Sussidio adolescenti - Parrocchia di Zoppè

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Sussidio adolescenti - Parrocchia di Zoppè
venite
vedrete
MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo
sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i suoi due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi
lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e
videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del
pomeriggio.
gv 1, 36-39
INDICE
PRESENTAZIONE
sussidi mgs nazionali 2010-11
1
INTRODUZIONE
la vocazione alla vita
3
inizio anno
la mia comunità
8
avvento e natale
riconoscere gesù
17
mese salesiano
don bosco testimone dell'amore
23
tempo ordinario
ogni vita è vocazione
29
quaresima
fissare lo sguardo su gesù
38
tempo pasquale e mese mariano
da discepoli ad apostoli
45
qr-code
Inquadrando con una webcam o con un cellulare il quadrato con il qr-code (è
un codice a barre fatto di quadrati) del logo "Venite e vedrete" verrete reindirizzatati ad un link di donboscoland con ulteriori informazioni o materiale
riguardo ai sussidi.
Grafica e foto di copertina:
Daniela Baldo e Claudia Rossi
MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO ITALIA
www.mgsitalia.it
Sussidio on linewww.donboscoland.it
PRESENTAZIONE
SUSSIDI MGS NAZIONALI
2010-2011
"VENITE E VEDRETE"
I discepoli di Giovanni avranno sperimentato
qualcosa di immensamente bello
nel momento in cui
"Andarono, videro dove abitava Gesù e rimasero con lui" .
Cari fratelli e sorelle, membri tutti della Famiglia Salesiana, vi invito ad essere per i giovani vere
guide spirituali, come Giovanni Battista che addita Gesù ai suoi discepoli dicendoli: "Ecco l'Agnello di Dio!" (gv 1,36), di modo che essi possano andargli dietro al punto che Gesù rendendosi conto
che lo seguono si rivolga direttamente a loro con la domanda: "Che cercate?", ed essi presi del desiderio di conoscere in profondità chi sia questo Gesù gli domandino: "Rabbi, dove abiti?" (gv 1,37),
e Lui inviti loro a fare una esperienza di convivenza con lui: "Venite e vedrete" (gv 1,39).
(don Pascual Chavez, dalla Strenna 2011)
PROGETTO GENERALE
La Strenna 2010 ci ha provocato ad una ricerca costante del volto di Gesù: "Vogliamo vedere
Gesù". Quest'anno, in continuità con la proposta precedente, siamo chiamati a metterci nella
prospettiva della sequela: "Venite e vedrete". É una risposta gioiosa che ci spinge a maturare nuovi
passi nell'esperienza di fede che tutti noi vorremmo fare. Non basta infatti conoscere Gesù, essere
bravi ragazzi, bisogna seguirlo, mettersi accanto a Lui e riconoscerlo come il senso profondo della
nostra esistenza.
I sussidi che proponiamo quest'anno sono su questa linea.
OBIETTIVO GENERALE
Realizzare un percorso formativo che conduca gradualmente i ragazzi e i giovani a riconoscere la voce
di Dio nelle situazioni quotidiane e a rispondervi con fiducia e gioia, dando risposte adeguate alle diverse
chiamate che ricevono nella loro vita.
Ogni attimo di vita è come un "tempo favorevole" in cui ogni persona è in grado di maturare decisioni radicali, cioè di dare alla sua vita una forma, un significato.
In questo cammino porremmo particolare attenzione ai ragazzi e giovani che si mettono, più di
altri, in ricerca vocazionale. Li aiuteremo nel discernimento attraverso un percorso più attento
alle loro domande di senso e ci porremmo accanto a loro condividendo la loro ricerca.
PIANO GENERALE DEI SUSSIDI
Si articola su alcuni obiettivi specifici individuati per ogni fascia di età.
1. sussidio per i fanciulli_la vocazione alla vita
La vita è un dono che non va tenuto per sé. I ragazzi scoprono la vita come dono d Dio, vita che va
amata e rispettata sempre. Siano aiutati a capire che il modo più bello per vivere è donare. È il
primo "sì" che Dio chiede ad ogni creatura fatta a sua immagine.
1
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sussidio_adolescenti
2. sussidio per i preadolescenti_ la vita come vocazione
La vita è piena di doni che vanno messi in azione. I ragazzi scoprono che i cambiamenti importanti che ci sono nella loro crescita portano a conoscere i tanti doni che Dio ha fatto loro. Siano
accompagnati a fare alcune scelte importanti per la vita e a dire "sì" al Signore che chiama ad un
primo progetto di vita cristiana.
3. sussidio per gli adolescenti_la vocazione all'amore
Gli adolescenti scoprono che la vita si realizza se si impara ad amare in modo libero e gratuito.
Siano aiutati a cogliere l'esigente fascino del comandamento dell'amore affinché ogni loro scelta sia carica di senso e significato. Obbedire all'amore è la richiesta più bella e alta che Dio fa ad
ognuno di noi.
4. sussidio per i giovani_la mia vocazione è l'amore!
La misura dell'amore è amare senza misura. I giovani comprendono che l'amore vero si incarna
in alcune scelte di vita. Siano guidati a conoscere e a confrontarsi con "gli stati di vita del cristiano" e a discernere la forma concreta della propria vocazione.
ELEMENTI IN COMUNE DEI SUSSIDI
Pur essendo composti da equipe diverse e avendo caratteristiche diverse, i sussidi hanno alcuni
elementi ricorrenti.
› Hanno tutti lo stesso titolo: "Venite e vedrete" che rimarrà lo slogan dell'anno. Il sottotitolo di
ogni sussidio, mette in evidenza la parola "vocazione" declinata su un particolare aspetto da
approfondire in base all'età dei destinatari.
› Il brano biblico di riferimento (gv 1,35-42) verrà ripreso versetto per versetto, successivmente nelle diverse tappe. Da qui la scelta del tema per ogni tappa.
› Ogni tappa è caratterizzata dunque da un tema che viene articolato in più obiettivi e da un
ulteriore brano evangelico che fa da sfondo a tutto il periodo.
› I sussidi seguono complessivamente il ciclo liturgico suddiviso in 6 tappe.
› Sono attenti più degli altri anni a far emergere la dimensione vocazionale nel cammino di
crescita dei ragazzi e dei giovani, provocando una ricerca più attenta sul progetto di vita.
› Si sono tenute presenti le grandi dimensioni dell'evangelizzazione: l'esperienza personale,
l'esperienza ecclesiale, la dimensione della ricerca e dell'incontro con Dio, la dimensione sacramentale, la dimensione della testimonianza e del servizio, facendo continuamente riferimento alla Parola di Dio.
› Il testo stampato sarà integrato con ulteriori materiali segnalati di volta in volta nella pagine del sussidio. Si potranno scaricare dal sito www.donboscoland.it
› Nella rivista Note di Pastorale Giovanile n° 6 2010 estivo si posso trovare ricchi materiali formativi per l'approfondimento del tema vocazionale (cf. www.cnos.org). Incoraggiamo la lettura e
lo studio personale o di gruppo.
Siamo convinti che ogni sussidio assume valore nella misura in cui chi lo propone e chi lo usa si pone seriamente in un continuo percorso di conversione personale e di ricerca sincera del Signore della vita per
seguirlo con gioia e nella verità.
INtroduzione
LA VOCAZIONE ALL'AMORE
SUSSIDIO
PER GLI ADOLESCENTI
obiettivo dell'anno
"Gli adolescenti scoprono che la vita si realizza se si impara ad amare in modo libero e gratuito.
Siano aiutati a cogliere l'esigente fascino del comandamento dell'amore, affinché ogni loro
scelta sia carica di senso e significato. Obbedire all'amore è la richiesta più bella e alta che Dio
fa ad ognuno di noi".
presentazione del sussidio
Questo sussidio è il frutto del lavoro di un'équipe composta da Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e giovani che da molto tempo collaborano nell'animazione del mgs in Sicilia e che,
contemporaneamente, portano avanti itinerari e percorsi per gli adolescenti. Speriamo, quindi, che questo sussidio possa aiutarvi nel vostro compito di educatori perché anche voi, come
Giovanni Battista, possiate indicare ai vostri adolescenti l'Agnello di Dio con la stessa passione
ed efficacia che spinse i due discepoli a seguire il Messia.
Tutti i sussidi ruotano attorno allo slogan "Venite e vedrete" ma, allo stesso tempo, sono caratterizzati da un sottotitolo che dà ad ogni sussidio una chiara particolarità. Per il sussidio
adolescenti il tema che ci accompagnerà sarà "La vocazione all'amore". Siamo chiamati, cioè,
ad aiutare i nostri destinatari a mettersi in ricerca del progetto di Dio sulla propria vita e a
rispondere a questa chiamata di amore.
dietro le pagine:
Alberto Anzalone, sr Assunta Di Rosa, don Marcello Mazzeo, Dony Sapienza, sr Francesca Scibetta, Giorgia Spadaccini, Dario Spinella.
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SCANSIONE DEI PERIODI
PERIODO
TEMI
e parole chiave
TESTIMONIANZe
salesiane
E ICONE BIBLICHE
INIZIO ANNO
la mia comunità
Una comunità da vivere e
da amare
› Domenico Savio e la compagnia
dell'Immacolata.
› La mamma di Maria Mazzarello invita
la famiglia a partecipare all'eucarestia
domenicale.
Giovanni Battista stava ancora
là con due dei suoi discepoli.
conosco e comunità
mc 3,13-19
Gesù chiama i dodici
avvento e natale
Giovanni disse: "Ecco l'agnello di
Dio!".
mese salesiano
E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
tempo ordinario
I discepoli risposero: "Maestro,
dove abiti?".
Disse loro: "Venite e vedrete".
quaresima
Giovanni fissò lo sguardo su
Gesù.
riconoscere gesù
Affidarsi alle mediazioni
riconoscere e mediazione
› Mamma Margherita aiuta Giovannino
Bosco a conoscere Dio.
› Don Pestarino, guida spirituale di Maria Mazzarello.
mt 2,1-12
I Re Magi
don bosco testimone
dell'amore
Dall'ammirazione
all'imitazione
santità e imitazione
ogni vita è vocazione
Obbedire all'amore
vocazione e amore
› "Un altro don Bosco": don Rua primo
successore di don Bosco.
› Domenico Savio e la santità salesiana.
gv 1,35-39
Giovanni Battista e i primi discepoli
- Domenico Savio: "Un abito per il Signore".
- Giovannino Bosco riconsegna la chiave del cassetto di don Calosso ai suoi
nipoti.
mt 5, 13-16
Chiamata di Pietro
fissare lo sguardo su gesù
La preghiera come un incontro di sguardi
sguardo e preghiera
› Maria Mazzarello vive l'unione quotidiana con Gesù Eucarestia dalla finestrella.
› Don Bosco invita a fare frequenti visite
a Gesù Sacramentato.
lc 19,1-10
Zaccheo
tempo pasquale
e mese mariano
Andrea incontrò per primo suo
fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" e lo condusse da Gesù.
da discepoli ad apostoli
La proposta di stare con il
Risorto per andare ad annunciarlo a tutti
› I ragazzi dell'oratorio di Valdocco durante la peste.
› Il sogno dell'elefante e il manto di Maria.
apostoli
atti 1,12-14
Maria nel cenacolo
INtroduzione
OBIETTIVI
IMPEGNI
› Accompagnare gli adolescenti a vivere l'esperienza
comunitaria come luogo di incontro con Dio.
› Aiutarli a cogliere nella comunità quei segni che li
aiutano a crescere nella fede.
› Far cogliere loro la ricchezza dell'eucarestia domenicale quale luogo privilegiato per crescere come comunità cristiana.
› Impegnarsi a vivere le relazioni comunitarie così
come le ha vissute Gesù.
› Verificare che le proprie relazioni siano coerenti con
quanto vissuto nell'eucarestia.
› Aiutare a riconoscere quali sono le mediazioni che li
portano a Gesù, incoraggiandoli ad affidarsi ad esse.
› Guidarli alla conoscenza della Parola di Dio per scoprirla quale strumento prezioso per orientare le proprie scelte.
› Prendersi del tempo per meditare la Parola di Dio.
› Confrontare il proprio cammino con una guida.
› Guidare gli adolescenti a riconoscere quei tratti di
don Bosco che sentono propri.
› Aiutarli a fare della quotidianità una palestra di
santità.
› Approfondire la figura di don Bosco, scoprendo come
egli ha vissuto la santità nel quotidiano.
› Imparare a vivere l'attimo presente e i doveri quotidiani alla presenza di Dio.
› Far maturare la consapevolezza che ogni uomo è chiamato a dare senso alla propria vita.
› Far comprendere loro che nella Chiesa vi sono diverse
chiamate attraverso le quali obbedire all'amore e presentare le diverse vocazioni all'interno della Famiglia
Salesiana.
› Interrogarsi sul progetto di amore che Dio ha sulla
propria vita.
› Comprendere il valore di una guida spirituale e orientarsi verso la scelta della propria guida.
› Far maturare il desiderio della preghiera personale
e comunitaria, luogo per incontrare, amare, crescere
nell'amicizia con Gesù, luce per comprendere la propria vocazione.
› Far cogliere che la vocazione all'amore si esprime
concretamente attraverso scelte di servizio, di animazione, di volontariato, di missionarietà, vie che aiutano a fissare lo sguardo su Gesù.
› Ritagliarsi nel quotidiano un tempo di preghiera personale.
› Accostarsi con frequenza e consapevolezza al sacramento della riconciliazione.
› Invocare lo Spirito Santo, soprattutto prima di fare
delle scelte importanti.
› Aiutare gli adolescenti a cogliere che l'esigente fascino del comandamento dell'amore richiede di amare
senza misura.
› Stimolarli ad essere apostoli di Gesù, attraverso l'annuncio esplicito dell'incontro con Lui e la coerenza
della propria vita.
