Il progetto pilota “Classe bilingue tedesco – italiano”

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Il progetto pilota “Classe bilingue tedesco – italiano”
Il progetto pilota “Classe bilingue tedesco – italiano”
alla scuola elementare “Innere Stadt” di Innsbruck
Saverio Carpentieri, Leopold-Franzens-Universität Innsbruck – Pädagogische Akademie
des Bundes in Tirol, [email protected]
Abstract
La regione del Tirolo rappresenta per la sua posizione geograca un punto di passaggio ed incontro
privilegiato tra la cultura mediterranea e il modello di vita mitteleuropeo.
In un’ottica estesa agli incontri transnazionali sono stati realizzati molti progetti ed attività a diversi
livelli, tra l’altro nel campo della cooperazione scolastica.
La realizzazione di una classe bilingue nell’ambito della scuola primaria a Innsbruck e a Trento è un
ampliamento e un completamento del lavoro di cooperazione internazionale n qui realizzato.
Con il suddetto intervento si vuole presentare il progetto “Classe bilingue” a Innsbruck, come esempio
di prima promozione mirata delle competenze comunicative del bambino nell’ambito delle lingue (tedesco/
italiano).
Questo modello si basa sull’idea di integrare una seconda lingua come lingua di lavoro nella lezione,
con la nalità di sviluppare processi di apprendimento nell’ambito dell’acquisizione della capacità orale e
scritta, in considerazione della realtà bilingue dei bambini.
Il punto centrale di questo progetto è costituito dall’intreccio di diversi e innovativi metodi didattici
che garantiscono la differenziazione all’interno dell’unità scolastica.
1.
Introduzione
„Younger = better in the long run“ (Singleton 2001: 2)
„Il bambino si trova in un periodo di creazione ed espansione e basta solo aprirgli la porta.“
(Montessori 1966: 146)
Ho scelto queste due brevissime citazioni di David Singleton e di Maria Montessori per
introdurre il mio intervento, che si basa sull’osservazione del lavoro svolto nell’ambito del
progetto “Classe bilingue Tedesco/Italiano” svoltosi a Innsbruck nell’anno scolastico 2005-06. In
esse sono racchiusi due elementi importanti dell’argomento che affronterò nella mia relazione:
l’importanza dell’educazione linguistica precoce e l’approccio didattico personalizzato
al bambino, una miscela che si è rivelata particolarmente feconda e produttiva in questo
esperimento scolastico.
1.1
I preliminari
La sperimentazione di Innsbruck, nata come esperienza gemella ad analoga esperienza a Trento,
è inserita nei rapporti di collaborazione internazionale Italia-Austria ed è sostenuta da uno
specico protocollo di intesa fra il Land Tirolo e la Provincia Autonoma di Trento.
Gli obiettivi di questo progetto sono fondamentalmente:
- la realizzazione di una rete formativa sovraregionale,
- lo sviluppo di una dimensione multilingue che possa contribuire a un rapporto di conoscenza
e collaborazione sempre più stretto tra le due regioni,
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lo sviluppo precoce dei processi formativi e delle capacità del bambino in ambito educativolinguistico,
- la volontà di tenere viva nelle famiglie con cultura bilingue questa dimensione anche in
ambito scolastico.
Come lavoro preliminare alla formazione della classe bilingue a Innsbruck è stata effettuata
nel mese di febbraio del 2005 una prima selezione di tipo linguistico.
I bambini interessati a iscriversi a questo tipo di classe sono stati sottoposti ad un colloquiotest mirato a valutare il livello di competenza linguistica attiva e passiva in italiano. Questo test
è stato effettuato dalle insegnanti Dorothea Carpentieri e Marlene Zandanel e ha rappresentato
una preselezione valida per la successiva iscrizione. Ha fatto seguito una serata informativa,
svoltasi nel mese di giugno 2005, alla quale hanno partecipato i genitori, le insegnanti e la
direttrice della scuola “VS Innere Stadt” Eva Nora Hosp.
Il progetto è partito a tutti gli effetti con l’inizio dell’anno scolastico 2005 - 06.
