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IN LIBRERIA - marzo 09
A cura di Massimo Vecchi
► Una pace perfetta di Amos Oz, tradotto da Elena Loewenthal per FELTRINELLI, è, secondo
l’autore, «il racconto mistico della segreta unione di alcuni esseri umani molto diversi tra loro che
diventano una famiglia nel senso più profondo del termine». La storia comincia alla vigilia della
Guerra dei Sei Giorni quando in un kibbutz i fondatori d’Israele e i loro figli si confrontano nel
diverso rapporto che hanno con la loro terra, tra quelli che avevano sognato una società ideale e
quelli insoddisfatti dell’eredità che ricevono e preoccupati delle nuove realtà da affrontare. Yolek
esulta per i traguardi raggiunti, una volta solo sognati; suo figlio Yonathan lo contraddice e vuole
affermare un’identità diversa; Rimona, la fragile giovane moglie, ha perso il contatto con la realtà;
infine la nuova recluta, Azariah Gitlin, dotata e carismatica, rivela forti emozioni. Così il
microcosmo del kibbutz si trasforma in teatro universale e si fa sempre più aggrovigliato l’intreccio
di speranze e di tensioni tra i personaggi che vi si muovono dentro.
► Berlin di Eraldo Affinati, edito da RIZZOLI, racconta una città senza confini, né geografici, né
storici. Se una città può essere una leggenda, per Affinati Berlino lo è. Qualche immagine:
“è stata un’isola, niente più che uno scoglio di autostrade, parchi e grattacieli, nel grande
mare comunista del secondo Novecento. La Dynamo era la squadra di calcio di Erich
Mielke, il capo della Stasi. Finché le redini del gioco le ha tenute lui, ha sempre vinto. Gli
arbitri erano tutti corrotti. Più che un’auto, la Trabant è un simbolo. Nonostante la
carrozzeria in cartone pressato e una velocità massima di 120 km/h, in Germania è la
macchina più rubata”. Si legge che Eraldo Affinati scende nei bunker sotterranei, nuota
nelle piscine pubbliche, corre in BMW, sorride ai fantasmi, si perde in periferia, ritrova il
sentimento italiano nei quadri della Gemäldegalerie e nelle canzoni di Mia Martini. Si
rivolge a Marx ed Engels. Ammira gli studenti della Biblioteca Nazionale. Riflette nella
Stanza del silenzio. Ci racconta degli Hohenzollern e delle giovani reclute morte sulle
alture di Seelow per difendere Hitler. Fa amicizia coi venditori di kebab. Segue gli ultimi
sopravvissuti dei lager. Ascolta i piloti della Luftwaffe, le prostitute dell’Artemis, i
calciatori corrotti della Dynamo, le gracchie che volano sugli stabilimenti dismessi della
Sprea, perfino le birre tracannate sui banconi delle Kneipen. Visita il Muro, i grattacieli, le
statue, le stazioni, le vie, le piazze, i morti, i vivi. E fa parlare Jesse Owens, Vladimir
Nabokov, Rosa Luxemburg, Franz Kafka, Marlene Dietrich, le aquile del Terzo Reich
e la Madonna del Botticelli. Apre la “Dea della Vittoria” che stringe la lancia aspirando i
profumi del Tiergarten; chiude Albert Einstein, il cui genio sembra scintillare nello
sguardo rapido di un ragazzino in bicicletta.
► Il pane di Abele di Salvatore Niffoi, pubblicato da ADELPHI, è il racconto di un’amicizia.