› Accompagnarli a far proprio l'atteggiamento del "si"
incondizionato di Maria.
› Testimoniare la fede tra i propri compagni di classe
e gli amici.
› Impegnarsi in un'attività concreta di servizio.
› Approfondire la figura di Maria attraverso la lettura
del Vangelo.
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IN OGNI PERIODO TROVI…
STRENNA
Versetto del vangelo scelto per la strenna, con breve commento
INTRODUZIONE AL PERIODO
Introduce il periodo proprio dell'anno sociale e liturgico e
costituisce l'anello di congiunzione con la tappa precedente.
PRESENTAZIONE DELLA TAPPA
In questa sezione viene presentato ed esplicitato l'obiettivo
specifico; vengono indicate alcune "parole chiave" attorno
alle quali sviluppare la programmazione; si introduce l'icona
biblica di riferimento.
Si rende evidente il collegamento della singola tappa con il
brano biblico della strenna
FOCUS
Spunti formativi per approfondire i temi proposti. I testi sono
di mons. Domenico Sigalini e sono tratti da trasmissioni radiofoniche di Radio Onda Libera (on line su www.donboscoland.
it puoi trovare anche gli MP3).
MATERIALI
Vengono indicati materiali utili (letture, attività, canzoni
e film) per sviluppare i singoli incontri.
La sezione è suddivisa secondo le "parole chiave" individuate nella sezione b.
Al termine dell'attività di gruppo l'animatore abbia cura
di favorire la conversazione per fare emergere il messaggio che si intende trasmettere.
TESTIMONIANZE SALESIANE
Si presentano modelli significativi tratti dagli ambienti salesiani, guardando ai quali è possibile approfondire il tema proposto.
MOMENTO CELEBRATIVO
Il momento celebrativo riprende l'obiettivo generale e permette di fare la sintesi dell'itinerario percorso.
INIZIO ANNO
INtroduzione
n.b.:
1. L'icona biblica indicata nei diversi periodi non è stata sempre presa in considerazione preferendo centrare l'attenzione sul brano biblico di riferimento per tutto l'anno (gv 1,35-42)
2. Gli "impegni" descritti nella colonna dello schema sopra, non vengono più
riportati all'interno delle tappe. Ogni animatore ne tenga conto facendone
riferimento di volta in volta e con la libertà necessaria ad ogni percorso di
fede.
Ovviamente questo è solo un sussidio, ovvero un insieme di proposte, materiali e attività che vanno adattate agli adolescenti che il Signore vi affida.
Sarete voi, invece, a costruire il percorso concreto e dettagliato che farete con
il vostro gruppo (gruppo formativo, classe, squadra, gruppo di catechesi) o
nei momenti comunitari (buona notte oratoriana, buon giorno scolastico).
Nell'elaborare il percorso specifico, vi suggeriamo di avere sempre chiaro il
tema formativo nella sua globalità ("Venite e vedrete". La vocazione all'amore), e
contemporaneamente quello della tappa specifica nella quale vi trovate.
BUONA MISSIONE E BUON ANNO FORMATIVO!
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INIZIO ANNO
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LA MIA COMUNITÀ
una comunità da vivere e da amare
Giovanni Battista
stava ancora là
con due dei suoi
discepoli
OBIETTIVI
› Accompagnare gli adolescenti a vivere l'esperienza comunitaria come luogo di incontro con
Dio.
› Aiutarli a cogliere nella comunità quei segni che li aiutano a crescere nella fede.
› Far cogliere loro la ricchezza dell'eucarestia domenicale quale luogo privilegiato per crescere
come comunità cristiana.
Parole chiave
conosco e comunità
STRENNA
"giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli".
Nell'icona biblica, è messa subito in evidenza il contesto comunitario in cui si svolge la scena.
Gesù passa mentre due discepoli stanno continuando il loro cammino guidati da Giovanni. I
due discepoli si collocano, in un contesto di conversione, di disponibilità alla Parola di Dio, di
ascolto della propria guida, di preghiera comunitaria. Proprio perché vivono questo atteggiamento interiore, riescono a fidarsi di Giovanni che li indirizza all'Agnello, e fiducia anche nei
riguardi di Gesù che li invita a seguirlo e a condividere la propria vita con Lui.
INTRODUZIONE AL PERIODO
Dopo il periodo estivo, durante il quale gli adolescenti hanno vissuto esperienze molto variegate, come educatori siamo chiamati ad accompagnarli in una verifica delle esperienze belle
e di quelle meno belle che hanno vissuto in questa estate. È necessario aiutarli a rileggere la
propria vita per riuscire a superare:
› la frammentarietà del cammino. È bene che i ragazzi imparino a collegare le esperienze
vissute e i segni di Dio presenti in ogni momento. Per comprendere il progetto di Dio sulla
propria vita è necessario rileggere il cammino trovando la giusta chiave di lettura e di continuità. È bene anche evidenziare alcune esperienze particolarmente significative attraverso le
quali Dio ha mostrato un pezzo del mio progetto di vita (es. una forte esperienza di servizio
può farmi comprendere che questo valore fa parte della mia vocazione e della chiamata a
donarmi totalmente agli altri, o una forte esperienza di preghiera può aiutarmi a capire che
il rapporto intimo con Dio è un ambito da coltivare nella vita di ogni giorno).
› la confusione delle esperienze vissute. È necessario anche aiutarli a riconoscere la diversa
qualità e importanza del loro vissuto, dando ad ogni momento il peso giusto, riconoscendo
gli errori commessi e i traguardi raggiunti.
INIZIO ANNO
› il camminare senza meta. All'inizio di un nuovo tempo della vita è bene
aiutare i ragazzi a mettersi davanti delle mete verso cui tendere, per non
vagare senza riferimenti e senza prospettive, per non vivere solo ciò che le
circostanze ci mettono dinnanzi.
› la tentazione dell'individualismo e dell'egoismo. É importante aiutare i ragazzi a sentire il gruppo come il luogo in cui poter incontrare Dio, nel quale
sentirsi accolti, all'interno del quale confrontarsi, maturare e vivere esperienze di servizio verso gli altri.
PRESENTAZIONE DELLA TAPPA
Il primo passo del cammino che vogliamo far compiere ai nostri destinatari
è legato alla dimensione comunitaria. Nel cammino di maturazione umana,
psicologica e sessuale e nel cammino di fede, la categoria comunitaria assume, specialmente a questa età, una forte rilevanza. Sia nell'ipotesi di un
gruppo nuovo sia in quella di un gruppo già avviato negli anni precedenti, vi
invitiamo a dedicare questo tempo al lavoro di conoscenza e di coesione.
Vi proponiamo di scandire questo periodo in due fasi, ognuna delle quali ruota attorno ad una parola chiave:
1. conosco
All'interno di questa fase cercate di innescare una serie di dinamismi necessari alla prima conoscenza (se il gruppo si è appena formato) o all'approfondimento della conoscenza degli nuovi componenti (se è un gruppo che ha fatto
già un cammino). Vi suggeriamo di mettere in atto molteplici canali conoscitivi: fisicità, sentimenti, valori, idee, religiosità, per far comprendere che la
conoscenza è un dinamismo profondo che non può limitarsi soltanto ad un
rapporto superficiale o ai nostri pregiudizi, come spesso fanno invece i ragazzi a questa età. Una conoscenza profonda permetterà ai ragazzi di realizzare
l'impegno che suggeriamo nello schema generale, vivere cioè relazioni vere
e sincere. Dalla conoscenza scaturirà l'amicizia e il desiderio di condividere
il cammino. La testimonianza di Domenico Savio e la compagnia dell'Immacolata diventerà icona del gruppo come luogo di crescita personale, umana,
missionaria e spirituale.
2. comunità
Il secondo passaggio di questo periodo fa riferimento al fatto che per fare
comunità non basta conoscersi, ma occorre accogliersi, accettarsi, perdonarsi, sacrificarsi, impegnarsi con responsabilità, amare in modo gratuito tutti
coloro che si incontrano lungo il cammino. Vi invitiamo ad accompagnare
i vostri destinatari ad assumere gli stessi atteggiamenti necessari per creare
comunione anche nella comunità ecclesiale che si riunisce la domenica per
celebrare l'eucarestia. In questa fase della vita, in cui gli adolescenti vivono
un lento distacco dal mondo degli adulti e della Chiesa, siamo chiamati ad accompagnarli a vedere nella celebrazione eucaristica il luogo in cui fare esperienza di Dio in modo comunitario, a sentirsi parte viva di questa comunità,
a sentirsi cioè un corpo unico, un solo gregge. L'icona biblica del Vangelo di
Marco, che fa da riferimento a questo periodo, la chiamata di Gesù dei Dodici,
ci aiuta a cogliere il senso profondo di questa seconda parola chiave. La loro
vocazione (vengono chiamati con il nome proprio) si fonda su una dimensione comunitaria. Ognuno è chiamato personalmente, ma la chiamata avviene
nel contesto comunitario (i discepoli che già seguivano Gesù) e inserisce il
chiamato in una comunità da amare e servire (i Dodici). Questi uomini con
i propri pregi e difetti, pur mantenendo la propria personalità e individualità, divengono un'unica realtà. É lo stesso evento di grazia che si manifesta
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sussidio_adolescenti
nella Chiesa. Ogni cristiano dovrebbe vivere la propria vita di fede in una
comunità (assemblea - chiesa) che prega e celebra l'eucarestia (liturgia), che
si vuole bene (carità), che serve i propri figli e tutti coloro che hanno bisogno
(servizio).
FOCUS
scelti tra chi cerca
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi
nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona. Abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel
confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con
altri. Soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi,
convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.
Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con un perentorio: "Ecco l'Agnello di Dio", che a noi ricorda un gesto liturgico quotidiano, ma che alla gente radunata sulle rive del Giordano da Giovanni è apparso
come la fine di una attesa forse un po' confusa. "Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?".
Eccolo colui che stiamo aspettando. Io ho finito la mia parte, il futuro è dalla
sua. E i discepoli di Giovanni si fanno discepoli di Gesù: lo seguono, cambiano guida, prima da curiosi, poi da veri appassionati: Dove abiti? Che fai?
Che vita vivi? Possiamo condividere con te il nostro tempo, la nostra ansia, le
nostre aspettative? Hai per noi una risposta alle molte domande che ci facciamo? Abbiamo deciso con Giovanni che non si può stare inerti ad aspettare,
ora che la nostra attesa sembra approdare a te, vogliamo stare con te.
E Gesù con un "venite e vedete", comincia a formare la sua squadra, comincia
a chiamare esplicitamente a far parte del suo regno, inizia a formare i nuovi
ministri, i preti. Quelli del tempio sono stati molto utili e necessari fino ad
oggi, ma ora vi chiamo io, vi scelgo io, vi voglio stare cuore a cuore per prepararvi a donare il mistero della salvezza, per farvi entrare in comunione con il
Padre, che è Dio l'altissimo.
È un bellissimo incontro tra la volontà dell'uomo e la chiamata di Dio. Gli
uomini, in questo caso gli apostoli con un tam tam inarrestabile si passano
la parola, si comunicano la gioia di una amicizia cercata a lungo e trovata; e
Gesù trasforma la curiosità, la generosità, la voglia di avventura in una chiamata esplicita, in una missione che diventa concreta anche a partire dal cambiamento di nome; tu ti chiamerai Pietro, non più Simone.
È il mistero di ogni vita: cercatori e chiamati, liberi e convocati, spontanei e
orientati, affascinati e impegnati esplicitamente. Spesso ci domandiamo chi
essere nella vita, come posso capire a che cosa sono stato chiamato, quale è la
mia vocazione? È una ricerca delicata perché la chiamata di Dio si sposa sempre con la ricerca dell'uomo, con la sua intelligenza nel capire i segni che Dio
ci lascia e che ci testimoniano che non ci abbandona nemmeno nella scelta
del nostro futuro.
MATERIALI
conosco
attività 1: cose in comune
Obiettivo: Questa dinamica aiuta i ragazzi a capire che è possibile incontrare persone simili a loro nel modo di pensare e agire. Il confronto favorisce
la conoscenza e l'accettazione reciproca. É molto utile, soprattutto nelle fasi
INIZIO ANNO
iniziali, per rompere il ghiaccio.
L'animatore fa l'elenco di determinate caratteristiche (ad esempio: coloro
che hanno gli occhi blu, verdi, castani, ecc.); bisogna trovare tutti gli altri che
hanno la nostra stessa caratteristica e formare dei gruppetti. Dopo che i gruppi si sono formati, esortare i partecipanti a presentarsi per conoscersi meglio.
Si continua con l'elenco delle caratteristiche, e si formano gruppetti sempre
differenti:
› chi ama lo stesso genere di musica?
› chi tifa per la stessa squadra?
› chi ha fatto la scelta dello tesso tipo di scuola?
› chi pratica lo stesso sport?
Si verifica infine il gioco tutti insieme. Si possono ovviamente adattare le domande in base alle caratteristiche del gruppo.
comunità
attività 2: ti ringrazio per...
Obiettivo: Questa dinamica di gruppo favorisce l'emergere di qualità dei singoli componenti. Ogni ricchezza messa in comune arricchisce tutto il gruppo.
I ragazzi sono in cerchio, ciascuno con un foglio in mano, sul quale scrivono
il proprio nome in cima e poi ne piegano a fisarmonica il pezzo inferiore, in
modo che il nome resti bene in vista. Fatto questo, lo passano al compagno
alla loro sinistra. Ogni ragazzo deve guardare il foglio, leggere il nome che c'è
sopra, scrivere una qualità, un aspetto positivo, un motivo per cui vorrebbe
dire grazie al compagno di cui ha letto il nome, e poi lo piega a fisarmonica
(in modo da far sparire ciò che ha scritto, lasciando solo in vista il nome) e lo
passa al compagno alla sua sinistra. Quando il giro è completato, si mettono
tutti i foglietti in mezzo e si leggono pescandoli a caso.
