Biografie dei botanici

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Biografie dei botanici
Biografie dei botanici
per la mostra “Volti e luoghi dei botanici”
Biblioteca dell’Orto botanico, Università di Padova
3 - 8 marzo 2008
PROSPERO ALPINO (1553 – 1617)
Nacque a Marostica; nel 1574 decise di studiare medicina all'Università di Padova, dove si
laureò nel 1578.
Iniziò la professione di medico a Camposampiero, ma nel 1580 il patrizio veneto Giorgio Emo,
nominato console a II Cairo in Egitto dalla Repubblica Veneta, lo volle con sé come medico
personale. In questo modo poté dedicarsi allo studio della botanica, suo interesse scientifico
prevalente. Trascorse tre anni in questo paese e, dalle pratiche di coltivazione della palma da
dattero, Alpino dedusse il concetto di differenza sessuale nelle piante, che in seguito fu
adottato come fondamento dal sistema di classificazione scientifica di Linneo. Nel 1590 tornò a
Venezia e nel 1593 ottenne la cattedra di lettura dei semplici all'Università di Padova.
Dal 1603 fu nominato prefetto dell'Orto Botanico e titolare anche della cattedra di ostensione
dei semplici (l'odierna farmacologia).
In botanica la sua opera più famosa fu il De Plantis Aegypti liber, di grande successo e ampia
diffusione con plurime edizioni e ristampe. Nel De Medicina Egyptiorum (Venezia, 1591) sono
contenute le prime considerazioni sulla pianta del caffè pubblicate in Europa.
Il genere Alpinia, della famiglia Zingiberaceae, gli venne dedicato da Linneo in suo onore.
ANTONIO BALDACCI (1867 – 1950)
Antonio Baldacci nacque a Bologna il 3 ottobre 1867.
Sviluppò assai precocemente un vivo interesse per la botanica dell'area balcanica dove andò,
per la prima volta, in occasione del viaggio in Montenegro compiuto a diciassette anni.
La Società geografica italiana, che già nel 1891 aveva affidato a Baldacci l'incarico per la
redazione di articoli da pubblicare sul proprio "Bollettino", dal 1894 (anno in cui egli divenne
membro ordinario) iniziò a sovvenzionarne le spedizioni scientifiche mediante sussidi
economici.
Nel 1902 fu coordinatore della "Prima missione scientifica italiana nel Montenegro".
Con il viaggio del 1904 si conclude l'epoca dei viaggi avventurosi e dei maggiori risultati da lui
ottenuti nel campo delle ricerche botaniche: le piante raccolte furono circa centomila, in parte di
specie e varietà allora sconosciute (tra cui la Wulfenia Baldaccii, il Verbascum Baldaccii Degen
e la Forsythia europaea Degen et Baldaccii, che da lui presero il nome), e numerosissimi
furono gli articoli pubblicati su riviste italiane ed internazionali.
Nel 1907 Baldacci ottenne la nomina a vice-direttore dell'Orto botanico e giardino coloniale di
Palermo.
Fu botanico, geografo, cultore di studi etnografici, politici e socio-economici in particolare
relativamente all'area balcanica (balcanologo), docente universitario di botanica (dal 1889) e di
geografia (dal 1901), di studi diplomatico-coloniali (1905-1907); collaboratore e consulente
scientifico di numerose riviste e di diversi enti ed istituti culturali.
ODOARDO BECCARI (1843 – 1920)
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Odoardo Beccari nacque a Firenze il 19 Novembre 1843.
Si iscrisse alla Facoltà di Scienze Naturali di Pisa dove si distinse per le sue capacità.
Appena laureato decise di effettuare una spedizione nel Ragiato di Sarawak, in Borneo, dove
rimase fino al Gennaio 1868, quando, colpito da elefantiasi, dovette tornare in Italia.
Ritornato a Firenze si dedicò allo studio delle sue raccolte botaniche e, a proprie spese, fondò il
“Nuovo Giornale Botanico Italiano”.
Nel 1870 Beccari si unì alla missione italiana inviata per l'acquisto della baia di Assab (Eritrea),
durante la quale condusse l'esplorazione del paese dei Bogos (Etiopia) per incarico avuto dalla
Reale Società Geografica Italiana, ritornandone con un ricco materiale scientifico.