La classe era composta inizialmente da quattordici alunni. A questi si sono aggiunti altri
quattro alunni nel corso dell’anno scolastico. Tredici bambini di questo gruppo sono bilingui (sei
tedesco-italiano, tre italiano-tedesco, uno tedesco-inglese, uno tedesco-francese e due tedescospagnolo) e cinque hanno invece per vari motivi delle preconoscenze. Il team di gestione della
classe è composto dalle insegnanti di lingua tedesca Carpentieri e Zandanel e dall’insegnante
di madrelingua italiana De Carli. L’incarico previsto per la lingua tedesca comprende ventidue
ore, tenute dalle due insegnanti di lingua tedesca (undici ore per insegnante). L’insegnante De
Carli, che dipende invece dal punto di vista contrattuale dalla provincia di Trento, ha anch’essa
un incarico di undici ore per la classe bilingue.
2
Le basi didattico-metodologiche
Le basi del lavoro didattico da svolgere in classe e il programma didattico generale sono
stati elaborati dalla commissione mista italo-austriaca, composta da esperti delle rispettive
istituzioni scolastiche. La programmazione a lungo termine e la programmazione settimanale
sono state effettuate dalle insegnanti della classe, in collaborazione con la direttrice Eva Nora
Hosp e hanno rappresentato un momento fondamentale di confronto per l’evoluzione pratica
del progetto e per avere un riscontro sulle attività svolte no a quel momento. Hanno avuto
inoltre luogo durante l’anno periodici incontri di verica e confronto con il gruppo operativo
della scuola trentina, nell’ottica di una didattica basata su argomenti e obiettivi comuni.
Per il prossimo anno scolastico è prevista una consulenza pedagogica e linguistica sistematica
del progetto in corso.
2.1
L’immersione linguistica
Da questo punto di vista il programma educativo è stato realizzato secondo il modello
dell’”immersione parziale”1, nel senso che i contenuti disciplinari affrontati sono stati sviluppati
in parte nella lingua dell’allievo e in parte nella lingua veicolare.
1
“I programmi di insegnamento in immersione hanno avuto un enorme successo in Canada. Il sostegno delle autorità
educative e il coinvolgimento dei genitori costituiscono dei fattori importanti di successo. Questi progetti hanno dato
il via a numerose ricerche interessanti, soprattutto dal punto di vista didattico. [...]
L’organizzazione di un insegnamento in immersione presenta numerose modalità. L’immersione è considerata come
precoce o tardiva, a seconda dell’età dei bambini ai quali si rivolge. Può essere totale se tutto il programma di studi è
insegnato nella lingua detta veicolare o parziale se quest’ultima è usata come lingua di insegnamento solo per alcune
materie. Queste diverse modalità rispondono alla ricchezza di contesti linguistici ed educativi e alle aspirazioni e agli
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Essi non hanno inoltre determinato la scelta del codice verbale; si è preferito scegliere la
soluzione “una persona – una lingua” al posto di “una situazione – una lingua”. Ciò ha permesso
di creare una situazione di passaggio più spontanea da una lingua all’altra; le insegnanti hanno
costantemente usato uno dei due codici verbali, ma non hanno obbligato l’uno o l’altro alunno
ad una scelta. Si è cercato di creare un passaggio naturale da un codice all’altro a seconda
dell’interlocutore. Le insegnanti austriache hanno usato la lingua tedesca come lingua di
lavoro e l’insegnante italiana la sua lingua madre, a parte casi assolutamente eccezionali, in
cui l’alunno dava segni di assoluta mancanza di comprensione o si mostrava particolarmente
demotivato.
Le insegnanti austriache hanno utilizzato inoltre l’italiano per comunicare con l’insegnante
italiana in presenza dei bambini/alunni.
2.2
Lo sviluppo dell’attenzione
L’altro criterio fondamentale sul quale si è basata la lezione è costituito dal metodo
d’insegnamento Offenes Lernen – Freiarbeit, sulla base della pedagogia di Maria Montessori.
