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Anno XCV - Novembre-dicembre 2016
RIVISTA ILLUSTRATA DELLA SVIZZERA ITALIANA PUBBLICATA DALLA FONDAZIONE OTAF
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Inaugurazione del Parco Elia a Sorengo.
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17 SPECIALE: i 95 anni
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del “Semi di Bene”
31 Un parco in memoria
del piccolo Elia
Via Chiosso 12 • CH-6948 Porza  +41 91 936 30 00
ceramiche
mosaici
pietre naturali
pietre artificiali
EDITORIALE
Da 100 anni al passo
con i cambiamenti
C
M
“Insieme: ieri, oggi, domani”.
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K
l Avv. Pier Mario
Creazzo
Presidente della
Fondazione OTAF
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i siamo. Due importanti anniversari si stanno rincorrendo: 2016 - 95 anni di pubblicazione del Semi di Bene; 2017 - 100 anni
dell’esistenza dell’OTAF. Ma ciò che più conta è il completamento del nuovo campus dell’OTAF a Sorengo che verrà inaugurato nel corso
del centenario e che ci proietta verso il futuro
della nostra Fondazione.
Molti sono i cambiamenti intervenuti in questo lungo periodo: la casistica (dai “bambini
gracili” ai bambini celebrolesi e, successivamente, ai disabili di ogni età); la logistica (da
una piccola casa per bambini con problemi fisici o socialmente fragili al nuovo centro con
ambulatorio medico, spazi per attività di terapia, servizi aggiornati alle esigenze per bambini, ragazzi e adulti quali asilo e scuola speciale, laboratori, centri diurni e foyers); la partecipazione (da Cora Carloni e le sue collaboratrici agli oltre 300 dipendenti attuali); l’impegno finanziario (dai generosi contributi volontari iniziali agli attuali costi di gestione di oltre
CHF 25’000’000.— all’anno).
Costante l’impegno e soprattutto lo spirito, a
volte pionieristico, di portare avanti gli impegni sociali assunti e di incrementare e sviluppare le cure e l’assistenza agli ospiti e alle loro
5 OTAF 1917 - 2017
•Il Centenario dell’OTAF
di Roberto Roncoroni
•L’OTAF ed io, metà vita insieme
di Armando Boneff
6 AGENDA OTAF
8 STRUTTURE OTAF
Per i minorenni Per gli adulti
Il centro terapie I servizi generali
L’OTAF per tutti Pubblicazioni OTAF
17 SPECIALE 95 ANNI SEMI di BENE
•“Semi di Bene” da 95 anni la voce dell’OTAF
di Marco Canonico
•La storica rivista organo ufficiale dell’OTAF
di Giorgio Passera
•Gli anni dei numeri monotematici
di Federico Martinoni
24 LAVORI IN CORSO
•Il cantiere Casa Nava all’interno
di Nikita Dehtevics
2
famiglie, tenendo conto dei mutamenti dei bisogni e dei progressi scientifici, nella ferma convinzione che le persone disabili hanno diritto
ad una vita dignitosa con servizi di qualità, al
rispetto della loro personalità e all’aiuto per
perseguire ogni loro raggiungibile progetto.
La rivista Semi di Bene è stata testimone dei
cambiamenti dell’OTAF e sempre dovrà esserlo, costituendo il canale privilegiato per informare la popolazione di quello che facciamo.
La nuova veste grafica vuole rispondere a questo obiettivo, rinnovando la presentazione e la
scorrevolezza dei testi, la documentazione fotografica, il coinvolgimento dei nostri ospiti e
dei nostri operatori e la collaborazione di tutte quelle persone che hanno permesso di continuare a “seminare” messaggi di attività svolte, di letizia, speranza e gratitudine, come raffigurato nella piccola immagine sulla copertina
che richiama un disegno della giovane seminatrice del pittore Pietro Chiesa, simbolo dell’OTAF sin dalla sua origine.
Grazie a tutti e di tutto e ad multos annos all’OTAF
e alla rivista Semi di Bene.
27 OTAF E DINTORNI
•Il battito d’ali di Casa Arion
30 ATTUALITÀ OTAF
•Il Progetto 2016 del Centro Diurno
Girasole
•Un parco in memoria del piccolo Elia
di Marco Canonico
•Saluto del Sindaco di Sorengo,
Antonella Meuli
•Intervista all’architetto Giorgio Benicchio
•L’OTAF riconferma il marchio
“Fourchette Verte”
•Festa di Halloween
34 ALBERGO DELLA LUCE
•La “Comunità OTAF” allo specchio
di Andrea Della Neve
38 ALBO PER GLI AMICI
•In memoria Clemens Landois
Pier Mario Creazzo
Semi di Bene
RIVISTA ILLUSTRATA DELLA SVIZZERA ITALIANA
PUBBLICATA DALLA FONDAZIONE OTAF
ANNO XCV, N.5 - 2016
Hanno collaborato a questo numero:
Armando Boneff l Ja­vier Mar­­tinez
Marco Cano­ni­co
l Federico Martinoni
Massimo Conforti
l Giuseppe Mimmo
Pier Mario Creazzo l Giorgio Passera
Nikita Dehtevics
l Rosy Pozzi
Andrea Della Neve l Ro­berto Ron­­­­­co­roni
Christian Fischer
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Editore Fondazione OTAF, 6924 Sorengo, Tel. 091/ 985 33 33;
Redattore responsabile Marco Canonico;
Abbonamenti annuo CHF. 30.- sostenitore CHF. 50.-; CCP 69-352-8;
Tiratura “speciale” 55’000 esemplari, esce 5 volte all’anno;
Stampa Tipografia Fontana Print, 6963 Pregassona;
Grafica studio grafico Boneff, Lugano - [email protected];
Copyright Riproduzione, solo con autorizzazione della redazione;
www.otaf.ch
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OTAF 1917 - 2017
Il centenario
dell’OTAF
Occasione di incontro.
Mario Davatz, direttore
delle ferrovie di montagna
Grüsch-Danusa AG,
cliente dal 1983
I
n previsione del centenario della
nostra Fondazione, che festeggeremo nel 2017, abbiamo costituito
un gruppo di lavoro, al quale hanno
aderito una decina di nostri collaboratori dei diversi settori, con l’obiettivo di riflettere sul significato
di questo anniversario e di proporre e pensare degli eventi e delle iniziative che sottolineassero questo
traguardo.
Crediamo che la celebrazione del
centenario rappresenti per l’OTAF un
momento speciale, un’occasione privilegiata per fermarsi ad osservare
la realtà e le possibilità del presente,
ripercorrendo una lunga storia di impegno umano e sociale.
Per festeggiare degnamente questa
ricorrenza, proporremo una serie di
iniziative e di eventi a carattere culturale, sociale e ricreativo, legati tra
loro da un unico filo conduttore:
ritrovare nel passato le radici del
futuro, per rinnovarsi pur restando
fedeli alla tradizione.
Celebrare la storia
«Le funi d’acciaio assicurano i nostri
passeggeri. Il secondo pilastro di Swiss Life
assicura i nostri collaboratori.»
Pensaci, ora tocca a te.
Swiss Life vi offre soluzioni sicure e su misura per la previdenza professionale della
vostra PMI. Così voi potete concentrarvi sulle vostre attività principali. Le ferrovie
di montagna Grüsch-Danusa AG sono una delle oltre 40 000 imprese di cui abbiamo
già conquistato la fiducia. Convincetevene di persona: swisslife.ch/pmi
L’avvento del centenario ci permette
di volgere lo sguardo alla storia dell’OTAF, per renderci consapevoli di come la sua missione originaria sia rimasta immutata nel corso di questi
cento anni.
Dalla nascita dell’Opera di Assistenza di Lugano Campagna nel 1917,
all’estensione a livello cantonale del
suo raggio d’azione nel 1920, fino ad
arrivare all’attuale espansione del nostro centro a Sorengo, l’OTAF è sempre rimasta fedele al proprio mandato: assistere la persona che si trova
in una situazione di bisogno.
Il centenario sarà quindi l’occasione
per ridare vigore all’impegno umano e professionale che ha reso grande la nostra istituzione nel corso dei
suoi “primi” cento anni di vita, con lo
sguardo sempre rivolto alle sfide del
e: ieri,
Insiem
presente e del futuro, da affrontare
con rinnovato dinamismo e ricercando nuove modalità di convivenza con
il mondo dell’handicap.
Festeggiare l’impegno sociale
Il centenario è anche un’opportunità
unica per esaltare l’impegno instancabile dei suoi collaboratori, che non
è mai venuto meno nel corso degli
anni, risultando il vero traino di una
crescita qualitativa dei nostri servizi.
Potremo celebrare cento anni di
umanità: una storia fatta di persone,
che con il loro vissuto hanno contribuito e contribuiscono a fare l’OTAF.
Gli eventi che proporremo nel 2017
non intendono essere celebrazioni o
momenti fini a se stessi, ma vogliono
contribuire ad accrescere nei collaboratori e nelle persone direttamente
coinvolte nella vita dell’OTAF il loro
senso di appartenenza.
Il progetto “Albergo della luce”, realizzato in collaborazione con il Social
Community Theatre Centre dell’Università di Torino, (che presentiamo in
og
ani
gi, dom
ldi Roberto Roncoroni
Direttore OTAF
un contributo separato) mira principalmente a raggiungere questo scopo: valorizzare la nostra comunità interna tramite un percorso artistico e
formativo che coinvolgerà gli utenti,
le famiglie e tutti i collaboratori, ed al
tempo stesso ci permetterà di attivare delle occasioni di scambio con la
popolazione attraverso un calendario
di attività culturali e sociali.
Presentarci alla collettività
Le celebrazioni del centenario ci offrono una grande opportunità: comunicare l’OTAF.
Attraverso gli eventi proposti si intende mostrare la ricchezza intrinseca
dell’OTAF, riducendo il più possibile
le distanze con la realtà circostante,
in un processo che si vuole inclusivo
e non esclusivo.
Il centenario rappresenta l’occasione ideale per veicolare un importante messaggio: l’OTAF non è un
quartiere a sé stante ma un bene
appartenente all’intera collettività, un quartiere familiare e sempre aperto.
Incontro con la popolazione durante l’inaugurazione del parco Elia.
5
OTAF 1917 - 2017
AGENDA 2017
OTAF 1917 - 2017
i, oggi,
Bisogna dunque coinvolgere la collettività
per far nascere nei cittadini il desiderio di
partecipare alla nostra missione, attraverso
la condivisione e la costruzione di legami,
che aiutino a guardare alla diversità come
fonte di ricchezza sia per la persona singola
che per la comunità intera.
Infine ci ripromettiamo di sensibilizzare
l’opinione pubblica sui temi legati alla disabilità, che tutt’oggi, a volte, spaventano o
escludono, alfine di migliorare l’approccio
all’handicap ed avvicinarlo al linguaggio comune e alla società tutta.
Il centenario può essere un’opportunità
per offrire un’immagine diversa dell’handicap: non qualcosa da nascondere o rifiutare
ma una risorsa importante per la crescita di
ognuno e dell’intera società.
Lo slogan
Prima dell’estate abbiamo indetto un concorso di idee, invitando tutti i nostri collaboratori a proporre uno slogan, una frase
o una parola che caratterizzasse ed accompagnasse i festeggiamenti per il centenario.
Parecchie le proposte e le idee che abbiamo ricevuto. La scelta non è stata facile, ma
alla fine la nostra preferenza è andata allo
slogan suggerito da Cristina Rezzonico, responsabile di casa Gaia, e che recita:
1917 – 2017 :
INSIEME. Ieri, oggi, domani
Un’ottima sintesi degli obiettivi e delle speranze che ho voluto illustrarvi e che ben rappresenta la storia dell’OTAF: il fare insieme.
Ed insieme a voi, cari lettori del Semi di
Bene, sostenitori, benefattori ed amici dell’OTAF, vogliamo festeggiare questo importante anniversario.
Vi aspettiamo a Sorengo, nel “quartiere
delle emozioni”, dal titolo del libro che pubblicheremo nel corso del 2017 e che ripercorrerà la storia dell’OTAF, per conoscervi, per
conoscerci, per presentarvi le nostre attività
e per brindare a questo importante traguardo che la nostra Fondazione ha raggiunto.
Fin d’ora il mio più caloroso e cordiale benvenuto!
Roberto Roncoroni
Direttore OTAF
e: ier
Insiem
Nel 2017 la
Fondazione OTAF
celebra il suo centenario!
Ecco alcune date da segnare in rosso
nella vostra agenda:
6 gennaio 2017
Arrivo dei Re Magi all’OTAF
di Sorengo
19 marzo 2017
Festa di San Giuseppe e inaugurazione dell’opera “Primavera dell’OTAF”
dell’artista Gilbert Lebigre di Viareggio. L’opera verrà posata all’ingresso
di Casa OTAF (stabile amministrativo)
3-4 giugno 2017
Inaugurazione dello stabile “Casa Nava” e performance organizzata negli
spazi dell’OTAF nell’ambito del progetto “Albergo della luce”
6 dicembre 2017
Mercatini di Natale e festa
di chiusura del centenario
Accanto a questi appuntamenti, nel corso dell’anno verranno proposti altri momenti di incontro con la popolazione, ed in particolare:
• Giornate di studio e di formazione
• Concerti d’autore
• Una mostra di quadri realizzati dai nostri utenti
• Inaugurazione e consacrazione della cappella,
ricavata negli spazi del nuovo stabile “Casa Nava”
Le date di questi eventi verranno rese note nei prossimi
mesi. Vi invitiamo dunque a consultare periodicamente il nostro sito www.otaf.ch per rimanere sempre aggiornati sulle nostre attività e sulle nostre proposte per
il centenario.
Buon Natale a tutti e… arrivederci al 2017!
