Allevamento di stadi larvali di latterino (Atherina boyeri, Risso) da

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Allevamento di stadi larvali di latterino (Atherina boyeri, Risso) da
ALLEVAMENTO DI STADI LARVALI DI LATTERINO (ATHERINA
BOYERI, RISSO) DA DESTINARSI ALL' ESECUZIONE DI SAGGI
ECOTOSSICOLOGICI
ALESSANDRA RONCARATI¹*, FEDERICA SAVORELLI²,
PREGNOLATO², FRANCESCO GHION² & , PAOLO MELOTTI¹
FERNANDO
GELLI²,
LUCIANO
1 Centro Universitario di Ricerca e Didattica in Acquacoltura e Maricoltura (CURDAM), Università di Camerino,
Lungomare Europa 6, 63039 San Benedetto del Tronto (AP), Italy.
2 Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente (A.R.P.A.), Sezione di Ferrara, Corso Giovecca 169, 44100 Ferrara, Italy.
*Autore per la conispondenza
Riassunto
L'ARPA di Ferrara, in collaborazione con il CURDAM dell'Università di Camerino, sta puntualizzando
in laboratorio tecniche di allevamento di specie autoctone da impiegare in test ecotossicologici per la
valutazione della qualità di effluenti scaricati in ambienti salmastri e marini. A tale scopo, è stata
condotta una prova di allevamento larvale, della durata di 22 giorni, impiegando 6.000 larve di latterino
(Atherina boyeri, Risso), di due giorni di età e della lunghezza media di 6,51 ± 0,4 mm, suddivise in due
tesi (DL1, DL2), con tre repliche cadauna, costituite da acquari in plastica della capacità unitaria di 20 l.
Nella tesi DL1 le larve sono state immesse ad una densità iniziale di 25 individui/l, mentre nel gruppo
DL2 la concentrazione è stata fissata a 50 soggetti/l.
Le larve hanno evidenziato una regolare ingestione di rotiferi e nauplii di Artemia sia del ceppo nano
che di quello normale. Il termine della fase di svezzamento è stato individuato intorno al XVI giorno di
età, quando le larve sono risultate in grado di alimentarsi esclusivamente con la dieta bilanciata. Sia il
parametro peso che quello della lunghezza non hanno evidenziato differenze significative tra i due
gruppi di acquari. Discrepanze alquanto rilevanti tra le due tesi sono state invece osservate in relazione
al tasso di mortalità che, alla fine della prova, ha fatto registrare il 12% nel gruppo DL1 ed il 31% in
DL2. I risultati ottenuti hanno dimostrato che la specie latterino si presta ad essere allevata agevolmente
in piccoli volumi a densità che possono attestarsi sulle 25 larve/l. Durante lo svolgimento delle prove
relative all'allevamento larvale, un piccolo contingente di larve, di età compresa tra i 7 ed i 14 giorni, è
stato impiegato per avviare l'esecuzione di una prima serie di test ittiotossicologici (DL50) con
bicromato di potassio e solfato di rame. La risposta ai tossici di riferimento è stata valutata
positivamente vista l'elevata sensibilità evidenziata dalla specie.
Introduzione
I test ecotossicologici rappresentano un importante strumento per valutare la presenza di sostanze
tossiche nei confronti delle biocenosi acquatiche insediate in un determinato ambiente. Infatti, sulla
base delle risposte ottenute, è possibile verificare le condizioni del corpo idrico o promuovere ulteriori
indagini volte ad individuare interventi idonei a salvaguardare l'ecosistema.
Il recente D.Lgs. n.152 dell'11.5.1999, che abroga la 319/1976, rende obbligatoria l'esecuzione del
saggio di tossicità, ora definita "acuta", prevedendo peraltro l'impiego di differenti bioindicatori per
valutare lo stato di qualità delle acque e degli scarichi. La nota dell'allegato 5, tab. 3, par. 51, specifica gli
organismi (crostacei, alghe, batteri) che si possono utilizzare a questo scopo e delega l'ANPA (Agenzia
Nazionale per la Protezione Ambientale) ad individuarne altri appartenenti ai diversi livelli trofici della
catena alimentare.