Lo spirito d'avventura e il desiderio di scoprire nuovi luoghi non l'avevano abbandonato e nel
1871 partì per l'esplorazione della Nuova Guinea che si protrasse fino al 1876, dalla quale
tornò con più di 16.500 campioni di piante.
Non ancora pago di scoperte, alla fine del 1877, decise di partire alla volta dell'Australia e della
Nuova Zelanda e durante il viaggio di ritorno si recò nell'Isola di Sumatra. Questa visita gli
valse una delle scoperte botaniche più interessanti: una nuova Aracea, la più grande allora
nota, col nome di Conophallus titanum, poi riassegnato al genere Amorphophallus. Tutt'ora
l'Amorphophallus titanum presenta l'infiorescenza più alta del mondo.
Beccari lasciò Sumatra nel 1878 terminando così la sua vita di esploratore e cominciando a
tempo pieno quella di studioso, attività che continuò con passione fino alla sua morte, avvenuta
nel 1920.
Tra le tante doti che Odoardo Beccari possedeva vi era anche quella di essere un ottimo
disegnatore, capace di rappresentare piante, animali e paesaggi delle terre lontane.
Inoltre, per primo si fece costruire un apparecchio che gli consentisse di fotografare
agevolmente i difficili e ingombranti campioni essiccati delle Palme senza doverli mettere sotto
vetro, al fine di non danneggiare gli esemplari.
THOMAS WRENCH NAYLOR BECKETT (1838 – 1906)
Thomas Wrench Naylor Beckett visse a Ceylon (oggi Sri Lanka) lavorando come coltivatore di
té. Quando la sua piantagione fu attaccata da parassiti, la famiglia si trasferì in Nuova Zelanda
e, nel 1884, si stabilì a Fendalton. Lì Beckett lavorò come frutticoltore.
Botanico dilettante, Beckett era conosciuto negli ambienti scientifici di tutto il mondo. Membro
della Linnean Society e dell'Istituto filosofico di Canterbury, fece dell'esame di muschi e licheni
il suo “studio speciale e per tutta la vita” e, alla sua morte, ha lasciato un erbario molto
prezioso di muschi della Nuova Zelanda e stranieri.
Morì a Elbedde Feudalton, vicino a Christchurch (Nuova Zelanda).
PIERRE EDMOND BOISSIER (1810 - 1885)
Pierre Edmond Boissier nacque nel 1810 a Ginevra.
Il suo interesse per le Scienze Naturali, e la Botanica in particolare, si è sviluppato sotto
l'influenza di sua madre e di suo nonno: durante i loro soggiorni a Valeyres presso Orbe nel
cantone di Vaud iniziò le sue raccolte botaniche e imparò a riconoscere le diverse specie.
Un anno, durante le lezioni con il suo precettore, ottenne da suo padre il permesso di visitare il
Gran San Bernardo, montagna delle Alpi al confine tra Svizzera e Italia. Accompagnato da un
giardiniere di sua conoscenza intraprese a piedi questa escursione. Una volta arrivato sul colle
non resistette al desiderio di proseguire nella direzione del Moncenisio, arrivando fino a Torino.
Questo primo lungo viaggio e le molte escursioni nel Giura e nelle Alpi fecero nascere in lui la
voglia di viaggiare.
Un soggiorno a Parigi negli anni 1831 – 1832 lo mise in relazione con molti botanici: è
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probabile che in questa occasione abbia incontrato Philip Barker Webb, che aveva esplorato la
Spagna e alcune delle Isole Canarie. Questo incontro probabilmente lo invogliò a intraprendere
più tardi un proprio viaggio in Spagna.
Nel 1833 soggiornò sei mesi in Italia assieme a sua madre e sua sorella e dedicò il suo tempo
alla raccolta di piante.
Di ritorno a Ginevra nel 1836 si preparò per il desiderato viaggio in Spagna, che compì nel
1837.
É l'autore della Flora Orientalis e di Voyage botanique dans le mide de l'Espange pendant
l'année 1837, inoltre gli sono attribuite le descrizione di 6000 nuove specie.
ÉLISA-CAROLINE DESTRÉE-BOMMER (1832 – 1910)
Élisa Destrée nacque a Laeken il 19 Gennaio 1832.
