Uno, due, tre, quattro… cento passi!

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Uno, due, tre, quattro… cento passi!
Il trimestrale di CADIAI
Numero 52 • Giugno 2016
Riciclo creativo al
Nido “Giovannino”
Voci e volti dal
Caffè San Biagio
Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all’indirizzo [email protected]
o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna
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Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO
Autonomie al centro
“Parco del LungoReno”
Uno, due, tre, quattro…
cento passi!
18/07/16 11:33
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna: n. 7703 del 18/10/2006
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
Comitato di Redazione:
Germana Grandi, Laura Zarlenga
Proprietario ed Editore:
CADIAI Cooperativa Sociale
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Direzione e Redazione:
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Fax 051 74 57 288
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Collaboratori:
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Daniela Brunetti
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Piera Franceschelli
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Federico Mantovani
Immacolata Massesio
Raffaele Montanarella
Veronica Ndy Nwoko
Gregorio Parlascino
Laura Piana
Maria Angela Piccinelli
Mihaiela Adina Romeghea
Laura Santi
Deborah Venturoli
Gloria Verricelli
Progetto grafico e impaginazione:
Natascha Sacchini, Giorgia Vezzani
Stampa:
Casma Tipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
Sommario
1
EDITORIALE
2
IN COPERTINA
Uno, due, tre, quattro… cento passi!
6
7
ATTIVITÀ SOCIALE
Assemblea di Bilancio
CADIAI è su facebook!
8COOPERAZIONE
Verso il Museo della Fiducia e del
Dialogo per il Mediterraneo
9 PROGETTI INTERNAZIONALI
Abbbiamo vinto!
10SERVIZI
Che bello andare al cinema!
Una pioggia di coriandoli
11 Liberi dalla contenzione
12 Ho un diritto per capello
13 Il Nido d’Infanzia di Trebbo
ha un nome
copertinaScoop52_04.indd 2
Rubriche
Errata corrige:
Nel numero di marzo scorso
abbiamo erroneamente attribuito al dott.
Pierluigi Brunori la revisione annuale della
cooperativa che invece è stata effettuata
dalla dott.ssa Marilena Minarelli;
il dott. Brunori ci ha rilasciato
l’Attestazione di Avvenuta Revisione
in data 16/02/2016.
14 Arboreto Summer
15 Riciclo creativo al Nido “Giovannino”
16 Cucina che passione
18 Voci e volti del caffè San Biagio
20 La pianificazione anticipata
delle cure
21 Una giornata speciale
24 Corso di massaggio infantile
al Nido “Girotondo”
25 La mia esperienza di redattore
26 Dal caos all’ordine
28 Giochi senza barriere
29 Un logo per il “Centro Spazio dei suoni”
30 Una casa da vivere
32 Baule della memoria
34MuoviMenti
36 Autonomie @l centro
38Saltinmente
39 In viaggio con Michele
40 Uscita fuori porta fra le mura
della Basilica di San Luca
Brindisi per i 100 anni della signora Lina
Visita al Museo della Civiltà Contadina
Dono > Presto > Cerco
LA RETE DI CADIAI PER METTERE IN CONTATTO
LE PERSONE E INCROCIARE
I LORO BISOGNI.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della
cooperativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli
terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché
il bisogno di qualcuno può far ricordare ad altri di
avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la
disponibilità a prestarli o donarli.
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria
segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• Cristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del Sole”
di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana
(Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre
che vi si volessero aggregare.
Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei
servizi e riportate in una apposita pagina del sito:
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa
che mette in contatto le persone e le loro disponibilità ed esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o deposito degli oggetti: le persone si accordano autonomamente per le consegne.
I
ti
t
A
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u
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D
CA gura a ferie!
Au buone
41 ARTE E PSICHE
Antonio Ligabue
42TESTIMONIANZE
La scelta di Blu
43 CADIAI IN CUCINA
Sformato di zucchine
43 LIBER LIBERO
Elizabeth
43LETTERE
44RUBRICHE
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della pagina principale del sito www.cadiai.it
18/07/16 11:33
Editoriale
Riflettere,
Innovare,
Sperimentare,
Cambiare.
IN ALTRE PAROLE,
PROGETTO R.I.S.C.
di Franca Guglielmetti
Presidente di CADIAI
A
ffrontare un cambiamento non
sempre è facile: a volte si presenta nella forma di una bella opportunità ma in altri momenti si può presentare come una minaccia. Cambiare ci
può portare a scoprire nuove possibilità ma altre volte ci costringe a sopportare grandi fatiche. Cambiare significa
dover affrontare una situazione nuova, della quale non conosciamo tutte le
caratteristiche e che quindi ci sfida, ci
chiede di mettere in campo energie e
competenze, rinunciando alla comodità
che ci viene dalle situazioni conosciute
e prevedibili.
A volte il cambiamento avviene, che lo
si voglia o no; a volte il cambiamento
lo cerchiamo, per migliorare la nostra
condizione o per sperimentare, per
metterci alla prova.
A volte accadono le due cose insieme.
Così è oggi per CADIAI e quindi per
tutti noi che ci lavoriamo. Siamo di fronte ad un grande cambiamento, in parte
indotto dal mutare dello scenario in cui
troviamo, in parte cercato per uscire da
una situazione di difficoltà e per dovere
di coerenza con i nostri principi.
Il cambiamento di scenario è sotto gli
occhi di tutti e lo tocchiamo con mano ogni giorno.
I servizi di welfare promossi dagli Enti Pubblici sono in progressiva riduzio-
Scoop 52 • GIUGNO 2016
ne; calano i servizi e dentro ai servizi
calano le risorse a disposizione. Alcune tipologie di servizio stanno proprio
scomparendo (pensiamo ai servizi per
minori), altre tipologie sono ridotte
all’essenziale, e forse qualcosa di meno. Per parlare di CADIAI, possiamo fare alcuni esempi: parliamo di “Accendi
Molti Fuochi”, un bellissimo servizio sia
abilitativo che preventivo rivolto a minori e che ora è stato ridimensionato
al punto da perdere tutta la sua portata innovativa; parliamo delle risorse disponibili oggi nelle CRA, luoghi dove fino a qualche anno fa realizzavamo con
regolarità attività di ricerca e sperimentazione in collaborazione con l’Università, nei quali oggi, con fatica, riusciamo
a garantire solo una buona qualità di
servizio, mettendo noi maggiori risorse rispetto a quelle che ci vengono riconosciute dai meccanismi dell’accreditamento.
L’elenco potrebbe continuare.
Dopo anni di confronto con gli Enti
committenti per discutere sui modelli
di servizio e progettare insieme nuove
soluzioni, dobbiamo amaramente constatare che non ci sono molti spazi di
manovra. Fino a qualche anno fa erano
gli Enti pubblici, i Comuni, le ASL che,
con il bagaglio di competenze, conoscenze ed esperienze accumulate nel
corso del tempo, elaboravano nuove
risposte. Per parte nostra la collaborazione con gli interlocutori pubblici era
sempre animata da un confronto dinamico e arricchente.
Oggi si parla prevalentemente di numeri e le necessità di corrispondere
agli obiettivi di bilancio a breve termine diventa l’unico criterio di giudizio
per qualunque proposta venga messa
sul tavolo.
Ogni altra prospettiva, nella maggior
parte dei casi, viene accolta con diffidenza.
In questa situazione noi rischiamo di rimane schiacciati.
Come ho già detto nel numero precedente, la riduzione dei costi si scarica
prevalentemente su di noi e le nostre
condizioni di lavoro, sia come redditività dei servizi che come carico di fatica,
stanno progressivamente peggiorando.
Dobbiamo cambiare, per sottrarci a
questa tendenza per noi solo negativa,
ma anche per un altro motivo, per noi
di primaria importanza.
Riduzione dei servizi, riduzione delle
risorse vuol dire meno risposte ai bisogni della gente. Rigidità del sistema e
rinuncia alla sperimentazione vuol dire ridurre la capacità di risposta ovvero escludere dalla risposta, che i servizi
pubblici sono capaci di organizzare tutti
i nuovi bisogni emergenti.
Se si riducono i tradizionali servizi per
i minori, come pensiamo di rispondere al problema dei neet, questi giovani
che oggi non studiano e non lavorano
e consumano le loro giornate in un limbo di inattività che brucia le loro migliori risorse, ovvero quelle che dovrebbero essere le migliori risorse della nostra
comunità?
Se si riduce con regolarità il numero
delle ore del servizio di assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti, come pensiamo si possano organizzare servizi anche per quegli anziani
che, pur essendo ancora autosufficienti,
vivono in condizioni di isolamento e rischiano per questo di perdere prematuramente la loro autonomia?
L’elenco dei nuovi bisogni a cui non
si riesce a dare risposta è lungo: dare
un’accoglienza dignitosa ai migranti, affrontare le tante forme di nuova povertà, combattere la dispersione scolastica, favorire l’emancipazione dei giovani
con disabilità, ecc.
In questo contesto credo che la cooperazione sociale, e quindi CADIAI,
possa giocare un ruolo importante.
Una cooperazione sociale sana e coerente con i propri principi può proporsi
come motore di nuove sperimentazio1
In copertina
Uno, due,
tre, quattro…
cento passi!
a cura della Redazione
CADIAI aderisce a CIVICA, la rassegna
di iniziative di cultura antimafia, da molti anni con eventi sempre diversi che
vogliono andare a toccare sempre temi e pubblici diversi. Così siamo partiti, anni fa, con iniziative più istituzionali,
organizzate dalla Cooperativa e rivolte
prevalentemente ai nostri soci, incontri
con cooperative che lavorano sui beni
confiscati, piuttosto che presentazioni
di libri. Poi siamo arrivati ad organizzare il
“pranzo della legalità” che continuiamo a
portare avanti dal 2012: in tutte le tipologie dei nostri servizi il 21 di marzo si mangia con prodotti di Libera Terra.
Tutti eventi importanti che sono via via
cresciuti fino allo scorso anno, 2015,
quando in occasione della Giornata
delle vittime di tutte le mafie, 21 marzo,
appunto, che si è tenuta a Bologna non
solo abbiamo partecipato alla marcia,
ma abbiamo organizzato un flash mob
in piazza Maggiore, in collaborazione
con Librerie Coop e Adriatica, di letture e musiche sui temi della mafia, della
giustizia, della legalità, e così via.
C’era una particolarità, nell’organizzazione di questo flash mob: lo avevano organizzato i soci. In particolare, i tre gruppi soci della Cooperativa
(sulla partecipazione, sulla sostenibilità ambientale e la redazione di Scoop)
hanno scelto brani, musiche, coinvolto
colleghi che non fanno parte dei gruppi
e hanno dato così vita ad uno spettacolo davvero coinvolgente.
Perché partiamo da questo pregresso
per raccontarvi di quest’anno? Perché
organizzare quel flash mob ci è proprio
piaciuto! Ci siamo divertiti, ci ha dato
soddisfazione, ha toccato corde particolari, ci ha commosso e fatto sentire uniti. E quindi quando quest’anno
ci siamo trovati attorno al tavolo chiedendoci: per CIVICA quest’anno, oltre
al “pranzo della legalità”, cosa organizziamo? Qualcuno ha ricordato il flash
mob passato, “com’è stato bello”, “perché non ne facciamo un altro?”. Ma non
si può leggere e suonare tutte le volte,
quindi? Altre idee? I soci di CADIAI di
idee ne hanno da vendere e quindi ci
si è detti: “e se facessimo un flash mob
ballato? Sulla musica dei 100 passi dei
ni. Certo non da sola, anzi, per essere
davvero propulsiva e innovativa deve
coinvolgere altri soggetti, creare nuove
reti, mobilitare altre risorse. Ma può, o
meglio, deve mettersi in gioco.
Come CADIAI abbiamo deciso di farlo a partire dalla creazione, al nostro
interno, di nuove competenze, da affiancare al sapere tecnico-professionale, che, in virtù delle notevoli risorse
impiegate ogni anno nella formazione
permanente, già possediamo in misura
considerevole.
Nasce così il Progetto R.I.S.C. Riflettere-Innovare-Sperimentare-Cambiare: un insieme di percorsi formativi che
vogliono sviluppare la capacità di visione e di lettura trasversale dei contesti
in cui ci muoviamo, la capacità di creare
nuove connessioni tra i nostri servizi e
il territorio in cui operano, la capacità
di progettare nuove risposte integran-
do altri soggetti.
Nuovi percorsi formativi che vogliono
anche valorizzare le risorse professionali presenti in Cooperativa, diffondere
e far crescere la cultura interna, sviluppare una visione di insieme di tutte le
numerose componenti della nostra realtà, favorire il ricambio generazionale.
Nel progetto R.I.S.C. trovano collocazione alcune iniziative già in campo ma
che, collocate in questa nuova cornice,
assumono un maggior valore: mi riferisco ai corsi per i neo-soci e ai corsi
di cultura cooperativa condotti da Tito Menzani. Obiettivo comune di queste iniziative è valorizzare l’idea di cooperazione per metterne in luce tutte
le potenzialità, per promuoverla come
forma di impresa alternativa alle imprese di capitale che, nel perdurare di questa lunga crisi economica, hanno mostrato tutti i loro limiti.
Accanto, si svilupperanno nuovi percorsi: i laboratori territoriali; i seminari
su tematiche di carattere sociale, politico e culturale; il percorso per lo sviluppo di nuove competenze che coinvolgerà 20 allievi in una serie di iniziative
sia interne che esterne, orientate all’acquisizione di capacità che potremmo
definire di manager sociale.
Sono obiettivi ambiziosi, per i quali
metteremo in campo notevoli risorse,
ma irrinunciabili per uscire da una situazione di stallo e rilanciare la nostra
progettualità.
R.I.S.C. richiama la parola inglese Risk
che significa rischio è non lo abbiamo
fatto a caso: in ogni cambiamento è insito un fattore di rischio ma non possiamo fermarci davanti a questo perché
Riflettere, Innovare, Sperimentare,
Cambiare sono le parole chiave del
nostro sviluppo.
2
Scoop 52 • GIUGNO 2016
In copertina
Modena City Ramblers?”.
L’idea ha entusiasmato tutti. Sembrava
bella già così poi il tema è stato: dove
lo facciamo?
E qui la CADIAI ha puntato in alto.
“Perché non lo facciamo in stazione?”.
“Come scusa?”.
“Sì, facciamolo in stazione, a Bologna.
Quale luogo più significativo per parlare di vittime, di giustizia, di legalità se
non la stazione di Bologna?”.
Che dire, il ragionamento non faceva
una piega. Ma fattela dare, la stazione di
Bologna, per un flash mob in cui almeno almeno un centinaio di persone non
le vuoi coinvolgere? E poi in periodo di
attentati ovunque… Sembrava un’impresa impossibile. Però ci abbiamo voluto credere. Perché se volevamo dare
un messaggio, quel messaggio, bisognava tentare. Così ci sono state colleghe
che hanno ideato una coreografia ad
Scoop 52 • GIUGNO 2016
hoc, si sono filmate e sono state caricate su youtube affinché chiunque volesse partecipare potesse studiare la corografia. Sono state fatte delle prove,
qui in sede, per chi voleva imparare ed
è stato emozionante vedere colleghe,
utenti, amici, tutti assieme sul terrazzo a
provare i passi, con i vicini che si affacciavano a guardare quale stranezza fosse mai la nostra quel giorno.
E mentre si portava avanti il pezzo, occorreva invitare a partecipare più persone possibili, il mondo cooperativo,
quello delle associazioni, i singoli cittadini, chiunque.
E mettere in piedi la rete di contatti per
avere un ok da parte di Grandi Stazioni e di Tenitalia per fare il flash mob nei
loro spazi.
In questo, ARCI e la CGIL, tramite Libera, ci hanno dato una grande supporto.
Si sono mossi per noi e con noi, facen-
doci presentare il progetto e incontrare i Responsabili che hanno aderito
all’iniziativa molto volentieri.
E adesso che la Stazione c’era bisognava portare tanta, tantissima gente.
Dalle foto, direi che ci siamo riusciti.
