iPhone 5 al banco di prova Telefono promosso, iOS6 no
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iPhone 5 al banco di prova Telefono promosso, iOS6 no
n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it EDITORIALE 30 anni di CD per sentire peggio Oggi, proprio oggi, trent’anni fa, fu lanciato il compact disc. Il 1 ottobre 1982, infatti, vide la luce il CD 52nd Street di Billy Joel e il primo indispensabile lettore, il Philips CDP-101, del costo di oltre 2 milioni di lire. Era l’inizio della nuova era digitale che, partita proprio dall’audio, ha finito per riguardare tutto: video, fotografie, telefonate, informazioni. A pensarci bene fu l’inizio della “dematerializzazione” dei contenuti: si passava dalle meravigliose copertine degli album 33 giri ai piccoli (e inizialmente molto poveri) booklet dei CD. I “resistenti” furono moltissimi: difficile rinunciare alle illustrazioni giganti; coraggioso spendere cifre triple per acquistare un CD al posto del 33 giri; spiazzante il suono del silenzio digitale tra una canzone e l’altra, confrontato con i click” e i “pop” del vinile. La dinamica e la purezza dei dischi “DDD” (quelli anche incisi e masterizzati in digitale, il primo fu Brothers in Arms dei Dire Straits), fece cadere le ultime perplessità. Una storia da 300 miliardi di pezzi, incredibile e irripetibile ai giorni nostri, soprattutto se si pensa che il formato era “proprietario” e non condiviso tra tutta l’industria e progettato (con Sony) da Philips, un’azienda europea. Un formato che, pur con tutte le difficoltà del mercato discografico, è vivo e vegeto ancora adesso. E allora, buon compleanno CD; un compleanno triste, nella consapevolezza che 30 anni non ci sono bastati per imparare ad ascoltare meglio: i file MP3 suonano peggio del CD e pochi, troppo pochi, lo dicono chiaramente. Banda, codifiche, memorie e player per la musica lossless ci sono, ma manca la volontà di venderla, probabilmente per colpa di discografici miopi che non vogliono far circolare file troppo “buoni”. In molti, nel frattempo, scaricano musica FLAC pirata da Internet, con l’apparente scusante di non poter avere la medesima qualità con l’offerta legale. Evidentemente la domanda di maggiore qualità c’è, anche tra quelli che rubano; figurarsi tra gli onesti. Gianfranco Giardina p.1 MOBILE / Lo smartphone Apple nel test completo di DDAY.it iPhone 5 al banco di prova Telefono promosso, iOS6 no Rispetto al 4S migliorie notevoli. Ma iOS6 merita un rapido aggiornamento di E. Villa S e ne parla da tempo, ma la disponibilità italiana dell’iPhone 5 è una notizia dell’ultim’ora. L’abbiamo provato, non tanto per scoprire se sia un prodotto di valore e se offra buone prestazioni (cosa che, considerando la tradizione iPhone, è quasi scontata), ma più che altro per valutare la “distanza” generazionale con iPhone 4S, uno smartphone di per sé già completo, potente e versatile. Sulla carta il rinnovamento c’è e si sente (più che altro, si vede): il display è sempre un Retina, ma è più grande e in formato 16:9, cosa che, se da un lato permette di ospitare più informazioni, dall’altro obbliga gli sviluppatori a un aggiornamento delle app. Al momento solo quelle di Apple e poche altre sono aggiornate, le altre funzionano benissimo ma hanno le classiche “bande nere” ai lati, indispensabili per non deformare il quadro. Miglioramenti anche sul fronte del design, con uno chassis unibody più sottile e leggero, ma senza dimenticare la potenza raddoppiata con il SoC A6 e una fotocamera dalle prestazioni superiori. Il sistema operativo, invece, non cambia, nel senso che anche iPhone 4S è aggiornabile a iOS 6. Tutto questo sulla carta, ma solo una prova pratica può dimostrare il vero valore del nuovo smartphone Apple. Ve la proponiamo integralmente, a partire da pagina 9. GAME & MOVIE / Interessante cambio di strategia in casa Fox Film in rete prima del DVD! Più enfasi allo streaming e download con uscite in anticipo su DVD e Blu-ray di E. Villa L ungi dal “trascurare” i supporti standard dell’Home Video, ovvero DVD e Blu-ray Disc (oggi anche in versione 3D), 20th Century Fox ha recentemente annunciato un’iniziativa volta ad enfatizzare lo streaming e il download legale dei contenuti cinematografici. Si chiama Digital HD ed è un nuovo ca- talogo di film che 20th Century Fox mette a disposizione dei fornitori di servizi di streaming e download online. La notizia interessante è che questi film sono tutti in alta definizione e, soprattutto, vengono proposti in anticipo rispetto alla data d’uscita del supporto fisico. Per maggiori dettagli, si veda la news a pagina 22. DDAY.it magazine 55 In questo fascicolo tra le altre cose... MOBILE 02 Nokia Lumia 920: buona “potenza” fotografica 03 HTC presenta Windows Phone 8X e 8S 06 Mappe iOS 6, Apple va “fuori strada” TV & VIDEO 12 TV Panasonic EM5 50’’ a 899 euro 13 Cubovision, nuovo decoder e tariffe flat HI-FI & HOME THEATER 15 B&W lancia 2 diffusori AirPlay 16 Audioquest Dragonfly: e la musica vola PEOPLE & MARKET 18 iPhone 5 con Tim, Vodafone e Tre. Tariffe a confronto 20 TV 3D, ecco quando conviene comprarli GAME & MOVIE 22 Fox Digital HD 22 PS3 Ultraslim DIGITAL IMAGING 24 Leica Reflex M 25 Canon EOS 6D 27 Nikon Coolpix S800C TEST 09 iPhone 5 32 Intreeo Casper 35 Apple Mac Book Pro Retina 38 Panasonic Eluga n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Ospite allo stand Zeiss del Photokina Nokia mostra tutta la potenza fotografica del nuovo Lumia PureView p.2 Buona “potenza” fotografica per il Nokia Lumia 920 Quando c’è poca luce straccia l’iPhone 4S e il Samsung Galaxy S III, il sensore è però spesso 6mm ed è difficile da utilizzare in uno smartphone sottile di R. Pezzali A llo stand Zeiss del Photokina era presente il Lumia 920 PureView. Purtroppo non abbiamo potuto utilizzate “da soli” il nuovo top di gamma Lumia con sistema operativo Windows 8 e non abbiamo potuto prelevare dallo smartphone i file originali delle foto scattate, ma siamo riusciti a salvare qualche filmato delle funzioni Lenses e a ottenere qualche dettaglio in più, strappato con fatica allo stand. Il motivo per il quale non si possono avere le foto è semplice: lo smartphone ancora non è definitivo, almeno nel software. Il lancio, ci dicono, avverrà sicuramente entro il periodo natalizio, ma la data ancora non è stata stabilita. Ben fatto, ma pesante Il Lumia 920 è davvero ben fatto, è solido e massiccio e questo ovviamente si riflette sul suo peso: quasi 200 grammi. Il sistema operativo non sembra, a prima vista, molto diverso da Windows Phone 7: c’è la nuova home screen e tutte le funzioni già viste quando Joe Belfiore l’ha presentato, ma altre piccole novità, per esempio al client di posta o all’organizzazione delle applicazioni, non ce ne sono. Ci aspettavamo almeno una gestione delle app in cartelle, o un’organizzazione migliore delle mail, invece al momento sembra di trovarsi davanti a un Windows Phone 7 con qualche funzione in più e una home screen con le tile più piccole che però si adatta alla perfezione al grande schermo del Lumia 920. Il display PureMotion HD+ è bellissimo: abbiamo avuto modo di confrontarlo sotto un faretto allo stand Zeiss direttamente con un Galaxy S III e con un iPhone 4S e, nonostante la luminosità dello schermo non fosse impostata al massimo, la leggibilità, anche sotto una fonte di luce diretta è comunque eccellente. Lo schermo si può usare anche con i guanti ma la risposta non è così immediata. Ci è sembrata migliore anche la fluidità, anche se non di molto rispetto a WP7, già fluidissimo. Buona anche la ricarica a induzione: rispetto ad altre soluzioni simili, dove si deve fare attenzione a come si appoggia lo smartphone sulla base di ricarica, il sistema Nokia è molto più tollerante: basta appoggiarlo, anche storto, e lo smartphone inizia a ricaricarsi. Foto ottime, sensore grande Trattandosi del Photokina, l’attenzione era tutta rivolta alla parte “fotografica”. Nokia allo stand Zeiss ha preparato una sorta di “black box” con all’interno un pattern da fotografare praticamente in assenza di luce, per fare il confron- to diretto con l’iPhone 4S e il Galaxy S III. Da quanto abbiamo potuto vedere, questo sensore è davvero un bel passo avanti rispetto a quello che offre oggi il mercato degli smartphone. Il sensore è spesso quasi 6 mm, impensabile quindi inserirlo ad esempio nel nuovo iPhone 5: Nokia non a caso l’ha inserito nella zona centrale dello smartphone, l’unica che, grazie allo spessore maggiore, poteva ospitare un sensore stabilizzato ottico così grande. Le performance sono davvero eccellenti: i vantaggi si ottengono soprattutto in ambito video e durante lo scatto in assenza di luce. Abbiamo fatto un paio di foto al pattern dinamico preparato da Zeiss allo stand per provare i nuovi obiettivi: in situazioni ottimali, con un soggetto ben illuminato, il Lumia restituisce ottime foto, anche se è davvero difficile percepire differenze tra i tre smartphone. Quando invece si tratta di scattare al buio il Lumia 920 ha almeno 3 marce in più: la possibilità di aumen- tare l’esposizione grazie allo stabilizzatore ottico permette di realizzare scatti decisamente più brillanti e equilibrati senza la necessità di un flash. Purtroppo non ci hanno permesso di scaricare i file quindi si dovrà attendere l’uscita sul mercato per provare sul campo le performance del nuovo PureView, tuttavia se la fotocamera rappresenta uno dei motivi di scelta di uno smartphone quella usata da Nokia non ha al momento rivali sul mercato. Abbiamo avuto modo di provare anche Lenses, ovvero i plugin che si possono richiamare dall’applicazione fotocamera per poter aggiungere effetti e ritoccare le foto. In questo caso siamo riusciti a fare anche un video. Prezzi e disponibilità Sono stati comunicati anche i prezzi: Lumia 920 arriverà a metà novembre in Italia insieme al Lumia 820, rispettivamente a 599 euro per il primo e 499 per il secondo. Nokia Lumia 920 PureView anteprima video dal Photokina n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Disponibili a partire dal mese di novembre i due smartphone HTC Windows 8, non ancora comunicati i prezzi p.3 HTC presenta gli smartphone Windows Phone 8X e 8S Sfoggiano un design giovane e colorato, hanno display da 4.3 e 4 pollici, utilizzano un processore dual core e offrono la tecnologia Beats Audio di P. Centofanti P eter Chou e Steve Ballmer hanno presentato la gamma di smartphone HTC Windows Phone 8. Descritti come il punto di arrivo di una collaborazione lunga 15 anni, i nuovi smartphone sono contraddistinti da un design giovane, colorato e per certi versi in linea con i nuovi Lumia di Nokia. Proprio come Nokia, anche HTC ha posto l’accento, oltre che sulle caratteristiche del nuovo sistema operativo, soprattutto sulla fotocamera. In particolare HTC ha portato sulla gamma Windows Phone le stesse tecnologie impiegate sulla gamma Android One: sensore, processore di immagine e obiettivo con apertura F2.0. E sempre dalla gamma Android arriva anche la tecnologia Beats Audio, con un amplificatore audio dedicato sul modello di punta. I due modelli di differenziano prima di tutto per il taglio del display. Il Windows Phone 8X è basato su un display da 4.3 pollici con risoluzione di 1280x720 pixel MOBILE / HTC Windows Phone 8S in tecnologia LCD. Il processore è un Qualcomm S4 dual core da 1.5 GHz, con 1 GB di RAM, versione LTE per gli Stati Uniti, 16 GB di memoria integrata, NFC e fotocamera da 8 Megapixel. Interessante la fotocamera frontale da ben 2.1 Megapixel. La batteria ha invece una capacità di 1800 mAh. L’HTC Windows Phone 8S monta un HTC Windows Phone 8X display più piccolo, 4 pollici, e meno risoluto, WVGA. Anche le altre caratteristiche tecniche sono ridimensionate: il processore è sempre un S4 dual core, ma con clock a 1 GHz, la RAM scende a 512 MB, niente LTE o NFC, fotocamera da 5 Megapixel e solo 4 GB di memoria integrata, anche se in questo caso troviamo lo slot di espansione per schede Presentato ufficialmente WeMove Legend, smartphone top di gamma di NGM NGM: ecco il dual-SIM con SuperAMOLED Utilizza Android Ice Cream Sandwich e ha un display 4.3” Super AMOLED Plus. Il prezzo è contenuto, soli 299 euro di V. R. Barassi D a NGM arriva una proposta che sembra davvero molto interessante, rivolta soprattutto a coloro che non possono fare a meno di utilizzare due schede SIM. WeMove Legend è il nuovo smartphone top-di-gamma dell’azienda e le caratteristiche per arrivare ad un buon riscontro a livello commerciale ci sono tutte. Lo smartphone è caratterizzato da un bellissimo display da 4.3 pollici di diagonale caratterizzato da una tecnologia Super AMOLED Plus e sormontato da un Gorilla Glass; il sistema operativo è l’ormai onnipresente Android Ice Cream Sandwitch che “gira” sfruttando le potenzialità del processore CortexA9 da 1 GHz di clock, non certo un mostro nelle prestazioni ma sicura- mente “dignitoso” e adeguato al dispositivo. Il design è molto piacevole; salta subito all’occhio lo spessore molto ridotto del dispositivo (spesso solo 9.5 millimetri) e non è difficile accorgersi del peso piuttosto contenuto (solo 120 grammi). La fotocamera è da 8 megapixel ed è in grado di registrare filmati a 720p sulla memory card da 8 GB offerta nella confezione di vendita; non mancano infine il software di navigazione NGM (c’è pure il GPS integrato), la tastiera SwiftKey e la Radio FM. Un ottimo pacchetto, in sostanza, proposto ad un prezzo di listino davvero niente male: 299 euro al lancio. microSD. Entrambi gli smartphone saranno disponibili da novembre (prezzi ancora da annunciare) con colori sgargianti. HTC Windows Phone 8X sarà disponibile con lo chassis in giallo, blu, rosso e nero, mentre Windows Phone 8S (qui nell’immagine in alto) verrà venduto in versione blu e nera, gialla e grigia, rossa e bianca e nera. MOBILE HTC ha copiato i Nokia Lumia? L’annuncio dei nuovi smartphone Windows Phone di HTC ha visto reazioni contrastanti in casa Nokia. Il capo del marketing di Nokia, Chris Weber, dapprima a The Verge si è dichiarato contento per l’arrivo di nuovi terminali, una cosa sicuramente positiva per l’ecosistema Windows Phone; poi, su Twitter, si è lasciato andare a ben altre considerazioni, gettando più di un’ombra sul lancio degli HTC: “non basta copiare i colori per copiare il Lumia 920”. A prima vista, infatti, i nuovi Windows Phone 8X e Windows Phone 8S ricordano molto i Lumia di Nokia, sia nei colori che nelle forme. Per il bene dell’ecosistema Windows Phone ci auguriamo che Nokia non faccia causa a HTC, sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE Matias Duarte: “Android è a un terzo di strada” Matias Duarte, il designer responsabile dei miglioramenti dell’interfaccia di Android, non ha ancora finito di dare una ripulita all’esperienza utente di P. Centofanti Android ha fatto molta strada, ma è solo a partire da Gingerbread e soprattutto Ice Cream Sandwich (Android 4.0), che l’interfaccia utente ha fatto significativi balzi in avanti per pulizia, coerenza e intuitività. Non è un caso che ciò sia avvenuto con l’ingresso nel team Android di Matias Duarte, designer che fu responsabile del progetto dell’interfaccia di WebOS per il Palm Pre e che da due anni si occupa di dare una bella rinfrescata all’aspetto del sistema operativo di Google. Duarte è stato inserito nella lista di FastCompany dei 50 designer che stanno ridefinendo il futuro, ma Duarte ammette che di strada da fare ce n’è ancora: tra comandi che non sempre fanno quello che ci si aspetta, incongruenze di stile nei menù e nelle icone, bug vari, per il grafico di Android il lavoro è solo a un terzo dall’obiettivo finale. Resta da chiedersi in quanti possono godere del lavoro di Duarte o dei suoi raffinamenti: tra interfacce customizzate dai produttori e difficoltà nel ricevere gli aggiornamenti, l’evoluzione di Android rischia di rimanere qualcosa per pochi intenditori, ed è un vero peccato. MOBILE / In arrivo il nuovo smartphone della gamma Nexus? HTC One X5=Google Nexus 5 Lo smartphone da 5 pollici di HTC svelato da poco sarà il prossimo Nexus di P. Centofanti A lla vigilia dell’evento HTC, erano emerse le immagini di un nuovo smartphone con display da 5 pollici denominato HTC One X5. Ora, stando alle fonti di GSMarena, si apprende che quel terminale potrebbe essere la base di un nuovo smartphone della gamma Nexus di Google. Tra un paio di mesi il Galaxy Nexus compie infatti un anno, ed è lecito aspettarsi l’annuncio di nuovi prodotti della gamma. Il nuovo smartphone secondo le fonti, si chiamerebbe Nexus 5, sarebbe basato su Android 4.1.2, display da 5 pollici con risoluzione Full HD, processore Qualcomm Snapdragon S4 Pro e avrebbe una fotocamera da ben 12 Megapixel. GSMarena ci tiene a precisare che non ha modo di verificare l’informazione, che però arriverebbe direttamente dall’interno di HTC. MOBILE In dirittura d’arrivo il tablet 7 pollici Acer L’Iconia Tab A110 arriverà in Italia con Android Jelly Bean e Tegra 3 di P. Centofanti Presentato al Computex, arriverà in ottobre in Italia il nuovo Acer Iconia Tab A110. Si tratta di un tablet che si pone come diretto concorrente dell’Asus Nexus 7, con processore NVIDIA Tegra 3, display da 7 pollici e sistema operativo Jelly Bean di serie. Non mancano però alcune differenze. Il display ad esempio ha una risoluzione inferiore, 1024x600 pixel, il tablet pesa un po’ di più, 390 grammi, mentre la fotocamera è da 2 Megapixel (in questo caso superiore a quella da 1.2 Megapixel del Nexus 7). La memoria integrata è da 8 GB, ma è espandibile tramite slot per schede microSD fino a 32 GB, a differenza del tablet Asus. Oltre alla porta microUSB, c’è anche l’uscita HDMI per il collegamento a display esterni. La connettività wireless comprende Bluetooth 3.0 e Wi-Fi 802.11n, mentre è assente il supporto all’NFC. Il prezzo per l’Italia è di 249 euro. MOBILE p.4 Motorola Razr i l’Android con Intel inside IMotorola annuncia ufficialmente Razr i, versione del nuovo Razr M basato però su processore Intel Atom. Così Intel cerca di riagguantare il mondo mobile di P. Centofanti Il Motorola Razr i visto da fuori non sembra troppo diverso dal nuovissimo Razr M, smartphone Motorola con display da 4.3 pollici Super AMOLED HD, fotocamera da 8 Megapixel e sistema operativo Android 4.0. Ma dentro invece del solito processore ARM c’è una CPU Intel Atom. Ecco spiegata quella i, nel nome, Razr i, il primo smartphone Motorla con processore Intel. Dopo ZTE e Lenovo, Intel trova in Motorola un altro importante partnet per riagguantare il mercato dei dispositivi mobile. Il nuovo smartphone, dedicato al mercato europeo (e sudamericano), utilizza un processore Atom single core con architettura Medfield da 2 GHz, capace insieme alla batteria da 2000 mAh di assicurare 20 ore di utilizzo “misto” e sufficientemente potente per scattare, ad esempio, fino a 10 foto al secondo. Lo smartphone sarà disponibile a partire da questo m,ese inizialmente però in Francia, Germania e UK. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Arriva un nuovo operatore mobile virtuale che opera su rete Tre, promette tariffe low cost Bip Mobile, telefonia low cost a metà Solo 3 centesimi al minuto per le chiamate, 12 centesimi gli SMS, meno conveniente la tariffa per il traffico dati di M. Dalli S i chiama Bip Mobile, è il nuovo operatore di rete mobile virtuale che, per funzionare, si appoggia alla rete di 3 Italia. Prima del lancio le promesse erano molto interessanti: Bip Mobile avrebbe infatti dovuto ricalcare il modello di alcuni operatori low cost, come esempio la francese free, che propone tariffe molto vantaggiose. Le offerte di Bip, che avrà prefisso 373, prevedono una tariffazione di 3 centesimi al minuto per le chiamate, calcolati con scatti di 30 secondi e scatto alla risposta di 16 centesimi. La tariffa si applica anche alle chiamate verso Cina e India, e Albania, Marocco e Romania su rete fissa. Gli SMS hanno invece un costo di 12 centesimi e, per chi attiva una SIM in promozione, verrà erogata un’autoricarica di 3 centesimi per ogni SMS ricevuto, ad eccezione di quelli ricevuti da rete 3 Italia (il credito omaggio sarà valido fino al 30 giugno 2013). Le tariffe voce sono effettiva- MOBILE È NEC il tablet più leggero al mondo Il tablet Medias Tab UL N08-D è il 7” più leggero al mondo. Non arriverà nel nostro Paese, è realizzato e venduto solo in Giappone da NTT Docomo, tuttavia la strada percorsa da Nec potrebbe essere seguita da altri produttori. Il segreto è una fibra di carbonio che ha permesso di contenere lo spessore del tablet in soli 7.9 mm e il peso, batteria e circuiti inclusi, a soli 249 grammi. Se si pensa che il Nexus 7 pesa 345 grammi la riduzione di peso è notevole, circa il 30%. Il Medias Tab UL N08-D ha uno schermo da 1280 x 800, processore dual core da 1.5 GHz, batteria da 3100 mAh e fotocamera Exmor-R da 8 megapixel. mente convenienti, ma la parte dati ci sembra sostanzialmente allineata con la concorrenza: navigare da PC o tablet costa 2 euro alla settimana per 500 MB di traffico (8 euro al mese per 2 GB di traffico), mentre la navigazione da smartphone costerà sempre 2 euro a settimana, ma il traffico sarà ridotto a 300 MB (il traffico è da considerarsi esclusivamente su rete UMTS). Oltre alle tariffe sono stati presentati anche due dispositivi brandizzati Bip, un telefono dual SIM DS 100 a 49 euro e una chiavetta internet a 69 euro con 6 mesi di navigazione inclusi. Doven- do quindi trarre le somme, Bip Mobile risulta molto conveniente per la parte di fonia, anche se forse per chi chiama molto conviene ancora stipulare un abbonamento forfetario, cosa che Bip (che ha solo ricaricabili) ancora non permette. Bip Mobile è stata però pensata per la “smart generation”, che sicuramente è più propensa a fare uso di Facebook, SMS e Whatsapp piuttosto che chiamate vocali. Se questo è davvero il target, Bip Mobile ha poco di diverso da offrire rispetto alla concorrenza. Si può dunque definire ancora low cost? p.5 MOBILE Jelly Bean per Galaxy S III, si parte dalla Polonia Samsung ha finalmente iniziato il rilascio di Jelly Bean per il Galaxy S III: l’aggiornamento inizia dalla Polonia dove gli utenti si sono visti recapitare la notifica della disponibilità di Android 4.1.1. L’aggiornamento mantiene l’interfaccia custom di Samsung, ma “importa” alcune delle maggiori novità di Jelly Bean: project butter per una più fluida grafica, il servizio Google Now, la nuova barra delle notifiche, mentre direttamente dalla TouchWiz del Galaxy Note II, arriva il nuovo Popup che comanda diverse funzioni durante una chiamata. L’aggiornamento arriva a circa due mesi dall’uscita di Jelly Bean, in ambito Android un piccolo record di velocità per un produttore di terze parti. Al momento nonc’è una road map precisa per il rilascio degli aggiornamenti in Europa ma possiamo aspettarci che il rilascio per l’Italia non sia poi così lontano. MOBILE MOBILE Qualcomm sbeffeggia Intel con un video L’azienda compara i suoi processori di due anni fa con gli attuali Intel di P. Centofanti L’ingresso di Intel in campo mobile con un processore per smartphone e tablet ha generato sicuramente interesse tra gli appassionati, ma cosa ne pensano gli addetti ai lavori? Qualcomm ovviamente non ci sta e ha realizzato un video in cui mette a confronto le prestazioni di un Sony Xperia Arc con processore Snapdragon del 2010, con quelle dello smartphone reference per l’architettura Medfield.Il video non è certo clemente nei confronti della piattaforma Intel, specie alla luce del fatto che il processore dello smartphone Sony ormai comincia a essere vecchiotto. Va però detto che il confronto non è nemmeno così “pulito”: quando è ottimizzato Android per il processore Intel? Il software qui fa una differenza di non poco conto, e mentre Android è nato su ARM, il codice per x86 non è così rodato, anzi. Resta il fatto che in alcune operazioni le differenze sono davvero significative e la possibilità che alcune app potrebbero non essere compatibili con smartphone basati su Intel (i giochi nel video), non è da sottovalutare. LG denuncia Samsung per l’OLED LG e Samsung tornano in tribunale per l’OLED. Anzi, sarebbe più corretto dire che dopo la denuncia presentata da Samsung contro LG per aver sottratto tecnologie OLED, LG risponde denunciando a sua volta Samsung presso la Seoul Central District Court. Questa volta non si tratta di TV, ma di smartphone e tablet: secondo LG i Samsung Galaxy S III, Galaxy S II, Galaxy S II HD, Galaxy Note e il Galaxy Tab 7.7 infrangono 7 loro brevetti, incluso quello del Narrow Bezel, ovvero il brevetto per la cornice sottile. LG chiede 7 miliardi di Won, 1 miliardo per ogni brevetto infranto. La stessa esatta cifra chiesta da Samsung nell’altro processo. “Samsung e Samsung Display devono smettere di usare le nostre tecnologie e i nostri brevetti senza permesso”, tuona LG.L’impressione è che tutto finirà a tarallucci e vino. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Apple con iOS 6 ha abbandonato Google Maps, la nuova soluzione però non convince Mappe iOS 6, Apple va “fuori strada” Le mappe per ora sono ancora incomplete e sbagliate, Apple per migliorle conta anche sull’aiuto degli utenti MOBILE Smart Pad 875 Jelly Bean a 169 euro Mediacom presenta il nuovo tablet Smart Pad 875: ha un processore dual core da 1.5 GHz, schermo da 8” IPS e sistema operativo Jelly Bean di R. Pezzali S ono bastate poche ore con iOS 6 per capire che la scelta di Apple di affidarsi ad un nuovo servizio di mappe proprietario abbandonando Google Maps è stata più una scelta politica che un cambiamento rivolto al consumatore. Le nuove mappe inserite nel sistema operativo non solo sono incomplete, ma contengono anche errori paradossali come strade interrotte, crateri e ristoranti in mezzo ai fiumi, situazioni improbabili che stanno facendo il giro del web suscitando l’ilarità. Chi ha conosciuto Steve Jobs giura che una cosa del genere lo avrebbe fatto andare su tutte le furie e che sicuramente qualche testa sarebbe caduta. Cosa ha combinato Apple con queste mappe? Noi stiamo usando iOS 6 in versione Golden Master e il servizio mappe da prima del rilascio ufficiale, lo abbiamo provato a Colonia e a Milano, a prima vista non sembra affatto male. Apple però è partita da zero, Google è da oltre 10 anni che perfeziona il suo sistema quindi è normale sia migliore: se Apple voleva proporre un’alternativa a Google Maps soddisfacente doveva per forza bussare alla porta di Microsoft chiedendo i dati di Bing Maps o da Nokia, gli unici servizi che al momento potrebbero competere con quello di Google. Apple, invece, è partita da TomTom e da altri provider, e sta cercando di costruire tutto partendo dai dati di un’azienda che di base produce una cartografia per navigatori. Elaborando i dati forniti dalle foto aeree, Apple, utilizzando computer e algoritmi, sta aggiungendo i dati mancanti alle mappe: probabilmente inserisce fiumi, foreste ed elementi ambientali usando una sorta di riconoscimento fotografico (si spiegano i fiumi che si spezzano e che scompaiono e riappaiono). Allo stesso modo, utilizzando foto da più angoli, elabora un’immagine 3D per le mappe tridimensionali, al momento funzionanti solo negli Usa. I POI arrivano da Yelp e da altri fornitori di servizi: anche qui non c’è un lavoro manuale per certificare la posizione di alcuni riferimenti e così si spiegano musei posizionati in mezzo al fiume e altre strutture in- p.6 di R. Pezzali Sopra si nota un errore evidente: un corso d’acqua che termina nel nulla; situazioni come questa hanno suscitato ilarità sul Web. serite a caso. Purtroppo la cartografia è un lavoro che fin dai tempi antichi ha richiesto sopralluoghi e analisi attente: Google in questi anni ha speso milioni di euro per mappare il mondo intero, ha fatto rilievi sul posto, ha corretto, sistemato, ottimizzato strade e percorsi, arrivando a offrire un servizio che, come il suo motore di ricerca, è ad oggi insostituibile. Apple si è sganciata da Google, ed è ovviamente una scelta politica, ma gli utenti dovrebbero essere solo contenti: così come con YouTube, Google dovrà proporre ora un’applicazione Maps sullo Store (e se Apple non l’approvasse scoppierebbe un caso politico). Un’applicazione è decisamente più interessante della soluzione integrata da Apple stessa: Google può aggiornarla quando vuole, migliorarla e aggiungere nuove funzioni. Apple ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, dove spiega che Maps è solo un inizio e che essendo una soluzione “cloud based” sarà migliorata grazie all’utilizzo da parte degli utenti. Ma difficilmente, arriverà ai livelli di Google Maps. L’arrivo dei tablet da 7” a basso costo con processore quad core ha rotto “le uova nel paniere” a quei produttori che puntavano su tablet dal costo sensibilmente più basso rispetto a quelli offerti dai grossi nomi del mercato. Mediacom è sicuramente uno di questi: ha guadagnato, infatti, una buona fetta di mercato puntando sui tablet con una fascia di prezzo dai 100 ai 200 euro, e ora si trova a lottare nella fascia dei 199 con Asus, Google, Acer e gli altri in arrivo. Per farlo ha lanciato il nuovo Smart Pad 875 S2, un tablet superslim con schermo IPS da 8” e Android 4.1 Jelly Bean a bordo. Smart Pad 875 è basato su un processore dual core da 1.5 GHz con 1 GB di RAM, ha connettività Wi-Fi e Bluetooth e anche una porta HDMI per collegare in HD uno schermo esterno. Come altri prodotti Mediacom, dispone anche di porta USB per collegare una chiavetta 3G, soluzione che tampona l’assenza del 3G integrato. La memoria interna è di 8 GB espandibile, la fotocamera da 2 Megapixel posteriore e 0.3 Megapixel anteriore. Il prezzo di listino è di 169 euro, ma siamo sicuri che si troverà sul mercato a un po’ meno. A breve proveremo uno di questi tablet “low cost”: può davvero competere con un Nexus 7? p.7 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / iFixit fa letteralmente a pezzi il nuovo iPhone 5, è costruito meglio dei suoi predecessori Smontato iPhone 5, ecco com’è fatto È più facile da riparare, il display si smonta con una ventosa e il tasto home si sostituisce facilmente. Delicato il nero di R. Pezzali I il famoso riparatore iFixit a poche ore dal debutto ha già sezionato iPhone 5. La scocca unibody è molto simile a quella dell’iPhone 3 e 3GS, un guscio unico, il display si toglie nuovamente con una ventosa, risultando facilmente sostituibile anche dai meno esperti. Un vantaggio enorme: cambiare il display che si rompe cadendo con un uno nuovo comprato magari su ebay è sempre stato uno dei punto di forza dell’iPhone 3, vanificato poi dalla struttura più complessa del 4. Inoltre il connettore di aggancio alla motherboard ora è unico, un ulteriore punto di vantaggio per chi vuole cambiare lo schermo da solo. Ma il nuovo iPhone dal 4 prende però la struttura interna: la batteria non è più sotto e incollata al case ma è di fianco alla motherboard: anche per lei bastano un paio di viti per la rimozione e un eventuale cambio. Nessuna sorpresa invece per la motherboard: c’è il nuovo processore “custom” A6 e come previsto sparisce la RAM di produzione Samsung: la memoria flash è prodotta da Hynix mentre la RAM è un modulo Elpida marchiato Apple. Apple è impeccabile anche nella scelta di altre soluzioni: c’è un doppio controller per il touchscreen come quello dell’iPad per assicurare una maggiore reattività e il tasto home, causa di problemi su iPhone 4, è finalmente sostituibile in pochi passi. iFixit ha provato anche a “sfregiare” con il cacciavite la lente della fotocamera senza riuscirci: pare sia davvero p.8 MOBILE Schmidt “Niente app Google Maps su iOS6, per ora” Il CEO di Google smentisce le voci che volevano un’app di Google Maps in arrivo a brevissimo su iOS 6 di M. Dalli trattata con lo zaffiro e decisamente resistente. Una sola nota negativa: la versione “nera” si sfregia molto facilmente, e pare non regga molto le impronte. Per vedere tutte le foto e il teardown completo questo è l’indirizzo. Buona visione. MOBILE / Il nuovo connettore dell’iPhone 5 non solo è piccolo e “facile”, ma è anche protetto Lightning è intelligente, frega i furbetti Lo standard prevede un sistema di autenticazione per evitare l’utilizzo di accessori non certificati da Apple di R. Pezzali I l cambio del connettore Apple, dal vecchio 30 pin al nuovo Lightning, è una novità che molti fan della mela non hanno digerito. Per Apple il cambiamento era necessario per ridurre l’ingombro del connettore, tuttavia c’è dell’altro. Qualcuno ha pensato bene di smontare l’adattatore Apple per vedere com’è fatto, e oltre al DAC audio per la compatibilità con le vecchie docking, ha trovato altri chip, incluso un processore che gestisce l’autenticazione del cavo con il dispositivo. Apple con Lightining non ha solo ridotto l’ingombro del connettore, ma ha anche tagliato fuori tutto il mercato degli accessori “illegali”. Per realizzare un cavo per iPhone o iPod e una docking, infatti, si deve passare tramite un programma di licenza molto rigido e che, oltre ad una fee di ingresso, richiede il pagamento di una quota per ogni cavo prodotto. La licenza permette di usare il logo “Made for iPod” e Made for iPhone”, tuttavia non è necessaria per realizzare un cavo USB – 30 pin: online si trovano infatti offerte per il vecchio cavo USB – 30 pin anche a 1 euro, un cavo illegale ma comunque funzionante. G&BL, azienda che realizza anche accessori certificati da Apple, ci ha confermato che effettivamente con il nuovo connettore sarà molto più difficile realizzare non solo cavi economici ma anche cavi illegali (anche se per questi prima o poi una soluzione si troverà).Al momento Apple non ha ancora rilasciato le specifiche neppure ai produttori ufficiali, quindi chi vuole un secondo cavo Lightining deve per forza acquistare quello Apple a 19 euro (disponibile però tra 3 settimane). L’acquisto del cavo marchiato Apple potrebbe essere una soluzione anche nei prossimi mesi: difficilmente infatti un produttore come G&BL riuscirà a competere inizialmente con questo prezzo: i nuovi cavi sono molto più costosi da produrre. I primi accessori di terze parti dovrebbero comunque arrivare entro fine di ottobre, anche se i prezzi non saranno bassi. Lightning non solo è piccolo, ma è anche un grande business per Apple: quello che era un pezzo di plastica e rame si è trasformato improvvisamente in oro. L’arrivo di iOS 6 ha sancito la fine dell’integrazione dei servizi Google all’interno di iPhone e iPad. Niente più YouTube, niente più Google Maps. Se la prima è stata sostituita da un’app ufficiale di Google in brevissimo tempo, la seconda ha per erede la poco affidabile Apple Maps, che ha lasciato più di un utente insoddisfatto. Nei giorni scorsi erano trapelate in rete voci di corridoio che davano per imminente l’arrivo di un’app ufficiale Google Maps per iOS 6. Stando a quanto riporta Reuters, però, il CEO di Google, Eric Schmidt, avrebbe smentito la notizia a un gruppo di giornalisti durante una visita a Tokyo. Google non ha inviato nessuna app di Google Maps ad Apple, per il momento. Tuttavia, fa notare lo stesso Schmidt, le due aziende continuano a parlarsi quotidianamente. Per il momento quindi, gli utenti Apple delusi dalle nuove Mappe dovranno accontentarsi della web app di Google Maps, ma non è detto che tra qualche settimana non arrivi un’app ufficiale. Staremo a vedere. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Display 16:9, un design rinnovato, potenza da vendere e la “solita” grande versatilità: abbiamo provato iPhone 5 p.9 iPhone 5 in prova: un ulteriore “visibile” passo avanti Le critiche sull’eccessiva somiglianza con iPhone 4S sono infondate: iPhone 5 è un prodotto innovativo sotto molti punti di vista, non solo del display di R. Pezzali T ra tutti i prodotti lanciati da Apple in questi anni, l’iPhone 5 è quello forse più discusso e criticato, ma nonostante questo non sono mancate le classiche code di fronte ai negozi per essere tra i primi a possederlo. E i pareri dei primi che hanno preso in mano il nuovo e sottilissimo iPhone sono unanimi: meraviglioso. Erano quindi ingiustificate tutte le critiche sollevate? In questi giorni l’abbiamo provato a fondo e ci siamo anche divertiti a cercare, persino con una certa insistenza, i piccoli difetti. L’iPhone 4S ha messo in difficoltà Apple: era ed è tuttora uno dei migliori tre smartphone sul mercato, quindi il modello successivo doveva per forza essere diverso. Non solo nel design, ma proprio nel concetto. Ecco quindi forzature non da poco, dal connettore Lightning allo schermo in formato 16:9 per passare a un processore, totalmente custom, disegnato pare a mano: l’iPhone 5 è ancora una volta il miglior iPhone di sempre? Diverso dal predecessore Toccando con mano il nuovo iPhone ci si rende subito conto che si tratta di uno smartphone profondamente diverso. Le critiche mosse riguardo alle linee e alla somiglianza con il 4 e il 4S sono ingiustificate: volendo fare un confronto, è molto più simile il nuovo Lumia 920 al Lumia 800 o il Galaxy S III al Galaxy Nexus. La parte frontale ricorda molto il 4S, è vero, ma dimensioni, peso e materiali scelti restituiscono un feeling totalmente diverso. Vogliamo partire proprio dai materiali: l’esemplare provato è quello con finitura bianca, anche se abbiamo avuto modo di provare e toccare anche la versione “dark”. Il primo, in bianco e alluminio spazzolato, è molto più “Apple Style”, elegante e raffinato, il secondo è un po’ più sfacciato e particolare, ma anche più delicato. L’alluminio anodizzato, verniciato in nero, non maschera a sufficienza le impronte e soprattutto è davvero delicato: basta una piccola sbeccatura per far emergere il brillante alluminio naturale sotto la verniciatura. Apple, come sempre, ha fatto un lavoro eccezionale a livello di finiture: dal taglio netto dei bordi lucidati ai piccoli dettagli come l’inserimento della lente in zaffiro alle giunzioni tra vetro e alluminio. Il peso è l’altro punto di forza: rispetto ai modelli precedenti, questo iPhone sembra quasi “vuoto”: qualcuno potrebbe criticare la sensazione di assenza di massa, ma avere in tasca uno smartphone che pesa davvero poco è un vantaggio non indifferente. Infine, le dimensioni: il “telecomando”, come lo ha definito qualche utente per la sua forma allungata, non è poi così allungato. Apple ha ridotto gli spazi sopra e sotto lo schermo per contenere l’incremento delle dimensioni e, tra le mani, l’iPhone 5 non sembra neppure più grande. I millimetri in più tuttavia si sentono quando si tiene lo smartphone in tasca nei jeans e quando dobbiamo usarlo con le applicazioni già ottimizzate per lo schermo pieno. Se con i modelli precedenti bastava usare una sola mano per raggiungere con il pollice i quattro angoli del display, con il nuovo iPhone solo una mano grande riesce, impugnando correttamente lo smartphone, a toccare i quattro angoli senza modificare la postura. A bilanciare queste piccole scomodità c’è però la riduzione di spessore, e non è cosa da poco. Vantaggi (ma non solo) del 16:9 Il nuovo iPhone 5 usa uno schermo da 4” in formato 16:9, una scelta davvero particolare e delicata, che ha rotto il magico equilibrio dell’ecosistema app di Apple dove la proporzione 3:2, dai tempi del primo iPhone, era una sorta di “formula magica” per il successo. Il passaggio al 16:9 introduce ora una quinta risoluzione per gli sviluppatori di applicazioni, dopo le due di iPhone (3:2 standard e Retina) e le due per iPad (4:3 standard e Retina). Una risoluzione questa che richiede un riadattamento completo delle applicazioni; non è un caso che, su 100 applicazioni installate, solo quelle di Apple e una decina di altre app abbiano già il formato aggiornato: per tutte le altre l’update è in arrivo, o forse non arriverà mai. Apple ha scelto una strada comunque saggia: nessuno scaling fastidioso, ma una semplice uscita 1:1 con bande nere sopra e sotto. Scelta questa comunque fastidiosa, un po’ perché non è bello vedere due porzioni di schermo inutilizzate e un po’ perché, in qualche frangente, questa scelta confonde l’utilizzatore abituale. È il caso ad esempio della tastiera integrata, che parte un centimetro più in alto per le apps non native e che disturba la memoria ottica dell’utilizzatore: chi usa iOS da sempre deve fare i conti con una tastiera che si sposta di un centimetro su o giù a seconda dell’app. Il cambio di schermo però ha anche dei vantaggi notevoli: per le app ora c’è più spazio da sfruttare, i video sono nel formato corretto e soprattutto ora l’iPhone condivide la stessa segue a pag. 10 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.10 TEST Apple iPhone 5 segue da pag. 9 risoluzione degli smartphone Android, cosa che faciliterà non poco chi sviluppa per entrambi i sistemi. Sotto il profilo delle performance, il display fa un altro piccolo passo verso la perfezione: ad un ottimo angolo di visione aggiunge anche una luminosità notevole, superiore a quella di un OLED e a quella dei precedenti schermi usati da Apple. Ottima la resa cromatica. Le altre caratteristiche dell’iPhone sono note: il processore A6, ridisegnato completamente con una CPU Dual Core e una GPU a tre core, è perfettamente adeguato per gestire iOS 6 e tutte le funzionalità e le caratteristiche di questo smartphone. Apple ha il vantaggio/svantaggio di realizzare allo stesso tempo hardware e software per raggiungere le migliori performance possibili quindi riteniamo inutile discutere la mancanza di un processore Quad Core o di eventuali 2 GB di RAM: con questa configurazione il nuovo iPhone è più veloce, e soprattutto in questi giorni di utuilizzo non abbiamo mai avvertito la necessità di una maggiore potenza. Benvenuto Lightning Rivoluzioni anche sotto il profilo della connettività: sparisce il vecchio connettore a 30 pin e arriva Lightning, e contestualmente viene spostato anche il connettore delle cuffie nella zona bassa. Una scelta quest’ultima che a noi non è dispiaciuta: è decisamente più comodo e naturale di prima. Quando infiliamo infatti il telefono in una tasca con un movimento naturale, la parte inferiore è quella che teniamo in alto, e avere il jack da quella parte impedisce ai fili di arrotolarsi. Dobbiamo però dire che il jack in questa posizione im- pedisce l’utilizzo di molti accessori che in questi anni sono stati realizzati per gli smartphone Apple, dai microfoni esterni ad alcuni piccoli gadget come gli anemometri. Poca roba se si pensa ai milioni di accessori che invece sfruttavano il connettore a 30 pin, anch’esso abbandonato in favore del Lightning. Il nuovo connettore scelto da Apple colpisce per le sue dimensioni ridotte, ma con la sua facilità di inserimento e la possibilità di essere usato da entrambi i lati è di una comodità unica. Lightning è un connettore costruito molto meglio del micro USB, è più solido e senza contatti mobili; tuttavia, parte del suo potenziale è ancora inespresso. Ci riferiamo ad esempio all’assenza dell’USB 3.0, che avrebbe velocizzato la sincronizzazione con il computer e i backup, ma siamo certi che questa svista non è casuale: Apple vuole dare un taglio ai cavi, spingendo le persone a passare da iCloud per il backup, dal Wi-Fi per il sync con iTunes e da AirPlay per lo streaming audio video. Le dimensioni di Lightning, infatti, fanno pensare ad un suo scarso impiego come connettore per realizzare docking station audio: uscirà qualche accessorio, ma difficilmente sarà diffuso come lo è stato il suo predecessore. L’unica perplessità è legata alla porta Lightining dell’iPhone: solo il tempo ci dirà cosa succede quando sporco e polvere si accumulano sul fondo. Ricordiamo infine che l’iPhone 5 è il primo smartphone ad adottare le Nano-SIM. Migliora anche la fotocamera Nonostante la riduzione di spessore, Apple è riuscita a migliorare il versante fotografico di iPhone 5. La fotocamera frontale infatti, un nuovo modulo Omnivision, riesce a scattare foto e a riprendere video a 720p con qualità migliore a quella di molti smartphone di fascia medio-bassa sul mercato. Quella posteriore, prodotta invece da Sony, supera in prestazioni il modulo montato sull’iPhone 4S. In condizione di buona luminosità, le performance sono simili, ma la camera dell’iPhone 5 restituisce una foto più pulita e con meno rumore in condizioni di scarsa illuminazione. Attenzione però: abbiamo notato che in condizioni di forte contrasto luminoso le luci fuori campo tendono a rientrare nella foto sotto forma di alone viola, un problema questo che potreb- Un esempio di impiego del display 16:9 nei giochi. Le proporzioni restano le stesse, ma la versione 16:9 ottimizzata per iPhone 5 (a destra) mostra una discreta quantità d’immagine in più. be essere dovuto o alla lente in zaffiro o all’eliminazione del filtro IR sul modulo camera. In ogni caso questo non