un esame abilitante. Attenzione: non stiamo parlando solo di un geometra,
ma di un tecnico professionista iscritto ad un albo (perito, termotecnico, ingegnere…) in possesso di una
specifica abilitazione rilasciata da una commissione
nella quale un ruolo di primissimo piano è ovviamente
affidato ai Vigili del fuoco».
In effetti la vostra attività, in estrema
sintesi e con il rischio di semplificare il
contesto, si traduce nel fornire alle aziende o agli imprenditori la consu-
INTERVISTA
Giuliano Vacchi di Brescia
presa dovrebbe poi cercare
sul mercato».
lenza necessaria per valutare il rischio d’incendio e predisporre la documentazione da inviare proprio ai
Vigili del fuoco per il necessario benestare, un parere che è essenziale per
l’avvio di una qualsivoglia attività.
«Direi che oltre a confermare quanto espresso nella
domanda – precisa Vacchi –
il nucleo della nostra attività
non si deve limitare al conseguimento della semplice
autorizzazione amministrativa ma, più professionalmente, mirare alla sicurezza
reale dell’azienda, sempre
con grande attenzione a scegliere le misure di prevenzione e protezione che,
nella salvaguardia dei migliori standard di sicurezza,
consentano all’azienda stessa di avere il minor esborso
economico possibile».
«Mi permetterei d’aggiungere – interviene Baratti –
che proprio in questa attenzione a vasto raggio alla sicurezza sta il plus della nostra
consulenza professionale.
Un servizio aggiuntivo che
non si traduce soltanto nella
predisposizione del piano
di prevenzione incendi (sul
quale peraltro vanno segnalate alcune significative novità), ma entra in rapporto
stretto con l’impresa valutando tutta un’altra serie di
rischi, da quello del lavoro a
quello ambientale. Ed è in
quest’ottica che io ho trovato estremamente funzionale, tanto per me come professionista, quanto ancor di
più per le aziende, abbinare
alla consulenza anche il servizio della mia azienda commerciale, che è in grado di rispondere a tutte quelle esigenze che da esperto io
metto in evidenza e che l’im-
Accennavate alle novità del piano
antincendi: potreste essere più precisi?
«Tutta la normativa della
prevenzione incendi –
spiega Vacchi – è stata rinnovata in questi ultimi anni
dalla classificazione delle diverse attività alle quali può
essere destinato un immobile non solo industriale
(Dpr 151/2011 e s.i.m.). In
buona sostanza sono state
create tre classi: la classe A,
la B e la C in una scala di
sempre maggiore pericolosità potenziale dell’attività.
Ebbene, per la classe A,
quella potenzialmente meno pericolosa, la predisposizione del piano sui rischi antincendio dev’essere redatta esattamente come
prima, ma non è più necessario il parere preventivo dei
Vigili del fuoco per dare il via
all’esercizio dell’attività. Il
professionista, per le attività
di classe A, predispone il
progetto, sceglie le misure di
prevenzione seguendo la
normativa applicabile all’attività specifica e, a fine lavori,
una volta controllato il buon
esito dei medesimi, predispone la Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA)
corredata dalla documentazione professionale necessaria a garantire sotto la propria totale responsabilità la
sicurezza antincendi dell’opera. Il parere preventivo
resta invece vincolante per
la realizzazione di strutture
che poi ospiteranno attività
rientranti nelle classi B e C a
maggiore pericolosità po-
tenziale».
E questa novità ha cambiato qualcosa della vostra attività?
«Nella sostanza no – risponde Vacchi – perché l’impegno è esattamente quello
di prima, vanno preparati il
progetto e l’analisi dei rischi
con gli stessi criteri e redigendo la medesima documentazione, con la differenza però che per le attività
di classe A semmai si ha una
responsabilità ancora maggiore, giacché sul lavoro non
c’è un vaglio preventivo
degli organismi di controllo,
bensì l’eventuale controllo a
campione e la conseguente
ispezione. Un’ispezione
che, anche per le novità introdotte dalla nuova normativa, è sempre più probabile
sia effettuata».
Sono però curioso di sapere se, con o
senza parere preventivo, c’è un rapporto stretto di collaborazione tra voi
ed i Vigili del fuoco.
«La collaborazione c’è – risponde Baratti – perché i
funzionari che negli anni si
sono succeduti nel comando
di via Scuole hanno sempre
dimostrato grande disponibilità al dialogo, al confronto, alla discussione con
il fine di risolvere i problemi.
Ma anche a questo proposito conviene segnalare il
venir meno di una opportunità che talvolta era risultata
in passato molto funzionale.
Un tempo infatti, soprattutto
di fronte a situazioni complesse e che potevano dar adito a diverse interpretazioni, c’era per il professionista la possibilità di inviare
una domanda telematica e
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 11
INTERVISTA
Roberto Baratti e Giuliano Vacchi
Il Direttore Bruno Bossini durante
l’intervista.
mente rimediabili, a cominciare dal fatto che gli investimenti fatti debbono essere
ripensati, ricalibrati e rivisti
con un esborso aggiuntivo
per l’impresa».
Ma le tecnologie in questo campo
non aiutano il professionista? Non ci
sono modelli di prevenzione incendi
che possono essere applicati?
«Sì qualcosa c’è – dice ancora Vacchi –. C’è quello che
si definisce approccio ingegneristico alla prevenzione
incendi e che, attraverso
modelli matematici e software
dedicati, cerca di modellare
virtualmente il rischio podi ottenere un confronto diretto con il tecnico dei Vigili
del fuoco. Si chiamava
preassegnazione e consentiva di avviare la pratica già
avendo in qualche modo
l’orientamento dell’ente di
controllo su una determinata questione».
«Vero – aggiunge Vacchi –
anche se magari capitava
poi che il tecnico chiamato a
valutare successivamente
la pratica presentata fosse
diverso da quello che l’aveva vista in preassegnazione, magari con opinioni e
orientamenti diversi. Ma
questo è il passato: oggi le
pratiche vanno redatte e
presentate per il parere
preventivo vincolante (o tenute a disposizione per le ispezioni nel caso delle attività di classe A) ed il rapporto con i tecnici resta
pervio, positivo, di grande
collaborazione. Certo, il
professionista deve fare il
suo lavoro a regola d’arte,
deve avere le competenze
12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
adeguate e la professionalità necessaria per scegliere
tutti gli elementi di prevenzione necessari e sostenerli
in ogni sede».
Ecco, a proposito di competenze: sentite sul collo il fiato della concorrenza
di altre categorie oppure questo è un
lavoro di geometri e altri diplomati o
laureati non se ne curano?
«A mio avviso non è una
questione di categorie professionali – afferma Vacchi –.
Noi tecnici specializzati
nella prevenzione incendi
siamo un po’ un gruppo a
parte: ci sono geometri, periti, ingegneri e architetti,
ma, più correttamente, ci
sono professionisti che,
partendo da conoscenze e
competenze di base diverse in campo chimico, fisico, dei materiali e delle
costruzioni hanno poi deciso di specializzarsi in un
settore che è nuovo per
tutti. E che necessita, non
solo di uno specifico iter formativo, ma pure di un ag-
giornamento dedicato continuo.
Detto questo,
val la pena di aggiungere che
anche in questo
campo la crisi ha
portato alla ribalta una concorrenza che fino
ieri non c’era e
che, purtroppo,
indipendentemente dal diploma o dalla
laurea, non è
spesso in grado
di dare alle imprese un servizio di qualità adeguato alle esigenze. E, visto il
modello, diciamo di autocertificazione
in vigore oggi per le attività
di classe A, talvolta eventuali problemi vengono evidenziati solo al momento
dell’ispezione, quando purtroppo le conseguenze rischiano d’essere difficil-
tenziale d’incendio di una
attività inserita in una determinata situazione. Io, per la
verità, guardo a queste evoluzioni con interesse e insieme con qualche perplessità. Sono infatti moltissime
le variabili da inserire, tutte
INTERVISTA
Ugo Valetti di Capriolo
da valutare con cognizione
di causa e sulla base di una
esperienza che non si può
improvvisare o, peggio,
semplificare solo con una
formula matematica, per
quanto complessa. Resto
del parere che l’approccio
ingegneristico e il computer
siano ausili straordinari, ma
che vadano usati con estrema attenzione, dato che
non possono in alcun modo
sostituire l’esperienza e la
valutazione professionale».
«Aggiungerei – interviene
Baratti – anche sulla base di
quanto dicevo prima a proposito dell’approccio complessivo con il quale un professionista dovrebbe porsi
ogni volta che viene chiamato in un’azienda, che è
davvero decisivo il fatto che
quando uno di noi opera e
viene in contatto con un’impresa non può e non deve limitarsi a fornire la consulenza specifica della quale è
stato richiesto. Quando io
vado in un’azienda non
guardo solo ai nodi legati all’antincendio, guardo anche
alla sicurezza del personale,
mi occupo dell’ambiente, mi
pongo i problemi della logistica, in una parola cerco di
fornire il mio apporto globale. Magari consigliando all’imprenditore di chiedere
una consulenza e un intervento specifico a un collega
specialista in altro settore,
magari sul risparmio energetico, sulla riduzione dell’inquinamento sonoro, sull’impatto ambientale. Ed a
questo proposito, credo che
tra noi professionisti dovrebbe esserci più collaborazione, meno timore di con-
correnza, meno paura di perdere il cliente se chiediamo
anche l’intervento d’un altro
collega. Occorre essere coscienti che ciascuno di noi
non ha tutte le competenze
necessarie e che coordinare
l’intervento di più soggetti
con diversa specializzazione
non è dequalificante, ma
anzi ci consente di fornire un
servizio veramente adeguato alla bisogna».
Ma il committente è cosciente di
questa necessità? In altre parole il
committente si rende conto dei problemi che ha in azienda?
«No, purtroppo no – dice ancora Vacchi –, ma proprio noi
tecnici abbiamo le competenze per farglielo notare. Poi
sarà lui a decidere se e come
adeguarsi, ma la deontologia
ci impegna a non nascondere
nulla: di più, a segnalare pure
quelle inadeguatezze che riguardano altre consulenze.
Peraltro noi specialisti dell’antincendio ci troviamo
sempre di fronte a imprenditori che, pure nel nostro
campo specifico, tendono a
minimizzare ogni rischio. Dovunque io vada la prima cosa
che sento è che nella propria
attività “non può bruciare
niente, non è mai bruciato
niente e non brucerà mai
niente”. Ma il mio lavoro è
proprio quello di valutare invece oggettivamente quali
rischi potenziali di incendio
quell’attività in quella determinata situazione presenta.
E come porvi rimedio. Non è
facile, ma è la scelta che ci è
imposta dal nostro essere
professionisti non solo al servizio dell’azienda, ma pure
della società».
La sfida del risparmio energetico
è ancora tutta da giocare
I
l risparmio energetico è una
delle nuove tematiche che
più hanno coinvolto negli ultimi anni i geometri, anche in provincia di Brescia. In particolare la
certificazione energetica di ogni unità immobiliare è divenuta un elemento significativo, non solo nella
valutazione di un immobile, ma pure
del suo necessario corredo documentale. Molti colleghi si sono specializzati in questo campo e con questa
chiacchierata vorremmo proprio lumeggiare il loro lavoro. Anche se nel
Regolamento di questa specializza-
certificazione energetica
rientra in quelle attività normate da una specifica legge
che ogni geometra può esercitare dopo aver conseguito
una specifica abilitazione
con un corso di almeno 72
ore e il superamento dell’esame finale. Il Regolamento
non lo toccherei, i problemi
sono ben altri».
zione non c’è traccia…
«E forse non è neppure un
male – dice Roberto Manella
geometra a Marone con attività tra Sebino e Valcamonica, diplomato nel 1996 e iscritto dal 2003 –, giacché la
come in molte altri adempimenti, che anche il certificato energetico è divenuto
solo un pezzo di carta da
compilare, un foglio A4
dietro al quale può esserci
sia il lavoro coscienzioso
Ovvero?
«Il problema maggiore –
prosegue Manella – è, qui
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 13
INTERVISTA
Roberto Manella di Marone
d’un professionista che,
grazie alle sue conoscenze e
competenze, misura con
precisione la performance di un
immobile, sia la compilazione banale di un documento burocratico che oggi
la legge impone per ogni
contratto di vendita o di
semplice affitto di un immobile».
Beh, questa è un’obiezione che forse
si potrebbe fare per molti documenti
ed altrettanti adempimenti e che rimanda alla deontologia professionale di nogni tecnico…
«Sì – riprende Manella –, ma
in questo caso la dicotomia è
macroscopica. Diversamente non ci spiegheremmo perché ci sono colleghi che offrono la certificazione a prezzi stracciati: c’è
stato persino un caso, censurato dal nostro Collegio
con un preciso intervento,
nel quale qualche collega o
addirittura una società offriva la certificazione su
Groupon a 69 euro, un’autentica assurdità. Il fatto è
che il committente non è in
grado di valutare il lavoro
che sta dietro a un certificato, in quanto a lui viene
consegnato solamente un
attestato indicante la categoria dell’edificio senza alcuna traccia dei calcoli e
delle misurazioni che sono
state effettuate dal professionista e poi riversate nel
software di calcolo. È chiaro
che con queste premesse
non manca chi, in questo periodo di crisi, si presenta sul
mercato con prezzi bassissimi e compila certificati a
raffica basandosi su una
semplice visura catastale,
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
soldi dai certificatori, sotto
forma di quota associativa
annuale, e dai clienti per
ogni certificato che registra e
che il notaio scarica. Controlli reali di fatto non ce ne
sono ed in compenso in
Lombardia ci sono 15 mila,
ripeto 15 mila certificatori. Vi
lascio fare i conti…”
una planimetria o uno
schizzo, senza neppure il
necessario sopralluogo, le
misure in loco, la valutazione d’ogni singola unità
immobiliare».
Ma i controlli? Questi comportamenti non emergono nei controlli?
«Di fatto allo stato attuale i
controlli non distinguono tra
dolo e colpa, quindi viene
trattato allo stesso modo sia
chi ha redatto il certificato in
buona fede sia chi l’ha redatto con poca professionalità o peggio con intento
fraudolento. Il controllo è un
fatto burocratico: il certificato deve essere depositato
per la Lombardia alla banca
dati del Cened e il notaio,
quando fa il rogito, va solo a
prelevare dalla banca dati il
documento. Hai voglia di
spiegare al cliente che se il
certificato è fasullo e la
classe di valutazione ener-
getica dell’immobile non
corrisponde alla realtà effettiva potrebbero nascere dei
contenziosi (visto che la valutazione e il prezzo dell’immobile è in parte legata proprio alla sua classe energetica)… Hai voglia di dire al
professionista che per dieci
anni (tale è la durata dell’attestato) potrà essere chiamato a rispondere di quanto
ha superficialmente dichiarato…».
«Di più – afferma a sua volta
Ugo Valetti, geometra di Capriolo che si è fatto venire i
capelli bianchi approfondendo le questioni energetiche – anche a livello regionale, l’intera questione è
stata gestita esclusivamente
come un adempimento burocratico e pure un piccolo
quanto lucroso business. La
partita è infatti in mano ad
una società della Regione, il
Cened che in pratica incassa
È l’Italia, verrebbe tristemente da
dire, eppure una nuova sensibilità energetica si va diffondendo, la gente
chiede di spendere meno per riscaldare o raffrescare la propria casa, è
disposta a spendere per avere un servizio adeguato.
“Per ora è una sensibilità più
dichiarata che effettiva – risponde Manella – Il cliente,
soprattutto se è un costruttore che sta vendendo un
immobile o una persona che
lo sta cedendo in affitto,
chiede solo il pezzo di carta
e si stizzisce pure se insisti
per una valutazione ponderata e, pertanto, chiedi un adeguato compenso: vuole
solo quel benedetto foglio
A4 senza troppi fronzoli,
senza lungaggini e senza
spese che ritiene eccessive”.
“Anche qui – aggiunge Valetti – dico da anni che per
fare seriamente ragionamenti in tema di risparmio energetico e di efficienza energetica degli edifici, dovremmo rifarci alle riuscite
esperienze realizzate, peraltro, non lontano da noi. Io
sono, ad esempio, un tecnico consulente Casaclima
di Bolzano legato al Network
Casaclima fin dai suoi esordi. In Alto Adige, fors’anche per ragioni climatiche, la questione della
INTERVISTA
Da sinistra: Lorenzo Di Schiena,
Roberto Manella e Ugo Valetti.
performance energetica di un
edificio è posta in termini estremamente seri e concreti.
I tecnici sono formati come
Dio comanda, seguono
corsi, sono continuamente
aggiornati e nessuno si inventa un certificato fasullo,
perché sa che il cliente per
primo e poi l’ente pubblico
verificheranno la congruità
della certificazione depositata unitamente al permesso di costruire con allegate le fotografie degli spessori degli isolanti, dei ponti
termici e delle caratteristiche esecutive in opera ed
andranno a vedere se quanto è stato scritto corrisponde
alla realtà. E se ci sono difformità tutti i soggetti interessati saranno chiamati a rispondere. Da noi invece si
pretende di scrivere un romanzo senza neppure conoscere le lettere dell’alfabeto; ecco perché dico
spesso che occorre prima
cominciare dall’abc, dai rudimenti basilari di questa
scienza; il tecnico deve sapere con precisione perché
un termosifone va posto in
una certa parte della stanza
e non in un’altra, se un ponte
termico è stato evitato e
quale materiale disperde
calore, quale altro invece lo
mantiene. Non si improvvisano concetti come l’efficienza dell’involucro dell’edificio, non si attribuiscono a
casaccio le classi dei certificati energetici, non si fa in
quattro e quattr’otto il bilancio energetico di un immobile… Non voglio diffondere pessimismo, ma ogni
volta che vado in Alto Adige
non solo misuro la distanza
siderale dei nostri standard
di professionalità dai loro,
ma pure la scarsissima sensibilità che dimostriamo
come società su quest’argomento».
Forse non è pessimismo ma certo almeno c’è poco ottimismo in quanto
dite. Ma non si può far qualcosa?
«Qualcosa facciamo, soprattutto come Collegio – risponde Manella –, ad esempio, con la Commissione per l’efficienza energetica e acustica della Consulta Regionale Geometri
stiamo stilando delle linee
guida, degli standard di
qualità che possono avere
una validità appunto regionale. In più sollecitiamo i
controlli sui certificati invitando l’organismo di controllo a distinguere gli errori
in buona fede, che comunque possono sempre
capitare, dai comportamenti
errati ed insieme fraudolenti; rammentiamo a tutti
che, oltre a comportamenti
censurabili sul piano deontologico, ci sono sanzioni
pesanti e responsabilità
precise alle quali il tecnico
può essere chiamato a rispondere… Il nodo però
resta quello della sensibilizzazione, del far sì che la società si convinca della necessità d’avere un servizio
professionale adeguato e
non chieda solo un certificato al minor prezzo possibile, infischiandosene di
come è stato redatto e se
corrisponde alla situazione
reale. Ma certo la strada da
compiere è ancora tantissima e tremendamente in
salita».
«Io aggiungo – conclude Valetti – che occorre premere
sulla politica con tutta la
forza della quale siamo capaci, magari suggerendo
quanto stanno facendo altrove. Ripeto, l’Alto Adige è
un bell’esempio e si potrebbe cominciare proprio
seguendo il Network Casaclima o imponendo che il
certificatore sia davvero
terzo assoluto rispetto al
contratto di compravendita
e, per esempio, non sia fornito dall’agenzia o dall’impresa che ha in carico l’immobile… Di più: si potrebbe guardare a quanto si
fa in Inghilterra dove la valutazione energetica dell’involucro dell’edificio ha precisi riscontri in ambito fiscale, nel senso che gode
d’un trattamento più favorevole a livello fiscale l’immobile che consuma meno energia. Questa semplice misura avrebbe infatti un duplice positivissimo riscontro: tutti sarebbero stimolati
a realizzare immobili o a ristrutturarli con un occhio
realmente attento al consumo energetico e lo Stato
dal canto suo avrebbe un
preciso interesse a verificare puntualmente la effettiva classe energetica di ogni
immobile. Senza contare
che l’eventuale certificato
fraudolento si tradurrebbe
in una violazione penale,
visto che saremmo di fronte
ad una truffa ai danni dell’erario. Certo che partiamo da
molto lontano: basta dire
che mentre in Lombardia c’è
quel po’ po’ di organizzazione, peraltro inefficiente,
in tema di certificazione energetica, in alcune regioni il
documento sulla classe energetica può essere redatto da un tecnico qualsiasi
neppure abilitato…».
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 15
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Corsi di formazione
alternativi al praticantato
Riceviamo dal Consiglio Nazionale in anteprima l’innovativo
deliberato sul Praticantato, del quale riteniamo utile, in questo
numero della rivista, riprodurre la prima parte a firma del Presidente Savoldi e lo Schema di regolamento. Nel prossimo numero pubblicheremo i Contenuti formativi essenziali per i corsi
di formazione alternativi al praticantato (Allegato A).
I
l regolamento allegato
richiede ora l’approvazione del Ministro
della Giustizia che, con il proprio parere vincolante, ne
stabilirà anche la data di entrata in vigore (con ogni probabilità l’1 gennaio 2014).
Si tratta, come detto, di una
straordinaria novità che
prende avvio dalla constatazione del sostanziale fallimento del tirocinio presso
un professionista che, nel
migliore dei casi, forma il
giovane solo in alcuni settori
della professione a seconda
dell’attività dello studio
“dante pratica” e spesso trascura i vari campi della nostra attività polivalente la
cui conoscenza è necessaria
per superare onorevolmente l’esame di abilitazione per l’accesso all’Albo.
Leggendo l’allegato A allo
Schema di regolamento ci si
potrà rendere conto di
come, con il corso, venga di
fatto creata una piccola “comunity” all’interno della
quale i temi della nosta attività vengono affrontati in
modo pratico e soprattutto
“insieme” utilizzando le conoscenze dei docenti, ma
anche quelle di giovani che
ne sanno di più a vantaggio
di chi ne sa di meno. Questo
è il significato e la finalità
della correzione collettiva
delle prove, delle visite in
cantiere e dei colloqui di verifica intermedi e finali.
Tra l’altro la previsione normativa consentirà, previ accordi con le singole amministrazioni, società ed imprese, lo svolgimento della
pratica ai geometri dipendenti pubblici e a quelli privati che non potrebbero certamente abbandonare il
proprio impiego per svolgere il tirocinio.
I due trimestri del corso si
svilupperanno prevalentemente il venerdì ed il sabato
di ogni settimana secondo un
calendario che ogni Collegio
territoriale dovrà fissare.
Va peraltro ribadito che la finalità principale del corso è
rappresentata dalla necessità di far superare l’esame
di Stato e consentire l’iscrizione all’Albo entro un anno
dall’esame di maturità dell’Istituto Tecnico.
È quindi necessaria una conoscenza minima indispensabile per iniziare un’attività
che richiederà successiva
formazione permanente per
passare dagli atti professionali più semplici a quelli più
complessi.
Un gravoso impegno organizzativo è posto a carico dei
Collegi che, tra l’altro, dovranno trovare soprattutto
all’interno della categoria i
docenti e non solo quelli
“capaci”, ma soprattutto
quelli “capaci di insegnare”
e in grado di rapportarsi con
i giovani provenienti da una
scuola ancora prevalentemente nozionistica e generalista.
In attesa della definitiva approvazione del Ministero è
bene che tutti si preparino
ad attuare questo “cambio
culturale” che costituisce
anche l’ultimo atto della
consigliatura che ho avuto
l’onore di presiedere.
Con viva cordialità
Fausto Savoldi
SCHEMA DI REGOLAMENTO
sul professionista affidatario di più di tre tirocinanti
e sui corsi di formazione professionale
alternativi al praticantato
(Delibera del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati n.
del
)
Il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laurati
– Visto l’articolo 2, comma 2, della legge 7 marzo 1985, n. 75,
recante “Modifiche all’ordinamento professionale dei geometri” e s.m.i.;
– Visto l’articolo 6, commi 3 e 10, del Dpr 7 agosto 2012, n.
137, recante riforma degli ordinamenti professionali, a
norma dell’articolo 3, comma 5, del decreto legge 13 agosto
2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
settembre 2011, n. 148.
– Visto il parere favorevole, ai sensi dell’art. 6, commi 3 e 10,
del Dpr 7 agosto 2012, n. 137, espresso dal Signor Ministro
della Giustizia il ………;
di un provvedimento espresso in ordine all’istanza di autorizzazione dà luogo al silenzio/inadempimento del Consiglio del Collegio territoriale.
ADOTTA
il seguente regolamento:
Parte Prima
DELLA PRATICA DI GEOMETRA
Parte Seconda
DEI CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
Art. 1
(Autorizzazione all’assunzione della funzione di professionista affidatario per più di tre tirocinanti)
1. Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 6, comma 3, del Dpr n.
137 del 2012, i Consigli dei Collegi territoriali dei Geometri e
Geometri Laureati possono rilasciare motivata autorizzazione all’assunzione della funzione di professionista affidatario per un numero superiore a tre e fino ad un massimo di
cinque tirocinanti, contemporaneamente, a favore di:
– associazioni professionali, con almeno tre associati e la
presenza tra questi di un iscritto all’albo professionale dei
geometri e geometri laureati da almeno cinque anni;
– società tra professionisti, costituite a norma dell’articolo
10 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (e conseguente decreto interministeriale n. 34 del 2013), con la presenza tra i
soci professionisti di almeno un iscritto all’albo professionale dei geometri e geometri laureati da almeno cinque
anni.
2. La richiesta di autorizzazione, rivolta al Consiglio del Collegio territoriale nel cui registro dovranno iscriversi i praticanti, deve riportare:
a) la struttura organizzativa dell’associazione e/o società
(con allegato il relativo statuto);
b) il programma del tirocinio, coerente con i contenuti formativi di cui all’allegato A, che assicuri lo svolgimento dello
stesso in modo funzionale alla sua finalità;
c) il nominativo dell’iscritto all’albo professionale designato
quale professionista affidatario;
3) I criteri per il rilascio dell’autorizzazione sono:
a) la struttura organizzativa dell’associazione e/o società
deve essere tale da giustificare la possibilità della fruttuosa
presenza contemporanea del numero di praticanti richiesti;
b) l’attività professionale dell’associazione e/o società deve
essere tale da ricoprire costantemente l’intero ambito delle
attività di competenza del geometra ed in particolare quelle
dell’edilizia, della topografia e dell’estimo.
4. Il decorso infruttuoso del termine di legge per l’adozione
Art. 2
(Presupposti generali)
1. Ai sensi e per gli effetti dell’art. 6, comma 9, del Dpr n; 137
del 2012, la frequenza con profitto di uno specifico corso di
formazione professionale, della durata di 6 mesi, costituisce
una modalità alternativa all’espletamento dei diciotto mesi
di tirocinio obbligatorio per l’accesso alla professione di
Geometra.
2. L’iscrizione al corso di formazione professionale è consentita a tutti gli iscritti nel registro dei praticanti in qualsiasi
Collegio territoriale, compresi coloro che abbiano precedentemente optato per la pratica di geometra, senza tuttavia completarne il percorso. L’iscrizione al registro suddetto è condizione necessaria per la frequenza al corso.
3. Il Ministro della Giustizia dichiara la data a decorrere dalla
quale la disposizione di cui al comma 1 è applicabile al tirocinio, previa verifica, su indicazioni del CNGeGL, dell’idoneità dei corsi organizzati sul territorio nazionale a norma
dell’articolo 3 del presente regolamento.
Art. 3
(Istituzione dei corsi)
1. I corsi di formazione professionale sono organizzati dai
Collegi territoriali dei geometri e geometri laureati, e possono essere strutturati su livello regionale o interregionale,
previo accordo specifico tra i Consigli dei Collegi territoriali
interessati.
2. I corsi possono essere organizzati – a livello territoriale,
regionale o interregionale – anche da associazioni e da altri
soggetti, autorizzati dal Consiglio Nazionale Geometri e
Geometri Laureati; Il CNGeGL delibera sulla domanda di
autorizzazione di cui al presente comma.
3. La domanda di autorizzazione, con relativa proposta di
delibera motivata dal CNGeGL, viene immediatamente trasmessa al Ministro della Giustizia per l’emissione del parere
vincolante dandone comunicazione ai richiedenti. Sulla
base del parere vincolante rilasciato dal Ministro, il CNGeGL autorizza o rigetta la richiesta, con delibera motivata.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 17
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
L’elenco delle istanze accolte viene pubblicato sul sito internet del CNGeGL.
sionista affidatario, se non già indicato nel registro dei praticanti, da individuare entro 30 giorni dalla data di fine corso.
Art. 4
(Durata, contenuti formativi e requisiti didattici)
Art. 5
(Docenti e Commissione verificatrice)
1. I contenuti formativi essenziali di ogni corso di formazione
professionale, che non può superare i 40 corsisti, sono indicati nell’allegato A. Essi comportano un carico didattico di
almeno 308 ore, di cui almeno 100 ore consistenti in attività
tecnico-pratiche, per un periodo complessivo di 6 mesi,
anche non consecutivi, suddivisi in due trimestri con portata
e impegno formativo equivalente.
1. Entro il mese di dicembre di ogni anno i Consigli dei Collegi territoriali designano, scegliendoli preferibilmente tra
i professionisti aderenti ad associazioni di categoria riconosciute dal CNGeGL, i docenti esperti per materia di insegnamento, nonché il coordinatore del corso, chiamato a sovrintendere il rispetto del calendario e la frequenza delle
lezioni. Entro il medesimo termine i Consigli dei Collegi stabiliscono altresì il calendario delle lezioni teoriche e delle
esercitazioni pratiche. Tali dati vengono pubblicati sui siti
internet dei Collegi e comunicati al CNGeGL tempestivamente.
2. Le lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche, finalizzate al
conseguimento delle capacità necessarie per l’esercizio e la
gestione organizzativa della professione, da svolgersi preferibilmente presso le sedi degli Istituti tecnici o dei Collegi
territoriali, hanno inizio non oltre il 31 gennaio e devono
concludersi con la verifica finale di profitto entro il successivo 30 settembre.
3. Il mancato superamento della verifica finale di profitto
consente la prosecuzione, fino al completamento del periodo previsto, della pratica professionale presso un profes-
2. Entro il 31 marzo di ogni anno i Consigli dei Collegi territoriali nominano una Commissione di due membri, composta da un professionista geometra e da un docente universitario e presieduta da quest’ultimo, cui è affidata la verifica di profitto intermedia e finale, ai sensi dell’articolo seguente.
Art. 6
(Verifica intermedia e finale
di profitto)
1. Alla fine del 1° trimestre è
effettuata una verifica intermedia di profitto.
Il passaggio dal primo al secondo trimestre del corso è
subordinato al giudizio favorevole della Commissione di cui all’articolo precedente, espresso sulla
base della valutazione complessiva dell’esito della
stessa verifica, sulle diverse
attività didattiche e sulla
frequenza.
2. La verifica intermedia
consiste anche nella discussione di casi pratici comunque concernenti le materie che siano state trattate
durante il primo trimestre
del corso.
