brevi media - Città Nuova

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brevi media - Città Nuova
QUESTI
brevi media
SIAMO NOI?
Fra le paure degli
italiani abbastanza
diffusa è quella di
subire furti, tra cui
quello
dell’automobile.
Vittorio Sedini
quella in città e al mare). Mamma Elena e
l’altra figlia, Federica –
della fazione risparmiatori – devono arrendersi. Ormai la
tendenza più diffusa è
quella. Tra la new
economy e l’11 settembre anche gli italiani si sono allontanati da Piazza Affari e
piuttosto che depositare o investire i loro
soldi
preferiscono
spenderli. Siamo passati infatti dal 17,2 per
cento di introiti che
nel ’97 venivano messi
da parte all’11,7 per
cento. Unisci la filosofia del “non rinunciare a nulla” alla
paura dei nuovi scenari economici ed
il risultato è questo: il 25 per cento
dei nuclei familiari ha un debito nei
confronti di una banca.
tano molto utili in famiglia. L’aspettativa di vita è arrivata a 81,1 anni
per le donne e 75,5 per gli uomini.
Nella casa di fronte assistiamo ad
un’altra scena. Nella famiglia Beninvesto l’ennesima discussione. Fra i componenti alcuni tendono al risparmio,
altri decisamente hanno come motto
quel “carpe diem” che tradotto in
concreto vuol dire in questo caso:
«Meglio comprare oggi ciò che non
puoi acquistare domani». Quelli che
fanno parte di questa “fazione”,
informatisi sulle tendenze degli italiani, sostengono che secondo il Censis
vi è una forte spinta all’acquisto di beni durevoli sempre più sofisticati. In
particolare si tende ad un rapido ricambio dei prodotti ad alto contenuto tecnologico. Dunque niente preoccupazioni. «Non saremo i soli indebitati» esclamano Giorgio e Roberta, i
due figli che hanno appena cambiato i
loro telefonini. Anche papà Sergio tira
un sospiro di sollievo non sentendosi
più “solo” (sua era stata l’idea della
terza casa, quella in montagna dopo
Città nuova - N.1 - 2002
Solo ombre dunque? No. Luca Cipensoio è uno dei 630 mila dipendenti del non profit. Ci tiene a raccontare
ai suoi amici che il suo è un settore in
crescita che può contare su 221.412
mila associazioni, 3.008 fondazioni,
4.651 cooperative sociali di cui oltre
la metà è nata nei soli ultimi dieci anni. Nel gruppo c’è pure Laura Buonavolontà. Lavora in fabbrica ed è contenta di un dato rilevato dal Censis: la
conflittualità sia economica che sociale è in declino con un calo notevole
delle ore perse per conflitti di lavoro.
78 milioni quelle nel quinquennio
’81/’85 che si sono ridotte a 7,7 milioni tra il ’96 e il 2000.
Insomma, secondo i dati raccolti,
risulteremmo così. E voi, in quale
italiano vi ritrovate?
Vittoria Cipriani
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otrei provare
Dio
«P
statisticamente»
Osò dirlo, provocatoriamente, ma non lo fece. Tuttavia oggi, a cent’anni dalla
nascita, a George Gallup è riconosciuto incondizionatamente un grosso merito: aver
inventato e sperimentato il
sondaggio d’opinione. Giornalista di formazione e di
professione, dopo aver studiato, nella sua tesi di laurea,
le tecniche per misurare le
opinioni dei lettori, le applicò immediatamente, nel
’32 alla pubblicità, nel ’35 alla politica.
Prima ancora che Berlusconi nascesse, il matrimonio
fra sondaggi, spot e politica
era dunque già celebrato e
consumato. Non fu il solo,
né il primo a cercare di penetrare l’animo degli elettori.
Ma si affermò quando contraddisse apertamente le previsioni della Literary Digest,
che, nel ’36, credendo ciecamente ai propri confidenti
troppo di parte, previde il
crollo dei consensi sul presidente uscente Roosevelt:
grazie a soli duemila elettori,
ma scelti con criterio, azzeccò non solo il successo
del candidato, ma persino la
sua schiacciante percentuale.