può essere eliminato via software. Noi propendiamo comunque per una rifrazione interna della lente in zaffiro. Apple non ha rivisto più di tanto l’applicazione fotografica, ha solo aggiunto una modalità panoramica che sfrutta un principio simile allo Sweep Panorama di Sony: niente di nuovo quindi, ma in alcuni casi può essere utile. Abbiamo come sempre scattato alcune foto, che potete vedere nella pagina seguente a piena risoluzione cliccando sopra la preview. Uso e autonomia Uno smartphone nasce per telefonare, e per fortuna alla Apple se ne sono ricordati. Abbiamo provato a fare diverse chiamate anche in ambienti particolarmente rumorosi, come un mercato di quartiere nei giorni di festa, e dobbiamo dire che Apple è riuscita a migliorare sia l’audio in entrata sia l’audio in uscita. L’iPhone è dotato di due piccole casse acustiche: una è posta sotto, subito dietro la griglia forata alla destra del connettore Lightning, mentre l’altra è nascosta sotto la griglia superiore, quella che si appoggia all’orecchio. La qualità audio, in fase di chiamata e anche in vivavoce è notevole, con un buon livello di uscita. Apple ha voluto migliorare anche l’algoritmo di riduzione del rumore ambientale portando a tre i microfoni: uno è nella zona bassa, tra il jack e il connettore, uno è di fianco alla fotocamera frontale e uno è di fianco alla fotocamera posteriore. I microfoni vengono gestiti dinamicamente a seconda dell’uso: solitamente segue a pag. 11 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.11 TEST Apple iPhone 5 segue da pag. 10 funziona quello inferiore con gli altri due che filtrano i rumori, mentre in fase di ripresa video si usa quello di fianco alla videocamera scelta. Buona anche la resa dei nuovi auricolari in dotazione: la forma è un po’ particolare e dobbiamo dire che il feeling non è immediato, ma dopo un po’ si fa l’abitudine. Attenzione però a che musica si ascolta: gli Earpods spingono un po’ troppo sui bassi e non sempre l’ascolto è piacevole. In ogni caso, se usate l’iPhone come iPod, è sempre meglio dotarsi di un buon set di auricolari di marca. Nulla da dire sul fronte “velocità”: così come l’iPhone 4S era più veloce dell’iPhone 4, anche l’iPhone 5 è più rapido del 4S, ma questo incremento si apprezza solamente in alcune situazioni particolari, come la rapidità di scatto, l’elaborazione di alcune foto e soprattutto il flyover delle mappe e i giochi in 3D. L’iPhone 5 è più fluido e in alcuni giochi sembra avere un framerate più elevato, tuttavia si tratta di dettagli: le performance non sono mai state un problema per gli iPhone. Lo era invece l’autonomia, ma anche qui Apple sembra aver migliorato le cose. Difficile dire se si superino i due giorni pieni di utilizzo moderato; la batteria è nuova, deve stabilizzarsi e deve fare almeno un video Apple iPhone 5 La prova completa in video centinaio di cicli di carico/scarico per andare a regime. Con un uso intenso, quindi un po’ di foto per questa prova, giochi, navigazione web, video, mappe e Siri abbiamo raggiunto la giornata di utilizzo, mentre con un uso più moderato siamo arrivati a sera con la batteria ancora al 40%. Per quanto riguarda la ricezione, nonostante il guscio in alluminio, il nuovo iPhone non ci ha dato alcun problema né in Wi-Fi, né in 3G e neppure durante il fix dei satelliti GPS. Nel corso delle nostre prove, l’unico aspetto che ci lasciato qualche piccolo dubbio è il touch-screen: anche se globalmente funziona molto bene e offre una reattività immediata, è capitato di saltare qualche lettera in fase di digitazione. Apple ha usato un display con tecnologia InCell, quindi con i sensori del touchscreen uniti allo schermo in un unico layer: non sappiamo se è solo questione di abitudine, ma un paio di volte, soprattutto durante la digitazione e in qualche sessione di gioco, il touch non ha mostrato la sua solita precisione e immediatezza. Ottimo iPhone, meno iOS 6 Chiudiamo ora la parentesi smartphone per aprirne una breve dedicata a iOS 6. iPhone per molti è sinonimo di iOS, tuttavia ci sembra corretto dividere le due cose: se l’iPhone 5 è uno smartphone eccellente, iOS 6 è la classica “ciambella senza il buco”. Il nuovo sistema operativo di Apple infatti, oltre a non essere così diverso e innovativo rispetto ad iOS 5 è criticabile sotto molti punti di vista. Delle Mappe si è già parlato abbondantemente nei giorni scorsi, e Apple ha già promesso che migliorerà il servizio. YouTube poi sparisce, e al suo posto arriva una applicazione di Google, applicazione che però non è ancora ottimizzata per iOS 6. Il nuovo servizio Passbook, Alcune immagini scattate con la fotocamera da 8 Megapixel di iPhone 5: particolari diurni e anche scatti in condizioni di scarsa luminosità, con almeno per l’Italia, è ancora inutile: da come l’aveva descritto Apple sembrava una applicazione per gestire carte fedeltà, codici sconto e coupon, ma alla fine non è altro che una app che aggrega i contenuti generati da altre applicazioni compatibili (un po’ come Newstand). E al momento le applicazioni sono davvero poche. Per l’Italia arriva anche Siri: sta ancora imparando l’italiano ma funziona già discretamente, fornisce il meteo, i risultati sportivi, aggiorna lo stato e twitta per noi. In macchina è davvero utile, ma se abbiamo in mano l’iPhone è molto meglio usare i metodi tradizionali, si risparmia tempo. Criticabile invece il correttore ortografico italiano: rispetto ad iOS 5 sembra peggiorato, mette molti verbi al passato sostituendo le lettere con le accentate. Attenzione poi: in iOS 6 Apple ha introdotto la possibilità per gli sviluppatori di tracciare le abitudini degli utenti per fornire pubblicità mirata. Questa possibilità è attiva di default, e per disattivarla si deve andare sotto Impostazioni, Generali, Info, scorrere fino in fondo e scegliere “Promozione”. Dobbiamo dire che Apple si è proprio impegnata a nascondere bene questa funzionalità. Che voto si merita l’iPhone 5? Quando Apple afferma che è “il miglior iPhone di sempre” ha ragione, perché effettivamente lo smartphone è migliorato nella maggior parte delle sue funzionalità: più veloce, più leggero, più sottile e con una migliore qualità dello schermo, delle chiamate e della fotocamera (attenzione però al Purple Halo). Se a questo aggiungiamo anche la maggiore autonomia, si capisce che Apple ha lavorato davvero bene. Due gli aspetti criticabili: il formato dello schermo e il cambio di connettore. Su quest’ultimo non vogliamo essere così critici: dopo 10 anni è una scelta dolorosa ma che andava fatta per svariati motivi; se Apple avesse messo fin da subito l’USB 3.0, sarebbe stata una pillola meno amara. Lo schermo invece genera il duplice problema delle dimensioni del dispositivo e della compatibilità delle app. Il primo è un po’ una questione di abitudine, per le applicazione “letterboxed” non resta che aspettare tutti gli aggiornamenti. Ma si può anche guardare l’altro lato della medaglia: iPhone e Android hanno ora lo stesso formato di schermo. Una nota infine sul prezzo: in Italia si parte da 729 euro per la versione da 16 GB, un prezzo non certo basso, ma allineato a quello che sta diventando un prezzo standard per gli smartphone di fascia alta. Il Galaxy Note II, ad esempio, sarà disponibile a 699 euro. È l’iPhone ad essere troppo caro o l’intera categoria a costare troppo? e senza flash. Per ingrandire le foto e osservarle a risoluzione nativa, è sufficiente cliccarci sopra. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / Il costruttore giapponese lancia una serie di TV LCD LED dal prezzo interessante TV Panasonic EM5, 50” a soli 899 euro Niente Smart TV e 3D, un po’ troppa plastica, ma con meno di 900 euro ci si porta a casa un TV LCD da 50 pollici l non sono tagli comuni per un LCD e probabilmente Panasonic ha rinunciato ai suoi più costosi pannelli IPS per puntare su pannelli prodotti da terze parti, Chimmei (o qualche altro produttore orientale). La nuova serie EM5 è già in distribuzione nei negozi e nell’ultima settimana ha fatto la sua comparsa anche su qualche volantino. Viewsonic Pro9000: il prezzo lo fa l’utente Negli States lo stesso proiettore costerà il doppio, da noi non arriverà perché non c’è un distributore ufficiale L ’arrivo dei primi proiettori Full HD ibridi laser LED sta stuzzicando molti utenti: performance e durata della lampada vanno finalmente a braccetto. Si tratta di soluzioni, come il K750 di Acer, assolutamente economiche: poco più di 1500 euro per un prodotto Full HD con un proiettore privo della tradizionale lampada e capace di ottime prestazioni. Se pensiamo che fino a cinque anni fa ne servivano 10.000 Acer H6510BD e H5370B che prezzi! di R. Pezzali TV & VIDEO / Viewsonic lancia in Europa il proiettore Full HD ibrido laser/LED a soli 1900 euro di R. Pezzali tv & video Acer lancia due proiettori 3D per Home Cinema e console. Stupiscono prezzi: da 999 euro per il modello top di gamma di R. Pezzali l successo della serie ET5 di Panasonic, 3D polarizzato e prezzo competitivo ha spinto l’azienda giapponese a proporre una seconda serie di TV LCD retroilluminati a LED dal prezzo decisamente abbordabile. Il listino parla chiaro: per la ET5 si parte con il TX-L32EM5 a 449 euro, si passa al TX-L39EM5 a 599 euro per arrivare al grande TX-L50EM5 a 899 euro. Panasonic quindi punta decisamente su un favorevole rapporto qualità/prezzo e sacrifica molte funzionalità ritenute non fondamentali: mancano Smart TV e 3D, ma anche la riproduzione dei video tramite USB sui modelli da 32” e 39” (funziona solo sul 50”). Il design è decisamente semplice, vene utilizzata molta plastica e un taglio di schermo che non sarà sfuggito ai più attenti: 39” e 50” p.12 solo per un proiettore 1080p, si capisce quanto questo mercato abbia subito una forte erosione di prezzi. L’ultima novità è il proiettore DLP 1080p laser/LED destinato al cinema in casa: il ViewSonic Pro 9000, Full HD non 3D che promette 20000 ore di durata della lampada e 100.000:1 di contrasto. Un prodotto sicuramente interessante a livello globale, un po’ meno per noi italiani, dato che Viewsonic non ha più un distributore e un rivenditore in Italia. In Europa Viewsonic venderà questo modello a 1999 euro, mentre negli Stati Uniti viene venduto a 4500 dollari. Un’anomalia: un prezzo doppio per gli Stati Uniti rispetto all’Europa, mai successo. Abbiamo provato a chiedere a Viewsonic Europe i motivi di questa scelta e, anche se non c’è una dichiarazione ufficiale, abbiamo intuito che non si tratta di una svista, ma semplicemente di una scelta commerciale. Negli USA infatti l’Home Cinema è ancora di moda e i prodotti Viewsonic sono distribuiti anche presso negozi specializzati di audio e Home Theater: è quindi facile trovare clienti disposti a spendere di più per una tecnologia migliore. In Europa Viewsonic è veicolato tramite distributori e negozi soprattutto sul canale informatico: i proiettori per uso business costano ormai pochissimo, e il Pro9000 viene venduto senza troppo ricarico con le logiche di un prodotto IT. Non è escluso comunque che il prezzo USA venga corretto. Questa vicenda dimostra che il prezzo giusto è quello che un utente è disposto a pagare: dove c’è richiesta per un prodotto di questo tipo il prezzo viene tenuto alto con ampi margini, dove invece la richiesta è bassa e non c’è un canale adeguato i margini sono bassi, e il prezzo anche. I proiettori, come le TV, hanno fatto passi enormi dal punto di vista qualitativo e offrono, ad un prezzo sensibilmente più basso, performance che fino a qualche anno fa erano appannaggio di modelli più costosi. Acer ha presentato due modelli destinati all’entertainment caratterizzati da un prezzo decisamente accessibile: si parte dai 999 euro per l’H6510BD (foto sopra) e si passa a 899 euro sempre di listino per l’H5370BD (foto sotto). I due modelli sono simili, condividono il 3D (con sistema NVIDIA o con sistema DLP Link, occhiali non inclusi), la conversione 2D - 3D, un contrasto pari a 10:000 dichiarato e una lampada da ben 7000 ore. Mentre il modello H6510BD, con matrice DLP Full HD, è pensato espressamente per l’Home Cinema, essendo dotato anche di iris dinamico e di altre soluzioni per migliorare colori e contrasto, l’H5370BD è pensato per il gaming e le console. La risoluzione è solo HD 1280 x 720, ma Acer ha inserito alcune soluzioni utili come l’autokeystone per sistemazioni veloci e la connessione MHL per collegare smartphone e tablet. Chi li vuole però dovrà aspettare: usciranno nel corso del primo trimestre 2013. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / Telecom Italia non abbandona il progetto Cubovision e introduce importanti novità Cubovision, nuovo decoder e tariffe flat Soli 9,9 euro al mese (4,42 euro per 6 mesi), i contenuti si possono vedere anche con Xbox e i TV Samsung e LG di R. Pezzali C ubovision non molla, anzi rilancia. La televisione on demand lanciata da Telecom Italia due anni fa entra nel terzo anno di vita con grandi novità. Oltre al nuovo logo, che ha debuttato ormai da qualche mese, Cubovision rinnova il decoder, sparisce la scomoda forma di “cubo” per lasciare spazio ad un decoder più tradizionale. Cambia anche l’offerta: a fianco dei classici film acquistabili con carta di credito o addebito diretto in bolletta, Telecom infatti attiva una modalità abbonamento che, con soli 9.9 euro al mese (4,42 per i primi sei mesi in promozione) offre più di 1000 contenuti divisi su 25 canali, ai quali si aggiunge anche Super HD: un canale con contenuti in HD. Un’offerta che si affianca ad una serie di contenuti “Premium” disponibili per l’acquisto o il noleggio separatamente. Telecom percorre quindi la via di Premium Play, scegliendo una soluzione comoda. Rispetto a Mediaset però Cubovision deve lavorare ancora tanto sui contenuti: ad oggi infatti ,oltre alle serie TV della CBS e a qualche film, i contenuti recenti inclusi nel pacchetto “flat” non sono molti. La scelta di passare ad un decoder più tradizionale ha anche un significato sottointeso: Telecom vuole slegare il suo servizio dal suo decoder, che in effetti è solo una delle possibili soluzioni per fruire del servizio VOD. I possessori di TV Samsung e LG, di una console Xbox 360 e di tablet o smartphone possono infatti scari- Dopo il lancio all’IFA, Philips ha comunicato i dettagli dei modelli e il listino prezzi della nuova gamma TV S ta per giungere finalmente nei negozi italiani la gamma di TV Philips per il 2012, serie 9000 Full LED e serie Design Line incluse. Philips per l’Italia ha fatto una scelta abbastanza radicale: per la serie entry level tagli piccoli, per le serie medium e premium tagli grandi. Di fatto quindi per le serie sopra la 5000 spariscono i modelli sotto il 40”, anche perché ormai è impossibile essere competitivi in un mercato che sta 55 pollici del 55PFL8007K/12. Tutte le informazioni sulla line-up 2012 dei TV Philips, inclusi i prezzi di listino nella nostra news pubblicata su DDay.it. L’unico modello che manca ancora è il 47” serie 9000, che arriverà il Italia sicuramente, con un prezzo di listino che sarà pari a 2999 euro. MODELLO PREZZO MODELLO PREZZO 32PFL3517H/12 419,99 47PDL6907H/12 1499,99 32PFL4007H/12 469,99 42PFL6907H/12 1499,99 40PFL7007H/12 1399,99 32PFL5007H/12 529,99 32PFL5507H/12 579,99 37PFL4007H/12 599,99 42PFL3507H/12 599,99 42PFL4007H/12 659,99 40PFL5007H/12 699,99 40PFL5507H/12 749,99 42PFL6007H/12 1049,99 42PDL6907H/12 1249,99 Mobile Drive Sq TV, l’HDD nato per il PVR di R. Pezzali care l’applicazione e godere degli stessi identici servizi senza dotarsi di decoder aggiuntivo. Il decoder costa 199 euro ed è basato sul processore Intel ATOM CE 4523, ma sul sito non compaiono ulteriori dettagli tecnici. Chi ha un tablet o uno smartphone inoltre può anche vedere, tramite Cubovision, le partite in diretta di Juve, Inter, Milan e Roma: il servizio tuttavia ha un costo e funziona solo (anche se il sito non è chiarissimo) sui dispositivi mobile e tramite rete 3G (la connessione però non si paga). Philips, i prezzi dei TV 2012 per l’Italia portando il prezzo delle TV da 32”, 37” e 40” a livelli impensabili. Anche se nessuno conferma, girano voci che per Natale nei punti vendita potrebbero esserci TV da 40” a 300 euro: prezzi da capogiro. Si parte da meno di 420 euro per il modello 32PFL3517H/12 per arrivare a circa 2600 euro per il tv & video L’hard disk di Freecom è pratico e ben costruito. La versione da 500 GB è in vendita a 169 euro quella da 1 Terabyte a 129 euro TV & VIDEO / In arrivo nei negozi da settembre, comprese le serie 9000 Full LED e Design Line di R. Pezzali p.13 40PFL8007K/12 1599,99 47PFL4007H/12 829,99 46PFL5007H/12 899,99 46PFL5507H/12 949,99 47PFL6007H/12 1299,99 47PFL6907H/12 1499,99 46PFL7007H/12 1699,99 46PFL8007K/12 1949,99 55PFL8007K/12 2599,99 La registrazione su USB è una feature di moltissimi TV, anche di fascia media. Freecom, società del gruppo Mitsubishi, ha lanciato un hard disk esterno pensato per i TV. Non dovrebbero esserci troppe differenze tra un hard disk normale e un hard disk per il PVR, tuttavia lo Sq TV è stato pensato per consumare poco ( è alimentato dal TV) e soprattutto per essere agganciato dietro al televisore con la staffa in dotazione, da agganciare a uno degli attacchi VESA. Una soluzione comoda e elegante, disponibile in due versioni da 500 GB e da 1 Terabyte al prezzo di 129 e 169 euro. Freecom Mobile Drive Sq TV è USB 3.0 e ha un design piacevole, con un cabinet in alluminio dalle forme stondate: un paradosso se si pensa che è un prodotto fatto per stare agganciato dietro il televisore. L’azienda produttrice ha rilasciato un file Excel con le TV compatibili, noi lo abbiamo provato con un TV LG (non elencato nel file) senza problemi di alcun tipo. Ovviamente, trattandosi di un disco USB 3.0 esterno, può essere usato anche con un computer per caricare filmati da riprodurre poi tramite TV, tuttavia ricordiamo che per funzionare come PVR l’hard disk dev’essere formattato dalla TV e non tutte le TV riconoscono eventuali dischi partizionati. p.14 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it hifi & hometheater Neil Young svela Pono, lettore ad alta fedeltà La rivoluzione digitale ha portato a nuovi modi di ascoltare la musica ma ha sacrificato la qualità, con formati compressi che, secondo Neil Young, distruggono in parte quanto creato nello studio di registrazione. Ciò non succederà con Pono, un nuovo sistema audio studiato da Young e che potrebbe debuttare il prossimo anno. Un articolo del RollingStone rivela come la qualità audio di Pono abbia sorpreso il celebre produttore Rick Rubin e i membri dei Red Hot Chili Peppers, tra i primi che hanno avuto modo di avere una dimostrazione del prototipo del lettore. L’ecosistema progettato da Neil Young, e che avrebbe già raccolto l’appoggio delle tre major del disco, si compone di uno store per il download di brani a 192 KHz e 24 bit e una gamma di lettori portatili in grado di offrire la qualità sonora necessaria. Nei Young ha fatto anche un’apparizione al Late Show with David Letterman in cui ha mostrato per la prima volta un modello di lettore Pono, dal particolare design a prisma. HIFI & HOME THEATER / Presentati due lettori Blu-ray ad alte prestazioni, per “appasionati” p.15 Oppo, due nuovi lettori Blu-ray al top Il BDP-103 offre upscaling 4K e conversione 2D - 3D, il BDP-105 ha in più una sezione audio di altissimo livello .di R. Pezzali M entre i grandi produttori si limitano a lanciare lettori entry level a prezzi abbordabili, Oppo continua a credere nel disco a laser blu e propone due nuovi modelli, aggiornati all’ultima novità tecnologica. Oppo, particolarmente apprezzata dagli appassionati, con i nuovi DBP-103 e DBP-105 vuole catturare l’attenzione di coloro che sono alla ricerca del player universale perfetto. Il modello entry level, dal prezzo di listino negli Stati Uniti di 499 $, integra il processore Marvell Qdeo per il video processing, un processore in grado di convertire le immagini 2D in 3D e di fare l’upscaling del video dall’HD al 4K. Per essere al passo con i tempi il nuovo Blu-ray ha inoltre una porta frontale HDMI da usare come ingresso MHL per uno smartphone, un’app per il controllo e le porte IR e RSR232 per l’integrazione in un eventuale sistema domotico. Chi vuole invece connessioni bilanciate, trasformatore toroidale e tutte quelle attenzioni costruttive che permettono il raggiungimento della miglior qualità audio può Oppo BDP-103 Oppo BDP-105 rivolgersi al DBP-105: uscirà entro fine anno a 1199 $ e promette performance al top. Oppo su questo modello ha aggiunto anche una coppia di DAC ESS Sabre32 Reference e un controller d’ingresso che promette miracoli se si utilizza l’USB come sorgente. Entrambi i modelli sono compatibili con tutti i formati audio e video esistenti, dal FLAC all’AVC-HD all’MKV, per arrivare a SACD e DVD Audio. Labtek, il distributore italiano di Oppo, ci ha contattato per comunicarci che la californiana Oppo Digtal in realtà non produrrebbe direttamente versioni europee delle proprie macchine, con i corretti codici di area e con la certificazione CE. Queste, infatti, sarebbero realizzate da Oppo UK, una società creata ad hoc proprio per la “europeizzazione” dei prodotti Oppo. Questo porterebbe ad aggravi di costo e il doppio pagamento di royalties (cambia il codice con il suffisso EU), fattori che portano il prezzo finale “italiano” del DBP-103EU a 699 euro, IVA inclusa. HIFI & HOME THEATER / Per gli utenti Apple arrivano due affascinanti novità musicali da B&W B&W lancia due diffusori con AirPlay A5 (500 euro) e A7 (800 euro) hanno un design elegante, amplificazione digitale e altoparlanti di ottima qualità Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari Maria Chiara Candiago Massimo Monti Emanuele Villa Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] di R. Faggiano B owers & Wilkins ha lanciato i nuovi A5 e A7, esteticamente simili tra loro, ispirati ai già noti MM1 ma con dimensioni molto più grandi. L’elegante finitura in metallo e tessuto nero nasconde la migliore tecnologia B&W, anche per l’elettronica con amplificazione digitale e upsampling a 192 kHz con DSP dei segnali digitali in arrivo. Il modello d’ingresso è l’A5 (500 euro), utilizza un sistema a due vie per canale con tweeter Nautilus da 25 mm e midwoofer da 10 cm; ogni altoparlante ha il suo amplificatore dedicato con potenza di 20 watt. Per le sorgenti di segnale è disponibile l’ingresso di rete oppure il Wi-Fi, si può anche collegare una sorgente tradizio- nale o smartphone non Apple tramite il consueto ingresso minijack. Il modello top di gamma A7 (800 euro) ha una diversa configurazione degli altoparlanti, con un subwoofer da 15 cm in comune ai due canali, mentre il resto della gamma è affidato a un tweeter Nautilus da 25 mm e un midrange da 75 mm per ogni canale. Oltre agli ingressi di rete, o Wi-Fi e l’ingresso minijack analogico, è presente anche un ingresso USB per collegare direttamente un computer. Il minijack è però compatibile anche con segnali digitali ottici tramite apposito cavo adattatore. La potenza disponibile è di 50 watt per il subwoofer e 25 watt per ogni altoparlante. Entrambi i diffusori hanno in dotazione il telecomando e pos- sono essere controllati dall’apposita applicazione già disponibile per i dispositivi mobili del mondo Apple. Entrambi i modelli hanno la sola alimentazione da rete elettrica.. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it HI-FI & HOME THEATER Pioneer BDP-450 Blu-ray low cost Pioneer lancia il nuovo player blu-ray BDP-450, un lettore 3D con processore QDEO, doppia HDMI e lettura di SACD e DVD Audio. Costa 299 euro di R. Pezzali Non ci sono ormai molti motivi per cambiare il lettore Bluray, tuttavia se proprio si deve scegliere un nuovo modello, è sempre meglio dotarsi di un prodotto full-optional calcolando che probabilmente sarà l’ultimo Player di supporti fisici che aggiungeremo alla nostra catena audio/video. Pioneer ha presentato il nuovo DBP-450, un lettore che non offre particolari novità rispetto ai migliori player sul mercato ma è comunque completo e offerto al prezzo onesto di 299 euro, ovviamente di listino. Legge, SACD, DVD Audio, DVD e Blu-ray, questi ultimi anche in 3D oltre a tutti i tipi di file audio e video esistenti, inclusi il 3GP dei cellulari (ma ci sono ancora smartphone che riprendono in 3gp?) e il FLAC. Non manca la connessione al web per le app di YouTube e Picasa oltre a quella alla rete locale con un pratico client DLNA. Il Blu-ray, inoltre, può essere controllato anche con due app per Android e iOS. Lato performancem, il BDP-450 offre una doppia uscita HDMI per accontentare gli utenti che non hanno un apmplificatore audio video con HDMI 1.4 e il processore QDEO Marvell, una delle migliori soluzioni esistenti in commercio per lo scaling e il processing delle immagini. La disponibilità del Pioneer BDP-450 è fissata per ottobre. hi-fi & home theater / La libellula di Audioquest funziona benissimo, peccato per il prezzo p.16 Audioquest Dragonfly: e la musica vola In prova la chiavetta USB che incorpora un DAC di alto livello per computer, pronta per una cuffia o per l’impianto stereo di R. Faggiano I l dilemma di come portare la musica liquida archiviata su un PC a un livello decente di ascolto tramite cuffia o impianto stereo ha avuto diverse proposte di soluzione. Oggi proviamo la Audioquest Dragonfly (libellula in inglese) che sembra in grado di risolvere il problema. Infatti nello stretto spazio di una comune chiavetta USB contiene un convertitore digitale/analogico Sabre da 24 bit/96 KHz e l’uscita minijack pronta per una cuffia oppure per il collegamento a un impianto stereo. Non serve l’alimentazione perché viene direttamente dal PC e quando non si usa si ripone facilmente nella sua custodia di tessuto. Grazie alle sue dimensioni può essere facilmente usato anche in mobilità, per un migliore ascolto in cuffia. Il problema fondamentale è il prezzo di listino di ben 249 euro, una quotazione che inevitabilmente ne restringe l’utilizzo a chi ha molta musica in versione FLAC archiviata sul solo computer, magari portatile. Audioquest è alla sua prima incursione al di fuori del mondo dei cavi e lo ha fatto con il meglio della tecnologia del settore: DAC Sabre, trasmissione asincrona del segnale in Classe 1 con protocollo Streamlenght, doppio master clock per minimizzare il jitter e possibilità di fissare la conversione su quattro diverse frequenze (44.1, 48, 88,2 e 96 KHz). L’uscita di 2 Volt può pilotare senza problemi una cuffia con impedenza minima sino a 12 ohm oppure un sistema stereo. Dato il prezzo e la tradizione Audioquest in materia ci saremmo aspettati di trovare in dotazione almeno un piccolo adattatore da mini-jack a pin RCA stereo, invece nulla a parte l’indicazione dei vari adattatori che potete trovare in vendita nel catalogo Audioquest. Bella e luminosa Questa “libellula” è ben rifinita in nero opaco con sensazione vellutata al tatto sul corpo metallico, magari piuttosto facile da graffiare ma di bell’effetto. Altrettanto bella l’illuminazione della libellula quando l’oggetto è in funzione, il colore infatti varia a seconda della frequenza impostata: verde per i 44.1 KHz, blu per i 48 KHz, ambra per gli 88.2 KHz e magenta per i 96 kHz. Installazione facile ma non per tutti La messa in opera del Dragonfly è elementare, dato che basta collegarla a una qualsiasi presa usb del computer; le dimensioni minuscole non dovrebbero far sorgere problemi di inserimento anche con prese molto vicine ad altri connettori. Piuttosto sorge un problema di compatibilità: infatti la nostra prima prova è stata con un notebook con sistema operativo Windows Vista, dichiarato come compatibile da Audioquest. Viceversa sorgono problemi oscuri che determinano l’impossibilità di alzare il volume dallo 0. Recentemente se ne sono accorti anche in California e infatti sul sito del costruttore come risoluzione del problema si legge: “Si consiglia l’upgrade a Windows 7”. Come dire che la colpa è di Microsoft e loro non ci possono fare niente (e anche vostra che avete ancora un catorcio come notebook). Detto fatto abbiamo risolto il problema passando a un lussuoso ultrabook Samsung 900X, sul quale la nostra libellula si è trovata a suo agio tramite Winamp per riprodurre FLAC e MP3. Naturalmente nessun problema anche in casa Apple. Passiamo all’ascolto A questo punto abbiamo collegato la chiavetta al nostro sistema di riferimento tramite un volgare adattatore e passato in rassegna tutta la nostra collezione flac (ignorando i pochi file a 192 kHz) e siamo rimasti davvero impressionati. Siamo di fronte a uno dei migliori DAC per computer mai passati davanti alle nostre orecchie. La musica si articola e si diffonde come dai migliori SACD per quanto riguarda i FLAC a 96 kHz, difficile trovare un difetto in alcun parametro. Non mancano dinamica, dettaglio, tridimensionalità, perfino qualche eccesso in fase di registrazione che non sfugge alla libellula. Sopra tutto quel gradevole effetto di ascoltare la musica e non ciò che la sta riproducendo, quel far scorrere le tracce senza pensare a passare oltre che è tipica di tutti i componenti hi-fi di grande livello. Stesse sensazioni con i più accessibili FLAC a 44.1 KHz. Perfino con la più modesta musica MP3 le sensazioni non cambiano di molto e l’ascolto rimane molto più godibile che con altri convertitori provati in precedenza (anche se di prezzo più conveniente). Ottime prestazioni anche in cuffia, utilizzando una B&W P3 e una iGrado abbiamo ottenuto alte pressioni sonore e tanta eccellente musica. Quindi libellula promossa a pieni voti, ma senza lode a causa del prezzo di listino al di fuori della portata di molti. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET NFC a Milano primi passi da fine ottobre Il capoluogo lombardo sarà la prima smart city italiana ad adottare i servizi NFC. Le prime sperimentazioni a fine ottobre, altri servizi sono in arrivo per Expo 2015 di M. Dalli Dopo la sperimentazione dello scorso anno con i biglietti dei mezzi pubblici di ATM, Milano si appresta a fare un altro passo verso la “smart city”. Il capoluogo lombardo sperimenterà infatti i servizi Near Field Communication in occasione del NFC Mobile Money Summit che si terrà dal 23 al 25 ottobre a Milano. I partecipanti al summit, come membri della sperimentazione, riceveranno uno smartphone con NFC e una SIM abilitata, con cui potranno utilizzare i mezzi pubblici, pagare i taxi, pagare in alcuni negozi, interagire con “smart poster” e ricevere informazioni su beni artistici o architettonici. Alla sperimentazione parteciperanno anche circa 1000 esercenti, che accetteranno pagamenti tramite tecnologia contactless. Questi i progetti per la sperimentazione, ma altri “innovativi” servizi arriveranno poi con l’Expo 2015 ospitato dal capoluogo meneghino. Resta da capire, però, cosa succederà nel frattempo, in quei 2 anni e mezzo che ci separano dall’Esposizione Universale. I servizi che adesso sono sperimentali saranno poi allargati anche al resto della popolazione, o tali rimarranno? HI-FI & HOME THEATER / La famiglia Denon si arricchisce Denon Ceol anche in Italia I sistemi Denon dedicati alla musica liquida diventano due, N5 e N8 Per entrambi ci sono i diffusori opzionali, migliorati e con AirPlay di serie di R. Faggiano D opo un fugace annuncio estivo sono ora disponibili anche in Italia i nuovi sistemi Denon Ceol, ancora laccati bianchi o neri, ma con diffusori migliorati e AirPlay di serie. Il Ceol N8 (749 euro) riprende per gran parte il modello precedente N7 ma ora l’AirPlay è già installato e le nuove app di controllo sono disponibili non solo per il mondo Apple ma anche per Android. Dal punto di vista tecnico ritroviamo il network player con compatibilità DLNA e FLAC fino a 96 kHz, dock per iPhone e iPod (ma con il connettore 30 pin), affiancati dal tradizionale lettore CD e dalla radio FM. Il collegamento alla rete è via cavo o Wi-Fi e c’è la possibilità di collegare due sorgenti analogiche e una digitale ottica. L’amplificatore integrato eroga 65 Watt per canale. I diffusori SC-N8 sono opzionali ma costano solamente 100 euro la coppia, anch’essi sono disponibili con finitura bianca o nera. Il Ceol N5 (549 euro), chiamato Ceol Piccolo, riprende buona parte delle funzioni del fratello maggiore ma esclude le sorgenti convenzionali (CD e Ceol piccolo N5 p.17 PEOPLE & MARKET E se il pirata si lamenta della pirateria? Una rappresentante del Partito dei Pirati tedesco ha scritto un libro, che è stato subito piratato, e ne ha chiesto la rimozione. Ma non è come sembra di M. Dalli Ceol N8 radio) lasciando protagonista il network player. Per i collegamenti è disponibile un ingresso analogico per qualsiasi componente stereo oltre al digitale ottico. Identiche all’N8 le funzionalità di rete (l’antenna wi-fi è interna) e la potenza dell’amplificatore. I diffusori opzionali SC-N5 costano 100 euro la coppia e montano un woofer più piccolo rispetto agli N8, 10 cm contro i 12 del modello superiore. PEOPLE & MARKET Boeing dice sì all’uso dei cellulari in volo Entro il 2013 tutti i nuovi Boeing 747-8 e i 777 saranno Wi-Fi ready di V. R. Barassi Attraverso il suo sito ufficiale, Boeing, leader mondiale nella progettazione e nella costruzione di aeroplani (e non solo), ha annunciato che entro la fine dell’anno prossimo tutti i nuovi 747-8 e i 777 saranno realizzati per permettere l’utilizzo di telefoni cellulari durante i voli. I velivoli appena citati si andranno ad aggiungere al già “abilitato” 787, progetto di più recente ideazione e in grado di garantire “nativamente” questa particolare funzionalità. Gli aerei saranno inoltre Wi-Fi ready e in grado di ricevere segnali satellitari al fine di condividere la connessione ad internet e i segnali televisivi. Boeing, inoltre, ha annunciato che ha iniziato a lavorare per implementare tutte queste caratteristiche anche sul popolare 737, che dal 1967 è stato prodotto in oltre 7200 esemplari, diventando il vero best-seller della storia dell’aviazione. Molto presto riusciremo a parlare, navigare e guardare la TV anche sugli aerei; anche sulle tratte medio-brevi. Julia Schramm, blogger tedesca e rappresentate del partito dei pirati, ha scritto un libro in cui difende il diritto d’autore. Il libro (“Klich Me”, “Cliccami”) è stato in poco tempo piratato su Internet e la casa editrice ne ha prontamente chiesto l’eliminazione. Molti giornali hanno “deriso” la Schramm e il partito perché, secondo loro, sono bravi a chiedere l’abolizione del diritto d’autore, finché non vengono toccati interessi personali. Ma la realtà è diversa. Come spiega Raoul Plommer (link), esponente del partito dei pirati finlandese, lo scopo del partito dei pirati non è quello di abolire il diritto d’autore, ma ridurne l’estensione. Attualmente, infatti, il copyright si estende fino a 70 anni dopo la morte dell’autore in molti Paesi occidentali, a tutto favore dell’industria più che dell’autore e dei suoi eredi. Le richieste di riduzione variano da Paese a Paese: in Germania, Paese della Schramm, la richiesta è di far cessare il copyright 1 anno dopo la morte dell’autore. La stessa Schramm, inoltre, ha sì un contratto con la casa editrice, ma con due clausole interessanti. La prima prevede che il diritto d’autore cessi a 10 anni dalla pubblicazione, la seconda stabilisce che chi condivide il libro non sia passibile di denuncia se, una volta avvisato, provvede a rimuovere il contenuto. In quest’ottica, la casa editrice ha avvisato il sito che ospitava la copia piratata, che ha prontamente rimosso il file, e nessuno si è “fatto male”. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.18 PEOPLE & MARKET / Finalmente disponibile, iPhone 5 fa parlare di sé anche per quanto riguarda le tariffe degli operatori iPhone 5 con Tim, Vodafone e Tre. Tariffe a confronto Abbiamo confrontato le tariffe dei principali operatori italiani per vedere se conviene davvero avere l’iPhone 5 gratis, ma vincolandosi per 30 mesi di R. Pezzali L ’ultimo smartphone firmato Apple è sicuramente l’iPhone che ha ricevuto il numero maggiore di critiche per via dello schermo e del connettore, tuttavia i primi numeri lasciano intendere che sarà in ogni caso l’iPhone più venduto di sempre. Le code di fronte ai negozi al “Day One” sono state eloquenti e hanno dimostrato che, anche in periodo di crisi, iPhone mantiene il suo status di “oggetto del desiderio”. Vendere però un prodotto che di listino parte da 729 euro e supera i 900 euro in un periodo di crisi non è facile, ma fortunatamente vengono in soccorso gli operatori con le loro “tariffe-manette” che vincolano per 30 mesi, ma permettono di avere un iPhone 5 nuovo fiammante da pagare a rate distribuite sulla durata del contratto. Abbiamo come sempre voluto fare un confronto tra le tariffe dei tre operatori italiani che propongono l’iPhone per capire se veramente conviene scegliere una di queste offerte e soprattutto quale operatore è il più conveniente. Rispetto allo scorso anno, però, siamo andati oltre: dal costo totale nei 30 mesi abbiamo anche scorporato il costo del telefono, per vedere quanto costa la parte “voce&dati” al mese; un calcolo semplice, per capire se davvero è conveniente la proposta di TIM, Vodafone e Tre. Di seguito proponiamo le offerte in dettaglio (per le immagini ad alta risoluzione, consigliamo di leggere l’articolo online, disponibile a questo link). L’operatore conviene Sicuramente approfittare di un’offerta legata al singolo operatore conviene, soprattutto Tre se non si vuole spendere molto e non si effettua molto traffico voce e SMS. La tariffa base di Tre infatti è convenientissima, imbattibile. Ottima anche la proposta di Vodafone con la sua tariffa Relax: è una tariffa flat con tutto incluso, che permette anche il cambio dello smartphone. Non male: finalmente una cosa nuova. TIM come sempre è un po’ più cara dei concorrenti: è quella che ha la rete con più copertura, ha anche l’EDGE e queste cose si pagano. TIM non è molto conveniente Tra le tre soluzioni, Tim è quella con un costo più elevato, anche se rispetto ai precedenti anni ha sensibilmente abbassato il prezzo globale della tariffa Top, ovvero la Tuttocompreso 1500. Il piano non è facilissimo da capire: c’è un contributo inziale per il telefono, uno mensile e un canone per la parte voce e dati. Grande risparmio però per chi passa a TIM (per la tabella del “Passa a TIM” si veda l’articolo pubblicato online, a questo link): in 30 mesi si risparmiano anche 1000 euro. Attenzione a Tutto Compreso 250: costa uguale al 500 e offre meno. Scelta questa incomprensibile. Ne parliamo più approfonditamente nella pagina seguente. TIM Minuti di chiamate SMS Dati Tassa concessione Contributo mensile telefonia Durata (mesi) TRE è la meno cara per chi parla poco Tre non cambia l’offerta già fatta con i vecchi iPhone e si parte sempre da 29 euro al mese più tassa di concessione per il modello da 16 GB. Due opzioni, con RID bancario e finanziamento Compass o con carta di credito. Per l’opzione “Passa a Tre” si veda l’articolo pubblicato online, a questo link. 3 Minuti di chiamate SMS Dati Tassa concessione Contributo mensile telefonia Canone mensile (tax incl) Durata vincolo (mesi) Tutto compreso 250 Tutto compreso 500 Tutto compreso 1000 Tutto compreso 1500 250 250 1 GB 500 250 1 GB 1000 250 1 GB 1500 250 1 GB € 5,16 € 29 € 5,16 € 39 € 5,16 € 59 € 5,16 € 79 30 30 30 30 € 20 € 54,16 €0 € 10 € 54,16 €0 € 10 € 74,16 €0 € 10 € 94,16 €0 € 1.625 € 1.625 € 2.225 € 2.825 Top Smart 400 Top Smart 800 400 100 2 Gb 800 200 2 Gb € 5,16 € 29,00 € 34,16 € 5,16 € 49,00 € 54,16 30 30 Con iPhone 16 GB… Contributo iniziale €0 €0 € 1.025 € 1.625 Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento € 729 € 729 Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 9,9 € 29,9 Costo finale Con iPhone 32 GB… Contributo iniziale € 99 €0 € 1.124 € 1.625 Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento € 839 € 839 Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 9,5 € 26,2 Costo finale Con iPhone 16 GB… Contributo mensile smartphone Canone mensile (TAX incl) Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 729 € 729 € 729 € 729 € 29,9 € 29,9 € 49,9 € 69,9 Con iPhone 32 GB… Contributo mensile smartphone Canone mensile (TAX incl) Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 25 € 59,16 €0 € 15 € 59,16 €0 € 15 € 79,16 €0 € 15 € 99,16 €0 € 1.775 € 1.775 € 2.375 € 2.975 € 839 € 839 € 839 € 839 € 31,2 € 31,2 € 51,2 € 71,2 € 25 € 59,16 € 99 € 15 € 59,16 € 99 € 15 € 79,16 € 99 € 15 € 99,16 € 99 € 1.874 € 1.874 € 2.474 € 3.074 Con iPhone 64 GB… Contributo mensile smartphone Canone mensile (TAX incl) Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 949 € 949 € 949 € 949 € 30,8 € 30,8 € 50,8 € 70,8 Con iPhone 64 GB… Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 199 € 99 € 1.224 € 1.724 € 949 € 949 € 9,2 € 25,8 Top Smart 1600 Top Smart 3000 Minuti di chiamate SMS Dati 1600 400 2 Gb 3000 600 20 Gb Tassa concessione Contributo mensile telefonia Canone mensile (tax incl) 5,16 59 64,16 5,16 79 84,16 30 30 Durata vincolo (mesi) Con iPhone 16 GB… Contributo iniziale €0 €0 € 1.925 € 2.525 Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento € 729 € 729 Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 39,9 € 59,9 Costo finale Con iPhone 32 GB… Contributo iniziale €0 €0 € 1.925 € 2.525 Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento € 839 € 839 Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 36,2 € 56,2 Costo finale VODAFONE: che vantaggio il cambio smartphone Vodafone propone l’iPhone 5 in abbinamento al suo piano Relax, il piano flat per voce e SMS che prevede diversi tagli a seconda del taglio di dati Internet scelti. La scelta del piano Relax non è da sottovalutare per un motivo semplice: prevede anche il cambio di smartphone ogni 6 mesi. Questo vuol dire che al lancio del prossimo iPhone nel 2013 si potrà avere lo smartphone nuovo restituendo il 5, e così nel 2014 con l’eventuale iPhone 6 (o altri telefoni della concorrenza). Ma non solo: volendo, un utente può provare ora l’iPhone, poi magari passare al Lumia e provare il nuovo Galaxy S 4. L’unica scocciatura è che ogni volta che si cambia smartphone, il calcolo dei mesi si resetta e si riparte da 30, ma almeno con il piano Relax ogni sei mesi si può avere uno smartphone nuovo fiammante. Da apprezzare poi per Vodafone la scelta di non privilegiare con tariffe speciali chi passa a Vodafone: nuovi e vecchi clienti sono trattati nella medesima maniera. Con iPhone 64 GB… Contributo iniziale Costo finale € 49 €0 € 1.974 € 2.525 Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento € 949 € 949 Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 34,2 € 52,5 Vodafone Relax Relax Completo Minuti di chiamate SMS Dati illimitati illimitati 2 GB illimitati illimitati 5 GB Tassa concessione Contributo mensile telefonia Contributo mensile iPhone Canone mensile (tax incl) € 5,16 € 49,00 € 5,00 € 59,16 € 5,16 € 69,00 € 0,00 € 74,16 30 30 Durata vincolo (mesi) Con iPhone 16 GB… Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 69 €5 € 1.844 € 2.230 € 729 € 729 € 37,2 € 50,0 Con iPhone 32 GB… Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 169 € 99 € 1.944 € 2.324 € 839 € 839 € 36,8 € 49,5 Con iPhone 64 GB… Contributo iniziale Costo finale Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento Costo reale mensile telefonia (tax incl) € 269 € 199 € 2.044 € 2.424 € 959 € 959 € 36,2 € 48,8 Sicurezza IN PARETE Staffe per TV Oceans Innovazione, stile e solidità. I supporti per TV Oceans si amalgamano con ogni tipo di arredamento e ti trasmettono un senso di grande sicurezza. Un tocco di design italiano li rende unici e affascinanti, e il tuo TV non può che ringraziare www.gebl.net n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.20 PEOPLE & MARKET / Tuttocompreso 250 costa uguale a Tuttocompreso 500 e offre di meno iPhone 5 TIM: caos Tuttocompreso 250 Tim confonde gli utenti con due offerte differenti ma con lo stesso prezzo, attenti a scegliere quella giusta L 49 euro. La stessa cifra che serve per TuttoCompreso 500, dove la parte “voce&dati” sale a 39 euro ma il contributo per lo smartphone scende a 10 euro. Totale sempre 49 euro. Perché TIM ha fatto una cosa simile? La tariffa TuttoCompreso è valida anche per altri smartphone e quindi può essere anche vantaggiosa. Nel caso dell’iPhone però è una tariffa per polli, e TIM, vista la confusione che la cosa può generare, avrebbe fatto bene a toglierla. Il bravo e onesto rivenditore dovrebbe far notare questi aspetti, consigliando direttamente l’opzione 500. Se scegliete TIM attenti a non farvi spennare. PEOPLE & MARKET / Un’analisi svolta su 70 TV 3D mostra le oscillazioni di prezzo dopo il lancio TV 3D, ecco quando conviene comprarli