Hanno aderito associazioni, cooperative, realtà di vario tipo, culturale, sociale, di volontariato, liberi cittadini. E il 28
aprile, alle 18, - perché giustamente volevamo coinvolgere più persone possibili, quindi quale orario migliore se non
quello dei pendolari? -, ci siamo radunati in molti su Piazzale Medaglie d’Oro
dove, sotto il portico, senza preavviso,
abbiamo iniziato a diffondere le canzone e ballare, tutti assieme, la coreografia. La gente ci guardava perplessa, stupita. Qualcuno fotografava, qualcuno
rideva, altri riprendevano. C’erano anche i giornali e la stampa. Poi ci siamo
spostati su Piazzale ovest, verso il pri3
In copertina
mo binario, dove la coreografia ha avuto ancora più impatto perché le persone che l’avevano vista la prima volta,
lì riuscivano a seguirla e rifarla con più
sicurezza. C’erano anche le istituzioni
che hanno ballato con noi: Rita Ghedini, presidente di Legacoop, il sindaco Merola, gli assessori Nadia Monti e
Andrea Colombo; tutti assieme, più o
meno coordinati, in questa operazione
di sensibilizzazione. Perché si combatte la mafia con una canzone, con quattro passi di ballo? Forse no. Ma forse
aver coinvolto così tante persone in un
luogo simbolico della nostra città, aver
4
preso una posizione così netta in modo, se vogliamo, anche gioioso, allegro,
ma su un tema grave e per noi molto
sentito, tutti assieme, è stato comunque
importante, è stata una conferma che
la nostra Bologna su alcuni temi c’è, c’è
ancora. Che se la mafia non si combatte con un flash mob forse si combatte
con quegli anticorpi che un flash mob
può attivare, quel senso civico, di comunità che ci ha fatto ritrovare lì quel giorno. A contare e camminare e testimoniare che con l’impegno di ciascuno, nel
proprio piccolo, anche quello che può
sembrare impossibile diventa realtà.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
In copertina
Scoop 52 • GIUGNO 2016
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Attività sociale
Assemblea di Bilancio
a cura della Redazione
S
i è svolta il 20 maggio presso il Centro Sociale “Villa Torchi”, a Bologna,
l’Assemblea dei Soci della Cooperativa che prevedeva un fitto ordine del
giorno tra i cui punti spiccava l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2015
(di cui trovate un estratto allegato al
presente numero).
Un’assemblea molto partecipata, con
la presenza di ben 197 soci; un incremento che dà conto del percorso che
CADIAI sta attuando ormai da svariati
mesi con azioni mirate per un maggior
coinvolgimento della base sociale quali il servizio di baby sitter per i figli dei
soci presenti, la scelta di sedi diverse ad
ogni convocazione in modo da facilitare, a turno, i colleghi che lavorano in
diverse zone della città, incontri preassembleari nei servizi e così via…
Quest’anno, per la prima volta, al termine dell’Assemblea, si è anche potuto
cenare tutti assieme poiché la Cooperativa ha offerto un ricco buffet per i
soci che hanno scelto di fermarsi a condividere un momento di pura e semplice socializzazione.
Un momento a cui potevano aggiun6
gersi i familiari con un contributo simbolico: 5€ gli adulti e 3€ i bambini che
sarebbe stato speso non per un parziale rimborso della cena, ma per una
giusta causa.
È così che abbiamo potuto donare
ben 520 € alla Casa delle Donne per
non subire violenza per le fondamentali attività che segue.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Attività sociale
CADIAI è su facebook!
a cura della Redazione
E
bbene sì, anche CADIAI ha fatto
questo passo e, se lo scorso anno
aveva un profilo Instagram, ora è stata
aperta anche una pagina ufficiale in cui
pubblichiamo notizie e foto che riguardano la nostra attività e il mondo della
cooperazione.
Era un tema che si dibatteva da un po’,
se fosse opportuno per una realtà come la nostra essere o non essere sui
social media.
In realtà non era stata presa una posizione definitiva, diciamo che questo
ingresso è stato un po’ costretto dall’iniziativa che abbiamo organizzato a
marzo e che trovate come articolo di
copertina: il flash mob sulla musica dei
“Cento passi”.
Un evento di sensibilizzazione che ha
avuto un successo veramente importante, ma oggi, nel 2016, come si può
pensare di pubblicizzare davvero un flash mob se non usando i social? E quindi, giocoforza, abbiamo aperto il profilo
con un approccio interrogativo, un vediamo come va, cosa succede.
Ed è successo che la pagina ha avuto
moltissimi like nel giro di un niente.
Che le visualizzazioni dei nostri post
Scoop 52 • GIUGNO 2016
sono tante e che potrebbe davvero essere un esperimento ben riuscito.
Quindi, concluso il boom del flash mob,
ci siamo detti che, adesso che c’eravamo, era difficile tornare indietro e quindi… CADIAI è su facebook.
Che non significa che questo strumento diventerà un canale di comunicazione istituzionale: restano il sito, la
newsletter e tutte le nostre forme di
comunicazione interna.
Diciamo che è uno strumento aggiuntivo con il quale condividere le nostre
esperienze e fare comunità, consapevoli delle potenzialità, ma anche dei limiti, che il web possiede.
https://www.facebook.com/Cadiai/
7
Cooperazione
Verso il Museo
della Fiducia e
del Dialogo per
il Mediterraneo
a cura della Redazione
È
stato inaugurato il 3 giugno scorso, alla presenza del Presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, il Museo
della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo, un museo con opere di inestimabile valore che sarà visitabile fino al
3 ottobre sull’isola di Lampedusa.
Una location strana, quella di un’isola così lontana, non densamente abitata, nota prevalentemente per le spiagge splendide e, allo stesso tempo, per le
tragedie che avvengono poco lontano
dalle sue coste, lungo quelle rotte che
i migranti seguono in cerca di futuro e
dove, troppo spesso, invece trovano la
morte. Una location strana, sì, per un
museo che è frutto di una collaborazione internazionale tra enti culturali quali
gli Uffizi di Firenze, il museo del Bardo di
Tunisi, il Mucem di Marsiglia, il Paul Ghetty Museum di Malibù, solo per citarne
alcuni; musei che hanno messo appunto a disposizione opere inestimabili, una
per tutte l’Eros Dormiente di Caravaggio, per creare questa mostra temporane a Lampedusa. Mostra promossa da
First Social Life, dal Comitato 3 Ottobre,
dal Comune di Lampedusa e da nume-
8
rose altre realtà e sostenuta fortemente anche dal mondo della cooperazione
bolognese, Coop Alleanza 3.0 in testa
seguita da una compagine di sociali: CADIAI, Open Group, Società Dolce, Arcolaio, Camelot e Seacoop.
E perché ci siamo imbarcati, forse non è
poi inopportuno usare questo termine,
in un progetto così lontano da noi nello
spazio e nel nostro quotidiano?
Perché alle volte ci sono progetti che
hanno una tale potenza che non si può
proprio dir di no.
CADIAI è sensibile al tema dei migranti,
non lavoriamo con loro se non quando si trasformano in migranti già accolti
e dunque approdano ai nostri servizi, in
maniera più o meno stabile nella nostra
società, ma Lampedusa è un’altra storia.
Però è proprio la potenza di questa storia, di questa narrazione che ci ha fatto
dire immediatamente di sì alla proposta
di partecipare alla realizzazione di questo museo. Perché un museo che parla
di fiducia e di dialogo è profondamente nelle nostre corde, un museo allestito
a 20 metri dall’approdo delle motovedette che portano in salvo i barconi dei
migranti come scelta simbolica, non solo nel ricordare chi su queste coste non
riesce ad arrivare, ma anche il ruolo di
profonda speranza e di mutamento che
la cultura può rivestire.
E quindi ecco che l’Eros Dormiente si
trasforma nel piccolo Aylan, il bambino
con la maglietta rossa che abbiamo visto riverso sulla spiaggia e il cui ricordo
credo potremo difficilmente cancellare;
ecco perché proprio quel quadro vola a
Lampedusa e acquista così un significato altro, nell’universalità e nella dialettica
proprie dell’arte. Tanto più se affiancato da altre tele che rimandano ai transiti,
alle fughe e agli spazi percorsi, accompagnate dai disegni dei bambini migranti,
che narrano di bombe, di grandi barche
in acqua e di sogni di futuro.
A questo vanno aggiunti gli oggetti rinvenuti in mare che la Procura di Agrigento ha messo a disposizione perché
fossero parte integrante della mostra:
non reperti di epoche passate, non oggetti a noi sconosciuti, ma oggetti che
tutti potremmo avere in tasca preparandoci per un viaggio.
Allora la location forse non è davvero
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Cooperazione
così lontana. Specie se il messaggio che si vuole dare è
quello di una cultura dell’accoglienza e del dialogo, anche
attraverso l’arte.
La volontà degli organizzatori
infatti è proprio che i migranti possano accedere a questo museo, una volta sbarcati,
e che queste meraviglie possano essere una delle prime
cose che i loro occhi vedano una volta in salvo. Lo dicevamo prima, è un messaggio
potentissimo, come potevamo non aderire? Però. Però
il 3 ottobre il museo chiude
e poi? Poi siamo già al lavoro perché questo progetto
non resti una cosa estemporanea lontano da noi.
Con le altre cooperative si sta
lavorando in tal senso per organizzare una restituzione di
come è andata nel prossimo
autunno, allo stesso tempo
CADIAI vuole che questo percorso abbia ricadute
reali nei servizi, in particolare, per adesso, in quelli di tipo educativo. Verranno così
coinvolti i Nidi d’Infanzia e
alcuni servizi per minori affinché si possano realizzare
attività legate al tema dell’accoglienza, della cultura e dei
migranti. Perché crediamo
che solo così si possa creare un tessuto sociale che sappia realmente accogliere, se
ognuno di noi sarà disposto
a mettersi in gioco. Per fare
tutto questo, a fine luglio una
piccola delegazione andrà a
Lampedusa fisicamente, non
solo per vedere e documentare il museo che abbiamo
contribuito a realizzare, ma
anche per prendere contatti
per sviluppare questi e, magari, perché no!, altri percorsi.
Vi terremo aggiornati.
Abbiamo vinto!
Progetti
internazionali
AGID, UN PROGETTO DI QUALITÀ
di Lara Furieri, Responsabile Progetti Internazionali
I
l progetto Europeo Leonardo “AGID”,
sviluppato da CADIAI in collaborazione con altri sei Paesi europei, mercoledì 10 febbraio 2016 ha vinto, nella sua categoria, un importante premio
presso il prestigioso Convegno “Zero
Project” tenutosi a Vienna.
Il concorso “Zero Project” è riserva-
Scoop 52 • GIUGNO 2016
to a progetti che, con modalità diverse, sviluppano soluzioni innovative per
migliorare la qualità di vita delle persone disabili.
L’obiettivo principale di questa iniziativa
è tutelare i diritti delle persone con disabilità superando, in modo sempre più
competente ed efficace, le barriere (in
senso lato) che non consentono ai disabili di vivere una vita piena.
Il progetto “AGID”, realizzato nell’anno
europeo dedicato all’invecchiamento,
ha sviluppato sei moduli formativi posti
su una piattaforma on line, che hanno
lo scopo di aiutare gli operatori a lavorare con persone disabili che invecchiano. Nell’invecchiamento non si perde,
come spesso invece sembra, lo status di disabile e le problematiche non
vengono “sostituite” ma si sommano a
quelle del l’invecchiamento, per questo il personale deve essere formato in
modo specifico.
Oltre a CADIAI, i sei partner premiati
sono stati: l’università di De Montfort,
l’Università di Vienna, Arfie, l’associazione Apemh, l’Associazione Zonnelied e l’Università di Northumbria.
Questo è sicuramente stato un ulteriore riconoscimento del fatto che
“AGID” sia un progetto ben strutturato e sviluppato, si tratta ora di capire
come i risultati ottenuti possano essere utilizzati nei nostri servizi.
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Servizi
Servizi
Che bello andare al cinema!
di Lucia Cardone, animatrice
S
iamo stati invitati a partecipare all’iniziativa dello SPI CGIL che organizza a San Pietro in Casale una rassegna cinematografica, in collaborazione
con Auser, Ancescao e con il patrocinio
dell‘Unione Reno-Galliera. Ogni quindici giorni, il martedì pomeriggio, vengono
proiettati film della normale programmazione del Cinema Italia. Sono film di
prima visione anche molto carini. Il primo che abbiamo visto è stato “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese e siamo andati con dodici dei nostri ospiti ed
altrettanti accompagnatori. Non è stato
difficile far aderire gli ospiti di “Virginia
Grandi”, molti amano partecipare anche
al cinema che si svolge settimanalmente in struttura, con proiezioni su grande
schermo, ma andare proprio al Cinema
è un’altra cosa!
Il Comune ci ha messo persino a disposizione un vigile urbano che ci ha scortati lungo la strada, fermando il traffico
dove necessario, per farci passare.
Arrivati al Cinema molti hanno incontrato amici e conoscenti ed è stato un
bel momento. Poi è arrivato il magico
momento in cui le luci si sono spente ed
è iniziata la proiezione! Tutti attenti ed
emozionati! (anche noi...). È stato anche
molto bello vedere come fossero tranquilli gli ospiti, in un contesto “normale”,
seduti sulle poltroncine della sala, senza
mai mostrare disagio o insofferenza. Cosa che a volte nelle strutture succede.
Neanche tra il primo e il secondo tem-
po quando forse potevano distogliersi e
chiedere di uscire. Nessuno si è mosso,
nessuno ha chiesto di andare in un posto diverso da quello in cui ci trovavamo.
Questo ci ha fatto ancora una volta riflettere come un ambiente gradevole e
conosciuto possa fare la differenza.
Ci siamo dimenticati patatine e popcorn! Alcuni li hanno chiesti. La prossima
volta di sicuro ci attrezzeremo!
Una pioggia di coriandoli
a cura del gruppo di lavoro
E
ra l’ultimo giorno della merla ed i
dubbi erano tanti. “Farà molto freddo?”, “Pioverà”, “Sarà il caso di andare
fuori?”, ma i dubbi non tolsero l’entusiasmo al folto gruppo di ospiti e di operatori della Casa Residenza per Anziani
“Virginia Grandi” di partecipare al Carnevale di San Pietro in Casale. E così alle
14 in punto ci ritrovammo tutti all’ingresso principale. Certo la nebbia c’era, ma
l’allegra e colorata carovana partì ugualmente in pompa magna verso il centro
10
del paese. Sfidando l’incertezza del tempo ma con la consapevolezza che sarebbe stato un pomeriggio speciale.
Lungo la strada c’era qualche ospite che
trepidante incitava ad andare più veloce
perché si udiva già la musica proveniente dai carri, e nessuno voleva perdersi l’inizio della sfilata. Raggiungemmo il più in
fretta possibile la postazione in prima fila e posizionate tutte le carrozzine una
a accanto all’altra ci preparammo allo
spettacolo. Cappellini colorati e sacchetScoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
ti colmi di coriandoli riscaldarono l’attesa, mentre le risate ed i volti sereni riempirono la strada di allegria. La magia del
Carnevale ci aveva contagiato tutti. E tutti, per incanto, eravamo tornati i bambini.
La sfilata intanto era iniziata. E non c’è
stata maschera che non si sia fermata
per fare una foto con il nostro gruppo e
non c’è stato carro che non abbia sostato un attimo in più vicino ai nostri ospiti lanciando dall’alto caramelle, cioccolatini, patatine. I nostri sacchetti inizialmente
colmi di coriandoli, man mano si erano
svuotati per lasciare spazio alle leccornie.
C’è stato anche chi si è concesso qualche bicchierino di lambrusco che i carri distribuivano, lasciando sempre più
spazio all’ilarità. E così, tra una risata ed
uno scherzo, ci ritrovammo tutti avvolti
da una pioggerellina leggera ed incantata
fatta di tanti piccoli coriandoli colorati.
regime di accreditamento con l’Azienda
USL di Bologna ed il lancio di una campagna promozionale per sensibilizzare
tutta l’opinione pubblica.
Residenza per Anziani della provincia
di Bologna la pratica della contenzione
è attentamente valutata ormai da anni,
prevede una prescrizione medica puntuale, controlli e monitoraggi frequenti.
Tuttavia dobbiamo fare, tutti insieme, un
ulteriore passo in avanti. La contenzione è accettabile solo quando ha finalità
posturali o di salvaguardia. La legislazione nazionale, a partire dalla Costituzione
(Articoli 3, 13 e 32), tutela l’eguaglianza, i
diritti individuali e la salute.
Medici e Infermieri, in linea con i rispet-
Liberi dalla contenzione
di Nicola Sisto, coordinatore
CADIAI con le Case Residenze “Il Corniolo” di Baricella, “San Biagio” di Casalecchio
di Reno e “Virginia Grandi” di San Pietro
in Casale è stata tra i promotori del percorso delle Case Residenza per Anziani
di Bologna per il superamento della contenzione. A tal fine è stato progettato un
percorso di Audit che ha visto il coinvolgimento volontario di ventidue strutture
residenziali per anziani non autosufficienti
che operano in regime di accreditamento
con l’Azienda USL di Bologna.
I dati rilevati sono stati presentati in un
incontro di formazione/confronto con i
colleghi provenienti da altri ambiti territoriali (Pinzolo e Trieste) che hanno presentato esperienze e buone pratiche
messe in atto nelle loro realtà per ridurre la contenzione.
In sintesi gli elementi di riflessioni si possono riassumere in:
• nelle strutture si contiene soprattutto
per evitare cadute agli anziani;
• emerge una altissima variabilità in merito al giudizio che gli operatori fanno del
rischio cadute dei propri ospiti, rischio
con una minima correlazione poi alla
tendenza a contenere;
• crescono le motivazioni di contenzione
legate al mantenimento di una postura;
• calo della percentuale di ospiti che assumono psicofarmaci. Si evidenzia una
correlazione diretta fra utilizzo di psicofarmaci e contenzione;
• iniziale interessante trend in calo della
contenzione complessiva.