Trascorse i suoi primi anni a percorrere liberamente il parco del castello reale, dove suo padre
si era stabilito per lavoro. Le nacque da questo l'amore per la natura nelle sue manifestazioni
più semplici, oltre alla passione per la musica.
Dopo aver conosciuto la fissità di una vita di studio, volle divenire una grande viaggiatrice come
Ida Pfeiffer.
A vent'anni iniziò gli studi di Botanica che molto l'appassionarono e che condusse con spirito
ponderato e metodico e con interesse per la verità e il metodo scientifico.
La sua determinazione la mise in risalto agli occhi del famoso botanico Jean-Edouard Bommer,
che sposò nel 1865.
Sotto la sua guida poté infine lasciare libero corso alle sue aspirazioni superiori: il marito infatti,
come lei, era profondamente penetrato dall'amore per la natura e la iniziò allo studio dei
differenti aspetti del mondo delle piante.
Si specializzarono in particolar modo nello studio micologico sul quale argomento pubblicarono
diverse importanti opere. Insieme a P.A. Saccardo studiarono, durante la spedizione in Belgio, i
funghi tipici di questa regione; studi pubblicati poi sotto il titolo di Fungi belgici.
Oltre che nello studio, eccelleva nella pittura dei fiori.
Uno dei suoi ultimi desideri, espresso poco prima di morire, fu quello di lasciare al Giardino
Botanico il superbo erbario micologico al quale aveva consacrato più di trent'anni della sua vita.
PIETRO BUBANI (1808 – 1888)
Pietro Bubani nacque a Bagnacavallo di Romagna nel 1808.
Nel 1831 partecipò ai moti insurrezionali contro il governo pontificio, ma, in seguito alla
successiva occupazione degli Austriaci, dovette andare esule in Toscana. E fu proprio a
Firenze che cominciò a studiare la botanica approfonditamente.
Venne poi scacciato da Firenze, salpando, nell’ottobre del 1836 per Marsiglia, per poi
raggiungere Montpellier. Là fu profondamente attratto dalle straordinarie ricchezze botaniche
della zona e dalle collezioni ivi presenti, nonché dalle importanti biblioteche.
Presso l’Università di Montpellier, Pietro Bubani seguì dunque i corsi di botanica per
approfondire ed accrescere le sue conoscenze specifiche sino a far dello studio di questa
scienza lo scopo della sua vita. A Montpellier si dedicò appassionatamente ai suoi studi, con
l’aiuto del Dunal che gli offriva la possibilità di accedere liberamente al Giardino botanico e al
Museo e gli metteva a disposizione materiali, lezioni ed esercitazioni pratiche.
Iniziò a nutrire un interesse particolare per la flora dei Pirenei, dove salì per la prima volta il 21
luglio 1836. Ripeté l’esplorazione l’anno seguente, scoprendo una straordinaria ricchezza
floristica.
Nel 1841 percorse i Pirenei occidentali: ampliò così la sua conoscenza della flora pirenaica e
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poté nel contempo averne un’idea sintetica mediante il confronto tra la parte mediterranea e
quella oceanica. Da questa comparazione sarebbe in seguito scaturita la suddivisione delle
regioni dei Pirenei: oceanica, mediterranea e alpina.
Nella zona francese dei Pirenei Cantabrici, egli notò una rilevante varietà di piante e segnalò la
presenza della Woodwardia radicans, il cui genere comprende grandi felci dell’Europa, dell’Asia
e dell’America settentrionale.
Nel 1845 iniziò il suo nuovo viaggio nei Pirenei aragonesi, compiendo alcune belle scoperte, fra
le quali quella, particolarmente importante, della Dioscorea pyrenaea, fatto che suscitò certa
incredulità negli ambienti scientifici. Lo scopritore, accanto al nome della pianta, appose
orgogliosamente il proprio; nella sua prefazione alla Flora pyrenaea egli dice che la Dioscorea
è la più singolare delle piante ritrovate in Europa, della cui esistenza nella regione pirenaica
molti studiosi avevano dubitato.
Riuscì, primo fra i naturalisti antichi e moderni, a completare l’intero percorso sui Monti Pirenei.
JOHANNES BURMAN (1706 – 1779)
Johannes Burman nacque ad Amsterdam il 26 Aprile 1706.
Suo zio, Pieter Burman fu un famoso filologo. Johannes divenne professore di botanica all'Orto
Botanico di Amsterdam nel 1738.
