lo scoppio della melagrana - Neobar

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lo scoppio della melagrana - Neobar
Loredana Savelli
LO SCOPPIO DELLA MELAGRANA
domande al tempo
www.neobar.wordpress.com
Edizioni Accademia di Terra d’Otranto
Neobar eBooks - Dicembre 2013
Tutti i diritti riservati all’autrice
Le tre sfingi di Bikini (1947)
Salvador Dalì,
Museum Art of New York
La coscienza diventa dunque l'elemento
che salda passato e futuro nel presente
(Henri Bergson, dal “Saggio sui dati immediati della coscienza”, 1986)
non altro che gridi sfregiano l’aria
io prometto non la mia voce
ma di attendere solchi già scritti
L S.
a don Tonino Bello
e
a David Maria Turoldo
Sommario
1. vuoto e pieno
2. colori e non-colori
3. elementi
4. maschera/persona
5. poesia e musica
6. titoli di coda
1. vuoto e pieno
*
tornerei
dove i bruchi rimangono farfalle
e così di forma in forma
alla prima molecola di sole
ancora indecisa
- in verità se brillare o donarsi
*
l’aggettivo remoto non significa passato
ma affiorante da antichità perenni
il remoto non è nascosto nel mistero
dal mistero procede
- eternità rivelata *
non si avverte la corrente
quando la strada corre
solo aria e secondi finché scocca l’ora
chiediamo forse al ladro il grimaldello
o al mare di indietreggiare?
tra la felicità e la sua procrastinazione
un tempo inesteso - non divisibile
*
lo strenuo lavoro del frigo
il ronzio ininterrotto
che conserva e si conserva
non è melodia
non inizia - è già
dietro l’angolo la fine
ma quest’istante vive
e fa freddo
*
sparsi oggetti sul comò
- surreale coesistenza d’inutilità persino de chirico o dalì
troverebbero straniante
disquisire di domenica
sulla metafisica delle tasche
*
il rumore del piccì
calmo rullio di assenza e presenza
persino il clima è stabile
- e saperlo può essere inquietante non vedi che siamo rimasti
nel posto assegnato?
il va-et-vient nell’album di foto
come se ci fosse una direzione
*
quanta vita manchi
nel corpo oscuro della metamorfosi
quante voci non ascolti
dai luoghi dei morti
non so dire
né di felicità a venire
se placherà la smania del viaggio
*
2. colori e non-colori
*
“posso scrivere i versi più tristi questa notte” *
una canzone quasi disperata
ombre e voci cospirano e pioggia fitta
in lontananza il vento gira e canta
direi che l’ho perduto
risponderebbe “per me è lo stesso”
identica notte uguali stelle
un abbaglio nella notte
il bosso è per tornio e intaglio
per me non tutto è rimosso
(* da "Posso scrivere i versi" di Pablo Neruda, 1924)
*
è improprio dire ombra questo velo
tiepida scia del passaggio di stelle è come la vigilia di una festa
non tutti la osservano
è un avviso - come un lento rintocco e merita un’esatta decodifica
perché si mimetizzano i colori?