A questo punto parte una nuova fase
del progetto che vede il coinvolgimento
delle altre strutture residenziali per anziani non autosufficienti che operano in
Scoop 52 • GIUGNO 2016
LIBERI DALLA CONTENZIONE
L
e Case Residenza per Anziani e
l’Azienda Usl di Bologna hanno intrapreso un percorso di miglioramento della qualità della vita delle persone
anziane, incentrato sul massimo rispetto della libertà personale. Nelle Case
11
Servizi
Ho un
diritto per
capello
NUOVE OCCASIONI PER DARE SPAZIO
ALLA FANTASIA DEI BAMBINI.
di Katia Moretti, educatrice
Dopo aver realizzato, insieme ad Enrichetta Rotolo e Federico Mantovani, lo
spettacolo "Ho un diritto per capello", in
occasione della Giornata Mondiale dei
Diritti dei Bambini, si è pensato di continuare l'esperienza positiva in altre occasioni mettendo in campo il lavoro fatto
fin qui. Il diritto alla fantasia, alla spensieratezza, il diritto di sognare e immaginare come spinta a crescere, dovrebbero essere ricordati più spesso dal
mondo degli adulti, concentrati troppe volte sulle competenze, sugli obiettivi, sui risultati. Mettere in scena questo spettacolo vuol far riflettere, nel suo
piccolo, gli adulti più che i bambini, intrisi
di questo per natura, che la fantasia serve, serve il credere a mondi fantastici,
serve per fargli immaginare l'impossibile, serve per crescere con un pensiero
positivo e costruttivo che da grandi do-
vrà essere affiancato da tanto impegno nizzazione e per averci ospitato. Sabaper poter raggiungere i propri sogni.
to 14 maggio 2016 "Ho un diritto per
In questa ottica abbiamo replicato lo spet- capello" è sbarcato a Longara di Caldetacolo una prima volta in occasione del- rara di Reno, in occasione della festa di
la festa di Natale alla Scuola dell’Infanzia chiusura del centro bambini e genitori il
“Di Vittorio” di San Lazzaro di Savena, "Rifugio di Emilio".
per le quattro seTanta partecipaziozioni Comunali, due
ne, mamme, papà,
La logica
delle quali gestite da
nonni, zii, bambini
vi porterà da A a B.
CADIAI.
grandi e piccoli, tanL’immaginazione
I bambini hanno parti amici in un bel clivi porterà dappertutto.
tecipato con entuma di festa, grazie al
Albert
Einstein
siasmo e tante risalavoro fatto dall'ete alle avventure di
ducatrice Romana
"Enrichetta", preoccupandosi anche un Guerzone che quotidianamente cura le
po’ all'arrivo dei ragni dispettosi, senza relazioni nate dentro e fuori al "Rifugio
farsi demoralizzare hanno continuato di Emilio". Per finire un ringraziamento
ad aiutarla per la ricerca del suo Uni- speciale ai veri protagonisti dello spetcorno perduto. In questa occasione tacolo, ovvero le Margherite, la Balena
erano presenti i bambini con le loro e i Ragni, per la pazienza dimostrata in
educatrici che ringraziamo per l'orga- tutte queste occasioni.
tivi Codici Deontologici, operano per la
tutela dei diritti fondamentali e per la limitazione del ricorso alla contenzione solo in situazioni straordinarie, documentate e limitate nel tempo, nelle
quali non sia possibile intervenire diversamente, nell’interesse esclusivo della persona. Il Comitato Nazionale per
la Bioetica si è espresso pubblicamente per il superamento della contenzione.
Anche dalla letteratura scientifica e da
alcune esperienze condotte in Italia e
in Europa si ricavano indicazioni chiare
per rompere gli indugi e schierarsi senza
esitazione a sostegno del superamento
della contenzione. Gli effetti psicologici
della contenzione e il disagio, che si riflette anche su familiari ed operatori, sono noti. Gli anziani non contenuti conservano, inoltre, una maggiore capacità
di movimento e un tono muscolare migliore e ciò li espone, in caso di cadute,
ad un minor rischio di fratture. Si può
concludere, quindi, che il bilancio costi-benefici è nettamente a favore del
superamento della contenzione.
Insieme ci proponiamo, quindi, di trasformare il concetto e la pratica della contenzione in appropriatezza delle
cure e della assistenza. Riteniamo che
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attraverso l’alleanza, nelle idee e nelle
pratiche, tra i diversi attori in campo, la
formazione e le modifiche organizzative necessarie si possa ridurre ulteriormente, e significativamente, il ricorso alla
contenzione. Intendiamo accompagnare
questo percorso con maggiori investimenti in progetti individuali e in attività
di socializzazione e di animazione.
Siamo consapevoli di perseguire un
obiettivo ambizioso, forte e delicato al
tempo stesso. Perciò chiediamo la collaborazione di tutti e ringraziamo sin d’ora per il sostegno e l’aiuto che potrete e
vorrete darci.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
Il Nido
d’Infanzia
di Trebbo
ha un nome
a cura del gruppo di lavoro
F
inalmente il 27 maggio 2016 è stato
intitolato il Nido d’Infanzia di Trebbo
di Reno, il nome è stato scelto dalle operatrici e dai genitori della struttura.
Il nuovo Nido d’Infanzia di Trebbo è stato aperto nel settembre 2015: l’apertura della struttura è stata resa possibile
da un intervento di circa 30.000 euro riguardante l’adeguamento alla normativa
antincendio, effettuato nell’estate 2015.
L’edificio, già ristrutturato qualche anno
fa, non aveva potuto ancora essere utilizzato per la sua destinazione di Nido
d’Infanzia a causa dei limiti alle assunzioni
e alla spesa degli Enti Locali.
Una nuova sezione di 14 bambini, con
due educatrici, si affianca dunque a quella già esistente - attiva presso la Scuola
dell’Infanzia di Trebbo e anch’essa traslocata nella nuova struttura, rispondendo
all’esigenza di posti nei nidi emersa proprio a Trebbo di Reno.
All’evento sono stati invitati i genitori e i bambini del servizio e la cittadinanza. Sono intervenuti Belinda Gottardi, Presidente dell’Unione Reno Galliera
e sindaco di Castel Maggiore, Elisabetta Gualmini, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e Assessore alle
politiche di welfare e politiche abitative,
Luca De Paoli, Assessore alle Politiche
per l’infanzia, l’adolescenza, l’istruzione del Comune di Castel Maggiore, Rita Ferrarese, Coordinatrice pedagogica dell’Unione Reno Galliera, Rosalina
Blanco Perez Coordinatrice pedagogica
CADIAI, le educatrici e le collaboratrici del Nido.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Nell’ordine l’Assessore De Paoli, la dottoressa Ferrarese, la dottoressa Gualmini e il sindaco Gottardi nei loro interventi hanno manifestato la loro gratitudine
riguardo al lavoro che ogni giorno si
compie dentro il servizio per i bambini,
le loro famiglie e il territorio tutto.
Questa giornata è stata anche l’occasione per festeggiare la fine dell’anno educativo, per l’occasione sono stati organizzati dei laboratori per intrattenere i
bambini di manipolazione con terriccio
e sabbia e di disegno con gessetti colorati, inoltre è stato allestito “il gioco dei
pacchetti” con sorprese pei i piccoli.
Il buffet è stato organizzato e offerto dal
Centro Sociale Ricreativo “Contea Malossi” mentre la torta è stata offerta da
Camst. Il personale educativo del Nido
rivolge un particolare ringraziamento ai
volontari del Centro Sociale Ricreativo
e del Centro Lettura “L’Isola del Tesoro” poiché senza il loro apporto alcune
esperienze realizzate fuori dal Nido non
sarebbero state possibili.
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Servizi
Arboreto Summer
a cura del gruppo di lavoro
È
cominciata, per l’ottavo anno, la stagione estiva dell’Arboreto Summer
tanti gli eventi in programmazione,
per un progetto che vede il Centro
Socio-Riabilitativo “Arboreto” punto
nevralgico del ritrovo estivo per il territorio bolognese: utenti, familiari, vicini
ed amici vari.
Sempre più partecipanti affollano le serate danzanti, frutto della collaborazione
tra il SET (Servizio Educativo Territoriale ) e il Centro “Arboreto” (capeggiato
dall’Atelier “Il Maggiociondolo”).
Già da qualche anno nei mesi estivi l’Atelier “Il Maggiociondolo” interrompe le
sue attività abituali per dedicarsi, sotto
la severa supervisione di Bitas, all’organizzazione, alla preparazione, all’allestimento, alla conduzione delle feste e alla
ricerca di proposte sempre nuove per
stupire gli avventori. Il fulcro delle serate, ormai collaudato negli anni, prevede:
• mercatini dell’artigianato laboratoriale;
• libere espressioni artistiche (spettacoli, mostre, concerti);
• cena
• ballo fino a notte fonda a cura del
DJ Arturo.
Appuntamenti:
9 giugno con la manifestazione-festival
delle Arti “PASSIONI” libere espressioni artistiche e creative dei laboratori
espressivi del territorio organizzata da
SET, AUSL e Lab. Maggiociondolo.
24 giugno “FESTA dell’ARBORETO IN
FIORE”: Supportati dagli assidui e instancabili amici del Centro Socio-culturale “La Fattoria” per salutare la fine
dell’anno di attività del Centro Diurno
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e del Laboratorio “Maggiociondolo”...
crescentine per tutti!!!
30 giugno si inaugura invece la celeberrima “BALOTA DEL ZOBIA SIRA”
che replica il 7 e 14 luglio una “ballotta “che si trova appunto il zobia sira (giovedì sera) nel fresco del parco
del Centro “Arboreto” per cenare assieme e poi per scatenarsi in balli sfrenati e per fare quattro chiacchiere in
compagnia o perché no guardarsi tutti
insieme gli avvenimenti sportivi dell’estate (solo quelli imperdibili).
Inutile ribadire quanto siano importanti questi momenti per tutti coloro
che vi partecipano ed operano.
Le persone che arrivano trovano un
luogo accogliente e divertente dove
esprimersi, condividere esperienze e
conoscenze, socializzare con i pari e
non, divertirsi. Anche per gli operatori è un luogo dove incontrarsi, conoscersi, instaurare collaborazioni. Per
l’accesso alle serate è previsto un contributo che, oltre a coprire le spese,
consente all’organizzazione di allargare
le proprie proposte e di rendere sempre più accogliente il luogo.
Foto di Giusy Carella
Con gli incassi degli anni passati sono
stati (a grande richiesta) acquistati un
mixer con casse professionali per la
musica, fari esterni per l’illuminazione
del parco, due frigoriferi per dissetare
i ballerini, un biliardino per la felicità dei
maschietti.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
Riciclo creativo al Nido “Giovannino”.
a cura del gruppo di lavoro
U
n progetto di riciclo di materiali di recupero si è trasformato in un’occasione di aggregazione tra i genitori del Nido
“Giovannino” delle sezioni Fagottini e
Giramondi. L’obiettivo era quello di trasformare del materiale di recupero, pallet e legni di scarto in un oggetto di gioco per i bambini del Nido. L’idea di poter
creare dei giochi con l’utilizzo di materiali
di scarto è stata inoltre una buona occasione anche per i genitori di rivalutare
la necessità di comprare nuovi giochi ai
propri figli quando invece è possibile farli divertire e promuovere il loro sviluppo
con semplici oggetti di recupero. La prima fase del progetto si è svolta attraverso un sondaggio effettuato tra tutti i genitori per decidere cosa costruire tenendo
conto dei materiali a disposizione.
Tra le varie opzioni la scelta si orientata
verso la costruzione di una cucina in modo da offrire ai bimbi un’occasione per
cimentarsi in un gioco simbolico che promuovesse la loro immaginazione e li aiutasse a sperimentare situazioni nuove.
La realizzazione della cucina ha visto i
genitori all’opera con sega, martello, avvitatore a batteria e altri utensili di famiglia
messi a disposizione da tutti coloro che in
maniera diretta e indiretta hanno partecipato al lavoro. E finalmente, dopo alcuni
pomeriggi, qualche scheggia e mani imbrattate di vernice, si è conclusa l’opera:
una splendida cucina con lavello, piani di
lavoro e piano cottura completo di manopole a disposizione dei bimbi del “GioScoop 52 • GIUGNO 2016
vannino”! Le dade hanno confermato
che la cucina ha avuto un grande successo tra tutti i bambini che hanno apprezzato con entusiasmo il “nuovo” gioco su
misura per loro, un successo al quale ha
contribuito l’aiuto di tutti i genitori par-
tecipanti. Visto il bellissimo risultato ottenuto e la disponibilità di ulteriore materiale di recupero presto nasceranno altri
progetti di riciclo creativo per la gioia dei
bimbi e di tutte le persone coinvolte.
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Servizi
Cucina che
passione
di Monica Gamberoni, fisioterapista
ti agli occhi fanno venire l’acquolina a
tutti quanti.
I nostri commenti li guidano alla visione
del filmato e da ognuno di loro scaturiscono sensazioni, ricordi, emozioni e
chi non è in grado di esprimersi verbalmostrata agli ospiti scelti per l’attività, mente ci fa capire con una serie di de“L’appetito vien guardando”.
Il progetto parte da un‘idea mia e di solito quattro o cinque, una serie di glutizioni ripetute, tipiche dello stimolo
dell’animatrice Lucia, ispirate da un ap- video-ricette in cui vengono preparati della fame, che il nostro scopo è stato
raggiunto. Proprio durante una di
proccio Snoezelen, tecnica di stiqueste attività ci è venuta l’idea di
molazione multisensoriale nata in
“provare a cucinare con gli ospiti”.
Olanda negli anni 70 che ci aveva
Il cibo è casa, è famiglia, è ricordo,
Nasce così: la cucina funzionale
colpito ad un convegno di qualè tradizione, è amore.
“Con le mani in pasta”.
che anno fa.
Il cibo ci lega alla vita e stimola tutti
L’obiettivo è quello di stimola- quanti i nostri sensi. Partendo da questi Questo secondo progetto è più
complesso e coinvolge sia l’amre l’appetito di ospiti portatori
presupposti, nascono i due progetti
bito riabilitativo che quello dell’adi diverse patologie quali esiti di
che hanno come protagonista il cibo
emorragie cerebrali gravi, demen- della Casa Residenza “Virginia Grandi” nimazione. Il primo passo è stato
quello di procurare tutto il mateze vascolari e degenerative, esiti
riale necessario, fornetti compredi TCE che tendono a rifiutare il
cibo o che sono in fase di svezzamento piatti che compaiono nel menù giorna- si, e, grazie ai famigliari dei nostri ospiti,
da nutrizione enterale (peg o sondino liero della struttura e che quindi ritro- sempre collaborativi, la cucina è stata
attrezzata in una sola settimana.
nasogastrico) che hanno quindi un’ali- veranno poi sulla loro tavola.
mentazione inadeguata per le loro esi- Le immagini degli ingredienti, i rumo- L’attività inizia con la scelta delle rigenze nutrizionali.
ri tipici delle preparazioni culinarie e cetta da parte dell’animatrice e della
Circa 20 minuti prima del pranzo viene le deliziose vivande che sfilano davan- sottoscritta; scelta che deve rispondere
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Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
all’esigenza della possibilità di esecuzione a più mani di ogni piatto.
L’animatrice procura gli utensili necessari per rendere semplice e agevole la
preparazione; io cerco di fornire le indicazioni rispetto agli ospiti da coinvolgere, con l’occhio del riabilitatore, in
modo tale che ogni gestualità diventi
anche terapeutica.
È importante che ognuno abbia un
compito specifico, adeguato alle proprie capacità ed al proprio ritmo individuale.
Impastare, tirare la sfoglia, tritare, grattuggiare, manipolare, tutte attività importanti per stimolare la motricità degli
arti superiori.
La voglia di mettersi in piedi per tirare
la sfoglia con il mattarello perchè “così
sì che si fa meglio” in chi in piedi da solo
non ci sta mai; il processo di attenzione che si attiva per portare a termine
il compito assegnato; il piacere di raccontare di sé, delle proprie esperienze, la convivialità che si crea nel gruppo,
la memoria che lavora e pesca ricordi
Scoop 52 • GIUGNO 2016
“addormentati” da tempo; i sensi che si
risvegliano: il profumo del limone, delle spezie, dei dolci cotti in forno, tutto
questo ci fa sentire “a casa”.
I., una ospite con una grave patologia
neurologica, che riesce a creare una
pallina di pasta e a depositarla sul vassoio per cuocerla, ci ha regalato una
soddisfazione impagabile. Se avete voglia di vederci al lavoro veniteci a trovare il martedì, saremo felici di ospitarvi
nella nostra bellissima cucina.