6
L’OTAF ed io,
metà vita insieme
i
doman
In
ieri,
sieme:
omani
oggi, d
l di Armando Boneff
Grafico
Q
uando una fortunata collaborazione corrisponde ad
un’intera carriera professionale ci
si sente parte di un progetto anche
se il proprio apporto, confrontato
con l’impegno degli attori principali, risulta evidentemente marginale.
Quella briciola di presunto merito
è sufficiente per condividere in prima persona l’orgoglio di festeggiare un’Opera centenaria che ha saputo rinnovarsi interpretando i bisogni del Paese e l’ha fatto senza
perdere la propria identità.
Era l’inizio degli anni Ottanta, un
periodo di fermenti nella socialità ticinese e anche l’OTAF si preparava
al secondo cambiamento importante, cioè l’estensione della sua missione agli invalidi adulti. Per coadiuvare il Consiglio di fondazione nei contatti con i Comitati Distrettuali non
bastavano più le volontarie guidate da Annamaria Pelli, “eredi spirituali” di Cora Carloni, perciò la Fondazione nominava il dottor Riccardo Steiner primo Segretario generale. Lo conobbi perché mia moglie lavorava come educatrice all’Istituto di
Sorengo e mi coinvolse nel suo progetto per dare un nuovo impulso alle relazioni con l’esterno anche con
una veste grafica nuova, pur mantenendo l’identità originale nonostante i cambiamenti.
Iniziammo con il rilancio della rivista Semi di Bene, studiammo un nuovo logo, avviammo la pubblicazione
dei fortunati blocchetti con gli aforismi e un po’ alla volta applicammo
ovunque l’immagine coordinata dell’OTAF “moderna”.
Da allora ho avuto il piacere di seguire da vicino tutti gli ulteriori sviluppi dell’Opera, come grafico e membro del Consiglio di fondazione (ora
Comitato di fondazione), assicurando
il mio supporto a due Presidenti (avvocati Varini e Creazzo), tre Segretari
generali (Steiner, Borel-Pfister, Roncoroni) e quattro direttori delle strutture (Pescia, Panzeri, Vismara, Roncoroni), collaborando con un corollario di molti altri validi operatori, volontari e professionisti, non da ultimo Marco Canonico, capo-redattore
del Semi di Bene dal 1994.
Trentasette anni trascorsi velocemente, sempre cosciente di servire
una causa importante e sempre motivato per stare al passo con una dirigenza effervescente guidata dal Presidente, avvocato Creazzo, e da Roberto Roncoroni i quali, mentre la “macchina sociale” operava a pieno regime
e si perfezionava aggiungendo nuovi
servizi, sul sedime dell’ex Ospizio per
Bambini Gracili realizzavano il moderno campus con gli edifici progettati da Mario Botta, ultimati rispettando la tempistica per i festeggiamenti
del Centenario. A loro rivolgo i miei
più sentiti ringraziamenti e all’OTAF
porgo gli auguri per un radioso proseguimento!
IL LOGO DELL’OTAF NEL 1917
Una piantina gracile che vien su da un
groviglio tarato da un disordine d’origine ben evidente, e si drizza verso l’alto
fiduciosa e anelante, col sostegno di un
palo robusto e ben piantato (...)
IL LOGO DELL’OTAF “MODERNA”
Otto frecce simboleggianti i Comitati Distrettuali convergono al centro della figura sviluppando una sorta di sole attorno al quale ruotano ed emergono figure
umane stilizzate.
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STRUTTURE OTAF
STRUTTURE OTAF
Per i minorenni
e: ieri,
Insiem
Per gli adulti
omani
oggi, d
Per il settore minorenni troviamo
le seguenti strutture:
lScuola speciale
settimana. I bambini più grandi sono integrati alcune mattine a settimana presso le scuole dell’infanzia
pubbliche del comune in cui abitano, accompagnati da operatori, i
quali in maniera costante collaborano con i pedagogisti del gruppo
Arcobaleno.
lUnità abitative
l Scuola speciale
lScuola dell’infanzia
lGruppo arcobaleno
La Scuola dell’infanzia, la Scuola speciale e l’UAM sono riuniti sotto il tetto
comune del nuovo stabile per minorenni denominato Casa Cora, inaugurato
a Sorengo il 19 marzo del 2012.
La struttura si colloca nel solco e
nella memoria di quanto fece l’indimenticabile Cora Carloni, prima conduttrice dell’OTAF. Ultimato nel 2010,
l’edificio è stato occupato da una cinquantina di bambini e ragazzi, attualmente suddivisi in 2 gruppi di Scuola
dell’infanzia, 6 gruppi di Scuola speciale e 2 foyer abitativi.
Lo stabile, progettato dall’architetto Mario Botta, si sviluppa su 6 livelli: un piano interrato per depositi, locali tecnici e spazi di attività comuni
(palestra, sala Snoezelen, sala Affolter, Closlieu), un piano terreno con
i 2 gruppi di Scuola dell’infanzia, il
primo e il secondo piano con le aule
delle Scuole speciali, il terzo e quarto piano riservati all’abitazione per
complessive 16 camere singole con i
relativi servizi e spazi comuni.
La scuola speciale è una struttura
diurna che accoglie bambini in età
scolastica che, per l’entità delle loro
difficoltà o per particolari necessità,
non possono frequentare la scuola
speciale cantonale.
Il nostro intervento pedagogico
mira a favorire e sviluppare, nel
contesto di un ambiente sereno e
stimolante, le capacità e le competenze del bambino disabile. È inoltre un complemento ai molteplici
interventi terapeutici individualizzati che vengono forniti dai terapisti del centro ambulatoriale, come
pure a tutti gli aspetti tecnici–assistenziali e di presa a carico continua offerti dalla nostra struttura.
La scuola dell’infanzia.
l Unità abitative
L’unità abitativa dei minorenni.
l Scuola dell’infanzia
Sono presenti 2 gruppi, che accolgono bambini dai 3 ai 7 anni.
La Scuola dell’infanzia dell’OTAF
vuole essere un complemento agli interventi riabilitativi e pedagogici di
tipo individuale svolti dagli specialisti dell’ambulatorio presso la nostra
struttura. Il nostro intervento pedagogico è inteso a favorire la socializzazione, a fornire una stimolazione
globale, a dare un sostegno educativo mirato in funzione dell’età e delle
esigenze del singolo bambino per aiutarlo ad esprimere al meglio le proprie capacità.
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E come novità: a partire dal mese
di settembre 2016, presso la scuola
dell’infanzia del comune di Sorengo,
è stata aperta una sezione integrata dell’OTAF, che accoglie un piccolo gruppo di bambini in età di scuola
dell’infanzia (3-6/7 anni) con importanti bisogni di pedagogia speciale e
un elevato grado di dipendenza. Lo
scopo è quello di offrire loro la possibilità di vivere dei momenti di integrazione nella sezione di scuola dell’infanzia, affiancati da una presa a carico di pedagogia specializzata in piccolo gruppo o in individuale da parte
di personale specializzato.
l Gruppo Arcobaleno
Dal 2011 presso la nostra Fondazione è stata creata un’unità di intervento precoce per bambini con disturbi
dello spettro autistico (DSA). Viene
proposto il metodo ABA (Applied Behavior Analysis), che non è una terapia né un solo metodo, ma è un insieme di metodi basati su principi scientifici dell’apprendimento che fungono
da base per vari interventi e terapie
dello spettro autistico. L’Unità di intervento precoce OTAF è frequentata
da una decina di bambini, di età tra i
due e i quattro anni, in maniera alternata, con un minimo di due giornate a
Le due unità abitative per minorenni (foyer Dalì e foyer Van Gogh)
si occupano della presa a carico
dei ragazzi che frequentano la nostra Scuola dell’infanzia e la nostra
Scuola speciale.
Gli operatori che vi lavorano si
occupano dell’organizzazione delle attività ricreative e ludiche al di
fuori degli orari scolastici e rispondono alle esigenze educative e assistenziali dei giovani ospiti. Durante
la notte i vegliatori notturni assicurano la sorveglianza della struttura,
occupandosi dei bisogni assistenziali degli utenti.
Per meglio rispondere ai bisogni
della nostra utenza, nelle scorse
settimane è stata ripensata l’organizzazione delle unità abitative: al
terzo piano dello stabile sono alloggiati bambini e ragazzi in età prescolastica e scolastica (0-14 anni)
mentre il quarto piano è occupato da adolescenti e giovani adulti.
Il settore adulti comprende
le seguenti strutture:
l Abitazioni per adulti
l Centri diurni
l Laboratori protetti
Casa Iris a Massagno.
Casa Giroggio a Sorengo.
Casa Gaia a Massagno.
Casa Bianca a Locarno.
l Abitazioni per adulti
In risposta ai bisogni abitativi di persone adulte con un diverso grado di
disabilità fisica e psichica, nel corso
degli anni novanta sono state aperte
diverse strutture residenziali - a Sorengo prima e in diverse località poi
- per favorire l’integrazione e l’inclusione di giovani adulti disabili.
Le abitazioni per adulti si suddividono in tre tipologie:
•Case con occupazione (Casa Giroggio a Sorengo e Casa Bianca a Locarno), strutture residenziali aperte
365 giorni all’anno, che coniugano
la soluzione abitativa con l’offerta,
all’interno dei loro spazi, di attività
occupazionali diurne, utili al mantenimento delle capacità relazionali
ed espressive individuali degli ospiti
di queste strutture
•Casa medicalizzata (Casa Belinda a
Lugano), offre i suoi servizi ad adulti
disabili affetti da un handicap fisico e psichico gravi. Gli ospiti sono
Casa Ninfea a Lugano-Besso.
assistiti da personale con formazione e competenze prevalentemente
di tipo infermieristico-assistenziali
e beneficiano inoltre di importanti
aiuti medici, psicologici e terapeutici
•Foyers esterni (Casa Iris e Casa Gaia a Massagno, Casa Ninfea a Lugano-Besso), accolgono persone adulte
impossibilitate per vari motivi a vivere nel nucleo familiare. Durante il
giorno gli utenti frequentano centri
diurni e laboratori protetti.
Al quarto piano dello stabile che
accoglie casa Iris è inoltre presente
un’unità abitativa per giovani adulti
con una diagnosi di autismo o disturbo dello spettro autistico o con difficoltà di comportamento (Casa Arion).
La gestione di questo progetto avvie9
Per gli adulti
STRUTTURE OTAF
e: ieri,
Insiem
ne in collaborazione con la Fondazione Ares di Giubiasco, che si occupa
di studiare ed attuare misure di intervento, dalla prima infanzia all’età
adulta, per la corretta presa a carico
delle persone che rientrano nelle casistiche sopraccitate.
Al quinto ed ultimo piano vi sono 2
appartamenti protetti, che vengono
affittati a persone che necessitano di
un particolare sostegno.
l Centri diurni
I centri diurni dell’OTAF accolgono
persone che presentano una compromissione dell’autonomia tale da impedire il normale svolgimento della
vita quotidiana e si occupano dei loro utenti durante il giorno, cercando
di orientare gli interventi educativopedagogici e riconoscendo e promuovendo i bisogni di ognuno.
Viene posta una particolare attenzione ad un ambiente tranquillo, sereno e socializzante, qualità essenziali in un progetto inteso a migliorare
la qualità della vita, a promuovere e
sviluppare le capacità esistenti nonché a favorire la socializzazione con
l’ambiente esterno.
Le attività proposte sono di tipo socio-educativo, socio-occupazionale e
di cure di base.
Équipe di gastronomia.
l Laboratori protetti
Lo scopo principale di questa tipologia di laboratori è quello di dare
un’occupazione a persone che, a causa della loro invalidità, non possono
esercitare altrove un’attività lucrativa.
I sei laboratori di Gastronomia, che
distribuiscono diverse centinaia di
pasti al giorno per case anziani, asili, scuole e altro ancora, sono certo i
più visibili perché a più diretto contatto con la popolazione (su richiesta organizziamo servizi catering per
eventi come matrimoni o battesimi),
ma se ne sono sviluppati tanti altri,
internamente o esternamente alla sede dell’OTAF di Sorengo.
A Sorengo sono infatti attivi i laboratori artigianali di tessile-alimentare, assemblaggi, ceramica e la nuova falegnameria. Sempre a Sorengo operano i due laboratori di informatica e di incisione computerizzata di placchette. A Origlio, invece, è
presente il laboratorio agricolo «La
Fattoria».
Servizio di integrazione
professionale (SIP)
Accanto ai laboratori protetti opera
il Servizio di Integrazione Professionale (SIP), che aiuta e accompagna
alcuni nostri utenti a ricercare posti di lavoro presso aziende private
o pubbliche.
Il laboratorio protetto di gastronomia 1.
10
Il centro
terapie
A partire dagli anni sessanta, con
l’arrivo del dr. med. Elvezio Caldelari,
pediatra molto conosciuto ed apprezzato nel Luganese ed in tutto il Ticino,
l’OTAF dispone di uno studio medico.
Questo servizio, inizialmente aperto
solo ai bambini, ora anche a gli adulti, negli anni ha subito un’importante
evoluzione ed oggi sono diversi i medici consulenti specialisti, che offrono
le loro prestazioni nel nostro centro.
In particolare, durante visite regolari e tenendo conto della diagnosi,
vengono definiti i programmi riabilitativi per ogni ospite, coinvolgendo sia
i nostri terapisti (fisioterapisti, ergoterapisti, logopedisti, specialisti nella
Comunicazione Aumentativa ed Alternativa e in Low Vision) che specialisti esterni quali ortopedici, ortotecnici, neurologi, assistenti sociali o altri.
La sala per il trattamento fisioterapico.
l Fisioterapia
Il servizio di fisioterapia è rivolto
a pazienti in età evolutiva e ad adulti affetti da patologie neuromotorie,
centrali e periferiche, e neuro-ortopediche sia interni all’Istituto che ambulatoriali. La presa a carico in terapia prevede, in stretta collaborazione
con i medici, una prima valutazione
ed un’attenta analisi dei bisogni del
paziente, alla quale fa seguito la pianificazione del trattamento fisioterapico che, a seconda del tipo di patologia, si avvale di differenti approcci
e tecniche riabilitative mirate.