a testimonianza lo dico
affinché non succeda che coi raggi appassisca e muoia
il desiderio di una gioia intensa questo velo ha la sostanza della serenità
*
contrazione/espirazione
il fiato sospeso/la restituzione
ma è il silenzio il momento migliore
immobile/pendolare
tra l’alba e il temporale
*
stamattina mi affiancano operai indefessi
in anticipo sull’anticipo ho indossato una felpa rossa sformata
e fingo di accanirmi su un problema tecnico
(sottopelle scivolano
con scarti di voce indicibili
vibrazioni celestiali - danno brividi anche ai pensieri)
si disperano - e anch’io - per trovare una regola
o almeno sequenze combinatorie
nel forte/piano del possibile
come se fosse un azzardo ammissibile
scontornare il nulla
*
nessuna brezza sui nostri cieli
sospesa è la pioggia calda la terra fai presto a dire notte
poi l’alba è un carro portante echi
il rumore di opere edili già rintocca la giornata
dilatati gli echi si dissolvono
come stoffa trapassata dal vento nel sole macchie buchi o silenzi
*
ti confiderò che il mio canto
è il travestimento della caducità
di per sé il movimento non è vita
e la stasi non significa
che io abbia smesso di sperare
*
è fuggito su zampe di cerbiatto
ciò che i corpi attendevano
e la musica anticipa nel ritmo delle cadenze
nello scoppio di una melagrana
come dionisi disillusi
aderenti all’intreccio delle corde del violino
scomposti nello spazio del cerchio
il maestro e la ballerina
*
3. elementi
*
esalando vapore
al sole il mare muore
risale vapore d’oblio
poi cade la pioggia
*
nel mio paese certe mattine
il mare è oleoso e l’occhio scivola
lì dove esistono mondi fantastici
che al mio paese non sembrano veri
nel mio paese quando il mare è calmo
- troppo calmo non si muove neanche lo sguardo
tutti si siedono e aspettano senza stupore
gli accadimenti
nel mio paese avvengono fughe
e qualcuno ritorna
ma sembra che il mare ristagni
*
le case affiancate
scrutavano lo stesso orizzonte
luci e rumori di pescatori
non hai cambiato mare
- di te so la fedeltà io ho vagato per montagne
conosciuto il nome di qualche albero
nelle acque talvolta ti perdi
poi ritrovi l'approdo su pietre levigate
io ho seguito il profumo dei venti
mischiati a polveri di città
ti so canuto e con la pelle secca
troppo sole troppo mare
troppe ferite da medicare
il respiro delle colline sarà panacea
*
e se in mare aperto mi re-infetassi?
*
sulla sponda compatta brilla
di traversie superate l’umida
sabbia timorosa di scindersi
e di nuovo disperdersi
rigata di passaggi non cercati
cicatrici scure o scudi
di accolti segni ultraterreni (quasi)
*
confida nel vento la freccia scoccata
tirando la corda l’arciere respira
così la vita transita
da un obiettivo fissato a un sibilo d'aria spostata
*
nell’aria di quaresima
il vento ha portato polvere di cemento è il cammino quotidiano del credente
come del non-credente
io vedo che inerente alla speranza
è la luce non il tempo
*
è un meccanismo farraginoso
vittima e carnefice al tempo stesso ma quando il resto tace
puoi sentire gli ingranaggi cantare come cicale
ascoltare variazioni di tono
tra ciò che macina sotto e suda
e ciò che corre sopra e luccica
e il cuore costretto tra bulloni e pignoni
*
viene dal centro la furia ferrosa
l’esserti figlia è ansia
- terra tu mi attrai e appiano le montagne
(il brulichio umido dei vermi
l’ignaro ristagno dei corpi)
senza pena di lasciarla
sicuro il grillo spicca salti
così vorrei anch'io nel trapasso
sospeso di ogni giorno
4. Maschera/persona
*
ripetere a mente i nomi delle fermate
tornare alla partenza senza ripensamenti
riconsiderare
fotogramma dopo fotogramma
miraggio dopo miraggio
le alterazioni di luce su persone e cose
salutare i passeggeri
mimare il fischio
banalmente stupirsi della velocità
e insieme della provvisorietà
non è abbastanza per una locomotiva?