18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Ultima ora
SI È INSEDIATO
IL NUOVO CONSIGLIO NAZIONALE
3. Alle verifiche di profitto sono ammessi i corsisti che abbiano frequentato almeno il 90% delle lezioni teoriche e il
90% delle esercitazioni pratiche.
4. Il Collegio, l’associazione o altro soggetto organizzatore
del corso di formazione, a norma dell’art. 3, comunicano
senza indugio al Consiglio di Collegio territoriale nel cui registro dei praticanti i corsisti risultano iscritti, i nominativi di
coloro che abbiano superato la verifica finale di profitto.
Art. 7
(Certificazione)
1. A seguito del superamento del corso di formazione professionale, il Consiglio del Collegio territoriale, nel cui registro dei praticanti il soggetto è iscritto, rilascia apposito certificato di compimento con esito positivo del tirocinio,
quale titolo per l’ammissione all’esame di Stato.
2. Il certificato di cui al comma 1 perde efficacia decorsi
cinque anni senza che segua il superamento dell’esame di
Stato.
3. Quando il certificato perde efficacia, il Consiglio del Collegio territoriale provvede alla cancellazione del soggetto
Anche solo tentare una spiegazione dei fatti controversi che in questi
ultimi mesi si sono succeduti nel faticoso percorso di insediamento
del nuovo Consiglio Nazionale, è impresa ardua. E non è neanche detto
che la maggioranza dei geometri italiani, presi purtroppo da ben altri
problemi nell’esercizio quotidiano della loro professione, ne comprenderebbero appieno le ragioni. Ci limitiamo per ora a dare notizia della
proclamazione ufficiale degli eletti da parte della Commissione del
Ministero di Giustizia nella seduta del 18 luglio 2013 e della assegnazione delle cariche proclamate nel Consiglio del 30 ottobre convocato
dal Presidente uscente Fausto Savoldi.
Commissione Ministero di Giustizia
Hanno validamente conseguito voti:
0
01) Benvenuti Antonio
02) De Martin Massimiliano
03) Foresto Giuseppe
04) Frisullo Serafino
05) Galbiati C. Domenico
06) Nardini Marco
07) Nicolodi Stefano
08) Papa Antonino
09) Parriniello Francesco
10) Piantedosi Ezio
11) Puccini Fabrizio
12) Razza Bruno
13) Rispoli Enrico
14) Salvatore Pasquale
15) Savoldi Fausto
16) Savoncelli Maurizio
17) Villi Giuliano
voti
39
29
41
40
45
40
15
31
2
43
4
2
41
41
37
40
34
e sono stati proclamati eletti i seguenti professionisti
01) Galbiati C. Domenico
02) Piantedosi Ezio
03) Foresto Giuseppe
04) Rispoli Enrico
05) Salvatore Pasquale
06) Frisullo Serafino
07) Savoncelli Maurizio
08) Nardini Marco
09) Benvenuti Antonio
10) Savoldi Fausto
11) Villi Giuliano
voti
iscritto all’Albo dal
45
43
41
41
41
40
40
40
39
37
34
06/04/1982
07/07/1984
30/09/1960
18/12/1976
31/12/1980
16/09/1974
19/05/1982
06/10/1982
21/03/1979
01/01/1967
24/02/1976
Il giorno 30 ottobre 2013 si è insediato il nuovo Consiglio
Nazionale, così composto:
Antonio Benvenuti, Giuseppe Foresto, Serafino Frisullo,
Cesare Domenico Galbiati, Marco Nardini, Ezio
Piantedosi, Enrico Rispoli, Pasquale Salvatore, Fausto
Savoldi, Maurizio Savoncelli, Giuliano Villi.
Le elezioni delle cariche hanno dato il seguente risultato:
Presidente:
Vice Presidente:
Segretario:
Maurizio Savoncelli
Antonio Benvenuti
Ezio Piantedosi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 19
LEGALE
Avv. Francesco Cuzzetti
Sulla cancellazione
dell’ipoteca
Q
ualche volta capita di sentire
persone che lamentano di ritrovare ancora
iscritta sul loro immobile
un’ipoteca, a suo tempo
concessa a garanzia di un
creditore, pur avendo estinto l’obbligazione garantita, e che imputano allo
stesso la responsabilità di
non avervi provveduto, pretendendo anche eventuali
danni.
Non mi sembra quindi inopportuno riportare le seguenti massime della sentenza della Corte di Cassazione - Sez. III 20 giugno 2013
n.15435, che andrò poi a
commentare:
1) “l’obbligazione del creditore a prestare il proprio
consenso alla cancellazione
dell’ipoteca, una volta che il
debito si sia estinto, riveste
natura contrattuale e consiste anche nell’attivarsi nei
modi più adeguati affinché il
consenso prestato pervenga
al debitore. Mentre il creditore non è obbligato anche a
chiedere di sua iniziativa la
cancellazione dell’iscrizione
ipotecaria, gravando su
chiunque vi abbia interesse
l’onere di chiedere tale cancellazione e quindi in primo
luogo del debitore proprietario dell’immobile soggetto a vincolo”;
2) “la mancata prestazione
alla cancellazione ipotecaria
nel caso dell’estinzione dell’ipoteca conseguente alla
estinzione dell’obbligazione garantita, comporta
che il creditore è chiamato a
rispondere dei danni patiti
dal debitore per la mancata
prestazione del consenso,
20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
sempre che questi ne dia
prova, in quanto i danni non
devono considerarsi in re
ipsa”.
Mi rimetto al codice civile
per l’elencazione delle
cause di estinzione delle ipoteche (art.2878 e segg.
c.c.) limitandomi per quanto
qui interessa, a evidenziare
tra le cause di estinzione:
quelle che estinguono anche il titolo (ossia l’obbligazione cui l’ipoteca è legata)
per cui l’ipoteca si estingue
di riflesso; e quelle che operano solamente sull’ipoteca
che si estingue direttamente (come la mancata rinnovazione alla scadenza ventennale).
Nel caso di estinzione in via
riflessa, vanno considerate
distintamente due problematiche: quella connessa al
comportamento del creditore dal momento che l’estinzione dell’obbligazione,
estingue anche l’ipoteca; e
quella connessa all’aspettativa del debitore di far risultare la libertà dell’immobile
da un onere di carattere
reale e valore costitutivo.
Se quindi la cancellazione
dell’ipoteca non è necessaria per l’efficacia dell’e-
stinzione dell’obbligazione,
e avrà efficacia tra le parti dal
momento in cui si verifica;
dall’altra, il permanere formale del vincolo può creare
un pregiudizio alla circolazione del bene ipotecato, e
da qui deriva l’obbligo per il
creditore soddisfatto, che è
obbligo contrattuale, ossia
legato al venir meno dell’obbligazione, di aderire tempestivamente alla richiesta
di consenso rivoltagli del
debitore o di chi per esso, il
quale deve a sua volta sopportare gli oneri conseguenti.
A questo punto devo ricordare che la legge 40/2007
stabilisce che per le obbligazioni derivanti da mutui
fondiari, l’estinzione dell’obbligazione non è sufficiente per il venir meno dell’ipoteca, essendo necessario che nel termine di
trenta giorni non si verifichi
un fatto impeditivo dell’estinzione stessa, che può essere dichiarato dal creditore
al conservatore, il quale altrimenti provvede d’ufficio.
Come conseguenza al mancato adempimento da parte
del creditore dell’obbligo di
far pervenire al debitore il
consenso alla cancellazione
dell’iscrizione ipotecaria,
può derivare una richiesta risarcitoria.
La sentenza della Cassazione in oggetto, scaturisce
da una domanda con la
quale il ricorrente pretendeva venisse affermato che
l’inadempimento del creditore a dare il richiesto consenso alla cancellazione
dell’iscrizione ipotecaria,
comportasse ex art. 2043 C.c.
di per sé un danno da considerarsi quindi, in re ipsa. La
Cassazione opportunamente non accoglie questa tesi
ribadendo che il debitore
per pretendere un danno
deva anche dimostrare, con
prova seria e rigorosa, che vi
sia stato un concreto pregiudizio economico.
La sentenza poi ritiene che
l’obbligo del creditore nasca
solo qualora il debito sia interamente estinto, e che
quindi non può addossarsi
allo stesso una colpa qualora abbia rifiutato il consenso basato sulla proposta
del debitore, di soddisfare
la parte dell’obbligazione
residua, con il ricavo della
vendita del bene ipotecato.
Ovviamente questo ragionamento vale solo nell’ambito della prova in relazione
ad una pretesa di danni.
Nella pratica corrente, nulla
esclude infatti, che il creditore aderisca a una tale richiesta e di conseguenza rinunci spontaneamente all’iscrizione ipotecaria a seguito del pagamento così ricevuto, il che è una cosa diversa dal consenso di cui abbiamo fin qui parlato.
❑
LAVORI DI GEOMETRI
Il geometra coordinatore
del progetto e del cantiere
per il revamping di un’acciaieria
eno di quarant’anni, da 15 titolare di uno studio
con la sorella Simona, anch’essa geometra, Cristian Poli è oggi un professionista con un’attività
fortemente orientata all’estero e posizionata sul crinale innovativo del coordinamento progettuale ed esecutivo in
cantiere di grandi opere industriali. L’avevamo incontrato
cinque anni fa, quando era impegnato in Lettonia nella costruzione di immobili residenziali a Riga. Lo abbiamo incontrato nuovamente in queste settimane perché sempre
in Lettonia ha lavorato per un anno alla radicale ristrutturazione ed ammodernamento d’una grande acciaieria, una
sfida professionale riuscita che merita di essere raccontata.
Anche perché non si tratta di un exploit, d’una opera singola,
ma del primo d’una serie di interventi consistenti di reindustrializzazione in giro per il mondo, dalla Russia alla Tunisia, che vedono Cristian ed il suo studio impegnati al
fianco di una primaria azienda industriale italiana, in complesse operazioni di aggiornamento degli enormi stabilimenti siderurgici di questi Paesi. Un “lavoro di geometra”
certo particolare, insolito, ma che indica pure una strada per
la nostra professione: quella del coordinamento progettuale e di cantiere pure per opere di dimensione ciclopica.
M
«L
a parte più difficile del mio
lavoro? Non
c’è dubbio: star lontano da
casa per settimane, in contesti ambientali spesso difficili, lavorando anche 20 ore
in un giorno con qualche
sporadica telefonata alla famiglia. Per il resto è un impegno bellissimo, esaltante:
sei pienamente coinvolto in
un progetto grandioso che finisci per conoscere nei minimi particolari edilizi, tecnologici e industriali. E
quando l’hai completato,
magari dopo un anno di lavoro com’è successo a me
con il revamping della grande
acciaieria a 200 chilometri da
Riga in Lettonia, sei fiero di
quello che hai fatto e non
vedi l’ora di ricominciare da
un’altra parte». C’è entusiasmo e soddisfazione in
ogni parola di Cristian Poli, il
geometra bresciano, che con
la sorella Simona e il collega
Benedetto Bianchetti, è l’anima di Siaprogetti, lo
studio professionale che in
questi ultimi anni ha visto
crescere fin oltre il 50% del
fatturato complessivo la
quota proveniente dai lavori
all’estero. Ma non è tanto
sull’impegno lontano dai
confini italiani che abbiamo
focalizzato questa nostra
chiacchierata, quanto piuttosto sull’attività compiutamente innovativa che Poli e
i suoi collaboratori svolgono
ormai da qualche anno. Vediamo allora di capire innanzitutto di cosa si tratta.
«In estrema sintesi – risponde Cristian – noi ci occupiamo del coordinamento
della progettazione e del
coordinamento del cantiere
per l’installazione di grandi
complessi industriali. Lo facciamo dietro l’input preciso
di chi ha venduto, chiavi in
mano, l’impianto (ormai,
vista la situazione econo-
LAVORI DI GEOMETRI
A sinistra il geometra Cristian Poli
LAVORI DI GEOMETRI
Fasi di demolizioni dell’esistente
mica italiana, quasi esclusivamente all’estero), avvalendoci fin dall’inizio d’ogni
ausilio possibile di design
grafico nella fase progettuale, seguendo poi passo
passo la realizzazione dell’opera, sia sul versante edilizio, sia su quello della logistica di montaggio, fino all’avvio della produzione
vera e propria».
C
ominciamo dalla
progettazione, magari guardando all’ultima opera realizzata, ovvero il grande stabilimento
siderurgico in Lettonia.
«Il punto di partenza, la nostra commessa diciamo,
prende il via quando entra
nel vivo la trattativa per la
fornitura del nuovo impianto industriale al cliente.
Stiamo parlando di investimenti per decine di milioni
di euro e il nostro primo
compito è sostanzialmente
quello di progettare l’involucro che conterrà l’impianto, tenendo conto di
tutte le specifiche tecniche,
industriali e ambientali. Lo
facciamo con un occhio di riguardo non solo, com’è
ovvio, all’efficienza della costruzione e alla sua funzionalità complessiva, ma pure
avendo cura di restituire con
la maggiore realtà possibile
e con la più alta leggibilità
consentita l’insieme del
progetto. Ed in questo ci è di
grande aiuto il computer e la
progettazione dinamica in
3D che offre al cliente un’immagine virtuale estremamente realistica di ogni elemento della nuova costruzione e del nuovo impianto,
oltre che al suo aspetto com-
LAVORI DI GEOMETRI
plessivo visto da ogni angolatura possibile. Proprio
questo supporto è spesso
un fattore decisivo anche
per la conclusione della trattativa e per la scelta delle
migliori soluzioni possibili
tra le tante alternative».
Dai disegni che ci hai fatto
vedere e che in parte pubblichiamo ben si capisce che
si tratta di un progetto molto
vicino all’esecutivo.
«Sì perché noi partiamo ovviamente dal rilievo dell’esistente, che nel caso dello
stabilimento in Lettonia era
un vecchio stabilimento siderurgico su un’area di 460
mila metri quadrati che andava in parte demolito e in
parte riadattato per consentire la creazione della nuova
struttura produttiva. Un secondo gruppo di elementi riguarda poi le necessità
strutturali e funzionali che il
nuovo impianto impone per
la sua messa in opera, opere
alte anche decine di metri
che debbono sostenere
pesi e forze decisamente elevati. Il forno elettrico,
cuore dell’impianto, deve
ad esempio poggiare su basamenti d’un certo tipo,(si
parla di masse da 600 tonnellate) con una certa resistenza, così come il carro
ponte che porta la siviera all’impianto di laminazione
deve rispondere a determinate caratteristiche, in
poche parole si tratta di dare
risposte a tutte quelle esigenze che l’inserimento del
nuovo grande macchinario
pone alla struttura esistente
ed a quella che si vuole realizzare».
Ecco: ma un geometra ha
LAVORI DI GEOMETRI
26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 27
LAVORI DI GEOMETRI
tutte le competenze per disegnare una struttura di
questa complessità?
«Il geometra è, nel mio caso,
il coordinatore di competenze anche specifiche diverse, spesso soprattutto industriali, mentre per il disegno esecutivo finale, ad esempio sul versante edilizio, ci avvaliamo di studi di
ingegneria locale che possono firmare i progetti con i
necessari livelli di competenza richiesti dalle normative locali. Va detto però che
l’ingegnere locale spesso
deve solo tradurre le mie
specifiche sulla resistenza
di una trave o di un basamento nel progetto specifico da presentare agli enti
di controllo locali».
F
in qui la progettazione; poi c’è il cantiere.
«Sì e nel caso dell’impianto
in Lettonia si è trattato di un
cantiere che ha realizzato
l’opera a tempo di record,
ma che è comunque rimasto
aperto per un anno. Si è infatti interrotta una parte
della produzione e si è
prima demolito un pezzo
della stabilimento, mentre
nella parte restante si continuava a lavorare. Quindi si
sono poste le basi del nuovo
e passo dopo passo è stato
montato il nuovo impianto.
Non esagero quando dico
che negli ultimi giorni alla
vigilia della prima colata, la
tensione era a mille e si è
sciolta solo quando le prove
hanno dato esito positivo. In
quel periodo sono stato due
mesi senza tornare a casa, lavorando anche 20 ore al
28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 29
LAVORI DI GEOMETRI
Fasi della costruzione
giorno, sabato e domenica
compresi, per risolvere tutta
quella marea di piccoli e
grandi problemi che una
realizzazione di questo genere comporta. Senza dire
della condizione ambientale con settimane a meno
venti, pioggia, neve, gelo…
Ripeto però che alla fine c’è
piena soddisfazione e la voglia di ricominciare».
Sei già nuovamente in
campo?
«Sì, sono nella fase di coordinamento della progettazione per tre grandi impianti
siderurgici green field in
Russia, Iran e in Tunisia. Ambienti con problemi opposti, una sfida elettrizzante
nell’uno come nell’altro
caso, che sono convinto porteremo a termine nel giro
d’un paio d’anni».
❑
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 31
LAVORI DI GEOMETRI
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LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 33
LAVORI DI GEOMETRI
Le fotografie illustrano fasi del montaggio dello stabilimento
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LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 35
LAVORI DI GEOMETRI
Nelle fotografie fasi del montaggio
dello stabilimento
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LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 37
Nelle fotografie fasi di collaudo e avvio dello stabilimento
LAVORI DI GEOMETRI
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LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 39
LAVORI DI GEOMETRI
Lo stabilimento siderurgico lettone in
produzione, nel suo aspetto definitivo
40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 41
URBANISTICA
Antonio Gnecchi
D
opo l’entrata in vigore del Regolamento recante
procedimento semplificato
di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di
lieve entità, a norma dell’articolo 146, comma 9, del D.
Lgs. n. 42 del 2004 e s.m.i.,
sono intervenute difficoltà
interpretative e operative in
ordine all’applicazione di
tale norma.
In particolare la Soprintendenza di Brescia non consente due o più interventi
indicati nell’elenco di cui all’Allegato 1, che forma parte
integrante dello stesso Regolamento.
Sembrava evidente che potessero essere ammessi due
o più interventi previsti dall’Allegato e si potesse utilizzare la procedura semplificata di cui all’articolo 4 del
Dpr n. 139 del 2010, ma così
non è stato a parere della
Soprintendenza di Brescia
che ha osteggiato, sin dall’inizio, questa corretta applicazione della norma a scapito di una interpretazione
restrittiva della stessa continuando a mettere in diffi-
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Autorizzazione paesaggistica
semplificata Dpr n.139/2010
Note e chiarimenti
coltà gli addetti ai lavori (utenti, liberi professionisti e
Comuni).
Con una richiesta di chiarimenti al Ministero per i Beni
e le Attività Culturali – Ufficio
Legislativo - di Roma, formulata da un libero professionista già nel maggio 2011,
sono stati proposti i seguenti quesiti:
1. Il procedimento previsto
dall’articolo 4 del Dpr
139/2010 può essere invocato esclusivamente in un
solo dei casi previsti dall’Allegato 1, oppure il procedimento può essere esteso
anche ad altri interventi che
comportino un insieme di
più casi tra quelli elencati
nel succitato Allegato 1;
2. Per gli stessi interventi di
cui sopra anche quando
questi interventi sono rivolti
ad un edificio ricadente in
zone interessate da specifico vincolo paesaggistico,
dichiarato con D.M., in
quanto “immobili ed aree di
notevole interesse pubblico” ai sensi della legge 29
giugno 1939, n. 1497 e,
quindi, sottoposte alle disposizioni contenute nella
legge stessa (art.
136, comma 1,
lettera d), decreto legislativo
22 gennaio 2004,
n. 42). Ovvero se
tale tipo di vincolo sia determinante perché
l’edificio ricada
tra gli “immobili
soggetti a tutela
ai sensi dell’articolo 136, comma
1, lettere a), b) e
c), del Codice”,
per i quali non è ammissibile
il procedimento semplificato di autorizzazione.
Nel giugno dello stesso
anno il Ministero, attraverso
il suo direttore generale, ha
risposto all’interessato, nei
seguenti termini:
«A riguardo del Dpr 139/2010
non sembra precludere la
presentazione di una sola istanza anche se in relazione
a più interventi, la cui tipologia rientra comunque nell’elenco di cui all’Allegato 1,
del Dpr n. 139/2010 medesimo.
Per quanto attiene inoltre
alla tipologia del vincolo imposto con D.M., si rileva che
tale vincolo si riferisce esclusivamente a beni paesaggistici di cui alla lettera “d”,
comma 1, articolo 136 del
Codice dei Beni culturali e
del paesaggio.
Pertanto per le aree contemplate dal predetto decreto è
applicabile il Dpr n. 139 del
2010».
Nonostante il chiarimento
del Ministero sembra che la
Soprintendenza di Brescia si
ostini a mantenere la sua posizione contraria a questa
applicazione del Regolamento, creando non pochi
problemi agli interessati,
compresi i Comuni che non
sanno dare agli utenti delle
risposte chiare, con aggravio
di documentazione e soprattutto di tempo (105/120
giorni invece di 60 giorni
previsti dal decreto).
Ciò che colpisce di più di
questa presa di posizione
da parte della Soprintendenza di Brescia è che costringe tutti gli interessati a
sottostare ad una arbitraria
interpretazione della norma
obbligando i richiedenti a
presentare richiesta di autorizzazione paesaggistica
mediante procedimento ordinario, per non perdere
tempo e vedersi restituire
domande inoltrate ai sensi
dell’articolo 4 del decreto in
parola, o per non dover ricorrere al giudice amministrativo per far valere un sacrosanto diritto riconosciuto
dalla norma nazionale, con
aggravio di spese, senza
contare che, comunque, in
definitiva, ha necessità di
vedersi rilasciare l’agognata
autorizzazione paesaggistica.
Si è constatato inoltre l’incapacità degli uffici preposti a
gestire questo tipo di autorizzazione paesaggistica
qualora si presentino casi
del genere, perché i responsabili di questi settori dello
SUE sono d’accordo con chi
presenta le pratiche in semplificata, ma non riescono ad
evitare lo scoglio della Soprintendenza, chiedendo,
loro malgrado, agli interessati di convertire la loro richiesta da semplificata in ordinaria.
Sarebbe auspicabile che il
Ministero stesso si facesse
carico del problema ed emanasse una circolare esplicativa da inviare a tutti gli uffici
periferici, oltre che a tutti i
Comuni, chiarendo gli aspetti applicativi della
norma a cui tutti i soggetti interessati abbiano a far riferimento per l’espletamento
di tali procedure.
❑
SCUOLA
Fulvio Negri
D
ove Cat è acronimo (bruttino
talché assomiglia
alla più celebre imprecazione cremonese) di Costruzioni, Ambiente e Territorio,
nuova intitolazione dell’Istituto già per Geometri.
Il titolo di un pezzo delle pagine bresciane del Corriere
della Sera di qualche settimana addietro suonava anticipatamente e un po’ stonatamente una sorta di de profundis per la nuova scuola,
correggendo poi parzialmente il tiro nello sviluppo
dell’articolo e in un intervista successiva con lo staff
dirigente del Tartaglia.
Al di là dell’approssimazione giornalistica improntata come spesso accade al
sensazionalismo resta il problema del calo sensibile
delle iscrizioni su tutto il territorio nazionale, coincidente in larga misura proprio con il mutamento della
denominazione.
Di qui proprio credo si
debba partire per analizzare
seriamente le cause della
momentanea diminuzione
di appeal.
Non è certo infatti la variabile
occupabilità a determinare
un fattore di oggettiva minor
collocabilità di quegli studenti: certo la crisi morde tutti
i settori, ma il diploma di geometra ha ancora una larghissima spendibilità, comunque
superiore alla media .
Perfino nell’edilizia abitativa, che notoriamente è in
notevole sofferenza, conserva spazi di azione insostituibili, specialmente laddove le imprese si attrezzano a recuperare e riqualifi44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Salvate il soldato Cat
Cosa farà la nostra categoria?
care il patrimonio esistente,
adeguandolo alle nuove domande di efficienza energetica, di comfort acustico e,
perché no, di canone estetico (nel Congresso della categoria tenuto nella scorsa
primavera a Rimini si prevedeva per tale via lavoro nel
segmento per almeno 30
anni). Nel corso di un’esperienza personale di cambio
di abitazione ho incontrato
una piccola schiera di miei ex
allievi impegnati nelle diverse attività: nella fase di ricerca sul mercato, in quella
di progettazione ed esecuzione della ristrutturazione,
nella acquisizione dei materiali da impiegare, nell’assistenza alla realizzazione dell’arredo degli interni e, dopo
la transazione, nell’amministrazione condominiale,
sempre ho avuto come interlocutori dei geometri. E
stiamo parlando solo delle
costruzioni private cui vanno
sommate la cantieristica
pubblica e le grandi opere
infrastrutturali che vengono
da più parti invocate come
volano della ripresa. Una citazione particolare va poi
alle tecnologie del legno cui
è dedicata dal nuovo ordinamento una specifica variante
di percorso, che sarà pure di
nicchia, ma ha un proprio
crescente pubblico di riferimento.
Ma il geometra del presente
e del futuro, comunque si
chiamerà, non opera soltanto nell’ambito dell’edilizia o in quello degli uffici
tecnici degli Enti Locali, per
i quali comunque è sempre
più irrinunciabile: accanto
alle tradizionali e sempre in-
dispensabili attività di rilievo topografico ed estimativo, egli ha da godere di una
considerevole gamma di opportunità che il nuovo impianto formativo promette
di favorire.
Nell’ambito ambientale ne
sono esempi il controllo e la
difesa dell’assetto idrogeologico, la razionalizzazione
della mobilità e del traffico,
lo sfruttamento eco-compatibile del suolo e del sottosuolo (in particolare nella
variante dell’indirizzo geologico), l’intervento migliorativo a basso impatto ambientale nei contesti abitativi e rurali, la certificazione
energetica. Ma poi molte
altre sono le sopravvenute
occasioni di impiegare proficuamente le competenze
acquisite: i provvedimenti
legati alla sicurezza, la mediazione delle controversie,
la citata gestione amministrativo-manutentiva degli
immobili, per tacere infine
delle mille quotidiane interrelazioni del professionista
con il proprio contesto che
gli chiede una pluralità di
servizi tanto che una tale
molteplicità di domande
spinge all’aggregazione di
studi consociati. Può dunque dirsi esaurita la mission di
una figura che anzi è largamente proiettata nel futuro?
Scontata la risposta, rimane
tuttavia l’interrogativo sui
motivi della contrazione
delle iscrizioni, non riducibile soltanto, come dicevamo, alla impropria consequenzialità con lo stato del
settore delle costruzioni.
Intervengono a mio parere
altre considerazioni su cui
più soggetti dovrebbero agire per ripristinare certezze: sicuramente han da
contribuire, oltre all’Amministrazione Scolastica e alla
politica, tutti quei soggetti
pubblici e privati che hanno
necessità di siffatti tecnici.
Io però preferisco appellarmi all’organismo che ho avuto più tangibilmente vicino nella mia esperienza
scolastica: naturalmente
parlo del Collegio dei geometri che è il maggiore interessato al rilancio del suo Istituto di riferimento.
Dunque provo ad individuare alcune delle cause del
fenomeno suddetto, operazione che comporta già almeno in nuce qualche contromisura:
A) Il mutamento del marchio: è stato abbandonato un brand storico prestigioso, che ha segnato
anche fisicamente la ricostruzione e lo sviluppo
del Paese senza per
contro un’adeguata informazione sulla nuova configurazione. Geometra
come significante ha
sempre evocato un fondamentale riferimento
nella mediazione fra habitat e individui che lo popolavano e che sapevano
di trovare in lui molte risposte ai loro bisogni : la
questione non è solo di
spessore semantico ma
soprattutto pratico, financo con qualche sfumatura affettiva.
L’utenza oggi, nella fase
dell’orientamento in ingresso verso gli studi superiori, può essere disorientata trovando, al
SCUOLA
posto di un nome collaudato ed apprezzato una
sigla, CAT, tutta da spiegare: per il ragazzo e la famiglia che stanno scegliendo il futuro formativo , il nuovo Istituto è di
fatto in un cono d’ombra.
B) Le novità del mestiere:
temo che il deficit informativo, pure rilevante in
sé, derivi anche da un
certo ritardo del Collegio
Nazionale nella definizione del nuovo Regolamento che deve disciplinare perimetro e regole
dell’attività del futuro
professionista, bussola
obbligata poi anche per
chi vorrà far valere il diploma nell’impiego dipendente. Avere contezza delle competenze
attese in esito da parte
del tessuto socio-economico è premessa per la
progettazione didattica
della scuola che deve
realizzare il percorso di
formazione. Ma è anche
dato essenziale per illustrare al meglio agli interessati le potenzialità di
un’eventuale scelta.
C) Le tappe del cammino:
connesso al che fare è ovviamente il come. Al
campo di azione di cui
sopra attraverso quali itinerari dello studio e
della pratica lavorativa si
giunge? Assodato che
ormai nessun tecnico
può essere congedato da
alcun tipo di ordinamento di scuola media
superiore con l’attrezzatura specialistica compiutamente definita, è
chiaro che anche per il
professionista prossimo
venturo necessita un
tratto di strada diverso
dall’attuale praticantato
ma in ogni caso foriero di
un ulteriore radicamento
di competenze teoricooperative in grado di
consentirgli un proficuo
abbrivio alla navigazione
della professione, che
peraltro dovrà attraccare
periodicamente ad altri
formazione elastica anche dei neo-diplomati
non intenzionati ad iscriversi, almeno nell’immediato, all’Albo: con ciò si
produrrebbe un ventaglio molto ampio di possibilità di collocazione
meritocratica dei nuovi
tecnici, proporzionata
alla loro preparazione,
capacità ed applicazione, derivanti dal fre-
stico nella formazione
superiore da non delegare dunque in toto all’Università. Del resto sono
convinto che lo meritano
per come conducono la
crescita globale dei ragazzi che li frequentano e
che sono in grado di essere luogo di sintesi
degli apporti che i vari
partners educativi e socioeconomici possono re-
porti per approvvigionarsi di rifornimenti freschi in sostituzione di
derrate che si sono esaurite o si sono deteriorate
nel tempo. In passato ho
già espresso qualche ipotesi al riguardo, invocando dal Collegio (non
vedo all’orizzonte soggetti più titolati) qualche
contributo su ipotesi di
quentare percorsi di diversa durata e finalità
che recherebbero crediti
di progressiva entità.
Non starò quindi a ripetere il già detto, limitandomi a ribadire che gli Istituti Tecnici, in affinità
con quanto avviene in
gran parte del nostro
Continente, debbono avere un ruolo protagoni-
care al completamento
della preparazione di
quei giovani.
Comunque il Collegio
Nazionale sull’argomento deve esprimersi
con nettezza, non oscillando fra ipotesi che circolano troppo distanti fra
loro (sei mesi di corso
parzialmente e-learning o,
al capo opposto, tre anni
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 45
SCUOLA
di iter accademico per l’iscrizione all’albo): chi aspira ad entrare nella categoria domanda chiarezza sulla strada che
deve percorrere per
giungervi.
D) L’accorciamento della distanza scuola-mondo
produttivo: in questo
caso si può legittimamente affermare che il
Collegio di Brescia si è
sintonizzato da tempo su
questa frequenza. Si può
rendere più sistemico il
rapporto andando verso
forme più stabili di alternanza fra i momenti di
apprendimento in classe
e la quota di esperienza
in situazione, ma sostanzialmente si va nella
giusta
direzione.