Alla fine, l'animatore sottolinea quante cose positive siano emerse per ciascuno, anche, alle volte, in maniera inaspettata.
comunità
attività 3: tabella di riflessione
Obiettivo: questa dinamica serve a far sì che i ragazzi confrontino la loro
vita con quanto vivono nell'Eucaristia domenicale, affinché ci sia in loro una
sempre più profonda coerenza di vita.
Nella colonna di sinistra trovate schematizzati i principali momenti della
Messa, nella colonna di destra il riferimento al quotidiano.
momento della messa
nella mia vita quotidiana
Andare a messa…
…significa per me:
Segno della croce
Segna l'inizio della celebrazione, ci
mette alla presenza di Dio.
Il segno della croce ti aiuta a metterti alla presenza di Dio. Che valore
ha nella tua vita quotidiana questo
segno?
Atto penitenziale
Prima di celebrare il mistero di Dio, ci
riconosciamo peccatori e bisognosi di
perdono
Ci sono stati dei momenti nella tua
vita in cui hai fatto esperienza della
misericordia di Dio?
Prova a ricordarli
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sussidio_adolescenti
Liturgia della Parola
Per conoscere il Signore è necessario
l'ascolto della Parola. L'ascolto nutre il
desiderio di conoscere Dio
Senti il desiderio di ascoltare veramente la Parola di Dio? E la Parola
sta nutrendo la tua vita?
Presentazione dei doni
I frutti della terra, della vite e del
lavoro dell'uomo sono presentati a Dio,
creatore dell'universo.
Durante la Messa anche noi ci offriamo al Signore. Cerca di andare
a fondo di questa realtà e di capire
che risvolti ha nella tua vita
Consacrazione del pane e del vino
In quel momento cambiano sostanza,
diventando il Corpo e il Sangue di
Cristo.
"Come io vi ho amato e ho dato me
stesso per voi, così fate anche voi"
Senti rivolto a te questo invito di
Gesù?
Ringraziamento
L'eucarestia ci carica di riconoscenDopo la Comunione, si ringrazia Cristo za per il dono ricevuto. Come espriper il grandissimo dono.
mi la tua riconoscenza per tutti i
doni che ricevi ogni giorno?
Benedizione finale
Dopo aver celebrato, si va in pace con
la gioia nel cuore.
comunità
comunità
La celebrazione eucaristica si conclude con una benedizione, cioè un
dire-bene. Qual è il tuo impegno di
bene-dire Dio e i fratelli?
Canzoni
Qui per voi (Finley)
Grazie perché (Morandi)
Film
1. High School Musical 2
Un film di Kenny Ortega. Con Zac Efron, Ashley Tisdale, Lucas Grabeel, Corbin Bleu, Monique Coleman. Film TV, Commedia - usa 2007.
Pista di riflessione
Il film è un inno ai valori dell'amicizia e alla redenzione che attraverso la
musica e il ballo scioglie gelosie e rancori. L'esperienza di gruppo tracciata
nel film può servire da modello per far ragionare i ragazzi sul modo di immaginare il loro futuro. Progettare il futuro insieme al proprio gruppo d'appartenenza è, in questo caso, un motivo di forza; il gruppo – comunità è luogo
prediletto per comprendere la strada che dovremo percorrere; la fedeltà dimostrata da Troy a questa "comunità" sarà la chiave per sbloccare il futuro di
tutti e continuare a camminare insieme.
comunità
2. Arrivederci ragazzi
1987. Un film di Louis Malle con Gaspard Manesse, Francine Racette, Raphael
Fejito, François Berléand.
Pista di riflessione
Pur denso di molte tematiche "importanti", tra cui la questione del razzismo
durante la guerra, questo film traccia con contorni nitidi l'esperienza di una
comunità che sa "coprire" ed aiutare in caso di difficoltà. Purtroppo, la causa
del fallimento è la defezione di un singolo; ma il movimento della comunità,
nella persona del rettore del collegio, padre Jean, è sempre stato diretto verso
l'aiuto a chi era in difficoltà e alla protezione da attacchi esterni.
INIZIO ANNO
TESTIMONIANZE SALESIANE
conosco
1. michele magone conosce il suo primo amico in oratorio: giuseppe rinaldi
Don Bosco aiuta subito Michele ad inserirsi nell'oratorio ponendogli accanto un amico sincero: Beppe. Quest'ultimo faceva parte del gruppo dei cosiddetti "angeli custodi"
ai quali don Bosco raccomandava i ragazzi che per la prima volta facevano il loro
ingresso in oratorio. Questa pratica era usuale, soprattutto, con coloro, come Michele,
che don Bosco definiva "pericolanti" e che, quindi, avevano più bisogno di un amico
fedele accanto.
Beppe conosceva già Michele di fama.
Quella stessa mattina, dopo la messa, don Bosco lo aveva chiamato nel suo
ufficio.
- Senti, Beppe: se ti domandassi un piacere, me lo faresti?
- Certo, volentieri.
- Anche se è un po' difficile?
- Anche se è molto difficile. Farò del mio meglio.
- Dunque: oggi o domani verrà all'Oratorio un ragazzo di Carmagnola. Si
chiama Michele Magone. Suo padre è morto già da un po' di tempo, e così
Michele è cresciuto abbandonato a se stesso. Potrebbe anche aver preso un
indirizzo sbagliato. Perciò tu dovresti fargli da angelo custode, facendotelo
amico e correggendolo, ma con molta bontà, quando vedi che non si comporta bene.
- E se non mi ascolta?
- Vedrai che ti ascolterà. In ogni caso ci sono qui io ad aiutarti. E poi c'è il Signore. Dunque, buona fortuna, e appena puoi vieni a darmi notizie del tuo
amico. [...]
Era la prima volta che Beppe era stato scelto a far da angelo custode, e ci si
mise con entusiasmo. Michele, impulsivo come sempre, sentì subito per lui
una profonda simpatia.
Per prima cosa, Beppe gli aveva fatto visitare l'Oratorio, cominciando dalla
sala di studio.
- Quanti banchi! - esclama Michele. - Per chi è quella cattedra là in fondo?
- Per l'assistente.
- E che ci sta a fare l'assistente?
- Cerca di farci studiare.
- E chi non studia, lo picchia?
Per Michele era un affare di importanza capitale.
- Nessuno mai ti picchierà qui all'Oratorio, tanto meno questo assistente che
è fin troppo bravo. Sarà anche tuo professore di latino.
- Come si chiama?
- Don Francesia. È un uomo dal cuore d'oro.
- Meno male! - conclude Michele con un sospiro di sollievo.
Andarono poi in refettorio, ancora profumato di pane fresco; quindi in teatro,
e Michele non stava in sé dalla gioia al pensiero di poter recitare un giorno
anche lui.
Naturalmente, quelli che non si comportano bene non li lasciano recitare disse Beppe come per caso.
Finalmente gli fece assegnare un posto in dormitorio e poi lo condusse in
chiesa dicendo:
- Adesso andiamo a trovare il padrone di casa.
- Ma il padrone non è don Bosco?
- Sì e no. Don Bosco dice sempre che il padrone dell'Oratorio è il Signore.
Tornati in cortile, i due amici continuarono a confidarsi avventure e proget-
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ti.
- Sì, mi chiamo Beppe: Giuseppe Rinaldi, di Chieri.
- E da molto che sei qui all'Oratorio?
- Da quando è morta mia mamma due anni fa.
- E ti piace star qui?
- Certo che mi piace! Tanto che l'anno scorso non sono andato a casa nemmeno per le vacanze. Vedrai come si sta bene all'Oratorio. Don Bosco ci fa
cantare e giocare. E ogni tanto ci porta perfino al suo paese, con la musica e
il teatro.
- Don Bosco è un prete che mi piace - ammise Michele. - Peccato che dovrò
mettermi a studiare. Mi vien male al solo pensarci.
- Via! Ci son riuscito io: perché non devi riuscirci anche tu? Don Bosco è sempre pronto ad aiutarti.
E dopo una pausa:
- E poi ci sarò anch'io. Saremo amici, no?
(Vita di Michele Magone, basata sulla biografia scritta da Don Bosco e da lui pubblicata nel 1861)
comunità
2. domenico savio e la compagnia dell'immacolata
Domenico Savio aveva fatto profonda esperienza della vita oratoriana, intesa come
vita vissuta in comune. Conosceva a fondo i problemi e le esigenze di quella speciale
comunità. Il suo amore a Maria lo spinge, così, a creare in suo onore una compagnia,
i cui membri, spinti dalla forza dei Sacramenti, svolgevano, tra le altre, la missione
di prendersi cura dei ragazzi "pericolanti" dell'oratorio.
La vita di Domenico Savio fu un lungo dialogo di affetto con Maria Santissima. La pregava, l'invocava in ogni occasione. Nel 1854 il Papa proclamò con
verità di fede l'Immacolata Concezione di Maria. Domenico desiderava vivamente che tra noi rimanesse incancellabile questa gloria della Madonna proclamata dal Papa. "Desidererei fare qualcosa in onore di Maria – diceva. Ma
vorrei farlo presto, perché ho paura che me ne manchi il tempo".
Si mise a lavorare attorno a questo progetto. Scelse alcuni amici tra i più fidati e li invitò a unirsi insieme per formare un gruppo chiamato "Compagnia
dell'Immacolata".
Lo scopo era di procurarsi la protezione della grande Madre di Dio durante
la vita e specialmente nell'ora della morte. Domenico proponeva due mezzi
per ottenere questa protezione: la Comunione frequente e l'animazione delle
feste della Madonna.
Scrisse, con la collaborazione dei suoi amici, un regolamento, e dopo correzioni e discussioni lo lesse con loro davanti all'altare di Maria SS. l'8 giugno
1856 (mancavano solo 9 mesi alla sua morte).
(Giovanni Bosco, Vita di Domenico Savio, pag. 122, LDC, Leumann-Torino 2004)
Una delle attività principali della Compagnia fu quella di "curare i clienti". I
ragazzi indisciplinati, dallo schiaffo e dall'insulto facile, venivano assegnati
ai singoli soci perché funzionassero nei loro riguardi come "angeli custodi".
In questi primi tempi caratterizzati dalla scarsità di assistenza, quei ragazzi
fecero in silenzio del bene grande all'Oratorio: non permisero che il disordine
e la prepotenza s'impossessassero della situazione.
(Teresio Bosco, Don Bosco storia di un prete, pag. 220, LDC, Leumann-Torino 2006)
Domande per la riflessione:
› Vedi utile nel tuo oratorio-parrocchia essere "l'angelo custode" degli altri
ragazzi?
› Cosa si potrebbe fare nel tuo oratorio per renderlo veramente "comunità"?
INIZIO ANNO
CELEBRAZIONE
Una strada (realizzata con un telo), fiancheggiata da lumini bianchi, posta al centro
della Chiesa o stanza.
Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Iniziamo questo cammino. Ci troviamo davanti ad una strada, che è Gesù Cristo che ci viene incontro. Esprimiamo simbolicamente la nostra disponibilità ad incontrarlo, illuminando la strada tracciata al centro della Chiesa.
A questo punto si accendono i lumini della strada, la guida o il sacerdote porta l'icona
con il volto del Cristo che viene posto alla fine della strada. Inizia poi la lettura sceneggiata del brano evangelico di Giovanni (1,35-39).
La guida o il sacerdote ripete le parole di Gesù. Dopo aver posto l'icona sul sostegno,
vi si ferma davanti. Tre persone, che rappresentano Giovanni e i suoi discepoli, rimangono in fondo alla strada.
Lettore 1: Dal Vangelo di Giovanni 1, 35 - 39.
Cronista: Giovanni stava ancora presso il fiume Giordano con due dei suoi
discepoli, e fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse:
Giovanni: (indicando con la mano l'icona) "Ecco l'agnello di Dio!"
Lettore 1: E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. (I discepoli dal fondo della Chiesa lasciano Giovanni e vanno verso l'icona).
Lettore: Gesù allora si voltò e vedendo che lo seguivano, disse:
Gesù: "Che cercate?"
Discepoli: "Maestro, dove abiti?"
Cronista: Disse loro:
Gesù: "Venite e vedrete".
Cronista: Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono
presso di lui.
Guida: I discepoli lo seguirono e dimorarono presso di lui. Non è solo un dimorare fisicamente, ma è prima di tutto un'esperienza interiore. I discepoli
vanno a dimorare nel cuore del Cristo. Venite e vedrete è l'invito a vivere la
comunione. La comunione con lui continua nella comunità ecclesiale viva
tra gli uomini.
Tutti: Il Signore ci dice: "Venite e vedrete", ci invita a vedere qualcosa o a vedere "Qualcuno". Ma sembra che la nostra capacità di "vedere" dipenda dalla
nostra disponibilità ad "andare" da lui, a rispondere al suo "venite…"
Lettore 2: Andare a Cristo per vedere. Andare a Cristo per conoscere se stessi.
Andare a Cristo per scoprire la stella del proprio cammino. La verità di se
stessi si ritrova nell'andare a Dio, nel cercare la comunione con lui.
Lettore 3: La vocazione è trovare se stessi ritrovando Dio. Trovare la propria
casa fermandosi a casa sua. Dimorare presso di lui per tutto il giorno, per tutta la vita.
Lettore 2: La comunione non è solo un sentimento. È un'esperienza radicale,
è come entrare nel cuore dell'altro, non per conquistarlo, ma per donarsi, perché già noi stessi siamo conquistati.
Lettore 3: Cercare Cristo, andare da lui, è vivere in lui, con lui e per lui. É scoprire di sentirsi da lui stesso amati, voluti, cercati.
Guida: Il rapporto di fede con Gesù non si esaurisce nella direzione verticale
di un amore cercato e vissuto solo con lui, esso ha una dimensione anche
orizzontale senza la quale non può esserci vera comunione con Dio. Una dimensione che porta in direzione degli uomini e della storia: è la direzione
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della comunità ecclesiale.