*
le case vuote
quando la porta si chiude
odorano di bucato lasciato a evaporare
le case vuote asciugano lacrime
che rendono umidi i mobili
e attirano insetti innocui
le case vuote sono prodighe di ospitalità
nelle case vuote le finestre sono inutili
anche la luce è inutile
nelle case vuote i libri aspettano
la famosa notte dei tempi
per ribadire “l’avevo detto io”
nelle case vuote
può aprirsi la porta con chiavi giuste
alcuni ritornano alzando le spalle
a domanda non rispondono
*
compiamo uffici assegnati
da metronomi inesorabili
ma la domenica è tempo evaso
acqua di piena silenzio e fiati
ho bisogno di dirti che senza domenica non si può vivere
- così certi martiri che non ricordo e noi stiamo in questa domenica
come dentro l’eternità
*
se i gabbiani raccontino una storia millenaria
se essa taccia nel sommerso
se si avverino silenzi o bugie
è forse un inganno necessario
per chi dimentica come per chi ricorda
guarda quanto somigliano di sera
gli uccelli al tremolio delle ombre
ascolta il loro insensato dolore
in questa macchia più densa di cielo
tra le canne la garzetta confonde il piumaggio con le foglie
ma vanno alla foce tutti i viventi
con passo costante - predestinati
ciascuno al suo breve luccichio
*
5. poesia e musica
*
non scostarti dal mio orecchio
bianco e liscio come pietra di fiume
i miei occhi hanno visto cose nuove
tu ascolta e dimmene di antiche
leggi tutte le poesie del mondo
ma non le rose che non so spinare
poi rileggi e ricorda
i fiori le spine e le labbra
accarezza le mani versa acqua
l’amore che hai nominato
è stella che attrae altre stelle
nell’universo delle menti
sono molte le ragioni
e gli inganni sempre nuovi
*
la poesia è vuoto nel vuoto
libero spazio che buca l’arcobaleno
di un poeta - quand'è nel suo vuoto lo sguardo è accigliato
a volte trasognato
il poeta sceglie il suo vuoto
e lo accudisce
*
nulla appare in movimento
e tu cosa ascolti - tacendo i mattutini rumori del fiume?
eppure non è niente che non sia
come un pesce che il corso non risalga
nel ritmo impercettibile della continuità
*
del passaggio del tempo
mai ho saputo leggere i segni
è aprile e pare novembre
nel grigio brùmano i rumori un gatto bianco riposa tra fiori sbocciati
come croci in montagna
poi arriva settembre sovraccarico di sole
come un fiume alla foce
*
sogno e sono sognata
diacronia di vite - sincronia di energie
orfane di una festa che non riesce
vago di notte cercando il verso giusto
troppo tardi - non ancora
forse domani
nel nostro linguaggio
non esistono parole esatte
per vita o morte
*
palpebre chiuse corpo fermo
non vedo - non sento
l’aria è pesante - non immagino
come una musica entra nel corpo
e non ne esce senza averlo trascinato nel giro
così il futuro interroga il presente
lasciati attraversare
nell’intervallo tra due silenzi
*
ogni giorno può essere l’ultimo
accordo di un tango
tubato e fisarmonicato
lisciando la terra mai lasciata
nonostante lei porti i tacchi
inceppato negli anni lui osserva
il silenzio dei propri piedi dai calici evapora l’ultimo dito di vino
l'ultima nota è un sogno verde
partorito dal bandoneon
chissà se stanno cercando
in astratte armonie di lineamenti
l’esilio dei loro volti
*
i filosofi dicono che il tempo non esiste
il bambino non è il vecchio
la sorgente non è il fiume
non è un film il fotogramma
il tramonto infuoca la città
come spiegano i filosofi questo gelo improvviso?