Semmai,oltre gli studi,
vanno coinvolte maggiormente le altre sedi
lavorative presso cui si eserciterà l’arte che gli allievi stanno imparando,
raggiungendo così pienamente l’obiettivo di
creare un piano di scivolamento progressivo dall’aula al luogo del lavoro,
garanzia decisiva che
giustamente l’utenza reclama.
E) Il peso della categoria
nelle decisioni amministrative e politiche: è
priorità assoluta la presenza del Collegio nell’elaborazione dei provvedimenti che riguardano
la scuola a partire da contenuti e metodologie
dell’impianto ordinamentale (è stato interpellato il Collegio sulla
ridefinizione, nome com46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
preso, degli Istituti?). Ma
poi, localmente, i suoi organi statutari devono potersi esprimere su una
serie di questioni vitali
come ad esempio l’allocazione delle sedi: ho citato non casualmente il
tema dal momento che
ravviso una concausa
della crisi delle “vocazioni” nell’eccessiva
frammentazione sul territorio provinciale degli Istituti per Geometri
prima ed ora dei CAT,
tanto che 10 scuole pubbliche più alcune private
ospitano poco più di 400
studenti delle classi
prime. Il fenomeno riguarda anche altre realtà
ma, per stare al nostro
segmento, che senso ha
avere situazioni di un
solo corso con il minimo
di iscritti, quando non
sono logisticamente decentrate ed anzi si trovano a poca distanza da
sedi con uguale indirizzo? L’eccessiva polverizzazione non assicura la
continuità dell’offerta,
non garantisce la stabilità del corpo docente e
nemmeno permette investimenti adeguati per
le attrezzature: non si
rende così un servizio all’immagine dell’indirizzo
che viene avvertito, a seguito dei numeri ridotti,
poco appetibile e precario, perché passibile di
soppressione negli anni
successivi. Si rischia un
effetto di trascinamento
al ribasso. Sarebbe auspicabile invece un’autentica razionalizzazione
della rete scolastica in
modo da produrre solidi
poli di riferimento di set-
tore, acconciamente dotati delle strumentazioni
necessarie e felicemente
inseriti in un network formativo costituito da tutti
i soggetti verso cui si dirigono i geometri.
L
a cortese accoglienza ed il sostegno attivo di cui
ho goduto, prima come preside ed ora come interlocutore, forse avrebbero meritato toni più sfumati nella
mia disanima critica, ma proprio la considerazione che
ho per la sensibilità del Collegio e dei suoi vertici sui
temi della scuola mi ha indotto ad una proposizione
cruda e non cerimoniosamente neutra che poi presumo sia ciò che la rivista si
aspetti da me: come ho cercato di dire in apertura,
penso che i geometri o i loro
eredi diretti, al di là dei nominalismi, lungi dall’essere
al capolinea continueranno
ad avere un futuro molto gratificante per la loro soddisfazione e determinante per la
comunità. Ma a tal fine non è
irrilevante che il Collegio si
adoperi per sostenere ed illuminare la “sua’’ scuola ( sic
nelle parole dei Presidenti)
in un momento di transizione delicato che le ha procurato qualche difetto di visibilità; inoltre un ritrovato
afflusso ai propri Istituti avrebbe conseguenze positive anche per la professione, permettendo una selezione più efficace. Sono sicuro, conoscendone le qualità, di non chiedere troppo
alla categoria.
❑
SCUOLA
Una voce dal carcere
S
ono un detenuto iscritto alla classe
roseguendo l’iniziativa di collaborazione tra Collegio geometri e l’I.T.G.Tartaglia, volentieri proponiamo
quinta della scuola
alcune considerazioni di un alunno della sezione Carceraria diplomatosi lo scorso giugno. Lo scritto, riper geometri “Tartaglia” del
salente
alla primavera 2013, rappresenta la significativa testimonianza di come possa essere realizzato un
carcere di Verziano.
Ho deciso di scrivere a
percorso di rieducazione da parte di chi sta scontando una pena in carcere e di come sia possibile raggiunquesta redazione per porgere grandi obiettivi pur vivendo una condizione di “ristretti”.
tare la mia testimonianza diMarco è stato nostro alunno diversi anni fa quando frequentava la 2a a Canton Mombello. Da lì era stato
retta sull’importanza di una
trasferito in un altro carcere dove, per mancanza di corsi scolastici all’interno, aveva dovuto interrompere gli
scuola superiore all’interno
studi. Nel frattempo aveva chiesto e ottenuto di essere trasferito in un Istituto di pena dove vi fosse la predel carcere.
Ad essere sinceri, quando
senza della scuola per geometri. Dopo aver frequentato la 3a, a seguito di ulteriore trasferimento, è giunto
ho cominciato a frequentare
a Verziano dove ha potuto frequentare con continuità la 4a e la 5a e superare brillantemente l’esame di mala scuola, l’ho fatto per non
turità (sostenuto all’interno del carcere con la medesima commissione esterna della classe 5a A serale dello
rimanere tutto il giorno
stesso I.T.G. Tartaglia).
chiuso in una cella e per diPerché tra i tanti, proponiamo l’esperienza di Marco? Perché nonostante le mille difficoltà di vario tipo, da
strarre la mente dalla mia
condizione di detenuto, ma
quelle logistiche, ai materiali, all’accesso alla biblioteca, al non possibile uso di internet, all’interruzione del
così facendo mi si è aperto
percorso, alla frequenza in tre momenti diversi con diversi insegnanti, al fatto che le ore di lezione per ogni
un mondo che mi era sconomateria sono ridotte di due terzi (ricordiamo che la classe è una “pluriclasse” 3a+4a+5a perciò l’insegnante
sciuto e che mi ha condotto
a questo bellissimo perdedica un terzo di lezione a ciascuna classe), Marco ha avuto la determinazione, la forza, la costanza di ragcorso che alla fine di quegiungere brillantemente l’obiettivo finale del diploma (supportato dall’uso di un nuovo computer donato prost’anno mi porterà alla maprio dal Collegio nella primavera scorsa). Anticipiamo qui che il suo percorso sta continuando come presto ci
turità.
racconterà lui stesso.
Proprio il termine “maturità”, soprattutto in un conSempre i buoni risultati degli alunni gratificano gli insegnanti personalmente, ma in questo caso la sodditesto come questo, è il più
sfazione per il brillante percorso scolastico è ancora maggiore, perché il suo è stato anche e soprattutto un
azzeccato in quanto la
percorso di maturazione e riscatto.
scuola, oltre a formarmi
Infine il suo impegno, la capacità maturata in questi anni di organizzare lo studio e di procedere con autonelle materie di indirizzo,
nomia, hanno facilitato la gestione didattica della pluriclasse e per questo cogliamo l’occasione per ringrami ha fatto maturare anche
come persona.
ziarlo.
La coordinatrice della scuola per Geometri in carcere
Sicuramente agli occhi della
prof.ssa Carla Alberi
gente “normale” questa afL’insegnante di progettazione
fermazione può sembrare eprof.ssa Maria Elena Biban
sagerata e un po’ forzata, ma
per una persona come me
che, per propria erronea
scelta, ha sempre vissuto
nell’illegalità, la scuola è servita a far conoscere aspetti della scontato il mio debito con la società farò il geometra, savita che prima ignoravo completamente e, dopo il primo rebbe bello, ma non proprio in linea con la realtà, visto e
stupore, quello che inizialmente facevo solo come passa- considerato il periodo di crisi che tutto il Paese sta attravertempo, si è trasformato in fame di sapere che mi ha portato sando, ma comunque questo percorso formativo è servito
per migliorarmi e, grazie a questo diploma, avere più posfino in quinta.
Certamente la scuola in carcere non è paragonabile ai corsi sibilità di inserirmi nel mondo del lavoro una volta libero.
“esterni” sia per carenza di spazi, materiali e logistica, sia Il mio augurio è per le tante persone che come me sono reper condizioni di vita che non facilitano lo studio, ma grazie cluse, che anche loro scoprano questo mondo ed intraprenall’aiuto dei professori e a tanta buona volontà si possono dano questo percorso, perché non è mai troppo tardi per imparare!
raggiungere grandi risultati.
Marco Vecchia
Certamente non posso affermare che una volta che avrò
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
P
SCUOLA
Vincent Van Gogh, La ronda dei
carcerati
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 49
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Stefano Benedini
I
Verso una cultura
della prevenzione: la protezione
sismica nel territorio gardesano
l “Gomito del Garda”, come viene comunemente denominato quel settore che va dalla pianura bresciana alla
fascia pedemontana nei pressi di Verona, presenta numerosi esempi di tettonica compressiva attiva lungo strutture
tettoniche di importanza regionale, ben descritte in letteratura
sin dagli anni ’80 del secolo scorso; qui, infatti, si collocano le
faglie sorgenti dei più forti terremoti della pianura padana, la
cui memoria più antica risale ai terremoti medievali del 3 gennaio 1117 (Veronese) e del 25 dicembre 1222 (Brescia) che, in
epoca storica contemporanea, ha visto l’area gardesana interessata dagli eventi del 30 ottobre 1901 e del 24 novembre
2004, coinvolgendo il medio Lago di Garda e la vicina Valle
Sabbia.
Questo settore rappresenta quindi un’area critica nell’ambito
delle ricerche sul modello sismo-tettonico dell’intera Avanfossa
Padana, oggetto di documentato interesse in letteratura. Nello
stesso tempo, il territorio gardesano costituisce un esempio forse
unico in Italia dal punto di vista della cultura della prevenzione
sismica. Il caso di Salò, con il pioneristico e innovativo intervento urbanistico antisismico realizzato a seguito dell’evento del
1901, risulta emblematico ed offre spunti di riflessione sulle risposte che il contesto territoriale realizza a seguito di un evento
sismico.
L
a Comunità del
Garda in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia,
l’Università degli Studi dell’Insubria ed il Centro di Ricerca di Sismologia Applicata e Dinamica Strutturale,
ha proposto ai professionisti
il convegno dal titolo “Verso
una cultura della prevenzione: le
strategie di protezione sismica del
territorio gardesano” presso l’auditorium del Comune di
Torri del Benaco come occasione per fare il punto sulle
conoscenze geologiche relative alla pericolosità sismica
dell’Avanfossa Padana, ed
illustrare le strategie attuate
per mettere al centro dell’attenzione dei ricercatori e
dell’opinione pubblica l’importanza della cultura della
prevenzione dei rischi legati
agli effetti di forti terremoti,
così come sviluppata ormai
50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
da decenni nel territorio gardesano. L’importanza del
convegno, ad un anno dal
verificarsi degli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia, ha voluto rappresentare anche l’occasione per
offrire una riflessione come
tale evento sismico sia risultato pesantemente impattante sulla realtà economica
del territorio; ne è stato un esempio quanto accaduto nel
settore turistico del Garda
che ha risentito a livello europeo di numerose cancellazioni delle prenotazioni effettuate presso le strutture
delle località gardesane. Il
dott. Fasser, rappresentante
per l’Ordine dei geologi,
nell’introdurre il convegno
ha subito evidenziato la
sempre maggior importanza
della geologia applicata a
sostegno della prevenzione
del rischio sismico ed il
geom. Pietro Calzavara, presidente del Collegio di Verona, ha ricordato come l’attenzione alla sismicità, sommata alla cultura della sicurezza, rappresenti una necessità di serietà e responsabilità professionale che i
geometri devono esprimere
nelle proprie attività.
Il primo intervento dal titolo
“La micro-zonazione sismica, linee guida, normative ed applicazioni” è stato
affidato al dott. Pergalani
del Politecnico di Milano,
Dipartimento di Ingegneria
Civile e Ambientale, ha inserito il convegno nell’analisi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Il dott. geologo Giovanni Fasser,
rappresentante dell’Ordine dei
geologi
consentita dall’approccio
scientifico ed ha proposto le
riflessioni sulle evidenze
sperimentali di danni imputabili alle condizioni geologiche, geomorfologiche e
geotecniche di sito che
hanno portato a mettere a
punto delle metodologie
per la valutazione degli effetti sismici locali – amplificazioni, instabilità e liquefazioni – a scala urbanistica e a
definire il tipo di indagini e
di analisi indispensabili per
raggiungere risultati utili per
la pianificazione territoriale
e per la progettazione delle
costruzioni nelle zone sismiche. L’intervento del
dott. Pergalini ha evidenziato come le Norme Tecniche per le Costruzioni, del
gennaio 2008, propongono
procedure che sembrano risultare troppo semplificate
rispetto alla complessità del
fenomeno. In particolare,
per quanto riguarda gli effetti di amplificazione, il parametro considerato e la
suddivisione dei litotipi in
quattro classi di appartenenza non permette di distinguere tutti gli scenari
geologici possibili presenti
nel territorio nazionale. Gli
“Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica” sempre del 2008 – ICMS; Conferenza delle Regioni e delle
Province Autonome; Presidenza del Consiglio dei Ministri – forniscono invece
una metodologia, considerando diversi livelli di approfondimento, più appropriata per la valutazione di
tali effetti. A seguito della emanazione di tali criteri, diverse Regioni – prime fra
tutte la Lombardia, il Lazio e
l’Emilia Romagna – hanno
prodotto procedure regionalizzate, da condurre a
scala comunale nell’ambito
degli studi geologici a supporto dei Piani di governo
del Territorio. L’intervento
ha consentito di illustrate
tali procedure con esempi
di applicazioni a partire da
una analisi che si sviluppa
su tre livelli. Al primo livello
appartiene l’individuazione
dell’appartenenza dei terreni ad una zona stabile o ad
una zona instabile; al secondo appartiene l’analisi
effettuata con le amplificazioni che produce la carta
della micro-zonazione sismica, che consente appunto di valutare come i riferimenti delle Norme Tecniche di Costruzione non risultino essere così cautelativi, e che consente il successivo terzo livello di
studio della micro-zonazione sismica con approccio
numerico e sperimentale.
Il successivo intervento, affidato al dott. Pantosti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha consentito di approcciarsi allo
studio degli effetti ambientali dei terremoti, con particolare attenzione alle zone
costiere.
N
ell’intervento
sono stati brevemente discussi i
principi fondamentali della
paleosismologia e delle sue
applicazioni per le stime
della pericolosità sismica e
da tsunami. La paleosismologia, infatti, parte dall’osservazione che terremoti e t-
sunami producono effetti
permanenti sull’ambiente
naturale e che, quando
questi restano preservati,
costituiscono le registrazioni geologiche degli eventi del passato. Il riconoscimento e la datazione di
tali registrazioni consente di
ricostruire, quindi, la storia
sismica di una faglia o di una
regione per intervalli di
tempo di decine o centinaia
di migliaia di anni, e di valutare il potenziale di una faglia o di un insieme di faglie
esistenti in un’area, individuando i punti deboli della
faglia su cui tendono a ripetersi i terremoti. Lo studio
consente di individuare
quindi le faglie, in superficie
con le emersioni – sono stati
proposti degli esempi di
scarpate di faglia – oppure
tramite carotaggi, di valutare
diversi elementi, per e-
sempio, il terremoto/tsunami
massimo che può
essere prodotto o
la frequenza con
cui si può verificare e con il quale
possono essere
formulati scenari
realistici dell’impatto che un tale
evento potrebbe
avere non solo sul
costruito ma sull’ambiente. La paleosismolgia è
quindi
una
scienza
fortemente multidisciplinare
che,
quando focalizzata su aree costiere e sommerse, integra anche
la geologia marina con tutte
le tecnologie di recente sviluppo. Ricostruendo le modificazioni ambientali prodotte da terremoti e tsunami
del passato, e data l’estrema
sensibilità delle aree costiere a modificazioni ambientali, la paleosismologia
rappresenta un approccio utile alla comprensione dei rischi naturali che ne potrebbero compromettere la conservazione e di concorrere
alla pianificazione delle necessarie azioni di prevenzione.
I
l terzo intervento dal
titolo “Geologia e valutazione della pericolosità sismica nel settore del Garda” è stato
affidato al dott. Michetti, responsabile presso il Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Como, che ha
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 51
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
presentato come l’elevata
vulnerabilità derivante dalla
notevole densità di popolazione, dalla concentrazione
di strutture industriali, e dal
ritardo nell’applicazione
delle normative antisismiche, elevano il rischio sismico in pianura padana, che
risulta essere uno fra i più alti
di tutto il territorio nazionale. Nel settore del Garda si
collocano le faglie sorgenti
dei più forti terremoti della
pianura padana. La crisi si-
ratura, unita a nuovi rilevamenti sul terreno, nonché ai
dati raccolti nel sisma emiliano, hanno messo in luce
importanti elementi in grado
di offrire nuovi spunti interpretativi. I risultati ottenuti
risultano molto utili nella ricerca dei parametri tipici del
terremoto di riferimento dell’area pedemontana gardesana e del relativo paesaggio
sismico che da esso deriva.
La conoscenza del territorio
e l’individuazione del si-
storici caratteristici del patrimonio italiano. Il movimento
che coinvolge il territorio
della pianura padana, Alpi in
movimento verso sud ed Appennini in movimento verso
nord, comporta diversi effetti geologi come per esempio il sollevamento e la
liquefazione o ipotizzare eventi che hanno comportato
modifiche al territorio che
vanno dalla deviazione dell’alveo del fiume Po al sollevamento del Monte Netto.
smica emiliana del maggio
2012 presenta quindi un’occasione per comprendere le
relazioni esistenti fra dislocazione co-sismica, deformazione tettonica di medio
e lungo termine, e processi
superficiali legati a fattori
geologici, geotecnici e idrogeologici. La reinterpretazione di dati già noti in lette-
stema di faglie è stata favorita nella zona oggetto del
convegno anche dai numerosi carotaggi effettuati per
l’individuazione di eventuali
giacimenti di combustibili
fossili e di eventuali siti da
destinarsi a centrali termonucleari svolte nel recente
passato contribuendo in
modo qualificante ai dati
L’attenzione rivolta a questo
settore del territorio ha comportato la presa di coscienza
di un deficit di sicurezza determinato da dati non correttamente classificati in relazione alle zone sismiche e, a
partire dalla metà degli anni
Ottanta, un aggiornamento
dei dati con conseguente
cambio nell’approccio per
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
consentire di mettersi in sicurezza.
L’intervento “La tutela dei
beni culturali dopo il terremoto del 24 novembre
2004”, prevedeva il contributo della Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Lombardia, ma non ha potuto
realizzarsi. Proponiamo
quindi al lettore quanto anticipato nel documento di
presentazione dell’intervento previsto dalla dott.ssa
Valsassina:
«Il terremoto del 24 novembre 2004 ha colpito in
maniera indifferenziata tutto
il costruito della Val Sabbia e
del Garda bresciano. Ne ha
risentito maggiormente la
componente più vulnerabile dell’edificato, il patrimonio culturale, così capillarmente diffuso e stratificato in modo complesso in
tutto il territorio nazionale;
storicamente e morfologicamente legato all’ambiente
naturale, il costruito storico
forma quel “paesaggio culturale continuo” che rappresenta uno dei principali fattori identificativi del nostro
paese. L’epicentro del sisma
è stato localizzato tra Salò e
Sabbio Chiese. Il terremoto
ha colpito una zona urbanizzata nella quale sono presenti piccoli e medi centri di
antica fondazione, diffusi in
un contesto geograficamente abbastanza omogeneo, ricco di insediamenti
isolati. Il costruito storico del
bacino meridionale del Lago
di Garda è da sempre segnato dai terremoti, di cui il
più noto è quello che nel
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Il geom. Fausto Savoldi, Presidente
del Consiglio Nazionale Geometri
1901 distrusse Salò; l’ultimo
evento sismico ha confermato la particolare vulnerabilità di questo patrimonio,
soprattutto per quanto riguarda l’architettura religiosa. Dal 25 novembre 2004
la Direzione regionale per i
beni culturali e paesaggistici
della Lombardia è stata
coinvolta nell’emergenza sismica con il compito istituzionale di coordinare il Servizio beni culturali presso il
Centro operativo misto
(COM), immediatamente attivato a Salò all’indomani del
terremoto. Architetti, storici
dell'arte, restauratori, tecnici, informatici e fotografi
della Direzione regionale,
delle Soprintendenze per i
beni architettonici e per il
paesaggio di Brescia e Milano e della Soprintendenza
per i beni storico artistici ed
etnoantropologici di Mantova hanno lavorato congiuntamente a ritmo serrato dal
26 novembre al 21 dicembre
2004. L’attività di tutela è
consistita nel censimento,
nella ispezione e valutazione dello stato di danno
dei beni culturali coinvolti.
Le squadre miste del Servizio beni culturali del COM,
composte da funzionari del
Ministero, per i beni e le attività culturali, da ingegneri
certificati dalla Protezione
Civile Nazionale, provenienti dalle università di Genova e Padova, e dai Vigili
del Fuoco, hanno rilevato
complessivamente 375 edifici, tra pubblici, privati ed
ecclesiastici; di questi ben
276 sono chiese, santuari o
complessi abbaziali. Per il rilevamento e la valutazione
dei danni sulle chiese è stata
utilizzata la Scheda per il rilievo dei beni culturali danno alle chiese, predisposta a suo tempo dal
Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti (GNDT),
gruppo di lavoro interministeriale per la salvaguardia
dei beni culturali dai rischi
naturali, creato dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa col ministero
per i Beni e le Attività Culturali. Inoltre è stata sperimentata la scheda di danno ai palazzi, in quel momento ancora in via di perfezionamento. Alle schede è stata
affiancata una esaustiva documentazione fotografica,
generale e dettagliata, di
tutti gli edifici coinvolti dal
sisma e del relativo stato di
danno. Nella fase di prima emergenza la Direzione re-
gionale e la Soprintendenza per
i Beni architettonici e paesaggistici di Brescia
hanno attivato e
seguito alcuni lavori di messa in
sicurezza dei
beni più danneggiati; tra questi, la
chiesa di San Benedetto
da
Norcia a Vobarno
in località Pompegnino, quella
di San Lorenzo a
Sabbio Chiese in
località Clibbio,
quella dedicata ai
Santi Faustino e
Giovita a Fasano
nel Comune di
Gardone Riviera.
Nel Duomo di
Salò si è intervenuti per consolidare distacchi degli intonaci dipinti. Con la chiusura
della fase di prima emergenza, alla fine del mese di
gennaio del 2005, ha preso
avvio il piano di recupero
dei beni culturali danneggiati dal sisma.
L
a Direzione regionale ha attivato uno
specifico gruppo di
lavoro sul terremoto con il
compito di coordinare, organizzare ed effettuare le azioni di tutela sul patrimonio
culturale interessato dal
sisma. Il gruppo ha operato
all’interno della Gestione
commissariale per l’emergenza sismica, presso la
sede territoriale di Brescia
della Regione Lombardia,
collaborando con il Soggetto
attuatore ed il Comitato
degli esperti. Nell’ambito
della definizione del piano
di recupero, regolamentato
dalla ordinanza 36/2005, la
Direzione regionale per i
beni culturali e paesaggistici
della Lombardia ha predisposto le linee guida e promosso un corso di aggiornamento professionale per la
redazione dei progetti di recupero, restauro e miglioramento strutturale dei beni
culturali danneggiati, secondo quanto previsto dalla
legislazione di tutela e dalle
Istruzioni generali allora vigenti. Contestualmente, dal
mese di maggio 2005, la Direzione regionale ha attivato
un servizio di sportello che
tuttora svolge attività di consulenza ai tecnici incaricati
di redigere i progetti di riparazione e miglioramento
strutturale di beni culturali
danneggiati, direttamente
curato dal gruppo di lavoro
sul terremoto operante
presso la sede territoriale di
Brescia della Regione Lombardia. Parallelamente all’attività di sportello è stata
avviata quella istruttoria, riguardante l’esame di progetti pervenuti e la loro valutazione tecnica secondo
quanto previsto dall’art. 21
del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. e
dall’ordinanza 36/2005. Nel
corso di queste procedure si
è operato sul campo effettuando sopralluoghi riguardanti i casi con particolari
problematiche strutturali
e/o conservative mirati al
controllo sull’esecuzione
delle opere progettate a
cantiere aperto. Nell’ambito
delle attività connesse al
terremoto, la Direzione reIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 53
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
L’ing. Settimio Simonetti,
Comandante dei Vigili del Fuoco
delle province di Brescia e Verona
gionale ha ottenuto due finanziamenti CIPE rivolti alle
aree sottoutilizzate per lo
sviluppo del “Progetto GISisma”, con l’obiettivo di inserire in un sistema informativo territoriale tutti i dati relativi ai beni culturali danneggiati dal sisma, provenienti da fonti archivistiche,
desunti
da
schede di rilevamento in emergenza, riconducibili alla progettazione ed esecuzione delle opere
o derivati da altre
banche dati territoriali. Il progetto
implica un’ottica
necessariamente
interdisciplinare
di conoscenza del
territorio e delle
sue vulnerabilità,
finalizzata all’attivazione di opportune strategie di
conservazione
programmata.
Prevede anche il
monitoraggio
dello stato di conservazione
degli apparati decorativi
fissi e mobili delle chiese
danneggiate, ovvero la conoscenza dello stato di salute complessivo del patrimonio. L’obiettivo finale del
lavoro è offrire un utile supporto informativo agli uffici
di tutela, mettendo a disposizione un quadro di conoscenze aggiornato ed implementabile».
La parola è passata quindi al
dott. Treccani che ha sottolineato come la tematica sismica vada oltre il problema
54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
delle competenze prevista
dai recinti disciplinari e,
grazie ad un esaustiva presentazione di immagini
tratte dal contesto edilizio
storico dei paesi dell’area
benacense, ha consentito ai
partecipanti di considerare
come la convivenza con gli eventi sismici da parte della
popolazione abbia portato
all’uso diffuso degli archi sovrapposti, scelti come immagine simbolo del convegno, da considerarsi non
solo come elementi pittoreschi del paesaggio urbano
ma come efficiente risposta
per migliorare l’efficienza
antisismica. L’intervento ha
consentito di introdurre la
relazione della dott.ssa
Scala dell’Università degli
Studi di Brescia, DICATAM,
sulla “Memoria sismica locale”. Quando un evento sismico colpisce un territorio,
il patrimonio edificato viene
messo a dura prova. Avviene
una selezione delle strutture storiche quelle che, pur
talora danneggiandosi, resistono all’azione violenta e
quelle che soccombono. È in
questa distinzione che si
possono mettere in rilievo
gli espedienti costruttivi attuati in passato e che in stagioni di arretratezze tecnologiche e scientifiche hanno
permesso la conservazione
dell’edificato storico mantenendolo fino ai nostri giorni.
L’individuazione di “particolarità costruttive”, celate all’interno di dettagli decorativi o elementi architettonici
e strutturali appartenenti
alla tradizione locale, costituisce una forma di conoscenza non solo delle tecniche costruttive storiche,
locali, ma contribuisce alla
messa in luce di quelle strategie che hanno concorso all’aumento di resistenza al
sisma del patrimonio edilizio. Partendo dagli scritti di
Pio Bettoni, dalle cronache
della stampa periodica all’indomani del catastrofico
sisma – il terremoto come
“gran collaudatore” – che
nel 1901 colpì Salò e dalla
documentazione archivistica la relazione ha illustrato la difficoltà che un territorio a prevalente vocazione turistica, ha incontrato
nel corso dell’ultimo secolo,
nel garantire strategie antisismiche così come si erano
consolidate nel tempo, per
quanto l’intensità e la frequenza degli eventi non
siano tali da poter favorire la
formazione di una forte “cultura sismica locale”. Tuttavia
il sisma che nel 2004 colpì
nuovamente Salò ha costituito l’occasione per accertare come nell’edificato storico siano presenti molti elementi talora letti come semplici “anomalie costruttive”
che fanno pensare come in
passato si sia consolidata
una cultura costruttiva antisismica locale di tutto rispetto e che alcune volte
non vengono debitamente
rispettati, rischiando il ripetersi delle condizioni che erano presenti nella Salò preterremoto del 1901. Quanto
oggetto della relazione
della dott.ssa Scala ha trovato conclusione nell’intervento del dott. Ferrigni del
Centro Universitario per i
Beni Culturali di Ravello, dal
titolo “L’edificato storico in
zona sismica: insieme vulnerabile o fonte di conoscenza”. La protezione dei
centri storici in zona sismica
è tema centrale non solo
delle politiche di prevenzione, ma anche del dibattito scientifico. L’edificato
storico è infatti considerato
da una parte particolarmente vulnerabile, dall’altra
difficilmente adeguabile
alle prescrizioni antisismiche correnti.
E
ppure se oggi abbiamo il problema
di proteggere l’edificato antico è solo perché
gli edifici hanno resistito a
tutti i terremoti del passato.
Del resto è ovvio che nelle
Regioni esposte regolarmente ai terremoti le comunità locali hanno dovuto
mettere a punto necessariamente delle tecniche di prevenzioni sismica o di raffor-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
zamento post-sisma. Un filone di ricerca avviato negli
anni ’80 del secolo scorso dal
Centro di Ravello ha infatti
mostrato che in tutte le Regioni ad alta sismicità si sono
consolidate tecniche di costruzione/riparazione che,
pur differenti per materiali e
schemi strutturali, hanno
mente ridotto la originaria
resistenza al sisma. Ma i terremoti recenti hanno mostrato che anche molti interventi di “rafforzamento”
degli edifici antichi ne
hanno invece accresciuto la
vulnerabilità. In effetti l’adozione acritica delle tecnichedi
riparazione
/
dibili: è geometricamente irregolare, è realizzato con
materiali non omogenei, ha
subìto nel tempo modifiche
non sempre evidenti e, soprattutto, è spesso inserito
in un continuum strutturale
che il progettista molto raramente può analizzare. Alle
difficoltà di modellizzazione
“che cosa hanno fatto” i loro
costruttori/utilizzatori. La
comunicazione richiama
preliminarmente le tecniche antisismiche presenti
nelle principali aree sismiche del mondo; quindi analizza le diverse declinazioni della CSL a seconda
della ricorrenza e dell’inten-
un’unica finalità: migliorare
la resistenza dell’edificio
alle forze orizzontali e torsionali. Tecniche, cioè, squisitamente antisismiche che,
insieme a un comportamento degli utilizzatori coerente con le conoscenze tecniche, hanno dato vita a
quella che è stata definita la
"Cultura Sismica Locale"
(CSL). Da queste acquisizioni non si deve concludere, tuttavia, che nelle aree
sismiche l’edificato storico è
sicuro. Spesso mancanza di
manutenzione e modifiche
inappropriate hanno forte-
rafforzamento prescritte dai
regolamenti scontano due
limiti intrinseci dell’ingegneria sismica applicata all’edificato antico.
Le prescrizioni dei regolamenti derivano infatti da
teorizzazioni e sperimentazioni condotte su nuove costruzioni, anche se realizzate con tecniche tradizionali. Su edifici, cioè, che
sono pienamente rappresentati dai modelli geometrici utilizzati per le calcolazioni. L’edificio antico, invece, è raramente rappresentabile con modelli atten-
si aggiunge poi quella di conoscere con esattezza l’effetto suolo. In Italia gli studi
di micro-zonazione sismica
sono infatti ancora rarissimi.
