LANZAROTE APRILE 2014

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LANZAROTE APRILE 2014
LANZAROTE APRILE 2014
GEOGRAFIA
Le Isole Canarie formano un arcipelago di sette isole (più alcuni isolotti) di origine vulcanica dell'Oceano
Atlantico al largo dell'Africa (di cui geograficamente fanno parte e da cui distano poco più di 100 Km);
appartengono politicamente alla Spagna e formano una comunità autonoma con due province (Santa Cruz
de Tenerife e Las Palmas). Il fuso orario è quello di Greenwich.
Insieme alle isole di Capo Verde, Madeira ed Azzorre appartengono all'ecoregione della Macaronesia sorta
dal mare circa 20 milioni di anni fa. L’attuale conformazione è quella formatasi dopo l’immenso collasso
vulcanico di mezzo milione di anni fa. Il vulcanico Pico del Teide (3178), sull’isola Tenerife, è la montagna
più alta della Spagna e l’ultima eruzione risale al 1909. A seconda della posizione delle isole, relativamente
agli alisei, il clima può essere mite e umido o molto secco.
LEGGENDE E STORIA
I Giardino delle Esperidi, Atlantide, i
Campi Elisi sono spesso stati
localizzati alle Canarie, lo stesso
nome dell’arcipelago ha un’origine
incerta: una delle possibilità e' che
provenga dalla presenza di grandi
quantità di cani che vagavano per le
isole (Plinio il Vecchio). Il canarino
prende il nome da queste isole.
Gli indigeni, già noti a fenici e romani,
erano dei cavernicoli di origine
africana chiamati Guanci. L’antico
culto
dei
morti
prevedeva
l’imbalsamazione,
coraggiosi
ed
ostinati si opposero fieramente a
normanni e portoghesi, mantenendo i
loro usi fino alla sanguinosa conquista
spagnola conclusasi nel 1495.
L'economia è cresciuta notevolmente
negli ultimi decenni grazie al turismo
ed all'agricoltura tropicale (banane,
pomodori, agave, avocado, papaye,
manghi, fiori e piante ornamentali).
La popolazione canaria è di circa 2 milioni di abitanti, ma ogni anno si contano oltre 12 milioni di turisti. Da
alcuni decenni gli ecologisti sono preoccupati per lo sfruttamento eccessivo delle risorse e per l’intensa e
spesso devastante e sovradimensionata attività edilizia.
LANZAROTE
L’isola più settentrionale delle Canarie fu “riscoperta” nel 1312 dal navigatore genovese Lanzarotto
Malocello che, dopo 20 anni di permanenza, fu scacciato da un rivolta dei guanci. Lanzarote è desertica
per l’estrema scarsità di piogge che insieme al vento ed all’aspro terreno vulcanico la rendono un
paesaggio lunare (più volte utilizzata come set di film di fantascienza).
Allo stato originale la flora era rappresentata da piante grasse (con l’aloe come importante risorsa), mentre
la fauna invece era limitata ad insetti (tra cui grossi scarafaggi) e piccoli rettili. Le rarissime e scarse
sorgenti sono il risultato della penetrazione nelle rocce dell’umidità notturna, per sostenere la vita fin
dall’antichità le popolazioni incanalarono in cisterne la poca acqua piovana.
Nella zona collinare nord orientale sorse Teguise come prima capitale delle Canarie, alla metà del XIX
secolo perse lo status di capoluogo sostituita da Arrecife. L’attuale aspetto dell’isola è il risultato dello
stravolgimento causato dell’eruzione del vulcano Timanfaya nel 1730, mentre l’edilizia ha subito
l’importante influsso dell’architetto locale Cesar Manrique (1919-1992) ispiratore di un rapporto uomonatura più rispettoso dell’ambiente che delle esigenze dell’espansione abitativa e turistica (che però
purtroppo sta mostrando le prime brutture anche a Lanzarote dopo l’espansione sulle altre isole).
Giovedì 3 Aprile 2014
Partenza da Fiumicino con volo Iberia per Madrid, transito immediato per il volo verso l’aeroporto
di Arrecife, capoluogo dell’isola di Lanzarote.
