Diapositiva 1 - FLI Piemonte

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Diapositiva 1 - FLI Piemonte
XLVI Congresso Sifel
Giornata europea della Logopedia
L1 o L2 nella gestione del
bambino logopatico bilingue?
Il Multilinguismo: per tutte
le lingue del Mondo
Milano, 28 giugno 2012
Torino, 8 marzo 2014
Multilinguismo e Logopedia:
un’esperienza in Piemonte
Giulia Gintoli
in collaborazione con Irene Vernero
I BAMBINI BILINGUE –
MULTILINGUE--PLURILINGUE...
MULTILINGUE
...sono un gruppo estremamente eterogeneo. Si definisce:


“bilingue” chi
«acquisisce abilità
comunicative in più di
una lingua [...]
indipendentemente dal
grado di competenza
delle lingue comprese o
utilizzate»;
(Royal College of Speech and Language
Therapists, 2006)
“bilinguismo simultaneo”, quando
l’esposizione alle due lingue è
avvenuta sin dalla nascita;


“bilinguismo sequenziale”, quando
l’esposizione alla L2 è
avvenuta dopo che la L1
«si è già sviluppata».

(IALP, 2011)
NEI BAMBINI BILINGUE E IN QUELLI
MONOLINGUE...
MONOLINGUE
...
...i meccanismi di apprendimento fondamentali della
lingua sono simili, così come le grandi tappe di
acquisizione del linguaggio. Le differenze sussistono
invece nella «microstruttura dell’acquisizione».
(Werker, Byers-Heinlein K. e Fennell, 2009)
©2009 by The Royal Society
ATTUALMENTE IN ITALIA...
...ci sono più di 930.000 minori residenti stranieri o di
origine straniera, figli di coppie di recente immigrazione.

(ISTAT, 2010)

Questi rappresentano
Presso queste famiglie
la stragrande maggioranza
dei bambini bilingue che
accedono ai Servizi
Sanitari.
l’incidenza di forme di
disagio economico e
sociale è altissima.
Questo fenomeno è relativamente recente per cui
mancano ancora gli strumenti culturali, le competenze, i materiali
(di valutazione e trattamento) perché i logopedisti possano
affrontare al meglio le problematiche dei piccoli bilingue in Italia.
I BAMBINI BILINGUE
BILINGUE...
...
L’appartenenza ad un gruppo di
minoranza impoverisce spesso le
disponibilità sia umane che
materiali da investire nel progetto
di intervento, influenzando
negativamente gli outcome.
...possono
essere membri di
gruppi sociali di
maggioranza o
di minoranza,
che differiscono tra di
loro non solo per i numeri,
ma anche per lo status
sociale, il potere socioeconomico ed il supporto
istituzionale alla lingua.
Bisogna saper distinguere,
dunque, quali siano le
problematiche proprie del
bilinguismo in quanto tale e quali
quelle legate all’appartenenza
sociale.
LE LINGUE MATERNE DEI PICCOLI
BILINGUE IN ITALIA...
sono lingue tonali
(mandarino, wu,
xianghausa, yoruba,
igbo);
hanno una struttura
sintattica
prevalentemente
SOV (cingalese,
hindi, quechua) o
VSO (arabo e
tagalog);
...sono molto differenti
tra di loro non solo dal
punto di vista lessicale, ma
anche fonologico e
morfosintattico. A
differenza dell’italiano,
alcune di queste:
sono lingue isolanti
(cinese, vietnamita,
yoruba); agglutinanti
(swahili, lingue
dravidiche);
Anche tutti gli aspetti pragmalinguistici
sono multiformi quanto sono multiformi
le culture immigrate.
non hanno una
tradizione scritta;
vengono affiancate
dalla conoscenza
precoce di una
terza lingua (una
parte consistente
dei bambini
magrebini e cinesi
studiano l’arabo
classico e il
mandarino
standard, sia orale
che scritto).