Le uniche indicazioni attendibili sui caratteri della sollecitazione sismica locale e
sulla risposta dell’edificio
possono ricavarsi dall’analisi dell’edificio stesso che
porta i segni sia dei danni
subiti sia delle riparazioni
intervenute. Per rispondere
alla questione su “che fare”
per rafforzare l’edificato antico in zona sismica può
quindi essere utile vedere
sità dei terremoti, documenta i danni causati da interventi conformi ai regolamenti, ma estranei alle tecniche dell’edificato da “rafforzare”, propone un tutorial
per riconoscere gli elementi
a valenza antisismica presenti nell’edificato storico,
illustra un metodo di verifica
numerica dell’efficacia degli
interventi di rafforzamento
fondato sulla prevenzione
dei “meccanismi di danno”.
Si possono individuare due
approcci a rispondere al
problema di ogni sisma, che
in ultima analisi è quello di
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 55
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Il geometra dott. geologo Piero
Fiaccavento, di Salò
consumare l’energia che il
sisma produce: l’approccio
europeo e l’approccio asiatico. In entrambi gli approcci
l’obiettivo è quello di ridurre la quota di energia non
metabolizzata dall’edificio e
che provoca, di conseguenza il danno, ma, mentre in
Asia si è percorsa la strada
della deformabilità e della
resistenza per attrito – per esempio nella costruzione
delle pagode – con la scelta
di materiali “leggeri” – principalmente legno e carta di
riso –, in Europa si è risposto
con la massività – con l’aggiunta di struttura, come per
esempio i contrafforti – nella
quale ogni forza che agisce
nel sisma – orizzontale, verticale e torsionale – viene
gestita da una specifica
struttura. Lo studio effettuato sulle culture sismiche
ha dimostrato come in zone
scarsamente sismiche la cultura sismica, di prevenzione
o riparazione, si innalza solo
in successione del sisma e
raramente avviene un passaggio generazionale delle
competenze, mentre in
luoghi ad alta attività sismica si assiste ad un radicamento culturale che in alcuni
casi risulta essere opposto
alla normativa di riferimento; per esempio dell’uso consolidato dei già citati archi sovrapposti che
non sono più ritenuti validi
dalle norme vigenti che impongono la separazione tra
un edificio e l’altro.
Nella parte conclusiva del
Convegno la relazione è
stata affidata al geom. geol.
Fiaccavento che, in considerazione della pluriennale e56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
sperienza di collaborazione
con il Comune di Salò per la
stesura del Piano di emergenza comunale e della gestione delle stazioni di monitoraggio sismico a lui affidate ha presentato l’argomento “La distribuzione delle stazioni sismiche nel bacino benacense”. L’intervento ha così
consentito di presentare la
presenza e il posizionamento delle varie stazioni di
monitoraggio sismico pre-
senti sul territorio benacense e nelle valli limitrofe,
al fine d’informare che tali
stazioni, nonostante l’evento sismico imprevedibile sia dal punto di vista del
tempo di arrivo delle onde,
sia dal punto di vista dell’intensità sismica, sia per la determinazione dell’ubicazione del punto focale ipocentrale ed epicentrale, sia
dallo spostamento dei punti
focali, la magnitudo e l’area
interessata dal terremoto,
sono utilissime per la raccolta dei dati sismici in fase
di progettazione antisismica. Per tale motivo nel
piano di emergenza della
città di Salò il dott. Fiaccavento ha voluto associare
alla carta della zonazione sismica quella della percentuale di vulnerabilità degli
edifici e la carta urbanistica
dei vari tipi di panico della
popolazione a seconda che
queste siano localizzate in
aree isolate o
concentrate nei
centri storici,
lungo il traffico
veicolare, in edifici con giardino o
all’aperto. Le stazioni posizionate
nel bacino benacense e nelle aree
limitrofe si riferiscono all’INGV
della Rete Nazionale Terremoti, e
sono posizionate
nel Parco Alto
Garda Bresciano,
in Val Sabbia e
nel territorio veronese. Le stazioni RAN, le stazioni sismiche veronesi, quelle della Provincia autonoma di Trento,
dell’OGS tra cui le reti sismiche dell’Istituto di Geofisica e Bioclimatologia Sperimentale del Garda (IGBSG),
con sede a Desenzano, sono
collegate con il Centro di
Studio e Ricerca di Sismologia applicata e dinamica
strutturale (CeSiA) della Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia. A queste stazioni si aggiungono le stazioni vero-
nesi del Centro Osservatorio
Studio Sismico Meteo Ambientale (COSSMA), collegate con la protezione civile
di Verona e i sismografi didattici nel centro di ricerca
geologico ambientale realizzato presso lo studio geologico tecnico del dott. Fiaccavento. Infine, per studi di
approfondimento sismico
locale – determinazione
stratigrafica e sismica dei
suoli, fenomeni di amplificazione sismica, doppia risonanza negli edifici che può
causare il crollo e problemi
di liquefazione dei terreni –,
vengono evidenziate le strumentazioni sismiche utilizzate dai professionisti geologi e geofisici, per la sismica
passiva con metodologia
RE.MI e l’utilizzo del Tromino, basati sul rumore di
fondo e sismica in superficie
– sismica a rifrazione e riflessione, Masw, oltre alla sismica attiva in foro –, con esplosivo tramite sparo con
cannoncino o battute su piastra.
L’
intervento conclusivo al convegno è
stato affidato all’ing. Simonetti, Comandante dei Vigili del Fuoco
delle Province di Brescia e
Verona, e ha consentito, in
favore della personale esperienza maturata dal Comandante nella partecipazione
alle fasi successive a diversi
eventi sismici – Umbria,
Marche, Lombardia, Emilia
–, di condividere le “Norme di
comportamento della popolazione in
caso di evento sismico”. Il terremoto, aldilà che sia perfettamente interpretato dalla
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
scienza nella sua genesi più
primitiva o che sia prevedibile in maniera puntuale in
termini di tempi, luoghi ed
intensità, resta pur sempre
uno dei fenomeni più devastanti e sconvolgenti della
natura. L’uomo ha sempre temuto e teme il tremare della
terra sotto i propri piedi per
il senso di instabilità, incertezza e precarietà che suscita. Scoprire che sia “energia liberata dalla terra”
cosa fare in caso di terremoto
e che prevede, tra i comportamenti ritenuti di maggior
efficacia, di informarsi sulla
classificazione sismica del
territorio in cui si risiede ricordando di informarsi su
come chiudere rapidamente
i rubinetti del gas, e ricordando di mettersi sotto un
architrave o ripararsi sotto un
tavolo – è senza dubbio il
compendio di insegnamenti
più corretto che ci sia ed ac-
non cambia il suo stato d’animo. Di fatto, il sisma è un
fenomeno da cui deve difendersi. E seppur deve
proiettarsi nel futuro costruendo edifici che non crollino sotto lo scuotimento dei
loro appoggi, deve, allo
stesso tempo, mettere in
atto ogni accorgimento possibile per contenere la gravità delle conseguenze di un
sisma attuale. Il decalogo del
Dipartimento della Protezione Civile – che riepiloga
quisirlo è un dovere civico.
Farlo proprio, ed evitare di
chiedere ai soccorritori se
sono previste altre scosse e
la loro entità, se ci sono stati
danni altrove, occupare le
linee di comunicazione per
dare o ricevere notizie non
indispensabili, impiegare
strutture pubbliche dedicate al soccorso per disquisire su ciò che è accaduto, è
un dovere morale.
Nella tavola rotonda conclusiva del convegno molte le
considerazioni conclusive esposte dai diversi relatori tra
tutte quella dei geom.
Fausto Savoldi, Presidente
Nazionale Geometri e Geometri Laureati, e geom. Merlino, Presidente dell’Associazione GEometri PROtezione civile che, ricordando
la generosità dei colleghi in
occasione della partecipazione alle attività di sopralluogo svolte a seguito dei
più recenti eventi sismici,
hanno evidenziato la necessità
di crescere nelle
competenze professionali per
creare una cultura di prevenzione e trasmetterla alla popolazione non da accademici, ma da
tecnici, impegno
che la categoria
professionale da
loro rappresentata sta realizzando in piena
collaborazione
con il Dipartimento della Protezione Civile,
non solo con riferimento al rischio sismico,
ma anche, grazie ad una capillare conoscenza del territorio, nei confronti del rischio idrogeologico, che richiede a volte piccoli interventi per essere scongiurato; impegno all’informazione e alla prevenzione che
è uno degli elementi centrali
presentati nella bozza di regolamento elaborata dal
CNGeGL in riferimento alle
possibilità di intervento sul
costruito e di tutela del ter-
ritorio supportata dalle attività di misurazione e monitoraggio del territorio effettuato con l’approccio topografico.
a maturità richiesta
ai professionisti
può imporre al geometra il coraggio di esprimere chiaramente al committente la pericolosità di
certe richieste in fase di progettazione e realizzazione
consentendo, allo stesso
tempo, il proporre con competenza soluzioni alternative e interventi coerenti con
il necessario rispetto della
sicurezza; a causa della marginalità con cui i rischi sismici e idrogeologici sono
stati considerati in passato
le occasioni di intervento
sono numerose e propongono un’interessante possibilità professionale a tutte le
categorie tecniche sostenendo il crearsi di società di
servizi multidisciplinari.
L’intervento del geom. Merlino ha ricordato come la categoria dei geometri sia l’unica che abbia costituito una
propria associazione nazionale attiva nella formazione
e nell’aggiornamento dei
geometri sui temi di Protezione Civile e sempre pronta
a supportare le attività della
Protezione Civile nelle necessità operative per le
quali viene chiesto di collaborare.
❑
L
Si ringrazia la Comunità del Garda
per l’ottima organizzazione dell’evento e per la disponibilità a concedere l’uso della documentazione per
la stesura dell’articolo.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 57
DAL COLLEGIO DI LODI
Lorenzo Negrini
La procedura delle esecuzioni
immobiliari per i periti
secondo il Tribunale di Lodi
Il manuale che segue costituisce la rielaborazione della Circolare 19
dicembre 2003 indirizzata dal Tribunale di Lodi a tutti i periti lodigiani del settore.
In questi dieci anni, modifiche legislative, sentenze della Cassazione,
direttive dei Giudici dell’Esecuzione, l’hanno ormai resa superata in
più punti. Ecco pertanto l’idea di rivedere il testo originario aggiornandolo con le variazioni intervenute, così da diventare nuovamente
un utile strumento di lavori.
Nella speranza di essere riuscito nell’intento, auguro a tutti un buon
lavoro.
L.N.
1. UTILIZZO DI SOFTWARE PER LA REDAZIONE DELLA
PERIZIA
I periti sono tenuti all’utilizzo, per la redazione della perizia,
del software disponibile sul sito Internet www.hestudio.com, dal quale potrà essere scaricato gratuitamente.
2. ASSUNZIONE DELL’INCARICO E RISPETTO DEI TERMINI
Aspetto assolutamente essenziale è che il perito rispetti i
termini posti dal Giudice per il deposito dell’elaborato.
Il mancato deposito nei termini infatti, comporta il differimento dell’udienza fissata per la comparizione delle Parti,
con evidente aggravio per queste ultime e per l’Ufficio. Si
noti che, stante l’elevato numero di procedure, un solo
rinvio in tutte le procedure comporterebbe una attività aggiuntiva pari ad un anno di lavoro del Giudice!
In quest’ottica è essenziale che il professionista accetti l’incarico solo se sia certamente in grado di osservare il termine
di deposito.
Richieste di proroghe dei termini possono trovare accoglimento solo se dovute a cause oggettive e quindi non imputabili al consulente.
Il ripetuto mancato rispetto dei termini da parte del consulente è motivo di esclusione dall’elenco dei periti dell’Ufficio e sarà oggetto di segnalazione al Presidente del Tribunale per le valutazioni di competenza.
3. ADEMPIMENTI PRELIMINARI ALLO SVOLGIMENTO
DELL’INCARICO
3.1 - Giuramento e ritiro del fascicolo
A seguito della nomina, al professionista vengono comunicati il giorno e l’ora in cui dovrà comparire avanti al Giudice
per la formulazione del quesito e la prestazione del giuramento (cfr. decreto di nomina allegato 1).
In tale occasione, la Cancelleria consegna al perito la documentazione contenuta nel fascicolo della procedura.
La documentazione deve essere restituita alla Cancelleria
58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
entro sette giorni oppure nella data indicata in occasione del
giuramento. Il tale ultimo caso, la restituzione del fascicolo
da parte del perito nella Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, potrà avvenire con corsia preferenziale (non si
segue la fila fuori dall’Ufficio). Questo termine deve essere
rigorosamente rispettato a pena di revoca immediata dell’incarico conferito. Tale arco temporale è d’altro canto sufficiente per fotocopiare la documentazione e per l’esame
del fascicolo al fine degli adempimenti che seguono.
3.2 - Comunicazione dell’inizio formale delle operazioni
peritali.
Il perito fissa l’inizio formale delle operazioni peritali presso
il proprio studio o direttamente in loco in una data che deve
cadere entro 30 giorni dall’assunzione dell’incarico, avvisando
i creditori a mezzo fax e il debitore e, ove possibile, il terzo
occupante a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno.
Tra l’invio della raccomandata e dei fax e l’inizio delle operazioni peritali deve decorrere un termine di almeno 15
giorni.
Con la medesima raccomandata il perito comunica al debitore:
1. con chiarezza, l’incarico ricevuto e lo scopo della procedura immobiliare (cioè la vendita dell’immobile);
2. che può eleggere domicilio nel Circondario del Tribunale
in mancanza del quale le comunicazioni verranno indirizzare presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari;
3. che è possibile avvalersi della conversione del pignoramento mediante la rateizzazione del debito in 18 rate
mensili con l’anticipo di 1/5 dell’intero debito (creditore
procedente ed eventuali creditori intervenuti). La richiesta deve essere fatta con apposito modello ritirabile
presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari di Lodi
e presentato alla stessa entro e non oltre il giorno in cui si
tiene Udienza che fissa la vendita ex art.569 c.p.c.. (Tale
facoltà è tanto più vantaggiosa per il debitore quanto minore è la somma per la quale è stato fatto il pignoramento);
4. che è possibile ottenere una sospensione della procedura fino a 24 mesi con il consenso di tutti i creditori intervenuti (art.624 bis c.p.c.). In tal caso il debitore dovrà
mettersi subito in contatto con i legali di tutti i creditori
intervenuti (e non del solo creditore pignorante), allo
scopo di raggiungere un accordo su modalità e tempistiche;
5. quale potrebbe essere, orientativamente, l’ammontare
degli onorari che sarebbero dovuti all’esito della perizia,
significandogli altresì che essi saranno comunque dovuti
per tutte le attività compiute dal perito prima dell’eventuale sospensione;
6. I propri recapiti telefonici per essere contattato ai fini del
sopralluogo. Se l’inizio delle operazioni peritali coincide
DAL COLLEGIO DI LODI
con il sopralluogo ovvero se si intende già fissare la data
in cui verrà effettuato (senza sentire le disponibilità del
debitore esecutato), andrà indicata nella lettera la data e
l’ora in cui il perito si recherà presso il bene pignorato per
i rilievi del caso.
Qualora il perito, contattato telefonicamente dal debitore,
apprenda che l’immobile pignorato è occupato da un Terzo, richiede al debitore le generalità ed il recapito telefonico di
quest’ultimo e provvede quindi a prendere contatto anche
con il terzo, fornendogli le stesse indicazioni ed aggiungendo che, all’atto del sopralluogo, dovrà esibire:
• copia del contratto di locazione;
• i documenti comprovanti l’avvenuto pagamento dei canoni;
• quando il contratto non sia registrato, documenti con data
certa anteriore al pignoramento che dimostrino che la detenzione è iniziata prima del pignoramento (ad es. ricevute postali di pagamento dei canoni, bollette per la fornitura di acqua, luce, gas, certificato di residenza con indicazione della data di inizio della residenza all’indirizzo
dell’immobile oggetto del pignoramento)avvisandolo altresì che, in mancanza di tali documenti, potrà essere disposto dal giudice, anche prima della vendita, l’immediato sgombero del bene.
Questi adempimenti sono essenziali affinché:
– il debitore possa - ove lo ritenga - prendere immediatamente contatto con i creditori per chiedere la sospensione dell’Esecuzione;
– il Terzo fornisca al perito, all’atto dell’accesso nell’immobile, la copia della documentazione richiesta.
Il perito dovrebbe così ridurre i casi di sospensione delle operazioni peritali ad attività già iniziata e di secondo sopralluogo.
Ai creditori comunica:
a) l’incarico ricevuto;
b) la data e l’ora dell’udienza per la comparizione delle parti
(ex art. 569 c.p.c.) con l’indicazione del Giudice a cui è
stata assegnata la procedura immobiliare;
c) l’elenco dei documenti ipo-catastali eventualmente mancanti (salvo che il creditore abbia optato per la produzione del certificato notarile);
d) l’elenco delle notificazioni ex art.498 e ex art.599 c.p.c. che
non risultino ancora effettuate;
e) l’elenco dei documenti che il perito deve acquisire per la
redazione della perizia o per allegarli alla stessa e che i
creditori potrebbero essere in grado di inviare spontaneamente al perito prima dell’inizio delle operazioni peritali.
Il perito, nella stessa lettera, fa presente ai creditori che, ai
fini dello svolgimento tempestivo dell’incarico, è essenziale che i documenti di cui al punto c) gli siano trasmessi in
copia, a mezzo fax o posta, entro la data d’inizio delle operazioni peritali (gli originali andranno invece depositati in
Cancelleria.)
Analogamente fa presente che la tempestiva trasmissione a
mezzo fax della copia delle relatae delle notificazioni ex
art.498 e 599 c.p.c., eventualmente effettuate ma non ancora
depositate, è essenziale per la predisposizione dell’elenco
completo degli indirizzi ai quali la Cancelleria deve notificare il provvedimento di fissazione dell’udienza nella
quale, in mancanza di prova dell’avvenuta notifica degli avvisi predetti, non potrà essere autorizzata la vendita.
Agli eventuali comproprietari comunica:
• con chiarezza, l’incarico ricevuto e lo scopo della procedura immobiliare (e cioè la vendita dell’immobile);
• che è loro facoltà acquistare la quota del debitore esecutato facendone esplicita richiesta al Giudice dell’Esecuzione il giorno in cui si tiene l’Udienza per la fissazione
dell’Asta ex art.569 c.p.c.. Nel caso in cui non intendesse
acquistarne la proprietà, è possibile si proceda alla vendita dell’intero bene ai sensi dell’art. 600 c.p.c, (compresa
quindi la sua quota di comproprietà) con diritto a percepire una proporzionale parte del prezzo all’esito della
vendita;
• quale potrebbe essere, orientativamente, l’ammontare
degli onorari che sarebbero dovuti all’esito della perizia,
significandogli altresì che essi saranno comunque dovuti
per tutte le attività compiute dal perito prima dell’eventuale sospensione;
• I propri recapiti telefonici per essere contattato ai fini del
sopralluogo. Se l’inizio delle operazioni peritali coincide
con il sopralluogo ovvero se si intende già fissare la data
in cui verrà effettuato (senza sentire le disponibilità del
comproprietario), andrà indicata nella lettera la data e
l’ora in cui il perito si recherà presso il bene pignorato per
i rilievi del caso.
3.3 - Predisposizione e deposito di bozza del biglietto di
cancelleria con cui, ai sensi dell’art. 485 c.p.c, il cancelliere comunica il decreto di fissazione dell’udienza ex
artt.569 e 600 c.p.c.
Entro il termine o nel giorno fissato dalla Cancelleria, il perito provvede, utilizzando l’apposito file, ad inserire gli indirizzi dei destinatari nella bozza di biglietto di cancelleria
(cfr. allegato 2) che il Cancelliere deve notificare a:
a) debitore,
b) creditore procedente,
c) creditori intervenuti,
d) creditori non intervenuti con diritto di prelazione risulIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 59
DAL COLLEGIO DI LODI
tante dai registri immobiliari,
e) comproprietari.
L’opera del perito consiste essenzialmente nell’individuazione di tali indirizzi tramite l’esame del fascicolo e nella verifica della loro correttezza mediante l’acquisizione del certificato di residenza (se persona fisica) o del certificato della
C.C.I.A.A. se persona giuridica, sempre che non siano già
presenti nel fascicolo e non siano anteriori di tre mesi.
In particolare, l’indirizzo del debitore si desume dalla relata
di notifica del pignoramento (ovvero dal certificato di residenza o della Camera di Commercio, secondo i casi) mentre
per il creditore procedente e i creditori intervenuti si devono riportare i domicili eletti (o la residenza dichiarata) rispettivamente nell’atto di precetto e negli atti d’intervento
(l’elezione di domicilio è contenuta nella prima parte dell’atto ed è effettuata di norma presso lo studio di un avvocato).
Qualora gli indirizzi relativi ai creditori non intervenuti con
diritto di prelazione risultante dai registri immobiliari (trattasi del domicilio eletto all’atto dell’iscrizione ipotecaria) e
ai comproprietari (trattasi della normale residenza) non risultassero dalla documentazione esaminata (in quanto il
creditore procedente non ha ancora effettuato le notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c.) il perito provvederà a comunicarlo al creditore procedente ed alla Cancelleria affinché a
sua volta lo solleciti, avvisandolo altresì che il ritardo derivante alla procedura dal mancato adempimento degli oneri
posti dalla legge a suo carico sarà a lui imputabile, con conseguente addebito dei costi della procedura.
La bozza del biglietto di cancelleria con in calce gli indirizzi
del debitore, del creditore procedente, dei creditori intervenuti, dei creditori non intervenuti con diritto di prelazione risultante dai registri immobiliari ed eventualmente
dei comproprietari, deve essere in ogni caso depositata
presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari entro il
20° giorno dal conferimento dell’incarico salvo diverse istruzioni da parte della Cancelleria stessa.
Il biglietto di cancelleria - prima di essere depositato presso
la Cancelleria - deve essere spedito via e-mail o per fax all’Avvocato del Creditore procedente affinché esegua i dovuti controlli sulla correttezza dei dati riguardante i soggetti
da avvisare.
Nel caso in cui il debitore risulti fallito, quest’ultimo andrà
avvisato presso il Curatore del fallimento.
Le parti costituite (creditore procedente, creditori interventi, debitori) vanno indicate con il loro cognome e nome
o, in caso di persona giuridica, con la denominazione o la ragione sociale secondo i casi (da evitare indirizzo e indicazione di altri avvocati al di fuori del circondario del Tribunale di Lodi, se gli stessi sono domiciliati presso uno studio
del circondario stesso).
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Le parti costituite con avvocati che hanno studio al di fuori
del circondario di Lodi e non si sono domiciliati presso avvocati del circondario stesso, dovranno ricevere le notifiche
presso la cancelleria del Tribunale ai sensi dell’art.58 disp.
att. c.p.c.
I debitori che hanno ricevuto la notifica del pignoramento
dopo l’entrata in vigore del nuovo testo di legge (01 marzo
2006) - nel quale è indicato, ai sensi dell’art.4922 c.p.c., di eleggere domicilio o depositare dichiarazione di residenza
in uno dei comuni del Circondario presso la Cancelleria del
Tribunale con l’avvertimento che in caso d’irreperibilità
presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le comunicazioni e le notifiche saranno effettuate presso la Cancelleria del Giudice - se risultano al di fuori del Circondario
e non vi hanno eletto domicilio, dovranno ricevere le notifiche ai sensi dell’art. 4922 c.p.c. c/o la Cancelleria del Tribunale di Lodi.
Se i debitori non costituiti sono più di uno ed hanno lo stesso
indirizzo, vanno indicati distintamente nell’unico elenco:
1) PRIMO DEBITORE – indirizzo;
2) SECONDO DEBITORE – indirizzo.
Se sono costituiti entrambi con domicilio presso uno studio
legale, la notifica può essere unica.
Il debitore da indicare nel biglietto di Cancelleria è la parte
alla quale è stato notificato l’atto di pignoramento. Se l’atto
di precetto per il quale si è proceduto al pignoramento è
stato notificato a più parti e il pignoramento è stato notificato a solo una delle parti, il debitore da indicare è esclusivamente il pignorato. Cfr. però quanto precisato più avanti
per il caso di comunione legale dei beni tra coniugi.
I creditori iscritti non intervenuti, ai quali va notificato il biglietto di cancelleria, si evincono tanto dalle ISCRIZIONI che
dalle TRASCRIZIONI ipotecarie ventennali. A questi la notifica
deve essere fatta presso il domicilio eletto ex art.2839 c.c.
(nella logica del codice civile, al creditore iscritto la notifica
va eseguita presso il domicilio ipotecario e, in caso di impossibilità, presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari
del luogo in cui si trova il bene. Solo per maggior scrupolo
pertanto, è possibile indicare anche la sede legale). Ne consegue che il perito dovrà sempre acquisire la nota di iscrizione del creditore non intervenuto allegandola ai propri
documenti (per completezza il perito dovrà procurare
anche le note d’iscrizione dei creditori intervenuti). Nel biglietto di cancelleria dovrà essere indicata, oltre alla sede
legale, il domicilio ipotecario del creditore iscritto e la Cancelleria – di conseguenza – provvederà a notificare gli avvisi
ex art.569 c.p.c. (prima di una eventuale delega agli avvocati) sia presso il domicilio ipotecario che presso la sede legale.
In calce al biglietto di Cancelleria, dove è indicato “Lodi,
…………………” non si deve mettere la data.
DAL COLLEGIO DI LODI
Nel caso in cui interviene una persona giuridica in qualità di
procuratrice del creditore, il biglietto di cancelleria deve
fare riferimento al procuratore e non al rappresentato.
Tutte le copie della bozza di biglietto di cancelleria, unitamente ad un numero equivalente di fotocopie del provvedimento di nomina del perito e di fissazione dell’udienza ex
art.569 c.p.c., vanno, ai fini del deposito, inserite in un apposito fascicoletto con intestazione: BOZZA BIGLIETTO DI CANCELLERIA.
I biglietti di Cancelleria – con i due citati allegati pinzati ad
ogni biglietto - devono essere consegnati in Cancelleria in
tante copie quante sono le parti alle quali andranno notificati,
più due copie. Unitamente al cartaceo, deve essere consegnato un CD contenente il biglietto di cancelleria in formato
“*.word”.
3.4 - Verifica della completezza del deposito della documentazione ipo-catastale prodotta dalle parti e delle notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c. che devono essere effettuate dal creditore pignorante
Contestualmente al deposito della bozza del biglietto di
cancelleria di cui al paragrafo precedente, il perito deve depositare l’apposito Modello riepilogativo (cfr. allegato 3: da
stamparsi in formato A3) predisposto per la verifica:
a) della completezza della documentazione ipo-catastale,
b) dell’avvenuta notificazione, a cura del creditore pignorante, degli avvisi ex artt.498 e 599 c.p.c. rispettivamente
ai creditori iscritti non intervenuti e ai comproprietari,
Più precisamente:
a) Compilazione del prospetto concernente la completezza della
documentazione ipo-catastale - Richiesta documentazione
non prodotta, ai creditori
La prima pagina del modello riepilogativo (cfr. allegato 3) è
una sorta di sintesi che funge da copertina per le restanti
pagine.
A norma dell’art.1732 bis delle disposizioni d’attuazione
e transitorie del c.p.c., ” l’esperto, prima d’ogni attività,
controlla la completezza dei documenti di cui all’art.567,
secondo comma, del codice, segnalando immediatamente al Giudice quelli mancanti o inidonei”.
Il perito, sempre prima del formale inizio delle operazioni, provvede a compilare il modello riepilogativo (cfr.
pag.2 punti da 1 a 8 dell’allegato 3) relativo alla completezza della documentazione ipo-catastale prodotta dal
creditore procedente, che deve essere aggiornata fino
alla trascrizione del pignoramento (altrimenti deve essere integrata da una certificazione notarile per il periodo
mancante).
Va rilevato che se il creditore procedente opta per la produzione del certificato notarile, non è più tenuto al de-
posito di altra documentazione. Il perito non può pretendere dal creditore la consegna di documenti ulteriori
rispetto a quelli previsti dalla legge. In particolare si segnala che l’art.5672 c.p.c. non pone più a carico del creditore procedente la produzione dell’estratto di mappa catastale. Quindi, salvo il caso in cui non sia già presente nel
fascicolo ritirato in occasione del giuramento, tale incombenza è a carico del perito.
La restante documentazione necessaria per la redazione
della perizia o che comunque va alla stessa allegata (tra
cui in particolare la scheda catastale, la visura catastale
attuale e l’atto di provenienza) deve essere acquisita dal
perito previa comunicazione a mezzo fax al creditore procedente affinché - nel caso in cui ne sia già in possesso possa trasmettergliela prima dell’inizio delle operazioni
peritali.
Si sottolinea che, laddove il perito dovesse riscontrare l’incompletezza della documentazione ipo-catastale o il deposito
della stessa fuori dai termini di decadenza fissati dagli artt.
497 e 567 comma 2 c.p.c. dovrà darne immediata comunicazione al G.E. affinché provveda all’eventuale estinzione
della procedura.
In particolare si ricorda:
– art.497 c.p.c.: non devono trascorrere più di 90 giorni tra
la notifica del pignoramento e il deposito dell'istanza
di vendita.
– art.567 c.p.c.: non devono trascorrere più di 120 giorni
tra il deposito dell'istanza di vendita e il deposito dell'estratto catastale nonché dei certificati ipotecari ventennali (in alternativa tale documentazione può essere
sostituita dalla relazione notarile con lo stesso termine
per il deposito). È fatto salvo il caso di proroga.
I predetti termini sono sospesi nel periodo feriale (che
va dal 01 agosto al 15 settembre) e quindi il conteggio per
la scadenza dei termini si ferma il 1°/08 per riprendere il
16/09 .
b) Compilazione del prospetto concernente la completezza delle
notificazioni ex art. 498 c.p.c. ai creditori iscritti e ex art.599
c.p.c. ai comproprietari.
Prima del formale inizio delle operazioni, il perito provvede anche a compilare il modello riepilogativo (cfr. pag.2
punti 10 e 11 e pag.3 dell’allegato 3) relativo al controllo
delle notificazioni che la legge pone a carico del creditore
pignorante: notificazione dell’avviso ex art.498 c.p.c ai
creditori che sui beni pignorati hanno un diritto di prelazione risultante dai Registri Immobiliari e notificazione
dell’avviso ex art.599 c.p.c. ai comproprietari.
La verifica della completezza delle notificazioni va effettuata raffrontando le relatae delle notificazioni degli avvisi ex artt.498 e 599 c.p.c. (effettuate dal creditore piIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 61
DAL COLLEGIO DI LODI
gnorante) con l’elenco dei creditori iscritti risultanti dal
certificato notarile (o dalla documentazione ipo-catastale) e l’elenco dei comproprietari dell’immobile.