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Servizi
Voci e volti del
caffè San Biagio
L’ESPERIENZA DELL’ALZHEIMER CAFÉ
di Laura Annella, psicologa
Prima che un servizio il Caffè San Biagio è un luogo fatto di persone. Persone che si incontrano per condividere
una personale esperienza di una convivenza non scelta e che fa molto male: quella con la demenza. L’avventura
del Caffè San Biagio ha avuto inizio nel
lontano 2004 sul modello degli Alzheimer Cafè ideati in Olanda dal psicoge-
ra degli incontri prevede un momento iniziale dove i partecipanti vengono
fatti accomodare in un salone ed accolti dalla psicologa che conduce gli incontri insieme a collaboratori e volontari talvolta presenti. Successivamente
ci si divide in due gruppi: da un lato i
malati vengono coinvolti in attività mirate al mantenimento delle abilità so-
rontologo Biere Miesen. Gli Alzheimer
Café sono pensati come spazi protetti ed accessibili dove le persone affette
da demenza o anche persone anziane
in una condizione di solitudine o fragilità, insieme alle loro famiglie o assistenti familiari, possono incontrarsi ed
interagire reciprocamente alla presenza
di professionisti del settore. Gli incontri
del Caffè San Biagio si svolgono all’interno della Casa Residenza “San Biagio” a Casalecchio di Reno ai quali accedono utenti e familiari appartenenti
al Distretto AUSL di Casalecchio che
comprende cinque comuni. La struttu-
ciali, relazionali, motorie e cognitive.
Dall’altro lato invece, le famiglie restano con la psicologa ed in gruppo, avvolti da un clima accogliente e centrato
sull’ascolto, si conosce insieme la malattia, si condividono i problemi e le fatiche dell’assistenza quotidiana, le strategie e le buone pratiche per affrontare i
sintomi della malattia e migliorare così
la qualità di vita del malato e del caregiver. Alla fine i due gruppi si riuniscono
e si condivide un momento conviviale
fatto di pasticcini, thè e caffè conditi da
sorrisi e ringraziamenti per il pomeriggio trascorso insieme.
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Nell’anno 2015 il Caffè San Biagio ha
registrato 179 accessi (94 familiari, 85
malati) per un totale di 11 incontri (1
al mese, agosto escluso), una partecipazione molto cospicua che ci ha fatto riflettere su quanto questo servizio
fosse gradito e soprattutto il bisogno di
fruirne crescente. Ciò ci ha spinti senza
esitazioni a migliorare per l’anno 2016
potenziando l’offerta con 2 incontri al
mese a cadenza quindicinale, coinvolgendo l’animatrice del nostro Centro
Diurno che si alterna al fisioterapista
della Casa Residenza nel coinvolgere
gli anziani in attività diversificate, poi
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
per affrontare la malattia a 360° abbiamo previsto che alcuni incontri fossero
arricchiti anche dall’intervento di professionisti che affrontassero tematiche
specifiche come i diritti e la tutela del
malato e del caregiver a cura delle assistenti sociali del territorio, oppure degli
aspetti legati alla gestione farmacologica della malattia a domicilio da parte di
un geriatra, infine si è pensato di coinvolgere i familiari oltreché nella condivisione orale del carico assistenziale, anche nella sperimentazione di tecniche
corporee per la gestione dello stress fisico ed emotivo.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
A 6 mesi dall’inizio di questo 2016, possiamo dire che le nuove proposte introdotte sono state accolte con entusiasmo e grande partecipazione.
Gli incontri del Caffè hanno dato vita
a una grande famiglia nella quale è stupendo per tutti ritrovarsi: molti utenti hanno così tanto familiarizzato con
l’ambiente e le persone che sono stati poi invogliati a provare l’esperienza
dell’inserimento al centro diurno, molti
familiari hanno stretto tra loro amicizie
che continuano anche al di fuori degli
incontri, il caffè è diventato un punto
di riferimento nel territorio anche per
persone sole, o che non vivono il problema della demenza ma che convivono
comunque con la malattia ed hanno trovato nel gruppo comprensione, forza e
voglia di andare avanti. L’auspicio è che
questo servizio possa divenire sempre
meglio un mezzo per portare qualità e
benessere al servizio delle persone.
Proseguiremo nel prossimo numero nel
racconto di questa esperienza con i
contributi dei protagonisti: professionisti e utenti. Alla prossima puntata!
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Servizi
La pianificazione
anticipata
delle cure:
LA PAROLA AGLI ANZIANI OSPITI
NELLE CASE RESIDENZA
di Marie Christine Melon, responsabile
del Coordinamento Scientifico
dell’Area Non Autosufficienza
La pianificazione anticipata delle cure (PAC) è un processo che porta una
persona a esprimere le proprie volontà
riguardo a possibili stati di malattia futuri, esplicitando scelte di trattamento
o di non trattamento, valori e obiettivi che ritiene importanti, eventualmente la nomina di un fiduciario che possa
decidere in caso di sua futura incapacità mentale. Se la persona lo desidera,
i suoi familiari e amici possono essere
coinvolti nella discussione.
Numerosi studi realizzati negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna hanno evidenziato che la maggior parte degli anziani
“fragili” desidera avere l’opportunità di
discutere della PAC, ma solo pochi di
loro hanno questa possibilità.
In Italia, invece, questi temi non sono
ancora adeguatamente studiati.
Una recente ricerca promossa dalla
dottoressa Francesca Ingravallo, medico legale dell’Università di Bologna, si
è perciò proposta di esplorare il punto
di vista degli anziani accolti nelle Case
Residenza e dei loro familiari riguardo
alla pianificazione anticipata delle cure.
Il progetto ha usufruito di un contributo della Fondazione del Monte di
Bologna e Ravenna e si è svolto fra
gennaio e dicembre 2015.
Il protocollo di ricerca è stato sottoposto all’approvazione del Comitato di
Bioetica dell’Università di Bologna. La
ricerca è stata condotta dalla dottoressa Veronica Mignani, borsista del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, con il contributo del professor
Rabih Chattat e della dottoressa Elena Mariani del Dipartimento di Psicologia. I dati sono stati raccolti in quat20
tro diverse residenze per anziani, tre
di CADIAI (le CRA “San Biagio”, “Virginia Grandi” e “Parco del Navile”) e una
della provincia di Ravenna. Hanno preso parte al progetto 30 anziani, di cui
20 donne e 10 uomini (età media 84
anni) e 11 familiari, di cui 7 donne e 4
uomini (età media 66 anni). La partecipazione è stata proposta a persone
che non presentassero gravi limitazioni della comprensione e dell’emissione
del linguaggio, oppure sintomi psichiatrici maggiori. I potenziali partecipanti
sono stati contattati dagli psicologi delle residenze, che li hanno informati dello studio e chiesto la loro disponibilità a
essere contattati per ricevere ulteriori
informazioni. Chi ha espresso il proprio
interesse è stato invitato a un incontro
con la dottoressa Mignani, che ha fornito informazioni dettagliate sulle finalità
e sulle modalità dello studio e acquisito il consenso dei partecipanti. Tutte
le persone contattate hanno accettato volentieri di partecipare e nessuno
ha espresso disagio o fastidio riguardo
all’intervista e alle tematiche che questa
andava ad indagare. Le interviste, audio
registrate e poi integralmente trascritte, sono state effettuate nella stanza
dell’anziano o in altro ambiente scelto
dall’anziano o dal familiare.
L’analisi delle interviste ha messo in
evidenza che solo il 20% degli anziani e dei familiari aveva sentito parlare
della PAC.
Solo pochi intervistati avevano affrontato il tema del fine vita con le persone
più care (figli/coniuge) e solo una parte
dei familiari aveva parlato di questi temi
con il proprio anziano: le conversazioni
avevano riguardato soprattutto idee e
desideri sul “dopo” (cremazione, luogo
di sepoltura). Molti familiari, anch’essi anziani, hanno riferito di avere difficoltà a parlarne con i propri figli per il
timore di preoccuparli o perché i figli
evitano il discorso/non vogliono sentirne parlare.
Pochi anziani hanno riferito di aver paura della morte o, più positivamente, si
auguravano che arrivasse il più tardi possibile. La maggior preoccupazione riguardava la sofferenza e in molti
hanno affermato di non volere l’accanimento terapeutico e di desiderare di
essere lasciati morire in modo naturale
quando il loro momento giungerà. Per
molti intervistati è importante pianificare aspetti che riguardano ciò che succederà dopo la morte (come il funerale, il luogo in cui verranno sepolti, la
cremazione) o aspetti economici: il fatto di lasciare le cose in ordine in modo che gli eredi non si trovino a litigare.
Altri hanno puntato la loro attenzione
sugli aspetti più propriamente assistenziali, come garanzie di igiene, di “essere
seguiti bene” e ben nutriti.
In generale gli anziani, anche quelli non
interessati a pianificare per se stessi, e i
familiari hanno espresso un parere positivo riguardo alla PAC, considerata
“un progetto molto all’avanguardia”, e
all’opportunità che essa offre di esprimersi e poter essere ascoltati (“mi interesserebbe molto anche a me per se
uno potesse dire la sua ragione”).
I familiari hanno espresso anche la necessità di dibattito pubblico su questi
temi e di riconoscimento legale della
PAC, soprattutto nella prospettiva del
progressivo invecchiamento della popolazione, manifestando dubbi sulle risorse del nostro sistema socio-sanitario
a questo riguardo.
In generale i familiari ritengono che sia
bene parlare della PAC il più presto
possibile, finché ancora si mantengono
intatte le facoltà cognitive, e anche una
metà degli anziani intervistati ritiene
utile pensarci quando si è ancora in salute o comunque ancora lucidi per poter prendere le proprie decisioni.
Il medico è la figura con la quale molti
degli intervistati parlerebbero, almeno
per quanto riguarda le decisioni sanitarie. Secondo alcuni anziani, però, il medico appare spesso poco interessato
ad ascoltarli o comunque non ha molto tempo da dedicargli.
Altri hanno indicato l’infermiere e lo
psicologo come altre due figure con
le quali vorrebbero avere questo tipo
di conversazioni. Per molti intervistati è
importante soprattutto la relazione di
fiducia e vicinanza, per cui sceglierebbero un familiare.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
Una giornata speciale
a cura del gruppo di lavoro
È
proprio così che noi
educatrici ci rivolgiamo ai bambini quando,
il giorno prima, li prepariamo a trascorrere una
mattinata al Nido con la
loro mamma o il loro
papà. I bambini ti guardano con un’espressione dubbiosa, talvolta incerta, sorridono e
chissà che cosa stanno pensando… poi arriva il grande giorno, il
genitore sveglia il proprio bimbo con l’entusiasmo e l’emozione di
condividere con lui una
giornata speciale: la colazione insieme oggi ha
un altro sapore, la voce dell’adulto è più dolce, il tempo è più
disteso, la fretta data dalla frenesia degli impegni degli adulti
lascia spazio al tempo del bambino.
Noi li vediamo arrivare insieme, i loro sguardi in questa giornata hanno una luce diversa, le emozioni del bambino si intrecciano con quelle della sua mamma o del suo papà e noi siamo
pronte ad accoglierli e a sostenerli per tutta la mattinata.
Il progetto “Genitori al Nido” rientra nella programmazione
della sezione Papaveri (bimbi di 3 anni) del Nido “Pollicino”
ed è un’iniziativa proposta da noi educatrici per dare modo
ai genitori di vivere un’esperienza particolare, di conoscenza
e condivisione degli ambienti e delle attività proposte ogni
giorno ai loro figli.
Per una volta diamo la possibilità ai genitori di fare esperienza
perché crediamo, citando Maria Montessori, che con le esperienze i bambini iniziano a costruire la propria identità o, pensando a Piero Bertolini, che i “fenomeni” portano le persone
In generale, gli anziani ritengono che la
designazione di un fiduciario che possa
esprimersi in loro vece sia una buona
opportunità e anche i familiari si sono
dimostrati favorevoli alla designazione
di un fiduciario e disponibili a esercitarne il ruolo. Molti degli intervistati ri-
Scoop 52 • GIUGNO 2016
ad arricchire o modificare il proprio punto di vista sulla realtà.
L’idea di questo progetto nasce dal desiderio sia di far vivere una giornata speciale ai genitori e ai loro figli ma anche di far sperimentare ai genitori l’emozione di condurre
un’attività con un piccolo gruppo di bimbi proprio come
facciamo noi educatrici durante l’anno.
Abbiamo così chiesto, laddove c’è una passione o un’abilità,
di proporla ai bambini per vedere le reazioni di tutti i parte-
tengono inoltre che la documentazione
scritta dei propri desideri sia una buona opzione.
Questa ricerca fa seguito a un precedente lavoro condotto dalla dottoressa Ingravallo nelle Residenze per Anziani di CADIAI, allo scopo di accertare
conoscenze, opinioni ed esperienze del
personale sanitario e socio sanitario riguardo alla pianificazione anticipata delle cure. I risultati di entrambi i progetti
saranno diffusi nel corso della primavera, con alcuni incontri appositamente
organizzati.
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Servizi
cipanti. E così è stato. I genitori che hanno chiesto di vivere
una mattinata insieme a noi sono stati tanti, ognuno ha proposto qualcosa, c’è stato chi ha letto dei libri, c’è chi ha voluto
realizzare un “lavoretto” preparando personalmente tutto il
materiale, c’è chi ha giocato a calcio, chi ha raccolto l’insalata del nostro orto… le esperienze sono state tante ognuna
davvero speciale.
Abbiamo chiesto a due mamme di scriverci il loro punto di
vista e le loro sensazioni riguardo questa esperienza e vorremmo raccontarle. Maria Rosa è la mamma di Christian,
e ha chiesto di poter fare le orecchiette insieme ai bambini e poi le abbiamo anche chiesto di svelarci la ricetta.
Nella pagina precedente la sua ricetta e a seguire il suo
commento:
Ringrazio il Nido Pollicino per questa iniziativa di
“Mamme al Nido”. Oggi mi sono sentita ancor più speciale per mio figlio. Mentre osservavo i bambini svolgere
quest’attività ho vissuto delle belle emozioni, ed è proprio per questo che mi associo ad una frase celebre
di Maria Montessori:
“Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è
la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a
poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’ intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore”.
Grazie. Mamma Maria Rosa
A
nnarita è la mamma di Francesco e con noi ha condiviso più di una esperienza: inizialmente ha cantato e suonato coinvolgendo tutti i bambini e le educatrici all’interno
del giardino poi ha riservato per noi una sorpresa… dopo
pranzo ha radunato i bambini nella zona morbida della sezione e ha fatto ascoltare due canzoni famose con un testo
semplice e chiaro.
La particolarità di questo momento è stata nel fatto che lei,
dopo aver spiegato ai bambini l’esistenza di differenti linguaggi, ha cantato le canzoni con il linguaggio dei segni.
Noi educatrici ci emozioniamo ancora nel ricordare quel
momento e anche i bambini erano incantati.
La mattinata al Nido con il proprio figlio è stata per
me un momento molto atteso e ricco di aspettative, ed
è stata un’esperienza che mi ha arricchito perché mi
ha fatto conoscere tante piccole sfaccettature che sarebbero potute venire alla luce solo in un contesto del
genere, in una piccola società in cui ognuno rispetta
quelle piccole grandi regole, uguali per tutti, dal lavare
le manine allo sparecchiare, dalla canzoncina del buon
appetito al mettere a posto i giochi, il tutto sotto la guida e lo sguardo delle educatrici.
E così, dovendo trascorrere un po’ di ore con mio figlio e
i suoi piccoli amici, ho pensato di portare un po’ di strumenti e cantare delle canzoni popolari con la chitarra,
fino a che poi mio figlio non mi ha fatto capire che era
ora di posare gli strumenti e di giocare a nascondino
con tutti i bimbi (che fatica, però che bello!).
Il momento della pappa è stato come me lo aspettavo,
miracolosamente ordinato, pulito e responsabilizzante
per ogni bimbo.
Subito dopo è stato il momento delle canzoncine in LIS,
la Lingua Italiana dei Segni. Certo, il fatto che sia una
lingua a tutti gli effetti, utilizzata dalle persone non
udenti per comunicare sia tra di loro, che con gli udenti, è un concetto un po’ difficile da spiegare a bambini
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canzoni col linguaggio dei segni
di 3 anni, ma utilizzare le mani per ricreare delle immagini con le proprie dita al posto delle parole, è una
cosa che affascina e ipnotizza anche i bimbi più piccoli... e poi, molti di loro vivono già delle situazioni di bilinguismo, per cui penso sia importante che i nostri figli
comprendano l’importanza del comunicare, in qualsiasi lingua, in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo, con
qualsiasi persona, perché la comunicazione è alla base
di ogni rapporto, e nessuno può esserne escluso per ragioni di ordine linguistico, geografico o per disabilità
sensoriali.
Non posso che ringraziare le educatrici per questa emozionante iniziativa che mi ha permesso di entrare in punta di piedi nel suo piccolo mondo, quello in cui lo lascio
navigare senza essere io ad avere il timone... e ho scoperto che quando vuole, sa guidare anche meglio di me!
