Interviste incrociate

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Interviste incrociate
Agorà
Formazione&Lavoro
I
n questa intervista a più voci mettiamo a confronto il parere di due
docenti e di due dirigenti scolastici che hanno partecipato al progetto
Di.sco.bull.
È soprattutto interessante raccogliere le
loro riflessioni sul valore aggiunto dell’iniziativa rispetto alle strategie e agli interventi di recupero scolastico già realizzati dalle scuole stesse e previsti dal
piano dell’offerta formativa.
Alcune delle scuole che hanno partecipato a Di.sco.bull, infatti, possedevano già una competenza sul contrasto al
bullismo e alla dispersione. In qualche
modo erano già esperte, pertanto anche più sensibili alla portata innovativa
delle riflessioni condotte, alla reale applicabilità dei dispositivi introdotti e alla
replicabilità del modello.
Quali nuove strategie, quindi, ha suggerito Di.sco.bull?
Il punto di vista dei
docenti
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Che cosa ha funzionato e cosa meno?
Quali azioni sono state più apprezzate?
Aver intervistato sia i docenti che i presidi ci ha aiutato, inoltre, a cogliere congruità e differenze dai diversi livelli
dell’organico scolastico.
Infine, abbiamo intervistato una studentessa, che ha partecipato in prima
persona alle attività di recupero messe
in atto nel progetto.
Il punto di vista dei
dirigenti scolastici
Floriana Severo
Amico Salvino
Docente di materie letterarie
presso l'Istituto Istruzione
Secondaria Superiore Da VinciMajorana di Mola di Bari
Dirigente scolastico dell’Istituto
Tecnico Commerciale Geometra e
Turismo Duca Abruzzi di Palermo
Maria Mariano
Rosanna Barbieri
Docente di lettere
presso l’Istituto Istruzione
Secondaria Superiore Santoni
Pertini di Crotone
Dirigente scolastico dell’Istituto
Istruzione Secondaria Superiore
Santoni Pertini di Crotone
Formazione&Lavoro
Agorà
A cura di
Irene Bertucci
e Irene Gatti
Intervista ai docenti
1a domanda
Alla luce del suo ruolo, quali
elementi e aspetti del progetto
Di.sco.bull ritiene siano stati
efficaci per combattere, nel suo
istituto, i fenomeni del bullismo
e della dispersione scolastica?
Floriana Severo:
I
nsegno nel biennio da più di dieci anni, pertanto il problema della
dispersione scolastica ha continuamente rappresentato una realtà con
la quale confrontarmi nella ricerca
e attuazione di metodi, strategie e
percorsi che potessero almeno contenere tale fenomeno.
Tuttavia posso affermare che la partecipazione al progetto Di.sco.bull
ha sicuramente arricchito la mia
esperienza. Infatti, ho potuto acquisire un metodo più scientifico nella realizzazione del dispositivo diagnostico per l’individuazione
dei ragazzi a rischio di dispersione.
Di ciò, si sono avvantaggiati anche tutti
gli altri colleghi che hanno partecipato all’attività di formazione dei docenti
condotta dalla prof.ssa Sposetti.
Inoltre, la complessità del progetto, che ha posto attenzione e cura
ai diversi fattori condizionanti il fenomeno della dispersione scolastica, quali quelli socio-culturali, famigliari, psicologici e cognitivi, mi
ha permesso di esercitare, affinare e acuire la mia capacità di osservazione dei giovani a rischio in
un’ottica più completa delle loro
problematiche.
Ciò ha prodotto in me una maggiore
sensibilità nei confronti del problema della dispersione e ha costituito
un momento di crescita professionale e umana condiviso con gli altri
colleghi coinvolti nel progetto.
Maria Mariano:
L’
Istituto “Pertini Santoni” è da oltre un decennio un Centro Risorse contro la Dispersione Scolastica e il Disagio Giovanile, e quindi
ha sempre dedicato una particolare
attenzione a queste tematiche, offrendo agli alunni opportunità didattiche quali il teatro, la musica, la
scrittura creativa, la cittadinanza attiva, alternative a quelle tradizionali.