Nel caso di coniugi in comunione legale dei beni, anche nel
caso in cui uno solo dei due sia debitore, la notifica corretta del pignoramento deve essere fatta ad entrambi e
ciascuno per l’intero.
La Compilazione del prospetto concernente il controllo
sull’affissione dell’avviso relativo all’istanza di vendita
all’Albo del Tribunale e l’inserimento sul Foglio Annunci
Legali (per le procedure iniziate prima del 24 novembre
2000) è di competenza dei Custodi Giudiziari (cfr. pag.2
punto 9 del modello riepilogativo).
4. CONTINUITA’ DELLE TRASCRIZIONI E IMMOBILE CON
PROVENIENZA EREDITARIA
È importante che il perito verifichi la continuità delle trascrizioni nel ventennio. Questo è il primo controllo che il perito estimatore deve fare a norma dell’art.173 bis, comma 2,
disp. att. c.p.c.
Il problema si pone in particolar modo per gli acquisti mortis
causa.
Se il debitore (o i suoi danti causa nel ventennio immediatamente precedente il pignoramento) è proprietario per
successione ereditaria, occorre prestare particolare attenzione.
a. Se risulta trascritto l’atto di accettazione dell’eredità, è
garantita la continuità delle trascrizioni;
b. Se risulta trascritta solo la dichiarazione di successione,
non è garantita la continuità perché la formalità dipende
da un obbligo posto in capo all’Ufficio del Registro. Per
Giurisprudenza costante, la presentazione della denuncia di successione ed il pagamento delle relative imposte sono adempimenti di contenuto strettamente fiscale diretti ad evitare l’applicazione di sanzioni, come
tali non comportanti la volontà di accettare l’eredità.
c. Se il debitore (o, nel caso di passaggi avvenuti nel ventennio precedente, il venditore) ha fatto richiesta di voltura catastale con riferimento alla successione mortis
causa, si deve intendere avvenuta l’accettazione tacita
dell’eredità (Cass.10796/2009). Si segnala in proposito che:
- La sentenza citata è stata fortemente criticata in dottrina;
- La voltura deve essere fatta (quindi sottoscritta) dall’erede perché si possa ritenere avvenuta l’accettazione
tacita.
Ogniqualvolta non ci si trovi nella ipotesi sub.a, il perito dovrà:
1. verificare se:
1.1 – il debitore è nel possesso dei beni ereditari;
62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
1.2 – sono state pagate le imposte di successione;
1.3 – l’immobile ereditato è stato concesso in locazione o
in comodato;
1.4 – il debitore ha fatto richiesta di voltura catastale
2. informare sempre e comunque il Giudice dell’Esecuzione
una volta acquisiti i citati elementi. Quest’ultimo:
2.1 – se riterrà sufficientemente tranquillizzanti gli elementi raccolti, potrà disporre la prosecuzione della
procedura pur in assenza della trascrizione tacita di
eredità:
2.2. – se riterrà ancora incerti o comunque non sufficientemente tranquillizzanti gli elementi raccolti, assegnerà un termine al Creditore procedente per l’introduzione della domanda giudiziale ritenuta opportuna per assicurare la continuazione delle trascrizioni, rinviando le udienze di sei mesi in sei mesi per
verificare l’andamento del parallelo processo che si
viene ad instaurare.
La soluzione in ordine alla continuità delle trascrizioni nel
ventennio precedente il pignoramento è di primaria importanza; in mancanza, è inutile il deposito della perizia. L’eventuale udienza ex art.569 c.p.c. che si tenesse, sarebbe
destinata ad un rinvio e la perizia comunque ad un aggiornamento.
Sul punto si segnalano inoltre i rischi di un’azione di responsabilità. Se il perito estimatore non chiarisce che non
esiste l’accettazione dell’eredità e viene fatta l’aggiudicazione del bene all’asta, l’erede potrebbe in un secondo
tempo (e magari strumentalmente) rinunciare all’eredità e
non esiste apparenza tutelata per l’aggiudicatario da un non
erede. Gli altri eredi potrebbero quindi sempre rivendicare
il bene dall’aggiudicatario ed è alto il rischio che dei danni
(di cui in prima battuta risponde il Creditore procedente)
siano chiamati a rispondere anche gli organi della procedura.
5. COMUNIONE LEGALE ED ESECUZIONI IMMOBILIARI
La comunione legale tra coniugi è senza quote (Cass.14/03/2013
n.6575). Ne deriva - secondo la citata sentenza - che in presenza di tale regime patrimoniale della famiglia, il pignoramento deve essere fatto comunque sull’intero anche se si
procede contro solo uno dei due coniugi. In tale ultimo caso
non è possibile procedere per la sola quota di 1/2 del debitore perché il pignoramento sarebbe nullo. La trascrizione
del pignoramento dovrà essere quindi fatta a carico di entrambi i coniugi e per l’intero ma nel quadro D della nota di
trascrizione dovrà essere precisato che si sta procedendo
per la quota ideale di competenza del debitore. Nel caso in
cui il mutuo è stipulato nell’interesse della famiglia, anche
DAL COLLEGIO DI LODI
se il debitore è uno solo, deve essere pignorato l’intero e
l’intero ricavato deve essere distribuito (non la sola quota).
Sarà cura del perito informare prontamente il G.E. del mancato rispetto di quanto sopra indicato affinché prenda gli
opportuni provvedimenti e, in attesa della decisione del
Giudice, dovrà sospendere le operazioni peritali onde non
aggravare di costi la procedura.
Al fine di verificare il regime patrimoniale della famiglia,
spetta al perito l’acquisizione dell’Estratto per riassunto
dell’atto di matrimonio. Tale incombenza è dovuta per il
solo caso in cui i coniugi si sono sposati in Italia oppure il
matrimonio è stato sì stipulato all’estero ma i debitori sono
cittadini italiani. Fuori da queste fattispecie, il perito ne è esentato, non conoscendosi per ogni singolo Stato, quale sia
l’Ufficio preposto alla custodia ed al rilascio del citato Certificato.
Per i Cittadini Italiani sposati all’estero, l’Ufficio competente
è l’Anagrafe di Roma. Per tutti gli altri, il Comune in cui i due
coniugi si sono sposati.
Si segnala che anche il coniuge non debitore, in regime di
comunione legale dei beni, è considerato soggetto passivo
della procedura e pertanto le certificazioni ipo-catastali (o,
in sua vece, la certificazione notarile) devono essere prodotte anche nei suoi confronti.
6. ACCESSO ALL’IMMOBILE
È indispensabile che il perito, acquisiti i documenti ipo-catastali e urbanistici, proceda al sopralluogo nell’immobile.
Ciò, sia allo scopo di verificare la conformità dello stato dei
luoghi alle risultanze documentali e di controllare le reali
condizioni del bene, sia allo scopo di accertare da chi il bene
sia occupato e in forza di quale titolo.
L’omissione di tale adempimento sarà valutata dal Tribunale ai fini della prosecuzione della collaborazione del perito con l’Ufficio.
Nel caso in cui il perito non riesca ad accedere all’immobile (o
perché questo non è abitato o perché il debitore è irreperibile oppure perché chi lo occupa non assume un atteggiamento collaborativo) farà presente la situazione al Giudice
e ai creditori (a mezzo fax) ai fini della nomina di un custode
giudiziario, salvo non sia già stato nominato contestualmente alla propria nomina. In tale ultimo caso, contatterà direttamente il Custode perché organizzi l’accesso forzato nel
bene.
7. IMMOBILE OCCUPATO DA TERZI
Qualora il perito riscontri che l’immobile è occupato da terzi,
dovrà darne subito comunicazione a mezzo fax ai creditori e
al Giudice affinché valutino l’opportunità di nominare un
custode giudiziario per l’incasso dei canoni di locazione e
per un’eventuale liberazione dell’immobile.
Nel caso sia già stato nominato un Custode, quest’ultimo
dovrà essere tempestivamente informato della presenza
del terzo per la finalità sopra indicata e contestualmente
dovrà essere avvisato della cosa il Giudice dell’Esecuzione.
Il perito dovrà in ogni caso chiedere all’occupante il titolo in
base al quale occupa il bene e la data in cui è iniziata l’occupazione, raccogliendo la dichiarazione sul modulo Terzo occupante (cfr. allegato 4).
Se l’occupante afferma di godere l’immobile in forza di un
contratto di locazione, il perito gli chiederà d’indicare l’inizio del rapporto e di esibire copia del contratto registrato,
chiarendo che in mancanza della prova dell’esistenza di un
contratto anteriore al pignoramento, potrebbe essere disposta l’immediata liberazione dell’immobile. Qualora non
venga consegnata una copia del contratto, il perito farà una
fotografia di ogni pagina che andrà poi allegata alla perizia.
Se l’occupante afferma di essere conduttore dell’immobile,
ma di non avere copia del contratto oppure se questi non risulta
registrato, il perito gli chiederà la dimostrazione dell’avvenuto pagamento dei canoni e dell’immissione nella detenzione in data anteriore al pignoramento (es. ricevute postali
di pagamento dei canoni, bollette per la fornitura di acqua,
luce, gas, ovvero certificato di residenza storico).
Se l’occupante non è in grado di provare il titolo che ne legittimi
l’occupazione, il perito lo avvertirà che potrebbe essere disposta l’immediata liberazione dell’immobile.
Il perito - in presenza di terzo occupante - ogni qual volta non
riuscirà a recuperare la copia del contratto di locazione (comodato o altro titolo che giustifichi la detenzione), dovrà chiedere all’Ufficio del Registro se per l’immobile pignorato risultano in essere contratti di locazione (o altro titolo di detenzione). La richiesta va fatta con riferimento al proprietario.
È indispensabile che nella perizia siano fornite indicazioni
chiare ed univoche in ordine allo stato di possesso dell’immobile.
In particolare:
– ove l’immobile sia occupato con contratto registrato anteriormente al pignoramento, il perito indicherà in perizia la
data di prima scadenza, precisando se risulta inviata la disdetta o se il contratto si è automaticamente rinnovato (utilizzando la seguente dicitura: “contratto della durata di
…………….., registrato in data……………, anteriore al pignoramento; prima scadenza:……………; automaticamente rinnovabile; non risulta inviata disdetta oppure risulta inviata
disdetta in data………)”; sarà inoltre cura del perito avvisare
immediatamente il Giudice ed i creditori (senza attendere
il completamento della perizia) nel caso in cui si avvicini
la scadenza dei termini per intimare diniego di rinnovo
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 63
DAL COLLEGIO DI LODI
alla scadenza;
– ove l’immobile sia occupato in base a contratto, anche registrato, che risulti stipulato successivamente al pignoramento, il perito indicherà nell’elaborato che l’immobile è
“occupato in base a contratto concluso successivamente
al pignoramento e dunque non opponibile;”;
– ove l’occupante affermi di occupare l’immobile in base a
contratto di locazione da data anteriore al pignoramento
ma non produca né il contratto registrato né documentazione
idonea a dimostrare l’inizio della detenzione in epoca antecedente al pignoramento (bollette, quietanze ecc.), il perito avviserà immediatamente il Giudice ed i creditori affinché
valutino l’opportunità di nominare subito un custode giudiziario (sempre che non sia già stato nominato) al fine di
chiarire il reale stato dei rapporti. Laddove tale chiarimento non intervenisse prima della redazione definitiva
della perizia, il perito userà l’indicazione: “l’immobile risulta occupato da Caio che afferma l’esistenza di un contratto di locazione stipulato prima del pignoramento
senza tuttavia fornire alcuna prova in tal senso”;
– ove l’immobile sia occupato da un terzo che non dichiara
l’esistenza di un titolo, il perito ne farà chiara menzione (“occupato da terzo senza titolo”)
– ove l’immobile sia occupato dal debitore, il perito indicherà
in perizia “occupato dal debitore”
Attenzione: deve essere considerato terzo, ai fini di quanto
sin qui indicato, anche un parente (es. figlio, genitore …) o
affine del debitore, qualora occupi l’immobile senza la convivenza del debitore.
Nel caso in cui si riscontri l’esistenza di un contratto di locazione opponibile alla procedura, è compito e dovere del perito procedere alla valutazione della congruità del canone di
locazione a norma dell’art.2923, 3° comma, del cod. civ., a
sensi del quale “…in ogni caso l’acquirente (e cioè la procedura n.d.r.) non è tenuto a rispettare la locazione qualora
il prezzo convenuto sia inferiore di un terzo al giusto prezzo
o a quello risultante da precedenti locazioni…”. Il contratto
di locazione a canone vile rende infatti inappetibile sul mercato l’immobile e ostacola la vendita coatta. In sede di udienza 569 c.p.c. si chiederà conto di quanto sopra al perito
estimatore.
Qualora, nel corso del sopralluogo, si riscontrassero particolari situazioni di disagio sociale (indigenza, presenza di minori, persone molto anziane o malati, portatori di handicap
ecc.), il perito deve prontamente avvisare sia il Magistrato
che il Custode per far intervenire i servizi sociali del Comune.
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
8. VENDITA DI QUOTA – PROPRIETA’ SUPERFICIARIA –
NUDA PROPRIETA’ – USUFRUTTO E REDAZIONE DELLA
PERIZIA
Si ribadisce l’assoluta necessità che nel primo paragrafo
della perizia (“Identificazione del bene”) sia indicata la esatta consistenza dell’oggetto della vendita.
In particolare, se oggetto della vendita è una quota parte del
bene, è indispensabile l’indicazione “QUOTA di …” (ad es.
“QUOTA di 500/1000 di un appartamento…”), in maniera che
l’acquirente abbia ben chiaro quale sia l’oggetto della vendita.
Se trattasi di immobile non in proprietà piena ma in proprietà superficiaria (limitata o meno nel tempo), deve utilizzarsi la dicitura “ in proprietà superficiaria con scadenza il
...”.
Nel caso in cui oggetto del pignoramento sia la nuda proprietà o l’usufrutto, deve sempre indicarsi l’età dell’usufruttuario o la durata dell’usufrutto se a termine.
Si sottolinea che le indicazioni sopra evidenziate sono utilizzate dal Giudice per la redazione della ordinanza di vendita: una errata informazione in ordine all’oggetto, potrebbe
essere indebitamente recepita nella ordinanza e pregiudicare la validità della vendita.
Il perito, indipendentemente dalla possibile commissione
di errori da parte del software applicativo fornito per la redazione della perizia, è tenuto a verificare l’esattezza dei
dati, intervenendo, se necessario, con le opportune correzioni.
9. REGOLARIZZAZIONE CATASTALE DEL BENE PIGNORATO
Al fine di rendere possibile l’esatta identificazione del bene
nel decreto di trasferimento, sono richiesti al perito i seguenti adempimenti:
• qualora risultino non corretti i dati contenuti nella visura
catastale attuale o manchino la categoria catastale e la rendita oppure queste non siano coerenti con l’attuale destinazione del bene, il perito segnalerà la cosa al Giudice
chiedendo se dovrà procedere con la correzione ed indicando un preventivo di spesa (che dovrà essere approvato) ovvero se dovrà limitarsi a segnalare la cosa e i relativi costi di regolarizzazione in perizia senza ulteriore attività;
• allo stesso modo, qualora l’immobile non risulti inserito in
mappa o risulti necessaria la presentazione al Catasto Terreni di un frazionamento (ad esempio per la vendita in lotti)
oppure al Catasto fabbricati di un DOCFA, il perito trasmetterà subito una relazione al Giudice chiedendo l’autorizzazione a procedere alla regolarizzazione catastale indicando i relativi costi, che dovranno essere approvati.
DAL COLLEGIO DI LODI
In entrambi i casi il perito farà presente al Giudice la necessità della nomina di un Custode Giudiziario (qualora non
sia già nominato) per la sottoscrizione, in sostituzione del
debitore esecutato, delle relative dichiarazioni.
10. SOSPENSIONE DELLE OPERAZIONI PERITALI
Secondo la prassi del Tribunale di Lodi, al momento del deposito dell'istanza di vendita con la documentazione ex art.
567 comma 2 c.p.c., il Giudice dell’Esecuzione provvede all'immediata nomina del perito ed alla contestuale fissazione della prima udienza di comparizione, e ciò per evidenti motivi di maggiore snellezza della procedura.
Il corretto e tempestivo svolgimento delle operazioni peritali (in tempo utile per consentire il deposito dell’elaborato
almeno 45 giorni prima dell’Udienza già fissata a norma dell’art.173 bis delle disposizioni d’attuazione e transitorie del
c.p.c.), diviene - in questo quadro organizzativo - elemento
essenziale, atteso che qualsiasi ritardo comporta poi la necessità di rinviare l’udienza già fissata.
La sospensione delle operazioni peritali può essere disposta soltanto dal Giudice con suo provvedimento.
Tuttavia, allo scopo di evitare di gravare la procedura di
spese, il perito è autorizzato a sospendere temporaneamente e con effetto immediato le operazioni peritali, in attesa del provvedimento del Giudice (da avvisare tempestivamente ed al quale chiedere istruzioni in merito), nei seguenti casi:
1. Pignoramento gravante su un bene che risulta alienato a
terzi con atto trascritto prima del pignoramento;
2. Richiesta di sospensione da parte di tutti i creditori intervenuti nel processo e muniti di titolo esecutivo (non rileva il parere dei creditori non muniti di titolo esecutivo).
3. Pignoramento contro uno dei due coniugi, in comunione
legale dei beni, per la sola quota di _ di proprietà (cfr.
quanto detto sopra nel paragrafo dedicato al caso di
specie).
In nessun altro caso il perito è autorizzato a sospendere, anche
temporaneamente, le operazioni peritali.
11. DOCUMENTAZIONE DA ALLEGARE ALLA PERIZIA E
SUO CONTENUTO.
La perizia deve avere il contenuto richiesto dall’art. 173 bis
delle disposizioni d’attuazione e transitorie del c.p.c. Più
precisamente:
1) l’identificazione del bene, comprensiva dei confini e dei
dati catastali;
2) una sommaria descrizione del bene;
3) lo stato del bene, con l’indicazione - se occupato da terzi
- del titolo in base al quale è occupato, con particolare riferimento all’esistenza di contratti registrati in data antecedente al pignoramento;
4) l’esistenza di formalità, vincoli od oneri, anche di natura
condominiale, gravanti sul bene, che resteranno a carico
dell’acquirente, ivi compresi i vincoli derivanti da contratti incidenti sulla attitudine edificatoria dello stesso o i
vincoli connessi con il carattere storico-artistico;
5) l’esistenza di formalità, vincoli e oneri, anche di natura
condominiale, che saranno cancellati o che comunque risulteranno non opponibili all’acquirente;
6) la verifica della regolarità edilizia e urbanistica del bene
nonché l’esistenza della dichiarazione di agibilità dello
stesso e l’acquisizione o l’aggiornamento del certificato di
destinazione urbanistica quando previsto dalla vigente
normativa.
Deve essere redatta in due copie:
• la prima, denominata ORIGINALE, è integrale e non ha parti
oscurate. Ad essa vanno allegati:
- Fotografie: almeno due esterne e due interne e comunque tali da illustrare adeguatamente il bene pignorato.
- Scheda catastale: il perito deve acquisire copia della
scheda catastale. Qualora presso l’Agenzia del Territorio
non sia reperibile la scheda catastale, il perito deve chiedere autorizzazione al Giudice dell’Esecuzione per la
presentazione di un DOCFA secondo le modalità sopra indicate, salvo il Giudice dell’Esecuzione ritenga sufficiente la segnalazione in perizia della mancanza della
scheda o della difformità rispetto allo stato di fatto.
- planimetria aggiornata del bene: l’allegazione è rimessa
alla discrezione del perito se non manca la planimetria
catastale: in tale ultimo caso deve necessariamente essere allegata.
- Visura catastale attuale
- Copia dei provvedimenti edilizi autorizzativi: Nulla Osta per
opere edili, Licenza edilizia, Concessione edilizia, Permesso di costruire, DIA, Condono edilizio, concessione
in sanatoria, ecc.. Se l’immobile è anteriore al 01/09/1967
e non sono stati recuperati i perdetti provvedimenti,
sarà sufficiente la dichiarazione che il bene è stato costruito in data anteriore.
- Certificato di Destinazione Urbanistica: nel caso di vendita
di terreni ex art.30, 2° comma, del D.P.R. 06/06/2001 n.380.
Alla perizia vera e propria andrà allegata la copia del
CDU mentre l’originale dovrà essere allegato separatamente per poterlo unire al decreto di trasferimento;
- Copia dell’atto di provenienza: Il Perito deve, in ogni caso,
allegare alla perizia copia dell’atto (e non della sola nota
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 65
DAL COLLEGIO DI LODI
di trascrizione) in forza del quale il debitore esecutato
(eventualmente insieme ai comproprietari) ha acquistato la proprietà del bene. L’atto potrà essere chiesto in
copia semplice al notaio che lo ha redatto oppure, se
questi ha cessato la propria attività, presso l’Archivio Notarile competente. Per le scritture private autenticate in
data anteriore al 2002, la copia andrà chiesta alla Conservatoria dei Registri Immobiliari competente.
- Copia delle note d’iscrizione: di tutti i creditori iscritti, intervenuti e no.
- Dichiarazioni del terzo occupante e copia dell’eventuale contratto di locazione (oppure di comodato o altro titolo che giustifichi la detenzione): Il perito deve allegare le dichiarazioni rese dal terzo sull’apposito modulo (Terzo occupante), nonché, ove esistente, copia del contratto di locazione (oppure comodato o altro titolo che giustifichi la
detenzione) in forza del quale il terzo occupa l’immobile.
Sarà altresì allegata tutta la documentazione fornita dal
terzo al fine di dimostrare l’inizio della detenzione in
data anteriore al pignoramento (bollette di forniture,
certificati di residenza storici ecc.).
- Corrispondenza: comprendente:
✏ copia della comunicazione di inizio operazioni peritali;
✏ copia delle lettere di accompagnamento alla perizia
trasmessa alle Parti della procedura;
✏ dichiarazione in cui - per ciascuna parte – è indicata la
data di spedizione di copia della perizia;
✏ qualsiasi altra corrispondenza della quale si ritiene utile rendere edotto il Giudice dell’Esecuzione;
• la seconda, denominata COPIA, è identica all’ORIGINALE ma
con cancellato qualsiasi riferimento all’identità del debitore e di altre persone che in un qualche modo possano
essere ricondotte ai beni pignorati (quali – ad esempio –
i comproprietari, gli aventi diritto ad un qualsiasi diritto
reale di godimento, i precedenti proprietari, i notai, …). Il
debitore sarà semplicemente indicato con DEBITORE ESECUTATO.
Ove non sia possibile modificare il testo (come ad esempio negli allegati), il nominativo deve essere cancellato in modo indelebile.
Dalla copertina e dall’intestazione di questa copia della perizia, devono pure essere cancellati i nomi del creditore procedente e del debitore. A tal fine, nell’utilizzo del software,
andrà spuntata l’apposita casellina nel quadro IDENTIFICATIVI
DELLA PROCEDURA in corrispondenza della dicitura “si desidera omettere il nome dell’esecutato sui documenti prodotti ai sensi degli artt.51 e 52 del decreto 196/03” ed andrà
eliminato il nome del creditore procedente..
Ad essa vanno allegate:
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
✏ Fotografie: almeno due esterne e due interne e comunque tali da illustrare adeguatamente il bene pignorato.
✏ Scheda catastale: il perito deve acquisire copia della
scheda catastale. Qualora presso l’Agenzia del Territorio non sia reperibile la scheda catastale, il perito
deve chiedere autorizzazione al Giudice dell’Esecuzione per la presentazione di un DOCFA secondo le
modalità sopra indicate, salvo il Giudice dell’Esecuzione non ritenga sufficiente la segnalazione in perizia
della mancanza della scheda o della difformità rispetto allo stato di fatto.
✏ Planimetria aggiornata del bene: l’allegazione è rimessa
alla discrezione del perito se non manca la planimetria
catastale: in tale ultimo caso deve necessariamente
essere allegata.
Vanno inoltre prodotti:
• Un Cd contenente la perizia originale denominato ORIGINALE e contenente:
✏ il testo della perizia nel formato *.pdf;
✏ disegni in formato *.pdf;
✏ le fotografie in formato *.Jpeg;
✏ l’”ALLEGATO A” di cui infra
• Un Cd contenente la copia della perizia, denominato COPIA
e contenente (nelle forme sopra indicate per garantire la
privacy):
✏ il testo della perizia nel formato *.pdf;
✏ disegni in formato *.pdf;
✏ le fotografie in formato *.Jpeg;
✏ l’ALLEGATO A di cui infra
• L’ALLEGATO A (cfr. allegato 5), che costituisce una sorta di
riassunto della perizia.
• L’Ordine di liberazione di immobile pignorato. Deve essere
compilato dal perito (cfr. Allegato 6) e viene emesso
sempre nei confronti del debitore esecutato e mai nei confronti degli occupanti senza titoli o con titoli non opponibili alla procedura. Nel linguaggio giuridico si parla di efficacia ultra vires dell’Ordine di liberazione e significa che
il provvedimento può essere azionato nei confronti di
chiunque detenga l’immobile.
Un ordine di liberazione ben compilato deve sempre contenere l’esatta descrizione del bene che si intende liberare (meglio riportare anche gli estremi catastali).
Se la procedura ha più immobili, alcuni potrebbero essere
occupati da terzi con titolo opponibile ed altri no. E’ chiaro
quindi che, in tali ipotesi, il G.E. potrebbe dover ordinare
la liberazione di alcuni immobili e non di altri. Da qui la
necessità che si redigano diversi ordini di liberazione
(sempre emessi nei confronti del debitore) e ciò perché
alcuni beni potrebbero dover essere liberati fin da subito
DAL COLLEGIO DI LODI
ed altri invece no. Occorre pertanto predisporre tanti ordini di liberazione quanti sono i lotti;
• La proposta di liquidazione dei compensi del perito e la liquidazione precompilata per ottenerne la convalida in occasione dell’Udienza per la comparizione delle parti ex
art.569 c.p.c. . Della liquidazione il Giudice dell’Esecuzione ne dà lettura nel corso dell’Udienza fissata per la
comparizione delle parti (la data è indicata sul decreto di
nomina). Il CTU ne ritirerà copia nei giorni seguenti in Cancelleria salvo non sia in grado di scattare al momento una
fotografia del provvedimento.
Il C.T.U. deve obbligatoriamente essere presente all’Udienza
di comparizione, per poter dare delucidazioni in merito al suo
elaborato, ove ve ne sia la necessità.
12. TRASMISSIONE E DEPOSITO DI COPIA DELLA PERIZIA
Copia della Perizia (senza allegati) deve essere trasmessa
alle parti (quindi al debitore, al creditore procedente
nonché a tutti i creditori intervenuti) almeno 45 giorni prima
dell’udienza. La trasmissione ai creditori può avvenire a
mezzo fax, posta, posta elettronica.
Entro lo stesso termine vanno depositati presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari i documenti ed i supporti
indicati nel paragrafo 11, con la dimostrazione di aver spedito la perizia a tutte le Parti della procedura immobiliare.
13. RIEPILOGO SINTETICO DEI TERMINI CHE IL PERITO DEVE RISPETTARE
Entro 30 gg dall’assunzione dell’incarico
e con preavviso di 15 gg per le Parti
Entro 7 gg dal ritiro del fascicolo ovvero
nel termine indicato in occasione
del giuramento
Inizio delle operazioni peritali
Restituzione del fascicolo ritirato in occasione del giuramento
Entro 20 giorni dall’assunzione
dell’incarico ovvero nel termine
indicato in occasione del giuramento
Deposito presso l’Ufficio Cancelleria delle esecuzioni immobiliari di :
• bozza del biglietto di cancelleria compilato, che la Cancelleria dovrà inviare
al debitore, al creditore procedente, ai creditori intervenuti, ai creditori non
intervenuti con diritto di prelazione risultante dai Registri Immobiliari ed ai
comproprietari (completa di CD come sopra illustrato)
.
• modello riepilogativo (stampato in formato A3) per la verifica della
completezza della documentazione ipo-catastale prodotta dalle parti e delle
notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c. che devono essere effettuate dal
creditore pignorante
Non oltre 45 giorni prima dell’udienza
ex art.569 c.p.c.
Trasmissione della stessa alle parti e deposito della perizia in Cancelleria
14. ALLEGATI
(1) Decreto di nomina (fac-simile);
(2) Biglietto di Cancelleria;
(3) Modello riepilogativo (da stamparsi in formato A3);
(4) Terzo occupante;
(5) ALLEGATO A;
(6) Ordine di liberazione di immobile pignorato;
(7) Minuta di parcella e liquidazione
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 67
DAL COLLEGIO DI LODI
68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL COLLEGIO DI LODI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 69
DAL COLLEGIO DI LODI
UFFUCIO 4
Reg. pass. Uff. Giud.
UDIENZA
N. .............................……………
gg/mm/aaaa
hh/mm’
N. (numero procedura) R.G.E.IMM.
TRIBUNALE DI LODI
UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI
AVVISO
Nella procedura esecutiva immobiliare promossa da
(nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente)
nei confronti di
(nome cognome, denominazione o ragione sociale debitore)
Il Cancelliere della Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari comunica, ad ogni effetto e conseguenza
di legge, l’allegato provvedimento.
Si notifichi a:
1. CREDITORE PROCEDENTE: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente), domicilio del
Circondario o – se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI (ex art. 58
disp. att. c.p.c.)
2. DEBITORE: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente), domicilio eletto nel Circondario del
Tribunale o – se non eletto o se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI
(ex art. 4922 c.p.c.). Se costituiti con avvocato, presso il suo domicilio come per i creditori. Se non viene eletto domicilio nel Circondario, indicare comunque anche l’indirizzo effettivo del debitore.
3. CREDITORE INTERVENUTO: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto), domicilio nel
Circondario o – se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI (ex art? 58
disp. att. c.p.c.).
4. CREDITORI ISCRITTI NON INTERVENUTI: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto)
domicilio ovunque esso sia.
5. COMPROPRIETARI: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto) domicilio ovunque esso sia.
Lodi,
Il cancelliere
70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL COLLEGIO DI LODI
TRIBUNALE DI LODI
Ufficio Esecuzioni Immobiliari
N. (numero)
G.E. drssa (giudice)
RGE
ESPERTO
(intestazione esperto con indirizzo e recapito)
………………………………………………………………………………………………
CREDITORE PROCEDENTE: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)
DEBITORE: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)…………………………………………………………………………………………………...………
COMPROPRIETARIO: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)……………………………………………………………………………………………
DATA PIGNORAMENTO: …………………… gg/mm/aaaa…………………………………………………………………………………………………………………….
DATA TRASCRIZIONE ………….......…………gg/mm/aaaa …………………………………………………………………………………………………………………….