I prezzi dei TV Toshiba e LG sendono circa del 30% dopo 3 mesi, più stabili i prezzi di vendita di Sony e Samsung di R. Pezzali Q uando comprare il TV? Una ricerca svolta dal comparatore Idealo su oltre 70 televisori 3D delle migliori marche ci viene in aiuto. Idealo ha analizzato l’andamento medio del prezzo su 600 negozi partendo dalla data di lancio e rilevando le oscillazioni a 30, 60 e 90 giorni, per vedere chi tra Samsung, Sony, Panasonic LG e Toshiba mantiene il prezzo più stabile nel tempo. L’analisi è stata svolta su modelli 2012, in tutti i casi con il passare del tempo i prezzi sono scesi, mediamente del 9,5% trenta giorni dopo il lancio, del 15,2% dopo sessanta giorni e del 19% dopo novanta giorni. Il grafico mostra l’andamento dei prezzi per le singole marche, LG e Toshiba sono le aziende con cali rilevanti nell’arco dei nove mesi: le loro TV costano anche il 30% in meno. Più stabili invece Sony e Samsung, 10% in meno a 3 mesi dal lancio. I risultati sono riportati anche nella tabella riassuntiva. Nel caso di Toshiba e LG forse è meglio attendere un po’ prima di comprare, mentre con Sony o Samsung se si vuole aspettare è solo per sfruttare qualche mega offerta volantino: difficilmente il prezzo scenderà di tanto. Universal/EMI e la musica online trema Le quattro sorelle del disco diventano tre: USA e Unione Europea danno il via libera all’acquisizione di EMI da parte di Universal. Servizi digitali a rischio di R. Pezzali a chiarezza non è il punto di forza delle nuove tariffe TIM per l’iPhone 5: se l’operatore avesse chiamato l’offerta Tutto Incompreso nessuno avrebbe avuto da ridire. Analizzando infatti le offerte dei vari operatori, come abbiamo fatto in questo lungo articolo emerge come ci siano due tariffe, TuttoCompreso 250 e TuttoCompreso 500 che costano precisamente la stessa cifra. Nel caso della soluzione 250 si pagano 29 euro al mese per la parte “voce&dati” e 20 euro al mese di contributo per lo smartphone, totale people & market di P. Centofanti Gli organi competenti hanno dato il loro beneplacito all’acquisizione di EMI da parte di Universal Music. Nasce così una delle più grandi case discografiche al mondo e le grandi multinazionali del disco scendono a tre: Sony, Universal/ EMI e Warner sono oggi le ultime sopravvissute alla rivoluzione digitale. E proprio il mondo dei servizi digitali si interroga su quello che questa fusione può comportare. Perché se un tempo convincere una o due delle “quattro grandi” poteva far da leva sulle altre al lancio del servizio, ora il gruppo Universal/EMI, con il 40% del catalogo delle major, con il suo “no” può frenare sul nascere qualsiasi iniziativa (o azzoppare servizi esistenti che non vanno più a genio). In un’intervista per l’Huffington Post, Paul Vidich, ex dirigente Warner Music che finalizzò l’accordo con Steve Jobs per il lancio di iTunes, sottolinea la criticità: “All’interno del nuovo gruppo Universal/EMI ci sarà una sola manciata di dirigenti ad effettuare decisioni chiave per il licensing. E così questo gruppo ristretto terrà in pugno le startup musicali che avranno bisogno di queste licenze. [...] Gli interessi strategici di questi dirigenti avranno uno sproporzionato impatto sulla diversità e l’innovazione dell’intero mercato della musica online”. Anche per questo motivo l’UE ha chiesto come condizione al sì per l’acquisizione, la cessione da parte di Universal di buona parte delle divisioni europee del gruppo EMI e in particolare della storica etichetta Parlophone (a cui fa capo il catalogo di artisti come Pink Floyd, Queen e Radiohead) e delle sottoetichette di musica classica. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET / Il progetto dello smartphone Aliyun OS di Acer e Alibaba non piace a Google Google blocca Acer: o Android o niente Acer era in procinto di lanciare uno smartphone in Cina con un SO Linux non Android. Ma Google ha bloccato tutto di P. Centofanti U no strano “caso” si è creato tra Google, Acer e il sito di e-commerce Alibaba. Acer e Alibaba pianficavano di lanciare un nuovo smartphone estremamente economico sul mercato cinese basato su un sistema operativo Linux, denominato Aliyun OS realizzato da Alibaba. La cosa non è però piaciuta a Google, che ha intimato alle due aziende di bloccare la vendita dello smartphone: in sostanza, se Acer realizza lo smartphone, non potrà mai più utilizzare Android sui suoi dispositivi. Alibaba aveva sollevato il caso con parole piuttosto chiare: “Google ha notificato al nostro partner (Acer), che se avessimo proceduto con il lancio di Alyun, Google avrebbe interrotto la collaborazione nella realizzazione di prodotti Android e revocato le relative autorizzazioni tecniche”. Al people & market Maxi-rissa alla Foxconn e stop alla produzione La fabbrica cinese di Taiyuan, che dà lavoro a circa 79mila operai, produce componenti elettronici destinati all’industria automobilistica e, secondo indiscrezioni, da qualche mese si occupa anche di assemblare il nuovo iPhone 5. Secondo quanto riportato dalle emittenti locali, una decina di operai avrebbe dato vita ad una maxi-rissa in uno dei dormitori adiacenti alla fabbrica, culminato con l’intervento di 5000 poliziotti. All’alba è emerso che circa 40 persone sono state trasportate in ospedale mentre un numero non meglio specificato di operai è stato arrestato. Difficile risalire ai motivi della rissa ma, secondo le autorità locali, questi non sarebbero riconducibili a “cause lavorative”. La polizia sta investigando sull’accaduto e al momento c’è il massimo riserbo. Nel frattempo Foxconn ha deciso di chiudere lo stabilimento per un giorno al fine di permettere alle forze dell’ordine la massima libertà di azione. centro dello scontro c’è il fatto che Acer è membro della Open Handset Alliance che promuove Android, ma Aliyun OS pur non essendo un fork ufficiale di Android, ne utilizzerebbe diversi elementi. Un comportamento secondo Google inaccettabile da parte di un membro dell’associazione, tanto più che Aliyum OS rompe la compatibilità con Android. La cosa non è evidentemente piaciuta ad Alibaba che si chiede se effettivamente Android sia aperto a questo punto: “Aliyun OS non fa parte dell’ecosistema Android, pertanto Aliyun OS non è e non deve essere compatibile con Android. È ironico che un’azienda che parla tanto di ‘apertura’ stia promuovendo un sistema chiuso”. La risposta di Google è arrivata con un post su Google+ di Andy Rubin: “Il fatto è che Aliyun usa runtime, framework e strumenti di Android. Il vostro app sto- re include applicazioni Android (comprese applicazioni Google piratate). [...] Così se volete i benefici dell’ecosistema Android, allora scegliete di essere compatibili con esso. È facile, gratuito, e vi daremmo pure una mano. Ma se non volete essere compatibili, allora non aspettatevi aiuto da membri dell’OHA, che sono tutti al lavoro per realizzare un ecosistema Android unificato”. Insomma, Alibaba si deve trovare un altro partner per lanciare il suo sistema operativo in Cina. Pirateria musicale, l’Italia è terza al mondo Il nostro Paese si piazza terzo per download musicali da BitTorrent E si scopre che in testa ai desideri illegali degli italiani c’è la Pausini di M. Dalli Raramente l’Italia riesce a piazzarsi sul podio quando si parla di tecnologie digitali, a meno che non ci sia di mezzo la pirateria. Secondo una ricerca di Musicmetric, infatti, l’Italia è dietro solo a Stati Uniti e Gran Bretagna per numero di download musicali illegali da BitTorrent. Il Bel Paese ha infatti totalizzato 33 milioni di download; “meglio” di noi hanno fatto solo Regno Unito (43 milioni) e Stati Uniti (97 milioni). Considerando però la popolazione di tutti i Paesi, l’Italia scende al settimo posto (0,55 download per abitante), mentre il primato va all’Australia (con 0,86 download per abitante). La ricerca va poi in profondità, analizzando il download più popolare per Paese. In Italia la più “scaricata” è Laura Pausini con Inedito, che totalizza poco meno di 240mila download in Italia, 260mila in totale. Totale download people & market Sky/Warner, e la TV toglie i contenuti alla rete SKY UK ha stretto un accordo di esclusiva con Warner Bros: novità e catalogo solo sui canali e servizi online di SKY. A secco gli altri people & market Paese p.21 Brano più scaricato Stati Uniti 96868398 Drake - The Motto Regno Unito 43314568 Ed Sheeran - Plus Italia 33226258 Laura Pausini - Ineditdo di P. Centofanti Dopo aver parlato dell’iniziativa Digital HD di Fox, con la quale lo studio americano garantisce ai nuovi servizi digitali addirittura una finestra di anteprima sull’home video classico a titoli di punta, ora dall’Inghilterra arriva invece una notizia che sembra andare nella direzione opposta. SKY UK ha infatti stretto un accordo di esclusiva con Warner Brothers: nel Regno Unito, SKY avrà l’esclusiva per minimo 6 mesi sulle prossime novità, nonché esclusiva su diversi titoli di catalogo dell’importante studio hollywoodiano. In sostanza, chi vorrà vedere le ultime novità Warner in digitale (supporti fisici esclusi) o si abbona a SKY o dovrà utilizzare il servizio NOW TV (sempre di SKY), perché sui vari iTunes, Netflix, ecc., non potrà trovarle. Con questa mossa, di fatto, una TV, SKY, è riuscita a liberarsi della concorrenza dei servizi via Internet. Viene da chiedersi se l’ingresso dei tradizionali broadcaster su Internet con piattaforme di video on demand non sia finalizzato esclusivamente a cercare accordi di questo tipo per proteggere il loro tradizionale modello di business. Perché in questo caso SKY potrebbe decidere di tenersi alcuni titoli solo per i canali TV, ad esempio, senza un’equivalente offerta on demand online, eliminando ogni possibile concorrenza. E l’Unione Europea, di solito sensibile ai temi della libera concorrenza, non ha niente da dire? n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Interessante iniziativa di Fox volta a valorizzare i film “liquidi” in alta definizione Fox: film in download prima che su Blu-ray 20th Century Fox annuncia un cambio di strategia per l’home video legato all’iniziativa chiamata Digital HD Contenuti in download e streaming tre settimane prima dell’uscita su supporto ottico, apre le danze Prometeus di P. Centofanti F ox, uno degli studi più “conservatori” per quanto riguarda l’home video annuncia un deciso cambio di strategia: più enfasi sui servizi digitali grazie all’iniziativa Digital HD. Non si tratta di un vero e proprio nuovo servizio, piuttosto di un nuovo catalogo di film in alta definizione disponibile per i vari fornitori di servizi di download e streaming online, disponibile in 50 paesi, e che include nuove uscite in anticipo rispetto ai classici DVD e Blu-ray Disc. Digital HD ad esempio debutta oggi negli Stati Uniti con l’uscita di Prometheus in anticipo di tre settimane rispetto al supporto ottico, su iTunes, Play Store, YouTube e altri provider. Si tratta di una scommessa sul digital download piuttosto forte, e Fox è praticamente il primo studio ad offrire titoli di grande richiamo con così anticipo sul supporto tradizionale. Vedremo se l’iniziativa porterà anche ad un arricchimento dell’offerta in Italia sulle (poche) piattaforme disponibili. GAME & MOVIE / Corpo ridotto del 25% e nuovo design per la PS3, disponibile da pochi giorni Il 28 settembre è uscita la PS3 “ultraslim” C’è anche con SSD, ma non costa meno Sony ha lanciato la nuova Playstation 3 “mini” con HDD da 500 GB, e a breve con memoria flash da 12 GB di R. Pezzali P iù piccola, più leggera ma anche leggermente più costosa: la nuova Playstation 3 di dimensioni ridotte (25% in meno rispetto all’attuale) è arrivata in Italia il 28 di settembre nella versione da 500 GB al prezzo di 299 euro (come la 320 GB attuale) in bundle con FIFA 13, seguita il 12 ottobre dalla versione priva di hard disk integrato con memoria flash da 12 GB a 229 euro. Questa versione economica potrà però integrare un disco da 2,5 pollici opzionale, che potrà essere installato a scelta dall’utente oppure acquistato come accessorio ufficiale nella versione da 250 GB. La nuova console è stata completamente ridisegnata con un’integrazione ancora maggiore dei componenti, ma oltre a questo le specifiche tecniche non cambiano di molto. La versione da 12 GB flash è una chiara risposta a Microsoft che ha già in gamma la Xbox 360 Arcade da 4 GB, e per garantire in futuro la possibilità di avere più spazio, Sony ha realizzato un particolare hard disk esterno da 250 GB che sarà venduto a 89 euro e funzionerà solo con la nuova console. Accanto alla nuova PS3 Sony ha lanciato anche alcuni giochi della collezione “PS3 Essentials”, disponibili in negozio a 20 euro e alcuni (quelli segnati con *) anche online a 15 euro. Ecco la lista completa dei titoli Sony: Uncharted: Drake’s Fortune* - Resistance Fall of Man - inFAMOUS* - Motorstorm - Heavenly Sword - MAG* - God of War III - LittleBig Planet* - Ratchet & Clank: Tools of Destruction - ModNation Racers* - Sports Champions* - EyePet & Friends - Start The Party! - DanceStar Party! - Medieval Moves* - Move Fitness* - The Fight*. L’elenco dei titoli di terze parti è invece composto da: Assassin’s Creed II* - Assassin’s Creed* - Assassin’s Creed Brotherhood* - Far Cry 2* - Prince of Persia* - Driver San Francisco* - Tom Clancy’s Rainbow Six: Vegas 2* - James Cameron’s Avatar: The Game* - Prince of Persia – The Forgotten Sands* Call of Juarez: Bound in Blood* - Tom Clancy’s Ghost Recon: Advanced Warfighter 2* - Brothers In Arms: Hell’s Highway - Tom Clancy’s H.A.W.X - Deus Ex: Human Revolution* - Tomb Raider: Underworld* - Just Cause 2* - Sniper: Ghost Warrior - Tekken 6 - SEGA Mega Drive: Ultimate Collection - Sonic Unleashed - Virtua Fighter 5 - Darksiders: Wrath Of War* - Homefront: Ultimate Edition*. p.22 GAME & MOVIE Il visore 3D Sony sperimenta l’head-tracking Un grande occhio, al centro della fronte: il visore OLED Sony per il gaming si trasforma in un Polifemo moderno per aggiungere una nuova dimensione di realismo ai giochi. Sony ha mostrato infatti al Tokyo Game Show un prototipo di HMZT2 denominato “Prototype-SR” , sigla che sta per “Substitutional Reality”. L’obiettivo è ovviamente aggiungere una nuova dimensione al gioco andando oltre il grande schermo e il 3D che già i visori offrono. Grazie ad un sensore e alla videocamera infatti sarà possibile aggiungere l’head tracking, ovvero il tracciamento dei movimenti della testa e la realtà aumentata, fondendo elementi reali con il gioco che viene proiettato sui due piccoli schermi OLED da 1280 x 720 pixel. Sony ha rilasciato nei giorni scorsi un video del visore “modificato”. GAME & MOVIE Secondo NVIDIA le console hanno gli anni contati In un’intervista rilasciata a Venturebeat, Phil Eisler, General Manager della divisione GeForce Grid Cloud Gaming di Nvidia, ha dichiarato a chiare lettere che l’azienda è già pronta per puntare tutto sul “cloud gaming” e, a suo dire, le prossime Xbox e PlayStation saranno le ultime console ad essere introdotte sul mercato. Con il progressivo miglioramento della banda media a disposizione della popolazione mondiale cresceranno sensibilmente i servizi “cloud based” e non ci sarà più bisogno di “appoggiarsi” su complicate console da gioco. Una volta abbattuti i tempi di risposta medi dei TV attuali (secondo Eisler un obiettivo facilmente raggiungibile lavorando a stretto contatto con i maggiori produttori mondiali) Nvidia sarà pronta ad offrire servizi di “cloud gaming” di qualità e esenti da difetti/ritardi. La latenza è oggigiorno uno dei maggiori problemi di servizi come OnLive, ma ben presto saranno superati. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Si è chiusa una frizzante edizione della mostra dedicata al mondo della fotografia, il nostro bilancio p.23 Photokina 2012: la fotografia è più viva che mai Largo a mirrorless e smart camera, spariscono le videocamere ma gli smartphone non hanno ancora vinto: la fotografia è nel cuore degli appassionati di R. Pezzali S i è da poco chiusa l’edizione 2012 del Photokina e dopo tanti anni possiamo dire tranquillamente che è ancora la più importante manifestazione mondiale dell’imaging. Un’edizione, quella di quest’anno, decisamente ricca di novità, anche se come già successo in occasione dell’IFA i produttori hanno scelto di scaglionare i lanci le settimane precedenti alla fiera. È partita Fujifilm, poi è arrivata Sony e infine Nikon. Solo Canon e Panasonic hanno lanciato i loro prodotti in fiera, per poi mostrarli direttamente al pubblico. È ora tempo di bilanci: dove sta andando il mondo dell’imaging? Smartphone e fotocamere per girare video Chi pensava che la fotografia fosse destinata a sparire per lasciare il posto agli smartphone dovrà ricredersi: il numero di persone interessate alla foto cresce anno per anno, ed è bastato un giro tra i padiglioni della fiera per rendersi conto di quanto interesse sollevano le nuove fotocamere agli occhi anche dei più giovani. Lo smartphone cresce, non a caso anche HTC ha esposto al Photokina la sua gamma One, tuttavia è un’alternativa alla compatta di fascia bassa, non certo alla reflex o alle fotocamere di un certo livello, dalle superzoom alle mirrorless. Gli smartphone e le fotocamere hanno però letteralmente ucciso la videocamera: le uniche videocamere presenti in fiera erano le NEX-VG di Sony, e sappiamo tutti che non siamo di fronte a vere videocamere ma a un’evoluzione del progetto NEX in chiave video. A un’IFA senza alcuna novità in chiave video è seguito un Photokina senza nessun nuovo modello: i produttori ci confermano che stanno riducendo tutte le loro line-up, segno che tra qualche anno il video si farà o con lo smartphone o con le compatte. Fare una bella foto è, infatti, più semplice che fare un bel video, quest’ultimo richiede talento, capacità di editing e anche una videocamera di qualità. Se poi ci spostiamo sul video di un certo livello ormai si prendono in considerazione solo le reflex che, grazie a un numero enorme di accessori, si trasformano in videocamere di fascia alta, capaci di una qualità degna di una produzione cinematografica. I principali produttori di obiettivi hanno mostrato tra le novità una serie di ottiche dedicate espressamente al video, silenziose, rapide e con ghiere sagomate per i vari rig professionali. Spazio a compatte e mirrorless Tolti gli smartphone e le videocamere, al Photokina restano solo le macchine fotografiche autentiche, anche se ormai i produttori si sono “livellati” su gamme di prodotto molto (forse troppo) simili tra di loro. Il menù di ogni grade marchio è composto da almeno una superzoom, da una compatta con Wi-Fi integrato, da una compatta di fascia alta e da una mirrorless, senza nessuna eccezione. Quest’anno hanno riscosso particolare attenzione le fotocamere compatte di alto livello: costano quasi come le mirrorless ma hanno dalla loro il vantaggio di un corpo compatto, di uno zoom versatile integrato e in molti casi di un mirino ottico. Canon ha lanciato la Cresce il segmento delle compatte ad ottiche intercambiabili e i produttori propongono a catalogo un numero crescente di ottiche di alta qualità G15, Fujifilm la XF1, Samsung la EX2, Olympus la ZX-2 e Nikon la P7700: difficile trovare le differenze tra una e l’altra, anche perché ormai, un po’ come accade con gli smartphone, le feature che una macchina deve avere sono quelle. L’altro segmento interessante è quello delle mirrorless: l’Europa ini- zia a capirne i vantaggi, l’Italia un po’ meno. Durante una chiaccherata con alcuni operatori del settore, infatti, abbiamo avuto modo di dare un occhio ai numeri del mercato italiano: in una settimana in Italia si vendono circa 200 mirrorless, un numero davvero basso se paragonato al mercato tedesco o segue a pag. 24 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Leica lancia al Photokina i suoi “gioielli”, sempre nel rispetto della lunga tradizione Made in Germany p.24 Leica svela la nuova reflex M, full frame compatta La M ha sensore e processore nuovi, costerà 6.200 euro. Presentate anche il modello economico M-E (4800 euro) e la compatta X2 (da 1785 euro) di R. Faggiano I l padiglione Leica al Photokina era al di fuori del passaggio dei visitatori in modo che solo gli interessati lo raggiungessero. All’interno una grande mostra fotografica e le diverse sezioni di prodotto contrassegnate dalle lettere della serie X, M, S e le compatte Lux. Grande attesa degli appasionati per la nuova M10, che in effetti si chiama Leica M semplicemente M, arriverà nel 2013 e costerà 6.200 euro, il solo corpo. La nuova M utilizza sensore full frame e processore nuovi, sviluppati da Leica: il sensore CMOS è a 24 megapixel mentre il processore Maestro è stato ottimizzato per la ripresa video Full HD. Rinnovato anche il display LCD da 3” rivestito in Gorilla glass. Il corpo della M è interamente in lega di magnesio per un peso di 680 grammi. La nuova M in versione economica si chiama invece M-E e costa “solo” 4.800 euro. In pratica è una M9 rinnovata ma con gli stessi contenuti tecnici , tutt’altro che trascurabili o sorpassati. Novità più frivole per la compatta X2 che è ora disponibile in due nuove versioni. Quella realizzata dallo stilista Paul Smith è colorata in vistose varianti di verde e arancio, ha in dotazione molti accessori personalizzati in pelle e Leica M-E costa 2.445 euro. Poi c’è la versione “a la carte”, cioè personalizzabile nei colori e negli accessori per avere un modello veramente su misura: questo modello è quotato 1.785 euro. Per i professionisti c’era la nuova S, la medio formato che raggiunge nuovi vertici per prestazioni e qualità. Qui purtroppo non troviamo il modello economico e i prezzi partono, per il solo corpo, da 19.890 euro. Leica X2 - Paul Smith Digital Imaging Photokina 2012 segue da pag. 23 inglese. Mercati che, a loro volta, sono decisamente più piccoli del mercato giapponese, dove ormai la mirrorless fa numeri da reflex. Questa crescita del segmento delle compatte ad ottiche intercambiabili ha portato i produttori a incrementare il parco ottiche: Zeiss ha lanciato le ottiche per le Sony NEX e la serie X di Fuji; Samyang e Sigma hanno già inserito a catalogo nuovi obiettivi per le Pen Olympus e per altre marche e così si apprestano a fare anche molti altri produttori. Una sorta di invito per i consumatori: le macchine ci sono, le ottiche ci sono, non esistono più scuse per non passare a una fotocamera di questo tipo. Ed effettivamente dobbiamo dire che al Photokina di modelli interessanti se ne sono visti parecchi, primo tra tutti la GH3 di Panasonic che, come ha già fatto Olympus con la OM-D, vuole far capire che il sensore micro 4:3 è tutt’altro che uno svantaggio. Interessanti anche la X-E1 di Fujifilm e la Sony NEX-6: hanno tutto quello che si può desiderare da una fotocamera, dal mirino al flash integrato alle funzioni di scatto creativo. A proposito di mirino, abbiamo speso qualche minuto in fiera per chiedere ai visitatori di passaggio con una reflex al collo un parere sulle nuove mirrorless e, risultato quasi unanime, quello che non convince ancora è il mirino di tipo elettronico. Effettivamente, anche il migliore dei mirini oculari OLED non può proprio competere, come realismo e fedeltà, con un mirino di tipo ottico. Full Frame ottime, ma il prezzo le rende inarrivabili Chiudiamo con le Full Frame: Nikon D600, Canon 6D e Sony a99 sono le ultime novità in termini di fotocamere a sensore pieno. Tre macchine eccellenti, che però hanno prezzi inarrivabili per la maggior parte degli utenti.Non c’è, infatti, solo il costo della macchina da calcolare, ma anche quello di un nuovo parco ottiche per il grande formato. Un sensore Full Frame costa sicuramente di più di un sensore APS-C, ma non è certo un costo che giustifica fotocamere reflex così costose. Spesso si tende a vedere il “Full Frame” come un punto di arrivo, tuttavia non è così, è più un’alternativa. Per alcune esigenze, come la foto sportiva, un sensore di tipo APS-C e una macchina veloce sono sicuramente più utili di un sensore Full Frame, che invece resta la scelta migliore per i ritratti, per il reportage e anche per le foto turistiche. Ecco perché ci sarebbe piaciuto vedere una seconda “Digital Rebel”, una reflex Full Frame per il fotografo amatoriale che non offre tutte le funzionalità avanzate di 6D o 5D ma solo il vantaggio di un sensore più grande. Magari da accoppiare a un paio di obiettivi di buona qualità e dal prezzo abbordabile. Siamo certi che nei prossimi anni, quando il segmento mirrorless crescerà tenendosi stretto il formato APS-C, ci sarà spazio anche per reflex Full Frame davvero entry level. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Al Photokina abbiamo avuto modo di provare la EOS 6D, l’attesa reflex full frame entry level Canon p.25 Canon EOS 6D: prime impressioni, dettagli e video Il costo non è proprio economico, si parla di circa 2.150 euro per il solo corpo macchina: non pochi, ma la EOS 6D offre una qualità davvero elevata di R. Pezzali C anon nel segmento delle reflex full frame “low cost”, propone la nuova 6D, una macchina con un sensore CMOS da 20 Megapixel, ISO fino a 102.400, DIGIC 5+, 4.5 fps di raffica, motore AF a 11 punti di nuova concezione e Wi-Fi con GPS integrato (per maggiori dettagli vi rimandiamo alla news pubblicata qui). Una fotocamera dalle specifiche tecniche non esagerate, come da tradizione Canon, che potrebbe sembrare, fatta eccezione per il Wi-Fi e il GPS, poco innovativa. I punti “caldi” sono sicuramente il motore autofocus a 11 punti, un solo slot SD e la copertura del mirino al 97%. Dopo aver provato e riprovato a scattare e aver parlato con chi ha lavorato allo sviluppo della macchina siamo riusciti a chiarirci un po’ le idee. A prima vista, infatti, la 6D sembrava una fotocamera reflex assemblata in fretta, per far concorrenza a Nikon con la sua D600: già a giugno si sapeva che Nikon avrebbe lanciato una reflex full frame in questo segmento e quindi Canon è dovuta correre ai ripari. Non a caso la D600 è già in tutti i negozi, mentre per la Canon si dovrà aspettare fine anno. Le due reflex sembrano però destinate a due segmenti diversi: la Nikon D600 è più rivolta a chi vuole fare il grande passo nel full frame mentre la 6D vuole essere un’alternativa per chi aveva una vecchia reflex full frame Canon e non può permettersi la 5D Mark III che ha un prezzo di listino davvero alto. Il corpo macchina della EOS 6D, infatti, ha un prezzo di 2.150 euro, ma rimane da acquistare a parte un flash esterno e soprattutto un’ottica EF, almeno un 24-105 F4 L, e qui almeno altri 1.000 euro al budget vanno aggiunti. Non proprio un pacchetto “low cost” per il passaggio al full frame quindi, ma una nuova full frame destinata a chi il formato pieno lo ha già assaggiato e ha il corredo necessario. Il paragone con la 5D Mark II regge fino a un certo punto: sulla carta sono molto simili, ma la 6D è migliore quasi in tutto. Il corpo è in magnesio e più compatto, anche se per una questione di costi e leggerezza si è scelto di inserire qualche parte in policarbonato, le dimensioni sono quelle della 7D e la disposizione di ghiere e pulsanti è studiata alla perfezione. Il sensore è nuovo, ha una maggiore sensibilità rispetto a quello della 5D Mark II e struttura gapless come quello della Mark III, quindi spazio praticamente nullo tra i fotori- cettori. L’autofocus, che a prima vista poteva sembrare un sistema riciclato e limitato rispetto alle serie supe- riori, in realtà è un AF ridisegnato con un punto centrale crosstype con sensibilità fino a -3EV, superiore a quello della Mark II e allineato al target della macchina. L’ab- biamo provato (per quanto possibile) ed effettivamente sembra più preciso e reattivo, ma non siamo nelle condizioni di fare valutazioni. Certo, più punti di messa a fuoco non facevano male ma giustamente Canon ha una gamma da preservare. Rispetto alla 5D MarK II migliora anche il video: utilizzando SD Card ultraveloci è infatti possibile registrare filmati in modalità Intraframes, quindi il risultato è un filmato composto solo da fotogrammi chiave di qualità decisamente superiore rispetto a quello registrato con la Mark II. Gli ultimi minuti a nostra disposizione con la fotocamera li abbiamo spesi per approfondire il WiFi: sulla 6D c’è un sistema completo che consente la condivisione dei file su tablet e smartphone, il controllo re- moto con EOS Utility, la riproduzione DLNA su TV e la stampa wireless dei file. Potrebbe sembrare una scelta azzardata, ma il controllo remoto può risultare davvero utile in molte situazioni. Nel complesso la 6D, che a un primo impatto ci aveva deluso per la mancanza di innovazione, non ci è dispiaciuta. Forse Canon ha sbagliato il nome, doveva chiamarsi EOS 5D MK III e l’attuale Mark III, con la sua velocità di scatto e il suo motore AF a 61 punti forse meritava una sigla diversa, ad esempio 3D. La 6D non è la fotocamera per convincere coloro che hanno un corpo APS-C a passare al full frame, anche perché l’investimento non è indifferente, ma è una fotocamera che sostituisce la 5D MarK II (destinata ad andare fuori produzione) nella fascia di prezzo dai 1.600 ai 2.000. Per il prezzo di listino italiano si parla di 2.150 euro, ma il prezzo europeo dovrebbe essere un po’ più basso, attorno ai 1.999 €. A qualche mese dall’arrivo sul mercato non si farà fatica a trovare la 6D a un prezzo decisamente più concorrenziale. video Canon EOS 6D Tutti i dettagli nell’anteprima video Oltre alla ben nota qualità audio di Yamaha, questi nuovi modelli presentano caratteristiche eccezionali, unite ad un controllo intelligente e intuitivo tramite Applicazione per smartphone. Per un livello di operatività senza precedenti. SINTOAMPLIFICATORI AV RX-V773 / RX-V673 / RX-V573 / RX-V473 http://it.yamaha.com n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.27 Digital Imaging / Nikon sta per lanciare la fotocamera compatta con a bordo Android; l’abbiamo provata al Photokina Nikon Coolpix S800C, ecco le prime impressioni d’uso Non ci ha convinto del tutto, troppo lenta e il costo (300 euro) è alto, considerando che la qualità è quella di una compatta di livello medio-basso di R. Pezzali D opo aver provato la Galaxy Camera di Samsung, con processore Exynos Quadcore e Android Jelly Bean 4.1, non potevamo ignorare la Android Camera di Nikon, un prodotto che ha obiettivi meno ambiziosi (e un prezzo più basso, ma non di troppo) ma che condivide con il modello di Samsung il sistema operativo di Google, seppure nella versione 2.3 Gingerbread. Se Samsung ha costruito il suo stand del Photokina attorno alla Galaxy Camera, Nikon la S800C l’ha quasi nascosta tra le compatte. La S800C non è molto diversa dalle altre Coolpix di fascia media: ha uno zoom motorizzato da 10 ingrandimenti, un sensore da 16 Megapixel di piccole dimensioni (il classico 1/2.3” che si trova ormai su quasi tute le compatte); ciò che fa la differenza è la possibilità tramite Android di accedere a tutte le app presenti sullo store per facilitare la condivisione e lo sharing. Una mossa questa che però viene limitata dall’assenza, all’interno della fotocamera, del modulo 3G: la S800C, infatti, è solo Wi-Fi e per collegrasi in Rete ha bisogno di un hotspot. Dopo aver provato a scattare qualche foto con la S800C abbiamo comunque capito perché Nikon non ha troppo pubblicizzato il prodotto: non è uno dei migliori realizzati dal produttore giapponese. Samsung per sviluppare la Galaxy Camera ha avuto l’appoggio della divisione “mobile” che Nikon non ha e, dopo aver utilizzato entrambe le fotocamere, è facile rendersi conto come si tratti davvero di due pianeti diversi. La Android Camera di Nikon, non solo è basata su Gingerbread ma ci ricorda nel funzionamento e nella reattività uno smartphone di due anni fa, con tutte le sue problematiche. Il problema più grande è senz’altro la velocità: una fotocamera deve poter scattare una foto in un secondo e accendersi nel più breve tempo possibile. E se già la velocità mette in difficoltà un prodotto “premium” come la Galaxy Camera, sulla Nikon Coolpix S800C la situazione è davvero pessima: il touch è poco reattivo, le applicazioni sono abbastanza lente a caricarsi e, come se non bastasse, c’è anche qualche bug di troppo. Nikon non ha personalizzato troppo l’interfaccia, ma si è limitata a rivedere completamente la parte fotografica aggiungendo tutte le opzioni di una compatta con un’interfaccia grafica totalmente rinnovata rispetto a quella della camera di Android. Abbiamo girato un breve video indicativo per mostrare la fotocamera: trattandosi di un prodotto basato su un software bastano alcuni accorgimenti per migliorare il tutto, anche se Nikon non ha utilizzato per la Android Coolpix un processore quad core, come ha fatto Samsung. A questo punto è lecito chiedersi se serve davvero una fotocamera basata su Android. L’obiettivo dei produttori, ovviamente, è unire la qualità di una compatta e i vantaggi dello zoom ottico alla versatilità e alle possibilità offerte dallo smartphone, tuttavia non siamo certi che per raggiungere l’obiettivo sia questa la strada giusta. Non è solo una questione di praticità, ma di prezzo: una Android camera come la Nikon Coolpix S800C ha un prezzo di 300 euro, molto se si considera che la parte “fotografica” è quella di una compatta di fascia medio-bassa. video Nikon Coolpix S800C anteprima video dal Photokina n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Al Photokina Canon lancia la PowerShot G15, arriverà a ottobre a 660 euro G15, ecco la nuova compatta pro Canon Tra le caratteristiche più interessanti un’ottica luminosissima f/1.8-2.8, zoom 5x e un nuovo sensore 12,1 Mpixel di M. Dalli L e PowerShot G di Canon sono un riferimento per chi cerca un buon compresso tra portabilità e qualità. Al Photokina non poteva mancare l’ultima nata della famiglia: Canon PowerShot G15. Al suo interno Canon ha implementato un nuovo sensore CMOS da 12,1 Megapixel grande 1/1.7 pollici, affiancato dal processore Digic 5 che estende la sensibilità fino a 12.800 ISO. La seconda novità è la luminosa ottica f/1.8-2.8 con zoom 5x, equivalente a un 28-140mm. L’ottica è stabilizzata e garantisce una riduzione del movimento fino a un massimo di 4 stop. Trattandosi di una compatta “pro”, sono ovviamente previsti controlli di scatto manuale con ghiera frontale e il mirino ottico che fornisce un’immagine reale, oltre alla possibilità di scattare in formato RAW. Sul retro della fotocamera, oltre al mirino ottico, è presente anche un display da 3 pollici e 920.000 pixel. La PowerShot G15 offre anche la possibilità di registrare video a 1080/24p e una modalità HDR integrata. Sulla parte superiore della fotocamera, infine, è presente una slitta per gli accessori Canon standard, come per esempio flash esterni, sebbene un flash a scomparsa sia già integrato nel corpo macchina. La Canon PowerShot G15 arriverà sul mercato italiano nel mese di ottobre a un prezzo di circa 660 euro. Digital Imaging / Olympus presenta la sua compatta di riferimento, in vendita a 549 euro Pro anche per Olympus, si chiama XZ-2 Uttilizza lo stesso sensore della Canon G15,ha un’ottica di pregio e un processore che velocizza tutte le funzioni di M. Dalli L ’erede della XZ-1 è finalmente arrivata al Photokina di Colonia. Olympus ha, infatti, presentato la Stylus XZ-2, compatta “pro” di riferimento per il produttore giapponese. Al suo interno c’è un sensore CMOS BSI retroilluminato da 12,3 Megapixel, con dimensione di 1/1.7 pollici (stessa dimensione della Canon G15). Al fianco del sensore c’è l’ultimo processore di Olympus, il TruePic VI che velocizza tutte le funzioni della fotocamera, dalla ripresa dallo stand-by alla velocità di scatto oltre, naturalmente, ad estendere la sensibilità fino a 12.800 ISO. Di grande pregio è anche l’ottica, una i.ZUIKO DIGITAL da 28mm f/1.8 estendibile con zoom 4x fino a 112mm a f/2.5. Sul retro si trova, invece, un display LCD reclinabile e sensibile al tocco da 3 pol- lici e 920.000 punti. Dal display, oltre alla configurazione della fotocamera, è possibile controllare anche il punto di messa a fuoco, semplicemente toccandolo sullo schermo. Non mancano, infine, la modalità video, per riprendere fino a 1080p, e i filtri creativi, tra cui anche la funzione HDR Backlight Adjustment, per una corretta esposizione quando si scatta controluce. Manca, invece, un mirino, che è possibile però acquistare separatamente come accessorio e installare nell’apposita slitta. La Olympus Stylus XZ-2 sarà disponibile in nero a partire da fine ottobre al prezzo di 549 euro. p.28 digital imaging Fujifilm XF1 profumo di fotografia vera Fujifilm lancia la fotocamera compatta XF1: ha zoom manuale, sensore grande e look vintage di R. Pezzali Fujifilm continua a puntare su look vintage e tecnologia all’avanguardia; dopo X100, X10 e X-Pro1 è la volta della XF1, una compatta con zoom manuale. Lo zoom ottico Fujinon 4x 25100mm f/1.8 va, infatti, azionato come si usa qualsiasi obiettivo di reflex, ruotando la ghiera per gestire l’ingrandimento. La XF1 ha un corpo compatto in alluminio rivestito in cuoio e un sensore EXR da 2/3” e 12 Megapixel, quindi decisamente più grande di quello usato su molte fotocamere compatte. Il pezzo forte della XF1 è l’ottica: un obiettivo quello Fujinon f/1.8 realizzato con 7 lenti, quattro asferiche e 3 a bassissima distorsione, dotato anche di stabilizzazione ottica. L’obiettivo è perfetto anche per la fotografia macro: la distanza di messa a fuoco è di 3 cm. Fujifilm promette un autofocus velocissimo, tantissime modalità di scatto, incluse quelle tipiche dei sensori EXR già viste sulla X10, e ripresa video HD. Tra le altre caratteristiche interessanti sottolineiamo una nuova interfaccia studiata per usare al meglio la fotocamera in modalità manuale e una serie di filtri artistici per realizzare foto con effetti particolari. Ancora da comunicare prezzi e disponibilità; negli USA arriverà a circa 500 dollari. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging 5.000 euro per una Sony NEX-7 “ricarrozzata” Hasselblad annuncia una partnership con Sony e propone la nuova Lunar, la prima mirrorless APS-C. Ma è una NEX-7 con un “guscio” che costa 4.000 € in più di R. Pezzali La buona notizia è che Hasselblad ha lanciato al Photokina una fotocamera di “fascia” bassa, una mirrorless con sensore APS-C al prezzo competitivo, per un marchio come Hasselblad, di “soli” 5.000 euro. La brutta notizia è che questa macchina è una Sony NEX-7, che di euro ne costa mille. La Lunar non è solo ispirata, ma è la fotocopia esatta della mirrorless di punta di Sony, come dimostra anche il menù a schermo. Processore Bionz, doppie ghiere, mirino OLED: c’è davvero tutto, incluso anche l’obiettivo Sony 18-55 rimarchiato Hasselblad. Ci auguriamo che questo sia solo il primo prodotto della nuova partnership con Sony, e che i prossimi siano prodotti per lo meno originali. La Sonar, o NEX-7, sarà disponibile a partire da 5.000 euro a seconda della finitura scelta: grip e “guscio” si possono, infatti, scegliere in diversi materiali che ovviamente aumentano il costo. Digital Imaging / Presentata la GH3, la micro quattro terzi Panasonic per “fotografi pro” p.29 Panasonic sfida le reflex con la GH3 È robusta e leggera, ha il corpo in magnesio impermeabilizzato, controlli manuali e ripresa video migliorata di R. Pezzali I l campo di battaglia non è certo a favore di Panasonic: Photokina, Colonia, terra di reflex, ma l’azienda di Osaka non si spaventa. Panasonic ha lavorato a questa fotocamera per molto tempo e per la prima volta si vede l’impronta e il look da fotocamera professionale. Ghiere, tasti funzioni, grip, tutto sembra essere al posto giusto per riuscire a convincere che alla fine il micro 4:3 non sfigura affatto rispetto all’APS-C, nonostante le dimensioni. La GH3 ha ottiche intercambiabili, è costruita su quattro concetti fondamentali: un corpo in magnesio impermeabilizzato e sigillato, un sensore Live MOS da 16 Megapixel, un processore quad core Venus Engine e un nuovo filtro passa basso. Di questi però il corpo macchina è il “pilastro” a cui Panasonic tiene di più: grazie alla forma, alla robustezza e alla leggerezza la GH3 è pronta per essere usata sul campo da fotografi e professionisti del video. Il video è un altro punto su cui Panasonic punta molto con la GH3: grazie a uno studio attento della dissipazione del calore, l’azienda ha realizzato un nuovo dissipatore per il sensore che permette di riprendere video per un periodo di tempo prolungato senza surriscaldarsi. Nuovi anche il sensore, 16 Megapixel e ISO fino a 12800 (25600 in modalità espansione), il sistema autofocus a contrasto (il più veloce della categoria, secondo Pa- nasonic) e lo schermo, orientabile e con un pannello OLED. Non manca, ovviamente, un mirino oculare, un OLED da 1 milione di punti. Per rendere la GH3 ancora più completa Panasonic ha inserito anche il WiFi: la fotocamera si può controllare con un tablet o uno smartphone (acquisendo così anche i dati GPS). Il prezzo americano è fissato a 1.300 dollari, siamo in attesa di conoscere maggiori dettagli per la commercializzazione nel nostro Paese. Digital Imaging / Canon presenta una fotocamera bridge con un incredibile zoom ottico Canon superzoom: la SX50 arriva a 50x Monta un sensore BSI da 12 Megapixel e ottica 24-1200mm, disponibile in ottobre al prezzo di 550 euro di M. Dalli P er tutti i paparazzi in erba, Canon ha portato al Photokina un nuova bridge superzoom, la PowerShot SX50 HS. Il cuore della fotocamera è rappresentato da un sensore CMOS BSI da 12,1 Megapixel e 1/2.3 pollici; al suo fianco Canon ha messo il processore di ultima generazione Digic 5 capace di estendere la sensibilità del sensore fino a 6.400 ISO. Ma la vera novità di questa SX50 è l’ottica, un’impressionante 24-1200mm, ovvero 50x di zoom ottico con apertura f/3.4-6.3. Con una simile focale la stabilizzazione è d’obbligo, qui implementata sulle lenti e che garantisce 4,5 stop di guadagno. Sul retro della macchina trova posto un display LCD da 2,8 pollici e 461.000 punti, che può essere orien- tato per facilitare gli scatti in Live View. Sopra al display c’è anche un mirino elettronico in formato 4:3 da 202.000 punti. Non mancano, poi, la slitta per accessori Canon, la ghiera di selezione e la registrazione video fino a 1080p. Per i soggetti in movimento, infine, questa nuova bridge garantisce una ripresa fino a 13 scatti al secondo a piena risoluzione. La Canon PowerShot SX50 HS sarà disponibile nel mese di ottobre a un prezzo di 550 euro. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.30 PC & MULTIMEDIA / Continua l’evoluzione della suite multimediale Nero, in direzione “multimedia” Nero 12, il supporto a Windows 8 è servito Nero 12 introduce il supporto a Windows 8 e ai Blu-ray 3D. Sempre meno masterizzazione, molti miglioramenti di M. Dalli C ontinua l’annuale evoluzione della suite Nero, una volta simbolo della masterizzazione su PC e da qualche tempo sempre più votata al multimedia. L’ultima versione, Nero 12, non fa che confermare questo trend: arriva il supporto (“obbligato”) a Windows 8, ma tutte le altre novità si concentrano sull’aspetto multimediale e su un miglioramento generale della suite. Nero 12 ha meno programmi rispetto alle versioni precedenti, ma le funzionalità (ci assicurano) sono rimaste invariate. Dalle 20 applicazioni di Nero 8, si passa ora a soli 7 programmi in Nero 12: Nero Burning ROM, Nero Express, Nero Video, Nero Recode, Nero Back It Up, Nero Rescue Agent e Nero Kwik Media. Nero ha migliorato anche il processo di installazione, storicamente “lento”, dividendolo in due fasi: l’installazione dei soli programmi e l’installazione dei filtri creativi e dei menù. Tra le novità di Nero 12 c’è anche il supporto a Microsoft Windows 8, anche se il programma resta compatibile con le versioni precedenti, fino a Windows XP. Windows 8, però, non significa touch: Nero 12 infatti sarà un programma desktop che funzionerà ancora con mouse e tastiera. Tra qualche mese arriverà un’app touch Metro, ma non sarà di “creazione”, come vedremo a breve. Nero 12 porta novità un po’ in tutti i programmi di video della suite: Nero Recode, per esempio, gestisce ora il trimming dei video direttamente dal programma, senza bisogno di esportare prima il filmato, oltre a poter importare tracce audio separate (anch’esse trimmabili) e video da Internet. Quest’ultimo aspetto è interessante per come viene realizzato: anziché scaricare il filmato direttamente dal portale (come YouTube, Vimeo, ecc...), operazione illegale in molti casi, Nero Recode va a “spulciare” la cache del browser in cerca di filmati scaricati. L’operazione funziona solo se un video è stato riprodotto dall’inizio alla fine, ma è sicuramente un modo “furbo” per aggirare, legalmente, le limitazioni delle major. Il software di editing della suite, Nero Video, vede invece l’aggiunta di alcuni filtri creativi in stile vintage (à la Instagram) e filtri per accelerare filmati o fare slow motion. L’ultima novità riguarda Kwik Media, che consente ora di selezionare le foto con un volto noto e associarle in batch a una persona già “taggata”. Arriva anche il supporto ai Blu-ray 3D e lo streaming, tramite DLNA, dei contenuti multimediali raccolti all’interno di Kwik. Al contrario del DLNA classico, però, Kwik fornisce ai client una vista sulle cartelle “smart”, ovvero quelle dinamiche create a partire da una tag. A fine 2012, inizio 2013 al massimo, dovrebbero inoltre arrivare delle app dedicate per Kwik Media, associate a un servizio cloud. Al momento sono previste app per Android e un’app Metro per Windows 8, ma ne sapremo di più al prossimo CES. Nero 12, nel frattempo, è già disponibile online, mentre nei negozi arriverà il 15 ottobre. I prezzi sono di 80 euro per la versione base (40 euro per l’upgrade) e 100 euro per la versione Platinum (50 per l’aggiornamento PC & MULTIMEDIA Intel: Windows 8 è ancora pieno di bug Secondo il CEO di Intel, Windows 8 esce incompleto, con tanti bug ancora da sistemare. Ma per Microsoft era indispensabile sfruttare il periodo natalizio di R. Pezzali da una versione precedente). Le versioni base e Platinum si differenziano per la capacità di riprodurre e rippare Bluray, 2D e 3D, per la stabilizzazione dei video e per gli effetti video e temi retrò, tutti presenti nella versione Platinum, ma assenti nella versione base (la riproduzione dei Blu-ray è disponibile tramite plugin opzionale a pagamento nella versione base). Solo online, inoltre, sono disponibili per l’acquisto separatamente i singoli programmi Nero Burning ROM, Nero Video, Nero Recode e Nero Back It Up. SonoS gratuiti i programmi “storici” di Nero come CoverDesigner, SoundTrax e WaveEditor. PC & MULTIMEDIA Logitech Z553, gli originali speaker per PC e TV Speaker System Z553 di Logitech è un sistema di altoparlanti 2.1 Si collegano a PC e TV grazie agli ingressi jack da 3,5 mm o RCA stereo di M. Dalli Logitech ha annunciato una nuova coppia di speaker 2.1, Speaker System Z553, caratterizzati da un desing decisamente originale (che piaccia, poi, è un altro discorso). Gli Z553 offre due altoparlanti con potenza di 10 watt RMS ciascuno e un subwoofer rivolto verso il basso capace di erogare una potenza di 20 watt RMS.I satelliti sono posizionati su supporti in metallo che ne consentono l’inclinazione per indirizzare meglio il suono verso il punto d’ascolto o installarli a muro. I cavi di 2 metri in dotazione consentono inoltre di posizionare al meglio i diffusori, che possono così diventare un set di casse per PC, ma anche per TV e lettori DVD o Blu-ray. Tra gli ingressi ci sono infatti un jack da 3,5 mm, ma anche una coppia RCA stereo. Il tutto è controllato da un telecomando a filo da cui regolare il volume e i bassi e che offre un’uscita per le cuffie. Il Logitech Speaker System Z553 sarà disponibile dal mese di ottobre a 130 euro. Windows 8 non è ancora un prodotto maturo e verrà lanciato il 26 ottobre con ancora tanti bug che verranno poi corretti con Service Pack e fix tramite Windows Update. A dirlo non è una persona qualunque, ma il CEO di Intel Paul Otellini nel corso di un meeting a Taiwan. Una dichiarazione fatta in ambito privato che qualche “spia” ha spifferato ai giornali, e che ora sta facendo il giro del mondo. Intel ha subito rilasciato una precisazione dicendo che loro credono in Windows 8 e che non commentano dichiarazioni che riguardano discussioni private, ma la fonte è abbastanza sicura. Windows 8 secondo Microsoft è un sistema operativo che in questi mesi è stato testato a fondo, più di ogni loro altro sistema operativo: non è escluso che ci sia qualche bug, ma sicuramente quanto detto da Otellini si riferisce a qualche problematica più grande. Noi abbiamo provato Windows 8 e ci sembra un prodotto stabile e ben fatto, tuttavia ci sono due scuole di pensiero: c’è chi dice che Microsoft ha fatto uscire Windows 8 prima dei tempi per sfruttare le vendite del periodo natalizio e chi invece afferma che Otellini è un po’ arrabbiato per il rilascio della versione ARM, che pone fine al duopolio AMD / Intel. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Abbiamo provato lo Smart TV Box LG SP820, in dotazione offre il nuovo e funzionale telecomando Magic Remote p.31 LG SP820 fa diventare il tuo vecchio TV più Smart È un piccolo set top box, costa 199 euro e permette di trasformare un qualsiasi TV in uno Smart TV LG completo di app, browser e Media Player di R. Pezzali T utti i TV moderni di fascia media integrano ormai una piattaforma Smart TV: network player, media player e store per le applicazioni sono i punti fissi dei maggiori produttori. Purtroppo negli ultimi anni le piattaforme Smart TV si sono evolute e solo con i TV del 2012 hanno raggiunto una buona maturazione. LG offre la possibilità a tutti i possessori di un TV “vecchio”, o privo di funzionalità web / network, di trasformarlo in uno Smart TV, aggiungendo un piccolo set top box esterno. L’SP820 racchiude la logica “smart” dei TV LG più evoluti e la rende disponibile a tutti: c’è il browser, c’è l’app store, c’è la parte di condivisione e riproduzione dei contenuti e in dotazione c’è il Magic Remote, che rende molto più facile l’utilizzo del dispositivo. Ottimo Magic Remote L’SP820 è un parallelepipedo completante nero, senza tasti di accensione, si accende solo tramite telecomando Magic Remote e una sottile fascia LED rossa indica lo stato di accensione. Sul retro poche connessioni: due porte USB per collegare chiavette e hard disk, uscita HDMI e uscita ottica per portare l’audio ad un amplificatore e la rete, anche se è più pratico usare il Wi-Fi integrato. Il Magic Remote è lo stesso venduto come “optional” con i TV LG di fascia media: manca infatti il microfono per il controllo vocale, si può usare facilmente in modo manuale usando rotella e controlli, raggiungibili con il pollice. Il Magic Remote è una piacevolissima sorpresa: bastano pochi secondi per far pra- video LG SP820 guarda la video prova tica e controllare ogni applicazione, anche quelle che richiedono l’inserimento di testi. Rispetto ad un telecomando di tipo tradizionale, il passo avanti è notevole. Anche operazioni che possono sembrare difficili, come la navigazione web, risultano incredibilmente semplici usando puntatore, tasti e rotella di scroll. Poche applicazioni Abbiamo installato l’ultima release del software LG, la 8.0. L’interfaccia è a schede, la stessa già vista sui TV, divisa in quattro aree principali: una sezione di applicazioni Premium con le app scelte da LG, una sezione dedicata ai video 3D in streaming che LG offre gratuitamente ai suoi utenti, la sezione app che l’utente può scaricare dopo essersi registrato al servizio e Smart Share, il media player da USB e da rete tramite DLNA. La parte più “debole” è quella delle applicazioni da scaricare: gli sviluppatori di applicazioni sono attratti dalle più remunerative app per smartphone e tablet e non sono propensi a svilupparle per i TV, quindi le app sono poche e abbastanza povere (quelle relative alle news sono tutte simili tra loro). La parte gestita da LG è invece migliore: le applicazioni sono quelle che già conosciamo, da AceTrax a Cubovision, ma almeno ci sono YouTube con una interfaccia per TV, le mappe di Google e c’è un browser veloce con supporto a flash. Purtroppo il caricamento delle app non è immediato: ci vuole qualche secondo, e da un processore Dual Core ci aspettavamo qualcosa in più in termini di velocità. Molto valida invece la sezione DLNA / Media Player: l’SP820 tiene traccia dei contenuti visti di recente, riesce a monitorare le cartelle dei dispositivi condivisi e gestisce diversi server DLNA e diverse condivisioni senza troppi problemi. LG ha infine inserito un canale di video in 3D da vedere in streaming e in alta definizione: i video sono ben fatti, anche se si tratta di video dimostrativi. Ci sono una serie di documentari in 3D sui luoghi religiosi del mondo, altri sulle auto, ma non sono certo contenuti di grande interesse, come film o cortometraggi. Buono, ma il prezzo è elevato Nel complesso l’SP820 è un buon prodotto, ma il prezzo di listino ci sembra decisamente elevato: 199 euro sono infatti tanti, se si guarda ai contenuti offerti dalla sezione applicazioni. Le performance ci sono, la parte Smart Share si comporta bene e il Magic Remote è decisamente più utilizzabile di un normale telecomando, tuttavia l’assenza di applicazioni e contenuti pesa sul rapporto qualità prezzo. Il prossimo anno LG dovrebbe comunque lanciare la nuova piattaforma Smart TV Alliance, e la collaborazione con altri brand dovrebbe portare più contenuti. Se l’SP820 fosse aggiornabile (e dovrebbe esserlo, trattandosi di un sistema un Dual Core con una buona dose di memoria a bordo), potrebbe diventare un prodotto davvero interessante. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Abbiamo provato il tablet Intreeo Casper da 7”, un tablet Android 4.0 low cost. È un prodotto valido o c’è la fregatura? p.32 La prova di Intreeo Casper, il tablet low cost da 100€ Il display non convince ed è l’anello debole di questo prodotto, ma per le operazioni di base il tablet si comporta bene. In pratica, vale quello che costa di R. Pezzali C ’è una domanda che sicuramente tutti si sono posti di fronte a volantini dei centri commerciali: “Come andranno questi tablet che vengono venduti a 100 euro?”. Non è un segreto che di fianco ai soliti noti marchiati Apple, Samsung, Asus, Sony etc, esiste un numero quasi infinito di tablet low cost dalle specifiche tecniche più disparate. Quello che importa comunque non è tanto il costo, ma il risultato: poco importa se questi tablet costano poco e magari hanno una scocca in plastica e un marchio poco famoso: se funzionano bene e costano poco possono comunque risolvere molti problemi. Ecco perchè abbiamo scelto il Casper Intreeo, un tablet da 7” che viene venduto a 109 euro di listino ma si trova anche a meno. Sulla carta non sembra male: schermo da 7” 800 x 480 capacitivo, processore Cortex A8 da 1.2 Ghz, 512 MB di RAM e 4 GB di memoria. C’è pure la fotocamera, 2 megapixel sul retro e 1 megapixel sul frontale. Manca naturalmente la connetività 3G, ma per il resto c’è tutto ciò che serve, inclusa una USB Host e il sistema operativo Ice Cream Sandwich Android 4.0. una cornice di qualche centimetro, dei tasti touch sul bordo inferiore, le fessure per la videocamera e i tasti e i connettori disposti lungo la cornice. Lo spazio c’è: Casper non è sottilissimo, quindi nessun problema per l’integrazione di una mini USB e di un lettore di card microSD. Sul fondo ci sono anche due piccoli tasti: accensione e home. La posizione e la dimensione non sono delle più felici: piccoli, neri, quasi anonimi per due tasti che svolgono le funzioni più importanti per il tablet. Occhio allo schermo Alla prima accensione diamo un occhio allo schermo, e dopo qualche secondo ci rendiamo conto che è lui uno dei veri anelli deboli dell’intero tablet: la risoluzione è bassissima, il formato non è corretto (le immagini sono leggermente schiacciate) e trattandosi di un pannello LCD di tipo TN l’angolo di visione è pessimo. Un display davvero economico, poco luminoso e poco naturale con un livello di contrasto basso e i pixel ben visibili a occhio nudo. Un vero peccato, perchè come vedremo poi il touch è reattivo e il tablet non si comporta affatto male. Reattivo ma poco appagante Casper non è un tablet da prestazioni, ma per navigare in rete, leggere le email e guardare qualche filmato si comporta davvero bene. Il processore, nel suo piccolo, svolge generosamente il suo lavoro e anche la fluidità del sistema non è affatto male: abbiamo visto tablet con Honeycomb comportarsi peggio. Purtroppo lo schermo rovina tutto: come abbiamo già evidenziato e come si evince dal nostro video la risoluzione bassa, l’angolo di Non ha un “design” Da un tablet da poco più di 100 euro di listino non possiamo aspettarci certo miracoli di design, ed infatti Casper è plastica pura, senza troppe finiture raffinate e senza una linea caratteristica. È il classico tablet/tavoletta con visione pessimo e la resa cromatica poverissima disturbano e non poco. Casper non è perfetto, dunque: nonostante sia sufficientemente fluido, la personalizzazione del tablet è decisamente approssimativa e si vede. I tasto volume e il tasto home sono addirittura duplicati, a schermo e sulla cornice in modo disassato: questo perché probabilmente la scocca era fatta per Gingerbread ed è stata aggiornata a Ice Cream Sandwich, che non ha tasti fisici. Altro problema del Casper è il Wi-Fi: poco sensibile, si sgancia spesso, serve un hotspot potente. Una nota infine per le applicazione: scordatevi giochi in 3D come Dead Trigger: si bloccano o non partono nemmeno. La risposta alla domanda iniziale è quindi semplice: nessuno fa miracoli, e se questi tablet costano 100 euro un motivo ci sarà. Il problema vero è che questi tablet, guardando le specifiche, non sono magari diversi da altri e spesso non si capisce dove sia la fregatura. Magari non c’è una fregatura, ma c’è del risparmio, come in questo caso: lo schermo non è all’altezza, ma uno migliore sarebbe costato 15$ in più, così come un modulo Wi-Fi migliore avrebbe richiesto una spesa aggiuntiva. Ecco quindi che, per arrivare ad un prodotto soddisfacente, si arriva al prezzo di un Nexus 7 o di un Galaxy Tab 2, tablet di tutt’altra categoria. Questi tablet valgono quello che costano: ci sono prodotti migliori e prodotti peggiori, ma spesso si compra online e a scatola chiusa. E per un prodotto dove la qualità dello schermo è uno dei punti caldi, non è sempre la scelta migliore. video Intreeo Casper - la videoprova n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Tra le soluzioni per “dare voce” ai dispositivi portatili ci ha incuriosito la proposta Panasonic, dalla forma originale p.33 Da Panasonic in prova il macaron senza fili che suona Se avete bisogno di un piccolo diffusore portatile, bello da vedere e che si collega in wireless con il Bluetooth, ecco una soluzione interessante. di R. Faggiano I l macaron è un piccolo dolce francese, ottimo ma costoso, il Panasonic SC-MC07 è invece un piccolo diffusore portatile che si collega senza fili a qualsiasi sorgente tramite Bluetooth e costa 70 euro. L’hanno ribattezzato macaron perché ha proprio la stessa forma del pasticcino francese, solo un po’ più grande; avrebbero potuto anche chiamarlo hamburger, ma certo sarebbe stato molto meno “glamour”. Gli altoparlanti miniaturizzati sono sistemati all’interno del diffusore e diffondono tramite la sottile griglia che circonda quasi tutto il diffusore. Trattandosi di un diffusore portatile, l’alimentazione è a batteria, purtroppo tramite due semplici stilo e non con una batteria interna ricaricabile. La presa mini USB che c’è sul retro serve ancora per l’alimentazione tramite un notebook o un qualsiasi caricatore con USB a 5 volt. Stranamente non c’è alcun ingresso audio fisico, che sarebbe stato utile nel caso si volesse risparmiare l’energia della batteria per il collegamento wireless oppure nel caso di utilizzo con dispositivi che non hanno il Bluetooth. La regolazione del volume avviene con due piccoli tastini posizionati sul retro oppure direttamente dal riproduttore. Da segnalare una caratteristica insolita del collegamento Bluetooth: tramite un altro pulsante è possibile selezionare una migliore qualità sonora oppure privilegiare la sensibilità di ricezione. Una possibilità che non ricordiamo di avere mai trovato su altri dispositivi e che permette teoricamente di allargare il campo d’azione dell’oggetto che è di circa 10 metri. Tecnicamente parlando Per chi ama i dettagli ecco le principali caratteristiche del Macaron. Gli altoparlanti sono due larga banda da 36 mm, la potenza è di 1 watt per canale, la circonferenza è di circa 10 cm per 42 mm di altezza mentre il peso è di 216 grammi comprese le batterie. Per l’autonomia si dichiarano circa 4 ore con batterie alcaline, noi per esagerare abbiamo usato delle stilo al litio il cui prezzo va riducendosi anche se siamo sempre vicino al + 50% rispetto alle migliori stilo tradizionali. Volendo si possono usare batterie ricaricabili (con il loro caricatore), ma l’autonomia ne risentirà. Piccolo, ma sa il fatto suo Il Macaron è un bell’oggetto, pratico da infilare anche in tasca o in borsa e la sua totale autonomia è sempre un bel vantaggio, anche se un ingresso minijack sarebbe stato utile in ogni caso. Anche se il prezzo di listino è contenuto sarebbe stata gradita una piccola custodia da viaggio. Per il collegamento Bluetooth basta osservare la spia luminosa frontale, i suoi lampeggi azzurri indicano che il collegamento sta per essere attivato mentre la luce fissa indica accensione e aggancio del segnale. Se invece la spia è rossa vuol dire che la batteria è scarica oppure che c’è qualcosa che non va. Per l’ascolto abbiamo utilizzato un iPod Touch con vari generi musicali. Prima di passare all’ascolto vero e proprio dobbiamo notare di non avere rilevato differenze tra l’ascolto nelle due modalità Bluetooth e nemmeno tra alimentazione via USB (a 5 volt) e batterie (3 volt). Colpa probabilmente delle inevitabili limitazioni sonore del diffusore. In effetti il Macaron non se la cava male come estensione delle frequenze ma il suono è sempre piuttosto soffocato e limitato nella dinamica. Resa migliore nei brani vocali dove non ci sono incertezze o sibilanti di troppo, buono anche l’allargamento virtuale del fronte sonoro nonostante la sorgente praticamente monofonica. Il volume raggiungibile è più che sufficiente per sonorizzare una stanza di medie dimensioni oppure per coprire una buona area all’aperto. p.34 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Tante novità per il primo Mac Retina, dal design compatto e sottile all’hardware integrato, tutto al servizio del display super-risoluto p.35 Apple MacBook Pro Retina: display tra luci e ombre Abbiamo messo alla frusta il MacBook Pro, top di gamma dei portatili Apple con un “pauroso” display da 15,4 pollici e risoluzione di 2.880x1.800 pixel di M. Dalli A pple porta il suo famoso display “retina” anche sui computer portatili col nuovo MacBook Pro Retina, che la società di Cupertino chiama sibillinamente “MacBook Pro di nuova generazione”, come a indicare che le prossime versioni saranno (forse) tutte così. Il modello da noi provato, il 15.4 pollici, è per ora l’unico disponibile col nuovo schermo; il cuore di tutto è ovviamente il display, un 15.4 pollici con risoluzione di 2880x1800 pixel. Accanto al display, il modello in prova vantava la configurazione top, con processore quad core Intel Core i7 da 2,6 GHz, 8 GB di RAM e 512 GB di SSD. Il prezzo di listino è di 2930 euro, una cifra decisamente ragguardevole e che spaventa i più, ma il target di questo portatile sono i professionisti del video e delle foto, che necessitano di una configurazione potente per poter lavorare anche sul campo. Non a caso questo nuovo MacBook va a sostituire il vecchio MacBook Pro da 17 pollici, non nella dimensione ma per potenza di calcolo e prezzo di listino. Ma come si comporta sul campo? Sottilissimo e completo Il MacBook Pro Retina rappresenta un piccolo grande cambiamento per la famiglia MacBook Pro, da tempo legata a un design sempre identico. Le forme restano le stesse dei modelli precedenti, così come spesso del MacBook Air (a destra nella foto accanto). Per far fronte al ridotto spessore, però, Apple ha dovuto abbandonare il lettore ottico, una scelta che certo non renderà felici coloro che hanno bisogno di leggere o masterizzare CD e DVD, che dovranno quindi ricorrere a un’unita USB esterna (Apple ne fornisce una alla modica cifra di 79 euro, ma ovviamente sono disponibili anche prodotti di terze parti). L’assenza del lettore ottico ha spostato anche l’organizzazione delle porte sui lati del notebook: a sinistra si trovano ora ben due porte Thunderbolt, una porta USB 3.0 e l’uscita cuffie, oltre al connettore dell’alimentazione MagSafe 2. La doppia porta Thunderbolt è pensata per poter collegare contemporaneamente due periferiche che non supportano il collegamento in cascata, come per esempio alcune videocamere, dischi esterni o adattatori. Niente porte FireWire né Ethernet, che richiedono un adattatore esterno (disponibile su porta Thunderbolt), una soluzione che certo penalizza chi ha un parco di periferiche FireWire oppure chi, lavorando in ambienti sovraffollati, preferisce la sicurezza del cavo all’intasamento delle reti wireless. Sparisce anche l’indicatore di carica della batteria: non è certo una tragedia, ma in alcuni casi era una comodità in più. Sul lato destro, invece, troviamo la seconda porta USB 3.0, lo slot per schede SDXC e un’uscita video HDMI a Lo spessore del MacBook Pro Retina è decisamente limitato: 1,8 cm, 1 mm in più del punto più spesso del MacBook Air (a destra nella foto). l’alluminio usato per la scocca, ma lo spessore si riduce di parecchio: da 2,41 cm del 15 pollici tradizionale, a 1,8 cm, 1 mm in più del punto più pieno formato, una soluzione questa che farà sicuramente piacere a coloro che usano il portatile sul campo con monitor HDMI e non dovranno MacBook Pro Retina - 2.929€ (modello in prova) Quality Longevity Design 8 6 10 più quindi avere sempre con sé un adattatore mini DisplayPort-HDMI. La separazione delle due porte USB sui due lati, inoltre, rappresenta un’altra novità della famiglia MacBook Pro, che nei modelli non Retina spesso costringe a usare delle prolunghe nel caso di connettori troppo grandi che occupano anche parte della porta accanto. Nella parte interna, invece, il nuovo MacBook Pro Retina è quasi indistinguibile dai modelli con schermo tradizionale. C’è sempre la tastiera retroilluminata e l’ampio trackpad, ma il pulsante di espulsione del disco (accanto a F12) lascia il posto al pulsante di alimentazione, che abbandona così la classica forma circolare come pulsante a sé stante in alto a destra. A fianco della tastiera rimangono anche le griglie per gli altoparlanti, che sfruttano delle feritoie nella parte inferiore dello chassis per la riproduzione dei bassi. Simplicity D-Factor 10 8 Value 7 tutta l’IFA di Berlino come