LE LINGUE DELLE VENTI NAZIONALITÀ
PIÙ PRESENTI IN ITALIA:
lingue romanze: dacorumeno
(rumeni e moldavi), aromeno
(macedoni), castigliano
(ecuadoregni e peruviani);
lingue slave orientali, occidentali
e meridionali: ucraino, polacco,
serbo e macedone;
lingue indoarie: hindi, urdu e
punjabi (indiani e pakistani),
singalese e bengalese;
lingue cinesi: mandarino, wu e
xiang;
lingue austronesiane e
dravidiche: tagalog e tamil (tamil
singalesi);
lingue semitiche o camitosemitiche: arabo marocchino,
tunisino ed egiziano e tamazight
marocchino;
lingue niger-kordofaniane e
ciadiche: wolof (senegalesi),
yoruba, igbo e hausa (nigeriani);
altre lingue indoeuropee:
albanese e nigerian pidgin english
(nigeriani);
lingue native americane: quechua
e aymara (peruviani ed
ecuadoregni).
LA LOGOPEDIA ITALIANA
ITALIANA...
...
...deve saper affrontare la sfida legata alla presenza di piccoli pazienti
dalla madre lingua diversa dalla nostra,
abbandonando «l’approccio di “assimilazione forzata” al
trattamento standard per pazienti monolingue».
(Campo e Vernero, 2010)
fonti
indicazioni delle istituzioni
logopediche internazionali.
esperienza di quei Paesi
dove il multilinguismo è
un fenomeno radicato
(Usa, Australia, Belgio,
Finlandia, Sudafrica).
Valutazione critica tenendo conto della specificità sociali dei piccoli
bilingui in Italia, delle peculiarità organizzative e della disponibilità di
risorse (materiali ed umane) della Logopedia italiana.
IL LOGOPEDISTA CHE LAVORA CON I
BAMBINI BILINGUE
BILINGUE...
...
...secondo le raccomandazioni dello Ialp dovrebbe avere un’ottima
fluenza sia in L1 che in L2. Quando questo non è possibile si può
ricorrere ad un mediatore culturale che abbia ricevuto una
formazione specifica per lavorare con i logopedisti. (IALP, 2011)
In particolare il
mediatore dovrebbe
essere preparato:
riguardo agli scopi, agli
obiettivi e le procedure dei test
e dei metodi terapeutici.
al controllo dei cues per non
falsare la somministrazione
dei test.
Anche i logopedisti dovrebbero essere
preparati alle peculiarità del lavoro con
i mediatori e dovrebbero adattare i
tempi delle sedute.
Bisognerebbe evitare di chiedere ai familiari di tradurre, in particolare mai ai bambini.
LAVORANDO CON LE FAMIGLIE
STRANIERE...
STRANIERE
...
...bisogna saper tenere conto delle loro peculiarità culturali,
che possono rappresentare difficoltà ma anche delle risorse in
più da utilizzare durante il percorso diagnostico-terapeutico.
Nel counseling informativo le
informazioni devono essere
date con una forma
culturalmente adeguata;
Nel counseling di crisi, bisogna
saper utilizzare gli elementi
culturali per favorire i processi
di coping;
Le proposte riabilitative debbono essere
culturalmente plausibili.
L’ANAMNESI DEL BAMBINO
BILINGUE
Dovrebbe essere redatta una storia completa del
background linguistico che individui, per ogni lingua:
(IALP, 2011)
quando è iniziata
l’esposizione;
quale sia il livello di competenza
linguistica dei genitori;
quale è la lingua utilizzata a
scuola;
quale sia l’atteggiamento della
famiglia verso la propria lingua
d’origine.
quale è la lingua utilizzata con
i fratelli;
quali e quanti sono gli input
linguistici da parte di ogni
genitore;
Anche la modalità di raccolta delle
informazioni deve essere effettuata in
maniera culturalmente accettabile.
CREAZIONE DELLA BIOGRAFIA
LINGUISTICA
Intervista semi-strutturata proposta da Bello e Pettenati
durante il Corso Regionale Logopedisti – Regione
Piemonte 2010:
(Bello e Pettenati, 2010)
Sezione A:
- percorso migratorio della famiglia;
- notizie sull’inserimento e sulla rete sociale costruita in Italia.
Sezione B:
- informazioni anamnestiche sul bambino;
- ricostruzione del contesto linguistico in cui è inserito.
Sezione C:
- atteggiamenti, aspettative, motivazioni e dubbi dei genitori a
proposito della condizione di bilinguismo assunta dai figli.