Grazie dade, è stato bello! Annarita
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
U
n’altra esperienza che ci ha portato a vivere in maniera
differente la relazione con i genitori è stata in occasione di un laboratorio un po’ particolare: abbiamo chiesto ai
papà di aiutarci nella costruzione di strutture fatte con assi
di legno ed europallets.
I papà che si sono resi disponibili sono stati Leonida (papà di
Lorenzo) e George Emanuel (papà di Samuel) e il loro contributo è stato molto, molto prezioso.
Il laboratorio è stato programmato il giorno prima di una
giornata di chiusura del Nido e non avendo potuto terminare il montaggio delle strutture il giorno stesso il papà di
Samuel si è reso disponibile a venire a completare l’opera il
giorno dopo. Questa volontà e questa disponibilità ci ha dato
modo sia di vivere una giornata differente, ricca di confronti
basati su una comunicazione informale, sia di poter costruire
con le poche risorse disponibili materiali e strutture importanti per il gioco dei bambini in giardino.
Il nostro ringraziamento a questi papà è veramente sentito.
Questo può essere motivo di riflessione per il gruppo di lavoro sulla programmazione delle attività per l’anno educativo 2016-2017. Abbiamo chiesto anche ai papà di riportarci il
loro punto di vista, ecco qui di seguito due di questi:
Buongiorno,
una breve mail per ringraziarvi di avermi
coinvolto Lunedì scorso nell’attività del laborator
io.
Non mi sono trattenuto a lungo purtroppo, ma
mi sono
divertito e ho visto le educatrici motivate a costr
uire
le nuove attrazioni per i bambini del Pollicino.
Le idee che abbiamo sviluppato mi piacerebbe
riuscissi a replicarle nel mio giardino.
Complimenti per il gruppo affiatato e per le
belle attività. Da quelle più spontanee nascono
sempre futuri sorrisi. A disposizione per altri
eventi simili, buona domenica.
Leonida, papà di Lorenzo
Volevo ringraziare tutte le dade del Nido Pollicino
per avermi dato la possibilità di partecipare al
laboratorio all’aria aperta. È stata un’esperienza
bellissima e divertente! Aver avuto la possibilità di
creare nuovi giochi per i bambino che frequenteranno
e che ancora frequentano questo nido mi ha dato una
grande soddisfazione... e voglio ringraziarle per il
lavoro svolto con mio figlio Samuel che è felicissimo di
andare all’asilo e che in questi mesi ha fatto un notevole
cambiamento a livello caratteriale. Avete sempre avuto
splendide iniziative in questo anno scolastico... e se si
potesse prolungherei ancora la permanenza di Samuel.
Grazie mille, saluti
George
C
costruzioni con i pallets
Scoop 52 • GIUGNO 2016
ome educatrici crediamo che questi progetti possano
accrescere il livello di fiducia necessario ad entrambi i
ruoli nella crescita dei piccoli; come genitori pensiamo che
sia un’esperienza importante sia per conoscere la vita del
proprio figlio all’interno dell’asilo sia per condividere in maniera informale emozioni, aspettative legate al vissuto quotidiano. Crediamo anche che quando si parla di “Partecipazione” all’interno dei progetti pedagogici dei servizi per l’infanzia
si dovrebbe sottolineare l’importanza di questi momenti oltre che quelli formali legati al comitato di gestione o a
quelli in grande gruppo durante i laboratori.
Se vogliamo diventare veramente una comunità educante
potremmo pensare di coinvolgere i genitori non solo nelle
decisioni da prendere nella gestione del servizio e nella crescita dei nostri piccoli ma anche nella quotidianità, nelle piccole cose, nell’accoglierli con i loro debolezze e le loro capacità, cercando di co-costruire una relazione sana e autentica.
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Servizi
Corso di
massaggio infantile
al Nido “Girotondo”
di Annalita Bellei, coordinatrice
T
ra aprile e maggio si è svolto il primo corso di massaggio infantile
all’interno del Nido “Girotondo-Girasole” di Rastignano, un’iniziativa nata dalla
collaborazione tra CADIAI e il Comune
di Pianoro.
Il corso è stato condotto da Annalita
Bellei insegnante A.I.M.I. (Associazione
Italiana Massaggio Infantile) con il contributo della coordinatrice del servizio,
Laura Zarlenga, che ha curato gli aspetti
organizzativi e ha scattato alcune suggestive foto che sono poi state consegnate alle mamme a ricordo dell’esperienza.
Al corso, strutturato in cinque incontri, hanno partecipato 10 mamme e un
papà con bambini d’età compresa tra
due e otto mesi.
Offrire uno spazio ai neo-genitori e ai
loro figli per condividere l’esperienza del
massaggio è molto importante perché è
proprio in questi primi mesi di vita che si
struttura maggiormente il processo d’attaccamento che permette di gettare le
basi di una relazione solida, in grado di
offrire alla bambina, al bambino, la necessaria sicurezza emotiva per costruire la sua identità e il suo rapporto con
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il mondo.
I benefici del massaggio
Un corso di massaggio infantile è sempre una preziosa occasione per valorizzare i gesti di cura e di amore che i genitori hanno nei confronti dei propri figli e
acquisire consapevolezza dei grandi benefici che questi gesti apportano nello
sviluppo del bambino.
Vimala McClure, fondatrice dell’Associazione Internazionale di Massaggio Infantile, in base alla sua esperienza suddivide
i benefici del massaggio per il bambino
in quattro grandi aree che riguardano:
• la stimolazione che fortifica e regolarizza il sistema circolatorio, respiratorio,
muscolare, il sistema immunitario e gastro-intestinale; facilita inoltre nel bambino la conoscenza delle varie parti del
corpo, del suo schema corporeo;
• il rilassamento che favorisce uno stato
di benessere nel bambino e nel genitore
e può facilitare l’acquisizione del ritmo
sonno-veglia grazie anche ad un aumento della produzione di endorfine, ossitocina e prolattina e ad una riduzione degli
ormoni dello stress;
• il sollievo, non soltanto nei casi fre-
quenti di coliche gassose o stipsi, ma anche nelle fasi della crescita o per scaricare tensioni provocate da situazioni
nuove, stress o altri piccoli malesseri;
• l’interazione, il massaggio favorisce una
comunicazione profonda che sostiene il
processo di attaccamento e rafforza il
legame con il proprio bambino.
Un buon contatto aiuta l’adulto a riconoscere i segnali inviati dal figlio, facilita
lo scambio di messaggi affettivi e questo
fa sentire il bambino sostenuto e amato
e l’adulto più sicuro delle sue competenze genitoriali.
L’esperienza del massaggio
Il corso di Rastignano ha avuto luogo
nella stanza allestita con materiale morbido, nella fascia mattutina. Ho potuto
constatare, assieme alle mamme, che la
mattina sembra essere in generale un
momento favorevole per il massaggio. I
bambini sono in uno stato di veglia tranquilla: attenti agli stimoli esterni, ricettivi
e disponibili al contatto. È molto importante rispettare tempi dei bambino, è lui
che ci fa capire quando è il momento
giusto per essere massaggiato.
Nel corso dei cinque incontri abbiamo
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
condiviso la sequenza del massaggio approfondendo volta per volta parti diverse del corpo. Alle mamme e al papà disposti in semi cerchio, ho insegnato la
tecnica utilizzando un’apposita bambola.
È sempre un grande piacere
ritrovare quell’atmosfera speciale, quel clima
di profonda intimità che si viene a
creare durante un corso di
massaggio. Si
alternano momenti in cui
con le mani unte di olio s’interagisce coi propri
bambini come se
non esistesse null’altro, a momenti in cui gli
adulti si guardano, si ascoltano e scambiano dubbi, emozioni, saperi.
L’occasione d’incontro per i neo-genitori
rappresenta senza ombra di dubbio un
importante momento di condivisione e
di mutuo sostegno in cui ci si può sentire meno soli e rafforzare la fiducia nel
proprio essere genitori.
L’attenzione in questo gruppo si è concentrata in modo particolare al contat-
to consapevole legato alla qualità della
presenza che si offre al proprio bambino. Abbiamo sperimentato come cambia il tocco quando si rallenta e si sta in
ascolto, quando si porta l’attenzione sul
respiro e ci si rilassa, quando
l’apprendimento di una
tecnica serve a comprendere che ogni
nostro gesto entra in profondità ed è pregno
di significati.
Il contatto fisico è un canale
d’interazione e
comunicazione
privilegiato che
comprende quindi l’atteggiamento, la
voce, lo sguardo, il sentire il nostro stesso corpo. Una
buona qualità di contatto e di presenza
verso il bambino influenza positivamente il suo rapporto emozionale/affettivo
con il mondo, le sue relazioni future. Esserne consapevoli può aiutarci a trovare in noi stessi nuove risorse per raggiungere il proprio bambino e aiutarne
lo sviluppo. Nella “danza” del massaggio i benefici sono reciproci, l’adulto e
il bambino sono entrambi coinvolti nel
dare e ricevere ed entrambi possono
sviluppare la capacità di essere più fiduciosi, aperti nelle relazioni.
Quando ho chiesto alle mamme cosa
si portavano a casa principalmente da
questa esperienza, praticamente tutte
hanno affermato che “la consapevolezza con cui ci si approccia fisicamente
al proprio bambino, il modo in cui lo si
tocca fanno sì che anche i più semplici
gesti quotidiani acquisiscano un grande valore.”
Questa loro restituzione conferma una
delle mie convinzioni e cioè che “un approccio che sostiene attraverso il contatto può migliorare la consapevolezza
interpersonale, la sensibilità, la comunicazione, la qualità delle relazioni”.
L’ultimo incontro è stato davvero magico. Chiara, una delle mamme, insegnante
di canto, ci ha fatto cantare alcune ninna nanne africane che diffondendosi nella stanza hanno raggiunto i nostri cuori
e rilassato profondamente, e in qualche
caso addormentato, i piccoli.
Una splendida esperienza di reciprocità,
scambio e nutrimento.
Un grazie alle mamme, al papà, alle bambine e ai bambini.
Pubblichiamo la testimonianza di uno dei ragazzi del Gruppo Appartamento “Villa Emilia” che,
grazie ad una collaborazione con Virtualcoop, scrive regolarmente sul loro giornale.
La mia esperienza di redattore
di Alessandro Legnani
La Virtualcoop nel dicembre 2009 ha fondato il mensile
“Buone Notizie Bologna”. I fondatori di “Buone Notizie Bologna” erano il Presidente Maurizio Cocchi, la vicepresidente Giuseppina Carella, la responsabile marketing Maria Lazaro der Mar, il caporedattore Marco Negri e io.
Il mio primo articolo riguardava l’esperienza in appartamento di un gruppo di malati di mente che con l’aiuto degli operatori arrivavano a comportarsi come liberi cittadini.
All’inizio scrivevo solo saltuariamente sul nostro giornale
poi nella riunione di redazione dell’ottobre 2011 il caporedattore Marco Negri ci ha comunicato che dal novembre 2011 sarei stato il curatore della sezione “Almanacco”
del nostro giornale. La mia rubrica contiene le biografie dei
personaggi illustri vissuti nel passato e gli anniversari. Gli anScoop 52 • GIUGNO 2016
niversari possono riguardare le ricorrenze ma più spesso
riguardano gli avvenimenti del passato che possono essere
degli avvenimenti storici, sportivi, culturali e le invenzioni. Mi
occupo anche degli eventi per i quali non ci limitiamo al mese di uscita del giornale. Se uno dei nostri redattori partecipa a un evento il suo articolo può venire pubblicato anche il
mese successivo. Ad esempio il mio articolo sulla conferenza dell’ “DiPetto” riguardava una conferenza che si è svolta
il 12 febbraio scorso ma il mio articolo è stato pubblicato
sul numero di marzo.
Dal 2009 a oggi ho scritto molti articoli che hanno riguardato diversi argomenti. Gli articoli che mi sono piaciuti di
più sono stati quello su Giovanni Falcone, quello sulla violenza contro le donne e l’addio alla lira italiana.
25
Servizi
Dal caos
all’ordine
SPAZI RIORGANIZZATI AL
NIDO “POLLICINO” - SEZIONE
GIRASOLI PER FAVORIRE
CONCENTRAZIONE ED
ESPERIENZE ATTRAVERSO LA
LIBERTÀ DI SCELTA
di Daniela, Elisa e Federica. educatrici
U
no dei compiti principali dell’educatrice è l’organizzazione dell’ambiente.
La selezione dei materiali da predisporre e offrire ai bambini è una fase importante e delicata del lavoro
di ogni educatrice; stabilire quando
un gioco ha esaurito il suo potenziale,
quello cioè di soddisfare bisogni e interessi dei bambini, è fondamentale per
decidere di apportare delle modifiche.
È il modo con cui il bambino si relaziona con gli oggetti che ci fornisce il
feed back necessario alla comprensione, ed è attraverso la perdita di interesse e l’assenza di scopo e finalità nelle
azioni intraprese con quel particolare
oggetto che il bambino denuncia l’esaurirsi dell’esperienza.
È quasi scontato ribadire che ogni spazio educativo deve essere organizzato
per favorire esperienze utili all’apprendimento incentivando interesse e curiosità.
Nel corso dell’anno educativo la cura
e la consapevolezza nell’organizzare
lo spazio è guidata da un’attenta osservazione della crescita dei bambini,
ma vi è un momento in cui si approssima uno stadio di rottura facilmente percepibile in cui la “temperatura
emotiva” dei bambini non sembra riequilibrarsi con le richieste dell’adulto e
nei confronti degli oggetti familiari pre-
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senti in sezione.
Quando il gruppo di bambini inizia a
utilizzare la propria sezione come cassa armonica per manifestare il senso
di inadeguatezza che le proposte educative suscitano nel gioco dei bambini
è il momento di intervenire.
I bambini iniziano ad utilizzare gli oggetti
in modo inappropriato, possono essere lanciati o poco considerati e la voce
dell’adulto non è sufficiente a rindirizzare il percorso l’ordine in sezione diventa un’utopia da perseguire.
È questo il momento in cui risulta necessario fermarsi per riflettere criticamente, confrontare i diversi punti di vista e intervenire, per ritornare all’ordine
attraverso l’elaborazione del caos.
Ed è durante questo momento attivo
e delicato che l’insegnamento di Maria
Montessori ci viene in soccorso.
La nostra riflessione è partita dal concetto di ordine, dalla consapevolezza
che stimoli eccessivi o troppo mutevoli
fungono più da distrazione che da sostegno.
Pertanto abbiamo condiviso la strategia di offrire ai bambini dei materiali “speciali”, che potessero aiutare i
bambini attraverso un percorso libero, ma organizzato dall’adulto, verso
l’acquisizione di un senso di ordine durante le loro esperienze di gioco.
La ricerca costante di oggetti adeguati
ma economici, ci ha portato a reperire vassoietti di legno grezzo, ecologically correct che ben si addicono ai colori
della sezione (la Montessori raccomanda attenzione anche all’aspetto estetico
delle proposte) e ben si prestano alla
realizzazione delle nostre idee.
Anche i genitori hanno fatto la loro
parte e in un’ottica di alleanza co-educativa, ci hanno “rifornito” di oggetti
necessari alla costruzione del materiale.
Barattoli, tappi, legnetti, pigne, dosa
spaghetti, portacandele, carta speciale.
Infine la creatività delle educatrici ha
giocato un ruolo importante affinché
ogni oggetto riciclato avesse nella sua
nuova vita un aspetto piacevole, attraente e in armonia con lo spazio circostante.
L’angolo montessoriano, che poi sono
diventati due, così battezzato dal gruppo di lavoro, è stato ultimato nel giro di
qualche settimana.
La libera attività del bambino all’interno di un ambiente preparato, adatto
cioè alle caratteristiche psicofisiche del
gruppo, è rimasta prerogativa del nostro metodo di lavoro, pertanto ogni
bambino ha la possibilità di usufruire
del nuovo materiale senza le sollecitazioni delle educatrici.
Ogni vassoietto contiene una singola
proposta, messa a disposizione, facilmente fruibile nella sua immediatezza.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
Ogni esperienza ha rispettato le caratteristiche indicate dall’insegnamento Montessori: oggetti attraenti in grado di stimolare la curiosità dei bambini,
di facile uso e manipolazione, con valenza autocorrettiva, attraverso i quali i
bambini con un iter di prove ed errori riescono a raggiungere, nella maggior
parte dei casi, il successo; infine di tipo
analitico, incentrato cioè su una singola qualità dell’oggetto, nello specifico la
forma e il colore.
La presenza costante dell’adulto, di un
piccolo gruppo di bambini nell’area vicina a ogni angolo (non più di 5), e la
ripetizione di indicazioni utili alla buona
gestione del materiale ha portato la sezione a un rinnovato interesse per le
esperienze proposte.