Il laboratorio di informatica.
Ippoterapia-K presso “La Fattoria” a Origlio.
l Ippoterapia-k
Il laboratorio di falegnameria.
Il centro diurno Girasole.
Il centro diurno Oasi.
omani
oggi, d
Il laboratorio agricolo “La Fattoria” a Origlio.
L’ippoterapia-k rientra nel campo
della fisioterapia ed è un trattamento medico-riabilitativo riconosciuto
che sfrutta determinate caratteristiche terapeutiche dell’andatura al passo del cavallo. Il nostro servizio è rivolto a pazienti in età evolutiva affetti
da patologie neuromotorie congenite
e/o acquisite. Le terapie si effettuano presso il laboratorio protetto «La
Fattoria» ad Origlio e lungo un percorso appositamente realizzato, sono
condotte da un nostro fisioterapista
specializzato in HTK con l’aiuto di
un palafreniere. Il cavallo utilizzato
è un doppio pony Irlandese di razza
Tinker di nome Respect.
La piscina attrezzata per il trattamento riabilitativo.
l Terapia in acqua
l Musicoterapia
All’interno dell’Istituto vi è una piscina specificamente attrezzata per
il trattamento riabilitativo in acqua.
Sfruttando determinate caratteristiche
dell’acqua come la spinta idrostatica,
la densità, e lavorando ad una temperatura dell’acqua di circa 34°C, si
interviene su diverse patologie: neuromotorie centrali e periferiche, ritardi psicomotori e cognitivi, problematiche relazionali. Il servizio è rivolto
sia a persone adulte che a pazienti in
età evolutiva.
La musicoterapia è una disciplina
che mette al centro del suo agire l’uomo, visto nella sua globalità, e che
studia la sua relazione con l’universo
sonoro. Gli strumenti utilizzati sono
di facile e immediato utilizzo: timpani, piatti, xilofoni, metallofoni, gongs,
piccole percussioni, strumenti etnici,
la voce e tutti i suoni che si possono
produrre con il corpo, strumenti come il pianoforte o la chitarra suonati
in maniera non convenzionale e ogni
cosa che possa produrre dei suoni.
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Il centro terapie
STRUTTURE OTAF
e: ieri,
Insiem
omani
oggi, d
I servizi
generali
Rientrano in questa definizione:
l Servizio amministrativo
l Servizi alberghieri
l Servizio tecnico
La sala per il trattamento ergoterapico.
l Ergoterapia
l CAA
L’ergoterapia è una disciplina che
mira globalmente ad una maggiore
autonomia fisica, psichica e sociale
di persone che soffrono temporaneamente o permanentemente di un
handicap. Il trattamento ergoterapico presso l’OTAF si svolge in parte in
sedute individuali, nelle quali vengono sviluppati, stimolati o migliorati gli
aspetti deficitari della persona trattata. In seguito l’ergoterapista collabora con i gruppi in cui è inserito il
paziente.
La Comunicazione Aumentativa
Alternativa è un’area della pratica clinica che mira a compensare
l’inabilità nella sfera della comunicazione verbale e scritta, temporanea o permanente, in persone
con gravi difficoltà nel linguaggio
espressivo (orale e scritto), attraverso l’uso di modalità e ausili speciali e/o la stimolazione all’utilizzo
delle capacità motorie conservate
(sguardi, gesti, mimica ecc.). L’attività viene svolta da un logopedista formato in CAA e da un pedagogista curativo formato in CAA.
l Low Vision
l Logopedia
La terapia Low vision è finalizzata
all’apprendimento e al mantenimento
dell’uso residuo della vista. Nella terapia Low vision non si eseguono solo
esercizi tecnici ma si impara anche attraverso situazioni concrete e ludiche
a riconoscere il senso di un’attività o
di un’azione, così da sviluppare la capacità cognitiva individuale. L’attività
viene svolta da una docente di scuola
dell’infanzia con Master in pedagogia
curativa scolastica e specializzata nella riabilitazione di persone ipovedenti e cieche, in possesso del certificato
di Screener della sindrome di Irlen.
Ci si avvale inoltre della consulenza
di un’ortopedagogista e terapista di
Low vision e della collaborazione di
ottici e oftalmologi.
Il servizio di Logopedia si occupa
della riabilitazione dei disturbi di
linguaggio, di comunicazione, di
apprendimento e di deglutizione.
Il servizio di Logopedia dedicato
ai minorenni segue i bambini inseriti nella scuola speciale dell’Istituto, collaborando con gli educatori e gli altri terapisti che seguono il bambino. Viene offerto
anche un servizio ambulatoriale
sul territorio.
Il servizio di Logopedia dedicato
agli adulti si occupa di prevenzione, educazione e riabilitazione dei
disturbi della voce, del linguaggio,
della comunicazione e delle problematiche di deglutizione.
l Servizi alberghieri
I servizi alberghieri dell’OTAF hanno
il compito di assicurare la funzionalità
e la buona gestione della Fondazione.
Per raggiungere questo obiettivo si sono suddivisi i compiti per settore specifico: economato, cucina, lavanderia
e servizio di pulizia.
Il responsabile dei servizi alberghieri gestisce un team numeroso, composto da ausiliari di pulizia, addetti alla
lavanderia, cuochi e aiuti cucina; si
occupa inoltre di una parte degli acquisti e della gestione del materiale,
sia per conto dell’istituto sia per conto
dei diversi foyer.
Se la cucina centrale ha quale compito principale quello di occuparsi della ristorazione dei numerosi ospiti e
del personale occupato presso l’OTAF,
le ausiliarie di pulizia svolgono il pre-
La cucina centrale.
zioso lavoro di mantenere igienicamente pulito un istituto che durante
il giorno ospita più di 300 ospiti bisognosi di cure, a cui vanno ad aggiungersi i membri del personale e i numerosi visitatori che quotidianamente
varcano le porte del nostro istituto.
Un lavoro altrettanto importante
viene svolto dai collaboratori addetti alla lavanderia, che gestiscono la
biancheria di ospiti e affini, in modo
continuo e regolare.
l Servizio tecnico
Gli spazi amministrativi dell’OTAF.
l Servizio amministrativo
Tra i lavori che competono al servizio amministrativo rientrano la fatturazione, il pagamento dei fornitori, la stesura dei conteggi stipendi,
la preparazione dei bilanci annuali e
dei preventivi di gestione, il controllo dei rapporti di lavoro ed i relativi
conteggi ore, la preparazione di statistiche con riassunte le prestazioni
fornite agli ospiti, la gestione della liquidità ed il costante aggiornamento
della contabilità.
Il segretariato della Fondazione si
occupa in modo particolare della gestione amministrativa e organizzativa
della colonia di Sommascona e della
sala “Le 3 vele”, della gestione dell’indirizzario degli abbonati del Semi di
bene e di tutti coloro che sostengono
con donazioni ed offerte la Fondazione OTAF.
Al segretariato compete anche la
preparazione di azioni di propaganda
che regolarmente vengono svolte per
presentare le attività della Fondazione
nonché il sostegno al Consiglio di Fondazione nella realizzazione di nuove
strutture per l’attività dell’OTAF.
Oggi i compiti del servizio tecnico
sono quelli di garantire l’ottimo funzionamento di tutte le strutture della
Fondazione. La crescita dell’istituto
e la costante evoluzione delle casistiche presenti hanno determinato un
aumento massiccio e diversificato del
servizio tecnico. Il settore è sempre
più chiamato a rispondere alle molteplici richieste di modifiche, di trasformazioni, di miglioramenti e quant’altro ancora. E questo per garantire e
rispondere alle necessità degli ospiti e
per migliorare le condizioni di lavoro
degli operatori, senza tralasciare tutti
i piccoli interventi per riparazioni e
manutenzione di ogni genere, all’interno della sede principale di Soren-
I pulmini per il trasporto degli ospiti.
go come pure nei diversi foyer esterni
e presso la colonia di Sommascona.
Un compito importante rimane quello dei trasporti: sono ben 8 i tragitti
(da Mendrisio a Bellinzona e fino a
Locarno) tramite i quali garantiamo
ai nostri ospiti la possibilità di raggiungere il nostro centro e viceversa.
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STRUTTURE OTAF
PUBBLICAZIONI OTAF
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L’OTAF
per tutti
Rientrano in questa definizione:
l Sala “Le 3 vele”
l Case di vacanza a Sommascona
La nuova sala multiuso “Le 3 vele”.
l Colonia montana
l Sala “Le 3 vele”
È la nuova sala multiuso, contenuta
nell’edificio denominato «Casa Fomelino», la seconda delle tre costruzioni
progettate dall’architetto Mario Botta, insieme con «Casa Cora» e «Casa
Nava» (in costruzione).
La sala è stata concepita con l’idea
di ospitare riunioni, incontri e banchetti fino a 200 persone.
Un sistema di pareti mobili permette
di ricavare, oltre ad uno spaziosissimo
atrio, 2 sale, una di 120 e una di 160
posti, per accogliere anche contemporaneamente i partecipanti a conferenze o seminari. Questi locali servono anche al nostro centro di Sorengo
per organizzare momenti di incontro
e di festa per gli ospiti oppure corsi di
formazione per i nostri collaboratori.
La denominazione sala «Le tre vele» è un omaggio alla forma delle tre
costruzioni progettate dall’architetto
Mario Botta e al grande quadro del
pittore versiliano Marcello Polacci,
«Tre vele nel golfo di Lugano» che
si trova esposto su una parete della
sala stessa
lCase di vacanza in Valle di Blenio
Le Case di vacanze a Sommascona-Olivone.
La Fondazione OTAF è proprietaria di un centro di vacanza a Sommascona-Olivone, comune di Blenio.
Composto da due case e da un ampio parco, è aperto
tutto l’anno ed è facilmente raggiungibile anche durante
la stagione invernale.
Le due case possono essere affittate per l’organizzazione
di scuole montane, colonie, campi di vacanza per invalidi
o anziani, seminari e corsi di formazione.
La casa più grande (casa gialla) dispone di 84 posti letto
mentre la casa più piccola (casa arancione) è in grado di
ospitare 30 persone. Entrambe le case sono state rinnovate e ristrutturate nel corso degli anni Duemila.
Le due case rappresentano anche il punto di partenza
ideale per andare alla scoperta dei numerosi poli di attrazione della Val di Blenio, famosa tra le varie cose per
la sua natura sublime e incontaminata.
l Colonia montana
Nel periodo estivo la Fondazione
OTAF mette a disposizione le sue case
per l’organizzazione di colonie montane. Annualmente, nel mese di luglio, vengono organizzati due turni
di colonia di due settimane ciascuno,
in cui si accolgono complessivamente un centinaio di bambini e ragazzi.
Con la sistemazione della seconda
casa, situata di fronte allo stabile principale, in concomitanza con il primo
14
turno di colonia per bambini, dall’estate 2009 viene proposto un campo di vacanza per ragazzi/e dai 14
ai 16 anni.
Colonia per bambini
Gli ospiti sono una cinquantina di
ragazzi, dai 5 ai 13 anni. Essi vengono
ripartiti in gruppi, a seconda dell’età
e del sesso. Ogni gruppo dispone di
2 o 3 camere in cui vengono suddivisi i ragazzi.
Colonia per adolescenti
La colonia per adolescenti dai 14
ai 16 anni (denominata MIK-ADOES-TUK-ADO) viene organizzata parallelamente al primo turno della colonia per bambini. La colonia è stata creata per poter offrire ai ragazzi
un momento di svago e una sorta di
continuità tra la colonia di bambini
e il diventare monitori.
L’OTAF nelle
vostre case
l Semi di Bene
l Blocchetto per la colletta
di fine anno
l Rivista “Semi di Bene”
Con questa rivista, pubblicata 5 volte all’anno, desideriamo raccogliere e
trasmettere la vita della grande famiglia OTAF attraverso articoli e spunti
di riflessione legati all’attualità dell’istituto, approfondimenti di tematiche
proprie del mondo della disabilità e
interventi di interesse generale.
Leggere e abbonarsi a «Semi di Bene» è un modo per sostenere quel «seme» gettato più di novant’anni fa e
permettere la nascita di nuovi germogli e la raccolta di sempre maggiori frutti.
l Blocchetto OTAF
Con il tradizionale blocchetto di aforismi e le vignette di Boneff, che da
ormai 34 anni riscuote un grande successo, l’OTAF ringrazia i suoi amici per il loro prezioso sostegno nella
colletta di fine anno.
15
SPECIALE 95 ANNI SEMI di BENE
1921
2016
la Seminatrice
disegnata da
Pietro Chiesa
fu, per molti
anni, l’icona che
caratterizzava
il Semi di Bene.
Federico Campana,
ospite dell’OTAF,
ha interpretato
i cambiamenti
arricchendo
la seminatrice
con colori vivaci.
“Semi di bene”
da 95 anni la voce dell’OTAF.
Q
uando si festeggia un compleanno di un 95enne si è portati
a ricordare con lui i bei tempi passati e, se il festeggiato gode ancora di
buona salute, si osa formulare il giorno del suo compleanno (un po’ per
scaramanzia) un augurale: “-cento
di questi giorni!-” Ci sono due cose
che mi hanno colpito in questi ultimi
mesi del 95esimo della nostra rivista
“Semi di bene”: aver riletto l’editoriale di Arnoldo Bettelini (fondatore
dell’OTAF) apparso sul primo Numero
di “Semi di bene” del 1921 e l’incontro con Guido Casellini, un ex ospite
dell’allora “Istituto bambini gracili”
negli anni a cavallo tra il 1962 e il
1970 e ancora oggi fedele abbonato
alla nostra rivista. «Bimbi e giovanetti ticinesi, …quale cura più tenera e
più dolce per noi che quella di educare i vostri animi ai sentimenti più
belli, più nobili, più puri?..Destare in
voi un ideale bello e nobile di vita: un
ideale che vi stimoli a sviluppare il
vostro intelletto, a purificare il vostro
spirito; che vi infonda energia di lavoro; che vi renda atti ad opere egregie; che vi dia la virtù del sacrificio.