IL RUOLO DEL MEDIATORE
CULTURALE
…per il colloquio e la traduzione:
Analisi qualitativa delle interviste:
genitori con opinioni differenti: possono
impegnarsi a utilizzare L1+L2, solo L1, solo
L2, difficoltà nello stabilire un contratto…
Compilazione della forma lunga (Parole e Frasi) del
Questionario MacArthur (www.macarthur-bates-cdl.com) nelle
due lingue a cui il bambino è esposto:
- L1 = genitori
- L2 = genitori / educatori / insegnanti
LA VALUTAZIONE DEL BAMBINO
BILINGUE...
BILINGUE
...
...secondo lo Ialp andrebbe eseguita con test sia in L1 che
in L2 redatti appositamente per i bilingui. Se non fossero
disponibili si possono usare comuni test in L1 ed in L2
tenendo conto che:
(IALP, 2011)
i dati normativi dei test
standardizzati sui
monolingui non sono
applicabili automaticamente
ai bilingue;

Sono molto pochi o non sono
facilmente reperibili in Italia, test
standardizzati per alcune delle
lingue degli immigrati.
…MA QUALI TEST E QUALI
MATERIALI?
I pattern normativi per
l’acquisizione plurilingue sono
diversi per ciascuna delle lingue
parlate da un individuo, dai
pattern di acquisizione
monolingue di quelle stesse
lingue.
I pattern sono
differenti se
l’acquisizione è
simultanea o
sequenziale.
Eccezion fatta per alcuni questionari rivolti ai genitori,
mancano le versioni di test in lingue diverse da quelle europee
maggiori, ma forse non si è ancora ragionato a sufficienza sul fatto
che mancano anche gli analoghi materiali nelle lingue originarie
dei migranti.
QUANDO MANCANO TEST
STANDARDIZZATI IN L1...
…iI logopedista può creare lui stesso procedure di
osservazione informali.
I test in italiano:
...non devono essere
semplicemente tradotti ma
adattati complessivamente
alla cultura del bambino e
della sua famiglia,
preservando l’uso
idiomatico e la complessità
sintattica dell’altra lingua.
...andrebbero utilizzati
esclusivamente per
valutazioni di tipo
qualitativo sul livello del
bambino prima che inizi il
trattamento e per valutare
poi i progressi. I dati
normativi non possono
essere utilizzati tout court.
ESISTONO TEST NON SENSIBILI AL
BILINGUISMO??
BILINGUISMO
Secondo Korkman,
«i subtest verbali della Nepsy-II, ad eccezione di
“Denominazione di Parti del Corpo”, non sembrano essere
sensibili al bilinguismo, e sono dunque idonei come parti
della valutazione delle abilità verbali dei bambini bilingue
con problemi di linguaggio».
(Korkman et al., 2012)
Lo studio di Korkman si è proposto di studiare le interazioni tra bilinguismo
simultaneo e Dsl. È uno studio caso-controllo svolto su bambini della
minoranza svedese in Finlandia, minoranza che presenta un ottimo livello di
integrazione economico-sociale e che quindi esclude molte delle
problematiche presenti nei bilingui in Italia. Sono stati usati test in L1.
LA VALUTAZIONE DEL LIVELLO
TESTUALE NEI BAMBINI BILINGUI
BILINGUI...
...
...è uno strumento utile e
sensibile culturalmente e va
fatta in ogni lingua e per ogni
gruppo di età.
Se è possibile,
Quando questa non è ancora
possibile, bisognerebbe
utilizzare una scala valutativa
della comunicazione
funzionale per L1 e L2.
la prestazionalità
dimostrata dal bambino
durante le differenti
procedure valutative deve
essere comparata con quella
di bambini fisiologici dal
background linguistico simile in
quanto a quantità di lingue e
modalità di esposizione.
NELLA VALUTAZIONE
VALUTAZIONE,, IL CODE
SWITCHING...
SWITCHING
...
...contrariamente a quanto si pensava in un recente passato non è
provato che indichi necessariamente confusione linguistica o DSL.
(Genesee, Paradis e Crago, 2004)
Potrebbe rappresentare una strategia
comunicativa efficace da parte del bambino.
Bisogna però verificare se…
…nel caso di code mixing il
bambino è in grado di esprimere
lo stesso enunciato
integralmente sia in L2 che in L1.
il bambino non
commette gli errori
tipici del DSL in
entrambe le lingue.
IL TRATTAMENTO DEI BAMBINI
BILINGUE...