L’obiettivo didattico è di creare un ambiente rassicurante e propositivo, in cui favorire
l’esperienza diretta e personale del bambino e lo sviluppo delle competenze individuali.
In un’ambiente preparato ad hoc per le varie attività i bambini hanno potuto fare esperienza di
materiali concreti per l’apprendimento, in gran parte basati sulla pedagogia montessoriana.
I materiali sono stati sistemati secondo un ordine preciso a seconda della materia, su
scaffali aperti, ai quali è possibile avere liberamente accesso. I bambini hanno la possibilità di
prendere i materiali e di lavorare con o senza aiuto dell’insegnante per poi rimetterli a posto,
dopo averli usati. Anche il problema di eventuali errori durante le esercitazioni è stato risolto
con la possibilità dell’autocontrollo, e, se questo non era possibile, con l’intervento diretto di
un’insegnante.
Un principio fondamentale del lavoro individuale e libero è stata la scelta assolutamente
autonoma dei materiali da parte dei bambini, per consentire un approccio adeguato alle
esigenze del singolo livello di sviluppo.
Questa scelta è stata naturalmente monitorata dalle insegnanti, attraverso chiare regole e
limiti. Le insegnanti si sono anche occupate di preparare i vari materiali di lavoro, di controllare
la funzionalità degli ambienti e di osservare il comportamento degli alunni durante il lavoro
libero per constatare eventuali progressi o problemi nelle differenti fasi.
Lo scopo di questo tipo particolare di tecnica lavorativa è lo sviluppo di una polarizzazione
dell’attenzione nel bambino, cioè di un miglioramento della concentrazione nelle varie
attività.
Questa forma di lavoro ha avuto luogo nel primo anno scolastico in media con un ritmo di
due unità al giorno, normalmente nelle prime due ore di lezione, ed è stata seguita da una fase
di riessione sul lavoro fatto.
obiettivi diversi degli alunni, dei genitori e delle autorità educative.” “Eurydice, la rete di informazione sull’istruzione
in Europa” 2006.
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2.3
Il processo di alfabetizzazione e l’insegnamento curricolare della lingua
Il processo di alfabetizzazione ha avuto luogo nel primo anno solamente in tedesco (a parte dei
casi singoli). Per la lingua italiana si prevede di cominciare con l’inizio del secondo anno, in
modo da minimizzare il problema delle interferenze.
Le tecniche usate per procedere nell’alfabetizzazione sono:
- il metodo Reichen della “lettura attraverso la scrittura”2, basato sull’apprendimento
autonomo delle lettere e delle parole e su una successiva fase di produzione,
- alcuni strumenti specici della pedagogia montessoriana.
In particolare per il secondo metodo sono stati usati materiali per migliorare la fase di
prescrittura: le “lettere smerigliate” per tastare la forma delle lettere, la “cassa dei caratteri
tipograci” per scrivere, la “Sandwanne” per leggere e per dei primi lavori di approccio alla
tipologia delle parole.
Le ore di lingua si sono svolte sulla base di un approccio comunicativo in cui si è cominciato a
parlare “agendo”, facendo esperienza della vita sociale e imparando a riferire adeguatamente
la lingua alle cose, alle azioni, ai fenomeni che accadono nel gruppo. Parlare agendo con gli
altri, osservando ed imitando gli altri.
Si è applicato un metodo didattico in cui non ha importanza la descrizione delle azioni, ma
la produzione e la partecipazione alle stesse.
Attraverso delle piccole rappresentazioni teatrali, canzoni e diversi materiali proposti
per il “learning by doing”3 si sono accompagnati i bambini nell’approccio alle prime forme
comunicative della seconda lingua.
Nel secondo semestre dell’anno scolastico l’insegnante d’italiano ha cominciato a
sperimentare una versione ad hoc della tabella di Reichen, con la quale si sono approfondite
le particolarità fonetiche dell’italiano. La tabella è stata poi messa a disposizione di tutti i
bambini che volontariamente volevano esercitarsi con essa.
