corne del palone - Guide Alpine Alta Valtellina
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corne del palone - Guide Alpine Alta Valtellina
ARRAMPICARE IN ALTA VALTELLINA Corne del Palone – Paretone – Valdidentro (SO) Si tratta della montagna che precipita a sud del Piano di Pedenolo su Boscopiano, nella valle del Braulio, presentando, alle confluenze delle gole dell'Adda e del Braulio, un' ampia parete ben visibile dalla strada dello Stelvio. La parete e' esposta a sud-est ed e' caratterizzata nella parte medio-alta da una compatta muraglia vertico-strapiombante di rocce calcaree gialle con striature nere, supportata da un boscoso zoccolo roccioso. Periodo consigliato: da giugno ad ottobre. Esposizione: sud/est. Accesso: da Bormio prendere la strada per lo Stelvio, superata la galleria dei Bagni Vecchi proseguire per poco più di 1 km, imboccando poi una strada sterrata in discesa poco visibile che si dirama a sinistra in direzione di Boscopiano e Cancano; dopo 250m si lascia l'auto in un parcheggio. Da qui per la strada o il sentiero si scende al fondovalle oltrepassando il ponte sul fiume Braulio. Continuare quindi per la strada sterrata fino al sesto tornante, dove si abbandona per seguire il bel sentiero con resti di muri a secco della prima guerra mondiale (ed altri faticosamente eretti dal solo Eraldo) che, dapprima su di un crinale e poi per balze rocciose, boschi e cenge porta fino alla base della grande parete. Il sentiero e' segnato da bolli rossi ed è attrezzato con alcuni brevi tratti di corda nei punti più esposti. Dal parcheggio circa un ora e trenta minuti. Materiale: tutte le vie hanno una targhetta alla base indicante il nome, e sono attrezzate con spit-fix da 10 o 8 mm; per ripeterle sono sufficienti una dozzina di rinvii (15 per la n°6), inutili friend e nut. Discesa a piedi: da tutte le vie e' possibile scendere a piedi entrando per la grande cengia sommitale (ometti) nel canalone di sinistra, scendere fin dove si restringe per poi tornare tramite una comoda cengia agli attacchi delle rispettive vie. Se non dovete ripassare dalla base a recuperare zaini o altro, molto bella e panoramica, ma molto piu' lunga, e' la soluzione di salire fino al Piano di Pedenolo anziche' scendere dal canale, quindi per bel sentiero e strada sterrata verso la diga di Cancano, poi per la strada di Boscopiano di nuovo all'auto. Discesa in doppia: tutte le soste hanno due o tre fix, di cui due con maillon o catena, permettendo quindi sempre la discesa in doppia dalle vie. Ma attenzione: due corde da 60m sono necessarie per la n°3; la n°6 e' molto strapiombante ed obliqua, dalla terza sosta in poi la discesa in doppia e' problematica! Si consigliano quindi le doppie dalla n°5 o la discesa a piedi. Avvertenza: L'arrampicata sulle Corne del Palone ha caratteristiche alpine, e richiede una buona esperienza. Nonostante l'ottima attrezzatura, infatti, e' necessaria dimestichezza per l'ultima parte dell'avvicinamento, le doppie (piuttosto aeree) e per sapersi muovere sui tratti di roccia delicata. Corne del Palone – Paretone – Val del Braulio – Valdidentro - SO Testi, disegni e immagini – Copyright © 2008 Eraldo Meraldi – Valfurva (SO) Corne del Palone – Paretone – Valdidentro (SO) FFU UO OC CH HII Chiodata dall’alto da E. Meraldi nel 1996, 2 tiri con difficoltà max di 6c (obb), belle placche, chiodatura buona. 2) L L’’U UR RL LO O SSIIL LE EN NZ ZIIO OSSO O Aperta dal basso da Eraldo Meraldi nel 1995, 7 tiri con difficoltà massime di 7b (un solo 1) passo) e 6c (obb.); arrampicata prevalentemente per placche e muri verticali, qualche strapiombino, protezioni abbastanza distanziate 3) A AD DO OC CC CH HII C CH HIIU USSII Aperta dal basso da Eraldo Meraldi nel 1993/94, 7 tiri con difficoltà ' massime di 6c (6b obb.); placche e diedri per concludere con un tiro in leggero strapiombo, chiodatura buona. Doppie da 60 m sulla via, oppure 15 m a destra dell'ultima sosta partono le doppie della n° 4. Prima lunghezza un po' friabile. 