Il livello di concentrazione si è notevolmente alzato e i bambini hanno imparato a sperimentare il concetto di
confine e ordine (aiutati dalla delimitazione imposta dal vassoio che contiene la singola esperienza). Hanno inoltre imparato a riordinare, alla fine del
gioco, ogni vassoio nello spazio a lui
dedicato per offrire al compagno l’opportunità di fruirne dopo di lui.
Siamo fermamente convinte che la libertà di ogni bambino deve essere tutelata e promossa durante la vita al
Nido, attraverso un’impostazione educativa che prenda in esame i reali bisoScoop 52 • GIUGNO 2016
gni dei bambini, non sempre così banali
e scontati.
In questo mondo contraddistinto dalla fretta e dalla comunicazione mediata,
fermarsi e riprendersi un po’ di tempo
per osservare cosa chiedono davvero i
nostri bambini serve soprattutto a noi
adulti, per non perdere la bussola di un
cammino insieme, condiviso, mano nella mano.
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Servizi
Giochi senza
barriere
ANCHE QUEST’ANNO IL CENTRO DIURNO
ANZIANI “CÀ MAZZETTI” PARTECIPA
ALL’INIZIATIVA SPORTIVA DI MONTE SAN PIETRO
a cura del gruppo di lavoro
L
a partecipazione all’evento sportivo annuale è divenuta
ormai un appuntamento fisso per il Centro Diurno Anziani di Casalecchio Di Reno, d’altronde è un’iniziativa sempre attesa con una certa aspettativa dovuta alla forte tensione per la competizione di
una gara e alle ottime performance degli anni passati.
Già la preparazione e gli allenamenti palesavano un
evidente impegno supplementare per la buona riuscita dell’evento, anche perché i nuovi partecipanti non
volevano deludere coloro che
non potevano più prendere
parte a questi giochi.
La mattina dell’11 maggio alle 9.30 in punto, la nostra
squadra composta da Romano, Rosalia, Giuditta, Albertina, Luciana, Giulio e Gabriella
accompagnati dagli operatori
Nadia e Angela, parte alla volta di Monte San Pietro: tutti
emozionati, il nostro motto
era fare del nostro meglio
ed impegnarsi al massimo
delle nostre possibilità.
Arriviamo presso il centro
socio-riabilitativo,
neanche
il tempo di ambientarci che
iniziano le gare, tutti danno il
massimo, animati da un grande spirito competitivo.
Non ha importanza spiegare nei particolari i giochi, ciò
che conta è dar voce alle emozioni e alle sensazioni: persone
anziane che per una mattinata rivivono ricordi di quando
erano bambini animati accomunati dal medesimo spirito; la
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competizione di una gara e sapersi mettere in gioco.
Un ex camionista che si presta al ruba bandiera, un’ex barista
che si impegna a fare centro con le piastrelle, un ex operaia di
una catena di montaggio che gioca a nomi e città, un ex muratore, che si dà da fare per
pescare le palline con il numero più alto, mentre gli altri cercano di individuare il maggior
numero di animali.
La giornata si è conclusa in
una sfilata dove tutti i partecipanti erano stati opportunamente vestiti a tema, anche
il nostro Giulio e Albertina,
spazzacamino e Mary Poppins, si commuovono nei panni di personaggi di una storia
fantastica.
Per tutti è stata un’emozione coinvolgente perché
hanno trascorso una giornata meravigliosa e incontrato
persone che, come loro, hanno condiviso lo stesso evento,
portandoli indietro nel tempo, quando erano sui banchi
di scuola e partecipavano ai
giochi sportivi. La vittoria non
è arrivata , come per gli anni
precedenti, ma un piazzamento d’onore, il 3° posto, mentre
il 1° se l’è aggiudicato la squadra di casa.
Ma al di là della classifica chi
ha veramente vinto è stata
la solidarietà, l’amicizia, la
fratellanza, l’amore e la condivisione, sentimenti importanti
che devono permeare sempre nei nostri cuori e diventare una
costante che appartenga sempre alla nostra vita.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
Un logo per il Centro Spazio dei Suoni
a cura di Salvatore ed Eleonora, educatori
M
ercoledì 6 aprile, presso il
Centro Giovanile di Calderino
“Spazio dei Suoni”, in via IV novembre,
si è svolta la premiazione del concorso
Un logo per il Centro Spazio dei Suoni.
Si è trattato di un concorso attivato dagli educatori CADIAI che gestiscono il
centro giovanile, in collaborazione con
l’Istituto comprensivo di Monte San
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Pietro, all’interno di tutte le classi della
scuola secondaria dei plessi scolastici
di Calderino e Monte San Giovanni.
Agli alunni che ne fossero interessati è stato chiesto di disegnare un logo da destinare allo “Spazio dei Suoni”,
tenendo semplicemente in considerazione che si trattava di un centro di
aggregazione giovanile e che l’elemen-
to musicale era centrale all’interno del
centro stesso.
Molti ragazzi hanno accolto con entusiasmo la proposta e, con il supporto
prezioso delle professoresse di educazione artistica, si sono messi all’opera
con impegno.
Il numero delle partecipazioni al concorso è stato oltre ogni aspettativa.
Tra i tanti prototipi di logo pervenuti ne
è stato scelto uno, considerato più attinente al tema e adatto a rappresentare
un centro giovanile.
Il sole ed il tempo sereno hanno favorito un evento pomeridiano a cui
hanno partecipato un gran numero
di persone, tra ragazzi, rappresentanti
dell’Istituto Comprensivo di Monte San
Pietro, delle Istituzioni e gruppi di altri
territorio invitati alla premiazione.
La grande presenza di giovani, la partecipazione di ogni Istituzione coinvolta
nel progetto e l’entusiasmo di chi è intervenuto hanno sottolineato l’importanza che il centro “Spazio dei Suoni”, dopo solo poco più di due anni
di apertura, sta assumendo sul territorio. Questo è divenuto infatti luo29
Servizi
go principale di riferimento giovanile
e nodo centrale di un lavoro di rete,
che pian piano risponde efficacemente ai bisogni ed alle esigenze del mondo adolescenziale e preadolescenziale,
rilevate negli anni di presenza e lavoro
degli educatori.
Nulla convince più che la strada intrapresa sia quella giusta della la risposta
dei ragazzi in termini di presenza e della
volontà da parte degli enti sul territorio
di cooperare in un percorso comune di
sviluppo di adeguate e responsive politiche giovanili.
Il coinvolgimento stesso della scuola, la
risposta positiva degli insegnanti nell’accogliere il progetto all’interno delle clas-
si, la creatività e l’entusiasmo dei ragazzi
mostra come una semplice idea possa
far “scattare” la voglia di fare qualcosa
insieme, ognuno con le proprie competenze, per realizzare un disegno, un grafico, un qualcosa che da identità e forte
riconoscimento ad un “luogo” di incontro di giovani del territorio.
L’evento è stato condotto dall’Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Monte San Pietro. Sono intervenuti il Sindaco Stefano Rizzoli, la
Dirigente dell’Istituto Comprensivo
Nadia Zanetti, l’Educatrice Professionale Area Minori e Famiglie di AscInsieme Angela Pezzotti, la vicepresidente della Cooperativa Germana
Grandi. I premi assegnati sono stati due:
il primo classificato, ovvero il disegno
assunto come logo ufficiale del centro,
vinto da Erica Botturi della classe III D
della scuola secondaria di Calderino,
e il premio per la classe più produttiva, vinto dalla III B della scuola secondaria di Monte San Giovanni.
I vincitori hanno ricevuto buoni acquisto e sconti presso le cartolibrerie del
territorio Block Notes, Milleidee e Non
solo Tabacchi. Dopo le premiazioni l’evento è entrato nel vivo con una merenda, tornei di calcino, partite alla Playstation e a ping pong coinvolgendo sia
adulti che giovani.
Una casa da vivere
di Maria Cristina Ghilli e Tinarelli Tiziana, educatrici
I
l 9 novembre 2015 presso l’appartamento di Via Mazzini Chiara, Laura,
Marina, Simona hanno iniziato un’esperienza dell'abitare in autonomia, dal lunedì al venerdì mattina.
Le ragazze, che avevano già sperimentato un progetto simile “Vita da vivere”
in carico alla Fondazione Dopo di Noi
presso l’appartamento di Via Zucchini
a Bologna per circa cinque anni, erano
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molto desiderose di iniziare.
Questo gruppo appartamento viene
tecnicamente definito a bassa soglia,
perché a differenza di esperienze similari in cui il livello di controllo è generalmente più elevato, in questo caso la
presenza dell’operatore viene limitata a
poche ore pomeridiane per consentire
alle ragazze di svolgere una vita più autonoma e responsabilizzata.
Punto centrale e peculiare di questa
esperienza è la consegna concreta delle
chiavi dell’appartamento a Chiara, Laura, Marina, Simona.
A loro spetta la gestione autonoma
delle mansioni quotidiane quali la preparazione dei pasti, la spesa settimanale, l’igiene personale, la pulizia degli ambienti, il tutto gestito attraverso i turni
alternati preparati dalle ragazze stesse.
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Servizi
L’appartamento è il punto centrale di
un servizio innovativo nel settore della disabilità adulta, già sperimentato con
successo nel campo della psichiatria.
L’idea che sta alla base del progetto è
la coabitazione di un gruppo di pari, nel
nostro caso quattro ragazze adulte con
disabilità lieve, che possano sviluppare
attraverso la convivenza un progressivo
incremento della propria autonomia.
L’abitazione si connota come una casa
vera e propria e le ragazze sono di fatto le uniche vere abitanti, infatti hanno
le chiavi di casa, sui campanelli sono indicati i loro cognomi; quando gli operatori arrivano non “entrano in turno” nel
loro servizio, ma nella casa di Chiara,
Laura, Marina e Simona, pertanto suonano al portone d’entrata e si annunciano.
La programmazione delle attività personalizzate, la tempestività nel dare risposte adeguate e congruenti, l’affrontare insieme agli utenti il rischio di una
scelta nel rispetto di un percorso di vita autonoma da perseguire, sono elementi imprescindibili, ma non semplici,
né automatici.
Il compito degli operatori risulta più
complesso perché determinate com-
Scoop 52 • GIUGNO 2016
petenze diventano necessarie per chi
sceglie di lavorare in questa tipologia di
servizio. Infatti gli operatori diventano:
• mediatori tra la realtà sociale e l'utente proteggendolo da situazioni di
pericolo, ma non impedendogli di sperimentare esperienze faticose, a volte
non prive di rischi, nel totale rispetto
delle sue scelte di vita; il loro compito è
quello di diventare equilibristi che sanno di dover stare accanto senza prevaricare. Questo significa stare sulla soglia
ed essere pronti a mettere tra parentesi le proprie convinzioni per aprirsi all'inatteso;
• ascoltatori: attraverso un ascolto attivo ed il confronto l'operatore favorisce la possibilità di un cambiamento nel
comportamento dell'utente, soprattutto se accoglie i paradossi del pensiero e della comunicazione, affrontando i
dissensi come occasione per esercitarsi
nella gestione creativa dei conflitti;
• facilitatori: la reale sfida alla base del
lavoro educativo, soprattutto in questo
servizio, è la capacità di gestire l'incertezza ed è in questo modo che si ha
la possibilità di mettersi in gioco e dar
spazio alla propria creatività.
L'operatore ha il compito di rendere
sostenibile l'accompagnamento dell'utente attraverso il coinvolgimento di
una rete di attori. Si diventa così facilitatori della relazione e della comunicazione tramite la costruzione di opportunità di vita a contatto con gli altri.
Questa tipologia di servizio indirizza gli
operatori a lavorare con gli ospiti che
vivono nel gruppo appartamento, piuttosto che per loro.
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Servizi
Baule della
memoria
2
Gli studenti dell’Istituto Sirani mettono in scena uno
spettacolo attraverso i ricordi raccontati dagli anziani
del Centro Diurno per anziani “Il Castelletto”.
Lo raccontiamo attraverso le foto.
1) La guerra attraverso gli occhi di un soldato: scrive le sue
impressioni in un diario ritrovato dopo anni in un baule di
ricordi dai suoi nipoti.
2) Preparativi prima dei bombardamenti per lo sfollamento
dalle città alle campagne: 4 mesi di racconto documentato
attraverso riprese video e mostrato ai giovani allievi al fine di
elaborare il copione dello spettacolo.
3) Le braccia delle ragazze simulano l’arrivo degli aerei: l’aereo
che preannunciava il bombardamento si chiama Pippo.
4) Dentro il baule si ritrovano tanti ricordi di una storia che
ripercorre la giovinezza dei nostri anziani.
3
5) L’ambulante arriva in città per mostrare il corredo per le
nozze: allora vigeva lo scambio, se non si possedeva denaro si
comprava barattando beni materiali.
6) La resistenza: “Oh bella ciao” colonna sonora della scena e
canzone particolarmente cara a tutti gli anziani.
7) Gli attori dello spettacolo: oltre a vestiti, luci ed agli effetti
sonori hanno preso spunto da molte musiche cantate dagli
stessi anziani durante il loro racconto.
1
8) I ragazzi della 5a superiore hanno accolto tutti gli anziani
arrivati per vedere lo spettacolo nell’auditorium della scuola.
9) Lo spettacolo presentato per la prima volta alla festa di Pasqua
della struttura del Quartiere Savena è stato successivamente
replicato nell’auditorium della scuola dell’Istituto Sirani per tutte
le strutture diurne ed Parco del Navile.
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Servizi
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Servizi
Recensioni
MuoviMenti
GITA AL CASTELLO DI BENTIVOGLIO DEI RAGAZZI DI SANT’ISAIA, ABS E PAUSINI
a cura di Gregorio Parlascino, Tiziana Tinarelli e Giovanni Catrini, operatori
“Il 2 giugno i nostri operatori hanno deciso di portarci in gita al castello di Bentivoglio. Ma non soltanto a noi del gruppo appartamento Sant’Isaia, ma anche
ai nostri amici di ABS e alle ragazze del
Pausini. Non è stata una di quelle gite
in cui ci si sveglia presto al mattino, per
fare tanti chilometri e tornare tardi la
sera. Infatti siamo partiti con calma, diciamo che per le 15:15 circa eravamo
tutti dentro al pulmino. E, tempo che ci
si sistemasse, che Nura trovasse l’attacco della cintura, che Giancarlo ricordasse a tutti il perché di quella meta, per le
15:25 circa il pulmino cominciava a percorrere i primi metri.
Sotto una pioggia battente lasciamo
Bologna, per attraversare quel lembo di
pianura che porta a Bentivoglio. In radio
davano Sofia, il tormentone di questa
estate, l’umore era medio-alto. Appena arrivati siamo rimasti stupiti perché
questa città inizia subito con la cinta
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muraria tutta merlata che protegge il
castello. Sembrava quasi di stare dentro un film. Non a caso i vigili del fuoco vi hanno fatto una dimostrazione di
come si salva una ragazza che ha fatto
un incidente ed è rimasta incastrata nella sua auto... Devo dire che mi ha incuriosita, ma credo sia una di quelle cose
che si potrebbe fare a meno di sapere...
Giarcarlo era in visibilio invece, ha una
passione sfrenata per gli autobus e per i
mezzi pesanti.
La visita è continuata nelle sale del castello che sono adibite a laboratori di
un importante istituto di ricerca, il Ramazzini. Qui la guida ci ha mostrato
diversi campioni con dentro dei topi sezionati, con i quali loro ci fanno gli
esperimenti. Questa cosa ha fatto schifo un po’ a tutti quanti noi, Simone ha
fatto pure una faccia che mi ha fatto ridere tanto, e Axel ha detto ad alta voce
che gli veniva da vomitare... Però devo
ammettere che siamo fortunati ad avere persone che hanno il coraggio di fare queste cose qui... Comunque il bello
è iniziato dopo, quando ci siamo fatti un
giro a cavallo nel giardino del castello, io
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Servizi
non avevo paura, Nura invece all’inizio
ha urlato, poi si è data una calmata e ha
cominciato a ridere.
Nella corte del castello abbiamo anche
ballato con un gruppo di cowboy scatenati, io non ce l’avevo il cappello e nemmeno gli stivali, e nemmeno Axel ce li
aveva, però abbiamo fatto finta di essere cowboy anche noi.
Poi ci è venuta fame e ci siamo mangiati due crescentine a testa, una col prosciutto e una col salame, fatte da un
gruppo di signori, come quelli che si vedono alle sagre, e il mio operatore ha
detto che gli sembrava la scena di un
film di Fellini, ma io non mi ricordo se
l’ho visto...
Ormai si era fatta una certa ora e di
nuovo a bordo del pulmino ci siamo rifatti la strada per Bologna. Non era del
tutto sera, c’era una fascia rossa nel cielo e si vedeva da lontano la chiesa di
San Luca. Io l’ho guardata tutto il tempo,
fino a quando è diventata vicina, Cristina invece dormiva e mi sa anche nei sedili dietro facevano lo stesso. Come si
dice: “Ognuno si gode il viaggio come
gli pare”.
Testimonianza di D.