Per bilanciare i diversi livelli di capacità linguistica si è pensato anche di dividere in alcuni
momenti della giornata la classe per effettuare delle unità mirate e differenziate. Di frequente
l’insegnante italiana ha lavorato con metà della classe (il gruppo bilingue) e l’insegnante
austriaca con l’altra metà. Alla ne i gruppi si sono scambiati. Ciò ha giovato molto alla fase
di assimilazione dei concetti e alla realizzazione di attività in cui il piccolo gruppo si prestava
meglio alla singola attività.
L’insegnante d’italiano si è inserita spesso nelle unità didattiche in compresenza, metodo
attraverso il quale ha potuto concentrarsi su un lavoro incrementale di piccoli gruppi o singoli
(giochi di lingua, esercizi di lingua al PC ecc.).
Anche in altre materie come educazione tecnica, musica o disegno la compresenza
dell’insegnante d’italiano ha portato ad un apprendimento della lingua indotto attraverso il
fare.
Lo scopo del lavoro nella seconda lingua non è mai stato quello di un raggiungimento di un
livello omogeneo per tutta la classe, bensì un accompagnamento individuale nella scoperta
delle varie forme comunicative, attuato per i singoli bambini. Ciò ha fornito la possibilità a tutti
2
3
Per una prima conoscenza di questo metodo è fondamentale la consultazione di Reichen (2004)
A proposito di questa tecnica applicata alla lezione di lingua è utile la consultazione di Schifer (1998)
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i bambini presenti in questa classe di imparare reciprocamente e di trarre protto da questa
forma d’insegnamento.
Fondamentale è stato anche nel corso dell’anno scolastico il principio della interdisciplinarietà
tra le varie materie, tramite il quale si è potuto lavorare su campi tematici in modo
particolarmente approfondito.
3
Primo bilancio e prospettive
Gli esiti del progetto sono stati valutati nora osservando innanzitutto i comportamenti in
campo verbale-linguistico dei bambini e analizzando la disponibilità degli stessi ad interagire in
ambito comunicativo. Si sono potuti constatare una volontà e un entusiasmo in assenza di ogni
pregiudizio e un forte interesse all’interazione verbale in tutte e due le lingue.
Si è potuto vericare inoltre, attraverso una serie di interviste alle insegnanti e ai genitori,
che l’esperimento non ha creato forme di interferenze tra le due lingue o ritardi nel processo
di alfabetizzazione o di sviluppo intellettivo in generale. Fondamentale inoltre è il progressivo
sviluppo della dimensione interculturale, vericatosi sia in classe, ma anche al di fuori di essa,
attraverso occasioni concrete di incontro con la scuola gemella di Trento.
I progressi linguistici sono stati misurati durante l’anno scolastico sulla base di uno specico
questionario alternativo di valutazione, tramite il quale è stato possibile monitorare in modo
preciso la situazione di ogni alunno.
Per quanto riguarda il futuro, le prospettive più concrete puntano all’attività a breve
termine da svolgere in classe, i cui obietttivi sono l’alfabetizzazione completa in entrambe le
lingue entro la ne del secondo anno scolastico ed un’espansione delle competenze linguistiche
in ambito curricolare. Molto importante sarà anche un ampliamento dei contatti con la scuola
partner di Trento e un ulteriore coinvolgimento delle famiglie. Sono in programma per l’anno
scolastico 2006-07 progetti didattici specici in collaborazione con la scuola partner italiana, in
particolare nell’ambito delle materie scientiche.
4
Conclusioni
Alla luce dell’analisi effettuata sul lavoro svolto si può affermare che l’esperimento che si
sta svolgendo in Tirolo e in Trentino indica una nuova e reale possibilità educativa in ambito
scolastico; un processo in cui la diversità delle lingue presenti nell’ambiente rappresenta una
base di lancio per l’ampliamento di altre capacità comunicative.
Alla luce di questa premessa è possibile qualicare il processo di istruzione come un vero
e proprio cammino basato sulla varietà di lingue e di culture, nell’ottica di una società futura
che lascia intravedere una sempre maggiore presenza di contesti in cui la diversità culturale
rappresenterà la dimensione abituale.
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