Fu un trionfo, non scalfito
nemmeno dalla batosta del
’48 quando, per aver sospeso
i sondaggi a due settimane
dalle elezioni, per eccesso di
sicurezza, predisse la sconfitta di Truman. L’uovo di Colombo di Gallup, tuttora valido, fu nei criteri di scelta
degli elettori rappresentativi
da trovare fra soggetti dei vari gruppi etnici, sociali e politici. Un criterio vincente rispetto a quello espresso da
Italo Calvino in La giornata
di uno scrutatore: se vuoi sapere come votano i malati
Del resto lo ammetteva
candidamente anche lo
stesso Gallup: «Si può
mentire distorcendo i fatti,
nascondendoli o sondandoli».
spresso. La televisione, specie quella pubblica, è oggi
importante per noi come
l’acquedotto: «chiediamo
almeno che l’acqua sia potabile. – ha detto Enzo
Biagi – Se poi è anche un
po’ frizzante, ancora meglio».
PALINSESTI
Le tre esse
George Gallup
del Cottolengo, basta domandare alle suore, o meglio ancora basta domandare al prete.
Ancora oggi, indipendentemente dalla loro affidabilità, i sondaggi di opinione rischiano di confondere la democrazia con il
populismo e di costringere
a politiche di basso profilo,
solo per accontentare le altalenanti vedute della gente. Churchill, a proposito,
lamentava che «niente è
più pericoloso che vivere
misurandosi continuamente la febbre». Inoltre la natura preventiva dei sondaggi può trasformarli facilmente da strumenti di
conoscenza della opinione
pubblica a mezzi per la sua
manipolazione. Dietro alle
cifre apparentemente oggettive delle percentuali si
possono infine nascondere
le interpretazioni più soggettive: non solo quelle
dei segretari dei partiti che
confermano sempre «un
risultato positivo», ma
proprio quelle della lettura
troppo superficiale o faziosa dei dati percentuali. Per
chi volesse sapere di più a
riguardo è uscito Opinioni
in percentuale (Laterza), di
Nando Pagnoncelli, direttore dell’agenzia Abacus.
OLTRE I VIDEOCLIP?
Sesso, salute e sport:
queste le tre esse vincenti
nei palinsesti televisivi
pubblici e privati oggi. Secondo la vecchia parola
d’ordine «al pubblico bisogna dare ciò che chiede», le nostre reti televisive, aggrappate sempre più
farraginosamente ai venti
della pubblicità, sembrano
aver perso la bussola. I,
pochi, buoni programmi
annegano in un mare di
spazzatura alimentato dalla
rincorsa reciproca a copiare il programma che salva
gli indici di ascolto. In una
attualità che passerà alla
storia, tra avvenimenti
epocali di scontri fra civiltà, non chiediamo esattamente Cnn, ma quantomeno «sobrietà di accenti,
tempestività sui fatti e
puntualità sugli argomenti. E naturalmente un’evasione di qualità, quando
occorre (e come se occorre)», come ha scritto Edmondo Berselli su L’E-
alle
virtuali
Orastartocca
In questi ultimi anni, la
frontiera della
creatività comunicativa era
rappresentata
dai videoclip.
Un originale passo in
avanti l’avevano già compiuto i Gorillaz, uno sconcertante gruppo rock che
produce solo
musica in videoclip animati: molti li amano, ma nessuno sa chi siano, visto che
anche i concerti li suonano
dietro un telone bianco.
Ed il mistero cresce ed affascina.
Oggi i video clip stanno
per essere surclassati dalle
animazioni in “flash”, un
prodotto in web facile da
creare, di basso costo, uno
strano ibrido fra cartoon e
videoclip, frutto della creatività di programmatori,
disegnatori, musicisti. Dilagano nella pubblicità, ma
le migliori hanno ormai vita propria, e sono arrivate
a far nascere delle vere e
proprie star virtuali.
La star delle star è Gino
il pollo, nato dall’inventiva
di Andrea Zingone, che ne
scrive le storie e realizza le
colonne sonore da casa
sua, così come da casa disegna Joshua Held, la genia-
le “matita” del personaggio. Gino è da tempo protagonista di un telegiornale
quotidiano su My-Tv, “la
prima tv nata dal web”: ora
però ha raccolto un clamoroso successo con due clip
in flash assolutamente travolgenti, O’Talebano, e Papaveri & Burka, che sono
stati scaricati in milioni di
copie dagli utenti della rete
dal sito www.my-tv.it. Gino è la passione di un pubblico popolare. La sua ricetta mescola poesia e parodia, tenerezza ed humor
surreale, cultura rock ed
avanspettacolo nostrano.
Ne nasce un autentico varietà musicale su Internet,
sobrio e leggero anche
quando si tratta di affrontare temi tragici come la
guerra.
a cura di Paolo Crepaz
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Città nuova - N.1 - 2002
MEDIA
UOMINI e VICENDE