principale PC di lavoro. Durante una fiera si scrive molto, si gestisce una gran quantità di foto e si montano parecchi video; oltre a questo il computer viaggia tutto il giorno in uno zaino in spalla, sballottato tra una conferenza stampa e uno stand. Cerchiamo quindi di analizzare, sotto diversi aspetti, il comportamento del nuovo MacBook Pro Retina. Lato destro: slot per schede SDXC, porta USB 3.0, HDMI Lato sinistro: connettore MagSafe 2, porta USB 3.0, due porte Thunderbolt, jack audio Una prova inedita per il nuovo MacBook Pro Retina Per testare questo nuovo MacBook Pro Retina abbiamo deciso di fare una prova un po’ diversa dal solito. Il portatile ci ha infatti accompagnato durante Nella parte inferiore dello chassis vi sono le feritoie per i bassi degli altoparlanti. segue a pag. 36 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.36 TEST MacBook Pro Retina segue da pag. 35 Un mostro di potenza La pura potenza di calcolo è un fattore che interessa molti acquirenti di un PC del genere, che devono poterlo usare senza problemi sul campo. Per quanto riguarda la configurazione da noi provata, un quad core Intel Core i7 da 2,6 GHz Ivy Bridge, scheda grafica NVIDIA GeForce GT 650M con 1 GB di memoria dedicata e disco SSD da 512 GB, la potenza di calcolo non sembra essere un limite per questo portatile. Durante la prova abbiamo importato centinaia di foto da una card SD ed editato video in HD 1080p senza notare mai nessun rallentamento. Anche durante la compressione dei filmati, utilizzando Final Cut Pro, la CPU non supera mai il 90% dell’occupazione, lasciando un piccolo margine per eseguire altre applicazioni senza rallentamenti. I dati di XBench ci vengono in aiuto, evidenziando un buon comportamento della CPU e della GPU, ma anche del disco allo solido, che nel Disk Speed Test arriva a 400 MB/s in scrittura e 450 MB/s in lettura (con scritture e letture casuali e blocchi da 4K questo dato si sposta rispettivamente a 90 MB/s e 16 MB/s). Questo nuovo disco allo stato solido rende tutto più veloce, dal normale avvio alla apertura delle applicazioni. rati “normalmente” Retina; vista però la distanza da cui si utilizza normalmente questo schermo, ci sentiamo effettivamente di dire che i singoli pixel sono pressoché indistinguibili, giustificando così l’appellativo di Retina. Apple ha scelto di non gestire questa risoluzione in maniera nativa, ma ha optato per aumentare i DPI dello schermo. Questo significa che le applicazioni e i caratteri mantengono la stessa dimensione “reale” che avrebbero su un monitor tradizionale, ma migliora la definizione globale dell’immagine vista a schermo. Le icone e i testi risultano così molto più definiti, ma l’applicazione deve essere ottimizzata. Paradossalmente, infatti, i programmi non ottimizzati per lo schermo Retina si vedono peggio di come si vedrebbero su un monitor tradizionale: emblematico è il caso dell’App ufficiale di Twitter per Mac, che visualizza il testo dei tweet completamente “squadrettato”. Contrariamente alle nostre paure iniziali, però, i siti Web si vedono bene, sia per la parte testuale che per le immagini. Dove l’upscaling sembra soffrire un po’ di più è sulle piccole icone presenti sui siti, che appaiono un po’ troppo sfocate rispetto al resto della pagina. Al momento della prova, inoltre, solo poche applicazioni erano effettivamente ottimizzate per il nuovo display: oltre a quelle di Apple (Aperture, Final Cut Pro, la suite iLife, Safari e le altre app di sistema) solo Chrome e poche altre potevano vantare il supporto al display ultra risolu- to del MacBook Pro Retina. Adobe ha promesso un aggiornamento della Creative Suite entro l’anno, ma non tutte le applicazioni sono state già aggiornate. È forse questo uno dei punti che, al momento, penalizza di più questo schermo: una delizia per gli occhi quando il programma è ottimizzato, una croce (o, se si preferisce, un pugno in un occhio) quando l’applicazione è vecchia o non ottimizzata. Risoluzione a parte, il display presenta anche altri punti di forza, come per esempio la fusione del pannello LCD con il vetro frontale, che aumenta il contrasto percepito, riduce lo spessore del display e fa sembrare le immagini disegnate sulla superficie dello schermo, non più dietro. Questa soluzione consente anche di ridurre i riflessi; la nostra prova ha infatti evidenziato che, rispetto a un monitor di un tradizionale MacBook Pro, questo Retina soffre meno i riflessi di luci esterne, consentendo così di lavorare meglio. Completa il Il display Retina sbarca sui Mac L’aspetto più caratterizzante per questo MacBook Pro Retina, oltre all’hardware di ultima generazione, è ovviamente il nuovo schermo Retina. Mantenendo le stesse dimensioni del modello da 15 pollici, infatti, Apple è riuscita a quadruplicare il numero di pixel, portando cioè la risoluzione a 2880x1800 pixel (rispetto a 1440x900 pixel del modello da 15 pollici tradizionale). Questa risoluzione comporta una densità di circa 226 PPI, al di sotto dei 300 PPI conside- tutto un pannello IPS, un’altra novità per un MacBook: questa tecnologia consente di avere angoli di visione più ampi e una qualità cromatica più fedele. Anche qui il paragone con un MacBook Pro tradizionale è piuttosto impietoso: inclinando lo schermo il nuovo display Retina mantiene inalterati i colori, mentre un MacBook Pro non Retina cambia i colori anche solo inclinando lo schermo di pochi gradi. La domanda che però ci poniamo è: a chi servono tanti pixel? Una risoluzione così alta consente, per esempio, di editare un filmato HD in Final Cut Pro avendo un’anteprima Full HD non riscalata, oppure di editare una foto senza dover zoomare troppo indietro. Considerata però la grandezza dei pixel, difficilmente si noterà la differenza. Può inoltre una così alta risoluzione sopperire a uno schermo più piccolo (rispetto al 17 pollici che va a sostituire)? A nostro avviso no, dal momento che le dimensioni fisiche del display, al di là dei pixel contenuti, contano ancora molto per molte applicazioni, dove la densità troppo alta di comandi e palette rischia di mandare insieme la vista. Lo stesso Final Cut Pro riesce a essere usato bene solo in modalità a tutto schermo, sfruttando quindi tutti i pixel disponibili. Buona autonomia, ma occhio allo Stand-by Un dettaglio dello schermo del MacBook Pro Retina con un crop 1:1 dell’icona del Calendario, ridisegnata per sfruttare la definizione del display. Uno degli ultimi aspetti che andiamo ad analizzare è la durata della batteria, fattore spesso cruciale per un portatile. Questo MacBook Pro, nonostante le ridotte dimensioni, riesce infatti a mantenere i valori dei modelli standard, quindi 7 ore di navigazione e circa 1 segue a pag. 37 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.37 TEST MacBook Pro Retina segue da pag. 36 In questa tabella (clicca per ingrandire), i risultati del benchmark XBench. ora e mezzo di uso intensivo. Tutto questo grazie a una nuova batteria, di dimensioni maggiori che, non a caso, mantiene alto il peso del portatile (2 Kg). Abbiamo però riscontrato alcuni problemi dovuti allo standby, probabilmente colpa dell’aggiornamento a Mac OS X 10.8.1. Durante lo stop, infatti, il computer consuma molto più del normale rispetto a un MacBook tradizionale, problema che pare essere condiviso da molti utenti, non solo del Retina. Un’altra piccola imperfezione riguarda la ripresa dallo stop, che in alcuni casi è (giustamente) istantanea, in altri un po’ troppo lenta, con il portatile che resta bloccato per parecchi secondi (tastiera senza retroilluminazione) prima di riprendersi completamente. Il problema sembrerebbe però di natura software e confidiamo che Apple riesca a risolverlo quanto prima. Al momento di scrivere, infatti, Apple ha rilasciato Mac OS X 10.8.2, ma non abbiamo avuto modo di provarlo sul Retina. Du- rante i nostri test il MacBook Pro Retina ha mantenuto temperature operative accettabili anche sotto sforzo. Dopo un uso intenso di parecchi minuti la scocca si scalda, ma al tocco non è ustionante, anche se tenerlo sulle ginocchia per fare un encoding video può risultare fastidioso, specialmente in estate. Il calore arriva anche nella parte superiore, dove c’è la tastiera, ma qui si avverte di meno. Le ventole, quindi, riescono a smaltire bene il calore prodotto dallo sfiato posto immediatamente sotto al display, senza peraltro dar troppo fastidio. Grazie infatti a una particolare configurazione delle lamelle, gli ingegneri di Apple sono riusciti a contenere le emissioni sonore a livelli decisamente accettabili. Ci ha invece piacevolmente stupito il reparto audio che, pur non essendo certo alla pari di una soluzione esterna, è in grado di riprodurre una buona qualità sonora anche sui bassi. Molto però dipende dalla superficie su cui appoggia il portatile, in quanto le basse frequenze fuoriescono da due griglie poste ai lati della base e richiedono quindi una riflessione su un piano rigido per risaltare al meglio. Chiudiamo con la tastiera, un aspetto che solitamente trattiamo molto prima ma, vista la mole di novità di questo Retina, abbiamo preferito tenere per ultimo. La tastiera è infatti una delle altre vittime illustri del ridotto spessore, che ha forzato Apple a ridurre la corsa dei tasti. Il comfort di scrittura assomiglia ora più a quello di un MacBook Air che non a quello di un MacBook Pro: un piccolo passo indietro, a nostro avviso, anche se, dopo qualche giorno di allenamento, ci si fa la mano. Promosso, ma con riserva Valutare un prodotto relativamente innovativo come questo MacBook Pro Retina non è mai facile. Alcune caratteristiche sono infatti di tutto rispetto: come Apple sia riuscita a inserire un processore Quad Core non depotenziato in uno spessore così ridotto senza far sciogliere il tutto è già un piccolo miracolo. Lo schermo è l’altro piccolo miracolo di questo portatile, ma anche il suo più grande difetto: come abbiamo visto, infatti, la qualità è senza pari nell’attuale gamma MacBook, ma le app non ottimizzate rischiano di far saltare i nervi ai puristi. Volendo fare un paragone con i primi iPhone 4 e iPad 3, anche per questo MacBook Pro Retina si dovrà attendere che i produttori software aggiornino i loro programmi, ma non sempre questo verrà fatto. Se poi l’aumento di risoluzione è immediatamente percepibile nel passaggio da iPhone 3GS a iPhone 4/4S o da iPad 1/2 al nuovo iPad, qui la differenza è più sottile. Certamente l’intero schermo risulta più brillante e definito, ma certe sottigliezze si possono apprezzare solo avvicinandosi molto allo schermo, cosa che normalmente non avviene con un portatile. Il tutto è offerto a un prezzo di listino che parte da 2300 euro e, nel nostro caso, arriva a sfiorare i 3000 euro. A questo bisogna aggiungere la RAM saldata direttamente alla scheda madre, quindi non espandibile, e il disco con connettore proprietario. Come per i MacBook Air, quindi, l’espandibilità non è purtroppo contemplata, fattore che non farà certo piacere a chi spende cifre così elevate senza avere un minimo di garanzia sulla possibilità di potenziarlo in futuro. Il nuovo MacBook Pro Retina, inoltre, vorrebbe essere il sostituto del vecchio MacBook Pro da 17 pollici. Come potenza di calcolo ci siamo, ma la dimensione dello schermo, nonostante la risoluzione quadrupla, potrebbe risultare ancora penalizzante per molti (ma anche un vantaggio per altri, ad esempio). Ci sono però alcuni aspetti della gamma MacBook che rendono quasi un “affare” questo MacBook Pro Retina. Il modello “base” dei MacBook Pro da 15 pollici, infatti, costa 1900 euro e monta lo stesso processore della versione base del MacBook Pro Retina. Portandolo a parità di configurazione (8 GB di RAM anziché 4 e disco SSD da 256 GB anziché disco rigido da 500 GB) ecco che il prezzo finale sale addirittura a 2500 euro, ben 200 in più del Retina, che dal canto suo vanta un peso e uno spessore ridotti e uno schermo decisamente più bello. Conviene prendere il Retina, quindi? La scelta, come sempre, sta ai singoli, che dovranno valutare le reali esigenze. Il Retina offre una migliore portabilità, soprattutto rispetto al 17 pollici, ma anche rispetto al normale 15 pollici (che è più spesso e pesa mezzo chilo in più), oltre a una potenza di calcolo da vero purosangue che supera quella del MacBook Pro non Retina, grazie al quantitativo doppio di RAM e, soprattutto, al disco allo stato solido. Ci sono inoltre alcune connessioni pensate appositamente per i professionisti, come per esempio la doppia Thunderbolt e l’uscita HDMI, ma mancano componenti importanti come il FireWire 800, l’Ethernet e il drive ottico (tutte disponibili come accessori esterni, che però aggiungono peso e volume all’attrezzatura da portare in giro). Se siete pronti ad abbandonare i dispositivi legacy e a utilizzare in prevalenza software Apple ottimizzato (Aperture, Final Cut, ecc), allora il Retina potrebbe regalarvi delle piacevolissime sorprese. Altrimenti, al momento, rischiano di essere più le rinunce dei reali benefici. n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Sottile e leggero, ma anche resistente all’acqua e alla polvere: abbiamo testato Eluga, il primo smartphone Android di Panasonic p.38 In prova: Eluga, l’Android che non ha paura dell’acqua Il primo smartphone Android di Panasonic ha un processore Dual Core, schermo OLED da 4.3” ed è certificato per resistere fino a 30 minuti sott’acqua di P. Centofanti E luga (acronimo di Elegant User Gateway), è il nome scelto da Panasonic per lo smartphone Android con cui torna sul mercato dei cellulari in Europa. Si tratta di uno smartphone con display OLED da 4.3 pollici, processore Dual Core da 1 GHz e connettività NFC. Esce sul mercato con Android 2.3 ed è appena stato protagonista di un sensibile taglio al prezzo di listino. La caratteristica che lo contraddistingue di più è forse però l’impermeabilità, con certificazione IP57 che garantisce la “resistenza” fino a 30 minuti a 1 metro di profondità. Un ritorno riuscito per Panasonic nel mondo dei cellulari? Scopriamolo nella nostra prova. Non teme l’acqua (fino a 1 metro per 30 min.) e la polvere Con Eluga, Panasonic torna anche in Italia sul mercato degli smartphone. Lo fa con Android e un terminale dal design pulito, resistente ad acqua e polvere e dotato di caratteristiche come il display OLED e il supporto all’NFC. Esteticamente il Panasonic Eluga si presenta con un design molto pulito e sobrio: un sottile blocco nero, con spigoli laterali smussati, frontale totalmente ricoperto in vetro, chassis posteriore in plastica ma ben rifinito. L’aspetto più interessante è costituito dalla certificazione IP57 che garantisce una resistenza all’acqua di 30 minuti a 1 metro di profondità e alla polvere. Lo smartphone è costruito attorno a un display da 4.3 pollici. Si tratta di uno schermo OLED con risoluzione qHD: 960x540 pixel. Si tratta però di uno schermo pentile, con conseguente retinatura che riduce un po’ la risoluzione percepita, specie per i testi. Per quanto riguarda i pulsanti funzione, questi sono a sfioramento, con serigrafie bianche appena sotto il logo Panasonic e LED bianchi che si accendono come dei puntini appena sotto. A livello hardware lo smartphone è basato su processore Texas Instruments OMAP 4430 Dual Core a 1 GHz e con 1 GB di RAM. La memoria integrata è di soli 8 GB e purtroppo non c’è la possibilità di espanderla tramite schede microSD. L’altro aspetto critico è quello della batteria: per fare stare tutto in 7.8 mm, Panasonic ha integrato una batteria da appena 1150 mAh di capacità e non intercambiabile. Vedremo poi nella nostra prova se il processore Dual Core è sufficientemente efficiente. Per quanto riguarda la connettività abbiamo la classica porta microUSB, l’uscita per le cuffie, Wi-Fi 802.11n, Bluetooth solo 2.1, HSDPA a 21 Mbit/s e, oltre a tutti i soliti sensori e GPS, supporto per l’NFC. In dotazione troviamo anche una tag NFC, che ci permetterà con l’applicazione apposita di attivare applicazioni o impostare in un particolare modo il telefono semplicemente accostandolo. La fotocamera infine utilizza un sensore da 8 Megapixel e non c’è alcun flash. Senza Jelly Bean (ma nemmeno Ice Cream Sandwich) Eluga esce con Android 2.3 Gingerbread. Un aggiornamento a Ice Cream Sandwich era stato annunciato per l’estate, ma nel momento in cui scriviamo questo non si è ancora visto. Il maggior svantaggio è che senza Android 4.0 non è possibile sfruttare l’NFC per Android Beam, una delle pochissime applicazioni utili al momento della tecnologia. Panasonic ha Panasonic Eluga - da 349 euro Quality Longevity Design 7 7 8 completamente ridisegnato il tema grafico, con un’interfaccia a prima vista dai colori scuri, che si adatta al design dell’hardware. In realtà il tema è semitrasparente e il colore è dato dallo sfondo che si sceglie per la home screen. Il tema non ci convince del tutto, con uno stile un po’ datato, specie alla luce del lavoro fatto con Jelly Bean. Pre-installate troviamo diverse applicazioni, delle quali la più interessante è probabilmente quella firmata Panasonic per il risparmio energetico. Si tratta di un’app che permette di disattivare servizi o funzionalità quando la batteria raggiunge un certo livello, per prolungare al massimo l’autonomia di utilizzo. L’app è ben disegnata e prevede anche un widget che evidenzia lo stato della batteria (e livello di risparmio energetico) sulla home screen. L’altra applicazione di maggiore interesse è quella per la programmazione dell’etichetta Simplicity D-Factor 7 7 Value 8 NFC fornita nella confezione. Come già visto in altre soluzioni simili di altri produttori, si può utilizzare la tag per effettuare delle operazioni automaticamente accostando il telefono ad essa. In questo caso le possibilità sono piuttosto limitate: è possibile lanciare un’applicazione, cambiare lo sfondo della home screen, oppure lanciare una pagina web. Davvero un po’ poco. Per il resto troviamo il quasi ubiquo Polaris Office per l’editing dei documenti, un installer per McAfee, un’app per accedere a dispositivi DLNA e una per la gestione delle applicazioni in esecuzione in background. Oltre naturalmente a tutte le principali Google Apps. segue a pag. 39 n. 55 / 1 ottobre 2012 estratto da www.dday.it p.39 TEST Panasonic Eluga segue da pag. 38 di 1280x720 pixel. Il telefono non ha un tasto di scatto dedicato e non è presente la funzionalità “touch to focus”, il che crea qualche problema soprattutto se si vogliono fotografare dei particolari in modalità macro. La qualità delle immagini denota un discreto livello di dettaglio, ma anche una rumorosità superiore alla media anche in buone condizioni di luminosità. I colori appaiono invece piuttosto neutrali e forse un po’ poco brillanti. Decisamente deludente invece la qualità di ripresa video, anche in alta definizione. Qui in basso proponiamo degli scatti di esempio e un video test. Più potente di quel che sembra è attivato, le prestazioni con alcune Il Panasonic Eluga è un dispositivo pagine scendono ulteriormente. abbastanza ben disegnato a livel- Questi rallentamenti sembrano lo prettamente estetico, che però in realtà interessare più che altro risente soprattutto di un software le applicazioni di default. Le altre ormai un po’ datato. Mentre diversi applicazioni si comportano infatti “concorrenti” aspettano l’aggiorna- come ci si aspetta e senza particomento a Jelly Bean, Eluga esce con lari rallentamenti, segnale che è l’inGinger Bread, con un aggiornamen- terfaccia customizzata di Panasonic to ad Ice Cream Sandwich che non a non essere del tutto ottimizzata. arriverà ancora per qualche setti- Basta installare ad esempio Firefox (Chrome non è mana. La nostra evidentemenimpressione è che, te supportato, tra l’altro, la vervuole Ice Cream sione di Android Sandwich) per montata su Eluga apprezzare una non sia nemmeno differenza di fluipar ticolarmente dità clamorosa. ottimizzata per C’è sempre quall’hardware. Nonoche rallentamenstante il procesto, ma niente a sore Dual Core, Eluga - la videoprova completa dello smartphone Panasonic - DDay.it che vedere con le animazioni il software predell’home screen sono poco fluide, con a volte vistosi installato. Come abbiamo visto, rallentamenti. La navigazione web, il display è di tipo pentile, fattore in particolare, non è all’altezza di che incide non poco sulla resa dei uno smartphone con processore font che spesso appaiono piuttosto Dual Core: il browser di default pre- “frastagliati” anche senza avvicinare senta un frame rate piuttosto basso troppo lo schermo agli occhi. Detto nello scrolling o lo zoom delle pagi- questo, e a parte dei bianchi un po’ ne, e quando il plug-in Adobe Flash troppo violacei, come ogni OLED che si rispetti lo schermo dell’Eluga colpisce per brillantezza dei colori e resa del nero. Anche la leggibilità all’aria aperta è tutto sommato buona. La durata della batteria è invece un po’ quella video che è. D’altra parte, come abbiamo visto, la batteria non è delle più capienti ed è il frutto di un compromesso dettato dalle dimensioni dello smartphone. Sta di fatto che, anche con la funzione di risparmio energetico, arrivare anche a sera senza ricaricare Eluga non è facile. Foto nella norma video deludente Il telefono Pansonic è dotato di fotocamera con sensore da 8 Megapixel e, incredibilmente, senza flash. L’applicazione è nella norma con le usuali impostazioni che troviamo su quasi tutti i telefoni Android: modalità scena, bilanciamento del bianco, risoluzione, ISO ed effetti. È possibile impostare anche il livello di compressione delle immagini su più livelli. In modalità video è possibile riprendere fino a un massimo Aggiornamento cercasi Il primo smartphone Android di Panasonic ha dalla sua un design pulito e la particolarità di essere impermeabile, una caratteristica che per molti potrebbe essere molto interessante. Paga un po’ la scelta di uscire con Android 2.3, specie alla luce di un’interfaccia personalizzata non molto fluida. L’aggiornamento a Ice Cream Sandwich è previsto e annunciato, ma nel momento in cui scriviamo non è ancora disponibile. Quando uscirà, sarà anche possibile sfruttare meglio la connettività NFC. Aspetto più problematico quello della batteria, che ha una capacità limitata, per quanto la funzione di risparmio energetico permette di sfruttarla al massimo. Interessante il prezzo di listino, che è stato sensibilmente tagliato a 349 euro.