BILINGUE
...
...secondo lo Ialp andrebbe effettuato
separatamente in L2 e in L1, o da un logopedista bilingue
o da un logopedista per lingua.
(IALP, 2011)
Non ci sono evidenze in
letteratura che «un approccio
bilingue nel trattamento possa
confondere o penalizzare le
abilità di apprendimento dei
bambini con disabilità»
(Gutiérrez-Clellen, 1999)
Il trattamento bilingue aiuta a
mantenere e promuovere le
competenze in L1 e non limita
l’apprendimento di L2.
IL TRATTAMENTO DEI BAMBINI
BILINGUE...
BILINGUE
...
...può essere effettuato in una lingua e solo
successivamente generalizzato nell’altra quando le
problematiche da affrontare:
sono di tipo fonologico e le
due lingue hanno
caratteristiche comuni.
non sono lingua-specifiche,
come per esempio i disturbi
articolatori.
...può essere affrontato contemporaneamente in L1
o in L2, quando i deficit si presentano nelle aree semantica e
pragmatica, giacché questi dipendono da abilità
cognitive e non da specificità delle lingue.
LA PERDITA O L’ABBANDONO
DELLA LINGUA DI FAMIGLIA
FAMIGLIA...
...
...«comporta potenziali conseguenze negative
a lungo termine sullo sviluppo sociale, emotivo e accademico del
bambino oltreché sulle dinamiche familiari»
(Kohnert et al., 2005)
Secondo alcuni studi francesi, la
“buona opinione” della lingua e della
cultura d’origine aiuta il bambino ad
affrontare con successo il mondo
esterno alla famiglia, scuola in
particolare.
(Moro, 2010)
Quando non è possibile
effettuare il trattamento
anche in L1, dunque, è
importante fornire ai genitori
indicazioni su come
contribuire allo sviluppo
della lingua materna, in
modo da non determinarne
la perdita.
LA LINGUA
DEL TRATTAMENTO
TRATTAMENTO...
...
...dovrebbe essere scelta in accordo con la famiglia,
evidenziando il fatto che iniziare il trattamento nella
lingua più forte può essere positivo, anche quando
questa non è la lingua della scuola.
In generale, il coinvolgimento dei genitori è fondamentale
nel lavoro con i bambini bilingue: la quantità e la qualità di
input che i bambini ricevono in ogni lingua determinerà poi
la competenza che potranno sviluppare.
IMPIANTO COCLEARE E BAMBINI
STRANIERI.. IN SINTESI
STRANIERI
SINTESI::
Prima di decidere per l’impianto
«vanno valutati con accuratezza e concretezza il grado di
integrazione sociale della famiglia, la comprensione e la volontà ad
affrontare non solo la procedura ma, soprattutto, l’iter riabilitativo, le
capacità comunicative in italiano e la possibilità reale di poter
seguire il bambino nel post-operatorio.»
(Zanetti et al., 2012)
Durante il trattamento
lo sviluppo del bilinguismo va favorito, in particolar modo se il
bambino è molto piccolo e se l’ambiente linguistico della famiglia è
ricco e stimolante. (Stallings, 2002)
I risultati più significativi dell’IC nei bambini stranieri compaiono a
lungo termine, anche dopo 18 mesi dall’attivazione dell’impianto.
DSL E BILINGUISMO.
IN SINTESI:
I bambini con DSL possono
diventare bilingui. (Genesee et al, 2004)
Ritardi nel solo campo del
vocabolario sono normali nei
bilingui, con o senza DSL.
È importante valutare gli errori
e il ritardo anche in L1 e
tracciare una “biografia
linguistica” del bambino (ad es.
con l’intervista proposta da
Bello e Pettinati).
Uno studio recente sui
bambini turchi in Olanda ha
evidenziato come
«le competenze
linguistiche formali in L1
e L2 tendono ad essere
legate e che il livello di
competenza dei bambini
in L1 può aiutare le
competenze linguistiche
in L2».
(Verhoeven, Steenge e van Balkom, 2012)
IL MILIEU FAMILIARE
IN SINTESI:
Quando i genitori immigrati
parlano poco e male L2 sembra bene
consigliare che mantengano in famiglia con
i loro bambini la lingua madre lasciando
che la società e la scuola impostino
l’apprendimento della L2.