Lettore 2: La chiamata a seguire Cristo è anche chiamata ad essere Chiesa, famiglia di Cristo, la casa del Padre che custodisce la Grazia dello Spirito Santo
che rinnova la nostra vita.
Lettore 3: "Venite e vedrete" significa entrare a far parte della famiglia di Dio,
sentire la responsabilità degli altri, sentirli come fratelli da amare, da aiutare, da accompagnare. "Venite e vedrete" significa scoprirsi membri della sua
Chiesa, divenire suoi discepoli, persone che realizzano se stesse nella comunione, nel servizio e nella testimonianza.
Lettore 2: I discepoli seguirono Gesù e restarono presso di lui, fecero comunità con lui.
Guida: Insieme, attorno a Gesù, ci scopriamo fratelli e ritroviamo la gioia di
condividere, di amare, di servire. Il Signore ci invita a dimorare presso di lui
e nutre ognuno di noi con la sua Parola. Come sua comunità, come Chiesa,
accogliamo il dono della sua divina Parola che ci aiuterà a capire cosa il Padre
celeste ci chiede oggi personalmente e comunitariamente.
Il sacerdote o la guida porta un cesto con dentro la Bibbia insieme a dei bigliettini, su
ciascuno dei quali è riportato il testo della prima lettera di san Paolo ai Corinzi (1 cor
12, 12-22) e lo depone sotto l'icona di Cristo. Poi ognuno dei presenti va a prendere un
biglietto mentre si canta.
Preghiamo insieme
Crediamo che Cristo ha dato inizio al Regno di Dio ed ha voluto la Chiesa
come segno della sua continua presenza nel tempo e ci impegniamo ad ascoltare la Parola di Dio, a vivere i sacramenti, a pregare, a partecipare alla Messa
domenicale per crescere nella fede.
Crediamo che Cristo è presente in noi e in ogni uomo e donna, specialmente
nei poveri e nei sofferenti e ci impegniamo a promuovere la giustizia e a fare
della nostra vita un dono in famiglia, nel gruppo, nel lavoro di ogni giorno,
nella scuola, nel quartiere in cui viviamo, nell'oratorio in cui cresciamo divertendoci.
Guida: Concludiamo questo momento rivolgendoci al Padre perché ci aiuti a
realizzare l'impegno di crescere nella fede in Lui.
Padre Nostro
n.b. La preghiera può essere intervallata da silenzi e da ritornelli adatti.
AVVENTO
E NATALE
RICONOSCERE
GESÙ
Giovanni disse:
"Ecco l'agnello
di Dio!".
affidarsi alle mediazioni
OBIETTIVi
› Aiutare gli adolescenti a riconoscere quali sono le mediazioni che li portano a Gesù, incoraggiandoli ad affidarsi ad esse.
› Guidarli alla conoscenza della
Parola di Dio per scoprirla quale strumento prezioso per
orientare le proprie scelte.
Parole chiave
riconoscere e mediazione
Strenna
"giovanni disse: "ecco l'agnello di dio"
I due discepoli seguono Gesù perché si fidano di Giovanni Battista. Lui è per loro una mediazione coerente, credibile, efficace. Se non si fossero messi in ascolto di Giovanni, se non si fossero fidati di lui, forse non
avrebbero incontrato il Signore e non lo avrebbero seguito.
Introduzione al periodo
Dopo la fase dell'avvio del nuovo anno e della ripresa degli impegni quotidiani (famiglia,
scuola, oratorio, parrocchia, tempo libero…) siamo chiamati a guidare i nostri destinatari ad
avvicinarci sempre di più a Gesù. Da una prima e parziale conoscenza di Gesù, i ragazzi sono
invitati a riconoscere il Signore della vita, l'Emmanuel, il Dio con noi atteso dalle genti che si
è incarnato per darci la salvezza.
Presentazione della tappa
1. riconoscere gesù
In questa fase dell'anno vogliamo accompagnare i ragazzi a vivere il senso profondo di questo
tempo liturgico; dovremo invitarli a cogliere il Natale non secondo la logica economica e consumistica che la società di oggi ci propone, e neanche vivendo una fede tiepida, di chi ancora
una volta ricorda la stessa cosa che ha celebrato un anno fa. Gli adolescenti sono chiamati,
quindi, a riconoscere profondamente e totalmente Gesù. Il verbo "riconoscere" nel linguaggio
biblico fa riferimento ad una relazione intima, personale, profonda, sponsale, totalizzante tra
l'uomo e Dio. Gesù non dovrebbe essere uno dei conoscenti, ma colui che è "intimo a me stesso". È questo l'obiettivo impegnativo ma necessario a cui tendere. è importante che i nostri
destinatari comprendano quali siano i luoghi in cui riconoscere Gesù. La Scrittura ce ne indica
almeno quattro: la Parola di Dio, i Sacramenti (in particolar modo eucarestia e riconciliazione),
la comunità che prega insieme, il fratello da amare (bambini da educare, povero da aiutare,
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straniero da accogliere, fratello da perdonare…). E incontrarlo nel profondo
del nostro cuore.
2. mediazioni
In questo itinerario che ci conduce a riconoscere Gesù, tutti gli educatori rivestono un ruolo molto importante. Se è vero che la fede è un dono di Dio, è
anche vero che ogni cristiano è tale perché ha incontrato tanti cristiani che
lo hanno educato, accompagnato, stimolato, richiamato nel proprio cammino di fede. Tanti uomini e donne che sono diventati il segno della presenza
di Dio: genitori, catechisti, animatori, sacerdoti, consacrati, amici che, attraverso un gesto, una parola, un consiglio, un incoraggiamento sono diventati
compagni di viaggio nella fede e portatori di luce. L'icona biblica del Vangelo
di Matteo (la visita dei magi presso il Bimbo alla grotta di Betlemme) ci aiuta
a cogliere il senso profondo di questa seconda parola chiave. Il ruolo della
stella nell'itinerario fisico e spirituale che compiono i magi dalla loro terra a
Betlemme diventa l'icona e il modello delle mediazioni umane nel cammino
di fede. La stella che brilla nella notte dei magi, lontani da Dio è immagine
di un adulto nella fede che prende per mano chi deve maturare nella fede;
la stella che conduce alla grotta è modello di un buon educatore che, come
Giovanni Battista, non lega le persone a sé ma indica il vero Agnello.
È bello diventare stelle per i ragazzi che il Signore ci affida. Ma siamo chiamati a fare in modo che i nostri ragazzi imparino a riconoscere le stelle (uomini,
esperienze, valori) che Dio mette lungo il loro cammino per parlare al loro
cuore, per rivelare il suo amore e la sua misericordia. Questo dinamismo di
riconoscimento delle mediazioni di Dio va attuato verso il passato (ripensare
a coloro che sono state stelle lungo il mio cammino) e verso il presente (persone ed esperienze attraverso le quali Dio mi rivela se stesso e il suo progetto
di felicità sulla mia vita).
La fatica della trasmissione della fede alle nuove generazioni trova la sua origine nella cultura odierna della quale sono imbevuti i nostri destinatari, o
forse nella scarsità di mediatori veri e credibili?
FOCUS
ho trovato e te lo indico
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
La nostra esistenza è sempre una continua ridefinizione delle nostre persone, una ricerca di nuovi contatti e nuovi accordi, di contratti, di relazioni affettive, sociali, di lavoro. La famiglia ne è un tessuto continuo, perché ogni
persona ha i suoi progetti che deve far convivere e condividere con quelli
degli altri. Le soluzioni delle difficoltà non sono sempre a portata di mano, ti
vengono dalla pazienza e dall'esperienza.
Qualche volta, se trovi la persona esperta, capace, saggia che ti dà un consiglio, che ti aiuta a collocare il problema sotto un'altra luce di par di rivivere,
di riprendere carica. E quando hai trovato una persona che ti ha aiutato a
ritrovare coraggio, che ti ha dato forza per uscire dalle tue paranoie, allora
lo suggerisci anche ad altri che stanno cercando come te. Qualche volta è un
amico o un'amica, altre volte è un prete o un religioso.
Giovanni il Battista, aveva trovato in Gesù questa persona straordinaria che
offriva gambe ai sogni, che sapeva dare forza interiore alla vita, che era capace
di andare oltre le piccole speranze di ogni giorno. Lui, Giovanni predicava nel
deserto, era riuscito a richiamare la gente in un luogo che ti costringe a staccare la spina, ma la vita non poteva sempre continuare nel deserto, occorreva
tornare alla vita di tutti i giorni, come si sta facendo in questo momento alla
AVVENTO
INIZIO
ANNO
E NATALE
fine del periodo natalizio. Non è sufficiente staccare la spina, occorre aver
dentro un fuoco, un ideale, una scossa di vita diversa, una forza di cambiamento che soltanto Dio può dare. Giovanni questa forza l'aveva intuita in
Gesù. Per Lui stava vivendo, a Lui allora ha orientato senza riserve tutta la
gente. Aveva provocato una sete ed era giusto che al momento opportuno ne
indicasse la sorgente.
Ecco, disse, l'Agnello di Dio, è lui quella persona che stavamo aspettando, colui che senti già di amare senza aver visto è Lui. È Lui che ti scava nel cuore
voglia di bontà, desiderio di vita pulita. Quando ti nasce dentro una nostalgia
di bene, è Lui che stai cercando. Quando senti di essere stato una carogna con
tua moglie o con tuo marito o con i figli o con i genitori, è il suo perdono che
stai cercando, non è solo buona educazione o cortesia. Và più in profondità
e troverai Lui. Non trattenerti dall'incontrarlo perché non ti va di andare a
Messa, Lui ti viene incontro anche prima a darti speranza nuova di vita.
Ma questa speranza dove la trovo?
MATERIALI
riconoscere
attività 1: riconosci l'altro
Obiettivo: questa dinamica serve a far capire ai ragazzi che anche da pochi indizi riconosciamo le persone a cui vogliamo bene; allo stesso modo possiamo
imparare a riconoscere Dio.
Si benda uno dei ragazzi, che deve riconoscere la persona che gli sta di fronte
solo toccandogli il volto. Si ripete con tutti i ragazzi del gruppo.
› Ma come fare per riconoscere Dio?
riconoscere
attività 2: gesù uomo
Obiettivo: conoscere alcuni tratti tipici del carattere di Gesù
Uno degli strumenti fondamentali che abbiamo per conoscere Gesù è la sua
Parola. Questa dinamica serve a far scoprire ai ragazzi i tratti dell'umanità di
Gesù. Si dividono i ragazzi in gruppetti di 3/4 persone e si divide tra questi
gruppetti il Vangelo di Marco, in parti possibilmente uguali. I gruppetti dovranno leggere le parti assegnate e poi scrivere i tratti del carattere di Gesù
che sembrano emergere, come se dovessero descrivere un amico o un compagno di classe; successivamente si fa il confronto tra quanto è emerso nei
singoli gruppi, per tentare di delineare insieme l'umanità di Gesù.
› Ma Gesù in che cosa è uguale a noi e in che cosa si differenzia? E noi con
lui?
mediazione
attività 3: labirinto
Obiettivo: attraverso questo gioco apparentemente banale è possibile far
comprendere ai ragazzi l'importanza di una guida che abbia gli occhi ben
aperti quando loro sono incapaci di vedere, e li accompagni nei momenti in
cui davanti ad un bivio è necessario fare una scelta.
L'animatore traccia, servendosi dello spago del gomitolo, un percorso ricco di
svolte e di ostacoli da superare. Lega poi i pezzi di corda di spessore diverso
allo spago, in modo da creare una serie di incroci in grado di mettere in difficoltà i giocatori. A questo punto si può dare il via al gioco: i ragazzi formano
delle coppie, in cui uno viene bendato e l'altro no, a turno i giocatori vengono
condotti all'inizio del percorso nel quale possono orientarsi solo con l'aiuto
del compagno non bendato. Vince la coppia che finisce più velocemente il
percorso.
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attività 4: verifica – valori
Obiettivo: è far capire loro che gran parte dei valori che vivono provengono
da persone (genitori, educatori, ecc) che hanno loro trasmesso questi valori
testimoniandoli con la propria vita e accompagnandoli nel cammino.
In questo gioco i ragazzi riflettono su alcuni valori che vivono quotidianamente.
Primo momento: ciascuno compila personalmente la prima colonna; in questa bisogna segnare i valori più importanti che ciascuno ritrova nella propria
vita.
Secondo momento: compilare la seconda colonna della tabella, annotando la
persona che ci ha trasmesso o testimoniato i valori segnati nella prima colonna;
Terzo momento: rileggere la tabella in silenzio, riflettendo sui seguenti punti:
› Da chi ho assunto un numero considerevole di valori?
› In che misura accetto e vivo i valori indicati?
›Ultimo momento: in assemblea per la condivisione.
verifica valori
Quali valori ritrovo nella mia vita
riconoscere
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mediazione
mediazione
mediazione
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Da chi ho assunto queste convinzioni?
Canzoni
Tu che conosci il cielo (Luciano Ligabue)
Costruire (Niccolò Fabi)
T'insegnerò (Povia)
Parla con me (Eros Ramazzotti)
Buon Natale (Marco Masini)
Film
1. Freedom writers
Un film di Richard La Gravenese.
Drammatico, durata 123 min. - usa, Germania 2007
Pista di riflessione
Il ruolo della giovane Erin Gruwell è fondamentale nell'integrazione tra i
gruppi di ragazzi così distanti tra loro, accomunati solo dal condiviso odio
per l'insegnante. In una scuola dove gli altri educatori sembrano aver perso
la voglia e le speranze di migliorare la situazione, segnata da odi razziali e da
un costante stato di guerra non dichiarata, il ruolo di Erin è proprio quello
di buona mediatrice che offre a questi ragazzi attenzione e rispetto, riconoscendo che sono costretti a sopravvivere in un contesto che offre poche vie
d'uscita.
mediazione
2. Anna dei miracoli – Al di là del silenzio
Un film di Arthur Penn.