Nel 1738 – 1739 pubblicò il suo Rariorum Africanarum plantarum [Decades X]; l'anno
precedente lo stesso Linneo, ospite a casa di Burman, contribuì a perfezionare il Thesaurus
Zeylanicus.
Secondo Nissen, Burman disegnò 33 piante dal Codex Simon van der Stel, 34 dal Herbarium
Wit Segnanum e 92 dal Codex Witsenii.
Morì ad Amsterdam il 20 Gennaio 1779.
Le sue più importanti opere sono:
Herbarium Amboinense, plurimas complectens arbores, frutices, herbas..., réédition de
l’herbier de Georg Eberhard Rumphius (1628-1702) (Amsterdam, sei volumi, 1741-1750).
Plantarum Americanarum fasciculus primus (Amsterdam, 1755-1760).
Auctuarium (1755).
Vacendorfia (1757).
De ferrariae charactere (1757).
Flora malabarici (1769).
EMILIO CHIOVENDA (1871 – 1941)
Nato a Roma il 18 maggio 1871, Emilio Chiovenda si laureò in Scienze Naturali nel 1898. In un
primo momento concentrò il suo interesse sulla flora della Val d'Ossola, terra d'origine dei suoi
genitori, realizzando un erbario di oltre 20.000 campioni, oggi conservati presso il Dipartimento
di Biologia Evoluzionistica Sperimentale dell'Università di Bologna.
Nominato, sul finire del secolo, Conservatore dell'Erbario coloniale di Roma, nel 1909
intraprende un lungo viaggio in Eritrea ed Etiopia per studiare le piante di quei paesi, divenendo
una indiscussa autorità mondiale della flora dell'Africa Orientale. Per tali meriti Mussolini lo
volle insignire di un titolo nobiliare, che lui, appartenendo ad una famiglia di radicate convinzioni
antifasciste, rifiutò.
La sua maggiore propensione era però per il lavoro “a tavolino” sulle collezioni che gli
pervenivano, tanto che dovette effettuare modifiche tassonomiche alle specie da lui descritte,
lasciando inoltre alcuni misteri insoluti.
Nel 1915 lasciò Roma per trasferirsi a Firenze, dove era stato trasferito l'Erbario coloniale.
Nel 1926 viene nominato Professore ordinario di Botanica a Catania, ove dirige l'Orto botanico
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sino al 1929.
Nel 1930 è nominato preside della Facoltà di Scienze di Modena, ove risiedette per circa sei
anni, per poi concludere la sua carriera a Bologna come direttore dell'Istituto botanico e
Prefetto dell'Orto botanico di Bologna.
Nel 1937 fu l'unico autore italiano a collaborare alla stesura della monumentale opera di Alain
White e Boyd L. Sloane The Stapelieae: collaborazione tanto più prestigiosa se si considera
che ad essa contribuirono i più insigni esperti del tempo.
È stato membro della Società Botanica Italiana e dell' Accademia dei Lincei; Il suo nome,
inoltre, è commemorato nel genere Chiovendaea C. Spiegazzini.
PIERRE CHANOUX (1828 – 1909)
Pierre Chanoux nacque a Ronchas-Dessus, il 3 aprile 1828.
Assai presto, intesa la vocazione religiosa, fece comprendere ai suoi genitori che voleva
intraprendere la vita sacerdotale.
Appassionato di lettura e sempre alla ricerca di nuove emozioni s’impose sin dall’inizio una
severa regola di vita.
Antesignano dell’alpinismo valdostano formò, con Gorret, Carrel e Vescoz, il manipolo
pionieristico del Club Alpino Italiano, fondato da Quintino Sella nel 1863. Nel 1885 in una lettera
al direttore dell’Ordine Mauriziano esprimeva il desiderio di creare un giardino di
acclimatamento della flora alpina. Infatti, sotto l’egida del CAI, il progetto di creare un giardino
alpino fu propagandato ovunque: nacque così il progetto CHANOUSIA e nel 1897 il giardino fu
solennemente inaugurato diventando ben presto il più importante centro europeo di studio della
flora alpina.
Giuseppe Giacosa nel suo libro Novelle e paesi valdostani così scrive di Lui: ...al suo primo
giungere all’Ospizio, fuori del Messale sull’Altare e del libro dei passeggeri, non c’era, in tutta la
casa, traccia di carta stampata o manoscritta. Ora il suo studio ha le pareti raddoppiate di
scaffali”.