Abbiamo ritirato l’auto a noleggio e ci
siamo diretti verso Puerto del
Carmen, località balneare otto
chilometri a sud dell’aeroporto dove
c’era il nostro residence “Las
Adelfas”
appena
dietro
la
grandissima e scura spiaggia di Los
Pocillos; abbiamo pranzato a bordo
piscina aspettando che la stanza
fosse pronta e poi posate le valigie
siamo subito andati a visitare la vicina
Arrecife.
La capitale è una cittadina che ospita 45.000 abitanti (poco meno della metà dell’isola) e si trova
sulla costa orientale in una zona della costa riparata da isolotti e scogliere; la piccola laguna di
Charco de San Ginés (Pozza di San Genesio) era stata sfruttata come porticciolo naturale sin dal
XV secolo, ma la prima capitale fu per oltre 200 anni la vicina città collinare di Teguise favorita da
un clima migliore e dalla presenza di acqua potabile.
La breve visita del centro può essere effettuata a piedi parcheggiando l’auto appena possibile;
molti infatti i sensi unici e le strade chiuse che costringono a giri incredibili.
Arrivando dall’aeroporto si vede l’incongruente mole del Arrecife Grand Hotel (un grattacielo di
circa 20 piani), edificio moderno ed in netto contrasto con il resto delle costruzioni dell’isola tutte
bianche e mai troppo alte.
Proseguendo sul lungomare si arriva
subito al bel forte di San Gabriele
(Castillo de San Gabriel) che sorge
su un isolotto congiunto alla
terraferma da due ponti, il più
vecchio e suggestivo è il Ponte delle
Palle (Puente de Las Bolas).
Dall’altro lato del lungomare c’è
Calle Leon y Castillo, elegante
zona commerciale e centro della
vita cittadina; questa ampia
strada piena di negozi è zona
pedonale, così come la traversa
Calle Otilia Diaz che conduce alla
chiesa di San Ginés.
La chiesa ha il caratteristico
aspetto
biancheggiante
contrastato dal nero delle rocche
vulcaniche dei portali e del
campanile; si trova tra una
piazzetta ombreggiata ed il
Charco de San Ginés, la laguna
salmastra da cui ha avuto origine
la città.
L’unica altra attrazione di Arrecife è il Castillo de San José, per raggiungere il quale è
consigliabile riprendere l’automobile. L’antico forte costruito a difesa del porto di Naos fu
ristrutturato da Cesar Manrique in maniera esemplare ed è ora un museo di arte contemporanea;
famoso è il ristorante sotto alla fortezza con grandi vetrate sul brutto porto commerciale dell’isola.
Proseguendo sul lungomare si traversa la zona industriale dove sono riuniti tutti i servizi dell’isola,
dal grande desalinizzatore alla centrale elettrica; in una delle prime baie si trova una nave
semiaffondata a poche decine di metri dalla spiaggia sassosa.
Dopo circa 3 Km si entra nell’urbanizzazione turistica di Costa Teguise; dal nulla è stata costruita
una cittadina che non presenta niente di interessante, solamente vicino all’Hotel Meliá Salinas
sono state ricavate due spiagge artificiali (la sabbiosa Playa de las Cucharas e la “meno riuscita”
Playa de los Charcos, ben chiusa ma con poca sabbia). A questo punto l’ampia strada litoranea,
non sempre con vista mare si interrompe lasciando posto ad una carrareccia che si snoda sulle
basse ed aspre scogliere verso nord.
In serata passeggiata sul movimentato lungomare di Puerto del Carmen, pieno di negozi e locali.
Cena con buon pesce a prezzi ragionevoli (“Tequila”); al calare del sole la temperatura si
abbassa anche se il vento perde di intensità, comunque basta una felpa o un giaccone leggero
anche in inverno.
Venerdì 4 Aprile 2014
Giornata dedicata alla visita della zona nord dell’isola. Dopo aver attraversato l’insignificante
periferia di Arrecife abbiamo percorso la superstrada fino a Mala per raggiungere su strade
secondarie le scogliere di Charco del Palo e Los Cocoteros.