Drammatico, durata 107 min. - usa 1963.
AVVENTO
INIZIO ANNO
E NATALE
Pista di riflessione
Il ruolo di Annie Sullivan in questo film è fondamentale per il recupero di
questa ragazzina un po' particolare. Il problema di Helen Keller, più che il suo
essere autistica, era la sua difficoltà relazionale; nessuno di noi può inserirsi
nel mondo se non impara a relazionarsi correttamente con gli altri. L'abilità e
le qualità di Annie Sullivan riescono a trarre la ragazzina fuori dal mondo in
cui era rinchiusa, e a inserirla, pur con difficoltà, nella quotidianità.
TESTIMONIANZE SALESIANE
riconoscere
1. mamma margherita aiuta giovanni bosco a conoscere dio
L'immagine che il piccolo Giovanni ha di Dio è quella che la madre gli ha presentato
sin dai suoi primi anni di vita. Mamma Margherita ha insegnato al figlio a riconoscere Dio nelle piccole cose. Il Dio di Giovannino è un Dio onnipresente, nel quale
bisogna riporre tutta la propria fiducia, anche, e soprattutto, quando accadono fatti
di cui non si riesce a dare una spiegazione.
Il terzo elemento che Giovanni Bosco assorbe da sua madre è il "senso di Dio".
"Dio ti vede" è una delle parole più frequenti di Mamma Margherita. Lascia
che i suoi bambini vadano a scorazzare nei prati vicini e mentre partono dice:
"Ricordatevi che Dio vede anche i vostri pensieri".
Ma non è un "Dio-carabiniere" quello che lei scolpisce nella mente dei suoi
piccoli. Se la notte è bella e il cielo stellato, mentre stanno a prendere il fresco
sulla soglia, dice: "È Dio che ha creato il mondo e ha messo tante stelle lassù".
Quando i prati sono pieni di fiori, mormora: "Quante cose belle ha fatto il Signore per noi". Dopo la mietitura, dopo la vendemmia, mentre tirano il fiato
dopo la fatica del raccolto, dice: "Ringraziamo il Signore. È stato buono con
noi. Ci ha dato il pane quotidiano".
Anche dopo il temporale e la grandine che ha rovinato tutto, la mamma invita a riflettere: "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Lui sa il perché. Se siamo
cattivi, ricordiamoci che con Dio non si scherza".
Accanto alla mamma, ai fratelli, ai vicini, Giovanni impara così a vedere un'altra persona. Una persona grande. Invisibile ma presente dappertutto. Nel cielo, nelle campagne, nella faccia dei poveri, nella coscienza che gli dice: "Hai
fatto bene, hai fatto male". Una persona in cui sua madre ha una confidenza
illimitata e indiscutibile. È padre buono e provvidente, dà il pane quotidiano,
a volte permette certe cose (la morte del papà, la grandine sulla vigna) difficili
da capire: ma "Lui" sa il perché e questo deve bastare.
Possiamo notare che di Dio, Giovanni Bosco ha fin dai primi anni un'immagine filtrata attraverso la natura: il Dio del cielo, delle stelle, del sole, della
neve, degli alberi, degli uccelli. È questa una delle prime caratteristiche del
Dio di sua madre, con cui si può parlare sull'erba, sul fieno, fissando il cielo
(come lo sorprenderanno alla cascina Moglia), o rincorrendo una mucca che
s'è sbandata. Giovanni Bosco non avrà bisogno di un inginocchiatoio per pregare: alzava gli occhi, si guardava intorno e parlava con Dio.
(Teresio Bosco, Vita di Mamma Margherita, ldc, Leumann-Torino 2006, pag. 3940)
mediazione
2. don pestarino, guida spirituale di maria domenica mazzarello
Don Pestarino, guida spirituale di Maria Mazzarello, ebbe un ruolo cruciale nella
sua crescita umana e spirituale. I suoi consigli, a volte anche molto esigenti, hanno
reso Maria un terreno fertile in cui il seme della Parola ha potuto facilmente attecchire
e germogliare.
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Maria Domenica si confessava regolarmente da Don Domenico Pestarino.
Don Pestarino conobbe l'anima eletta che il Signore gli aveva mandato e se
ne prese cura speciale per formarla secondo il cuore di Dio. Da principio le
concesse la Comunione settimanale, e Maria vi si accostava ogni domenica,
conducendo con sé la sorellina Felicita, che prese ad imitare il suo esempio.
Don Pestarino era molto esigente nelle mortificazioni e nella pratica delle
virtù cristiane. Egli voleva che Maria sopportasse i difetti altrui senza lamentarsi; non respingesse mai nessuno per antipatia; non si allontanasse mai da
alcuna compagna per diversità di carattere o ripugnanza naturale, ma si vincesse e trattasse con esse come con una carissima amica; moderasse il suo
carattere troppo vivace e autoritario; non uscisse in parole o atti impazienti,
neppure se lavorava da sola; fosse calma, umile; trattasse tutti con dolcezza e
carità; stesse lontana dai pericoli e in ogni cosa non cercasse che la gloria di
Dio.
(Maccono, Biografia di M. Mazzarello, Parte 1, pagg. 28-29)
altre testimonianze
› Maria Mazzarello ed Emma (Cronistoria dell'Istituto FMA, pagg. 295-296, 303,
322-323)
› La mamma di Maria Mazzarello educa la figlia ad essere una buona cristiana
(Maccono, Biografia di M. Mazzarello , Parte 1, pagg. 19-21)
CELEBRAZIONE
Nel periodo natalizio invitiamo i gruppi a partecipare alle celebrazioni che si
svolgono in parrocchia. Online ne potere trovare una che è particolarmente
adatta al tema di questo periodo: le spighe parlano di noi.
MESE SALESIANO
DON BOSCO
TESTIMONE DELL'AMORE
E i due discepoli,
sentendolo parlare
così, seguirono Gesù
dall'ammirazione all'imitazione
OBIETTIVi
› Guidare gli adolescenti a riconoscere quei tratti di don Bosco che sentono propri.
› Aiutarli a fare della quotidianità una palestra di santità.
Parole chiave
imitazione e santità
strenna
"e i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono gesù".
I due discepoli seguono Gesù perché hanno riconosciuto in Giovanni un testimone verace. Le sue parole
sono coerenti con la sua vita. Solo quando un giovane si fida del suo educatore può lasciarsi guidare da
lui ed è disposto a fare grandi cose.
INTRODUZIONE AL PERIODO
Dopo il tempo di Natale, durante il quale gli adolescenti sono stati aiutati a riconoscere Gesù, e
a fidarsi delle mediazioni umane e delle esperienze attraverso le quali Dio parla al cuore, sono
invitati adesso a volgere lo sguardo su un testimone della fede: san Giovanni Bosco, uomo che
nella vita ha seguito il Signore e che, come Giovanni Battista, ha invitato altri a fare altrettanto.
Il mese di gennaio è un mese dalla forte connotazione salesiana: la memoria di Laura Vicuña,
la festa di san Francesco di Sales e, soprattutto, la solennità di san Giovanni Bosco ci immergono nella spiritualità e pedagogia salesiane.
PRESENTAZIONE DELLA TAPPA
Vi suggeriamo di soffermarvi sulla persona di san Giovanni Bosco, sulla forza ed efficacia della
sua testimonianza dell'amore. Giovanni Bosco è stato profondamente innamorato di Dio e, al
tempo stesso, dell'umanità, in modo particolare dei ragazzi e giovani, soprattutto i più abbandonati. Vi proponiamo, quindi, di usare lo stile esperienziale che con facilità porta i ragazzi ad
immedesimarsi in don Bosco e a seguirlo più da vicino. In questo itinerario vi indichiamo due
parole chiave:
1. imitazione
Siamo chiamati a condurre i ragazzi da una conoscenza di don Bosco che si sofferma sull'ammirazione per la sua persona, per le cose realizzate, per la gioia con cui ha vissuto ogni momento della sua vita, ad una conoscenza meno immediata ma più vera ed efficace, che porta
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all'imitazione del suo stesso stile di vita.
Mentre l'ammirazione ci rende spettatori passivi e inerti, l'imitazione ci rende protagonisti e partecipi dello stesso itinerario; è un dinamismo che porta
a seguire colui che si ammira. Siamo chiamati, quindi, a invitare i ragazzi a
riconoscere quei tratti di don Bosco che sentono presenti nella propria vita
per svilupparli sempre più.
2. santità
In questo cammino di imitazione, sottolineiamo l'obiettivo ultimo di questo
processo di immedesimazione e sequela, ovvero la santità. È il tempo opportuno per suscitare nei nostri destinatari la consapevolezza che tutti siamo
chiamati ad essere santi, che è possibile e bello essere santi, che ognuno è
chiamato a comprendere quale sia il progetto di santità attraverso il quale
essere felici e, soprattutto, che ciò si può attuare facendo le cose ordinarie in
modo straordinario.
FOCUS
il regno di dio esige gente sveglia
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
L'idea che domina nella mentalità comune è che un cristiano è sostanzialmente buono, ma soprattutto un incapace. Se devono dare in mano una attività importante non prendono un cattolico, perché in genere è uno senza
grinta, piuttosto tranquillo, pacifico, che non si aspetta nulla dalla vita. Non
so perché c'è in giro questa mentalità, che sicuramente non ci viene dal Vangelo. Probabilmente è perché come cristiani ci siamo seduti e non vediamo
più come scandaloso il Vangelo, abbiamo dimenticato che Gesù dice: il Regno
di Dio è dei violenti, indicando con questa parola la necessaria capacità di
andare controcorrente, di non stare nell'acqua tiepida. Un cristiano forse si è
seduto perché crede che essere cristiani significhi non dare noia a nessuno,
starsene buoni buoni a vedere come va a finire.
C'è qualcuno che per i suoi interessi, si danna l'anima e noi per far trionfare
la giustizia, la pace, la libertà, la bontà crediamo che sia tutto spontaneo, automatico. Anzi molti innestano nella loro vita cristiana il pilota automatico,
perché tanto tutto è sotto controllo. Invece ti capita che per essere coerente
con il Vangelo devi lottare, che per difendere il povero devi cadere in disgrazia di chi lo affligge, che per aiutare la famiglia e i figli a crescere secondo il
Vangelo devi inventarle tutte per offrirne la bellezza, che per vivere da cristiano spesso ti è chiesto il martirio.
I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce, dice Gesù vedendo
quanto siamo seduti, mentre nel mondo dilaga il male e nella nostra stessa
vita si insinua la stanchezza, l'indifferenza, la noia per la sua Parola. Essere
cristiani, seguirmi è sempre un andare controcorrente, ci dice Gesù. Non c'è
niente che ti viene regalato se non la fede. Lui sparge il seme della sua parola
con grandezza. Tocca a te offrire un terreno produttivo. Il mondo di oggi si
sta attrezzando in tutti i modi per comunicare i suoi modelli e il cristiano
che fa? Si chiude in sacrestia ad aspettare gli eventi? Il male si organizza per
persuadere i deboli e il cristiano che fa? Si sta a lamentare e a dire: ai miei tempi? Bisogna rimboccarsi le maniche se vogliamo essere fedeli al Vangelo. Noi
sappiamo che è Dio la nostra speranza, ma noi dobbiamo metterci la forza
della nostra intelligenza e l'amore del nostro cuore.
MESE
SALESIANO
INIZIO
ANNO
MATERIALI
santità
attività 1: identikit del santo
Obiettivo: con questo gioco vogliamo mettere in luce le caratteristiche della
santità.
Fase di gruppo: brainstorming (dinamica con cui i ragazzi, molto liberamente, dicono la prima parola o il primo concetto che associano ad un certo termine) sull'idea di santo e di santità. In questa fase si scrivono su un cartellone
tutte le parole su un cartellone posto al centro, ben visibile; è importante che
si scrivano tutte, la selezione avverrà successivamente.
Fase personale: dopo il brainstorming, i ragazzi scrivono su un foglio un possibile identikit con tutte le caratteristiche che un santo, secondo loro, dovrebbe avere. Tempo: 10 minuti
Fase di gruppo: Si confronta adesso quanto si è scritto personalmente; l'animatore rimarcherà le caratteristiche più largamente condivise e aggiungerà
quelle mancanti.
Si presenta a questo punto la figura di un santo da scegliere (che sia vicino
alla fascia d'età, poco conosciuto, che vada fuori dai "canoni" di santità; vedi:
s. Agostino, s. Francesco, s. Massimiliano Maria Kolbe, il beato Josef Kowalski
e i 5 giovani polacchi di Dresda, ecc).
Dopo la presentazione di questa figura si tirano le somme arricchendo il cartellone con le caratteristiche nuove emerse dalla vita del santo.
imitazione
attività 2: testimoni di don bosco
Obiettivo: questo gioco mira a far conoscere ai ragazzi alcuni aspetti della
vita di don Bosco guardandoli da una prospettiva differente da quella utilizzata solitamente, rendendo più facile il meccanismo dell'imitazione.
L'animatore fa una breve introduzione su cosa voglia dire essere testimoni
dell'amore, poi si consegna a ciascuno un testo su Don Bosco. Ogni ragazzo
dovrà leggere e approfondire un episodio, possibilmente poco noto, della vita
del santo dal quale si evinca il suo essere testimone dell'amore. In gruppo
ciascuno metterà in comune quanto ha letto, raccontando l'episodio e condividendo i motivi della sua scelta.