L’esperienza del progetto Di.sco.
bull, quindi, ha sicuramente ampliato le competenze dei docenti, ma
ha anche confermato la validità del
lavoro svolto negli anni precedenti.
I docenti partecipanti hanno avuto co-
munque modo, con l’ausilio dell’équipe psico-socio-educativa, di prendere
coscienza del fatto che la dispersione sia un fenomeno complesso, non
sempre e non solo riconducibile a situazioni di degrado sociale e disagio
economico, ma anche a una forma
d’insuccesso scolastico, che si verifica
quando gli studenti non riescono a dispiegare pienamente il loro potenziale di apprendimento soddisfacendo i
propri bisogni formativi.
Dal “lavoro” sui ragazzi, si è potuto constatare, infatti, che, in moltissimi casi, il distacco dalla scuola
non si consuma sempre con l’abbandono, ma più spesso con il
disinteresse e la demotivazione
allo studio, che generano difficoltà
di apprendimento e la convinzione
che la carriera scolastica sia più un
obbligo esterno, familiare e sociale, che interno, per realizzarsi come
persona.
Tale presa di coscienza ha, di fatto,
determinato un diverso approccio
da parte di tutti i docenti al tema
della dispersione, ponendo l’allievo al centro della propria azione
educativa e riconoscendo il suo diritto a essere educato a un apprendimento consapevole e gratificante,
in un ambiente a lui favorevole.
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Formazione&Lavoro
Agorà
2a domanda
A conclusione dell'esperienza come
giudica l'applicabilità
sia dei Percorsi di recupero
individualizzati (PER),
che degli strumenti di valutazione,
nel suo istituto?
F.S.: Il mio approccio nei confronti degli
studenti è generalmente “dinamico”, nel
senso che, entro certi limiti, cerco di adattarlo al contesto per facilitare e valorizzare
la relazione comunicativa con loro.
Pertanto non posso affermare che la partecipazione al progetto abbia cambiato il
mio approccio nei confronti degli alunni,
ma posso auspicare che quanto esposto
prima riguardo l’acuirsi della mia capacità
di osservazione possa avere ricadute positive nella relazione con gli studenti e conseguentemente anche nel mio lavoro.
Il vantaggio più concreto a tal proposito mi è stato offerto dal buon esito, in
termini di recupero scolastico, di alcuni miei studenti, che hanno partecipato ai
Progetti Educativi di Recupero, poiché tale
successo oltre a rappresentare il raggiungimento degli obiettivi del progetto Di.sco.
bull, costituisce un elemento di stimolo per
tutta la classe e… Anche per l’insegnante!
M.M.: Il gruppo di docenti che hanno partecipato al progetto si sono confrontati su
problematiche complesse, che purtroppo
investono molti Istituti del nostro territorio,
e hanno avuto la possibilità di riflettere per
trovare soluzioni efficaci.
L’approccio a queste problematiche è stato
sistematico, costruttivo e incisivo soprattutto per individuare, nei singoli alunni, carenze formative, o difficoltà incontrate nell’apprendimento dei contenuti didattici, ed
anche eventuali problematiche riguardanti la sfera affettiva e relazionale
Aver acquisito questa maggiore consapevolezza ha comportato un migliore rapporto con i ragazzi e ha di conseguenza
facilitato il lavoro, poiché abbiamo sostituito la logica verticale della didattica
tradizionale, fondata sulla dicotomia tra
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docente “esperto” e discente “che apprende” senza tener conto delle diverse soggettività degli allievi, con tecniche di didattica attiva che, al contrario, valorizzano
l’educazione tra pari e mirano al conseguimento di obiettivi meta cognitivi.
Abbiamo sperimentato tecniche didattiche che permettono il coinvolgimento attivo dei ragazzi, partendo
dalla tesi che l’alunno impari facendo e
che quindi bisogna renderlo protagonista del lavoro che si svolge in classe.
Inoltre, formare un selezionato gruppo di
ragazzi – nella logica della peer education
- ha significato trasferire direttamente
al gruppo classe nuovi strumenti di lettura dei fenomeni della dispersione e del
bullismo, fondati sullo sviluppo delle competenze emotivo-relazionali.
Proprio questa esperienza ha reso protagonisti gli allievi stessi, nel ruolo di formatori, potenziando il loro livello di autostima e la responsabilità che il compito
richiedeva.