La ricerca delle specie acquatiche più adatte allo svolgimento dei test ha impegnato per decenni gli
operatori di Canada e Stati Uniti dove l'analisi tossicologica di acque e scarichi è ormai un consolidato
strumento di controllo che affianca regolarmente l'analisi chimica (Hamilton, 1976; EPA, 1991).
A livello internazionale la gamma di organismi, impiegati nello svolgimento di tali prove, risulta
estremamente ampia essendo in molti casi correlata alla disponibilità ed alla volontà di eseguire i test su
specie animali autoctone (Runn, 1989; APRA, 1995). Fra le caratteristiche che questi organismi devono
possedere vi è, infatti, l'ampia disponibilità temporale e quantitativa di soggetti di taglia idonea oltre ad
una elevata sensibilità. Quest'ultimo requisito appare fondamentale al fine di rendere attendibile il
risultato del test ecotossicologico (Klemm et al., 1994).
L'ARPA di Ferrara, in collaborazione con il Centro Universitario di Ricerca e Didattica in Acquacoltura
e Maricoltura dell'Università di Camerino, sta puntualizzando in laboratorio tecniche di mantenimento e
riproduzione di specie autoctone, che sembrano possedere requisiti idonei per la valutazione della
qualità di effluenti scaricati in ambienti salmastri e marini. La disponibilità di materiale larvale risulta
particolarmente importante poichè tali stadi presentano la massima sensibilità nei confronti delle
sostanze tossiche di provenienza esogena.
Dopo aver messo a punto affidabili tecniche di riproduzione sulla specie latterino (Atherina boyeri, Risso)
(Viganò et al., 1999; Melotti et al., 1999), si è passati allo studio dell'allevamento larvale saggiando
metodiche di mantenimento atte ad individuare la densità ottimale a cui questo pesce deve essere
accresciuto sino al momento dell'esecuzione dei saggi di tossicità.
Materiali e metodi
Per lo svolgimento elle prove, della durata di 22 giorni, sono state utilizzate 6.000 larve di latterino, di
due giorni di età e della lunghezza media di 6,51 ± 0,4 mm, che sono state suddivise in due tesi (DL1,
DL2), con tre repliche cadauna, costituite da acquari in plastica della capacità unitaria di 20 l. Nella tesi
DL1 le larve sono state immesse ad una densità iniziale di 25 individui/l, mentre nel gruppo DL2 la
concentrazione è stata fissata a 50 soggetti/l.
Tutti gli acquari, posizionati all'interno di un laboratorio termostatato alla temperatura di 21 ± 1 °C,
operavano in ciclo parzialmente chiuso (rabbocco giornaliero: 10%) ed erano approvvigionati con
acqua alla temperatura di 20 ± 1 °C e salinità del 20%o. Il tasso di ossigeno disciolto è stato
costantemente mantenuto sopra i 5 mg/l grazie alla presenza di un diffusore poroso in ciascun acquario
(erogazione aria: 5 l/min). Il fotoperiodo, dall'inizio dell'alimentazione, è stato stabilito in 8 ore di buio
e 16 ore di luce ad una intensità di 800 lux.
A partire dal secondo giorno dopo la schiusa, ha preso avvio la somministrazione di alimento,
distribuito in tutti gli acquari con le stesse modalità: rotiferi (Brachionus plicatilis) fino al VII giorno,
seguiti da nauplii di Artemia salina nana dal V al X giorno e da Artemia normale a partire dal VIII sino al
XVI (Fig. 2) in quantità idonee a mantenere una densità di n. 2-5 rotiferi/ml o di n. 5-7 nauplii di
Artemia/ml.
Dal XIII giorno è iniziata la distribuzione di mangime micronizzato per larve di pesci marini, della
misura cinque zeri, che avveniva in 6-8 somministrazioni giornaliere per un totale del 12% p.v..
Nel corso della prova sono state compiute osservazioni sul consumo di alimento naturale per mezzo di
uno stereomicroscopio, provvisto di obiettivo 25X, collegato ad una camera digitale Olympus su
campioni di larve provenienti dalle due tesi (Letcher & Bengston, 1993).