La zona è molto tranquilla e
frequentata da nudisti, non si può
entrare in mare tranne che in un
paio di punti dove sono state
ricavate tra le rocce delle piscinette
semiartificiali.
Abbiamo poi proseguito verso nord
passando per Arrieta (paesino sul
mare senza niente di interessante)
fino al bivio che porta da un lato al
Jameos del Agua (entrata a
pagamento) e dall’altra alla Cueva
de
Los
Verdes
(entrata
a
pagamento), due zone di grotte
vulcaniche tra le più frequentate
mete turistiche di Lanzarote . I jameos somigliano in piccolo alle nostre formazioni carsiche, qui si
è cercato di dare un valore anche alle piccole cose e così nella prima l’opera di Manrique ha
creato un suggestivo intreccio tra natura ed artificiosità, mentre nell’altra si fa una visita in un
tunnel lavico che per secoli fu abitato dal clan dei Verdes.
Pochi chilometri dopo si incontra la
riparata spiaggia di “La Caleta” con
sabbia bianca e rocce nere. Lo
spettacolo più bello è comunque
quello che si gode dopo Punta
Prieta con le due spiaggette del
Caleton Blanco e soprattutto la
fantastica e riparatissima laguna
della Charca de la Novia poche
centinaia di metri prima che la
strada verso nord si interrompa nel
paesino di Orzola.
Ad Orzola, paesino di pescatori ed
unico porto d’imbarco per l’isolotto
La Graciosa, abbiamo pranzato
magnificamente
al
piccolo
ristorante “Autindara” appena all’entrata del porticciolo.
Percorrendo strade secondarie ma ben
tenute abbiamo poi passato il paesino di Ye
per arrivare al Mirador del Rio. Si tratta di
un belvedere (entrata a pagamento)
progettato da Cesar Manrique sul punto più
alto del settentrione di Lanzarote; da qui la
vista spazia soprattutto verso la desertica
isoletta La Graciosa, separata da Lanzarote
da un tratto di mare largo circa un chilometro
che da quest’altitudine sembra un tranquillo
fiume (el Rio).
Tornati verso il centro dell’isola abbiamo
attraversato la “valle delle 1000 palme” dove
è stata costruita Haria, cittadina con la bella
Plaza de la Constitución e la chiesa con ampio sagrato ombreggiato. La strada per uscire dalla
valle verso sud è ripidissima, breve ma con stretti tornanti e si arriva allo spettacolare Mirador de
Haria (Los Helechos), poco sotto al punto più alto dell’isola (Penas del Chache m.671 zona
militare).
Percorrendo una decina di chilometri si raggiunge
Teguise, detta “La Villa”, la prima capitale di tutte le
Canarie e capoluogo di Lanzarote fino al 1847. Si tratta di
una cittadina curatissima, con costruzioni bianche e le
piccole oasi verdi delle piazzette che contrastano con il
nero della terra vulcanica. Della importante storia restano i
bei palazzi nobiliari e tre belle chiese biancheggianti. La
Iglesia di Nuestra Señora de Guadalupe si trova sulla
Plaza de la Constitución; ha la caratteristica architettura
bianca con campanile a torre in pietra scura e balconi in
legno. Il convento con la Chiesa di San Francisco
presenta una facciata bianca con portale in pietra e
campanile a vela di scurissima roccia vulcanica. La chiesa
di Santo Domingo posta sulla direttrice di uscita della
città verso ovest e è bianca con portale scuro e piccolo
campanile a torre, si caratterizza per il profilo della parte
superiore della facciata che segue il tetto tondeggiante.