Al termine della condivisione l'animatore inviterà i ragazzi a stilare in gruppo un decalogo del testimone dell'amore, scoprendone la fonte e cercando di
capire come maturare in sé le stesse caratteristiche.
imitazione
santità
Canzoni
Seguendo quel Sogno (Francesco Mocci). Lo trovi anche in youtube; le parole invece nella sezione Sussidi Nazionali MGS in www.donboscoland.it
Film
1. Francesco
Un film di Liliana Cavani. Italia, 1989, Drammatico, durata 100'. Con Mickey
Rourke.
Pista di riflessione
La storia del "santo dei poveri" colpisce sempre i ragazzi; è un modello di santità ancora d'impatto con la sua essenzialità e la sua profonda radicalità.
santità
imitazione
2. Don Bosco
Un film di Lodovico Gasparini. Con Flavio Insinna, Lina Sastri, Arnaldo Ninchi, Charles Dance, Alessandra Martines. Drammatico, durata 200 min. - Italia 2005.
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sussidio_adolescenti
Pista di riflessione
Anche se il film è stato proposto tante volte ai ragazzi, resta un punto di riferimento per presentare al meglio la figura di don Bosco, ponendo l'accento
sulla nostra imitazione del padre e maestro dei giovani, sulla nostra adesione
al carisma e sul nostro impegno a favore dei più piccoli. Si possono scegliere
alcune sequenze particolarmente significative.
TESTIMONIANZE SALESIANE
santità
1. la santità salesiana
La santità non è un concetto astratto e lontano dalla nostra quotidianità. Tutti siamo
chiamati ad essere santi, cioè felici. Don Bosco non si stancava mai di ripeterlo ai suoi
ragazzi e Domenico Savio aveva da subito fatto suo questo proposito. Il dialogo qui
riportato ci fa capire come Don Bosco avesse reso la santità un obiettivo alla portata
di tutti i ragazzi, raggiungibile grazie all'assunzione di semplici impegni.
Sul finire di ottobre entrava come pensionante nell'Oratorio un giovanetto
di Tortona. [...] Lo vide Savio Domenico, e tosto si avvicinò per confortarlo, e
tenne con lui questo preciso discorso. Il Savio cominciò: - Ebbene, mio caro,
non conosci ancora alcuno, non è vero?
- È vero, ma mi ricreo rimirando gli altri a trastullarsi.
- Come ti chiami?
- Gavio Camillo di Tortona.
- Quanti anni hai?
- Ne ho quindici compiuti.
- Da che deriva quella malinconia che trasparisce in volto; sei forse ammalato?
- Si, sono stato veramente ammalato; ho fatto una malattia di palpitazioni,
che mi portò sull'orlo della tomba, ed ora non sono ancor ben guarito.
- Desideri di guarire, non è vero?
- Non tanto, desidero di fare la volontà di Dio.
Queste ultime parole fecero conoscere il Gavio per un giovane di non ordinaria pietà, e Savio continuò: - Hai dunque volontà di farti santo?
- Questa volontà in me è grande.
- Bene; ed io ti dirò in poche parole ciò che devi fare. Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello star molto allegri. Noi procureremo soltanto
di evitar il peccato, come un gran nemico che ci ruba la grazia di Dio e la
pace del cuore; procureremo di adempiere esattamente i nostri doveri, e frequentare le cose di pietà. Comincia fin d'oggi a scriverti per ricordo: servite
Domino in laetitia: serviamo il Signore in santa allegria.
(Giovanni Bosco, Memorie Biografiche, Volume v, pagg. 355-356)
Disse don Bosco durante una buona notte: "Siamo inoltrati già nella novena
dei Santi. Questa festa solennissima si avvicina a gran passi. Oh se tutti i miei
cari figliuoli pensassero un po' sul serio al modo di farsi santi! Io vorrei che
ora faceste tutti una cosa. Ciascuno pensasse: "Che cosa è che più di tutto mi
abbisogna per farmi santo?" E notasse il vizio che più lo domina e che perciò
più lo allontana dal suo scopo; o la virtù di cui più abbisognerebbe e che più
lo aiuterebbe a raggiungere questo scopo; e poi dicesse risolutamente: "Voglio
fare questo regalo al Signore in così bella festa: cercare di sradicare dal mio
cuore quel difetto e di porvi al posto quella virtù". Io vi assicuro che, così facendo, il Signore sarebbe molto contento di voi.
(Giovanni Bosco, Memorie Biografiche, Volume xi, pag. 461).
MESE
SALESIANO
INIZIO
ANNO
imitazione
2. "un altro don bosco": don rua, primo successore di don bosco
Come è riuscito don Rua a essere "un altro don Bosco"? Semplice, ha creduto e si è
affidato alle parole che il santo gli aveva rivolto a soli 11 anni: "noi due faremo tutto
a metà". Il resto l'ha fatto la fede, nonché l'umiltà e la costanza con cui ha seguito le
orme di colui che ha sempre considerato come un padre.
"Don Rua è stato il fedelissimo, perciò il più umile e insieme il più valoroso
figlio di don Bosco". Con queste parole dette con un tono deciso, il 29 ottobre
1972 papa Paolo vi scolpì per sempre la figura umana e spirituale di don Rua.
Il papa, in quell'omelia scandita sotto la cupola di San Pietro, delineò il nuovo
Beato con parole che quasi martellarono questa sua fondamentale caratteristica: la fedeltà. "Successore di don Bosco, cioè continuatore: figlio, discepolo, imitatore… Ha fatto dell'esempio del Santo una scuola, della sua vita una
storia, della sua regola uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha
fatto della sorgente, una corrente, un fiume". Le parole di Paolo vi elevano ad
un'altezza superiore la vicenda terrena di questo "esile e consunto profilo di
prete". Scoprivano il diamante che aveva brillato nella trama mite e umile
dei suoi giorni.
Era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di
padre, con un'ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva
teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco. Ma a lui invece della
medaglia don Bosco aveva consegnato la sua mano sinistra, mentre con la
destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: "Prendila, Michelino, prendila". E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati,
aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della sua vita: "Noi due
faremo tutto a metà".
E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e sempre. Nei primissimi anni don Bosco volle che Michele stesse con lui, ma che ogni sera tornasse a cenare e a dormire da sua madre, la signora Giovanna Maria. Quando
però veniva all'Oratorio, don Bosco già in quei primi anni voleva che stesse
accanto a lui anche a tavola. Michele cominciava ad assimilare così la maniera di pensare e di comportarsi di don Bosco. "Mi faceva più impressione – dirà
più tardi – osservare don Bosco nelle sue azioni anche minute, che leggere e
meditare qualsiasi libro devoto". Stando con don Bosco, doveva accumulare
in quel corpo minuscolo tanta serena forza da bastargli per tutta la vita, nella
quale avrebbe dovuto esprimere un'energia continua.
Le sei parole misteriose che ritornano
Il 3 ottobre 1852, durante la gita che i migliori giovani dell'Oratorio facevano ogni anno ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, don Bosco gli
fece indossare l'abito ecclesiastico. Michele aveva 15 anni. La sera, tornando a
Torino, Michele vinse la timidezza e chiese a don Bosco: "Si ricorda dei nostri
primi incontri? Io le chiesi una medaglia, e lei fece un gesto strano, come se
volesse tagliarsi la mano e darmela, e mi disse: "Noi due faremo tutto a metà".
Che cosa voleva dire?". E lui: "Ma caro Michele, non l'hai ancora capito? Eppure è chiarissimo. Più andrai avanti negli anni, e meglio comprenderai che
io volevo dirti: Nella vita noi due faremo sempre a metà. Dolori, cure, responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune". Michele rimase in
silenzio, pieno di silenziosa felicità: don Bosco, con parole semplici, l'aveva
fatto suo erede universale.
Don Giulio Barberis, durante il processo di beatificazione così fotografò la
sua intima personalità: "Il suo impegno fu sempre di entrare nelle idee di don
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Bosco, di rinunciare alle proprie vedute e ai propri pareri, per conformarsi
alla visione di don Bosco. Non appena seppe che egli aveva intenzione di fondare una Congregazione Salesiana, egli subito, per primo, gli fece voto di ubbidienza". Era il 25 marzo 1855, Michele aveva 18 anni. "Da allora in poi non
pensò più ad altro che a mettere da parte la sua volontà, per fare la volontà del
Signore espressa da Don Bosco".
Don Bosco non gli comandava nulla; gli faceva soltanto conoscere i suoi desideri. E per Michele erano comandi, senza pensare a quanto gli sarebbero
costati.
(Don Pascual Chavez, in acg405, Settembre 2009)
altre testimonianze
Giovanni Cagliero: "Frate o non frate io resto con don Bosco"
(Teresio Bosco, Don Bosco storia di un prete, ldc, Leumann-Torino 2006, pagg. 246247)
CELEBRAZIONE
Trovi la celebrazione online nella sezione Sussidi Nazionali mgs
in www.donboscoland.it
TEMPO
ORDINARIO
OGNI VITA
È VOCAZIONE
I discepoli risposero:
"Maestro, dove
abiti?". Disse loro:
"Venite e vedrete".
obbedire all'amore
OBIETTIVi
› Far maturare negli adolescenti la consapevolezza che ogni uomo è chiamato a dare senso alla
propria vita.
› Far comprendere loro che nella Chiesa vi sono diverse chiamate attraverso le quali obbedire
all'amore e presentare le diverse vocazioni all'interno della Famiglia Salesiana.
Parole chiave
vocazione e amore
strenna
"i discepoli risposero: maestro dove abiti? venite e vedrete".
I due discepoli sono chiamati da Gesù ad abbandonare la loro vita e i loro progetti per stare un po' di
tempo con Lui, per condividere l'abitazione, cioè la vita quotidiana. Alla domanda dei discepoli: "Dove
abiti?", segno del desiderio di ogni uomo di comprendere quale sia la propria vocazione, troviamo la
risposta di Gesù: "Venite e vedrete" cioè l'invito a seguire il Signore anche quando non tutto è chiaro. Non
è bene rimandare di continuo la decisione a seguire Gesù perché non conosciamo perfettamente cosa ci
succederà e a quali cose saremo chiamati; sarà Lui a rivelarci il cammino a poco a poco. Al discepolo
tocca solo un "sì", pronto, immediato, gioioso e totale.
INTRODUZIONE AL PERIODO
In questo anno liturgico che vede la festa della Pasqua spostata a fine aprile, avremo, prima della quaresima, un periodo abbastanza lungo del tempo ordinario. All'interno di questo contesto
liturgico vogliamo accompagnare gli adolescenti ad interiorizzare il percorso di imitazione di
Gesù sul quale abbiamo lavorato nel mese precedente. È un tempo prezioso durante il quale
scendere in profondità, invitare i ragazzi a mettere radici profonde in Gesù tanto da esplicitare
il tema di fondo di questo itinerario, cioè il tema vocazionale. Vocazione intesa come chiamata
alla vita, ma anche e, soprattutto, intesa come cammino di scoperta, di accoglienza e scelta di
una specifica vocazione alla quale Dio chiama ogni uomo.
PRESENTAZIONE DELLA TAPPA
Le due parole attorno alle quali costruire il percorso formativo sono le seguenti:
1. vocazione
Un obiettivo su cui vorremmo lavorare in modo specifico in questo periodo è quello di far
maturare in ognuno dei nostri destinatari il desiderio di interrogarsi sul progetto di amore che
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Dio ha sulla vita di ciascuno e la consapevolezza che tutti siamo chiamati a
vivere una specifica vocazione. In questa tappa diventa fondamentale presentare le varie vocazioni, in modo particolare i tre stati di vita nella Chiesa:
il ministero ordinato, la vita consacrata e il laicato. Dentro questo orizzonte
siamo invitati, inoltre, a presentare ai ragazzi la molteplicità delle vocazioni
della Famiglia Salesiana. Non deve essere solo un processo conoscitivo, che
tocca la mente, ma un processo totalizzante che tocca tutta la persona dei
nostri destinatari: mente, cuore, sentimenti, volontà e azioni. Dentro questo
percorso di discernimento vocazionale un ruolo significativo viene svolto
dalla guida spirituale, un cristiano con cui confrontarsi, con il quale dialogare del proprio cammino di fede, della propria vita quotidiana, dei propri
sogni e desideri, degli sbagli e delle conquiste per cercare di cogliere, dietro
questi momenti della vita quotidiana, il progetto di Dio sulla propria vita.
2. amore
Spesso gli adolescenti pensano che accogliere la vocazione alla quale Dio
chiama ogni uomo sia un processo di sottomissione, di frustrazione, di annullamento della propria personalità e libertà. Nostro compito è aiutarli a
capire che seguire la vocazione alla quale Dio ci chiama non toglie nulla alla
nostra libertà, ma anzi la esalta e la rinforza, colmando di gioia tutta la vita,
anche quei momenti di fatica, di sacrificio e di rinuncia che sono parte costitutiva di ogni vocazione.
La risposta alla chiamata di Dio è, quindi, un obbedire al Suo amore, quello
stesso amore con cui ci ama, ci chiama, ci consacra e ci invia ai fratelli. La
vocazione, quindi, va intesa come dialogo di amore tra due persone. L'espressione "obbedire all'amore"; non è stata una scelta casuale, poiché essa è il
sottotitolo del tema di questo periodo. La parola "obbedire", nella accezione
biblica, fa riferimento all'atteggiamento dell'ascolto profondo (audire). Se
scegliessimo una vocazione perché ci piace e non perché è Dio che ci chiama
saremmo infelici e sbaglieremmo strada. L'uomo è chiamato a scegliere una
vocazione o un'altra non in base al gradimento, al piacere, alle soddisfazioni o
rinunce, ma perché risponde alla chiamata di amore di Dio. L'icona biblica di
riferimento in questo periodo ci mette dinnanzi la vocazione di Pietro. Questi non segue il Signore perché obbligato o perché deve farlo, ma perché ne
sente il bisogno, lo riconosce come Maestro, trova in lui il senso della vita; si
è fidato di Gesù, andando di giorno a pescare dopo una notte trascorsa senza
prendere pesci e, fidandosi di Lui, ha preso il largo e ha calato le reti e ha preso
una quantità enorme di pesce. Pietro riconosce in questo la presenza di Dio
che fa scaturire in lui il bisogno di rispondere a questa chiamata lasciando
tutto e seguendo il Signore per diventare pescatore di uomini. Accogliere la
propria vocazione non è, quindi, obbedire ad un comando, ma rispondere ad
una chiamata di amore. Diventa fondamentale, quindi, imparare ad ascoltare, un ascolto che, come ci insegna la Parola di Dio, non si ferma alle orecchie,
ma scende nel cuore, un ascolto che porta il cristiano non solo a sentire e a
capire, ma anche a mettere subito in pratica.