Pierre Chanoux si spense nell’Ospizio, che tanto amava, il 10 febbraio 1909.
RUGGERO de COBELLI (1838 – 1921)
Ruggero de Cobelli nacque a Rovereto il 5 aprile 1838.
Si laureò in Medicina all'Università di Padova nel 1862, dopo aver studiato per vari anni a
Vienna. Venne nominato Assistente alla Cattedra di Fisiologia nell'Università di Padova, e in
tale carica rimase fino al 1866.
Servì poi in qualità di medico nell'ospedale militare di S. Agostino.
Tornò a Rovereto nel 1866, dove venne inserito nella Commissione sanitaria dal Municipio, nel
timore di un'epidemia colerica.
Nello stesso anno, dopo aver condotto una serie di campagne di raccolta in tutto il territorio
della provincia di Trento, vi individuò ben 77 specie di Ortotteri, molte delle quali non sono più
state ritrovate, pur essendo molto abbondanti sul finire del XIX secolo.
Già dal 1855 era stato Socio attivo del Museo di Rovereto, dal 1869 al 1872 diresse gli
allevamenti sperimentali dei bachi da seta della Camera di Commercio e dell'Industria di
Rovereto e quelli della Società Agraria Roveretana del 1875 al 1881.
Fu nominato socio assieme al fratello Giovanni dell'Accademia degli Agiati di Rovereto e
dell'Accademia di Agricoltura, Arti e Commercio di Verona.
Nel 1878 fece parte del Comitato filiale per l'Esposizione di Parigi.
Per venticinque anni, assieme ad Emanuele Malfatti, monitorò temperatura, umidità, stato del
cielo, pioggia della Vallagarina, fornendo delle statistiche utilissime per l'agricoltura.
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Morì a Rovereto il 5 settembre del 1921.
ROBERTO de VISIANI (1800 – 1878)
Roberto de Visiani nacque a Sebenico (Dalmazia) il 9 Aprile 1800. Ebbe i suoi primi rudimenti
in patria da uno zio di Nicolò Tommaseo. Nel 1817 si iscrisse alla facoltà di medicina
all'Università di Padova dove si laureò nel 1822. Fu subito assunto come assistente dal Prof. G.
A. Bonato, titolare della cattedra di Botanica. Completata la sua preparazione scientifica in quel
ramo dove lo portavano le sue inclinazioni naturali tornò in Dalmazia ad esercitarvi la
professione medica. Durante quegli anni percorse in lungo e in largo la Dalmazia per
raccogliervi materiale botanico; queste visite proseguirono in seguito e si aggiunsero ai viaggi a
scopo scientifico in varie capitali d'Europa. Quando il Bonato fu collocato a riposo, il de Visiani
fu nominato professore ordinario e direttore dell'Orto Botanico di Padova. Entrò in attiva
corrispondenza con moltissimi botanici del tempo (come fa fede il suo epistolario che si
conserva nell'archivio dell'Orto). La sua opera è vasta e complessa, a partire dalla Flora
Dalmatica che sviluppò nell'arco di trent'anni. Studiò la storia dell'Orto attingendo le notizie agli
archivi e alle fonti originali, dimostrando la feconda attività dei Prefetti che l'avevano preceduto.
Fu attivo anche lui nell'introduzione di nuove specie, anche rare, di cui pubblica studi e
memorie. Morì a Padova il 4 Maggio 1878.
Alcune opere di argomento storico furono:
Dell'origine ed anzianità dell'Orto Botanico di Padova, 1839; Di alcune piante storiche del
Giardino di Padova. Cenni critici, 1856; Illustrazione delle piante nuove o rare dell'Orto
Botanico di Padova, 1841.
ANTONIO FIGARI-BEY (1804 – 1870)
Fu allievo di Domenico Viviani, al quale nel 1830 inviò alcune piante africane che egli pubblicò
in Plantarum Aegyptiarum Decades IV.
Nel 1843 annunciò, in una lettera al principe Leopoldo II, l'imminente invio di un cospicuo
erbario di piante dell'Egitto e dell'Etiopia. Per vent'anni infatti era rimasto in Egitto, dove aveva
rivestito importanti cariche statali. Guidò l'esplorazione lungo la Valle del Nilo fino allo Uadi
Sennar, dove scoprì importanti risorse minerarie. Insegnò Chimica, Medicina e Botanica nella
scuola di medicina del Cairo.