La ricaduta positiva è stata bilaterale,
entrambi i protagonisti hanno ricevuto
grandi benefici da questa "nuova" strategia didattica.
Infine, è stata molto utile la creazione di un
centro di ascolto e di sostegno allo studio e
al recupero scolastico, perché l’ascolto delle problematiche dei ragazzi ha consentito
di lavorare sulla percezione spesso negativa del loro sé, ottenendo come risultato
una maggiore motivazione all’apprendimento, tanto è vero che alcuni di loro frequentano il centro per il secondo anno
ed altri ancora, pur se non selezionati,
hanno chiesto di frequentarlo.
3a domanda
Quali elementi del progetto
andrebbero migliorati in vista
di una sua replicabilità?
Inoltre, che cosa le politiche
formative dovrebbero ancora fare
per contenere e gestire efficacemente
i fenomeni del bullismo e della
dispersione scolastica?
F.S.: A mio avviso sarebbe importan-
te proseguire l’esperienza del progetto
Di.sco.bull anche in futuro utilizzando il
dispositivo diagnostico sperimentato.
Alla luce dell’esperienza che cui ho
partecipato, ritengo che possa essere
migliorato nella parte relativa alla rilevazione delle competenze di base, al
fine di renderla più interdisciplinare
o comunque più centrata alle competenze trasversali e non solo a quelle relative alle materie di matematica e
italiano.
Questo consentirebbe, secondo me, un
maggior coinvolgimento di tutti i docenti del consiglio di classe e renderebbe così più collegiale l’attenzione al problema della dispersione scolastica.
M.M.: Il dispositivo diagnostico speri-
mentato nel progetto (attraverso la intranet, ndr) ha avuto grande rilevanza,
ma si potrebbe, tuttavia, rendere più facile l’accesso alla lettura dei dati, attraverso sia la creazione di files distinti per
ogni classe, sia di una guida che permetta una agevole navigazione anche a chi
non frequenta il corso. Durante la sperimentazione, i docenti sono stati passivi fruitori di dati preconfezionati, sicuramente validi, ma forse troppo oggettivi.
In futuro, per un miglior impiego del servizio svolto, sarebbe quindi opportuno
che i docenti avessero una chiave di
lettura del software tale da poter elaborare, anche autonomamente, tutte
le informazioni utili alla realizzazione di
esperienze educative positive.
Al fine di una valutazione più esaustiva dell’azione intrapresa, sarebbe stato auspicabile, inoltre, una maggiore
tempestività nella fase di avvio del progetto e la previsione di tempi più lunghi per la sua conclusione, soprattutto
al fine di poter continuare a lavorare, con l’ausilio professionale dell'équipe che gestisce il Centro d’ascolto, sui
ragazzi che hanno iniziato questo percorso, affinché i risultati finora ottenuti
non vadano dispersi.
Formazione&Lavoro
Agorà
Il punto di vista degli
studenti
Intervista ai dirigenti scolastici
Domanda unica
Quale bilancio si sente di stilare
sull’esperienza del progetto Di.sco.
bull e sui Percorsi di recupero
individualizzati realizzati nel suo
istituto? Quali azioni possono essere
ulteriormente intraprese per gestire
i fenomeni del bullismo e della
dispersione scolastica?
Amico Salvino
I
l progetto Di.sco.bull ha avuto sicuramente un proficuo riscontro all’interno della comunità scolastica tra tutte le
componenti coinvolte nei vari percorsi previsti dalla piattaforma progettuale.
Uno dei risultati positivi raggiunti è
stato sicuramente il miglioramento dei rapporti relazionali soprattutto tra docenti e docenti, e tra i docenti
e gli studenti e, per ciò che concerne la
cura dell’allievo e la salvaguardia del suo
benessere, l’attivazione del centro di
ascolto frequentato ed utilizzato anche dai genitori.
Vanno sicuramente incrementate e migliorate le attività formative rivolte ai
docenti offrendo loro una formazione
più adeguata al rinnovamento in atto nel
mondo della scuola, focalizzando gli interventi su attività che diano poi ai ragazzi
una vera motivazione verso il loro percorso formativo tali da prevenire forme di abbandono scolastico e di bullismo all’interno della comunità scolastica.