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Servizi
Autonomie
@l centro
AUSILI TECNOLOGICI:
RISORSE E STIMOLI A FAVORE
DELLA DISABILITÀ, NELLE
ATTIVITÀ QUOTIDIANE.
di Paola Panaro e Samanta Carpeggiani,
educatrici e Laura Morini, psicologa
Alla fine dell’anno 2014 la
Fondazione Asphi, che si occupa della diffusione ed utilizzo dei mezzi informatici per le
persone disabili, ha organizzato un percorso formativo in
collaborazione con la Regione
Emilia-Romagna e con il coinvolgimento dell’ASL, Dipartimento Integrazione Sociale
Sanitaria. Tale progetto, la cui
durata si è protratta fino a tutto il 2015 ha avuto l’obiettivo
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di promuovere la conoscenza
e l’utilizzo delle tecnologie assistive e multimediali nei contesti di vita e di cura, con persone disabili adulte. Questa
interessantissima opportunità
è stata offerta a cinque Centri
socio riabilitativi delle province
di Bologna, Modena e Ferrara;
per CADIAI è stato coinvolto
l’ex Centro Diurno “Graziella
Fava” e due operatrici hanno
potuto partecipare a questa
formazione.
Tra gli obiettivi principali del lavoro con le persone con disabilità intellettiva e motoria,
vi è quello di favorire le autonomie e l’autodeterminazione personali, consegnando
loro l’opportunità di esprimere le proprie scelte e decisioni in merito a quanti più possibili contesti esperienziali e di
vita essi condividano. È risaputo come gli interventi degli
educatori debbano necessariamente tener conto di tutti
quegli strumenti che, a livello
ambientale, promuovono le
maggiori autonomie personali. Secondo questo punto
di vista, il concetto di disabilità non è da intendersi come
un assoluto, ma quanto definito dall’incontro tra la persona
ed i suoi ambienti di vita.
Tra gli strumenti che possono
migliorare in tal senso la qualità di vita, ci sono le tecnologie
multimediali, oggi ancora limitate a causa della scarsa conoscenza che se ne ha. Con questo progetto, Asphi ha inteso
dare avvio ad una sperimentazione finalizzata a divulgare l’uso degli ausili tecnologici,
come strumenti fondamentali nell’operatività quotidiana.
Durante i primi incontri formativi, i partecipanti hanno
descritto il proprio servizio
entrando nel merito delle caratteristiche dei ragazzi e dei
principali loro bisogni, mentre
da parte di Asphi vi è stata la
descrizione dei differenti ausili
tecnologici da utilizzare a fronte delle difficoltà personali. La
seconda parte del progetto si
è concentrata sulla sperimentazione degli strumenti tecnologici che Asphi ha consegnato ai Centri coinvolti, con
l’obiettivo di realizzare un progetto finalizzato all’utilizzo di
tali tecnologie. Nel nostro caso, tutti gli operatori si sono
dedicati alla sperimentazione
degli ausili tecnologici con i ragazzi ed è stato possibile effettuare osservazioni utili per capire il grado di coinvolgimento
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
di ciascuno ed il ruolo potenziale assunto, al fine di un progetto finale. In questa fase, durata diversi mesi, i tecnici di
Asphi hanno sempre offerto
la loro disponibilità come consulenti, dandoci suggerimenti
e consigli. Nel valutare l’insieme del materiale raccolto e le
competenze espresse da ogni
utente, abbiamo deciso che il
prodotto conclusivo sarebbe
stato un libro digitale interattivo, prendendo spunto da una
semplice e divertente storia
scritta dai nostri ragazzi all’interno di un’attività del Centro.
Nella storia del Centro “Fava”,
larga parte delle attività consiste nella rappresentazione
Scoop 52 • GIUGNO 2016
della realtà percepita attraverso il disegno, la pittura, la manipolazione di materiali, ecc.
La creazione di un libro digitale interattivo ha permesso di
arricchire un semplice racconto con disegni ed effetti sonori. La storia diventa così il tema
che si sviluppa lungo pagine di
segni, di tracce colorate, di figure variopinte, ma anche di
suoni che animano concretamente le figure e vi attribuiscono il significato della partecipazione condivisa e delle
attività di tutti i ragazzi.
Avendo gli utenti competenze assai diverse, nostra intenzione era che ognuno partecipasse alla realizzazione
del progetto finale: una volta scomposto il lavoro in più
parti è stato possibile che ciascuno si dedicasse a quanto
più adatto alle proprie capacità. Durante le attività gli operatori hanno effettuato osservazioni sistematiche sui ragazzi
per monitorare il gradimento
e la partecipazione, ma anche
per evidenziare l’attenzione e
per scorgere emozioni, come
divertimento e curiosità, che
in più occasioni abbiamo avuto modo di riconoscere nelle loro espressioni. In seguito
alla prima fase di osservazione, nella quale abbiamo fatto
provare a tutti i vari programmi e ausili tecnologici acquisiti, siamo riusciti ad individuare
percorsi specifici: principalmente molti si sono divertiti utilizzando Sit plus, un programma che stimola le abilità
motorie e sensoriali attraverso suoni associati ad immagini. Questo programma, oltre
al divertimento, ha permesso
anche la partecipazione delle
persone più in difficoltà, attraverso piccoli e semplici movimenti. Anche programmi,
come le Gocce sonore, sono piaciuti e hanno stimolato l’attenzione in alcuni utenti
che invece tendono ad essere
passivi. Il programma Audacity, con cui si possono fare registrazioni, ha suscitato molto
interesse, soprattutto grazie
alla possibilità di riascoltarsi.
Durante il percorso è emersa la difficoltà di utilizzare lo
schermo touch del pc per le
persone con difficoltà motorie, in quanto troppo grande,
di qui la scelta di acquistare
un tablet che permette l’utilizzo assumendo posizioni più
comode per tutti. Attraverso
il tablet abbiamo proseguito
le osservazioni declinate sulle varie attività: dal disegno, ai
giochi interattivi, etc.
Sulla base di queste osservazioni abbiamo impostato il lavoro per la costruzione del
libro digitale interattivo dal titolo: Una “tranquilla” giornata
nel traffico. La storia è stata
trascritta al computer da M.;
successivamente sono state
realizzate le vignette, poi decorate attraverso il pc touch,
che S. ha ricalcato con i colori
da lei scelti. Inoltre, per l’audio,
è stato utilizzato un programma di registrazione nel quale
alcuni ragazzi si sono cimentati come attori, mentre un’altra
parte è stata realizzata dai ragazzi con maggiori problematiche motorie, tramite l’utilizzo del Click4all. E così è nato il
libro digitale che potrà essere
utilizzato in vari modi a seconda delle peculiarità di ciascuno! Anche tra gli operatori, a
seconda delle attitudini personali, vi è stato chi si è occupato
della parte audio, chi delle vi-
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Servizi
Saltinmente
SI È CONCLUSO IL TORNEO SALTINMENTE VOLTO ALLA STIMOLAZIONE COGNITIVA DELL’ANZIANO
ATTRAVERSO SOFTWARE MIRATI CON SUPPORTO TOUCH SCREEN.
di Anna Chiara Achilli, musicoterapeuta
“Non smettere mai di giocare” è il segreto per mantenere il cervello sempre
giovane…
È lo slogan che ha mantenuto giovane
per un anno intero il cervello degli anziani dei cinque Centri Diurni che sono
stati giocatori di un vero e proprio torneo cognitivo.
Il saltinmente con metodo all’italiana, tutti
contro tutti, vedeva impiegati due Centri
Diurni a rotazione: ogni squadra, comgnette e chi dell’assemblaggio
finale. L’incontro con la tecnologia a favore della disabilità è
stato di tale impatto, da suggerire, nell’ambito della programmazione, attività come il Laboratorio visivo e la Stimolazione
sensoriale, attraverso l’utilizzo
graduale di questi strumenti.
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posta da 7 anziani, si cimentava in uno
scontro il cui strumento di gioco erano i software cognitivi caricati all’interno del touch screen che ogni struttura
ha in dotazione.
La memoria a breve termine, il linguaggio
e logica, l’orientamento nel tempo e nello spazio, l’attenzione visiva sono le aree
cognitive stimolate attraverso il memory
con le tessere o con i suoni, i giochi di
parole, le domande sulle stagioni e i me-
In modo particolare si è avviato un percorso per l’utilizzo del Click4all con l’ausilio di
un cuscinetto conduttore da
azionare con la testa e un percorso per imparare ad usare
il tablet, potenziale risorsa per
la gestione del tempo libero
a casa. Nel frattempo stiamo
si, trovare le differenze in un’immagine, il
calcolo con le monete ecc.
Questo tipo di supporto, utilizzato da almeno cinque anni all’interno delle strutture diurne nelle attività di animazione,
è molto utile non solo per strutturare
un percorso di allenamento cognitivo individuale e di piccolo gruppo tenendo
monitorate tutte le aree mentali dell’anziano ma rappresenta a volte un buon
strumento di verifica nell’ambito delle ri-
continuando a sperimentare
e scoprire nuove opportunità
che possono essere strumento di lavoro per noi operatori, nonché ausilio e stimolo
per gli utenti nel nostro nuovo gruppo allargato, nella nuova sede del Parco del LungoReno. Il prossimo momento
importante sarà dopo l’estate, quando tutti i Centri coinvolti nella formazione, si incontreranno pubblicamente
per esporre i percorsi svolti in
questo progetto in modo da
poter condividere l’esperienza
anche con altri gruppi di lavoro, anche con voi!
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Servizi
unioni di valutazione di equipe.
Si sono realizzati giochi sia individuali, davanti al monitor, che di gruppo grazie ad
un proiettore collegato al touch screen
che ha permesso a tutti i partecipanti di
monitorare l’andamento della gara o addirittura intervenire in aiuto ai componenti della propria squadra.
Concentrazione, sana competizione, riflessi pronti sono stati sicuramente le
prime componenti da attivare durante
la gara, ma soprattutto l’unione di tante menti attive e dinamiche; che si chiami “brain training” o - nella variante italiana - “fisioterapia della mente”, la sostanza
non cambia: opportunamente stimolato,
il cervello umano può aumentare o rigenerare le proprie capacità cognitive.
Con il giusto allenamento il nostro cervello può espandersi e rigenerarsi esattamente come accade ai muscoli del corpo
con lo sport: ma se leggere, frequentare
altre persone e coltivare un hobby può
essere sufficiente per una mente giovane,
di fronte all’avanzare dell’età o a funzioni cognitive compromesse c’è bisogno di
un esercizio intensivo.
Per questo nascono i software di brain
training, programmi per computer strutturati alla stregua di veri e propri videogiochi, il cui fine è conservare le capacità
cerebrali, prevenendone il decadimento. Un ottimo esempio, in questo senso, arriva dal Politecnico di Torino, dove una start up guidata da un neurologo
ha messo a punto un software particolare già utilizzato con successo su anziani
e malati di Alzheimer, che a breve verrà
sperimentato anche sui ragazzi affetti da
disturbi dello spettro autistico.
Il principio in base al quale opera il programma è presto detto: “Nel cervello umano – spiega il medico – nascono
ogni giorno un milione di neuroni, che
però muoiono altrettanto velocemente se non vengono attivati con dei collegamenti sinaptici. Patologie come l’Alzheimer rendono questo processo più
difficoltoso, ma è comunque possibile
sollecitarlo con la stimolazione cognitiva: proprio per questo sono stati studiati
gli esercizi contenuti nel programma”. Finora, il programma è stato utilizzato soprattutto su pazienti con danneggiamento cognitivo medio: “si tratta di anziani al
primo stadio di demenza senile, o colpiti
da afasia, Parkinson o Alzheimer. Questi
ultimi sono anche stati inseriti in una sperimentazione con un gruppo di ragazzi
Down, che hanno finito per svolgere una
funzione di tutoraggio nei loro confronti:
in altre parole erano loro che monitoravano lo svolgimento degli esercizi”.
Lo staff medico dell’azienda afferma di
aver registrato un miglioramento cognitivo del 27% su un orizzonte di quattro
mesi: “in altre parole in quell’arco di tempo i pazienti si dimostrano più attenti, riescono a stabilire dei collegamenti che
non riuscivano a fare, e c’è un forte abbassamento dell’apatia e un incremento
della qualità dell’umore”.
L’influenza positiva di questo tipo di
software cognitivi potrebbe rivelarsi molto significativa per tutti quegli anziani che
cercano di mantenere il cervello in forma
man mano che invecchiano per cui intervenendo sugli stili di vita si può aiutare
a conservare le funzioni cognitive e, potenzialmente, a ridurre il declino cognitivo associato all’età. Per cui non ci resta
altro che giocare!
In viaggio con Michele
di Brunella Patelli, animatrice
A
nche quest’anno gli ospiti della Casa Residenza di Granarolo dell’Emilia sono stati coinvolti
nel raccontare una loro esperienza di viaggio. Come
già avvenuto nel precedente anno abbiamo infatti
partecipato al Premio di Narrativa “In viaggio con
Michele” indetto dall’A.S.D. Associazione Sportiva
Dilettantistica Team di Granarolo in collaborazione
col Comune e con il sostegno della Società Editrice
Minerva. La premiazione è avvenuta il 16 gennaio
presso la Biblioteca del Centro Servizi di Granarolo
col la partecipazione dei “nostri scrittori” che, tra gli
applausi dei numerosi intervenuti, sono stati premiati dal Sindaco con una targa personale e pasta Granarolo offerta dal Team dei Podisti. L’emozione era
tangibile e tanta la loro soddisfazione.
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Servizi
Uscita fuori porta fra le mura della Basilica di San Luca
di Barbara Cuoghi, coordinatrice
C
on un folto gruppo di nostri ospiti e di parenti, il 26
aprile, ci siamo recati alla Basilica di San Luca dove eravamo
attesi dalle Suorine dell’ordine di Maria Teresa di Calcutta,
sempre presenti nelle nostre
attività di preghiera in Struttura e che, assieme a noi, hanno
partecipato alla Santa Messa e
alla visita alla Sacra immagine
della Beata Vergine di San Luca ove ognuno si è soffermato in preghiera. È stata una gita
molto grdita agli ospiti perché
hanno ricordato luoghi a lo-
ro cari e che molti di loro, da
tempo, non avevano rivisto.
Ci hanno raccontato che per
loro, quando erano ragazzi, “andare a San Luca” andava oltre ad assistere alla Santa
Messa in Basilica ma era una
giornata di svago: c’era la salita
a piedi o in bicicletta fino alla Chiesa e poi, dopo la messa, la sosta nella piazzola dove si rimaneva in compagnia,
portando da casa qualcosa
da poter mangiare lassù mentre si ammirava dall’alto Bologna. La gita si è infatti conclu-
sa, non proprio con un pic-nic
come allora, ma con un pranzo al Ristorante da Vito in
compagnia con parenti e amici in un atmosfera di allegria
che accompagna ogni pasto.
Brindisi per i 100 anni
della signora Lina
I
l piacere di vivere è fatto di tante piccole cose… come poter augurare
buon compleanno a chi ha
vissuto un secolo!
Tanti auguri Lina.
Sabato 18 giugno in occasione della “Festa di Inizio Estate“ la Casa Residenza per
Anziani di Granarolo dell’E-
milia alle ore 19 ha avuto il
piacere di festeggiare assieme all’Assessore al Bilancio del Comune di Budrio,
Loretta Lambertini e all’Assessore alle Politiche Sociali
e Sanità, Giuliano Lenzi, la signora Lina Bardasi che ha festeggiato il suo centenario.
Visita al Museo della Civiltà Contadina
di Barbara Cuoghi, coordinatrice
N
ell’ambito dell’attività di reminescenza svolta nella Casa residenza
di Granarolo e in collaborazione con il
Comune di Granarolo è da tempo in
atto una raccolta di ricordi del passato
con i nostri ospiti. I loro racconti sono
inseriti nel sito:
www.cercanelcassetto.it
Il 22 di maggio presso il Museo della
Civiltà Contadina - Villa Smeraldi - di
San Marino di Bentivoglio si è svolto un
evento per mostrare al pubblico tutti i
racconti e foto dei nostri ospiti, esposti
40
su cartelloni, all’entrata di Villa Smeraldi.
L’emozione e la gratificazione per molti di loro è stata tanta nel vedere i loro
elaborati esposti al pubblico che si soffermava in lettura. L’evento ha previsto
una visita al Museo della Civiltà Contadina ed un concerto con il mezzo-soprano Monica Minarelli dell’Accademia
del Bel Canto Ensemble Musicale Evergreen. Sono intervenuti parenti, ospiti e
pubblico che, a conclusione dell’evento, si sono fermati al buffet offerto dalla
nostra Casa Residenza.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Antonio Ligabue
Arte e Psiche
STORIA DI UN CELEBRE ARTISTA “MATTO”
a cura di Gregorio Parlascino
adozione ad una famiglia svizzera che lo
denuncerà da subito per gli strani comportamenti. Sarà affidato a diversi istituti per ragazzi difficili, fino a sedici anni,
quando per atti di cattiva condotta, verrà definitivamente espulso.