16
Farvi amare il nostro paese: amarlo
per le sue bellezze di natura e d’arte, per le sue tradizioni, per i suoi
costumi: amarlo per le sue opere di
civiltà.» Ascolto, oggi, Guido Casellini, quasi sessantenne, mentre mi racconta del suo arrivo all’età di cinque
anni e mezzo all’istituto di Sorengo,
quando suo padre lo consegnò a Cora Carloni (la prima direttrice dell’OTAF), del suo vissuto da internato nel
corso di otto anni per non aver avuto
la possibilità di rientrare tutti i giorni
a Pugerna dalla sua famiglia a causa della distanza. Casellini ricorda i
suoi anni trascorsi a Sorengo con un
sorriso tra il divertito e il nostalgico
e con gli occhi quasi lucidi ricorda le
pazze discese con i primi pattini a rotelle ricevuti proprio da Cora Carloni. Questa positività (malgrado i ben
immaginabili momenti di sconforto),
significa che gli intenti dichiarati da
Bettelini sul “Semi” di molti anni prima, raccolti e interpretati per un vita
intera dalla “Signorina Cora”, hanno
trovato concretezza, si sono realizzati. “Semi di bene” è da sempre lo
strumento per veicolare gli intenti e
gli scopi benefici dell’Opera ticinese
di assistenza alla fanciullezza. La rivista dei fanciulli, come venne chiamata
all’inizio, ha accompagnato la vita di
intere generazioni di fanciulli prima
e di uomini poi. La rivista ha cercato
di portare parole di speranza, sostegno morale, istruzione (assumendo
anche un importante ruolo didattico
sui banchi di scuola), e ha raccontato
la vita degli ospiti: i cosiddetti bambini gracili prima e le persone disabili
poi, dando loro voce. Ha presentato e continua a farlo, progetti in loro
favore. In sostanza, “Semi di bene” è
da 95 anni indissolubilmente legato
alla vita dell’OTAF. In questo senso
la miglior via per commemorarne la
nascita, è quella di calarsi nel solco
tracciato da coloro che hanno fatto la
storia dell’OTAF incontrando i “semi”
più significativi che hanno caratterizzato la nascita, la crescita, lo sviluppo
e che hanno fatto germogliare l’OTAF
di oggi e di domani!
ldi Marco Canonico
Redattore responsabile
17
SPECIALE 95 ANNI SEMI di BENE
1921: amor di Patria, salute e igiene
La storica
rivista
Organo ufficiale dell’OTAF
dal 15 gennaio del 1921
ldi Giorgio Passera
U
n periodico che è cambiato nel
tempo, nelle sue forme e nei
sui contenuti, ma non nei suoi obiettivi. Si può dire, generalizzando un
po’, che il foglio ha sempre svolto
la funzione di interfaccia tra il Paese e l’OTAF; informa e intrattiene
in senso molto generale. Serve per
comunicare la vita interna dell’Opera ai lettori e propone una serie
di giochi, consigli, domande e risposte che contribuiscono a mantenere forte il legame con il pubblico.
Nei primi numeri sono numerose
le raccomandazioni ai ragazzi riguardanti la salute e la prevenzione delle malattie, l’igiene, il moto e
l’alimentazione.
1920: l’annuncio
di Arnoldo Bettelini
La pubblicazione del periodico venne annunciata da Arnoldo Bettelini
con una lettera alle famiglie del Cantone il 15 dicembre del 19201. Uno
scritto che vuole spiegare il ruolo e
l’originalità della nuova rivista, che si
vuole alternativa a quelle stampate in
Italia, “Corriere dei piccoli” in primis,
una rivista orientata al Cantone e alla
sua cultura, con ambizioni pedagogiche, educative e morali. Dice Bettelini:
Il successo che hanno avuto i fascicoletti “Per voi, cari bambini” dell’Opera
di Lugano – Campagna, la quale ha
dato origine all’attuale nostra Opera
Ticinese, ci ha persuasi che l’iniziativa corrisponde a bisogno sentito e
potrà avere buona riuscita. Abbiamo
1
La troviamo come allegato della rivista “Fraternità” dello stesso anno.
2
Sorengo 21 settembre 1977
18
1921 - Copertina del primo numero.
studiato il problema e siamo venuti
a questa conclusione: di iniziare la
pubblicazione, nel gennaio prossimo,
di un giornale quindicinale di quattro
pagine, formato 35 X 25 cm, illustrato. L’abbonamento per il primo anno
sarebbe costato solo 3 franchi e, per
consentire la vita a questa nuova rivista, sarebbe stato necessario un buon
numero di lettori. L’appello di Arnoldo Bettelini era rivolto soprattutto alle famiglie e ai docenti: era infatti tra
gli educatori e anche tra qualche loro
allievo, che erano stati trovati i primi redattori.
A proposito degli inizi della rivista
nell’Archivio di Sorengo abbiamo trovato una lettera2 di Cora Carloni a Lorenzo Jametta in cui si afferma che
la mamma Luigia Carloni – Groppi fu
l’unica persona che sostenne la creazione della rivista, in una Commissione Direttiva del settembre 1920,
quando l’ingegnere Arnoldo Bettelini ne presentò il progetto che tutti
i membri bocciarono. E non solo la
sostenne ma la diresse e la alimentò, forte delle conoscenze che i libri
scritti per le scuole le avevano già
procurato.
Qui di seguito alcuni estratti dai primi numeri del periodico. Cominciamo
proprio dal primo e da qualche informazione di tipo tecnico.
Quindicinale per bimbi e giovanetti a cura dell’Opera Ticinese di Assistenza, Abbonamento annuo Svizzera
3 franchi, Estero 5 franchi. Numero
separato 20 centesimi.
L’articolo principale della neonata
rivista è un appello di Arnoldo Bettelini, uno scritto che ricorda e sottolinea
caratteristiche, obiettivi e pubblico
della nuova pubblicazione. Particolare accento veniva posto sul ruolo
educativo che la rivista aveva, verso
i valori importanti per il presente ed
il futuro della nostra gioventù. Bontà, altruismo, carità, solidarietà con i
bisognosi, spirito di sacrificio, amore
per la Patria. Niente accenni a malattie o handicap: valori morali e civili
che facciano dimenticare in fretta la
guerra. Nell’ottica dell’edificazione di
una società migliore, più giusta, forte
ed eticamente corretta. Carità, fraternità, punti fissi del pensiero di Bettelini. Bettelini e Carloni, i personaggi
centrali della prima parte della storia dell’OTAF, sono già ben presenti
su questo primo numero della rivista.
E proprio lei, Cora Carloni, si rivolge, per la prima volta ai suoi Cari ometti e care donnine, si presenta
come la loro sorella maggiore, che
intende aiutare i più piccoli nelle necessità quotidiane, soprattutto quelle
legate alla scuola, all’educazione. E
da buona maestra vorrebbe educare
gli allievi alla virtù, alla conoscenza,
alla sapienza, alla bontà. La redattrice indirizza ai suoi giovani lettori già
dal primo numero un appello: Scrivetemi. Ponetemi tutte le domande
che voi volete, ditemi tutti i crucci e
i desideri che avete. Sul giornaletto
io risponderò a ciascuno e poi, quando m’avanzerà il posto, farò io delle
domande a voi. Vedremo un po’ chi
sarà più bravo a rispondere di noi!
... E oggi, giacché nessuno dei miei
fratellini lontani ancora m’ha chiesto nulla, comincerò io a stuzzicarvi
un po’ come si fa coi fanciulli riottosi. Dite un po’:
Vi piace il nostro giornale?
E se vi piace, perché?
E se non vi piace, perché?
Attendo le vostre risposte insieme
alle vostre domande. Sarà ognuna un
seme d’un nuovo albero di bene? Lo
desidera la vostra “Sorellina Cora”.
E già sul primo numero trova posto un concorso. Vengono proposti
due temi, due componimenti scritti
da svolgere: 1. Perché piangi e 2. La
cucina del povero.
E intanto si guardava avanti: Nei
prossimi numeri verranno pubblicati scritti illustrati da Pietro Chiesa,
che già ha disegnato la Seminatrice
in prima pagina, da Renato Ballerini che illustrò la novella “Serate allegre”. Luigi Rossi e Regina Conti ci
hanno pure promesso la loro artistica
collaborazione. (..) abbiamo già pronti
per la stampa altri lavori degli autori degli scritti pubblicati nel presente numero; e novelle della maestra
Luigia Carloni – Groppi, poesie per
i nostri animi, bozzetti della nostra
vita ticinese, descrizioni delle nostre
patrie bellezze, nozioni di scienze naturali, d’igiene, spigolature morali.
Consigli utili per la salute e l’igiene (un tema ricorrente del periodo)
vengono pubblicati già sul secondo
numero della rivista, pubblicato il 31
gennaio del 1921:
Mi hanno detto che ci sono dei bam-
bini i quali vanno a scuola senza lavarsi la faccia. Sarebbe vero? Io non
lo credo. Ma credo invece che ve ne
siano parecchi di quelli che si lavano sur una sedia di cucina, facendo
economia di acqua, risparmiando il
sapone, già tutti vestiti, soffregandosi solo le gote e la punta del naso, come fanno i gattini … Vergogna!
Perché aver paura di lavarsi sotto il
rubinetto dell’acqua corrente, le braccia, il collo, le orecchie, anche d’inverno, anche se c’è la neve? L’acqua
non costa nulla, il sapone è così abbondante, e i bambini puliti sono così belli e sani!
Sullo stesso numero Cora Carloni
ringrazia gli 80 ragazzi che le hanno
scritto e le hanno inviato i complimenti e le critiche alla nuova rivista.
Ad ognuno risponde e per ognuno ha
delle parole personali, sempre con
l’intento di trarre una morale dai vari
casi che le vengono sottoposti. Particolare feeling con gli scolari, che scrivono, chiedono e pubblicano a volte
loro componimenti, racconti, piccole
prose, un contatto che continuerà con
successo anche sui numeri successivi.
La Direzione, intanto, comunica che
gli abbonati sono già 1200.
Sui numeri 5 e 6 l’infaticabile o onnipresente Cora Carloni cura anche
l’editoriale iniziale e non solo la rubrica “Confidenze”, il Direttore è bloccato all’ospedale dove ha subito un intervento chirurgico per osteomielite
di cui riferisce in apertura del numero
7, in data 15 aprile.
Sul numero 8 del 30 aprile Arnoldo Bettelini dedica il suo editoriale
ai bambini gracili e dichiara le sue
intenzioni per il futuro: “Noi vogliamo, lo sapete far sorgere una grande
opera di carità fraterna a favore di
La rubrica “Confidenze” curata da Cora Carloni.
19
SPECIALE 95 ANNI
SEMI di BENE
questi piccini; vogliamo creare case,
molte case belle, ariose, soleggiate
per accoglierli, curarli, rigenerarli;
vogliamo procurar loro grandi prati
ove possano correre, giocare, rinvigorirsi; vogliamo che scompaia dal loro
volto il pallore, che anch’essi siano
lieti e giocondi. (…)
Il numero 12, del 30 giugno, porta
un annuncio ufficiale, decisamente
ricco di enfasi, in puro stile betteliniano, che ricorda certe atmosfere pascoliane, con tanto di fotografie formato
cartolina: l’Ospizio ticinese per i bambini gracili di Sorengo è ormai realtà.
Il numero di maggio del 1925 dell’altra rivista, cioè “Fraternità” ci fornisce alcune considerazioni su “Semi di
bene” che vale la pena di riportare. La
rivista ha un doppio obiettivo: “igienico e lucrativo “(sono testuali parole
di Cora Carloni). Ehi sì, la rivista si
rivelò infatti da subito redditizia per
l’Opera. La chiusura dei conti 1924
del giornale dà infatti un utile netto
di franchi 1108,05 che si sta utilizzando, secondo i bisogni della casa,
per l’acquisto di una lampada a irradiazioni di quarzo per i bagni di luce
artificiale, di una lampada di proiezione, e di un numero sufficiente di
berretti di lana per i bambini.
1926 - Prima copertina con la doppia testata.
1971 - Copertina del cinquantesimo.
1926: la “Rivista dei fanciulli” assieme a “Pro Juventute”
Questi i primi anni della rivista:
vediamo di riassumere e sintetizzare quello che successe in seguito.
Nel 1926 “Semi di bene” esce in una
nuova versione con un doppio titolo:
“Semi di bene – Rivista dei fanciulli” e viene gestita in comune con Pro
Juventute3, ente con il quale l’OTAF
collaborerà per anni, fino al 1974. La
pubblicazione cresce in numero di pagine da 4 a 8 a 16. Nel 1935 arriva a
quota 3500 abbonati.
Nel corso del 1943 viene stipulata
una “Convenzione fra l’Opera Ticinese per l’Assistenza alla Fanciullezza
in Lugano e il Segretariato generale
della Fondazione nazionale Pro Ju-
ventute in Zurigo. Il documento, che
si articola in 10 punti, sostituisce il
precedente del 1926. Si stabiliscono
nuove regole ed un nuovo regime finanziario, meno penalizzante per l’OTAF. Gli anni ’50 e ‘60 fanno segnare
un andamento finanziario altalenante.
Arriviamo così al 1971: la pubblicazione festeggia il suo 50esimo compleanno e conta 5 mila abbonati. Nel
1974 viene avviata una collaborazione
con il WWF, che porta alla nascita di
una nuova rubrica verde sul periodico, quattro anni più tardi Cora Carloni, poco prima di morire, lascia la
redazione della rivista.
1981 - Prima copertina nel nuovo formato.