Zosimo e Nemesio sono due ragazzini al loro primo incontro quando la famiglia di Nemesio si
trasferisce nel paese di Crapiles dal «continente». Sono molto diversi: Zosimo è un sardo che vive
nel luogo dov’è nato e sa tutto della natura d’intorno, Nemesio è riccioluto, con gli occhi «color
prugna acerba» e intraprendente. L’amicizia nasce un giorno che Nemesio stacca da una grondaia
una lunga “spada di ghiaccio”, la spezza e ne regala una metà a Zosimo, che lo guarda stupefatto:
«Questa è la spada del generale inverno – dichiara tutto serio – che si divide solo con un nuovo
amico!». Diventano inseparabili. Zosimo porta Nemesio a casa sua, dove viene accolto come un
figlio, gli insegna a mangiare formaggio di pecora con il pane “crasau” e a cercare nei boschi i nidi
dei colombacci. Passano gli anni e un giorno «Vrades pro sempere!», fratelli per sempre si giurano
Zosimo e Nemesio quando quest’ultimo lascia il paesino di Crapiles per andare a iscriversi
all’università di Noroddile. Zosimo, che a Crapiles ci è nato, rimarrà a fare il pastore: come suo
padre, come il padre di suo padre. Nessuna ombra aveva mai sfiorato la loro amicizia, nemmeno
sulla bella Columba, di cui Zosimo è innamorato fin da piccolo e che diventa sua moglie. Ma
Columba nasconde un segreto, che Nemesio condivide con lei. Il dramma scoppierà quando Zosimo
lo scoprirà e deciderà di imbarcarsi per il «continente», di andare a Roma dove il suo vecchio amico
è diventato ministro degli Interni.
Salvatore Niffoi è nato e vive a Orani, in provincia di Nuoro. Ha pubblicato La leggenda di
Redenta Tiria, La vedova scalza, che ha vinto l’edizione 2006 del Premio Campiello, e Collodoro,
apparso da Adelphi nel 2008.
► Un sabato, con gli amici di Andrea Camilleri, in libreria per i tipi di MONDADORI, comincia
raccontando i piccoli e i grandi traumi subiti da alcuni bambini. Anni dopo quei bambini sono
cresciuti e si ritrovano insieme a cena, ma succede qualcosa di drammatico, un evento causato dalle
ferite non ancora rimarginate che avevano segnato la loro infanzia.
Andrea Camilleri, uno dei più fecondi e più letti scrittori italiani contemporanei, è il creatore del
commissario Montalbano, al quale ha dedicato decine di libri, pubblicati da Sellerio. Tra le ultime
sue opere in edizione Mondadori: La pensione Eva (2006), Voi non sapete (2007) e Il tailleur
grigio (2008).
►In bilico sul mare di Anna Pavignano, EDIZIONI E/O, è la storia di Salvatore, un ventenne
amante del mare e della sua barca con la quale nella bella stagione porta la gente a visitare la sua
isola e a fare immersioni. È la vita leggera, libera, che si è scelto quando ha deciso di smettere di
studiare dopo la terza media. Però c’è un’altra parte della sua vita, più dura e rischiosa, quella del
lavoro nero in cantiere che gli tocca d’inverno. Un giorno salva per miracolo un compagno di
lavoro, un extracomunitario africano, che sta per cadere da un’impalcatura e inaspettatamente
questo episodio gli causa uno stato di depressione che gli impedisce di lavorare. Finché avviene un
cambiamento: si innamora di Jessica, una turista di Genova venuta sull’isola per fare immersioni,
che gli restituisce la voglia di vivere. Jessica fa l’università, è figlia di un giornalista e Salvatore
decide di finire gli studi e con il lavoro al cantiere si paga la scuola di recupero per poter andare
all’università al più presto. Ma la felicità svanisce quando all’improvviso, mentre si trova in bilico
su un’impalcatura, viene a sapere che Jessica ha deciso di lasciarlo e si rende irreperibile.
Anna Pavignano, piemontese, ha scritto con Massimo Troisi le sceneggiature di tutti i suoi film,
da Ricomincio da tre al Postino, per il quale ha ottenuto una candidatura all’Oscar per la migliore
sceneggiatura. Tra le sue sceneggiature più recenti, Casomai di Alessandro D’Alatri e Se devo
essere sincera di Davide Ferrario. È inoltre autrice di narrativa per ragazzi e tiene corsi di scrittura
cinematografica per il Dams. Nel 2007 le edizioni E/O hanno pubblicato Da domani mi alzo tardi.