Appena fuori città si trova il Castillo de Santa Barbara (o
Castello di Guanapay), situato in stupenda posizione,
elevato a difesa di Teguise sull'orlo di un cratere vulcanico. La tranquilla cittadina si anima la
domenica mattina con il “Mercadillo de Teguise”. Sulla strada tra Mozaga e San Bartolomé si
trova un’altra opera di Manrique, il Monumento al Campesino. Si stratta di una scultura
realizzata negli anni ’60 con materiali di recupero; bianca alta 15 metri domina un villaggio
ricostruito come una grande casa colonica tradizionale. Sotto il villaggio un ristorante sotterraneo
circolare, una piccola zona commerciale ed alcune piante di vite riparate dal vento come nella
zona più meridionale di La Geria.
Dopo essere passati per Tias (niente di interessante) siamo tornati al residence dove abbiamo
fatto in tempo a fare un bagno in piscina.
Sabato 5 Aprile 2014
Giornata dedicata alla visita della zona sud dell’isola. Su belle strade si raggiunge Yaiza (niente di
interessante) per poi seguire le indicazione verso il parco Timanfaya.
La “Montaña del fuego” è una gran parte della zona vulcanica della zona ovest dell’isola di
Lanzarote. Il vulcano Timanfaya con la grande eruzione iniziata nel 1730 e durata 6 anni ha
stravolto la configurazione dell’isola ed ora la zona centrale è accessibile o grazie a carovane di
cammelli (dal parcheggio in basso) o su pulmini (dalla zona attrezzata, anche’essa progettata da
Manrique, sulla sommità del cratere più elevato).
La stretta strada per salire è inquietante, le rocce eruttive hanno soprattutto forme taglienti e colori
scurissimi, mentre si sale il colore rosso o giallo diventa più frequente ed alcune zone sono
sabbiose.
Noi abbiamo optato per il pulmino
e raggiunta in auto la vetta del
Timanfaya (entrata a pagamento)
ci siamo inoltrati tra una sorta di
monumento naturale costituito
dalle varie colate laviche e dalle
esplosioni vulcaniche. Ci sono
molti crateri che le differenze di
colorazione e struttura delle rocce
evidenziano dalle zone sabbiose
e dalle spianate laviche.
Durante il tragitto, che dura circa
un’ora, viene proposta in tre
lingue l’audioguida della zona con
accurate
selezioni
musicali
sincronizzate in qualche modo a
quello che si sta vedendo.
Tornati in vetta alla zona visitatori, si può assistere agli
effetti che il calore del vulcano ancora attivo può creare:
dalla grande griglia utilizzata dal ristorante “El Diablo”,
fino all’autocombustione di balle di erba secca o a getti
di vapore bollente che vengono provocati dai guardiani
gettando secchiate di acqua in camini vulcanici.
Terminata la visita siamo scesi sulla costa
ovest nella zona di El Golfo, un paesino con
piccole case e molti ristoranti sulle basse
scogliere; all’ingresso del paese una bella
spiaggia pietrosa, nera e molto esposta alle
onde (divieto di balneazione) con un
laghetto verdissimo appena dietro la duna
costiera.
Stupendo lo spettacolo delle scogliere di
Los Hervideros , i cui punti più
scenografici (archi, volte crollate, onde
che si internano con effetti suggestivi)
sono raggiungibili su un percorso
pedonale ben studiato ricavato tra le
rocce vulcaniche.
Ancora verso sud si incontra Janubio, uno spiaggione battuto dalle onde con dietro uno
stabilimento ancora attivo per la produzione del sale marino.
La salita verso Femes, paesino di montagna con
chiesa curatissima, mostra scorci spettacolari;
proprio sul belvedere ci sono alcuni ristorantini, noi
ci siamo fermati a Casa Emiliano con vista su
Playa Blanca, Islote de Lobos e l’isola di
Fuerteventura.
Abbiamo mangiato uno spuntino tradizionale con
formaggio di capra e fichi secchi, papas arrugadas
(patate cotte in acqua salata), le classiche salsine
all’aglio verde, bianca e rossa, alla fine un dolce di
cioccolata e frutta secca.