Anni ’80: il “Semi”
si reinventa
Gli anni ’80 rappresentano un momento di discussione, di crisi, di ricerca di una nuova identità. In un verbale della Commissione di Fondazione4
leggiamo per esempio alcune informazioni che fanno il punto della situazione in quel periodo. L’avvocato Riccardo Varini, allora Presidente
della Commissione afferma che “in
primo luogo va cercato un nuovo Redattore responsabile5 e, in previsione
dell’inserimento nella rivista di nuove rubriche, sarà necessario reperire delle persone che si assumano le
responsabilità per ciascuna di esse”.
Il Segretario generale Riccardo Steiner insiste sulla necessità di definire
in quale direzione la pubblicazione
intende andare: occorre un rilancio
e quindi bisogna trovare nuovi fondi.
Il Dipartimento della Pubblica Educazione, tramite il dottor Caratti, si dice d’accordo di collaborare al rilancio fornendo anche qualche collaboratore. In quel periodo si stampano
4500 copie di “Semi di bene” mentre gli abbonati sono 2500. Si calcolano in 30 mila franchi annui le entra3
IMPRESSUM di Semi di Bene del 15 marzo 1926,
probabilmente l’unica pubblicazione regolare ticinese
dell’epoca dedicata ai ragazzi.
20
Quanto proficua fu per un lungo periodo
la collaborazione tra OTAF e Pro Juventute si può capire leggendo, per esempio,
un interessante documento conservato negli Archivi dell’Opera di Sorengo:
una relazione presentata da Cora Carloni all’assemblea annuale dei delegati di
Pro Juventute a Lugano, il 9 novembre del
1939. Qui vengono elencati i campi d’azione delle due associazioni e le loro azioni comune e complementari.
4
19 gennaio 1981, seduta tenutasi
a Sorengo
5
Che gestisca al meglio il “dopo Cora Carloni”.
te. Si ipotizza di chiedere anche agli
impiegati dell’OTAF di collaborare e
si vorrebbero aumentare le entrate
pubblicitarie, per questo il presidente Varini auspica maggiori rapporti
con il mercato cantonale. Occorre ridefinire il pubblico mirato (i ragazzi?
la popolazione tutta?) ed i contenuti,
magari non limitare la rivista ad organo di propaganda, ma estenderne
la funzione in direzione di una maggiore informazione sulle varie attività
dell’OTAF. La Commissione è cosciente del fatto che la gioventù è cambiata, guarda la TV e legge i fumetti. C’è
chi propone anche di cambiare il titolo della pubblicazione. Prevale una
linea di continuità: la rivista va sempre indirizzata ai ragazzi, con delle
pagine di informazione sulle attività
dell’OTAF. La veste grafica ed i contenuti sono ancora soddisfacenti ma
l’Opera dovrebbe fare maggiori sforzi
nella ricerca di nuovi redattori e nuovi fondi. Nessuno comunque mette in
dubbio la funzione del periodico come
veicolo dell’immagine dell’OTAF verso
l’esterno. Nella riunione della Commissione dell’11 maggio 1981 l’allora
Segretario Riccardo Steiner presenta
un dettagliato programma di lavoro
che porterà in modo progressivo alla
nuova versione della rivista. Ecco i vari punti. Cambiamento del contenuto
(già iniziato) – Cambiamento parziale della copertina (mantenendo il disegno di Chiesa) – Mensile a partire
da settembre – Miglioramento della
qualità del contenuto con collaboratori nuovi (a partire da settembre)
– Azione pubblicitaria nel prossimo
gennaio. Nuovi responsabili, da settembre: Riccardo Steiner, Giancarlo
Dillena e Francesca Mena.
E inoltre: La rivista dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: Avere un Leitmotiv (tema generale) per
ogni singolo numero: settembre il sole, ottobre l’aria, novembre la terra.
– Avere un riferimento al contenuto
ambientale – Stimolare i ragazzi –
Dare un aggancio ad altre fonti d’informazione (enciclopedie, libri, televisione, radio, musei, ecc.) – Non avere
contenuti troppo specialistici – Non
avere articoli a sbocco moraleggiante.
Rubriche previste: Editoriale (1 – 2
pagine) – Il nostro Paese (circa 11 pagine) – Giochi – bricolage (2 pagine) –
Informazioni culturali e segnalazioni
(2 pagine) – Informazioni dell’OTAF (2
pagine) – Articoli dei ragazzi lettori (2
pagine). Totale 24 pagine. Collaboratori: G. Dillena, M. Molteni, L. Conti,
F. Marone, F. Gilardi, N. Chiarini, E.
Salvioni, R. Steiner.
1982 - Prima copertina monotematica.
1982: la rivista diventa
mensile e monotematica
Nel 1982 “Semi di bene”, secondo il
programma previsto, diventa mensile
e monotematico. La rivista propone
numeri caratterizzati da un tema che
viene sviluppato sotto diversi aspetti
con l’obiettivo di “stimolare la curiosità, la fantasia, l’interesse verso quello
che ci circonda”. Armando Boneff, un
giovane grafico che sarà sempre più
legato all’OTAF, si dichiara disposto
a curare la grafica e l’impaginazione. Preoccupa in questi anni l’onere finanziario: l’OTAF è disposta ad
investire e a tollerare anche un deficit iniziale per il nuovo corso, ma
bisogna poter contare su importanti
introiti derivanti dagli abbonamenti
(15 franchi l’anno) e su costanti misure di contenimento dei costi. Ecco
quindi che nel1984 aumenta il prezzo
dell’abbonamento annuale alla rivista,
passa a 25 franchi, per l’abbonamento ordinario, 30 franchi per quello dei
sostenitori. Anche nel 1985 sono i costi di stampa ad incidere sul bilancio.
Il 23 gennaio del 1986 alcuni membri
della Commissione di Fondazione incontrano Armando Boneff e discutono
sul futuro della pubblicazione. “Semi
di bene” sembra essere lo strumento
privilegiato per ovviare alla mancanza
di informazione verso l’esterno sulle
attività dell’OTAF. Sui numeri successivi verranno pubblicati informazioni
e inserti relativi sia alla storia dell’OTAF, sia all’attualità. La rivista non
deve raccontare solo quello che succede a Sorengo, ma anche nelle sedi
– satellite. Da un documento redatto
a fine anni ‘80 dalla segretaria generale Annamaria Pfister veniamo a conoscenza di alcuni dettagli relativi al
21
SPECIALE 95 ANNI
SEMI di BENE
funzionamento della redazione. Ogni
mese i redattori si riuniscono e scelgono il tema principale del nuovo numero, elaborano la lista dei sotto – temi
e distribuiscono i diversi compiti redazionali. Giovanna Pozzi e Armando
Boneff sono responsabili della scelta
definitiva del materiale da pubblicare
e di eventuali modifiche redazionali.
1993: la pausa
Nei primi anni ’90 “Semi di bene”
presenta segnali di crisi per quanto
riguarda il numero di abbonati, il che
porta il periodico a sospendere temporaneamente le sue pubblicazioni nel
1993. Riportiamo le comunicazioni
apparse in due diversi numeri e che
toccano proprio questo momento così delicato.
Novità nelle pubblicazioni del
“Semi di bene” 6
Cari lettori e amici abbonati,
Sul numero di gennaio di quest’anno preannunciavamo dei cambiamenti per la nostra rivista. Cambiamenti
inevitabili, non dettati unicamente da
ragioni finanziarie ma anche dal desiderio di verificare e di sperimentare
delle innovazioni a livello di proposte
redazionali. Al termine di una prima
analisi della situazione è stata decisa la soppressione di alcuni numeri
della rivista. In modo particolare sono
stati raggruppati i numeri di giugno /
1993 - Ultima copertina monotematica.
luglio, agosto / settembre, e novembre
/ dicembre. Altre novità sono previste
per i prossimi numeri e già fin d’ora
vi invitiamo a volerci trasmettere le
vostre preziose osservazioni e valutazioni, che ci consentano di meglio
conoscere la vostra opinione in merito ai cambiamenti proposti. Confidiamo nella vostra comprensione
per questo taglio nelle pubblicazioni
e augurandovi buone vacanze, cordialmente vi saluto.
Roberto Roncoroni,
segretario generale
Cari lettori e amici abbonati7,
La situazione della stampa scritta
nel Canton Ticino, come già scrivevo nel numero di gennaio, non è per
niente rosea, anzi le difficoltà sono
continuate per tutto il 1993 coinvolgendo non solo i maggiori quotidiani
ma anche le piccole riviste come la
nostra. Di fronte alle difficoltà non
bisogna comunque scoraggiarsi ma
affrontarle con un atteggiamento positivo, costruttivo e soprattutto innovativo. È con questo spirito che abbiamo deciso una sospensione della
pubblicazione della rivista affinché
possiamo concentrare i nostri sforzi
sul suo rinnovamento: Si tratta quindi di un arrivederci. Un arrivederci
già alla prossima primavera, quando come un fiore “sboccerà” la nuova
pubblicazione. Per questo abbiamo bisogno anche della vostra collaborazione. In questo numero troverete un
sondaggio d’opinione tramite il quale
potremo tener conto dei vostri desideri, delle vostre critiche, delle vostre
proposte e suggerimenti al momento
dell’allestimento della nuova linea
editoriale del “Semi di bene”.
Con i migliori auguri per le prossime festività natalizie e per un felice
1994, cordialmente vi saluto con un
“arrivederci a presto”.
Roberto Roncoroni,
segretario generale
6
Semi di bene” giugno – luglio 1993
Numeri 6 e 7
7
“Semi di bene” novembre - dicembre
Numeri 11 e 12
1994: la rinascita
Nel mese di ottobre del 1994 “Semi di bene” riprende le sue pubblicazioni al termine di un periodo di
ripensamento e di ri – orientamento. Citiamo dall’Editoriale: “Il nuovo
“Semi di bene” entrerà nelle vostre
case cinque volte all’anno, mettendo
l’accento sull’evoluzione del nostro
Istituto, intrattenendovi con rubriche di approfondimento, divertendovi con storie, fiabe, giochi e concorsi,
creando degli spazi apposta per voi
in occasione di giubilei, compleanni, saluti e ricorrenze. Non mancherà spazio per il riconoscente pensiero ai numerosi benefattori. E abbiamo previsto anche delle righe per i
vostri suggerimenti e contributi. Ma
veniamo alle presentazioni: Roberto
Roncoroni, in rappresentanza della
Fondazione OTAF, Armando Boneff e
Javier Martinez curatori dell’aspetto
grafico e illustrativo, Marco Canonico, “nuovo acquisto” che ha accettato
con noi questa avventura e che sarà
il nuovo redattore responsabile. (…)
Il resto è storia recente e tutto lascia
credere che “Semi di bene” accompagnerà i suoi lettori ancora per anni…
e anni… e anni…
1994
- Prima copertina del rilancio (formato A4).
GLI ANNI DEI NUMERI MONOTEMATICI
C
om’è dolce riandare con la memoria, in questa gioiosa ricorrenza, agli anni (dal 1984 al
1993 circa) nei quali la nostra rivista era monotematica. Ci riunivamo una volta al mese per
scegliere l’argomento (Il sole, Il circo, Il fiore,
L’abitazione, ecc.) e, col coordinamento della capo-redattrice Giovanna Maspoli Pozzi,
ogni membro della redazione scriveva poi il
suo “pezzo”. Ricordo che eravamo un gruppo molto affiatato che lavorava assieme a
meraviglia. Prima della riunione ci veniva
offerta la cena. Spesso l’incontro a tavola si
trasformava in “cena di lavoro” tanto che il
tema mensile lo avevamo già fissato prima di iniziare la riunione. Di quelle buone
cene ricordo particolarmente i dessert
che venivano portati da un giovane redattore di cui non ricordo il nome. Or-
22
bene, lui ce la metteva tutta e noi non lesinavamo
i meritati complimenti per le sue torte. Poi, a una
delle ultime cene, ecco il colpo di scena: golosi,
addentammo di gusto il dolce, ma…rimanemmo
tutti con il boccone in bocca! Cos’era successo?
Il nostro pasticcere aveva confuso il sale con lo
zucchero. Il bello fu che nessuno di noi osò rivelare l’inghippo. Si sentirono così le più fantasiose
scuse per non dover continuare a mangiare l’immangiabile: - Buona, ma al momento mi sento di
aver mangiato troppo! - Complimenti, mi piace,
ma preferisco portarlo a casa per gustarlo più
tardi! e via di questo passo. Il giovane redattore
capì che qualcosa non quadrava. Decise allora di
assaggiarne una fetta. L’addentò, masticò piano,
piano e poi sentenziò: - Non è un gran che! Chissà cosa ho sbagliato? Nessuno seppe rispondergli, anche perché avevamo gli esofagi in fiamme.
A tutte le nostre riunioni partecipava anche Annamaria Pelli, figura storica dell’OTAF, che era stata amica fraterna della fondatrice Cora Carloni. In
rappresentanza dello studio grafico di Armando
Boneff, presenziava regolarmente Javier Martinez
che sapeva illustrare i nostri racconti in modo
magistrale. Dopo parecchi anni, l’esperienza dei
numeri monotematici venne interrotta e il “Semi
di bene” riprese le pubblicazioni classiche. E ora
questa benemerita rivista ha raggiunto i 95 anni
senza minimamente dimostrarli! Tanti auguri caro
“Semi di bene”, prosegui così il tuo cammino verso tanti altri prestigiosi traguardi, perché di bene
non ce n’è mai abbastanza!
ldi Federico Martinoni
Membro, a quel tempo del Comitato di redazione
1985, i grafici
Armando Boneff
e Javier Martinez
al lavoro sul SdB,
nel disegno
dell’epoca i due
hanno raffigurato
se stessi.
23
LAVORI IN CORSO
Il cantiere
di Casa Nava
all’interno
In ogni posto che ho visitato
ho visto persone impegnate
a lavorare e ognuna aveva
compiti diversi.
ldi Nikita Dehtevics
C
ari lettori,
mercoledì 18 ottobre è stata per
me una giornata molto speciale ed
emozionante: ho visitato il cantiere
di Casa Nava all’interno!