4) IIL LV VO OL LO OD DE EL LL L’’A AN NIIM MA A Chiodata dall'alto da Eraldo Meraldi nel 1996, 6 tiri con difficoltà massime di 6c (6b obbligato); placche tecniche di precisione si alternano a strapiombi atletici su belle prese, protezioni abbastanza distanziate impongono abitudine all'arrampicata "sportiva d'ambiente". E' la via con la roccia di qualità migliore. 5) L LA AC CO ON ND DIIZ ZIIO ON NE EE ESSSSE EN NZ ZIIA AL LE E Aperta dal basso da Eraldo Meraldi nel 1992, 8 tiri con difficoltà massime di 6c (6a obbligato);arrampicata tecnica su placca e muri verticali a tacche nette, protezioni ottime e abbastanza ravvicinate. Il primo ed il penultimo tiro presentano roccia discreta, con scagliette che impongono attenzione ed una arrampicata delicata. 6) SSP PIIR RIIT TII L LIIB BE ER RII Aperta dal basso da Eraldo Meraldi, Paolo Vitali e Sonja Brambati nell'agosto 1997, 8 tiri con difficoltà massime di 7b+ (6b/c obbligato); arrampicata in grande esposizione su strapiombi e placche, chiodatura abbastanza ravvicinata ma da non sottovalutare, soprattutto per le difficoltà di ritorno dalla terza sosta in poi. Si consiglia la discesa in doppia sulla n°5: proseguire facilmente ad un altra sosta (15m 2), da cui si va a sinistra ad un primo ometto, quindi ad un secondo nei pressi del quale si scende una quindicina di metri per una corda fissa, al cui termine partono le doppie; oppure salire zigzagando verso sinistra sulle cengie superiori fino ad entrare nel canale di discesa. 7) L LA AD DO ON NN NA AN NU UO OV VA A Aperta dal basso da Eraldo Meraldi nel 1998, 5 tiri con difficoltà massime di 7a (6c obbligato), arrampicata tecnica di precisione e resistenza su muri verticali, veramente bella su roccia ottima. 8) L LU UN NA AD DII M MIIE EL LE E Chiodata dall'alto tranne i primi 2 tiri da Eraldo Meraldi nella primavera 2000, 6 tiri con difficoltà massime di 7a+ (6c+ obbligato), è per ora l'ultima della serie e quella che forse presenta la chiodatura più selettiva, è necessario auto controllo e padronanza delle difficoltà obbligate a qualche metro dall'ultimo spit. Alterna belle placche a strapiombi atletici, veramente super la seconda metà! Tiro chiave il quarto. Partenza in comune con "Il volo dell'anima", al secondo spit deviare a sinistra; alla seconda sosta si incrocia "Ad occhi chiusi", che si lascia al primo spit per andare a sinistra. Testi, disegni e immagini – Copyright © 2008 Eraldo Meraldi – Valfurva (SO) La condizione essenziale Non e' possibile fuggire dalle azioni dell'inconscio se non si ha la certezza di esistere. E' quasi buio quando mi accingo a montare la tenda alla base di questa grande parete. Adesso sono qui,, dopo anni di osservazioni per cercare di cogliere i suoi punti più vulnerabili per poterla salire. Ancora tanti dubbi e misteri prevalgono sulle ipotesi. Alle prime luci, libero da ogni pensiero inizio a salire su questo muro inesplorato. La verticalità, e' il vuoto assente che attende il termine di questa salita. Ma qui non esiste una cima, una meta materiale, esiste solo un qualcosa di interiore, di indecifrabile che spinge all'ignoto in un coinvolgimento infinito delle sensazioni che vengono accumulate attimo dopo attimo, fino ad esplodere nel silenzio raccolto di quest'angolo di montagna ancora sconosciuto. Sono qui solo con il mio respiro che controllo, con il tempo che passa e con il buio che arriva con le sue ombre e le sue inattese fantasie. Il buio fa pensare, fa meditare, fa riconoscere; il buio t'addormenta... Continuo la mia salita per quattro giorni indefiniti fino al vertice di questa pietra maestosa che non ha mai lasciato spazio all'immaginazione. La fresca realtà dell'animo, fra desiderio e sensazioni inesprimibili arriva improvvisa, mentre libero la parete da questo lungo assedio. Sono sceso dalla montagna carico di queste cose uniche ed irripetibili, avvinte ad una condizione essenziale che resterà per sempre, bellezza emanatrice di sogni. 