A questo punto cominciano a susseguirsi una serie di violente crisi nervose che
lo porteranno per la prima volta ad essere ricoverato in un ospedale psichiatrico. È il 1919 quando la madre adottiva
ormai satura e indisposta ad ogni forma
di recupero, per eliminare ogni contatto
con Antonio, lo denuncerà facendolo arrestare. Così ammanettato viene instradato in Italia, e dal confine italo-svizzero condotto sino a Gualtieri, in Emilia
La storia dell’emarginazione è strettamente legata al rifiuto di ciò che viene
considerato diverso e per questo di difficile approccio. Gli strumenti che vengono adoperati sono la soppressione
della vita o l’annichilimento della personalità, e la storia di Antonio Ligabue, il
più celebre tra i pittori naif italiani, ne è
testimonianza.
La sua vita può essere paragonata ad un
germoglio che viene ripetutamente calpestato e con la stessa violenza dell’oltraggio subito rianimarsi, ribellarsi e diventare più forte di prima.
Ci costringe inevitabilmente a riflettere
su quanto molto spesso viene rifiutato
e che per ironia della sorte si rivela alla
fine indispensabile.
Infatti cancellare l’esistenza di Antonio
Ligabue sarebbe equivalso alla rinuncia
di una visione della vita pura, primitiva,
senza fronzoli, reale, disperatamente sublime e dannatamente dolorosa.
Antonio sapeva bene cos’era il dolore
che per lui aveva a che fare con il rifiuto.
Nacsce a Zurigo nel 1899 da un emigrante italiana di origini bellunesi e da
padre ignoto. Ben presto verrà dato in
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Romagna. Come una cometa arriva in
queste terre semplicemente per essere
stato riconosciuto all’anagrafe da Bonfigliolo Laccabue, gualtierino, che aveva
sposato la madre quando Antonio aveva
solo un anno. Per questi nutrirà sempre
un rancore profondo perché Antonio lo
riterrà responsabile dell’uxoricidio della
madre naturale e dei fratelli avvelenati
con dei funghi.
Nelle terre reggiane si fa conoscere presto, cominciano a chiamarlo “al Matt”, e
qui si compie il miracolo creativo: per
guadagnarsi da vivere dipinge in cambio di cibo, trovando consenso tra fatto-
ri, contadini e allevatori. Antonio restava
comunque “il matto” e per questo era
costretto a vivere da solo ed isolato, con
periodici internamenti in manicomio dove continuerà a dipingere sotto l’occhio
attento e curioso dei medici.
Nei sui dipinti si sussegue un mondo
in cui si specchia la campagna padana,
la collina coi i suoi borghi e i campanili, la vegetazione cespitosa che si genera in abbondanza lungo gli argini del
Po, gli ordinati filari di pioppi che ritmano la pianura che si perde a vista d’occhio nella foschia. Lo stupore coglie immediatamente perché ci si rende conto
che queste vedute non sono altro che
lo sfondo in cui si compie la dura legge
della vita: la legge del più forte. Tigri ruggenti e minacciose ti colgono improvvisamente nascoste tra i cespugli in una
terribile lotta col pitone.
Aquile inferocite planano ad ali spiegate
alla cattura di un serpente che si gode
un raggio di sole accovacciato inconsapevole su di un masso.
Una chiara metafora della vita e delle sue insidie, di un mondo apparentemente rassicurante ma improvvisamente sconvolgente. Un tormento che sarà
presente in tutti i suoi dipinti anche in
quello in cui semplicemente il fattore ara
i campi sfruttando la forza dei suoi buoi,
o quello in cui raffigura se stesso con
una mosca in fronte.
Questo discernimento esistenziale che
è distintivo degli artisti trova un connubio unico con il suo disagio mentale.
Struttura un processo creativo attraverso una ritualità quasi mistica: si traveste
da donna indossando lunghe e candide
vesti, fa scongiuri, si contorce, produce
versi animaleschi, cade in uno stato di disperazione, piange, mentre con occhiate
guardinghe si specchia alla tela fino ad
impugnare il pennello, e lentamente tra
mille esitazioni iniziare a dipingere.
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Arte e Psiche
Si racconta che per assomigliare ad un
aquila, il suo animale preferito, durante
uno dei suoi tanti ricoveri, picchiasse ripetutamente il setto nasale contro lo
spigolo di un pilastro.
Antonio è uno di quei rari casi di artisti
“matti” che videro riconosciuta in vita la
propria grandezza creativa. Non ancora cinquantenne critici e galleristi d’arte cominciano ad occuparsi di lui: vince
premi, fa mostre, vende tantissime opere, e una volta divenuto ricco comincia
ad assumerne i comportamenti: coltiva
la sua passione per le moto, acquista un
Il pensiero secondo Simone
La scelta di Blu
di Gianluca Laudicina, psicologo
di Simone Senarega
Vi presento Simone Senarega
(Famiglia di Nobili genovesi ai
tempi delle repubbliche marinare).
Simone nasce a Genova 38 anni fa,
cresce a Chiavari fino ai 18 anni.
Persi i genitori, a distanza di 15
giorni l’una dall’altro, per due mali
incurabili, decide di trasferire
ad Amsterdam il suo fardello di
sofferenza; qui conosce una ragazza
che viveva per strada e sceglie di
seguirla nel suo approccio alla vita.
Insieme peregrinano poi tra
Rotterdam, Utrecht, Parigi,
Marsiglia, Barcellona ed infine
Bologna, dedicandosi allo spaccio e
alla tossicodipendenza e vivendo in
case occupate.
A causa di un’aggressione
“vigliacca” ora si trova nella
condizione di disabile che, dopo
aver vissuto in alcune strutture
residenziali è approdato, di recente,
a Parco del Navile.
Pubblichiamo di seguito la sua
opinione su un tema che, negli ultimi
mesi, è stato lungamente dibattuto.
42
Dopo aver vissuto tanti anni per strada, mi sono ritrovato ad abitare in una
struttura, cambiando totalmente stile di
vita. Quindi non parlo per partito preso
ma so quello che sto per dire.
La vita di strada mi ha profondamente
segnato, influenzando le mie idee. È per
questo che ho scelto di parlarvi della vicenda di Blu.
Blu è un artista di strada di Bologna che
crede che l’arte sia patrimonio collettivo
e per questo ha sempre dipinto i muri
della sua città.
La vicenda che vede Blu protagonista mi
ha profondamente colpito per due motivi: perché appunto ho vissuto per anni
in strada e perché da qualche mese vivo
nel quartiere Navile.
Il 18 marzo 2016 è stata inaugurata a
Bologna la mostra “Street Art. Bansky &
Co. L’arte dello stato urbano” promossa
da Genus Bononiae con il sostegno della fondazione Carisbo. Di seguito Blu ha
deciso di cancellare le sue opere, sempre gratuitamente a disposizione di tutti,
dai muri della città.
Non capisco come abbiano potuto
osare staccare le opere di Blu dai muri, per mostrarle a pagamento e per di
auto nera con tanto di autista, si fa portare in lungo e in largo nel tentativo di
conquistare una donna, il suo più grande desiderio. Ma nonostante la notorietà resterà un uomo solo e disperato.
Nel 1961 a Roma viene rappresentata la
sua prima grande personale, questa mostra segna il suo definitivo successo come artista. Morirà qualche anno più tardi, il 27 maggio del 1965. Nel novembre
del 2010, a Milano, la casa d’aste Christie’s ha battuto un suo autoritratto a
152.000 € su una stima iniziale di 50.000
€. Ad aggiudicarsi la preziosa opera è
stato un collezionista privato che ha
chiesto di restare anonimo. Prima d’ora
nessuno aveva mai pagato una cifra simile per un dipinto di Antonio.
Testimonianze
più chiuse tra quattro mura, quando Blu
ha sempre messo le sue opere gratuitamente a disposizione di tutti.
A mio avviso, l’arte di strada, deve rimanere in strada. Credo che si tratti di un
chiaro esempio di mercificazione delle
opere di un artista.
Penso che per il volere di pochi, che
tentano di fare soldi sulle spalle del lavoro altrui, le strade di Bologna sono state
spogliate d’arte.
Perciò “peggio per tutti”.
Foto tratta dalla rete
Scoop 52 • GIUGNO 2016
CADIAI in cucina
Hai una ricetta che vuoi condividere con noi? Tua, della nonna, di un Paese lontano?
Scrivici ([email protected]) e saremo contenti di aggiungerla per creare un ricettario… cooperativo!
Sformato di zucchine di Camilla Zou
Una dieta equilibrata gioca un ruolo molto importante
nell’ambito delle buone abitudini da adottare per una
vita più sana. Cerchiamo di consumare regolarmente
i vari tipi di verdure, crude o cotte preferibilmente di
stagione, ma non tutti “ne vanno pazzi”, ad esempio i
bambini. Ecco un modo alternativo per proporre una
verdura di questa stagione: la zucchina.
Ingredienti:
• 1 kg di zucchine
• 1 cipolla media
• 4 uova
• una manciata abbondante di parmigiano
• alcune foglie di basilico
• 2 cucchiai di farina
• sale q.b.
per circa 15 minuti (devono asciugarsi un poco), salare,
spegnere il fornello e aggiungere il basilico.
Far intiepidire. In una ciotola sbattere le uova con un
pizzico di sale, il parmigiano, la farina; se le zucchine
sono abbastanza tiepide aggiungerle e mischiare.
Prendere uno stampo per ciambella da 24 cm imburrare
(se preferite potete usare l’olio d’oliva), cospargere con
un po’ di pane grattugiato e versatevi il tutto. Far cuocere
in forno a 180°C per circa 1 ora (deve diventare un
pochino dorato sopra). Far intiepidire, sformare ed ecco
il risultato decorato con i pomodorini!
Procedimento:
Tritare la cipolla, passare al robot da cucina le zucchine
con la lama che le fa a pezzetti (non a fili), mettere un filo
d’olio extravergine d’oliva in padella poi la cipolla tritata
fine, far appassire e aggiungere le zucchine, far cuocere
La rubrica dedicata ai suggerimenti di lettura è uno spazio a disposizione
di tutti. Chiunque volesse scrivere un commento o un’impressione su un libro
che si è apprezzato e che si vuol condividere con gli altri, può contattare la
redazione allo 051 7419001 o scrivendo a: [email protected]
FRANCESCO
BENEDETTO
BELFIORE
Elisabeth
Bolognese Editore
di Lisa Lambertini
Valerio è un ragazzo che vive il presente trattenendo a se ciò che sua madre,
morta quando lui era ancora ragazzino,
gli ha voluto risparmiare: la sua assenza.
E così il vuoto di Valerio è qualcosa da
colmare di dolcezza e lui la trasforma in
arte pasticciera. Come un pranzo di Babette, ogni sua creazione è un tripudio di
Liber Libero
emozione e passioni e chi la assaggia sente ciò che lui ha provato nel prepararla.
Poi l’amore per Elisabetta e finalmente
quel vuoto viene lenito, per poi divenire
una voragine senza fine e la sua più sublime creazione.
Un romanzo delicato seppur dalle mille essenze, per palati golosi di emozioni.
Lettere
I
familiari di Iolanda Tabellini ospite della Casa di Riposo di Granarolo Emilia, deceduta il 20
Gennaio scorso, desiderano esprimere la loro gratitudine a tutto la equipe medica, paramedica e a
tutto il personale della struttura,per la competenza
professionale e la presenza costante a supporto di
tutti noi, per tutti gli anni della degenza.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Pur nel dolore della perdita di una persona cara, ci
rasserena il sapere che e stata amorevolmente assistita fino al suo ultimo respiro. Rinnoviamo la nostra stima e un grazie immenso a
Barbara per quel rapporto di cordiale amicizia che
si e creato fra noi e che da senso alla vita.
La nuora e i nipoti.
43
Rubriche
Convenzioni in favore dei soci
ASSICOOP SICURA
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per i soci CADIAI e familiari conviventi. Condizioni di miglior favore e di
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Auto, polizze per la persona, la famiglia
e la casa, polizze vita e gestione del risparmio, Unisalute - piani di assistenza
sanitaria) e sui prodotti e servizi bancari UGF Banca (conti correnti, mutui,
prestiti personali). Per ulteriori informazioni contattare:
il Centro Servizi Telefonici UNIPOL
allo 051 2818888
o la consulente Assicoop
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al cell. 320 7858357
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Ottobre); sconto del 10% per gli ospiti
che soggiornano nei periodi di alta stagione (Luglio ed Agosto); i bambini al di
sotto dei 10 anni gratis.
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prestazioni termali. Sconto del 15% sui
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44
sono previste riduzioni.
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schema sotto
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dal 15% al 30%
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15 al 20%
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e-mail [email protected]
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previsto per tutti gli associati delle cooperative aderenti a Legacoop.
Scoop 52 • GIUGNO 2016
Rubriche
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna: n. 7703 del 18/10/2006
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
Comitato di Redazione:
Germana Grandi, Laura Zarlenga
Proprietario ed Editore:
CADIAI Cooperativa Sociale
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Direzione e Redazione:
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Tel 051 74 19 001
Fax 051 74 57 288
Coordinatrice di Redazione:
Giulia Casarini
Collaboratori:
Anna Chiara Achilli
Daniela Brunetti
Domenico Capizzi
Patrizia Cardellini
Annalisa Fabbri
Piera Franceschelli
Lisa Lambertini
Progetto grafico e impaginazione:
Natascha Sacchini, Giorgia Vezzani
Stampa:
Casma Tipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
1 EDITORIALE
2 IN COPERTINA
Uno, due, tre, quattro… cento passi!
6 ATTIVITÀ SOCIALE
Assemblea di Bilancio
7 CADIAI è su facebook!
8COOPERAZIONE
Verso il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo
9 PROGETTI INTERNAZIONALI
Abbbiamo vinto!
10SERVIZI
Che bello andare al cinema!
Una pioggia di coriandoli
11 Liberi dalla contenzione
12 Ho un diritto per capello
13 Il Nido d’Infanzia di Trebbo
ha un nome
copertinaScoop52_04.indd 2
Nel numero di marzo scorso
abbiamo erroneamente attribuito al dott.
Pierluigi Brunori la revisione annuale della
cooperativa che invece è stata effettuata
dalla dott.ssa Marilena Minarelli;
il dott. Brunori ci ha rilasciato
l’Attestazione di Avvenuta Revisione
in data 16/02/2016.
Federico Mantovani
Immacolata Massesio
Raffaele Montanarella
Veronica Ndy Nwoko
Gregorio Parlascino
Laura Piana
Maria Angela Piccinelli
Mihaiela Adina Romeghea
Laura Santi
Deborah Venturoli
Gloria Verricelli
Sommario
Errata corrige:
14 Arboreto Summer
15 Riciclo creativo al Nido “Giovannino”
16 Cucina che passione
18 Voci e volti del caffè San Biagio
20 La pianificazione anticipata
delle cure
21 Una giornata speciale
24 Corso di massaggio infantile
al Nido “Girotondo”
25 La mia esperienza di redattore
26 Dal caos all’ordine
28 Giochi senza barriere
29 Un logo per il “Centro Spazio dei suoni”
30 Una casa da vivere
32 Baule della memoria
34MuoviMenti
36 Autonomie @l centro
38Saltinmente
39 In viaggio con Michele
40 Uscita fuori porta fra le mura
della Basilica di San Luca
Brindisi per i 100 anni della signora Lina
Visita al Museo della Civiltà Contadina
Dono > Presto > Cerco
LA RETE DI CADIAI PER METTERE IN CONTATTO LE PERSONE E INCROCIARE I LORO BISOGNI.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della
cooperativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli
terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché
il bisogno di qualcuno può far ricordare ad altri di
avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la
disponibilità a prestarli o donarli.
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria
segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• Cristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del Sole”
di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana
(Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre
che vi si volessero aggregare.
Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei
servizi e riportate in una apposita pagina del sito:
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa
che mette in contatto le persone e le loro disponibilità ed esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o deposito degli oggetti: le persone si accordano autonomamente per le consegne.
I
ti
t
A
I
u
t
D
CA gura a ferie!
Au buone
41 ARTE E PSICHE
Antonio Ligabue
42TESTIMONIANZE
La scelta di Blu
43 CADIAI IN CUCINA
Sformato di zucchine
43 LIBER LIBERO
Elizabeth
43LETTERE
44RUBRICHE
Newsletter
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inserendo il tuo indirizzo nell’apposito spazio
della pagina principale del sito www.cadiai.it
18/07/16 11:33
Il trimestrale di CADIAI
Numero 52 • Giugno 2016
Riciclo creativo al
Nido “Giovannino”
Voci e volti dal
Caffè San Biagio
Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all’indirizzo [email protected]
o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna
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Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO
Autonomie al centro
“Parco del LungoReno”
Uno, due, tre, quattro…
cento passi!
18/07/16 11:33