Percorse tutto l'Egitto descrivendone la distribuzione geografica delle piante: da questo studio
derivò la suddivisione della flora indigena in quattro regioni.
Estese le sue ricerche anche alla regione del Darfur e a quelle limitrofe, comparandone la flora
con quella egizia.
RENATO PAMPANINI (1875 – 1949)
Nato a Valdobbiadene (TV) nel 1875, Renato Pampanini sviluppò l'interesse per la natura e le
piante lavorando già da giovanissimo nelle campagne del Trevigiano, dove si era trasferito con
la famiglia per rimettersi dopo aver contratto il tifo.
Sotto la guida della madre, coltissima e intelligente, faceva collezione di erbe ed insetti,
disegnando e dipingendo dal vivo sia le piante che gli animali.
Studiò su consiglio di Pier Andrea Saccardo, amico di famiglia, nelle Università di Friburgo,
Losanna e Ginevra, laureandosi a Friburgo con l'insegnamento di Chodat. Molto apprezzata fu
la sua tesi di laurea sulla fitogeografia delle Alpi orientali. Si dedicò in seguito ad opere di
carattere più squisitamente sistematico e floristico, interessandosi alle piante della sua regione
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ed in particolare al territorio del Cadore nel quale era nato e del quale era profondamente
innamorato.
Nel 1904 fu assunto all'Istituto Botanico di Firenze, dove rimase circa trent'anni, passati in
un'intensa attività di ricerche e di studio.
Nel 1913 e nel 1933 condusse due fruttuose campagne botaniche nell'Africa Settentrionale,
che portarono alla realizzazione del repertorio delle Plantae Tripolitanae e al Prodromo della
Flora Cireanica; compì inoltre studi sulla flora dell'Egitto, della Somalia, del Caracorum e della
Cina: di quest'ultima arrivò ad identificare ben 1109 entità.
Passò nel 1933 alla Cattedra di Botanica dell'Università di Cagliari, riordinando completamente
l'Istituto e dotandolo di un'adeguata biblioteca.
Si spense a Torino nel 1949, mentre stava portando gli ultimi ritocchi ad alcune opere
importanti, fra cui la sua monumentale Flora del Cadore.
JOSEPH PITTON de TOURNEFORT (1656 – 1708)
Joseph Pitton de Tournefort nacque ad Aix-en-Provence nel 1656.
Intraprese gli studi di medicina a Montpellier. Nel 1681, trascorse un anno nei Pirenei per
studiarvi la flora. L'erbario che vi costituì era così ricco che Guy-Crescent Fagon (1638-1718) lo
chiamò a Parigi per affidargli la sua cattedra di botanica al Jardin des plantes (1683). I suoi
corsi erano celebri e attiravano numerosi spettatori, anche dall'estero. Nel 1698 fece conoscere
la flora parigina pubblicando il libro dal titolo Histoire des plantes qui naissent aux environs de
Paris.
Su ordine del Re, partì alla ricerca di erbe nei Pirenei dove raccolse numerose specie. Tra il
1700 e il 1702, Tournefort viaggiò nelle isole greche: Creta e Cicladi. Visitò in seguito
Costantinopoli, le coste del mar Nero, l'Armenia e la Georgia. Raccolse piante e annotò
numerose osservazioni. In Grecia, tentò di ritrovare le piante descritte da Dioscoride ma ne
riconobbe solo 400 circa.
Entrò nel 1691 all'Accademia delle scienze. Solo nel 1694 fece pubblicare la sua prima opera
di botanica, Éléments de botanique, con 435 disegni di Aubriet.
La sua principale opera botanica è Institutiones rei herbariae (1700), traduzione della
precedente in latino ad opera dello stesso Tournefort , dove egli classifica le piante seguendo
la forma delle loro corolle, ma, più importante ancora, fa una chiara distinzione tra genere e
specie, preparando così il terreno a Carl von Linné.
Nelle sue numerose opere descrisse ben 11.201 specie diverse.
Fu vittima di un incidente a Parigi nella via che porta il suo nome.
Carl von Linné gli dedicò un genere della famiglia delle Boraginaceae: Tournefortia.
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