I BAMBINI MULTILINGUE NEI SERVIZI DI
LOGOPEDIA PIEMONTESI:
Il questionario
- Indagare sull’atteggiamento dei
logopedisti piemontese nei
confronti dei bambini multilingue.
- Riflettere sulle linee di tendenza
future della logopedia italiana
sull’argomento.
Obiettivi
- Formulare proposte dirette al FLI-ALP
sull’utilizzo delle linee guida dello IALP e sui
nuovi punti di vista diffusi in ambito
internazionale sull’argomento.
I BAMBINI MULTILINGUE NEI SERVIZI DI
LOGOPEDIA PIEMONTESI:
Il questionario
- Un questionario di 10 domande
volte ad indagare la reale
consistenza del multilinguismo
nei servizi e l’atteggiamento dei
professionisti;
Strumenti
e metodi
-Il questionario è stato inviato a
250 logopedisti e foniatri
piemontesi.
- Questionari inviati:
250
- Questionari compilati:
72
- Logopedisti/servizi
con in carico multilingue: 47
I DATI STATISTICI:
Età di arrivo in Italia e scolarizzazione
circa il 65% dei bambini
presi in carico è nato in Italia;
il 25% dei bambini è
arrivato in età prescolare;
I logopedisti
intervistati riferiscono
che:
il 10% è arrivato in età
scolare
scolare.
I DATI STATISTICI:
Situazione economica e sociale
Il 76,6% delle logopediste intervistate
affermano di avere in carico bambini
con famiglie che presentano difficoltà
sociali ed economiche.
La situazione
delle famiglie:
Il 44,7% delle logopediste
afferma che più della metà
delle famiglie dei bambini
ha difficoltà sociali ed
economiche.
Il 23,4% logopediste non rispondono o
rispondono di non seguire famiglie con
disagio economico.
I DATI STATISTICI:
La provenienza delle famiglie
*I dati indicano il
numero di
logopedisti che
hanno riferito di
prendersi cura dei
bambini di ciascun
Paese.
Possibili risposte
multiple.
I DATI STATISTICI:
I disturbi trattati
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
la presenza dei mediatori culturali
Il 72,4% delle logopediste afferma
di non aver mai avuto il supporto
di un mediatore culturale.
Il 4,2% di aver collaborato con il
mediatore culturale in più del
50% dei casi.
La comunicazione avviene il più delle
volte (55,3% delle risposte fornite) con
un familiare bilingue.
*Nel 14.9% dei questionari la risposta è
assente.
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
strumenti di valutazione in L1
*Possibili risposte
multiple.
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
l’assenza di valutazione in L1
Motivazioni dell’eventuale
assenza di valutazione delle
difficoltà linguistiche/
comunicative in lingue
diverse dall’italiano.
Non abbiamo a disposizione
strumenti adeguati per la
valutazione delle competenze
linguistiche nelle differenti lingue
straniere e per eventuali disturbi
del linguaggio.
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
L1 e L2 in famiglia
15 logopediste su 47 (31,9%
delle intervistate) affermano che
il 100% delle famiglie straniere
privilegiano la lingua della
comunità di origine;
7 (15%), invece, che il 100%
delle famiglie privilegiano
l'italiano nella comunicazione
con i loro bambini;
Negli altri casi le logopediste riferiscono che le
famiglie cercano di adattare la loro scelta
linguistica alle diverse situazioni comunicative,
utilizzando con i loro bambini sia la lingua della
comunità di origine sia l'italiano.
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
indicazioni alle famiglie sull’uso di L1 e L2
È difficile adottare la strategia "una persona una lingua" e siamo costretti a
numerosi adattamenti per i diversi clienti.
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
lingua suggerita per le attività in casa
L1 E L2 NELLA VALUTAZIONE E NEL
TRATTAMENTO:
la compliance delle famiglie straniere
I BAMBINI MULTILINGUE NEI SERVIZI DI
LOGOPEDIA PIEMONTESI:
conclusioni
I principali problemi emersi dall'indagine effettuata:
- la relazione tra i professionisti e le famiglie straniere;
- l'assenza di un mediatore culturale che supporti il
logopedista;
- il rapporto con la diversità culturale portata dalle famiglie
straniere che si rivolgono ai servizi di logopedia;
- la mancanza di linee guida.
- la mancanza di strumenti per la valutazione in altre lingue.
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