IMMOBILE PIGNORATO
In Comune di __________________ Via ________________ n°____
(descrizione sintetica del bene), il tutto così distinto in Catasto:
foglio _____ mappale ______ subalterno________categoria_______classe______consistenza_____
rendita_______
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 71
DAL COLLEGIO DI LODI
Vanno spuntate le caselle e poste le annotazioni nei riquadri, secondo i casi. Si compila di seguito il prospetto
a mero titolo esemplificativo
DOCUMENTI
1. Nota di trascrizione pignoramento
xsì
no
2. Estratto di mappa
xsì
no
3. Certificato catastale attuale
sì
xno
Richiesto dal perito
4. Certificato ipotecario
sì
xno
Sostituito dal punto 5
5. Certificato notarile (sostituisce 3, 4,7)
xsì
no
6. Certificato di destinazione urbanistica
sì
xno
Quando non ci sono terreni non va prodotto
7. Certificato storico ventennale
sì
xno
Sostituito dal punto 5
8. Scheda catastale
sì
xno
Richiesto dal perito
9. Affissione albo del Tribunale
sì
no
Cancellare
10. Avviso ai creditori iscritti
sì
no
x
No se dall’esame del fascicolo non risultano
altri creditori iscritti eccettuato il creditore
precedente. In caso contrario deve essere
prodotto a cura del creditore precedente
11. Avviso ai comproprietari
sì
xno
No se non vi sono comproprietari
72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Nel fascicolo vi sono due certificati notari
uno per i beni siti in .........…......... e l’altro per i
beni siti in .........….........
DAL COLLEGIO DI LODI
ALTRE ANNOTAZIONI
CREDITORI ISCRITTI
Intervenuti
1. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) Creditore procedente
Non intervenuti
x
x
2. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) ………………………………………..
x
3. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) ……………………………………….
4. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
5. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
6. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
7. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
8. ………………………………………..………………………………………………………………………………………………......
ALTRI INTERVENUTI
(nome, cognome, denominazione o ragione sociale).................………………………………………
.............................................................................................……………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
DATA gg/mm/aaaa
L’ESPERTO (firma dell’esperto e timbro Collegio o Ordine)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 73
DAL COLLEGIO DI LODI
R.G. ES.IMM. .....................…………
TRIBUNALE DI LODI
DICHIARAZIONE DEL TERZO OCCUPANTE
IL SOTTOSCRITTO …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………....
nato a …………………………………………………………………………………………………………………… in data …………………………………………………………..........
DICHIARA
di occupare l’immobile in ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………....
❑ A titolo gratuito
❑
Pagando per tale occupazione la somma di euro ………………………………………………………………… mensili.
Prende atto che da oggi in avanti, ai sensi dell’art. 2912 cod.civ., dovrà versare tali somme unicamente
al Tribunale, su conto corrente intestato alla Procedura esecutiva i cui estremi saranno successivamente
comunicati e che pertanto dovrà sospendere il pagamento in favore del proprietario.
❑
Dichiara inoltre:
Di avere a suo favore un contratto di locazione scritto e registrato, che esibisce.
Di non avere contratto di locazione scritto e registrato; di avere iniziato a occupare l’immobile in data
…………………………………, come risulta dai seguenti documenti:
Bollette luce, acqua, gas, telefono
❑
❑
Certificato di residenza storico
Fatture o ricevute di pagamento annotate in contabilità
❑
❑
CHIEDE
Autorizzazione a restare nella detenzione dell’immobile.
data: …………………………………………………………
firma: …………………………………………………………
74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL COLLEGIO DI LODI
INTESTAZIONE DEL PERITO
TRIBUNALE DI LODI
Esecuzione Forzata
promossa da:
………………………………………………………………………
N. Gen. Rep. ………/………
Giudice Dr. ……………………………………………………
Custode Giudiziario Dr. ………………………………………
Prospetto riepilogativo
Allegato A
1 - DESCRIZIONE DEL BENE
Piena Proprietà per la quota di
……………………………
relativamente a
……………………………
sito in comune di
,Via …………………………… n. …………………………….
……………………………………………………………………………………………………
Composto da ………… locali oltre ………………………………………… posto al piano ………… sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq ……………
Identificato come segue in catasto:
foglio …………… mappale …………… subalterno ……………, categoria ……………, classe ……………, composto da vani ……………
posto al piano ……………, - rendita: …………….
Non vanno indicate le coerenze
2 - CONFORMITA’ URBANISTICA
P.E. n. …………… per lavori di ………………………………………………………………………………………… intestata a ……………………………………………
con sede in ……………. Concessione Edilizia rilasciata in data …………………………………… - n. prot. …………………………………………
P.E. n. …………………… per lavori di variante su concessione edilizia n. ……………………………… del ………………………… intestata
a …………………………………………………………………………. Concessione Edilizia rilasciata in data ……………………………………………………….
L'abitabilità è stata rilasciata in data ………………………………………………
Se vi sono abusi indicarli sommariamente senza però specificare i costi di regolarizzazione
3 - DIRITTI REALI – COMPROPRIETA’ ED ALTRO
Proprietà
DEBITORE ESECUTATO con atto a firma del notaio …………………………………………………………………… di ………………………………………
in data ……………………… ai nn. ……………………… trascritto a ……………………… in data ……………………………… ai nn. …………………………….
Stato di possesso
Indicare se libero o occupato ed in quest’ultimo caso gli estremi del contratto e la scadenza senza fare nomi
4 - ISCRIZIONI E TRASCRIZIONI PREGIUDIZIEVOLI
Iscrizioni:
Iscrizione volontaria (Attiva) derivante da mutuo ipotecario a favore di …………………………………………………………………………
a firma di notaio …………………………………………… di …………………………………… in data ………………………… ai nn. …………… di repertorio
trascritto a …………………………… in data …………………………… ai nn. ……………………………
segue
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 75
DAL COLLEGIO DI LODI
Pignoramenti:
Pignoramento derivante da verbale di pignoramento a favore di ………………………………………………………………………………………
a firma di Ufficiale Giudiziario in data ……………………………………………… ai nn. …………………………………………………… di repertorio
trascritto a …………………………… in data …………………………… ai nn. ……………………………
5 - VALORE
Valore di stima
………………………………………………………
Decurtazioni: loro descrizione
………………………………………………………
Valore al netto delle decurtazioni
………………………………………………………
Prezzo base d’asta del lotto: verrà determinato da Giudice dell’Esecuzione nel corso dell’Udienza ex art.569
c.p.c.
Il perito
nome e cognome
(firma e timbro)
76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL COLLEGIO DI LODI
N. 000/00 …………… R.G.E. Imm.
TRIBUNALE DI LODI
UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI
ORDINE DI LIBERAZIONE DI IMMOBILE PIGNORATO
Il Giudice dell’Esecuzione
nel procedimento di esecuzione immobiliare promosso da
CREDITORE PROCEDENTE (nome e cognome o ragione sociale o denominazione)
nei confronti di
DEBITORE ESECUTATO (nome e cognome o ragione sociale o denominazione)
ha pronunciato la seguente
ORDINANZA
Rilevato che l'unità immobiliare sotto indicata è oggetto, a seguito di pignoramento, di procedura espropriativa immobiliare;
rilevato che l'immobile è occupato dal soggetto sotto indicato;
rilevato che nel procedimento di cui sopra è stata già emessa ordinanza di vendita;
rilevato altresì che 'nel medesimo procedimento è già stato nominato altro custode dei beni in sostituzione del
debitore;
ritenuto che il debitore, a seguito del pignoramento, non vanta più, rispetto ai creditori, alcuna posizione soggettiva qualificata in ordine al godimento del bene pignorato, come si evince dalla previsione dell'art. 560 terzo
comma c.p.c. in forza della quale il debitore può continuare ad abitare l'immobile solo in quanto espressamente
autorizzato dal giudice;
ritenuto che appare opportuno disporre la liberazione del bene, al fine di assicurare una migliore conservazione dell'immobile e una più efficacia tutela dell'interesse dei creditori ad un rapido ed efficace svolgimento
della procedura;
ritenuto ancora che la liberazione dell'immobile rende più probabile la vendita a prezzo di mercato, posto che
lo stato di occupazione da parte del debitore esecutato o da parte di terzi senza titolo, per quanto giuridicamente non opponibile, determina nei potenziali acquirenti incertezza in ordine ai tempi di effettiva consegna
nel caso di aggiudicazione e quindi disincentiva la loro partecipazione alla gara;
visti gli artt. 559 e 560 c.p.c.;
PQM.
Ordina a DEBITORE ESECUTATO (nome e cognome o ragione sociale o denominazione)
nonché a qualunque terzo occupi, senza titolo opponibile alla procedura, l'immobile sito in
UBICAZIONE IMMOBILE (Comune, Via e numero civico – dati catastali)
di consegnare immediatamente tale bene, libero da persone e cose, al custode giudiziario
(nome e cognome) ..............................…………………………………………………............. Il presente provvedimento è provvisoriamente
esecutivo.
Si esegua a cura del custode.
Lodi, ..............…………………………………
Il Giudice dell'Esecuzione
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 77
PROTEZIONE CIVILE
Italo Albertoni
N
ei giorni 18, 19 e
20 ottobre 2013 si
è tenuta la prima
esercitazione interprovinciale (Bergamo, Brescia, Cremona) sul rischio sismico,
denominata “Sisma 2013”.
L’obiettivo principale, come
sempre, è stato quello di
farsi trovare pronti ad ogni
evenienza in caso di calamità naturali, di fare tesoro
delle sperimentazioni (positive e negative), nella speranza che in futuro non si
debbano affrontare interventi veri e propri. Ma è
noto, purtroppo, che la Lombardia, come gran parte del
territorio italiano, è considerata zona a rischio sismico.
La presenza del Dipartimento della Protezione Civile ha testimoniato la rilevanza nazionale dell’esercitazione.
La simulazione ha coinvolto
un’area della Regione Lombardia classificata zona sismica 2 (Zona con pericolosità sismica media dove
possono verificarsi terremoti abbastanza forti), in cui
rientrano dieci comuni bresciani (Castelcovati, Castrezzato, Comezzano-Cizzago, Chiari, Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Roccafranca, Rudiano e Urago d’Oglio), quattro bergamaschi
(Calcio, Fontanella, Pumenengo e Torre Pallavicina) e
quattro cremonesi (Casaletto di Sopra, Romanengo,
Soncino e Ticengo).
Relativamente ai comuni
bresciani è stato allestito il
C.O.M. (Centro Operativo
Misto) presso il centro sportivo del Comune di Orzinuovi ed è stata attivata una
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Esercitazione interprovinciale
“rischio sismico 2013”
colonna mobile per l’allestimento del campo di accoglienza con tende per cucina, mensa, servizi igienici
e dormitori.
L’evento, organizzato, fra gli
altri, da Provincia di Brescia,
Prefettura, Protezione Civile, Regione Lombardia e
S.T.E.R., prevedeva fra i suoi
obiettivi:
1. la verifica della Pianificazione di Emergenza Comunale e Provinciale (verifica
C.O.M., verifica Aree di Ammassamento, verifica Piani
di Emergenza Comunali);
2. la verifica del Modello di
Intervento per lo Scenario
Sismico a scala locale e sovralocale (attivazione dell’Emergenza, attivazione
C.O.C., attivazione C.O.M.);
3. l’attivazione della Colonna Mobile Provinciale
(allestimento Campo di Accoglienza di Orzinuovi);
4. la verifica delle Aree di Emergenza (verifica previsioni dei Piani di Emergenza
Comunali, verifica attivazione U.C.L., verifica edifici
antisismici, verifica delle
aree di emergenza previste
nei Piani di Emergenza Provinciali)
5. la simulazione degli Scenari di Rischio (allestimento
Campo di Accoglienza, ricerca macerie con Unità Cinofile, comunicazioni radio,
verifiche Tecniche Agibilità
e rilevamento danni);
6. l’attività informativa alla
popolazione (pubblicazione informativa, assemblea pubblica preliminare,
allestimento Punti di Informazione, attività nelle
scuole);
7. la formazione dei volontari di Protezione Civile (ricerca macerie, montaggio
/smontaggio Campo, gestione Campo di Accoglienza, gestione Aree di Attesa).
I
volontari bresciani intervenuti durante l’esercitazione sono
stati oltre 400, mentre 2.100
sono stati gli studenti evacuati da 14 Istituti.
Certamente l’esperienza acquisita da tutti i gruppi – di
diverse specialità e competenze – ha rafforzato le capacità operative dei singoli attori, per affrontare nel migliore dei modi una eventuale emergenza reale.
Il gruppo di Protezione Ci-
PROTEZIONE CIVILE
vile del nostro Collegio è
stato allertato a seguito richiesta avanzata il 7 ottobre
u.s. dal geom. Davide Colosio della Regione Lombardia - Sede Territoriale di
Brescia.
È stata richiesta la disponibilità di alcuni tecnici formati e abilitati a seguito superamento del corso, tenuto
nel 2004 presso il Collegio
geometri e geometri laureati
della provincia di Brescia, avente ad oggetto: “Corso di
formazione per la pianificazione e la gestione tecnica
dell’emergenza sismica – rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”.
L’intervento dei colleghi
qualificati avrebbe permesso la formazione di
squadre con il compito di effettuare i sopralluoghi, la
compilazione delle schede
di primo livello di rilevamento del danno e valutazione dell’agibilità nell’emergenza post-sismica,
come previsto al punto 5
degli obiettivi sopra riportati.
La risposta degli iscritti non
si è fatta aspettare, così che
nella mattinata di sabato 19
ottobre sette geometri bresciani hanno raggiunto il
luogo di destinazione per
mettersi a disposizione dei
funzionari regionali.
Alle ore 8,30, presso la palestra comunale di Orzinuovi
in via Brunelleschi (centro
sportivo), laddove si era insediato il COM (Centro operativo Misto), il geom. Davide Colosio ha provveduto
a formare le squadre di rilevatori, consegnando le
schede contenenti l’estratto
mappa per l’individuazione
degli edifici da verificare.
Come da programma, alle
ore 8,57 è stata simulata la
prima scossa di terremoto
con conseguente evacuazione di cinque scuole primarie nei Comuni di Chiari,
Orzivecchi, Roccafranca, Rudiano e Urago d’Oglio.
La prima squadra, composta
dai geometri Italo Albertoni
, Giovanni Frosi e Osvaldo
Ronchi ha operato nei Comuni di Pompiano e Orzivecchi.
A Pompiano è stata ispezio-
nata la scuola media “G.
Papa” di via Ortaglia, dove è
stato ipotizzato il crollo di
una parte della copertura
dell’attigua palestra, stimolando il verosimile intervento dell’unità cinofila presente in loco.
A Orzivecchi è stato ispezionato il fabbricato di via Pastori “ex Municipio”, ora
sede della biblioteca comunale, nonché dell’AVIS, unitamente a locali per ambulatori medici.
L
a seconda squadra,
formata dai geometri Vittorio Baratti e Alberto Lazzaroni è
stata impegnata per la verifica dell’agibilità della
Scuola Materna del Comune
di Comezzano-Cizzago.
La terza squadra, composta
dai geometri Mirco Giuseppe Melchiori e Gian Battista Turrini ha avuto il compito di verificare il fabbricato “ex Municipio”, ora
sede di varie associazioni,
sempre nel Comune di Comezzano-Cizzago.
L’esperienza acquisita da
noi tecnici rilevatori durante
l’esercitazione si può considerare certamente positiva,
perché ci tiene allenati sia
negli spostamenti rapidi per
raggiungere i fabbricati oggetto di verifica, sia per la
corretta compilazione delle
schede AeDES (Agibilità e
Danno nell’Emergenza Sismica).
Non sono mancate, tuttavia,
alcune difficoltà nell’individuare la sede ospitante l’Unità di Crisi Locale (U.C.L.) e
altre di carattere organizzativo, ma sono state facilmente superate senza forti
ritardi.
Concludendo, nella speranza di interpretare anche i
sentimenti dei colleghi coinvolti nell’esercitazione,
vorrei congratularmi con
quanti hanno lavorato per il
buon esito delle operazioni
e ringraziare la segreteria
del nostro Collegio e il
geom. Colosio (S.T.E.R.) per
l’opportunità a noi concessa
di operare nell’emergenza
sismica anche “in tempo di
pace” (fuori sisma – n.d.r.).
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 79
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Giuseppe Mori
S
i sente spesso dire:
«la pompa di calore
è semplicemente
come un frigorifero al contrario». Ma che vuol dire?
Soprattutto se non mi sono
mai interrogato su come funziona il frigorifero …
Se una pompa di calore è
una macchina in grado di
“pompare” calore da un ambiente ad un altro, il frigorifero è una pompa di calore
che sposta il calore dall’ambiente interno (il vano del
frigorifero) da cui vogliamo
“estrarre” il calore per “buttarlo fuori”, all’esterno.
Infatti noi vogliamo che la
temperatura interna del frigorifero si mantenga costantemente a una temperatura
intorno ai 4 gradi centigradi
(°C) e vediamo che il calore
in più viene smaltito (buttato fuori) attraverso una
serpentina alettata. Se guardiamo nella termo camera,
infatti, vediamo che la temperatura della serpentina si
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
La pompa di calore
Cos’è e come funziona
trova intorno ai 40°C.
Se la pompa di calore per riscaldamento è un frigorifero
al contrario, allora questo significa che “raccoglie”, “estrae” il calore dall’esterno
per portarlo all’interno della
nostra abitazione. Vale a
dire che prende il calore
“contenuto” nell’aria esterna (oppure nel terreno,
o nell’acqua di una falda sotterranea o di un lago) e lo trasporta all’interno, cioè nell’ambiente che vogliamo riscaldare.
Ma come funziona la pompa
di calore? Come riesce a produrre calore senza “bruciare” qualcosa come fanno
le stufe, le caldaie di qualsiasi tipo esse siano?
Una bella domanda, per noi
che siamo abituati ad associare l’idea di caldo all’immagine di qualche combustibile (fossile) che brucia…
La pompa di calore funziona
infatti – come un frigorifero –
con alimentazione elettrica
anche se non mancano tipi
di pompe di calore funzionanti a gas.
Ma su quali principi scientifici si basa questa applicazione pratica?
Innanzitutto dalla fisica
(Leggi dei gas e della Termodinamica) sappiamo che
un gas compresso in ambiente adiabatico (ovvero
perfettamente isolato e che
quindi sostanzialmente non
disperde calore) aumenta la
sua temperatura.
Q
uesto è quello
che avviene nella
prima fase di una
pompa di calore nella quale
un motore, generalmente elettrico, comprime un fluido
termovettore (o liquido frigorigeno cioè particolarmente efficace nel “trasportare” calore e nel cambiare
di fase da liquido a gassoso)
dentro un recipiente fortemente coibentato nel quale
il gas aumenta appunto di
temperatura grazie a questa
semplice azione meccanica.
Nella seconda fase il gas (esempio: freon R22, R412,
ecc…..) attraversa uno
scambiatore, detto condensatore, nel quale viene a
contatto con l’acqua o l’aria,
cedendo loro il calore immagazzinato in precedenza.
L’acqua o l’aria così riscaldate sono utilizzate come
fluido vettore per il riscaldamento di locali o di acqua sanitaria.
Nella fase di attraversamento del condensatore il
gas si condensa e assumerà
nuovamente lo stato liquido. Questo cambiamento di stato, da gas a liquido, è utilizzato nell'evaporazione (quarta fase)
dove il fluido si troverà a
temperature molto basse,
tali da permettergli di assorbire calore dal fluido vettore
esterno (aria o acqua) che
apporterà di nuovo energia
al fluido.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Nella pagina di sinistra: le alette di
raffreddamento di un frigorifero
rendono evidente, attraverso le
immagini termografiche, che il calore
interno viene “pompato” all’esterno e
dissipato.
Il tipico schema di funzionamento in
quattro fasi della pompa di calore
tratto da un fascicolo dell’Enea.
In questa pagina, schematizzazione
del concetto di COP: all’energia
fornita dalla rete elettrica si somma il
calore dell’aria, dell’acqua o del
terreno.
Come Wikipedia spiega
il funzionamento
delle pompe di calore
[...]
Si porge una spiegazione intuitiva di come funziona una pompa di calore.
Si immaginino 100 unità di energia termica all’interno di un pallone; questo viene compresso fino a raggiungere le dimensioni di una pallina da
ping pong: questa pallina contiene le stesse unità di energia, ma l’energia
termica per unità di volume è maggiore e la temperatura dell’aria all’interno della palla è aumentata.
Le pareti della pallina si riscaldano e quindi il calore inizia a trasferirsi all’esterno. Per portare questo calore in un altro luogo, si può immaginare di
muovere la pallina in una zona fredda, dove essa gradualmente aggiusterà
la sua temperatura fino a uguagliare la temperatura dell’ambiente: in questo processo si ipotizza che essa trasferisca 50 unità di energia termica.
Dopo che la pallina si è raffreddata, la si può riportare nella zona iniziale e
lasciarla espandere. Dato che ha perso calore, nel momento in cui torna
alle dimensioni di un pallone la sua temperatura è troppo bassa e quindi
inizia ad assorbire energia termica, raffreddando l’aria circostante.
Il compressore di una pompa di calore crea proprio la differenza di pressione che permette il ciclo (similmente alla palla che si espande e si contrae): esso aspira il fluido refrigerante attraverso l’evaporatore, dove il fluido stesso evapora a bassa pressione assorbendo calore, lo comprime e lo
spinge all’interno del condensatore dove il fluido condensa ad alta pressione rilasciando il calore assorbito. Dopo il condensatore, il fluido attraversa la valvola di laminazione che lo prta in condizione liquido/vapore
(riduce la pressione del fluido), successivamente rientra nell’evaporatore
ricominciando il ciclo. Il fluido refrigerante cambia di stato all’interno dei
due sacambiatori: passa nell’evaporatore da liquido a gassoso, nel condensatore da gassoso a lmiquido.
Due link relativi a due tipi di pompa di calore: reversibili (cioè in grado di riscaldare e di raffrescare) e per sola climatizzazione invernale, aiutano a comprendere, attraverso immagini animate, il ciclo nelle sue quattro fasi che si ripetono in continuità.
http://www.ralph-dte.it/energetica/pompedicalore_reversibili.swf
http://www.ralph-dte.it/energetica/waermepumpe_heatpump_pompadicalore.swf
Lo schema di pompa
di calore qui
rappresentato (in
realtà animato nei
link segnalati) rende
comprensibile il
percorso del fluido
termovettore in
riscaldamento o in
raffrescamento.
Nel caso questo sia aria,
essa viene aspirata a temperatura ambiente e convogliata sull'evaporazione mediante un ventilatore. L'aria
viene così raffreddata di 4 - 6
centigradi ed espulsa,
mentre il fluido ne assorbe il
calore evaporando nuovamente e torna al compressore per riprendere il ciclo
descritto.
Riepilogando, le quattro fasi
del ciclo, tecnicamente distinguibili, ma che in realtà
si susseguono con continuità, sono:
1) evaporazione: il liquido
frigorigeno assorbe calore
sottraendolo all'aria o ad altro
mezzo;
2) compressione: il gas assorbe ulteriore calore per conversione di lavoro
meccanico-termico dovuto all’azione
del
compressore;
3) condensazione: il gas
cede il suo calore all'acqua o
all'aria vettori;
4) espansione: il gas riduce
la propria pressione e temperatura ritornando allo
stato liquido.
R
iprendendo quindi il ragionamento,
la pompa di calore
è una macchina in grado di
travasare calore tra ambienti
a temperatura diversa con il
grande vantaggio di trasportare molta più energia, rispetto a quella necessaria
per farla funzionare, semplicemente perché riesce a cat-
turarne in notevole quantità
nell’aria anche se a noi può
sembrare fredda.
Il COP (Coefficents Of Performace = Coefficiente di Prestazione) è l’“unità di misura” che esprime questa capacità e permette di confrontare fra loro macchine diverse. Questo semplice numero ci comunica quanta è
l’energia termica (calore) in
uscita in relazione a quella
(elettrica) in entrata. Se leggiamo in una tabella tecnica
che una pompa di calore ha
un COP di 4,42, significa che,
consumando un solo Kwh di
energia elettrica quella
pompa di calore è in grado di
fornire 4,42 Kwh termici utili
al riscaldamento degli ambienti o dell’acqua sanitaria.
In realtà la faccenda è
sempre un po’ più complicata di quello che sembra a
prima vista. Basta che osserviamo con più attenzione la
tabella tecnica della pompa
e noteremo che essa ci parla
di un COP di 4,42 a 7°C con
temperatura di mandata
pari a 35°C; ma, nella riga
sottostante, ci comunicherà
che il COP alla temperatura,
per esempio di -7°C, è molto
più basso: 2,72.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 81
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Esempio di tabella delle
caratteristiche tecniche di una pompa
di calore.
In basso a destra, la
rappresentazione schematica di una
pompa di calore aria-acqua.
L’immagine evidenzia che anche in
presenza di basse temperature
esterne la pdc è in grado di fornire
calore, anche se con un COP
minore. Sotto, una pompa di calore
aria-aria con unità esterna e unità
interna: è il diffusissimo
condizionatore estivo.
Entriamo, con questo, in un
altro aspetto delle pompe di
calore.
A
bbiamo spesso
sentito parlare di
pompe di calore
aria-aria, aria-acqua, acquaacqua ecc. senza afferrarne
con precisione il significato
o, comunque, senza capire
quali possono essere i pregi
e i difetti delle varie opzioni
presenti sul mercato.
Accade addirittura che il termine “pompa di calore”
faccia subito pensare alle
pompe geotermiche. Vediamo subito che non è così.
Traggo una utile sintesi dall’opuscolo pubblicato dall’ENEA e recuperabile al
link: (http://old.enea.it/produzione_scientifica/edizioni_tipo/opuscoli_svil_so
st.html); integrerò però le
definizioni sintetiche con
qualche annotazione.
Tipicamente abbiamo pompe di calore:
1) Aria-acqua - La pompa di
calore preleva calore dalla
sorgente fredda costituita
Infatti, dobbiamo considerare che potremmo teoricamente estrarre calore fino
alla temperatura 0° Kelvin
(pari a –273,15 °C) ma possiamo facilmente intuire che
per trasportare calore da un
ambiente a temperatura di
meno 7°C dovremo utiliz82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
zare una maggiore quantità
di energia elettrica per raggiungere i 20°C interni.
Ovvio che se dobbiamo fornire più energia alla pompa
per farla girare più velocemente o più a lungo avremo,
di conseguenza, un coefficiente di prestazione più
basso.
Ma grazie alla tecnologia,
che si è sempre più affinata
in questi anni, per influenzare positivamente il COP
della pompa di calore abbiamo diverse possibilità agendo sulla temperatura di
“prelievo” del calore.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
In basso, a sinistra: schema di
pompa di calore acqua-acqua che
recupera il calore presente in una
falda acquifera sotterranea, oppure
direttamente dall’acqua di un lago o
da altra fonte a temperatura
costante. In questo caso, è necessario
un pozzo di prelievo e un pozzo di
restituzione collocati ad adeguata
distanza tra loro.
dall'aria (esterna) e la cede
al pozzo caldo costituito da
un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). È
forse la PdC tendenzialmente più diffusa, escludendo i più noti condizionatori estivi, perché con tecnologia più semplice, più collaudata, meno costosa. Qui,
infatti, il prelievo di calore
avviene attraverso una semplice “unità esterna” facilmente installabile quasi ovunque e il “pozzo caldo”,
che è la parte di “emissione”
del nostro impianto di riscaldamento, è quello tipicamente ad acqua che circola
nelle serpentine del riscaldamento a pavimento, a parete, nei radiatori, nei ventilconvettori, ecc.
2) Aria-aria - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita dall'aria (esterna) e cede al
pozzo caldo costituito ancora da aria (quella dell'ambiente riscaldato). Già, ma
come avviene questo
scambio aria-aria? Ho appreso che si parla di PdC
aria-aria quando l’aria calda
viene prelevata all’esterno
da un dispositivo esterno (unità esterna) che “raccoglie”
calore attraverso un gas frigorigeno, peraltro in sé insensibile al gelo ma anche la
In basso, a destra: sistema a pompa
di calore terreno-acqua con sonda
orizzontale costituita da tubi in
polietilene adagiati sul fondo di uno
scavo di adeguata superficie.
cessione di calore all’interno avviene con un secondo circuito che non utilizza acqua ma ancora un liquido specifico della stessa
natura che “scarica” il calore
all’interno mediante uno o
più “split”. È il caso tipico
della applicazione più nota
della pompa di calore (dopo
il frigorifero) e cioè il condizionatore estivo dove, naturalmente, il ciclo della
pompa di calore è “invertito” ovvero, come nel frigorifero, dobbiamo togliere calore da un ambiente confinato e accompagnarlo fuori.
3) Acqua-acqua - La pompa di
calore preleva calore dalla
sorgente fredda costituita
da acqua (di lago, fiume o
falda) e la cede al pozzo
caldo costituito da un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). Facile intuire che, in questo
caso, il calore non viene più
prelevato dall’aria esterna
che, ovviamente è soggetta
a notevoli fluttuazioni di
temperatura, ma da acqua
che può in genere garantire
una temperatura, se non
sempre più elevata, certamente più costante specialmente nel periodo invernale, nel quale maggiore è il
nostro fabbisogno di calore
per riscaldare gli ambienti.
In questo caso la cessione
del calore all’interno avviene ancora con un sistema
di distribuzione ad acqua,
come nel primo caso.
4) Acqua-aria - La pompa di
calore preleva calore dalla
sorgente fredda costituita
da acqua (di lago, fiume o
falda) e la cede al pozzo
caldo costituito da aria
(quella dell'ambiente riscaldato). Quando ci troviamo di
fronte ad una PdC come
questa, ciò significa che la emissione avverrà ancora attraverso sistemi a split o comunque sistemi che utilizzano nel circuito secondario
ancora fluidi frigorigeni collegati a scambiatori di calore
dalla sorgente fredda costituita dal terreno (sonda geotermica) e la cede al pozzo
caldo costituito da un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). È
quella che si chiama pompa
di calore “geotermica”. Nulla
a che vedere però con particolari fenomeni molto localizzati (caso Larderello) in
cui il terreno, a causa di fe-
L’energia geotermica è una fonte di energia rinnovabile e disponibile ovunque, dovuta al calore proveniente dal centro del nostro pianeta e imlmagazzinato nella crosta terrestre. Tale contributo di calore, che in superficie ç reso
trascurabile dalla radiazione solare e dagli agenti atmosferici, diventa sempre
più importante via via che si scende nel sottosuolo fino ad essere preponderante a poche decine di metri di profondità: il grafico sottostante mostra
come intorno ai 20-30 metri di profondità la temperatura del sottosuolo si
assesti durante tutto l’anno attorno a un valore costante di 10°C-12°C, del
tutto indipendente dalle condizioni climatiche in superficie. Andando a
profondità superiori – e avvicinandosi quindi al centro della Terra – si ha un
graduale aumento della temperatura di circa 0,3 - 1°C ogni 10 metri.
(da http://www.enercomb.it/fonte terra.htm)
con sistemi ventilanti come
nel caso 2.
5) Terreno-acqua - La pompa
di calore preleva calore
nomeni vulcanici, risulta avere temperature particolarmente elevate. Si parla di
PdC geotermica solo perché
il calore viene prelevato dal
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 83
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
In alto a sinistra, pompa di calore del
tipo terreno-acqua (in genere una
sonda di circa 100 metri può fornire
una potenza di 5 kw) e diagramma
dell’andamento della temperatura in
profondità nel terreno.