(costruisco la mia casa nel sole
ponti d’oro al mio signore
ma l’oggi è una zattera in un lago ghiacciato)
*
l’idea che il domani sia
la naturale risoluzione di una dissonanza
attimo d'inappartenenza nella pulsazione
una pausa che prepara attacchi orchestrali d'incontenibile impatto
la vena di terra in un registro impensabile
giorno noto nella trama ignota di una polifonia
un adagio col da capo
in recipienti di molte misure
6. titoli di coda
*
sono apparse le nuvole
- epiloghi di favole a svelare illusioni
raggi fugaci
svolazzi di piccioni
su sogni poco audaci
*
questo forte odore di ruggine
ch’emana dalle nostre balbuzie
(dirimpetto gira l’orologio
in un silenzio oleoso)
gli uccelli hanno cambiato dimora
del picchio non s’ha notizia
quel ticchettio stanco cercava un contrappunto
che qui non c’è
*
mai ti vedrò nelle bizze del fiume
tra le foglie d’altra stagione
in culla d’acqua verso marine
macerando in mulinelli
o affiorante da filamentosi ritagli
color ambra d’araba ascendenza
né penso
nello svagare lento dei ricordi
tu sia altro se non un organismo
perso e ri-emerso in chimiche forme
forse un pavido uccello
o un rombo notturno nell’imago di più solidi volti
mai ti vedrò in smerigli di luce
eppure ti vedo
- nel segreto perso nel flusso - rimesso nel ciclo
riacciuffato alla foce
*
se il rosa della cattedrale
è l’effetto del tramonto
la tua assenza svetta
come un rimbombo di luce nel buio
nella folla del pantheon
neanche un dio ti somiglia
né volto d’uomo la colonna di luce cade nel centro
ma obliqui occhi ti cercano in cima all’obelisco
o nelle linee spezzate di storni
ebbri del tutto
più della luce il silenzio è aperto
a mondi speculari in cui tutto può accadere
*
starei per dire delle foglie d’inverno
oltre il vetro macchiettato
(il gelo è in agguato in riflessi sospesi)
è figura il protendersi dei rami
ancora turgidi a ghermire ciò che per natura sfugge
(raro un fiore in questa stagione)
nell’ignaro presente
le piante coi germogli si spogliano
di altro amore
*
tra chi aspetta la sera e chi spera
farsi brezza nel mare
io cucio l’attesa
come un ago che il cielo trapassa
lo faccio gocciolare
*
Bio-bibliografia
Nata in Puglia, a Molfetta, vivo a Roma dal 2001. Ho intrapreso studi classici e musicali
(pianoforte, musica corale). Laureata al Dams di Bologna, insegno musica nelle scuole
medie statali. Mi occupo di didattica musicale. Sono sposata, con tre figli.
Ho pubblicato sul sito www.larecherche.it gli e-book "Poesie al quadrato" (ottobre
2010) e “ri-tratti” (aprile 2012) e diversi altri testi, dal 2008 ad oggi.
Le poesie "Radici" e "Un cerchio sull'abisso" sono state selezionate per l'antologia
Diario poetico "Il segreto delle fragole" (LietoColle), rispettivamente nel 2011 e nel
2012.
Nel febbraio 2011 sono presente nell’antologia "Quanti di poesia", a cura di Roberto
Maggiani, per le edizioni L'Arca Felice di Salerno.
Nell’ottobre 2011 sono sul sito a cura di Luigia Sorrentino:
http://poesia.blog.rainews24.it/2011/10/06/opere-inedite-loredana-savelli/
Nel dicembre 2011 sono presente su Neobar nell'antologia "Auguri scomodi":
http://neobar.wordpress.com/
Nell’aprile 2012 sono presente con alcune poesie nel blog Poetrydream di Antonio
Spagnuolo: http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.it/2012/04/poesie-loredanasavelli.html
Nel maggio 2012 sono presente sul blog di Gian Maria Turi:
http://www.fanpage.it/larecherche-it/
Nel dicembre 2012 risulto finalista al concorso "Le gemme", a cura di Cinzia Marulli,
con la raccolta "Giorni larghi".
Nel gennaio 2013, la poesia "Spaesamento" è sul sito
http://www.poetipoesia.info/nuovi-poeti/sospiri-inconsueti/, per la rivista Poeti e
Poesia.
Sono infine presente nelle antologie "Nuovi Salmi" (i Quaderni di CNTN, n. 28) e "La
luce oltre le crepe" (Bernini editore, Modena), edite nel dicembre 2012.