Con me c’erano anche Sabrina Aggio, capo équipe del centro diurno
Oasi, Alfredo Iovino (ndr. architetto
dello studio di architettura e pianificazione Matteo Huber), il mio amico
Sergio (ndr. Sergio Gilardoni, tecnico
impresa Bassi) e Giuseppe, incaricato di fotografare ed immortalare ogni
momento di questa mattinata!
In questo articolo vi racconterò quello che ho visto. Ci siamo trovati verso le 10.00 ed abbiamo iniziato il nostro giro dal corridoio, ancora chiuso,
che si trova dietro le sale della fisioterapia. Era tutto ancora in disordine e sporco: mi hanno detto che sulle
pareti di questo corridoio verrà allestita una mostra di fotografie. Siamo
poi arrivati al piano interrato di Casa Nava. Ho visto la centrale di riscal24
damento e un altro locale che servirà
da spogliatoio.
Da qui siamo arrivati all’ascensore,
messo in funzione per l’occasione solo
per me… che ci ha portati fino all’ultimo piano, il terzo. Casa Nava ha un
piano in meno di casa Cora. Qui i pavimenti sono già stati posati e sono
coperti da un foglio di plastica bianca per proteggerli: si intravvedeva il
colore blu. Ho visto le camere e mi
sembrano più grandi di quelle di Casa Cora ed in effetti mi hanno confermato che sono 1 metro più larghe. I
bagni non sono ancora finiti e mancano anche le luci. Il salone è grandissimo e vuoto: non c’è nemmeno la
cucina! In effetti tutti i locali sembrano più grandi perché non ci sono ancora i mobili.
Siamo poi scesi al secondo piano:
Alfredo mi ha fatto vedere come fanno a posare il pavimento: non sono
piastrelle ma è un rotolone di colore
verde! Sono pavimenti di linoleum.
Il soffitto in alcuni punti non è ancora finito.
Dal secondo siamo passati al primo piano e qui è proprio tutto un caos: il pavimento non c’è e nemmeno
il soffitto. Ho guardato in alto e ho visto molto bene i tubi dove passa l’acqua e tutti i fili elettrici colorati. Le finestre sono più grandi e si aprono
direttamente sul piazzale. Sono uscito quindi a fare un giretto sulla parte
che poi diventerà il giardino.
Infine mi hanno fatto vedere la sa-
sarà tutto coperto e non ci bagneremo più quando piove.
In ogni posto che ho visitato ho visto persone impegnate a lavorare e
ognuno aveva compiti diversi.
Dopo la visita ho incontrato il Direttore, Roberto Roncoroni, a cui ho fatto delle domande per sapere quando
finiranno i lavori.
Il Direttore mi ha dato alcune notizie in anteprima che ora vado a raccontare anche a voi:
la che diventerà la nuova cappella:
adesso è solo una stanza pieni di attrezzi e ferri, ma mi hanno spiegato
che avrà le pareti nere tranne una, di
fronte all’entrata, che sarà di colore
blu. Il soffitto avrà tante piccole lucine e sembrerà un cielo stellato!
Ho visitato l’autosilo per arrivare vicino alla porta che vedo ogni giorno al
Piano inferiore dello stabile del Centro Diurno: mi hanno spiegato che da
qui partirà un tunnel che collegherà
l’autosilo e il corridoio delle terapie;
Prima di Natale mi hanno promesso
un altro giretto di controllo, per vedere se i lavori proseguono bene. Secondo il programma dovrebbero finire tutti i pavimenti e i soffitti entro la
fine dell’anno, per essere pronti per
il primo trasloco.
Sono veramente contento di poter
condividere con voi questa bellissima esperienza.
Ci risentiamo quindi con il prossimo numero!
lla gru grande grande gialla davan-
ti al Centro Diurno verrà smontata
il 19 dicembre: non vedo l’ora!!
lIl primo trasloco avverrà durante
il mese di marzo del 2017 .
lI lavori probabilmente termineranno, giardino compreso, durante l’estate del prossimo anno.
lDue delle pareti della cappella saranno azzurre ed una sola nera….
Questa è una notizia degli ultimi
giorni che ha confidato solo a me!!
25
OTAF E DINTORNI
Il battito d’ali
di Casa Arion
Passo dopo passo,
guardando al futuro.
Un progetto abitativo pilota, per adulti
con Disturbo dello Spettro Autistico.
Abbiamo scelto la trasparenza,
la prudenza, la qualità del servizio.
Fate anche voi la scelta giusta:
scegliete BPS (SUISSE).
Anche in tempi difficili.
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Succursali ed Agenzie
Lugano-Cassarate, Paradiso
Banca Popolare di Sondrio (SUISSE)
La Banca che parla con te.
Come ti trovi a Casa Arion?
Gianni: A Casa Arion mi trovo bene perché sto
acquisendo maggiori competenze per quanto riguarda la mia indipendenza.
Ad esempio sto imparando a cucinare varie ricette con l’aiuto dell’educatore, come ad esempio i filetti di pesce, i ravioli al burro e salvia.
Inoltre grazie all’aiuto degli educatori ho iniziato a riprendere i mezzi pubblici per andare a lavorare.
Il fatto di avere la giornata più strutturata mi
rende più sereno.
Infatti tutti i giovedì sera preparo con l’educatore di turno l’agenda che mi permette di vedere cosa fare durante la prossima settimana.
Lucio: A Casa Arion mi trovo benissimo, perché
mi piace tanto la mia camera, come anche stare con gli educatori e i miei coinquilini. Mi piace anche la cucina, perché a me piace cucinare.
stampati
per tutti i gusti
Perchè sei arrivato a Casa Arion?
Gianni: Il mio obiettivo è quello di andare a vivere da solo, ma prima devo imparare a cucinare, a organizzare meglio il mio tempo libero,
a condividere i miei interessi con gli altri e a
spostarmi autonomamente con i mezzi pubblici.
ldi Rosy Pozzi
Informazione e Comunicazione Fondazione ARES
Christian Fischer
Pedagogista e Consulente Fondazione ARES
Massimo Conforti
Responsabile Educativo Fondazione OTAF
Lucio: Sono a Casa Arion perché voglio diventare indipendente. Voglio imparare a fare tante cose da solo, come ad esempio preparare la
colazione, fare la doccia e preparare i vestiti
per il giorno dopo.
Quali sono i tuoi interessi?
Gianni: L’informatica mi ha sempre appassionato da quando avevo 6-7 anni. In passato ho
fatto un corso di tecnico di sistemi e reti che mi
ha permesso di trovare un’occupazione in questo campo. A Casa Arion posso dedicarmi giornalmente a questo mio interesse e questo mi fa
molto piacere.
Lucio: Mi piace molto suonare la fisarmonica.
Con gli educatori ho fissato dei giorni sulla mia
agenda della settimana dove posso allenarmi.
Nel mio tempo libero mi piace anche guardare la TV con i miei coinquilini e gli educatori.
Sono le testimonianze di due ospiti di Casa
Arion. Due giovani adulti con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) residenti nella nuova unità
abitativa in via Morena 6 a Massagno, più precisamente al 4°piano di Casa Iris, foyer della Fondazione OTAF inaugurato all’inizio dell’anno.
edizioni
legatoria
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Un progetto abitativo
per adulti con DSA
via giovanni Maraini 23 CH-6963 Pregassona
Fax +41 91 941 38 25 [email protected] www.fontana.ch
22.06.16 11:23
Considerato ciò, nonché la particolaGeneralmente, quando si pensa ai birità della presa in carico delle persosogni abitativi delle persone con DSA,
ne con DSA, poiché molte di loro ogsi pensa ad utenti gravemente colpimanicon le loro famiglie,
o
gi vivono
ancora
ti dalla sindrome, con ritardo mentad
,
i
g
, ogvanno però via via invecchiando,
le associato e con necessità di essere
e: ieriche
m
e
i
s
n
I
a tutti noi (Ufficio Invalidi del Canton
accolti in ambienti molto protetti.
In
Ticino, Fondazione OTAF, Fondaziorealtà l’esperienza della Fondazione
ne ARES e Associazione delle famiglie
ARES, durante i suoi oltre 20 anni di
asi) è apparso necessario chinarci su
attività, dimostra che anche le persouna soluzione che potesse facilitare
ne con DSA, senza o con lievi ritardi
l’inclusione abitativa (protetta o non
intellettivi, hanno difficoltà nel gestire
protetta) delle persone con funzionain maniera funzionale spazi e tempi.
mento autistico. Casa Arion è un progetto pilota, rivolto al Canton Ticino,
della durata di due anni (2016 – 2017)
al termine dei quali verrà valutata la
sua continuità e prevede la gestione
di un’unità abitativa atta ad accogliere
persone maggiorenni con DSA in un
luogo strutturato in base alle loro esigenze specifiche e al funzionamento
tipico del Disturbo. Casa Arion è una
“palestra” che ospita persone adulte
con DSA per il periodo necessario af27
OTAF E DINTORNI
finché ognuna di loro possa acquisire
ed allenare quelle competenze che gli
permetteranno poi di essere inserite
in strutture abitative protette (foyer,
appartamenti protetti) o non protette, già presenti sul territorio. Sostanzialmente si tratta di un allenamento
per il conseguimento di una maggiore autonomia.
Arion, come una farfalla
La scelta del nome “Casa Arion” non
è stata casuale. Infatti il nome Arion
fa riferimento alla Maculinea Arion,
una farfalla caratterizzata dal blu delle sue ali. La scelta vuole da una parte
richiamare Il colore blu, colore associato alla conoscenza, alla profondità e simbolo, per volere dell’ONU,
della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo (2 aprile), e
dall’altra alla metamorfosi che contraddistingue il ciclo vitale della farfalla stessa, che è dapprima crisalide
e poi spiega le ali.
Le attività in Casa Arion
ll programma educativo si prefigge di
far acquisire agli utenti di Casa Arion
abilità nella vita quotidiana (la cura
di sé e la cura dei propri spazi), nelle attività per il tempo libero, (sport,
uscite in compagnia), nella comunicazione, per esprimere ad esempio
i bisogni primari e intrattenere delle
conversazioni, oltre alle abilità sociali,
che permettono di cercare la compagnia degli altri e saper stare con loro.
Tutte le attività e gli interventi educativi vengono strutturati tenendo conto dello speciale funzionamento autistico e sulla base delle buone prassi
suggerite dalle linee guida scientifiche internazionali.
Cos’è il Disturbo
dello Spettro Autistico ?
Il Disturbo dello Spettro Autistico (DSA) non è una malattia ma un modo diverso di funzionare, è una sindrome di natura neurobiologica che
implica disabilità complesse, a vari livelli di gravità.
Il DSA è identificabile sin dalla prima infanzia (primi 3 anni di vita) e
compromette qualitativamente la comunicazione (verbale e non verbale), l’interazione sociale e induce modelli di comportamento, interessi ed
attività ristretti, ripetitivi e stereotipati. Al Disturbo dello Spettro Autistico
può accompagnarsi anche un ritardo mentale, in forma lieve, moderata
o grave. I dati ufficiali, forniti dalla comunità scientifica internazionale,
indicano una prevalenza di 1 caso di DSA ogni 100 bambini nati. La sindrome colpisce prevalentemente i maschi (3-4 maschi ogni femmina). In
base alle nascite del nostro cantone ciò significa che in Ticino ogni anno
nascono circa 15-20 bambini con DSA. Sempre basandoci su questi dati possiamo ipotizzare che nel nostro cantone il numero di maggiorenni
con DSA si attesti attorno alle 800-900 persone.
La giornata degli utenti
L’équipe educativa
Si tratta di un’équipe multidisciplinare composta da educatrici/educatori, operatrici/operatori socioassistenziali e vegliatrici/vegliatori notturni.
Tutte le figure professionali sono state inizialmente formate da pedagogisti ed educatori esperti della Fondazione ARES, per garantire agli utenti
una presa in carico specifica per i Disturbi dello Spettro Autistico. Inoltre
gli specialisti di ARES affiancano quotidianamente l’équipe fornendo consulenza pedagogica, teorica e pratica,
su temi specifici. Viene così assicurata una formazione continua, sulla base dei bisogni che via via emergono.
Mantenere i contatti con i familiari
La famiglia dell’utente può programmare, accordandosi con l’équipe educativa, sia di trascorrere qualche ora
con il proprio familiare, visitandolo durante il week end, sia di averlo
con sé presso la propria abitazione
per qualche giorno. La famiglia può
altresì decidere di visitare il proprio
caro durante i giorni feriali, presso il
foyer o per un’uscita insieme. In ogni
caso è di fondamentale importanza
la programmazione, poiché permette di strutturare il tempo della persona con DSA con anticipo ed evitare comportamenti inadeguati causati
dall’incertezza o dall’improvviso cambio di programma. Ci siamo rivolti ad
alcuni familiari chiedendo loro un bilancio dell’esperienza vissuta finora.
Come è stato accolto il progetto
“Casa Arion” dalla vostra famiglia?
Il progetto di Casa Arion è stato accolto molto bene dalla nostra famiglia
perché riteniamo che come tutti i ra-
28
alla sua sacralità, indipendentemente
dalla forma! Il progetto si colloca molto bene nella nostra vita e nel nostro
futuro perché è un progetto flessibile
e aperto agli altri, che manifesta attenzione al dialogo autentico tra esigenze dei ragazzi, professionisti, operatori e genitori.
Mi sembra che potrà aiutare molti
ragazzi ad essere Inter-in-dipendenti ed acquisire man mano sicurezza e
gioia per la vita! Per questo motivo la
loro casa deve essere aperta ed essere un invito a tutti quelli che vogliono con amore e professionalità partecipare all’inno della Vita.
gazzi normotipici anche i nostri figli
autistici o con Sindrome di Asperger
devono poter condividere una vita in
comune, imparare poco a poco a vivere in autonomia perché questa serve nella quotidianità, così come servono le relazioni con gli altri, anche
laddove vi sono delle difficoltà ad interagire.