FOCUS
setacciava ogni luogo per annunciare il regno
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
Quante energie nella nostra vita sono lasciate morire nell'inedia più assoluta,
quanti giovani buttano il loro tempo non tanto nella ricerca della felicità,
che sarebbe già una nobile causa, ma nella noia, nell'adattamento. E spesso
perché non c'è nessuno che li va a stanare, che li aiuta a leggere le grandi
tempo
INIZIO ANNO
ordinario
energie che possiedono, che non si adopera con pazienza a convincere, a non
lasciare tranquilli, a tormentarli, oserei dire, per significare quanto tante volte occorre operare delle forzature dell'inerzia esagerata che abita le loro vite.
C'è qualcuno che sa far balenare davanti ai loro occhi la bellezza di una vita
spesa per un ideale? Tanti lo trovano nello sport e non li ferma più nessuno.
Molti purtroppo prendono le scorciatoie e si fermano alle droghe e al nulla.
Mi piace immaginare Gesù che setaccia tutto il territorio della sua Palestina
per non lasciare nessuno senza la sua parola. La sua intensa vita pubblica è
tutta organizzata così. Va con la fretta di chi sente urgente cambiare modo di
vivere, mettere forze a disposizione di un progetto nuovo di vita. È come un
cercatore di tesori, un intenditore di talenti che intuisce le grandi potenzialità degli uomini e le vuole stimolare a prendere posizione per il Regno di Dio.
Il suo scopo è dare la notizia esplosiva che il Regno di Dio è presente, è in atto,
sta realizzandosi con Lui.
E fa proposte decise. "Venite e vedrete". "Lascia la tua barca, lascia i tuoi bonifici bancari, la tua compagnia che ti fascia la vita e buttati nell'avventura
del regno". Gli apostoli lo seguono, stanno con Lui, decidono di imbarcarsi in
questa avventura, lasciano tutto per godere della sua amicizia. Beati loro che
lo hanno visto, toccato, ascoltato, gustato. Ma ogni uomo è chiamato a stare
con Lui a stargli in compagnia. Il Vangelo è stato proprio scritto per noi che
non avendolo visto possiamo cercarlo e deciderci.
Con Gesù ci sono anche alcune donne. Fatto molto importante per il tempo
di Gesù. Le donne allora non erano tenute in grande considerazione, invece Gesù se le associa al compito dell'annuncio: Maria Maddalena sarà addirittura la prima persona che annuncerà la risurrezione di Gesù. Le donne si
prendono cura del Signore Gesù. Il Vangelo dice che alcune di esse sono state
salvate dai demoni. Proprio perché perdonate sapranno perdonare; amate,
sapranno amare.
Nel Regno di Dio c'è posto per tutti; è sempre un posto di speranza per una
vita nuova.
MATERIALI
vocazione
attività 1: invitati al banchetto
Obiettivo: fare una piccola esperienza comunitaria attorno alla mensa.
Si apparecchia un tavolo con piatti, bicchieri, tovaglioli e stoviglie, come se
si dovesse pranzare tutti insieme, e si pone una forma di pane al centro. Si dispongono tanti posti quanti sono i ragazzi del gruppo. Un narratore (animatore) legge il vangelo delle nozze (lc 14, 16 – 24) e altri due animatori avranno
la funzione di invitare al pasto.
Mentre si legge il Vangelo, gli animatori invitano personalmente ciascun ragazzo a sedersi a tavola, perché il pasto non può cominciare senza che tutti
siano seduti e partecipino attivamente.
La mensa attorno alla quale ci si raduna è simbolo sia della mensa della Parola
(perché nel frattempo si legge il Vangelo) sia della mensa eucaristica (perché,
dopo la lettura del Vangelo, si mangia insieme il pane).
Consumato il cibo, si spiega ai ragazzi il senso di ciò che hanno vissuto:
› il pasto non può cominciare senza che tutti siano seduti, dunque la partecipazione del singolo è fondamentale;
› paragonare l'ascolto della Parola al "primo piatto" di un pranzo con più
portate: senza quello, non si può saltare direttamente al "secondo piatto"
(l'eucaristia);
› spezzare e mangiare insieme il pane ci fa capire cosa avveniva nelle prime
comunità cristiane (che erano assidue nella "frazione del pane", cfr. atti 2,
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sussidio_adolescenti
42) e ci ricorda che "poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo
un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1cor 10, 17). A
partire da questi due versetti si può riflettere sull'importanza di partecipare
all'eucarestia domenicale in modo consapevole e con stile comunitario;
› accettare l'invito mostra la nostra disponibilità a dire "sì" al Signore che ci
invita al suo banchetto; la nostra vocazione matura nell'ambito della partecipazione attiva alla vita comunitaria.
vocazione
attività 2: indovina chi
Obiettivo: conoscere i vari rami della Famiglia salesiana
Costruite voi stessi un semplice gioco a quiz (modalità "Indovina chi", "Chi
vuol essere milionario" ecc.) sui principali rami della Famiglia Salesiana, con
relativi fondatori e ambiti di impegno.
Trovi online nella sezione Sussidi Nazionali mgs in www.donboscoland.it un power
point di presentazione della Famiglia Salesiana.
amore
attività 3: amore senza involucro
Obiettivo: far riflettere sui possibili "involucri" che impediscono all'amore di
esprimersi in tutta la sua ricchezza.
Si propone come spunto di riflessione questa breve storia di Bruno Ferrero,
per riflettere sull'importanza di un "amore senza involucro", senza condizionamenti o pregiudizi; a volte ci lasciamo influenzare anche da condizionamenti esterni a noi circa l'amore di Dio e circa la sua Parola, che contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo sforzo di rompere
il primo "involucro", con attenzione e preghiera, scopre ogni volta nuove e
sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto colpito dalla chiarezza del
messaggio divino inciso nella Bibbia: Dio ci ama.
Una lettera d'amore
Per il suo compleanno, una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo apri e
trovò una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile
di bronzo. Cadendo, l'involucro esteriore della palla si aprì apparve una palla
più piccola d'argento. La principessa la raccolse subito.
Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La
sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio d'oro. Questa volta la
principessa aprì l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida
coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi
brillanti che facevano corona a due semplici parole: "Ti amo".
(Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto, ldc)
vocazione
vocazione
vocazione
amore
amore
amore
vocazione
Canzoni
Come tu mi vuoi (rds). Trovi le parole e gli accordi nella sezione Sussidi
Nazionali mgs in www.donboscoland.it
Vocazione (Sequeri)
Prenderemo il largo (Scarpa-Buttazzo) trovi le parole nella sezione Sussidi
Nazionali mgs in www.donboscoland.it. C'è anche il video in youtube
Che fantastica storia è la vita (Antonello Venditti)
Credi in me (Valerio Scanu)
La cura (Franco Battiato)
Film
1. Sant'Agostino: dalla conversione alla santità
Un film di Christian Duguay. Drammatico, - Italia 2009.
tempo
INIZIO ANNO
ordinario
Pista di riflessione
La storia di Sant'Agostino è ben nota e rappresenta perfettamente la bellezza di una chiamata che giunge "inaspettata", in un contesto storico molto
difficile e immerso in una cittadina africana dove, nonostante le avversità,
egli riesce a vedere un futuro. La sua ricerca instancabile di Dio ci spinge a
interrogarci sul nostro posto in questo mondo, per giungere finalmente alla
pienezza della "città di Dio".
amore
2.The millionaire
Un film di Danny Boyle. Commedia, durata 120 min. - Gran Bretagna, usa
2008.
Pista di riflessione
L'obbedienza dimostrata da Jamal all'amore per Latika è un perfetto paradigma dell'obbedienza che ciascuno di noi dovrebbe avere nei confronti dell'amore di Dio. Il ragazzo fa di tutto per questo amore giovanile mai dimenticato,
accettando di sottoporsi a durissime prove in un contesto già difficile; analogamente, si può riportare la sua storia nella vita spirituale di ciascuno, dove
pur tra tante prove siamo chiamati alla fedeltà e all'amore obbediente.
TESTIMONIANZE SALESIANE
vocazione
domenico savio: "un abito per il signore"
Per capire e seguire la propria vocazione sono necessarie due virtù fondamentali: la
fede e la docilità. Domenico incarna nella sua persona entrambe queste virtù e, appena scorge in don Bosco non solo un padre ed un amico, ma anche un maestro, si affida
totalmente alla sua guida.
Era il primo lunedì di ottobre (2 ottobre), di buon mattino. Ed ecco che un
fanciullo, accompagnato da suo padre, mi si avvicina per parlarmi. La faccia
serena, il sorriso aperto ma rispettoso, attirarono il mio sguardo su di lui. Gli
domandai:
- Chi sei? Da dove vieni?
- Sono Savio Domenico – rispose. Le ha parlato di me don Cugliero, mio maestro. Veniamo da Mondonio.
Allora lo chiamai da parte e ci mettemmo a ragionare sullo studio che aveva
fatto, sulla vita che trascorreva in famiglia, e siamo entrati in piena confidenza: egli con me e io con lui.
In quel ragazzo scoprii una persona che viveva completamente secondo lo
spirito del Signore. Rimasi sbalordito dal lavoro che la Grazia di Dio aveva
compiuto in lui in così pochi anni.
Dopo aver parlato per un bel po' di tempo, prima che potessi chiamare suo
padre, Domenico mi disse:
- Allora, cosa pensa di me? Mi condurrà a Torino per studiare?
- Mi pare che in te ci sia una buona stoffa.
- E a che cosa può servire questa stoffa?
- A fare un bell'abito da regalare al Signore.
- Dunque io sono la stoffa e lei sia il sarto. Dunque mi prenda con lei e farà un
bell'abito per il Signore.
- Io ho una paura: che la gracilità della tua salute non regga alle fatiche dello
studio.
- Non abbia timore. Quel Signore che mi ha dato la sua amicizia e la salute
fino ad ora, mi aiuterà anche in avvenire.
- Quando avrai finito gli studi di latino, che cosa desideri fare?
- Se il Signore mi concederà una grazia così grande, desidero vivamente di-
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ventare sacerdote.
(Giovanni Bosco, Vita di Domenico Savio, ldc, Leumann-Torino 2004, pagg. 54-55)
amore
giovannino riconsegna la chiave del cassetto di don calosso ai suoi nipoti
Nell'episodio di seguito riportato si evince una caratteristica fondamentale che ha
accompagnato don Bosco in tutta la sua vita: la fede incondizionata in Dio, Padre
amorevole. Sin dalla sua giovinezza, grazie anche agli insegnamenti di sua madre,
Giovannino ha appreso che Dio ha cura dei suoi figli e non gli fa mancare nulla, soprattutto ciò che è necessario perché seguano la propria vocazione.
Una mattina del novembre 1830, mentre Giovanni è a casa a cambiare il fagotto della biancheria, arriva una persona ad avvertirlo che don Calosso si è
sentito male.
"Non corsi, ma volai", ricorda don Bosco. Era stato colpito da infarto. Riconobbe Giovanni, ma non riuscì a parlargli. Gli indicò la chiave di un cassetto,
facendo segno di non consegnarla a nessuno.
E fu tutto. Al ragazzo non rimase che piangere disperatamente sul cadavere
del suo secondo padre. "Con lui moriva ogni mia speranza".
Dai tetti in giù, di speranze ce n'era ancora una: la chiave. Nel cassetto c'erano
seimila lire. Dai cenni di don Calosso risultava evidente che erano per lui, per
il suo avvenire. Glielo confermavano alcuni che avevano assistito il morente.
Qualche altro sosteneva, invece, che i gesti di un moribondo non vogliono
dire niente: solo un regolare testamento dà o toglie diritti.
I nipoti di don Calosso, quando giunsero, si comportarono da persone oneste.
Si informarono, poi dissero a Giovanni:
- Pare che lo zio volesse lasciare a te questo denaro. Prendi tutto quello che
vuoi.
Giovanni ci pensò sopra, poi concluse:
- Non voglio niente.
Nelle sue Memorie, don Bosco riassume queste vicende con una frase sola:
"Vennero gli eredi di don Calosso, e loro consegnai la chiave e ogni altra cosa".
È un gesto sbrigativo che tronca ogni calcolo. Da prete, prenderà come sua parola d'ordine una frase della Bibbia ugualmente sbrigativa: "Da mihi animas,
coetera tolle". "Dammi le anime, il resto non mi interessa".
Ora Giovanni era di nuovo solo. Aveva 15 anni, e si trovava senza maestro,
senza denaro, senza disegni per il futuro. "Piangevo inconsolabile", scrive.
(Teresio Bosco, Una biografia nuova Don Bosco, ldc, 2007, pag. 46-47)
altre testimonianze:
Importanza della guida spirituale: Don Cafasso guida spirituale di Don Bosco
(Teresio Bosco, Una biografia nuova Don Bosco, ldc, 2007, pag. 78 e ss.).
CELEBRAZIONE
Guida: Nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo.