A destra: l’effetto serra incrementato
dalle emissioni di CO2 e gas
climalteranti di matrice umana è la
ragione prioritaria della corsa verso il
risparmio energetico in edilizia.
In basso, lo smog che soffoca le città,
determinato dall’eccessivo consumo di
combustibili fossili.
terreno che già a una profondità di circa 20 metri ha una
temperatura costante per
tutto l’anno di 10-12°C. Un
cenno è doveroso al fatto
che le sonde geotermiche
possono essere almeno di
due tipologie: verticali e orizzontali. Nel primo caso,
con una trivellatrice si predispone un pozzo (o più pozzi
a seconda delle necessità)
con una profondità in genere
di almeno 100 mt con diametro di 12-15 cm; nel pozzo
si calano una (o più) tubazioni andata-ritorno nelle
quali scorre acqua additivata di liquido antigelo che
entrerà nella PdC a “depositare” il calore scambiato nel
suo passaggio in profondità.
Nel secondo caso la sonda orizzontale sarà costituita da
una serpentina di tubi adagiati su un terreno ad una
profondità variabile (a seconda delle varie teorie
degli operatori del settore in
relazione alla variabilità stagionale della temperatura
superficiale del terreno) da
1 a 2,5 mt. La sonda dovrà
poi essere nuovamente ricoperta di terreno.
84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
6) Terreno-aria - La pompa di
calore preleva calore dalla
sorgente fredda costituita
dal terreno (sonda geotermica) e la cede al pozzo
caldo costituito da aria dell'ambiente riscaldato. La
differenza rispetto al caso 5)
è solo in relazione alla diversa modalità di cessione
del calore all’abitazione.
I
n questa carrellata si è
cercato di descrivere
e commentare la varie
combinazioni di pompa di
calore che la tecnica ci ha
messo a disposizione in
questi ultimi decenni, con
uno sviluppo decisamente
più rapido negli ultimi anni,
considerato il vastissimo
mercato della climatizzazione invernale delle abitazioni.
Man mano si approfondisce
la materia sorgeranno nei
lettori molti interrogativi:
quali i vantaggi, gli svan-
taggi, i costi, le possibilità
concrete di utilizzazione
nell’impiantistica edile.
Questi aspetti potranno essere oggetto di altri contributi futuri.
A
conclusione di
questo articolo,
possono essere
fatte alcune ulteriori considerazioni riguardanti la domanda: perché le pompe di
calore sono diventate oggi
di grande attualità, anche se
la loro tecnologia non è recentissima.
La risposta è semplice: si
trova “nascosta” nella corsa
contro il tempo che stiamo
facendo per ridurre i danni
che, per oltre un secolo –
spesso inconsapevolmente
– abbiamo fatto alla nostra
terra incrementando le emissioni di CO2 e degli altri
gas che hanno alterato il
clima.
Ma allora perché la pompa
di calore può essere considerata una risorsa amica in
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
questa corsa affannosa a salvare la vita sulla Terra nonostante ogni tanto qualche
voce (interessata a vendere
altro) si levi a dire che quella
dell’effetto serra è una colossale montatura o, per
bene che vada, una sopravvalutazione della comunità
scientifica internazionale?
Troviamo la risposta nelle affermazioni iniziali: la pompa
di calore produce calore
senza “bruciare” niente.
Solo azionando un motore elettrico e qualche valvola,
con la fondamentale differenza, rispetto alla tradizionale stufetta o boiler elettrico che, se immetto nella
pompa di calore un Kwh di
energia elettrica, ne ottengo
3 o 4 termici e non uno soltanto.
È chiaro che quindi la PdC
appare come una panacea
incredibile: ma perché non
ci siamo arrivati prima, visto
che la tecnologia c’era?
A parte considerazioni tutte
“politiche” del mondo che si
muove attorno alla enorme
battaglia per l’energia (a
partire dagli interessi non
proprio favorevoli dalle
compagnie petrolifere, di estrazione e distribuzione
del carbone e del gas, del
nucleare fino al “volano” culturale dei tempi di apprendimento dei tecnici e degli
installatori che spesso richiede venti anni di maturazione), c’è anche un’altra ragione obiettiva importantissima: «le PdC hanno un rendimento altissimo, inquinamento zero, l’energia elettrica costa poco, ecc. ecc. ma,
allora, dove sta l’imbroglio»?
Semplicemente nel fatto
che l’energia elettrica che mi
serve per azionare la pompa
di calore deve pur essere
prodotta da qualche altra
parte.
E come viene prodotta l’energia elettrica in Italia? Una
volta scongiurato il nucleare,
anche se ne compriamo una
certa quantità dall’estero, la
produciamo prevalentemente mediante centrali termiche alimentate a carbone,
petrolio, gas (ancore risorse
fossili esauribili) oltre alla
tradizionale produzione idroelettrica e alle quote
sempre più significative da
fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, biomasse ecc.
A
l momento attuale
la componente
proveniente da energia fossile è nettamente
prevalente e si aggira intorno al 58%. Ciò significa
quindi che con la PdC non inquino localmente ma inquino e consumo energia
fossile altrove.
Un dato importante per
chiudere questa riflessione:
il rendimento della rete elettrica nazionale è pari a
0,41, il che, espresso in altri
termini, vuole dire che per
produrre e portare fino al
contatore di casa mia 1 kWh
elettrico, sono necessari
2.44kWh termici.
Questo significa ancora che
se installo una pompa di calore che ha un COP all’incirca
pari a 2,5 andrei grosso
modo in pareggio con la rete
nazionale: ho usato un Kwh
di energia elettrica per portare dentro casa 2,5 Kwh termici, ma per fornirmi questo
L’austriaco Peter von Rittinger (1811-1872) è considerato l’inventore delle
pompe di calore. Le utilizzò per asciugare il sale nelle saline.
Kwh elettrico il sistema di
produzione elettrica ha a
sua volta dovuto usare 2,44
Kwh termici.
Dove sta allora il vantaggio
della pompa di calore, almeno in termini ambientali?
La considerazione è che sicuramente abbiamo tolto
dalla nostra città un inquinamento certo (la caldaia a gas
o a gasolio) e quindi migliorato la situazione locale e, in
genere, una centrale di
grossa dimensione dovrebbe avere sistema di
controllo di emissione dei
fumi qualitativamente elevato.
I
l passaggio immediatamente successivo
però – lo abbiamo oramai intuito – è quello di adottare PdC con COP
sempre più elevati in modo
da “superare” questa parità
e, inoltre, fare il possibile
per alimentare la nostra
macchina con energia elettrica prodotta localmente,
ad esempio con un impianto
fotovoltaico, in modo tale da
ridurre il più possibile la
componente di energia richiesta al sistema nazionale.
Il prossimo articolo entrerà
nel merito, con qualche esempio, di quali sono i costi
medi di installazione e consumo annuo di abitazioni
con impianto a pompa di calore per consentirci di capire
meglio dove e quando ha
senso installare una pompa
di calore perchè diventi uno
strumento intelligente e interessante a nostra disposizione per migliorare l’ambiente in cui viviamo.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 85
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Stefano Landi
Con la casa di paglia
il risparmio energetico
è assicurato
Da “Corriere della Sera” del 5 luglio 2013
F
acendo yoga da una
vita, una certa attenzione all’ambiente l’ha sempre maturata. Febbraio 2010. Cristiana Trizzino, 45 anni,
compra un terreno al Quadraro, vecchio quartiere di
Roma di case popolari,
molte delle quali costruite
negli anni ’50. Scopre poi
che, essendo la zona di interesse archeologico, per costruire servivano svariati
permessi dei Beni culturali.
«Con tutti i soldi spesi in
pratiche e consulenze, mi
sono ritrovata a dover ripensare la mia casa con budget
ridotti: così ho cominciato a
studiare l’universo delle costruzioni alternative» racconta Trizzino che, da marzo,
abita la prima casa di paglia
costruita in una città italiana.
Con lei, oltre a due cagnolini
e una tartaruga, due figli di
10 e 12 anni entusiasti di una
scelta quasi fiabesca. «La
classe di mia figlia è venuta
a visitarla durante i lavori:
quando l’hanno vista finita e
intonacata ci sono rimasti
male, sembrava una abitazione qualsiasi», spiega.
La scelta pionieristica della
signora è dovuta all’incontro
con il progettista Paolo Robazza, 36 anni, padovano
trapiantato a Roma, che ha
fatto dell’edilizia a basso impatto ambientale una ragione di vita. Prima di decidersi è andata a l’Aquila
dove Robazza si trasferì,
nelle vesti di architetto free
lance, dopo il terremoto a cercare lavoro. In testa e nel
cuore aveva gli studi sul sistema di costruzioni in paglia fatti in Sud Africa. «Dor86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mivo tra la gente in tenda,
proponendo questa soluzione, ideale soprattutto in
zone sismiche, a sindaci e
comitati», ricorda. Termoisolanti, basso consumo energetico, comfort ambientale, facili da costruire, ma
nel 2009 in Italia se ne contava solo una dalle parti di
Venezia. Oggi, grazie al lavoro di Robazza (bagofficinamobile.org) sono una
trentina. Molte a Pescomaggiore, un paesino
a 15 chilometri
dall’Aquila. A
Roma, ha riproposto il suo metodo di lavoro: il
cantiere condiviso. «Per ogni costruzione organizziamo dei workshop per coinvolgere direttamente chiunque voglia imparare
questa tecnica di
architettura sperimentale». A Roma hanno partecipato ai lavori una
ventina di persone da tutta Europa.
Alla signora Trizzino, Robazza non aveva garanzie da
offrire, ma un’ipotesi tecnicamente completa e futuribile. Un atto di fede davanti
a qualcosa che in Italia non
esisteva. «In città non c’era
un termine di paragone, ma
i dati tecnici e l’entusiasmo
dei ragazzi mi hanno contagiato», ricorda la proprietaria di casa. Lo scheletro in
legno, poi la tamponatura in
balle di paglia compresse
fatte arrivare dalla Ma-
remma laziale direttamente
dai contadini col loro camioncino. L’intonaco, applicato direttamente sulla paglia, composto di frammenti
di laterizio frantumato e
sabbia, una tecnica usata
dagli antichi Romani. I figli di
Trizzino non erano gli unici
affascinati dalla costruzione.
Durante l’anno di cantiere,
gli anziani del quartiere si
presentavano in processione a seguire i lavori, affa-
scinati come fossero al cinema. «Dalla mia camera da
letto sentivo bussare gente
che voleva toccare con mano
la tenuta delle pareti» ricorda la signora. «Gli italiani
sono più diffidenti davanti
alle novità, però poi davanti
alla casa compiuta mostrano
un entusiasmo raro: oggi
faccio un preventivo dietro
l’altro, ma serve tempo per
capire che questa è una tecnica su cui vale la pena investire», spiega Robazza. In Inghilterra ci sono almeno 10
mila abitazioni e, fuori
Londra, è stato appena realizzato un quartiere popolare interamente in paglia. In
Francia, dieci anni fa messa
come l’Italia, almeno duemila.
T
rizzino dopo qualche mese traccia i
primi bilanci: «Fresca d’estate, calda d’inverno, le bollette premiano
la mia scommessa: rispetto
alla casa dove vivevo a
piazza San Giovanni l’isolamento è ottimo, spendo
poco di riscaldamento, il termostato è stabile sui 20
gradi» spiega. Un unico problema: attaccare i quadri.
Per quello hanno dovuto
pensare a dei supporti in
legno. Nella paglia è impossibile fare presa.
❑
Per farsi un’idea più precisa di cos’è una casa
di paglia si veda:
www.atelierwernerschmidt.ch
MEDIAZIONE
Isidoro Trovato
Torna la mediazione,
ma la presenza dell’avvocato
sarà obbligatoria
da “Corriere della Sera”, 20 settembre 2013
N
uovo tentativo.
Torna la mediazione. Reintrodotta dal decreto del fare,
entra in vigore oggi la mediazione della giustizia civile. Come fu tra marzo 2011
e ottobre 2012, non si potrà
più avviare un’azione civile
senza prima aver tentato di
risolvere la lite di fronte a un
mediatore. E come allora,
l’obbligo vale solo in alcune
materie: condominio, diritti
reali, divisioni, successioni
ereditarie, patti di famiglia,
locazione, comodato, affitto
di aziende, responsabilità
medica e sanitaria, diffamazione, contratti assicurativi,
bancari e finanziari. Le
stesse di prima, ad eccezione della Rc auto. Tornano
anche le sanzioni per chi non
accetta l’invito a mediare
senza giustificato motivo: il
giudice può trarre argomenti
di prova contro chi non si
presenta, e fargli pagare il
doppio del contributo unificato, nel processo successivo.
«Il meccanismo di mediazione studiato e realizzato in
Italia è già diventato un modello di riferimento e non
solo nei Paesi ove la Giustizia funziona male – osserva Giuseppe De Palo,
presidente di Adr center,
che assiste la Banca mondiale nella creazione del
primo centro di mediazione
in Afghanistan – . Lo dimostrano le reazioni immediate dell’Europarlamento,
che parlano di esempio italiano anche per l’Europa».
Insieme al meccanismo, studiato per uno smaltimento
più rapido delle contro-
versie, tornano anche le polemiche tra mediatori e avvocati che non lo ritengono
per niente uno strumento efficace e affidabile. Altra contestazione che arriva dal
mondo dell’avvocatura è
che la mediazione è già stata
giudicata anticostituzionale
dalla Consulta. «Solo l’obbligatorietà – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – può
consentire nel nostro Paese
quell’evoluzione culturale
in grado di determinare lo
sviluppo degli strumenti di
giustizia alternativa che tutti
noi auspichiamo. Ma serve
l’aiuto di avvocati e giudici.
Importante dunque, capire
quali siano le novità di maggior rilievo di questa nuova
mediazione. In realtà non è
più obbligatorio, tecnicamente, svolgere un tentativo di conciliazione: i litiganti devono solo partecipare a un primo incontro con
il mediatore per verificare
preliminarmente se ci sono
le condizioni per una soluzione mediata. In caso positivo, la mediazione prosegue subito, o in un successivo incontro. In caso negativo, il mediatore rilascia immediatamente il verbale di
mancato accordo, che consente alle parti di fare la
causa in tribunale senza il rischio di sanzioni di alcun
tipo.
A
ltra novità, il primo
incontro con il mediatore è gratuito.
Così facendo, il legislatore
conta che molte più persone
attiveranno la mediazione, e
altrettante accetteranno il
primo incontro: non rischiano nulla e hanno la speranza di risparmiarsi anni di
battaglie giudiziarie. Per chi
va oltre il primo incontro, i
costi della mediazione restano gli stessi di prima. Per
esempio: 125 euro per parte,
per una lite di valore fino a
5.000 euro; 700 a testa, per
liti di valore tra 50 e 250mila.
Stavolta, dettaglio non secondario, per le mediazioni
obbligatorie è necessaria la
presenza degli avvocati. È
però dubbio che la presenza
dell’avvocato sia obbligatoria nelle medizioni volontarie, a detta di diversi operatori. Cresce anche il potere
del giudice nella nuova mediazione: se prima poteva
spingersi a invitare le parti
alla mediazione, oggi può
persino ordinarla. E se i litiganti non si attivano, il processo si ferma. L’ordine di
tentare la mediazione, non
ovviamente di trovare un accordo, riguarda tutte le
cause pendenti, anche in
appello. Uno stumento formidabile per aggredire, finalmente, quella sorta di
debito pubblico della giustizia italiana, che supera i
5,4 milioni di processi civili
pendenti.
Insomma chi deve o vuole
avviare una mediazione rivolge domanda a un organismo accreditato, nella
città dove andrebbe fatta la
causa. L’organismo convoca
entrambe le parti di fronte al
mediatore entro 30 giorni
per il primo incontro. A
questo punto la procedura
può abortire o proseguire.
Nel secondo caso, restano
altri 60 giorni per trovare un
accordo, altrimenti il mediatore accerterà il fallimento
del tentativo. A quel punto,
ciascuno può rivolgersi al
giudice. Sarà la volta buona?
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 87
TECNICA
Andrea Botti
T
ravertino Ascolano, Travertino
Bianco Spugnoso
di Siena, Travertino della
Selva, Travertino della Valpantena, Travertino di Alcamo, Travertino romano….
l’elenco potrebbe proseguire ben oltre poiché,
quelle citate, sono solo 6
delle 23 varietà di Travertino
catalogate1 ed attualmente
estratte nelle Marche, in
particolare nella provincia
di Ascoli Piceno, in Toscana,
prevalentemente nelle vicinanze di Siena e nel Lazio
88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Geografia litica
Lapis Tiburtinus,
pietra dell’Impero
dove si trovano le cave di Tivoli e Guidonia Montecelio,
siti antichissimi, che alimentarono la costruzione di numerosi edifici monumentali
della Roma antica.
Il nome Travertino deriva dal
termine latino lapis tiburtinus,
pietra di Tibur ossia Tivoli (in
seguito alle contaminazioni
medievali), dove ancora
oggi si trova uno dei principali giacimenti.
Qui le tracce
delle lavorazioni, risalenti al
II sec. a.C. con-
più famose come: il Teatro di
Marcello, l’Arco di Galliano
(la porta urbana sull’Esquilino), il Colosseo, ma l’elenco potrebbe continuare
ancora.
Dopo la parentesi medievale (d’inevitabile stasi per
le attività estrattive), la
pietra di Tivoli fu,
nuovamente, materia prima
nelle costruzioni della Roma
papale, realizzate a partire
dalla seconda metà del ’400,
quando l’obbiettivo dei pontefici divenne quello di far rivivere, attraverso l’architet-
fermano che da quella data,
esso fu elevato al rango di
materiale "nobile", ed impiegato nella realizzazione
delle costruzioni imperiali
tura, i fasti dell’impe0ro. Con
Sisto IV (1471-84), la capitale
diventò quasi monocromatica: venne edificata la
chiesa di Santa Maria del Popolo, dove il Travertino è
presente negli interni e
nella facciata successivamente rielaborata dal Bernini, seguirono: la facciata
della chiesa dei SS. Apostoli, di San Pietro in Vincoli,
San Pietro in Montorio, fra gli
esempi più segnificativi. Per
tutto il’500 ed il ‘600 questa
pietra fu impiegata nell’architettura religiosa e nelle
soluzioni scenografiche del
barocco: dal monumentale
colonnato di San Pietro, alla
facciata di San Carlo alle 4
Fontane, fino all’impiego, in
forma di roccia, nella fontana
di Piazza Navona. Grazie all’attività di Bramante, Bernini e Borromini vennero
riattivate, in quegli anni, le
antiche cave di Tivoli e l’attività estrattiva proseguì
anche nel secolo successivo
per garantire materia prima
agli architetti e agli scultori
attivi in città; un esempio
per tutti: la realizzazione
della Fontana di Trevi.
Conclusa la pausa, imposta
dagli artisti neoclassici (più
inclini all’uniformità del
marmo bianco
come il Carrara),
con la proclamazione di Roma capitale, si riaccese
l’ammirazione
per il Travertino:
nel 1871 fu impiegato per la realizzazione dei muraglioni di contenimento del Tevere (dopo la tracimazione del 1870), inoltre,
la realizzazione del primo
tramway a vapore Roma-Tivoli, del 1879, incentivò l’attività estrattiva, ormai impostata su scala industriale,
grazie anche all’introduzione del filo elicoidale.
N
el secolo scorso fu
largamente utilizzato dai maestri
del Movimento Moderno:
Mies van der Rohe lo impiegò nel Padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona e nella Farnsworth House),
Mario Ridolfi e Adalberto Libera nei palazzi romani
delle poste; Louis Kahn
volle questa pietra nel Kim-
TECNICA
A sinistra: Travertino romano; Cava
di Travertino; particolare del Colosseo
In questa pagina: Facciata di S.
Carlo alle quattro Fontane, 16351641; interno del padiglione tedesco
a Barcellona (Spagna).
bell art museum a Fort Worth in
Texas e per la Philip Exeter Library a New Hampshire nel
New England e anche Carlo
Scarpa la scelse per rivestire
gli interni della Fondazione
Querini Stampalia a Venezia.
Il Travertino è, geologicamente, una roccia sedimentaria a struttura microcristallina, originata per precipitazione di carbonato di calcio2
tali quali: foglie, frammenti
di essenze lignee, minuscoli
invertebrati terrestri o molluschi, (inglobati in tempi
geologici lontani); incisioni,
apparenti imperfezioni, leggibili sulla superficie come
una biografia che racconta
senza filtri la genesi formativa del litotipo.
Per quanto notoriamente
poroso 3 , questo materiale
tata la formazione di incrostazioni carbonatiche sulla
superficie. Dal punto di vista
cromatico è presente con
una gamma di toni variabili
da bianco, beige, nocciola al
giallo dorato, rosato e bruno.
Con l’esposizione all’aria e il
passare del tempo i tipi più
chiari assumono una patina
dovuta, in genere, all’ossidazione dei sali ferrosi (in
diamantato si portano alla
luce imponenti blocchi di
materiale successivamente
selezionati, soprattutto in
base a colori e struttura, disponibili sul mercato anche
in lastre e marmette. Le lavorazioni superficiali più diffuse (per le quali si rimanda
alle indicazioni di aziende
specializzate), in relazione
all’impiego sono: levigatura,
proveniente da acque ricche
di bicarbonato di calcio. La
genesi, dovuta ad un continuo e progressivo accumulo di materiale carbonatico dalle zone di dissoluzione a quelle di deposizione, ha comportato una
sedimentazione secondo
stratificazioni parallele orizzontali, a volte, segnate da
marcate variazioni di colore
e da porosità diffuse. La
roccia si presenta, quindi, in
banchi o strati, delimitati da
un sottile livello argilloso e,
spesso, si contraddistingue
morfologicamente per la
presenza d’impronte vege-
presenta caratteristiche di
antigelività, resistenza meccanica e
durevolezza tali da renderlo
particolarmente indicato
per l’impiego nel settore
delle costruzioni in genere.
Ciò, poiché la presenza di
macropori garantisce, ai cristalli di neoformazione per
precipitazione dei sali solubili e ai cristalli di ghiaccio,
lo spazio sufficiente per aumentare di volume senza esercitare pressioni sulle pareti dei pori stessi. In tal
modo si annullano gli effetti
disgreganti dei processi alterativi legati alle trasformazioni volumetriche ed è limi-
particolare i cristalli di pirite) contenuti nella massa
del materiale, ciò conferisce
alla pietra un color biondo,
tipico soprattutto del Tavertino romano.
lucidatura (previa stuccatura), anticatura e tutti i principali trattamenti ad urto,
spesso indispensabili, per
conferire al piano finito proprietà antiscivolo.
Il Travertino viene solitamente impiegato per pavimentazioni e rivestimenti.
Negli esterni è posato in opera a secco o mediante legante, trattandosi di un materiale tendenzialmente
chiaro è sempre necessario
valutare con attenzione l'effetto cromatico prodotto
dalla malta impiegata, inoltre, durante la posa è consigliabile prevedere un ade-
A
ttualmente il comparto industriale è
costituito da aziende, di dimensioni medie
o medio-piccole, che si occupano di escavazione e trasformazione del materiale
destinato al mercato nazionale ed estero. L’attività estrattiva si svolge a partire
dalla cosiddetta “bancata”;
mediante l’impiego del filo
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 89
TECNICA
Interni del Museo dell’Ara Pacis,
Roma.
guato sistema d’evacuazione
delle acque piovane per evitare contatti prolungati con liquidi stagnanti. Negli interni
prevale l’uso di manufatti a
basso spessore, squadrati e
posati su sottofondo in malta
cementizia (solitamente impiegata anche per la sigillatura dei giunti).
O
ggi, questa pietra,
simbolo di un
passato alla quale
tutti apparteniamo, viene
impiegata ed apprezzata in
tutto il mondo per le sue
proprietà fisico meccaniche,
le numerose varietà cromatiche e l’indiscusso blasone
storico. Di ciò era consapevole Richard Meier, il celebre architetto americano
che ha impiegato il Travertino romano nella realizzazione di due opere destinate alla notorietà: il Complesso Museale per l’Ara Pacis a
Roma ed il Getty Center di Los
Angeles. Il primo intervento,
realizzato nel 2000, prevedeva un nuovo complesso
museale suddiviso in tre
settori: una galleria per ospitare i servizi d’accoglienza, il
luminoso padiglione centrale destinato all’esposizione dell’Ara Pacis, la sala
dei convegni disposta su
due piani e completata da
un locale per ristorazione. Il
rivestimento era affidato all’intonaco, al vetro e al Travertino proveniente dalle
stesse cave utilizzate per l’estrazione della pietra destinata, nel 1938, alla sistemazione della piazza antistante, secondo quanto previsto dall’architetto Vittorio
Morpurgo. Nel progetto di
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
TECNICA
A destra: Auditorium del Parco della
Musica, Roma.
Sotto, in senso antiorario: Getty
Center, Los Angeles; LACMA, los
Angeles County Museum of Art; il
Centro polifunzionale ILLA,
Barcellona (Spagna).
conda. Le sale da concerto
aggettano sulla sottostante
cavea: la quarta sala all’aperto con una capacità di
3000 posti. Tre sono i materiali immediatamente leggi-
Meier è posato in lastre, con
superficie a vista lavorata a
spacco e fissaggio al supporto mediante un sistema
costituito da grappe metalliche annegate nel conglomerato cementizio.
Anche Renzo Piano ha sperimentato l’uso di questo ma-
bili: il mattone fatto a mano
(25x12x4) per le superfici
verticali, il piombo pre-ossidato per i gusci delle tre sale
ed il Travertino per rivestire
le gradinate della cavea, i
foyer e gli ingressi. Diversamente combinata, con l’acciaio ed il vetro, la pietra romana fa bella mostra di sé
anche nel nuovo padiglione
del Los Angeles County Museum
of Art, realizzato da Piano
dieci anni dopo. Qui il Travertino chiaro definisce la
semplice geometria dell’edificio, destinato ad ospitare spazi espositivi flessibili e neutri; le pareti perimetrali di tamponamento,
rese massicce dal rivestimento, sembrano staccarsi
dal suolo grazie ad un artificio che trasforma in linea
d’ombra l’attacco a terra dell’intera costruzione.
Anche due significative esperienze spagnole confermano la versatilità di questa
pietra: il progetto del centro
polifunzionale ILLA, firmato
dagli architetti Rafael Moneo
e Manuel de Solà Morales
teriale nella costruzione
dell’auditorium per il Parco
della musica di Roma concluso per il Giubileo. Il complesso multifunzionale è
composto da tre “scatole
musicali“ che, da lontano
paiono sospese sul verde
del vasto parco che lo cirIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 91
TECNICA
Sopra: ILLA, particolare della
facciata.
Sotto: Auditorio Ciudad de León,
León (Spagna) e (a destra)
Sepolcreto della cittadella vescovile a
Sora (Fr).
nel 1986 e, 15 anni dopo, l’Auditorio Ciudad de Leon, ideato
dallo studio Mansilla-Tunon.
Nell’ILLA, la pietra si fa pelle
luminosa di volumi semplici,
connessi tra loro per formare
una gigantesca costruzione
longitudinale di 300 m, collocata nel tessuto urbano, alleggerita da aperture con differenti dimensioni e rapporti
proporzionali, movimentata
attraverso discontinuità volumetriche; accorgimenti
che riflettono la densità e la
diversità delle attività collocate nell’edificio. Al contrario, L’Auditorio Ciudad de Leon
domina una grande spianata
aperta e, proponendosi
come fronte della nuova
città, risalta per l’ubicazione.
L’imponente presenza è accentuata dalla gravità di un
fronte cieco in Travertino
chiarissimo, contrapposto
alla facciata principale, ritmata da una sequenza di aperture strombate.
Come ogni materiale lapideo, anche il Travertino,
se correttamente impiegato,
può divenire strumento e
92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
supporto indispensabile
per favorire il dialogo fra antico e contemporaneo. Nell’intervento di recupero del
Sepolcreto della cittadella vescovile a
Sora 4 , realizzato nel 2006
dall’ingegner Renato Moranti e dall’architetto Laura
Scrimieri, la pietra romana è
protagonista assoluta nel
luogo sacro: un unico litotipo per rivestire le tombe, il
diaframma retrostante l’al-
tare, il pavimento e l’altare
stesso. Volumi puri e monolitici che, attraverso un gioco
di luci sembrano staccarsi,
dalle pareti antiche e dal terreno, annullando il peso
della materia.Z
❑
NOTE
1
Vedi G. Blanco, voce Travertino in Dizionario dell’Architettura di pietra, ed.
Carocci, Roma, 1999.
L’elenco proposto dall’autore è il seguente: Travertino Ascolano (Ascoli Piceno), Travertino Bianco Spugnoso di
Siena (Asciano, SI), Travertino della Selva
(Poggio Moiano, RI), Travertino della Valpantena (Grezzana, VR), Travertino di Alcamo (Alcamo, TP), Travertino di Angera
(Angera, VA), Travertino di Bagni di Lucca
(Bagni di Lucca, LU), Travertino di Jano
(Jano di Montaione, FI), Travertino di Latina (Fondi, LT), Travertino di Monsummano (Monsummano Terme, PT), Travertino di Orte (Orte, VT), Travertino di S.Casciano Bagni (S.Casciano Bagni, SI), Travertino Doré (Tivoli, RM), Travertino Ligure (Orco Feligno, SV), Travertino Maschio di Monte Nerone (Piobbico, PS),
Travertino Montemarano (Montemarano,
GR), Travertino oniciato di Poggio
Moiano (Poggio Moiano, RI), Travertino
romano (Tivoli, Guidonia-Montecelio,
RM), Travertino Sabino (Poggio Moiano,
RI), Travertino spugnoso colorato di Castiglione d’Orcia (Castiglione d’Orcia, SI),
Travertino toscano (Rapolano, SI).
Vedi anche, TRAVERTINO PIETRA ITALIANAi luoghi e i caratteri della materia, A. Acocella,
sta in ww.architetturedipietra.it.
2
Da un punto di vista mineralogico è da
evidenziare come il carbonato di calcio
(sotto forma di calcite, con un contenuto
medio generalmente superiore al 95%)
rappresenta il componente principale
del travertino; elementi accessori sono,
invece, alcuni minerali argillosi, il
quarzo, ossidi e idrossidi di ferro e manganese, lo zolfo, il gesso, la mica bianca,
le cloriti.
3
L’incidenza volumetrica della tessitura
vacuolare è significativamente variabile
da giacimento a giacimento, come pure
da strato a strato all’interno di una medesima bancata di roccia. In conseguenza di tale variazione percentuale
dei vuoti si registrano valori di peso del
materiale oscillanti fra i 2300 e i 2700
Kg/mc.
4
A. Botti P. Resbelli, ARCH&STONE’08, architetture in pietra del nuovo millennio, Ed. Magalini Due, Rezzato (Bs), 2008.
CONDOMINIO
Gian Vincenzo Tortorici
La riforma del condominio
Alcune note di commento
Da “Il Sole 24 Ore” - Focus del 29 maggio 2013
Amministratore facoltativo
con meno di otto condòmini
La riforma del condominio
ha radicalmente mutato la
disciplina del rapporto tra
amministratore e assemblea
di condominio.