Ripida discesa verso la zona sud dove dal nulla è sorta pochi anni fa con l’intento di sfruttare
l’afflusso turistico, Playa Blanca, cittadina con estensioni ancora in fase di costruzione, l’unica
spiaggetta(artificiale) che merita di essere vista è Punta Limones. Sul lato ovest, ormai fuori città,
tra i cantieri abbandonati di punta Peciguera c’è un alto ma insignificante faro.
Serata al porticciolo di Puerto del Carmen, all’estremità occidentale della estesa cittadina, poche
centinaia di metri di ristoranti e locali poi ampie zone residenziali semideserte fino a Playa Grande
(detta anche Playa Blanca) ed al vivace lungomare di Avenida de las Playas fino a Los Pocillos).
Domenica 6 Aprile 2014
Giornata di mare a Puerto del Carmen; dopo essere passati per l’ampia Los Pocillos (sabbia scura e troppo
esposta al vento) abbiamo raggiunto a piedi Playa Grande, più riparata con sabbia più chiara ma più
affollata e senza ombra. Abbiamo così trovato posto sul piccolo promontorio di Punta de Playa Blanca, tra
palme e ripari dal vento nel classico stile delle coltivazioni di Lanzarote (sassi vulcanici accumulati a
formare piccoli muretti ad anfiteatro).
Al ritorno al residence sosta in piscina, dove l’acqua è molto più calda di quella del mare.
Lunedì 7 Aprile 2014
Giornata dedicata alla visita dell’estremo sud dove si trova la famosa Costa de Papagayo.
Dopo un paio di chilometri di
strada sterrata partendo da Playa
Blanca si paga un pedaggio (3 €
ogni auto) per l’accesso alla zona
del parco di Punta Papagayo. Il
paesaggio desertico e piatto si
trasforma in altipiano arido ed
ondulato finchè la strada termina
sopra le scogliere che riparano
alcune spiagge. La prima che si
incontra è Playa Mujeres, battuta
dalle onde bella da lontano ma
poco invitante per i bagnanti; poi
c’è Playa Papagayo,una spiaggia
sabbiosa lunga un centinaio di
metri, scenograficamente la più
bella, un anfiteatro formato da alte
scogliere
e
riparato
due
promontori. Per la balneazione non
è però il massimo, l’acqua è
comunque fredda non c’è ombra
ed è piuttosto affollata. Dopo una breve sosta abbiamo così deciso di spostarci sulla spiaggia successiva,
Caleta del Congrio, cinquecento metri di sabbia dorata. Qui le basse falesie forniscono nelle ore più calde
un po’ d’ombra e l’acqua è calma in molti punti grazie ad una scogliera che crea zone più riparate. Spiaggia
frequentata anche da nudisti dove si è anche tentata la costruzione di un rusticissimo camping
(attualmente in stato di abbandono).
Una giornata su queste spiagge, belle ma non certo ospitali, è stancante. Nel tardo pomeriggio siamo così
tornati in albergo per poi andare a cena nel borghetto di pescatori di Quemada, una decina di chilometri a
sud di Puerto del Carmen. Il paesino non ha niente di interessante, la spiaggia è pietrosa e l’accesso
all’acqua praticamente impossibile, ma in questo punto il mare è sempre calmissimo e si cena in uno dei
tre ristorantini a due metri dall’oceano (non economicissimi ma ottimi).
Martedì 8 Aprile 2014
Dopo aver concluso la visita dell’isola ci siamo tenuti questa giornata per tornare al posto che più ci è
piaciuto per il mare, la zona di Orzola sulla riparatissima Charca de la Novia. Le onde si infrangono sulla
scogliera nera per poi penetrare placidamente nella bassa laguna e spegnersi sulla sabbia bianchissima.
L’acqua è più calda rispetto al resto dell’isola, ma ben prima del tramonto il vento inizia ad essere fastidioso
nonostante i ripari. Abbiamo scelto di tornare, per una cena un po’ anticipata, allo stesso ristorantino di
Orzola mentre l’ultimo battello della giornata tornava dall’isola La Graciosa..
Mercoledì 9 Aprile 2014
Ultima giornata di mare a Puerto del Carmen.
Giovedì 10 Aprile 2014
Rientro a Roma via Madrid.