Secondo quanto osservato, i PER vanno
pensati ed implementati seguendo anche le osservazioni dei docenti curricolari, strutturandoli in modo tale da avere
una ricaduta sul percorso educativo dello studente.
Approfitto di questo spazio per ringraziare tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel progetto e un grazie particolare ai
miei docenti e ai miei studenti che hanno creduto nel progetto e credono ancora che l’educazione sia il motore dello
sviluppo personale.
Rosanna Barbieri
Antonella Di Gioiosa
onostante la mia attenzione al progetto Di.sco.bull sia arrivata in una
seconda fase, in quanto ho preso il timone dell’istituto nell'anno accademico
2012-2013, in qualità di Dirigente Scolastico dell'Istituto "S. Pertini", non ho potuto seguire da vicino la nascita e le evoluzioni di tale progetto all'interno della
scuola, ma ho comunque potuto apprezzare fin da subito la professionalità
dell'équipe interna al Centro polivalente,
valutando positivamente le loro capacità di essere dentro il ruolo. Ciò l'ho evinto
dal loro continuo interesse riguardo
l'utenza, le attività e ai continui contatti
che loro stessi hanno messo in atto cercando di creare intorno al progetto una
rete partecipata di tutti i referenti presenti all'interno dell'Istituto.
Ritengo che, come qualunque progettualità sia perfettibile, probabilmente
la scelta di lavorare su alcuni segmenti
piuttosto che su altri, che dipendono ovviamente dalle risorse disponibili, renda
sempre qualunque iniziativa limitante.
Allargare le attività e gli obiettivi anche su altre classi, e non solo sulle prime, renderebbe tutto più significativo.
La sperimentazione di un modello nella veste della sua utilità e dei suoi risultati dovrebbe coinvolgere l'intera comunità scolastica.
Per quanto riguarda gli strumenti di valutazione, non credo ce ne sia uno migliore degli altri, credo che tutto dipenda dalla
superficialità o profondità con cui tale metodo viene applicato. Quindi, l'applicabilità
di una metodologia alternativa, nel recupero scolastico, associata agli strumenti di
valutazione adottati dal consiglio di classe,
porta ad una visione più globale e dettagliata del gruppo e dell'alunno stesso.
A proposito delle politiche formative, il
problema, secondo me, è di uscire dal
concetto di progettualità a singhiozzo ma seguire queste attività a livello
curriculare, cioè entrare a tutti gli effetti nel programma formativo della
scuola.
Studentessa al primo anno,
I.I.S.S. Gorjux Tridente di Bari
N
Alla luce dell'esperienza che hai
fatto nel progetto Di.sco.bull, che
cosa hai apprezzato di più di questa iniziativa? Pensi che in qualche
modo sia cambiato il tuo modo di
vedere la scuola e il tuo approccio
allo studio e il tuo rapporto con i
compagni?
Mi è piaciuto particolarmente lavorare al progetto del giornalino scolastico “Goriux Style” perché mi ha
permesso di conoscere cose nuove e di collaborare assieme ai miei
compagni. È stata un’esperienza
che mi ha arricchita particolarmente, anche perché ho potuto imparare a utilizzare internet in maniera
più utile.
Penso sia cambiato il mio modo di
vedere la scuola, soprattutto perché
è divertente e utile intervallare le lezioni con attività alternative che ci permettono di sperimentare cose nuove.
Credo di essere migliorata nella lettura, nella ricerca delle informazioni e che abbia perfezionato il mio
modo di scrivere.
Quali elementi pensi che dovrebbero essere ancora migliorati per combattere efficacemente il bullismo e
l'abbandono dagli studi?
Non saprei, è difficile rispondere.
Credo che questa sia stata un esperienza utile e che abbia dato una risposta forte a queste problematiche
e lì dove non è stato possibile, ha
comunque ridestato le attenzioni di
tutti verso questi fenomeni.
Credo, in generale, che occorra più
disponibilità e comunicazione da
parte degli adulti, perché molto
spesso i bulli o i ragazzi che hanno problemi a scuola hanno bisogno di qualcuno che li sappia ascoltare.
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