Cosa ha significato per voi
genitori osservare il processo di
evoluzione verso una maggiore
indipendenza di vostro figlio?
È bello per noi poter osservare il
crescere di tale autonomia e partecipare apertamente a questa evoluzione, al ritmo della vita dei nostri figli
con Autismo, anche se non è precisamente il nostro ritmo. Se si considera
che la persona umana (con Autismo
e non) è unica e irripetibile, è “un fascio di relazioni” con un proprio ritmo
dell’essere, che deve accordarsi con il
ritmo dell’essere degli altri, si intuisce quale meravigliosa sinfonia si può
co-creare assieme! Dunque secondo
questo pensiero la sofferenza non è
altro che la sveglia alla gioia, all’infinito, a Dio, ecc. (Raimon Panikkar)
Quali sono le aspettative per
il futuro di vostro figlio?
Come si colloca un progetto
come Casa Arion nel futuro che
vi attendete?
Per noi più che aspettative direi che
vi sono delle aspirazioni, che si riflettono nelle aspirazioni di nostro figlio.
Quelle di essere Inter-in-dipendente,
essere partecipi ai piccoli passi di autonomia di nostro figlio e gioirne con
lui e con i suoi bravi terapeuti. Essere
partecipi all’inno della Vita e con esso
Casa Arion è la CASA, il punto di
riferimento da cui partire al mattino per intraprendere la propria giornata lavorativa e a cui tornare la sera per concludere la giornata e poter
godere dei propri spazi e di un meritato riposo, esattamente come accade
per ogni altra persona. L’attività lavorativa che l’utente ha già intrapreso
può continuare anche durante il progetto abitativo in Casa Arion. In caso
contrario il progetto educativo individualizzato viene formulato valutando
anche un eventuale inserimento professionale (protetto o non protetto),
sulla base delle competenze e degli interessi specifici della persona. Anche
le attività del tempo libero e/o i propri hobby possono continuare ad essere coltivati anzi, l’équipe educativa
si adopera per ampliarli e valorizzarli.
Come accade in ogni famiglia, anche
in Casa Arion vi sono i momenti della
cura degli spazi, la cucina, il momento del pasto insieme, i momenti ricreativi, le uscite in pizzeria, le passeggiate e qualche momento per sé, per
ascoltare la musica o semplicemente
per guardare un film.
Per maggiori informazioni
Fondazione OTAF:
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Fondazione ARES:
www.fondazioneares.com
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29
ATTUALITÀ OTAF
ATTUALITÀ OTAF
“Immagina”
Un parco in memoria
del piccolo Elia
Il Progetto 2016
del Centro Diurno
Girasole.
Passione: fotografia di gruppo in base agli interessi di ciascun partecipante.
Un mosaico di foto
Il lavoro che ci aspettava, divisi in
piccoli gruppi, consisteva nel realizzare delle fotografie in base agli interessi di ciascun partecipante. La libertà
di espressione era l’unico requisito
che ci eravamo posti per poterci avvicinare allo strumento fotografico e
farne un’esperienza unica. Il risultato di queste uscite si è concretizzato
nelle centinaia di foto di ogni genere,
bellissime nella loro unicità e imperfezione che però mancavano ancora di
un senso progettuale concreto. Il fotomosaico ci è sembrato l’espressione
più rappresentativa e diretta per dare
un senso a quella marea di immagini per cui ci siamo tanto impegnati.
Pannello di presentazione.
D
urante l’autunno 2015, all’interno del centro diurno Girasole, si discuteva sul tema per il progetto creativo dell’anno seguente. Come
sempre la pittura sembrava essere la
strada. Ma dipingere, forse, ci aveva
annoiato e cercavamo nuovi stimoli creativi. La proposta di Doris, una
delle nostre anime, suonò quindi come
un invito a nozze: “Facciamo le foto?”
Nonostante un’iniziale diffidenza
verso le idee sul come percorrere questa strada, abbiamo deciso, superando le paure iniziali, di raccogliere la
sfida. Negli incontri che si sono succeduti abbiamo a lungo dibattuto sulla
comunicazione, sui vari mezzi espressivi, sull’osservazione del prodotto altrui, arrivando alla visione degli scatti
realizzati dagli utenti con più esperienza. Cosa volevate comunicare?
Ci siete riusciti? Cosa ti piace? E tu,
cosa faresti se ti trovassi a scattare
delle foto? Cosa ti interessa? Queste
erano le domande ricorrenti.
30
Per questo abbiamo scelto 5 immagini significative dall’archivio che
potessero rappresentare 5 concetti
chiave del nostro lavoro quotidiano,
fotocomponendole con le tantissime
fotografie realizzate insieme ai nostri utenti durante le uscite in gruppo.
L’idea raffigurata vuole rendere
espliciti i concetti che caratterizzano la bellezza, e allo stesso tempo la
sfida, nel lavoro con l’essere umano,
come sia possibile dare fiducia alla
vita, provare ad aprire nuovi orizzonti. Quale vicinanza poi nel sedersi attorno ad un tavolo e riconoscere gli
sforzi intrapresi:
•sforzi nel dare fiducia
•sforzi nel superare le proprie difficoltà,
•sforzi nel confrontarsi con nuove
tecnologie,
•sforzi ripagati da un pezzetto di
strada percorsa insieme e da una
meta raggiunta.
Un sentito ringraziamento va alla
PM Consulenze e al suo managing
partner, il signor Paolo Morel, che
hanno sostenuto il progetto fin dal
principio rendendo così possibile la
sua realizzazione.
Inaugurato presso l’OTAF di Sorengo
il nuovo parco giochi e il percorso didattico
col sostegno della Fondazione Cerebral
e della Fondazione Elia Galvanone.
E
ldi Marco Canonico
«…
le soste che il visitatore
è chiamato a fare davanti ad ogni
pianta, apprezzandone nel tempo
lo sviluppo e lasciando che i profumi delle erbe aromatiche richiamino
alla sua mente ricordi del passato,
che niente più dei profumi è in grado di stimolare.» È quanto ha detto Antonella Meuli, sindaco di Sorengo, intervenuta lo scorso 21 ottobre
in occasione dell’inaugurazione del
“Parco Elia”, presso l’OTAF. Non c’erano parole migliori, toccanti e allo
stesso tempo serene per far correre
idealmente il pensiero al piccolo Elia
Galvanone (un bambino ospite dell’OTAF tra il 1997 e il 2000 scomparso
all’età di quasi 6 anni). Col medesimo
intento e slancio si è mossa la Fondazione OTAF, ripristinando - come
una sorta di coronamento degli importanti lavori riedificatori in via di
ultimazione - una tenuta boschiva da
tempo inaccessibile e quasi dimenticata. «L’OTAF non vuole essere un
quartiere chiuso su se steso, ma un
quartiere famigliare, aperto e pronto
ad accogliere la popolazione locale
e tutti coloro che vorranno vivere e
conoscere la nostra realtà», hanno
infatti specificato il presidente, avvocato Pier Mario Creazzo e il direttore
Roberto Roncoroni. Dunque uno sforzo, finanziariamente sostenuto dall’OTAF, dalla Fondazione Cerebral e dalla Fondazione Elia Galvanone e dal
contributo di Coop Ticino su suggerimento di Maria Marrazzo, teso non
solo al recupero di antichi castagni e
a mettere a dimora diversi giovani
noci, ma soprattutto a riqualificare
un’area che d’ora in poi potrà essere
a disposizione dell’intera collettività
e in particolare ai bambini. Oltre ai
giochi espressamente scelti per offrire svago e divertimento anche alle
persone con difficoltà motorie, a una
fontana, a una zona grill per pic-nic, a
tavoli e a panchine, si è voluto creare
-avvalendosi della competenza e della
generosità dell’architetto paesaggista
Giorgio Benicchio e dell’ingegnere paesaggista Rudolf Bläuenstein- un interessante percorso didattico. Lungo
il sentiero che si snoda all’interno del
parco, sono infatti state poste 33 tavole che informano il visitatore sulle
caratteristiche e le proprietà di altrettante piante aromatiche e di alto fusto.
Il percorso conduce il visitatore (anche
in carrozzella) a conoscere e a toccare con mano numerose erbe aromatiche e di sentirne i profumi, per poi,
via, via addentrarsi nel bosco, in tutta tranquillità e senza alcuna barriera
architettonica, ha specificato Giorgio
Benicchio. “Parco Elia” realizza dunque un progetto e un desiderio molto
atteso dai genitori Anna e Ambrogio
Galvanone, che fin dall’inizio è subito
piaciuto, come ha ricordato la madre,
proprio perché destinato alle famiglie,
ai più piccoli e ai loro giochi preferiti.
Un modo per idealmente rivedere in
loro anche il sorriso del piccolo Elia.
Il pellet di qualità in promozione
irripetibile lo trovi solo da Brico!
Paolo Morel della PM Consulenze con il direttore OTAF Roberto Roncoroni
e alcuni utenti che hanno realizzato il progetto.
B a r b e n g o • B i a s c a • C a d e n a z z o • L o s o n e • L u g a n o • M a n n o • M e n d r i s i o • M e n d r i s i o ( e x - Fe r r a z z i n i )
31
Allenare i sensi
scoprendo le piante
UN PARCO IN MEMORIA DEL PICCOLO ELIA
Intervista
all’architetto paesaggista
Giorgio Benicchio
Come è nata la collaborazione con l’OTAF?
La collaborazione con l’OTAF, in realtà è iniziata già
attorno al 2003, con la realizzazione del laboratorio
agricolo “La Fattoria” di Origlio, situata proprio sopra
il nostro vivaio. L’occasione di conoscere in seguito il
direttore Roberto Roncoroni mi è stata data dall’architetto paesaggista Rudolf Blaeuenstein, con il quale
abbiamo iniziato a dar forma a quello che poi è diventato il Parco Elia.
Un parco giochi pensato per tutti,
non solo per i disabili, è possibile?
È possibile e auspicabile, in quanto tutte le aree pubbliche dovrebbero essere non solo accessibili, ma anche utilizzabili e attrattive per tutti. In questo caso la
scelta delle attrezzature ludiche mira ad offrire nuove esperienze motorie ai bambini diversamente abili. I
giochi, dimensionati in modo da poter esser utilizzati
con l’aiuto di un accompagnatore, offrono l’occasione
di scivolare (scivolo largo), rimbalzare (trampolino),
dondolare (altalena con cesto) allenando l’equilibrio,
la coordinazione, la concentrazione e le articolazioni;
il tutto in stretto contatto con la natura circostante che
stimola i loro sensi. Ovviamente ogni utente del parco
può sperimentare tali esperienze.
Saluto del Sindaco
di Sorengo,
Antonella Meuli
S
ignore e Signori rappresentanti delle Fondazioni Cerebral ed
Elia Galvanone,
Signor Presidente e signori Membri
del consiglio della Fondazione OTAF,
Signor Direttore,
Gentili Signore e Signori,
sono particolarmente onorata di
prendere la parola in apertura di questa inaugurazione per recare il saluto dell’autorità e della cittadinanza
di Sorengo.
Nel quadro delle trasformazioni e
della stupefacente evoluzione dell’istituto dell’Opera Ticinese per l’Assistenza alla Fanciullezza, ecco che oggi
ci ritroviamo ad inaugurare un’opera
con caratteristiche particolari, che si
differenzia dalle altre importanti innovazioni che in questi anni sono state
e saranno all’origine di varie cerimonie inaugurali.
La peculiarità di questo luogo è quella di essere pubblico, dunque non solo
riservato agli utenti dell’istituto, ma
aperto indiscriminatamente a tutti
32
Da sinistra: Giorgio Benicchio, Antonella Meuli, Avv. Pier Mario Creazzo,
Roberto Roncoroni e i coniugi Galvanone.
nell’ottica di una sempre maggiore
integrazione dell’istituto e dei suoi
utenti nel tessuto del nostro Comune e, più in generale, nel tessuto sociale della regione con un approccio
innovativo.
Nell’oramai quasi secolare percorso della Fondazione OTAF si inserisce dunque anche il percorso didattico del nuovo Parco Elia con le sue
piante contrassegnate e le profumate
erbe aromatiche, quasi a evocare un
ideale parallelismo tra le tappe evolutive dell’esistenza dell’OTAF, della
vita dei suoi Utenti -ma anche di tutte le Operatrici ed Operatori- e le soste che il visitatore è chiamato a fare
davanti ad ogni pianta, apprezzandone nel tempo lo sviluppo e lasciando
che i profumi delle erbe aromatiche
richiamino alla sua mente ricordi del
passato, che niente più dei profumi è
in grado di stimolare.
Questo nuovo spazio di integrazione, e le emozioni che saprà suscitare con i suoi profumi, si integra a sua
volta idealmente in questo speciale
settore del nostro Comune che sempre più si afferma nella definizione di
“quartiere delle emozioni e dei sentimenti”, com’è già stato più volte definito in passato. Benvenuto dunque a
questo bel parco a disposizione della
comunità e grazie a tutte e tutti coloro i quali hanno contribuito nei modi
più disparati alla sua realizzazione.
Auguro a tutti una piacevole inaugurazione ed uno spensierato momento
conviviale.
Un percorso didattico perché e cosa
dovrebbero insegnarci le piante?
Possiamo imparare tanto dalle piante (consiglio un
attuale bestseller di Peter Wohlleben “La vita segreta
degli alberi”, Macro Edizioni). In questo parco si è scelto di stimolare in particolar modo l’olfatto invitando
l’utente ad addentrarsi nel bosco a percepire le sorprendenti fragranze emanate da foglie e fiori di erbe e
piccoli cespugli che sono stati piantati lungo il sentiero. Ogni essenza è accompagnata da un pannello informativo con le caratteristiche, particolarità e curiosità
che le contraddistinguono.
Quale arricchimento ci si porta a casa?