1992 Eraldo Esistono luoghi dove è ancora possibile ascoltare il profumo del silenzio, dove ancora c'è un senso nel non raccogliere i fiori, dove è possibile guardare lontano e sentirsi sereni, dove il volo degli uccelli ti lascia ancora a bocca aperta e se chiudi gli occhi ti senti trasportato nell'aria e puoi provare quella meravigliosa sensazione di essere in perfetta armonia con te stesso ed il mondo che ti circonda. Ebbene sì, penso proprio che esistano dei luoghi simili in ogni parte del mondo e che spetta solo a noi il saperli riscoprire vivendoli intensamente attimo dopo attimo con entusiasmo. Potremo in questo modo arricchire la nostra vita, che a volte arida e spoglia, diventa in certi momenti bramosa o addirittura avida di istanti unici e preziosi. Sono ormai anni che salgo al Paretone e per questo i ricordi raccolti lassù sono saldamente legati, quasi intessuti alla mia imbragatura come se fossero parte della mia attrezzatura. In Alta Valtellina il Paretone è visto come un monumento, un'oasi rocciosa, un "unicum" dal momento che la zona non è stata di certo favorita dal buon Dio quando si trattò di distribuire le pareti rocciose che in altre parti del mondo fanno la gioia degli alpinisti rappresentandone il loro paradiso. Qui la roccia rispetto a quelle zone circostanti non è male e a tratti mi ricorda il calcare del Tellistock. Quando sono salito lassù per la prima volta non pensavo di certo che un giorno mi sarei ritrovato a scrivere un articolo per far conoscere e apprezzare meglio questo piccolo "angolo del mio paradiso". Infatti il Paretone è un po' come se fosse mio, un mio bene, che da un paio d'anni condivido esclusivamente con un nuovo arrivato: il gipeto. Ogni tanto arriva, controlla e se ne va al suo nido, posto al di sopra delle grandi balze rocciose. Ho trascorso tanti giorni ad aprire le vie, che poi ho ripetuto in compagnia di Luca, Luigi, Chicco, Maurizio, Raffaele, Bruno, Andrea e Fabio. Con mio fratello Fabio e con Ugo le ho poi ripetute anche in inverno. Ho avuto il grande piacere di conoscere Sonja e Paolo; arrampicando insieme abbiamo aperto anche una via. Sono stati momenti per me molto belli ed intensi. Il vedere poi all'opera un grande arrampicatore è stata un' ulteriore conferma di quanto Paolo e Sonja stiano dando e facendo per l'arrampicata moderna. Spesso salgo al Paretone per cercare qualcosa che è difficile rendere con delle parole. Ritrovarsi alla base del Paretone in un angolo così vicino a Bormio, ma nello stesso tempo così lontano, è come passare in un'altra dimensione. Un'energia che si sente appena si arriva alle cengie basali. Da li il vuoto inizia ad essere una presenza dominante, poi appena ci si alza sulla parete, l'esposizione si apre sempre di più, fino al limite che uno vuole o che uno sente. Provo un certo rammarico se penso che forse da ora in poi non sarà un posto così tranquillo. Non che io consideri una mia proprietà esclusiva questo dono della natura che come tale appartiene a tutti. Il mio rammarico forse è dovuto al fatto che oggigiorno l'arrampicata moderna in un certo senso è un po' un "usa e getta". Da parte di molti arrampicatori viene vissuta come una corsa sfrenata all'ultimo spit. Penso che arrampicare debba significare qualcosa di più, e diventi anche una ricerca di se stessi per approfondire le conoscenze dell'anima. Allargo comunque a tutti gli arrampicatori, ed anche in modo caloroso, l'invito a venire ad arrampicare al Paretone. Il posto è insolito, incontaminato, velato da un fragile equilibrio, bello, molto particolare. Sono certo che vi resterà per un po' nella mente. Se vi dovesse capitare di sentirvi osservati mentre arrampicate è molto probabile che il gipeto sia lì nei dintorni, oppure sarò io che da qualche angolo nascosto mi sarò affacciato per controllare ogni vostro movimento. Eraldo Testi, disegni e immagini – Copyright © 2008 Eraldo Meraldi – Valfurva (SO)