Su un congruo numero di soggetti (50), sono stati eseguiti rilievi biometrici relativi al peso ed alla
lunghezza totale, condotti ad intervalli di 5 giorni; giornalmente è stata altresì determinata la mortalità. I
dati ottenuti sono stati sottoposti ad elaborazione statistica mediante analisi della varianza con modello
monofattoriale. Le differenze tra le medie sono state valutate tramite il test di Student-Newman-Keuls
mediante il pacchetto SAS (SAS Institute, 1989).
Fig. 1 -Particolare di larva di Atherina boyeri di 13 giorni di di età.
Risultati e discussione
I rilievi condotti sull'apparato digerente delle larve hanno evidenziato una regolare ingestione di rotiferi
e nauplii di Artemia sia del ceppo nano che di quello normale (Fig. 1).
Il termine della fase di svezzamento può essere individuato intorno al XVI giorno di età, quando le
larve sono risultate in grado di alimentarsi esclusivamente con la dieta bilanciata.
Per quanto riguarda il peso (Tab. 1), nei due gruppi di acquari è stata registrata una situazione
pressochè sovrapponibile che ha visto il raggiungimento di un peso medio ragguardevole ad entrambe
le densità. Anche il parametro lunghezza (Tab. 2) non ha mai mostrato differenze significative tra i
pesci allevati alle due densità saggiate.
età
2
7
12
17
22
DL1
8
160
280
402
525
DL2
98
160
270
415
530
ES
19
25
29
31
P
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s. = non significativo
Tab. 1- Peso medio (mg) dei latterini, appartenenti alle due tesi, ai diversi intervalli temporali.
Età (giorni)
2
7
12
17
22
DL1
6,51
8,7
11,4
13,2
16,1
DL2
6,51
9
11,4
15,3
17,5
ES
1,7
1,2
4,2
4
P
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
Tab. 2 -Lunghezza media (mm) dei latterini, appartenenti alle due tesi, ai diversi intervalli temporali.
Discrepanze alquanto rilevanti tra le due tesi sono state osservate in relazione al tasso di mortalità (Fig.
3) che, alla fine della prova, ha fatto registrare il 12% nel gruppo DL1, mentre in DL2 ha raggiunto il
31%. In quest'ultimo gruppo, il numero di larve decedute giornalmente si è accentuato nel periodo
compreso tra il settimo ed il dodicesimo giorno mentre, nella fase finale, i decessi si sono attestati su
valori più bassi così come nella tesi DL1. Durante lo svolgimento delle prove relative all'allevamento
larvale, un piccolo contingente di larve (50), di età compresa tra i 7 ed i 14 giorni, è stato impiegato per
avviare l'esecuzione di una prima serie di test ittiotossicologici (DL50) con bicromato di potassio e
solfato di rame, seguendo la procedura schematizzata in Tab. 3 (Klemm et al.,1994).
Seppure non si possa ancora parlare di standardizzazione di una metodica per l'esecuzione di tali saggi
su larve di latterino, la risposta ai tossici di riferimento è stata valutata positivamente vista l'elevata
sensibilità evidenziata dalla specie che tuttavia, al tempo stesso, ha dimostrato di prestarsi ad essere
allevata agevolmente in piccoli volumi a densità che possono attestarsi sulle 25 unità/l.
Fig. 2 -Sequenza alimentare adottata durante l'allevamento di Atherina boyeri.
Tipo di saggio
Salinità
Temperatura
Fotoperiodo
Capacità della camera utilizzata per il saggio
Volume soluzione test
Età degli organismi
n. organismi impiegati per ogni test e controllo
n. repliche per ogni concentrazione
Tipo di alimetazione durante il test
Ossigeno disciolto
Aerazione
Durata del test
Effetti rilevati
Statico
20 ± 1 ppt
20 ± 1°C
16 h L : 8 h B
800 ml
200 ml
7-14 giorni dalla schiusa
10
5
Nessuno
4 mg/l
Assente
24 h
Mortalità
Tab. 3 -Condizioni adottate per lo svolgimento dei test ittiotossicologici su Atherina boyeri.
Fig. 3 -Andamento della mortalità (%) delle larve in latterino nei 22 giorni di prova.
Ringraziamenti
Si ringraziano la Dott. Anna Maria Cicero dell'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica
Applicata al Mare (ICRAM) e la Dott. Gianna Casazza dell'Agenzia Nazionale per la Protezione
Ambientale (ANPA) per la preziosa e fattiva collaborazione prestata.
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