Durante la rilassante passeggiata ci si avvicina alla
natura con un approccio diverso dal solito. Stimolando
il nostro olfatto, con un po’ di curiosità, potremo scoprire quotidianamente nuovi aspetti del mondo che ci
circonda. L’olfatto aiuta, anche inconsciamente, il nostro ricordo, l’abbinamento e il confronto delle idee e
delle esperienze personali.
L’OTAF riconferma il
marchio “Fourchette Verte”
Fourchette Verte è un marchio di qualità per ristoratori che propongono un piatto del giorno
equilibrato, nel rispetto dei criteri della piramide
alimentare svizzera. Il suo conseguimento rappresenta dunque un importante riconoscimento degli
sforzi intrapresi dai soggetti che operano nell’ambito della ristorazione di offrire alla propria utenza dei menù che garantiscano un corretto equilibrio alimentare.
La cucina centrale della Fondazione OTAF, dopo
un’attenta analisi dei menù settimanali proposti,
si è vista riconfermare il marchio anche per l’anno 2017. Alla base di questo importante riconoscimento vi è innanzitutto il merito di servire nell’arco della settimana menù variati e ben equilibrati.
Al cuoco, Gianluca Bos, e all’intero staff della cucina centrale vanno i nostri complimenti - unitamente a quelli dell’associazione Fourchette Verte - per
l’impegno e l’ottimo lavoro svolto.
La Direzione
Festa di
Halloween
Nel pomeriggio di giovedì 27 ottobre 2016
i Centri Diurni Girasole e Marmotte hanno
festeggiato, insieme
a tanti amici giunti da
ogni reparto della Fondazione OTAF, l’oramai consueto appuntamento di
Halloween.
In un clima festoso, reso anche un po’ spaventoso
dalle decorazioni e da un’atmosfera da film thriller,
si è riso e ballato per tutto il pomeriggio.
Particolarmente apprezzato è stato il travestimento che tutti hanno cercato di realizzare per entrare
appieno nel tema della festa.
Tra mummie, scheletri e zombies, ci siamo divertiti
(e speriamo di aver fatto divertire tutti) a prenderci
gioco di tutto quello che ci fa paura.
Al termine del pomeriggio è stato offerto un rinfresco a tutti i partecipanti per tornare ognuno nel
proprio reparto con bei ricordi da condividere.
Un ringraziamento speciale da parte dei Girasoli e
delle Marmotte a tutti coloro che hanno portato un
po’ di buonumore al nostro pomeriggio “da paura”.
Luca Soldini
33
ALBERGO DELLA LUCE
IL TEATRO SOCIALE E DI COMUNITÀ
Il Teatro Sociale e di Comunità (d’ora in avanti TSC) è
una pratica teatrale, con metodologie specifiche, in cui
équipes di professionisti esperti di teatro e di promozione del benessere delle persone operano con gruppi
e comunità di cittadini – spesso svantaggiati – e realizzano percorsi teatrali, performance e progetti con finalità culturali, civili, artistiche e di benessere psicosociale.
Il TSC si caratterizza per coinvolgere attivamente le
persone comuni nel processo creativo proprio del teatro in qualità di attori o in altri ruoli. Un teatro da fare
più che da vedere.
In Europa e in Sud America, a partire dagli anni Settanta si sono sviluppate molte forme di teatro che operano
all’interno di contesti sociali svantaggiati. In Italia, questa
esperienza teatrale si è diffusa dapprima nei contesti della psichiatria, del carcere e della disabilità; via via andando ad includere altri ambiti dove le persone vivono una
condizione di fragilità e di sofferenza, o dove la sfida della
diversità richiede nuovi approcci alla costruzione di comunità plurali e solidali o dove più semplicemente sono
necessarie forme innovative di partecipazione culturale, educazione ai diritti e formazione che sviluppino allo
stesso tempo crescita personale, professionale e sociale.
Dalla sua nascita ad oggi, questa forma teatrale ha as-
sunto nomi differenti -Teatro della Diversità, Teatro del
Disagio, Teatro Sociale o dell’Interazione Sociale- fino ad
arrivare negli anni 2000 alla definizione -ideata dal SCT
Centre gruppo di ricerca dell’Università di Torino- di Teatro Sociale e di Comunità.
Il Social Community Theatre dell’Università di Torino
è dal 2003 un centro di ricerca universitario intergenerazionale e multidisciplinare che si occupa dell’ideazione, progettazione, realizzazione, valutazione di progetti di Teatro sociale di Comunità in Italia e in varie parti
del mondo (Europa, Mediterraneo, Africa) con obiettivi
di wellbeing, audience development, cultural diversity,
formal and informal education and cultural innovation.
Il Centro ha messo a punto una specifica metodologia
che coniuga competenze artistiche, psicosociali, culturali
e di management, che è stata riconosciuta dall’Unione
Europea come best pratice con la vittoria di due bandi
europei nel programma Creative Europe sui temi della
cultura e della comunità (progetti Caravan Artist on the
road e Caravan Next). Consulente di diversi organismi internazionali, fondazioni e ong, SCT Centre porta avanti
una costante attività di formazione di professionisti con
4 edizioni di Master e numerosi percorsi di formazione
professionale specifici.
Lo spettacolo “Postale del Tempo”, con dimensione spettacolo/comunità.
La “Comunità OTAF”
allo specchio
L
ldi Andrea Della Neve
a Fondazione OTAF ha radici lunghe un
secolo. Occorre qualcosa di altrettanto profondo per segnare questo passaggio e rilanciare,
prepararsi per i prossimi cent’anni!
Tra gli avvenimenti che caratterizzeranno il
2017 ve n’è uno ch’è il cuore pulsante del nostro
centenario: lo abbiamo chiamato “Albergo della
Luce”, ispirandoci all’antico nome del primo edificio dedicato all’Opera Ticinese per l’Assistenza
alla Fanciullezza. Il progetto è partito nell’estate
del 2016 e attraverserà tutto il 2017, cogliendo
l’occasione del centenario per “fare comunità’’
all’interno dell’OTAF e creare ponti tra l’OTAF e il
territorio attraverso l’arte e il teatro in particolare.
Albergo della Luce: il progetto
Il Teatro Sociale e di Comunità
Abbiamo definito “cuore pulsante”
questo progetto perché si propone di
arrivare ad ogni “arteria”, ogni “vena” e persino ogni “capillare” della comunità OTAF, in tutte le sue molteplici sfaccettature. Dalle persone che vi
abitano a quelle che vi lavorano, dagli
ospiti ai genitori, dai vicini di casa ai
fornitori, dagli edifici di Sorengo fino
al foyer Casa Bianca di Locarno. In
che modo coinvolgere l’intera comunità OTAF, la cui popolosità si misura
ormai in migliaia di persone?
All’inizio del 2000 l’Università degli
Studi di Torino vede nascere al suo
interno un centro di ricerca e azione basato sulla metodologia del Teatro Sociale e di Comunità (vedi riquadro), fondato sull’efficacia del teatro e
delle performing arts per lo sviluppo
dell’uomo e delle sue relazioni in ogni
condizione di vita personale, professionale e comunitaria.
L’équipe di Torino, guidata dalla direttrice, drammaturga e regista Alessandra Rossi Ghiglione, lo scorso de-
34
cennio ha prodotto con grande successo, tra gli altri, due progetti nel
nostro Cantone. Il primo riguardante
la multiculturalità in Ticino e sfociato nello spettacolo “Swixx multi.cool.ti”; il secondo si è occupato di traghettare antiche tradizioni ticinesi in
modi innovativi, attraverso lo spettacolo “Il Postale del Tempo”. Entrambi i progetti sono stati premiati dalla
Fondazione svizzera per la cultura
Pro Helvetia. Approfondiremo queste
precedenti esperienze in un prossimo
articolo di questa rubrica. Ora veniamo al terzo progetto di TSC in Ticino,
pensato appositamente per l’OTAF.
Una comunità allo specchio
Da alcuni mesi l’équipe torinese insieme ad alcuni operatori dell’OTAF,
ha iniziato il processo di TSC nel nostro micromondo di Sorengo, conoscendo dapprima i luoghi e poi gra-
Palmira, ma se rót
ul canaa, mo se fu?
dualmente le persone che li abitano.
Ascoltando testimonianze, raccogliendo fotografie, oggetti e informazioni
d’ogni genere sui cento anni dell’OTAF e soprattutto coinvolgendo direttamente la comunità stessa attraverso
interviste e attività creative, daranno vita a un grande racconto corale
dell’OTAF attraverso diversi appuntamenti d’arte e di incontro. Questi
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momenti di teatro e di comunità permetteranno a tutti quelli che “fanno e
sono l’OTAF” di mettersi allo specchio
e vedere questo luogo da ogni prospettiva: quella di un genitore, quella
di un cuoco, quella di chi vi abita da
decenni, quella di un bimbo appena
arrivato, o ancora di un vicino di casa, o un infermiere, una signora delle pulizie, un educatore, un contabile,
e…sono davvero centinaia le angolazioni, quante riusciremo a scoprirne?
Tutto questo ha certo lo scopo di celebrare i 100 anni della Fondazione e
insieme, come detto in apertura, rilanciare, tessendo nuove relazioni,
comunicando attraverso l’arte la luce e la bellezza che abitano l’OTAF.
35
ALBERGO DELLA LUCE
Vi sono più azioni artistiche e formative tra loro connesse:
- 15 operatori rappresentanti i vari reparti dell’OTAF hanno iniziato una formazione professionale,
volta a costruire resilienza e “fare
team”. A loro volta appassioneranno le persone di cui si curano e le
loro famiglie, oltre a sensibilizzare
ulteriormente i cittadini e le realtà culturali e sociali del vicinato e
del territorio sul tema della disabilità, costruendo con loro legami
progettuali e attività comuni. Abbiamo chiamato questo gruppo le
“antenne sensibili” del progetto.
- Il 6 dicembre vi sarà una serata
di comunità, con un primo appuntamento pensato per chi vive giornalmente l’OTAF (ospiti, famiglie,
operatori). Sarà l’occasione per fare festa con musica, canti, cibo e
piccoli gesti rituali compiuti insieme ed anche per ascoltare il primo racconto teatrale dei 100 anni
dell’OTAF realizzato da attori e musicisti professionisti, a partire dalle
testimonianze fin qui raccolte.
- Il primo weekend di giugno, sarà
il momento del “Viaggio all’interno
dell’Albergo della Luce”, un grande evento in forma di performance
itinerante negli spazi dell’OTAF. La
nostra comunità -operatori, ospiti,
famiglie, amici- si racconterà in tutta la sua umanità e unicità con la
collaborazione di artisti e musicisti dall’Italia e dal Ticino attraverso
storie, spettacolo, canti, immagini,
luci. A questo straordinario appuntamento è invitata tutta la popolazione che vorrà parteciparvi.
IMBALLAGGI ALL’INGROSSO
Le “antenne sensibili” durante la formazione.
Vogliamo cogliere l’occasione parti- sioni nuove e attive di coinvolgimento
colare del centenario per comunica- delle famiglie, stabilendo collegamenti
re l’OTAF in modo diverso, per mo- con scuole, associazioni culturali e arstrarne la bellezza oltre la concreta tistiche cantonali nell’ottica della coutilità, per far nascere nei cittadini il struzione di un calendario di attività
desiderio di partecipare, condividere culturali e sociali aperte agli utenti,
e costruire legami organici nell’ottica alle famiglie dell’OTAF e ai cittadini.
dell’inclusione e della pluralità. Inoltre
il centenario può ae7_Anz_83x118_NL2011_i:Anz_83x118_NL2011_i_RZ
essere una grande Link utili per approfondire:
3.8.2011
opportunità per far crescere la comu- www.otaf.ch
nità interna dell’OTAF, consolidando e www.socialcommunitytheatre.com
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- Dicembre 2017 vedrà la nascita
dello spettacolo teatrale da palco
con attori e musicisti professionisti.
Lo spettacolo racconterà la storia
centenaria dell’OTAF e le singole
storie dei suoi diversi protagonisti
portandola nei teatri e nelle città
per sensibilizzare ai temi della disabilità e della solidarietà.
- Da tutto questo percorso nascerà
anche un videodocumentario, volto
a garantire la memoria del progetto e a raccontarne il lungo processo
creativo.
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2.11.1966 – 15.9.2016
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sei rimasto tu fin dall’adolescenza. La tua presenza è però stata intensa e vivacissima; abbiamo così tanto comunicato
a gesti, sguardi, ammiccamenti facendo un lungo
cammino fianco a fianco nei momenti più sereni e
belli e pure in quelli più difficili e dolorosi. Serbiamo molti ricordi preziosi della tua presenza al 3°
Piano: i tuoi vagabondaggi quando ancora spingevi la tua carrozzina, il piacere che ci trasmettevi
ogni giorno, con il classico saluto nel momento del
risveglio, i momenti intensi con tua madre - presenza costante al tuo fianco -, il tuo condividere i
discorsi profondi e mai banali, la tua passione per
la musica classica coltivata sin dalla tenera età e
molti altri aspetti e aneddoti significativi.
La tua presenza ci ha permesso di apprezzare quotidianamente il valore delle piccole cose di cui è fatta la vita e di condividere con i tuoi compagni questo bene prezioso che è l’”esserci”, momento per
momento.
Ciao splendido Clemens!
Marta e Antonio con gli ospiti e gli operatori
del 3° Piano di casa Giroggio
BELLINZONA
LOCARNO
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Classe 1932 Bellinzona
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Marietta Taborelli
Taborelli Alberto
In memoria di
Helene e Eugenio MinottiGianetta
Minotti Brenno
LUGANO
In memoria di
Cesarina Figini-Camozzi
Longoni Danila
MUZZANO
CASLANO
In memoria di
Giorgio Guglielmetti
Balli Florinda e Romero
Adriana
In memoria di
Ing. Aldo Massarotti
Jaggli Mario
GIUBIASCO
ST. ANTONINO
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Nicola Pallone
Pallone Francesco
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