►Orizzonte mobile di Daniele Del Giudice, distribuito in questi giorni in libreria da Einaudi, è il
racconto della spedizione nella notte polare dell’Antartide compiuta dallo stesso scrittore. Un
viaggio da Santiago del Cile a Punta Arenas e poi sempre piú giú, sopra «un altro pianeta, un corpo
celeste abitato da milioni di pinguini, impacciati e impeccabili marziani». Mentre narra la propria
spedizione l’autore rievoca altre avventure per lo più sconosciute, con naufragi, navi imprigionate
per mesi tra i ghiacci, equipaggi indomiti, marinai sull'orlo della disperazione o annientati dalla
follia. Tra vita e letteratura, Del Giudice collega fra loro episodi di viaggi storicamente realizzati e
descritti, ma gioca sulla diversità delle prospettive e delle voci per creare un «orizzonte mobile»,
come dice il titolo, nello spazio e nel tempo ma stabile nei sentimenti che suscita.
Daniele Del Giudice vive a Venezia. Ha pubblicato Lo stadio di Wimbledon (1983), Atlante
occidentale (1985), Nel museo di Reims (1988), Staccando l'ombra da terra (1994), Mania (1997)
e, con Marco Paolini, I -TIGI Canto per Ustica (2001). Ha scritto anche saggi su Italo Svevo e
Primo Levi, per il quale ha introdotto l’edizione delle Opere►La Dea Bianca. Grammatica storica del mito poetico di Robert Graves, tradotto da Alberto
Pelissero, edito da ADELPHI, è una straordinaria avventura nel mondo affascinante degli antichi
miti. Ecco il giudizio di Pietro Citati: «Ho sempre creduto che i grandi libri sulla mitologia siano,
essi stessi, dei libri mitologici: ereditano una grande tradizione mitica, la raccolgono, la
interpretano; e la continuano, facendo echeggiare di nuovo tra noi quei miti, avvolgendoci nella loro
melodia, contagiandoci coi loro suoni, come migliaia di anni fa o in quell’istante miracoloso fuori
dal tempo, in cui il mito per la prima volta esplose alla luce. Robert Graves ha portato questo
principio sino in fondo e il risultato è un libro straordinariamente ricco e vivo, che di colpo ci fa
abitare vicino alla misteriosa Dea Bianca, a Eracle, alle sirene, alle mille divinità celtiche»
►Le due ragazze con gli occhi verdi di Giorgio Montefoschi, appena uscito da RIZZOLI, ha
come vero protagonista l’eros in situazioni lontane anni tra loro. Ambientata in una Roma
affascinante, la storia comincia con due personaggi, Pietro e Laura. Si erano amati da ragazzi, poi
lei lo aveva lasciato, ma quando si incontrano casualmente vent’anni dopo, la passione li travolge.
Però poco dopo si rendono conto che il loro è un amore impossibile: Pietro è single, ma Laura è
sposata e madre di due figli. E oltre ai sensi di colpa, accade un evento drammatico che segna la
fine della vicenda. Dieci anni più tardi, un altro incontro casuale: questa volta a conoscere Pietro è
Maria, la figlia maggiore di Laura, identica alla madre, la stessa voce, gli stessi occhi. Quando
Pietro si accorge che la ragazza si sta innamorando di lui, rimane sconvolto perché, se da un lato
sente una grande tenerezza verso Maria, dall’altro è sommerso dalla disperazione per la perdita
dell’amore di Laura e la tentazione svanisce di fronte a un nuovo senso di colpa.
Giorgio Montefoschi è autore di numerosi romanzi: Quando leggere è un piacere, Non desiderare
la donna d’altri, Il Volto nascosto, La Felicità coniugale, Il Segreto dell’estrema felicità, Lo
Sguardo del cacciatore, La Sposa, L’Idea di perderti, La Casa del padre.
►Brucia la città di Giuseppe Culicchia, edito da MONDADORI, descrive, o denuncia, il
cambiamento radicale di Torino. In soli dieci anni ha cambiato faccia.