Con le modifiche all’articolo
1129 del Codice civile, è salito da quattro a otto il numero dei condòmini (e non
delle unità immobiliari dell’edificio) necessari perché
sia obbligatoria la nomina di
un amministratore.
Essendo l’amministratore
un professionista, per il
combinato disposto dell’articolo 71 bis delle disposizioni attuative del codice civile e dell’articolo 1 della
legge 14 gennaio 2013, n. 4
(sulle professioni non regolamentate), si sarebbe potuto incorrere in una eccezione di incostituzionalità,
considerato che in tal modo
si impedisce una gestione
diretta del condominio da
parte di un comproprietario,
laddove le problematiche
non necessitano di una particolare conoscenza giuridica, tecnica e amministrativa per la loro soluzione,
viste le modeste dimensioni
di un fabbricato, composto
da meno di otto condòmini.
Il nuovo testo dell’articolo
1129 non è facilmente interpretabile in ogni suo comma.
Facciamo il caso di condominio che non ha un amministratore e di una assemblea
che non ne nomini uno: ciascun condòmino può rivolgersi, come precedentemente, all’Autorità giudiziaria per la nomina. La novità è che anche l’amministratore dimissionanrio può
94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
ricorrervi. Ma, nel silenzio
della legge, può ricorrervi
anche l’amministratore non
confermato nell’incarico?
Considerato che egli deve
svolgere gratuitamente le attività urgenti necessarie sia al
passaggio di consegne con il
nuovo amministratore, si può
ritenere che anche l’amministratore revocato possa rivolgersi all’Autorità giudiziaria.
Avvenuta la nomina, l’amministratore dura in carica un
anno, rinnovabile di un ulteriore anno. La durata del
mandato non è a tempo indeterminato, sino a revoca,
poiché nei contratti di durata (e il legislatore ha stabilito che si tratta di un mandato), il rinnovo tacito deve
essere previsto esplicitamente, unitamente alla facoltà di disdetta e, in questo
caso, nulla è stato disposto.
La nomina dell’amministratore, così come la riconferma
dopo il secondo anno di incarico, deve essere approvata
dall’assemblea con la maggioranza degli intervenuti
rappresentanti almeno la
metà del valore dell’edificio
anche in seconda convocazione (e quindi, 500 millesimi
e non 501). La problematica
maggiore è legata agli adempimenti successivi alla scelta
del professionista, che devono avvenire, recita la
norma, «contestualmente all’accettazione della nomina».
Se si trattasse di un contratto, l’accettazione, che lo
conclude, sarebbe successiva a una proposta che deve
essere completa in ogni sua
clausola, compreso, ovviamente, l’oggetto del contratto stesso; ma in base all’articolo 1129, comma 14,
del Codice, l’amministratore, solo all’atto dell’accettazione, deve specificare il
proprio compenso costituente l’oggetto della controprestazione a quella di
gestire il condominio.
A
quale altra parte
contraente deve
essere rivolta,
quindi, l’accettazione del
mandato? Si deve ritenere
che sia trasmessa all’amministratore uscente, se esiste,
in quanto pur sempre rappresentante del condominio sino ad avvenuta sostituzione, e in caso contrario a tutti i condòmini, non
essendo normalmente presente in assemblea l’amministratore nominato e non ricoprendo alcuna carica rappresentativa il suo presidente.
Ma se il termine «accettazione» non è usato in senso
tecnico, la prassi di presentare preventivi da parte di
più amministratori tra i quali
l’assemblea sceglie si ritiene debba essere ancora
la procedura più praticabile.
Per quanto attiene al com-
CONDOMINIO
penso dell’amministratore
la novità non consiste tanto
nell’indicare specificamente le voci che lo compongono, perché ormai gli amministratori lo dettagliano analiticamente, quanto nella
nullità che vizia la nomina.
È obbligatorio che l’amministratore o invii una raccomandata con allegato il suo
preventivo, o convochi
un’assemblea confermando
la sua accettazione per il
compenso già a mani dei
condòmini e lo riporti nel relativo verbale. Questo ai fini
della prova di aver adempiuto correttamente al dettato legislativo.
Sempre all’atto dell’accettazione della nomina, l’amministratore deve fornire le generalità, il codice fiscale e il
domicilio dello studio, con i
recapiti telefonici e informatici, ovvero se è stata scelta
una società va indicato il nominativo del legale rappresentante.
Non si comprende, però, per
quale motivo, in caso di rinnovo del mandato, l’amministratore debba comunicare ancora i suoi dati anagrafici e il codice fiscale che
non variano nel tempo.
Destinazioni d’uso
modificabili con il quorum
dei quattro quinti
La riforma del condominio
ha regolamentato per la
prima volta le modifiche alle
destinazioni d’uso delle
parti comuni (articolo1117
del Codice civile).
In attesa delle interpretazioni
fornite dalla giurisprudenza,
è possibile tentare qui una
prima analisi della norma.
La procedura assembleare
di adozione della delibera
per modificare le destinazioni d’uso appare meno
problematica.
L’articolo 1117-ter prevede
che l’assemblea adotti la decisione con l’elevatissimo
quorum qualificato di quattro quinti delle “teste” e dei
millesimi (800/1000).
L
a convocazione
deve pervenire ai
condòmini con il
preavviso maggiorato di 30
giorni, e deve contenere l’indicazione della natura della
modificazione e le parti comuni interessate dall’operazione; inoltre deve esssere
affissa sempre con un preavviso di 30 giorni, nei locali/spazi di maggior uso comune. La delibera deve contenere a verbale la dichiarazione che sono stati svolti
questi adempimenti.
La norma prescrive espressamente la nullità della convocazione (qualora sia carente dei previsti requisiti).
L’eventuale successiva delibera non sarà affetta da nullità, ma da mera annullabilità (come chiarito definitivamente dalle Sezioni unite
della
Cassazione
n.
4806/2005, per le decisioni
affette da vizi solo formali).
Molto più incerta è la portata
sostanziale della norma,
vale a dire in cosa esattamente consistano le modificazioni. Alcuni primi interpreti hanno ritenuto di intravedere la possibilità che il
condominio possa procedere alla vendita (a terzi o a
singoli condòmini) delle
parti comuni. Si tratta di
un’impostazione che, però,
appare del tutto confliggente non solo col tenore testuale dell’articolo 1117-ter
(che si riferisce sempre e
solo all’utilizzazione dei
beni/impianti), ma anche
con i principi generali dell’ordinamento che non prevedono la possibilità che il
singolo sia spogliato del suo
patrimonio contro la sua volontà (come conferma, tra
l’altro, la previsione, nell’articolo 1119 del Codice civile,
dell’unanimità dei consensi
per procedere a divisioni di
un bene comune).
Invero, la norma può essere
compresa solo collocandola
nel sistema generale del diritto condominiale, nel
quale certamente si posiziona oltre la fattispecie
delle innovazioni, all’interno della quale, tuttavia,
una costante giurisprudenza
ritiene già ricompresa il mutamento della destinazione
d’uso (Cassazione n. 18052/
2012). In definitiva, la nuova
ipotesi se non può certo consentire la vendita (a maggioranza) di una parte comune,
appare invece permettere la
modifica delle modalità di
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 95
CONDOMINIO
utilizzazione sino ad escluderne taluna: si pensi, soprattutto, alla possibilità di
parcheggio nel cortile condominiale che comporti l’eliminazione di altre modalità di godimento dell’area.
Deleghe solo per iscritto
e mai all’amministratore
Nessuna delega all’amministratore. È una delle novità
della riforma. Per il resto,
ogni condòmino può farsi
rappresentare in assemblea
da chiunque, estranei compresi. La delega va messa
per iscritto; prima della
riforma, invece, si considerava valido un ok verbale,
magari verificato al telefono.
Dal 18 giugno è scattato un
limite quantitativo inderogabile: se i condòmini sono
più di venti, il delegato non
può rappresentare più di un
quinto delle persone e più
di un quinto del valore proporzionale. Cambiano i
quorum per la costituzione
dell’assemblea e l’approvazione delle delibere, con le
asticelle delle maggioranze
che in parte si abbassano, in
parte si alzano.
In prima convocazione, ora
l’assemblea sarà valida coi
due terzi dei millesimi e la
maggioranza dei partecipanti al condominio, mentre
fin qui i due terzi erano
chiesti anche in relazione al
numero dei condòmini. Rimane immutato il quorum
deliberativo: la maggioranza
degli intervenuti e almeno la
metà del valore dell’edificio.
Per la seconda convocazione, è confermato legislativamente il quorum costitutivo di un terzo, tanto per nu96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mero dei condòmini che per
i millesimi.
In teoria, qualora l’assemblea di prima convocazione
non sia valida, l’amministratore deve redigere verbale
di assemblea deserta che va
trascritto nel libro verbali.
Altrimenti, l’assemblea di
seconda convocazione si intende di prima, con lo spostamento dei relativi quorum.
Nella larghissima maggioranza di casi continuerà ad
accadere che la seduta si
svolga sempre in seconda
convocazione, allo scopo di
garantire delibere assunte
con quorum ridotti. Ma l’e-
sordio del quorum di un
terzo per l’assemblea in seconda convocazione potrebbe moltiplicare i casi di
sedute prive di numero legale ab origine.
L
a riforma non fa
cenno alla figura
del presidente
dell’assemblea. È consuetudine che l’assemblea nomini il presidente fra i condòmini presenti, con funzioni di garante della validità dell’assemblea e delle
delibere, sebbene di fatto
non abbia responsabilità diverse dagli altri. Il segretario, d’altronde, non è mai
I quorum
2/3 il quorum di prima convocazione
Per la validità dell’assemblea di condominio in prima convocazione è
necessario che, al momento dell’apertura dell’assemblea, siano presenti – di persona o per delega – due terzi dei partecipanti al condominio e due terzi del valore dell’edificio (667 millesimi). Se non si
raggiunge il quorum, l’amministratore deve redigere il verbale di
assemblea deserta e rinviare l’assemblea alla seconda convocazione.
1/3 il quorum di seconda convocazione
Per la validità dell’assemblea in seconda convocazione è sufficiente
che sia presente un terzo dei partecipanti al condominio che rappresenti almeno un terzo del valore (334 millesimi su mille).
334 i millesimi del voto “ordinario”
In seconda convocazione, una decisione ordinaria può essere presa
con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti in assemblea che possieda almeno un terzo dei millesimi. In pratica, quindi,
le decisioni di ordinaria amministrazione possono essere prese
anche da un numero di partecipanti al condominio inferiore a un
terzo, a patto che siano la maggioranza per teste degli intervenuti e
possiedano almeno 334 millesimi su mille. La maggioranza ordinaria va usata, in pratica, in tutti i casi in cui la legge non prevede una
maggioranza particolare (come accade ad esempio per la nomina, la
conferma e la revoca dell’amministratore o per le riparazioni straordinarie di notevole entità).
menzionato neanche nel
testo precedente: redige il
verbale ed è, di prassi, incaricato dal consesso. In genere è lo stesso amministratore.
Il delegato rappresenta in
toto chi l’ha investito di delega, ma il suo voto è libero,
nel senso che se vota in direzione opposta a come il
delegante l’aveva invitato,
la faccenda può finire in tribunale, ma coinvolge solo i
due, senza inficiare le decisioni dell’assemblea. Se un
condòmino ha più deleghe,
può esprimere, per conto
dei deleganti, pareri opposti fra loro. Un condòmino
non può incaricare più di una
persona, nemmeno se a ciascuno dei delegati fosse attribuito un mandato per un
appartamento diverso.
In apertura di seduta, dopo
l’appello e le verifiche sui
quorum, si apre la discussione per punti. Con voto finale sulle singole pratiche,
verificato il quorum decisionale per ciascuna. L’assente
non è responsabile di decisioni contrarie alla legge. Ma
se l’assemblea si rifiuta di
decidere per applicare un
obbligo di legge, come ad esempio la messa a norma
degli impianti, è dovere
anche dell’assente richiederne l’applicazione, pena il
coinvolgimento nelle sanzioni previste. L’astenuto,
nelle votazioni, è definitivamente equiparato a un dissenziente. Se non si riesce
ad esaurire la discussione,
l’assemblea potrà proseguire in successive riunioni.
❑
CULTURA
L’architettura eclettica
di un geometra anni Venti
Franco Robecchi
L
a storia di una città, anche solo sotto il profilo urbanistico, è complessa come la storia di un organismo vivente, dove le realtà macroscopiche sono
solo le più facili da vedere, ma dove la dinamica delle interazioni, dei substrati, delle dimensioni nascoste, delle sorprese fuori norma costituiscono un dedalo per avventure conoscitive. È il caso, in Brescia, del proliferare, tra gli anni
Venti e gli anni Trenta, di nuclei residenziali, che si sono dispersi nella città successiva, ma che possono essere riconosciuti da un osservatore attento. Si tratta di piccoli quartieri,
frutto di lottizzazioni private, che convivevano con tipologie
residenziali diverse e, naturalmente, con insediamenti di
vario tenore, di tipo terziario o industriale. Il tessuto edilizio
di una città è prevalentemente costituito dalla residenza e
nel periodo di cui si parla, questa era frutto di diverse sor-
98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
genti d’iniziativa. Ricordando che la proprietà in condominio era sconosciuta, o comunque di là da venire quanto
alla sua applicazione, la residenza era affidata, oltre che alla
stratificatasi proprietà immobiliare nei fabbricati fittamente
addossati del centro storico, a una minoranza di palazzi di
singoli, ricchi, proprietari. L’espansione urbana, oltre le antiche mura, si realizzò per abitazioni monofamiliari. L’alta
borghesia praticava l’edificazione di ville per uso proprio e
solo raramente si vedevano sorgere palazzine di singoli proprietari, con parti destinate alla locazione. La piccola borghesia aveva due possibilità di procurarsi una casa nuova.
La prima consisteva nell’avere un lavoro dipendente all’interno di un’azienda, privata o pubblica, che procedesse e
realizzare abitazioni per i propri dipendenti. Molte industrie bresciane costruirono case per i propri dipendenti,
CULTURA
Nelle immagini, vedute generali,
particolari decorativi e tavole di
progetto, del 1929, delle palazzine
progettate dal geometra Silvio Galli,
in ottimo stile storicistico, lungo la
via Damiano Chiesa, in Brescia.
È evidente la cura architettonica del
progetto e l’attenta scelta dei
materiali, così come l’oculato appello
ad esperti artigiani e artisti per
l’esecuzione di raffinati particolari.
dall’Om alla S. Eustacchio,
dalla Cooperativa Pellattieri
alla ex Tempini e alla ditta
Ferrari, il calzificio, che costruì il noto Villaggio Ferrari
di viale Duca degli Abruzzi.
Molti furono gli enti pubblici, o le pubbliche amministrazioni che costruirono
grandi edifici per i loro dipendenti. Gran parte dell’immensa area della vecchia Piazza d’armi, ridimensionata nel 1925, fu edificata
con case multipiano comunali per i propri dipendenti,
da case per i dipendenti
dell’Amministrazione provinciale, dei ferrovieri, dei
dipendenti delle poste e telegrafi. Ma un notevole numero di abitazioni furono
create da cooperative di singoli gruppi, in genere accomunati dall’ambiente di lavoro. I ferrovieri, ad esempio, si organizzarono in
una cooperativa che andò a
realizzare quartieri di villette per i medesimi soci.
Nei primi anni Venti quell’iniziativa costituì il Quartiere
di Bottonaga. Simili iniziative si moltiplicarono. La
Cooperativa dei dipendenti
della Banca S. Paolo si insediò nell’area che risultò
dalla demolizione del baluardo del Vescovo, nell’attuale Via Callegari, mentre i
dipendenti dell’azienda dei
Servizi Municipalizzati edificarono residenze per i
propri soci nella zona di via
Bonomelli. La Cooperativa
edile per gli impiegati di
ruolo del comune di Brescia
costruì piccole ed eleganti
ville lungo via Monte Grappa e sulla collinetta a monte
della Fossa Bagni. La Coo-
perativa dei postelegrafonici costruì villette fra le vie
Bonomelli e Naviglio Grande, nella zona di Porta Venezia, mentre la Cooperativa impiegati dell’industria
Togni costruì villette in via
Orzinuovi. L’Istituto cooperativo per le case economiche, costituito da soci benestanti, costruì case pretenziose sui pendii dei
Ronchi di via Oriani.
Q
uesta realtà mise
in moto anche
soggetti in grado
di impiegare un consistente
capitale per impostare lottizzazioni, la cui pratica era
stata inaugurata nel 1912 in
Brescia dall’impresario edile Pietro Pisa, nella zona di
via Tommaseo, in Brescia.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 99
CULTURA
Altro pioniere di simili operazioni fu l’imprenditore
bresciano Giuseppe Freschi, che operò per una trentina d’anni, a partire dal secondo decennio del Novecento, con spirito inventivo
non banale. Le lottizzazioni
degli anni Venti e Trenta andarono creando isole che si
possono ancora riconoscere, grazie alla cura architettonica che spesso le caratterizza. La spinta personale, nel caso delle cooperative, o la sollecitazione
commerciale, nel caso delle
operazioni speculative, facevano spesso appello ad
una buona qualità architettonica come requisito centrale. Spesso le lottizzazioni
indussero un proliferare di
edificazioni nei dintorni,
come conseguenza della costruzione di nuove strade e
dell’innervamento delle
aree con servizi a rete. Si
sono quindi creati quartieri
come il Leonessa, il Primo
Maggio, il Bonoris, quartiere
umanitario voluto dalla Congrega di Carità apostolica,
ma troviamo anche quartieri
informali nella zone citata di
via Bonomelli, di via Mai, di
via Camozzi e anche nell’area compresa fra le vie
Tommaseo e D’Azeglio.
Quest’ultima fu lottizzata,
all’inizio degli anni Venti,
dagli imprenditori Pasotti,
che nell’area avevano ampi
possedimenti, nonché la
sede della loro azienda, la
Legnami Pasotti, e anche tre
ville che costituivano la residenza di vari componenti
della famiglia. Ville e industria si trovavano sul lato
nord di via D’Azeglio,
100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mentre un ampio terreno di
loro proprietà si stendeva
anche a sud, fra via D’Azeglio e via Francesco Rismondo. Fu su quest’ultima
area che si calò una lottizzazione residenziale, ovviamente basata su villette per
la media borghesia. La lottizzazione passò rapidamente nelle mani di un imprenditore edile di nome
Giuseppe Rapizzi, originario della frazione di S. Eufemia. Il Rapizzi incaricò tecnicamente dell’operazione
l’ingegner Cacciatore. Tuttavia la progettazione delle
singole ville fu spesso affidata a diversi tecnici, forse
anche su suggerimento
degli acquirenti. La moltiplicazione delle progettazioni
si ebbe anche in conseguenza di una sorta di slittamento proprietario delle iniziative sulla lottizzazione,
all’interno del quale apparvero, alla fine degli anni
Venti, i fratelli Paterlini, dell’omonima impresa edile. I
fratelli Cristoforo e Bonomo
Paterlini erano collegati al
territorio del Borgo Trento
(indirizzo della loro sede, all’epoca: “Borgo Trento n.
115”) e possedevano alcuni
terreni nella zona. Alla fine
degli anni Venti, entrati in
possesso di alcuni lotti del
piano di urbanizzazione privata, commissionarono un
progetto di due ville abbinate lungo la via Damiano
Chiesa, fra le vie D’Azeglio e
Nazario Sauro, in quella
zona che allora era nota
come “Isolabella”.
I Paterlini intesero produrre
la residenza con un alto pro-
CULTURA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 101
CULTURA
Elaborati a firma del geom.
Galli
102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
CULTURA
filo architettonico e incaricarono della
progettazione un geometra: Silvio Galli. Il
risultato è notevole e lo si nota, nella zona,
tanto che anche il sottoscritto da anni osservava questa architettura, chiedendosi
quando esattamente fosse stata realizzata e chi ne fosse l’autore. Si dà conto in
questo articolo del progetto di quell’abitazione binata, volendo aggiungere un
nome alla famiglia dei più interessanti fra
i geometri progettisti di architetture. L’edificio, progettato nel 1929, fu concluso un
anno dopo. Silvio Galli, come il geometra
Pietro Bettoni, di cui si è pubblicato l’interessante progetto nel penultimo numero di questa rivista, è fra le personalità
che diedero lustro alla categoria dei geometri progettisti di architetture. L’edificio
di cui si parla denota un accurato disegno
progettuale, ispirato ad esempi importanti dell’epoca. L’architettura si basa su
una tessitura di facciata giocata fra il bugnato in pietra della porzione inferiore e il
cotto della parte superiore. Esistono poi
inserzioni di parti con intonaco decorato a
graffito e anche di qualche bassorilievo artistico in cotto. Molto curati sono anche i particolari, dai ferri battuti agli elementi in cemento modellato, dai comignoli alle mensole
del cornicione. Le forme sono quindi in linea
con la cultura eclettica di ritorno, tipica dell’epoca. L’attenzione posta dal progettista
alla sintesi fra architettura e prodotti artisticoartigianali è ispirata al neomedievalismo, che
rientrava fra le scelte culturali dell’epoca. Era
una corrente progettuale che coesisteva con
il più raro modello dell’architettura di lusso di
tipo razionalistico e anche con alcuni esempi
di stile Art Déco. Molto spesso, però, l’architettura di prestigio, dopo la fase liberty di inizio secolo, era ritornata al caro e vecchio
modello ottocentesco del disegno accademico, infarcito di capitelli, mascheroni, cornici, colonne, bassorilievi e ferri battuti. Molti
furono i risultati eclatanti. Si pensi alla Stazione centrale di Milano, al Vittoriale di Gardone Riviera, al Palazzo della Borsa di Milano
o al Palazzo della Banca Commerciale, di Marcello Piacentini, nella Piazza della Vittoria di
Brescia.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 103
CULTURA
Gustavo Bertoglio
G
I gromatici romani
e la centuriazione
della Pianura padana
uardate i nostri colleghi di Duemila anni fa. Si
chiamavano gromatici e questo nome derivava
loro dalla groma, il loro tacheometro, con la quale
peraltro fecero un lavoro veramente straordinario;praticamente “frazionarono”, buona parte delle attuali province di
Brescia, Cremona e Mantova.
104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Ma vediamo cosa accadde.
Dopo le invasioni da parte delle popolazioni Celtiche e Cenomane, dopo il 49 a.Cr. tutta la Transpadania ottenne la cittadinanza Romana.
Dopo la vittoria di Filippi, nel 42 a. Cr. , Ottaviano si trovò di
fronte al problema di dover sistemare un enorme numero di
veterani, per la massima parte
Lombardi, che reclamavano un
“premio di congedo”, una “liquidazione”.
Ottaviano non poteva disporre di
una tale ingente somma né di terre
demaniali sufficienti per cui ritenne di ricorrere a una soluzione
poco democratica, ma risolutiva.
Cacciò i legittimi proprietari dai
loro terreni, resi faticosamente fertili dopo la assegnazione del 133
a.C., al fine di frazionarli e destinarli ai suoi veterani. L’operazione
fu dolorosa; una testimonianza
proviene da alcuni versi di Virgilio
che nelle Bucoliche si fece portavoce del dolore dei coloni cacciati.
Fu così che si diede il via alla “centuriazione” (limitatio) di molti territori tra i quali gli agri Bresciano,
Cremonese e Mantovano.
Tale operazione fu attuata secondo
precise norme stabilite dai gromatici romani relative alla ortogonalità dei confini, alla ampiezza e alla
assegnazione dei lotti ed erano
state definite e già adottate nel IV
secolo a.C. e poi nel 133 in applicazione della Legge Agraria di Tiberio Gracco che aveva provveduto in tal modo alla privatizzazione delle aree pubbliche.
Possiamo quindi immaginare uno
stuolo di gromatici, probabilmente
tutelati da uomini in armi, impegnati a “frazionare” una superficie
valutata da alcuni studiosi in circa
162.000 iugeri pari a 40.878 ettari
per il solo territorio mantovano.
Le operazioni consistevano anzitutto nel tracciare la rete viaria costituita dal “decumanus maximus”
(larghezza di circa ml. 12), dal cardo
massimo ( ml. 6 circa) perpendico-
CULTURA
lare al decumano e dalla
rete delle strade secondarie; oltre a questo si doveva anche prevedere una
congrua rete di canali irrigui.
Tutto questo in funzione
della morfologia del territorio, della presenza di
fiumi o di tracciati preesistenti. In molti casi le strade
attuali e i canali irrigui coincidono con i tracciati originari (si vedano alcuni tratti
della Via Postumia).
A lato del decumanus, venivano tracciate le
“centurie” cioè
appezzamenti
quadrati con un
lato di 20 “actus”
equivalenti a
circa ml. 710.
Questi dati risultano da ricerche
fatte sul territorio da parte
di studiosi e non tutti sono d’accordo; inoltre pare che nei
territori delle tre Province siano stati adottati criteri leggermente diversi.
In molti casi i punti di incontro dei “limites” si materializzavano con “cippi gromatici”, completi delle coordinate, oppure con “edicole” che poi, nel tempo, si sono trasformate
nelle caratteristiche “santelle”.
O
ra, la centuria, superficie quadrata valutata in
circa mq. 504.000 veniva suddivisa in otto appezzamenti di circa mq. 63.000, comprensivi di
strade e canali, che venivano assegnati ad altrettanti veterani.
Inutile dire che quando un veterano di grado elevato individuava una zona particolarmente apprezzabile per diversi
motivi, di centurie se ne prendeva due o tre per poi costruirvi una di quelle sontuose ville delle quali è ricco il territorio.
Comunque una così importante colonizzazione ha comportato una ulteriore evoluzione delle tecniche agrarie; l’ex legionario doveva mantenersi con quanto produceva nel sua
centuria e questo ha significato affinare ancora di più le tecniche di una agricoltura intensiva.
Il Tozzi valuta che nel territorio mantovano siano state
assegnate 600/650 centurie
con una massa di circa
3600/3900 veterani.
I nomi degli assegnatari venivano registrati su tavole in
bronzo in duplice copia; una
veniva conservata a Roma
nel “tabularium” del Senato
e l’altra nel “municipium”
della colonia.
Ebbene per questo lavo-
retto i nostri colleghi gromatici, inquadrati militarmente, usavano appunto la groma, uno strumento essenziale, costituito da cinque fili a piombo appesi a un supporto ligneo
che davano la possibilità di traguardare e quindi tracciare
due allineamenti ortogonali.
La esistenza della groma e le sue caratteristiche sono state
accertate nel corso dello scavo di un laboratorio di Pompei
destinato alla fabbricazione di utensili.
Presso il museo di Cavriana (Mn), ne è esposto un modello
fedele, realizzato anni orsono grazie al contributo del Consiglio Nazionale Geometri, che viene usato anche per dimostrazioni pratiche nell’ambito di esercitazioni scolastiche.
❑
Bibliografia
Adalberto Piccoli, Atti del Convegno Museo Archeologico dell’Alto Mantovano (Cavriana)
Elena Mutti Ghisi, La centuriazione triumvirale dell’Agro Mantovano, Museo Archeologico
Cavriana.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 105
Novità di Legge
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
Legge 9 agosto 2013 n. 98 Conversione in Legge con modificazioni del D.L. 21 giugno 2013 n. 69 – Recante disposizioni
urgenti per il rilancio dell’economia, cosiddetto “decreto del
fare” (G.U. 20/8/200132 n.194)
In vigore dal 21 agosto 2013
Il decreto ha aggiornato i seguenti testi normativi:
DPR 380/2001 Testo unico dell’edilizia;
D.lgsvo 81/2008 Testo unico sicurezza e salute sui luoghi di lavoro;
D.lgsvo 163/2006 Codice dei contratti pubblici;
DPR 207/2010 Regolamento di attuazione del codice dei contratti
pubblici;
D. lgsvo 152/2006 Codice dell’ambiente
Contiene tra l’altro:
- Rifinanziamento del piano città;
- Fondi sblocca cantieri, programma di interventi di manutenzione
straordinaria di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale nazionale;
- Edilizia scolastica, interventi di riqualificazione e messa in sicurezza delle -istituzioni scolastiche statali;
- Misure varie di semplificazione per l’edilizia, eliminazione del
vincolo della sagoma come prescrizione necessaria ai fini dell’inquadramento degli interventi di demolizione e ricostruzione
nella categoria delle ristrutturazioni;
- Sostituzione dello strumento del silenzio-rifiuto con l’obbligo
per la pubblica amministrazione di emanare un provvedimento
espresso nel caso di presenza di vincoli ambientali, paesaggistici e culturali;
- Procedure preliminari alla Scia ed alla comunicazione di inizio
lavori;
- Possibilità di ottenere agibilità parziale e introduzione di nuovo
procedimento semplificato per il certificato di agibilità;
- Proroga dei titoli abilitativi e delle convenzioni urbanistiche;
- Estensione della validità del DURC a 120 giorni dalla data di emissione;
- Possibilità per il Datore di lavoro-committente di sostituire il
Duvri con la delega ad un proprio incaricato in possesso di formazione ed esperienza, per sovrintendere al coordinamento;
- Elevata da 2 a 5 uomini-giorno la soglia al di sotto della quale
non deve essere predisposto il Duvri;
- Definizione delle attività a basso rischio e di un relativo modello
dimostrativo che attesti l’avvenuta valutazione dei rischi;
- Modifiche alla disciplina delle verifiche periodiche delle attrez-
zature di lavoro;
- Disapplicazione della disciplina del D.lgs 81/2008 ai piccoli lavori la cui durata presunta non sia superiore a 10 uomini-giorno,
finalizzati alla realizzazione o manutenzione delle infrastrutture
per servizi a condizione che non sussistano i rischi di cui all’Allegato XI.
Inoltre con l’introduzione del nuovo articolo 104-bis, si demanda
ad un decreto interministeriale successivo la individuazione di
modcelli semplificati per la redazione del PSC, del POS e del Fascicolo dell’opera;
La previsione di procedure semplificate in merito agli obblighi di
informazione, formazione e sorveglianza sanitaria a prestazioni
lavorative di durata non superiore a 50 giornate lavorative nell’anno solare di riferimento;
Legge 3 agosto 2013 n. 90 Conversione in Legge del D.L. 63
del 4 giugno 2013
(G.U. 181 del 3 agosto 2013)
La legge ha disposto la proroga fino al 31 dicembre 2013 dei regimi di incentivazione, confermando l’incentivo per il recupero edilizio nella percentuale già in vigore del 50% e aumentando al
65% quello per il risparmio energetico, ampliando le tipologie
delle fattispecie agevolabili e introducendo alcune nuove ipotesi.
Per gli interventi che interessano i condomini la proroga è stata estesa al 30 giugno 2014.
Inoltre per quando riguarda la disciplina sulle prestazioni energetiche, l’Ace attestato di certificazione energetica è stato modificato in Ape, attestato di prestazione energetica.
A partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuove costruzioni di
proprietà ed occupati da Pubbliche Amministrazioni devono essere “edifici a energia quasi zero”;
Dal 31 dicembre 2020 la disposizione è estesa a tutti gli edifici di
nuova costruzione.
Il mondo di B. Bat.