Recuperiamo la lana: on e rifiuto speciale

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Recuperiamo la lana: on e rifiuto speciale
L'associazione guidata da Lucia
D'Amato promuove in sala Maier
una originale mostra-evento
Per la lavorazione si punta su Biella
Il Trentino ha 27mila pecore
e basterebbero 5 mila euro
per portare la lana al centro
di lavaggio e riportarla qui
Recuperiamo la lana:
on e rifiuto speciale
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La casa di feltro con il Cnr
per promuovere il riutilizzo
0ANIELE FERRARI
PERGINE - Recuperare e valorizzare la lana prodotta negli
allevamenti ovini della Valsugana e dei monti del Lagorai attraverso un nuovo progetto
promosso in Italia del Centro
nazionale delle ricerche (Cnr),
A tutto ciò punta l'associazione «La casa di feltro», guidata
da Lucia D'Amato e Linda Baldin,
da tempo impegnata nell'attività di sensibilizzazione e di recupero di una delle materie prime più antiche e nobili dell'artigianato umano (la lana e il suo
primo derivato, il feltro), e che
ha promosso in questi giorni a
Pergine la quinta edizione della mostra-evento in sala Maier
dal titolo «Tintarella di lana»
(aperta sino a venerdì).
«Oggi in Trentino si allevano
quasi 27 mila pecore, alcune di
pregiate razze locali (come la
Tingola in Val di Fiemme) spiega Lucia D'Amato - in Italia i capi sono circa 7 milioni e
la produzione di lana si aggira
sulle novemila tonnellate, spesso però ha valori economici
molto bassi e finisce per essere tratta come un rifiuto speciale e finire in discarica, o abbandonata illegalmente nei
campi (il ricavato della vendita spesso non copre i costi di
tosatura)». Per reagire a tutto
ciò, ribadendo il valore benefico, naturale e sostenibile di
molti capi in lana e feltro, l'associazione perginese ha stretto una sinergia con la «Libera
associazione pastori e malghesi del Lagorai», presieduta da
Laura Zanetti, e con il Cnr, per
sviluppare in Trentino un progetto di raccolta e trasformazione della lana. «Vorremmo
che una certa quantità di lana
venisse trasferita al centro di
raccolta della "Biella Wool
Company" o a Bergamo per essere lavata e predisposta per
il riutilizzo - precisano ancore
le feltrale perginesi -; ciò permetterebbe di aver un certo
quantitativo per la realizzazione di manufatti in feltro da parte di artigiani e associazioni locali. Servirebbe tuttavia una
somma minima (poco più di 5
mila euro) per il trasporto al
centro di raccolta, il lavaggio
ed il rientro in Trentino della
lana. Sino ad ora non abbiamo
trovato la giusta sensibilità negli enti interpellati ed anche gli
istituti di credito ci chiedono
sicure garanzie». Ora è stato
coinvolto il Cnr, che ha già sviluppato vari progetti sulla lana in ambito mediterraneo con
produttori e artigiani della Sardegna, Corsica, Toscana, Campania (dove si producono pannelli coibentanti per la bioedilizia di qualità e costi contenuti). «E importante avviare subito un'azione di recupero, prima che le filiere di lavorazione
ancora esistenti si estinguano
- ricordano alla "Casa di Feltro" citando le parole di Anto-
nio Raschi, direttore di ImbimetCnr - la lana da "rifiuto speciale" deve tornare a diventare
una risorsa ed un'occasione di
rilancio artigianale, puntando
sulla riscoperta dei prodotti
naturali e a chilometro zero».
Un progetto per valorizzare
una risorsa preziosa, sostenere produzioni e lavorazioni locali, ed evitare che la lana di
molte greggi (anche trentine)
venga ritirata da «astuti commercianti», spedita nei paesi
del Medioriente (Kazakistan)
per essere lavorata in modo
clandestino, prima di tornare
in Europa sotto forma di tappeti commercializzati dalle
grandi multinazionali.