Abbandonata quell’aria cupa da capitale dell’industria pesante e del proletariato è diventata
scintillante anche se un po’ frivola, popolata da modelle, creativi e da un gran numero di giovani
animati dalla voglia di divertirsi e di lasciarsi andare a estasi facili. In questo contesto, in cui si
muovono improbabili assessori alla Cultura, palazzinari e promoters di avventurose iniziative di
marketing, non stupisce che i deejay Boh, Zombi e Iaio, pieni di “bamba” a ogni ora del giorno e
della notte, visto il vuoto assoluto in cui giace la società, possano diventare i testimonial della
campagna “La Droga Ci Fa Schifo”.
Giuseppe Culicchia, nato a Torino nel 1963, ha ottenuto un notevole successo nel 1994 con Tutti
giù per terra, il suo romanzo d’esordio. Successivamente ha pubblicato Un’estate al mare, Torino è
casa mia e Ecce Toro.
►African inferno di Piersandro Pallavicini, in uscita da FELTRINELLI, affronta il tema
dell’immigrazione e del razzismo in Italia raccontando un episodio della vita di Sandro Farina, un
uomo sposato, benestante, che un anno fa, trascinato dal fraterno amico congolese Joyce Lukwazy,
fascinoso regista e videoartista dall’anima italiana, ha commesso una sciocchezza. Oggi, nella
primavera del 2004, Sandro si sta separando dalla moglie, ha qualche difficoltà economica e deve
dividere con i camerunesi Richard e Modestin un grande appartamento nella provinciale Pavia,
mentre l’amico Joyce è scomparso in Africa, dove ha accompagnato la sorella, cresciuta e educata
in Svizzera, a sottoporsi a magiche cure tradizionali per una misteriosa malattia che nessun medico,
persino a Losanna, ha saputo diagnosticare. Richard, Modestin, Joyce sono laureati, hanno una
cultura elevata, lavori ben remunerati: sono l’immigrazione integrata, lontana dall’emergenza,
eppure anche verso quest’Africa si scopre un razzismo diffuso, una rete di pregiudizi, fatta di
diffidenza, maleducazione, mancanza di rispetto. Sandro, che ora deve recensire ristoranti di lusso,
ha un passato di sinistra, è stato nel volontariato e sente che ogni italiano ha un debito, sconta una
specie di peccato originale commesso contro gli immigrati e contro quelli di pelle nera in
particolare. Però il contatto quotidiano, il confronto sul campo degli affetti e delle idee con gli
africani, conducono Sandro a rendersi conto che non sono i nuovi Che Guevara, anche loro hanno
preconcetti e possono essere razzisti verso gli italiani. Per chi è fresco di migrazione, non sono
valori il rispetto per le scelte sessuali, la parità tra uomo e donna, o persino la democrazia. E il
sovrannaturale, la superstizione, la magia, hanno un ruolo determinante nella vita di tutti i giorni.
Insomma bisogna conoscere a fondo gli africani e capirli altrimenti si rischia di trasformare la
convivenza in un inferno.
Piersandro Pallavicini, nato a Vigevano nel 1962, ricercatore in Chimica presso l’Università di
Pavia, è autore di narrativa e saggistica. Ha collaborato all’associazione di volontariato Oltremare di
Vigevano. Collabora con le Edizioni dell’Arco di Milano, curando una collana di libri di strada
dedicati all’Africa e alla migrazione da quel continente, scritti da autori italiani.
► Non sei nessuno di Guido Barbagli, edito da POLISTAMPA, è l’autobiografia prima dolente e
poi soddisfatta dell’autore. Quando nasce, il padre dimentica di iscriverlo all’anagrafe; adolescente,
sogna studi letterari e invece si trova a fare Medicina all’Università; è una facoltà impegnativa ma
riesce a laurearsi; sembra un buon traguardo e invece comincia da qui il suo calvario; anni di
amarezze durante i quali si sente ripetere continuamente “non sei nessuno, non ti conosce nessuno,
non conosci nessuno”; poi, finalmente arrivano grandi riconoscimenti negli Stati Uniti e in tutto il
mondo. In conclusione è l’avventura di un uomo che tra molte difficoltà è riuscito ad affermarsi,
diventando un urologo di fama internazionale.