Questa è la vocazione e la grandezza del cristiano: "essere collaboratore di
Dio"! Pur potendo fare tutto da solo, Dio vuole "aver bisogno" di noi, vuole
operare insieme a noi e, per mezzo nostro, vuole essere "una cosa sola" con
noi, come le membra del corpo sono una cosa sola con il capo e collaborano
con il capo. Egli non ci considera come sudditi ma come alleati, non ci chiede
di essere soltanto suoi adoratori ma collaboratori attivi e responsabili, perché
continuiamo, insieme con Lui, la sua opera di salvezza.
tempo
INIZIO ANNO
ordinario
Canto iniziale
Lettore 1: Ma ci pensi? Tu, un pulviscolo infinitesimale, chiamato a collaborare con l'Onnipotente! Quale abbassamento per Lui! Quale innalzamento
per noi! Ma, nello stesso tempo, quale enorme responsabilità! Tu hai il diritto
e il dovere di portare a tutti la sua luce ed il suo fuoco: il fuoco dell'amore,
dell'entusiasmo, dell'apostolato attivo. Ascolta ciò che ti dice Dio.
Lettore 2: "Io, il Signore, ho bisogno delle tue mani.
Da quando sono salito al cielo non ho mani per lavorare sulla terra,
né piedi per andare in giro, né braccia per abbracciare i bambini.
Per questo ho bisogno di te:
con le tue mani vorrei accarezzare i tuoi fratelli,
con i tuoi occhi vedere i bisogni della loro anima,
con i tuoi piedi raggiungerli quando sono dispersi.
Con la tua compassione voglio guarire chi è stato ferito,
con la tua presenza voglio confortare gli afflitti,
con le tue preghiere voglio liberare spiriti e cuori inquieti".
Tutti: Ho capito, Signore,
io posso fare tanto, io posso fare tutto ciò che vuoi tu.
Aiutami ad essere le tue mani, i tuoi piedi, il tuo cuore,
la tua voce, il tuo sguardo, il tuo sorriso.
Signore, fa' di me un sognatore,
capace di vedere al di là di ciò che si coglie a prima vista,
capace di vedere ciò che gli altri possono diventare se io do loro fiducia,
capace di cogliere il punto accessibile al bene
presente in ogni ragazzo della mia età,
capace di credere che nulla è tanto brutto da non poter essere cambiato.
Fa' di me un sognatore,
ma dammi il coraggio di battermi per dare corpo ai sogni;
pazienza di attendere senza disperare;
volontà di continuare ad impegnarmi
quando sembra che nulla stia cambiando.
E quando la speranza viene meno
e le ginocchia vacillano,
fammi incontrare amici sognatori
che mi contagino con la loro follia.
Amen.
Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi (12,27-13,8)
Carissimi, ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo
come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi il dono di far
guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono il dono
di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi
più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli
uomini e degli angeli ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un
cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e
tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La
carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si
gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto
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del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre,
tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.
Lettore 3: Un professore terminò la lezione, poi pronunziò le parole di rito:
"Ci sono domande?". Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato
della vita?". Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se fosse una domanda seria. Comprese che lo era. Estrasse allora il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più
grande di una moneta. Poi disse: "Ero bambino durante la guerra. Un giorno,
sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai:
buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo, finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la
metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch'io sono il frammento
di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però,
posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la
tenerezza, nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta
il significato della vita". ("Il significato di uno specchio")
Guida: Carissimi giovani,
andate, ora tocca a voi essere coraggiosi apostoli del Regno di Dio.
Rispondete al Signore con un cuore aperto e generoso!
Così come è stato il cuore di Maria, la madre di Gesù.
Siate gioiosi testimoni della Verità e apostoli convinti del Suo Regno!
Il Signore sia sempre con voi, in particolare quando seguire Lui
ed il Vangelo diventa difficile ed arduo.
Egli sia la vostra forza e la vostra gioia!
Il Signore faccia di voi i suoi amici:
vi tenga per sempre vicino a sé. Amen!
Preghiera per le vocazioni di Giovanni Paolo ii
Gesù, Figlio di Dio, in cui dimora la pienezza della divinità,
Tu chiami tutti i battezzati a "prendere il largo",
percorrendo la via della santità.
Suscita nel cuore dei giovani
il desiderio di essere nel mondo di oggi testimoni della potenza del tuo amore.
Riempili con il tuo Spirito di fortezza e di prudenza,
che li conduca nel profondo del mistero umano,
perché siano capaci di scoprire la piena verità di sé e della propria vocazione.
Salvatore nostro,
mandato dal Padre per rivelarne l'amore misericordioso,
fa' alla tua Chiesa il dono di giovani pronti a prendere il largo,
per essere tra i fratelli manifestazione della tua presenza che rinnova e salva.
Vergine Santa, Madre del Redentore,
guida sicura nel cammino verso Dio e il prossimo,
Tu che hai conservato le sue parole nell'intimo del cuore,
sostieni con la tua materna intercessione le famiglie e le comunità ecclesiali,
affinché aiutino gli adolescenti e i giovani
a rispondere generosamente alla chiamata del Signore.
Amen.
tempo
INIZIO ANNO
ordinario
Tutti: Signore Gesù, ecco io vengo. Non ho paura di dirti sì e di seguirti come
vero discepolo. Con te sarò Buona Notizia, con te sarò Beatitudine per quanti
incontrerò sul mio cammino. Amen!
Padre nostro
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QUARESIMA
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FISSARE LO
SGUARDO SU GESÙ
Giovanni fissò
lo sguardo su Gesù.
la preghiera come un incontro di sguardi
OBIETTIVi
› Far maturare negli adolescenti il desiderio della preghiera personale e comunitaria, luogo
per incontrare, amare, crescere nell'amicizia con Gesù, luce per comprendere la propria vocazione.
› Far cogliere loro che la vocazione all'amore si esprime concretamente attraverso scelte di
servizio, di animazione, di volontariato, di missionarietà, vie che aiutano a fissare lo sguardo
su Gesù.
Parole chiave
sguardo e preghiera
strenna
"giovanni fissò lo sguardo su gesù".
I due discepoli sono invitati da Giovanni a seguire Gesù; ciò avviene perché Giovanni teneva
fisso lo sguardo sull'Agnello che passava. Il Battista aveva instaurato con Dio una profonda
vita di preghiera e di penitenza, che lo aveva portato all'unione con Lui e ciò gli ha permesso di
riconoscere il Figlio di Dio e di indicarlo ai suoi discepoli. Senza la profonda fede del Battista,
gli sarebbe stato difficile identificare nell'uomo che passava il Messia e quindi non avrebbe
potuto indicarlo ai suoi discepoli.
INTRODUZIONE AL PERIODO
Il tempo della quaresima è per eccellenza nella Chiesa tempo di conversione, di pentimento,
di verifica e rinnovamento della propria vita. In questo periodo siamo chiamati a suscitare nei
nostri destinatari questo atteggiamento interiore che si esplicita nel triplice dinamismo di lavorio su se stessi (digiuno), sul rapporto con gli altri (carità) e sul rapporto con Dio (preghiera).
Sono gli atteggiamenti che la Chiesa ci consegna il mercoledì delle ceneri, giorno dell'inizio di
questo "tempo di grazia" e si prolungano per tutti i quaranta giorni in attesa della Pasqua.
PRESENTAZIONE DELLA TAPPA
Tra gli atteggiamenti propri della quaresima, in questa tappa sottolineeremo quello della preghiera.
1. sguardo
In questo itinerario spirituale gli adolescenti sono invitati a fissare lo sguardo su Gesù. Sono
tanti i personaggi biblici che hanno incontrato lo sguardo di Gesù: Pietro dopo il rinnegamento, il giovane ricco, i vari ciechi guariti, Zaccheo con il suo desiderio di vedere il Signore. Ri-
INIZIO ANNO
QUARESIMA
suona ancora in noi l'annuncio di Gesù alla folla: "Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete". Cerchiamo di rinnovare insieme il desiderio del
salmista: "Aprimi gli occhi, Signore, perché io veda", e chiedere il dono della
guarigione spirituale che hanno ricevuto i discepoli di Emmaus allo spezzare
del pane. Vogliamo cercare di aiutare i ragazzi a fissare il proprio sguardo su
Gesù, in ogni momento della propria vita, restare alla sua presenza, con il suo
volto impresso nei nostri occhi.
Fissare lo sguardo su Gesù vuol dire anche sviluppare la capacità di riconoscere Gesù in ogni fratello: "Ogni volta che farete questo ad uno dei miei fratelli
più piccoli l'avrete fatto a me". Vogliamo, quindi, a far cogliere che la vocazione all'amore si esprime concretamente attraverso scelte di servizio, di animazione, di volontariato, di missionarietà; vie che aiutano a fissare lo sguardo su
Gesù. Fissare lo sguardo significa anche purificare la nostra vita: con difficoltà
guarderemo una persona nei confronti della quale ci siamo comportati male,
abbiamo fatto errori, una persona che abbiamo tradito o abbandonato. Questi
peccati accadono spesso nella vita di ogni cristiano, ma il dono del sacramento della riconciliazione ci aiuta a purificare la nostra mente, il nostro cuore e
il nostro sguardo e ci permette di fissare lo sguardo su Lui, autore della vita.
L'icona biblica di riferimento in questo periodo, Zaccheo, ci spinge quindi a
realizzare il nostro desiderio, a volte esplicito, a volte implicito, di vedere
Gesù. Come Zaccheo, ogni cristiano è chiamato a salire sull'albero (trovare
un punto della vita dal quale scorgere Gesù), lasciarsi guardare da Gesù che
passa e rispondere alla sua chiamata che invita a scendere dall'albero per cenare con lui (eucarestia).
2. preghiera
Fissare lo sguardo su Gesù vuol dire anche ritagliarsi del tempo per fermarsi e mettersi alla sua presenza, attraverso la preghiera, sia personale che comunitaria. Non è possibile fissare lo sguardo su Gesù se non dedichiamo a
lui un tempo, quello migliore della nostra giornata e della nostra settimana,
per incontrarlo, per conoscerlo, per dialogare con Lui, per chiedere perdono,
per ringraziarlo, insomma per amarlo. In questa tappa siamo invitati a far
maturare negli adolescenti la preghiera come luogo per incontrare, amare,
crescere nell'amicizia con Gesù, che diventa luce per comprendere la propria
vocazione. La preghiera personale (meditazione della Parola di Dio, adorazione eucaristica, giaculatorie, rosario, preghiera silenziosa, riconciliazione) e
quella comunitaria (celebrazione eucaristica, preghiera in comune della liturgia delle ore, ritiro spirituale) sono la base della vita cristiana. Ogni ragazzo sarà invitato, pertanto, a ritagliarsi nel quotidiano un tempo di preghiera
personale; come gruppo diventa importante condividere insieme esperienze
intense di preghiera e di ritiro spirituale.
FOCUS
del tuo pane abbiamo bisogno
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
Molti di noi credono di potersi arrangiare da soli. Noi non abbiamo bisogno
di nessuno. Era la risposta strafottente degli scribi a Gesù: noi siamo figli di
Abramo e non abbiamo bisogno di nessuno. Io sono autosufficiente. È finito
il tempo della dipendenza dalla religione.
Io sono autonomo, me la cavo da solo, mi arrangio, faccio tutto io, stabilisco
io quello che mi serve e quello che mi va bene. Nessuno ci deve dire niente,
nemmeno Dio.
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La vita ce la regoliamo noi come vogliamo. Sono io il dio della mia vita, sono
io che stabilisco quello che si può fare e non si può fare. Salvo poi a trovarci
soli come un cane.
Non è così invece per i discepoli di Gesù. Lo vedono spesso ritirarsi sul monte
a pregare. Fa invidia a questi dodici semplici credenti della legge vedere che
Gesù, non va solamente al tempio a pregare, ma prega tante volte da solo. Li
aveva abituati a chiamare Dio con il nome di Padre, perché voleva che cambiasse radicalmente il rapporto con Dio, che non fosse un rapporto di paura,
di distanza, di pur giusta e doverosa adorazione, ma fosse un rapporto filiale.
A un Padre si fanno tutte le domande più belle, a lui si confidano i sogni, i
progetti, le visioni di mondo, le sofferenze. Con il papà qualche volta si ha il
coraggio di aprire il cuore e di far giungere a lui anche le domande più semplici, quelle che determinano la vita di ogni giorno.
E la prima cosa che Gesù ci insegna a chiedere al Padre, dopo aver guardato
con immenso stupore al suo nome, dopo aver immaginato di poter vivere in
un mondo diverso, che è diventato suo regno e dichiarato di sentirci sicuri
solo nei disegni grandi della sua volontà, è il pane di ogni giorno.
Il pane ti ricorda la casa, la famiglia, la fame, la semplicità, la terra, la sporta
cui ti attaccavi quando eri bambino, il fuoco, il panettiere, quell'odore fragrante di forno, quelle ore dell'alba, la gente che l'addenta, il calore di un
gesto di dono, la semplicità e la naturalezza di un nutrimento, il compagno
quotidiano di ogni vita, l'elemento necessario di ogni tavola.
E questo pane è prima di tutto Gesù, è Lui, è Gesù Cristo. Lui è il senso, la pienezza, l'intimità, la serenità, la gioia. Lui è la luce di ogni giorno, Lui il dono
inestimabile e assolutamente necessario che chiediamo al Padre, ogni giorno,
per ogni giorno... È una follia continuare a dire che non abbiamo bisogno di
Gesù. Ho bisogno del suo amore, della sua luce, dell'intimità con Lui. Perché
Lui è il Dio che non ci abbandona mai.
MATERIALI
sguardo
attività 1: quando dio ti chiama…
Obiettivo: Questo gioco vuol far capire, tramite una semplice dinamica, che
bisogna essere sempre pronti a cogliere i piccoli segni tramite i quali Dio ci
chiama.
I giocatori sono divisi in questo modo: metà sono seduti su delle sedie in cerchio, l'altra metà è posta dietro le sedie, in piedi, in modo che ogni giocatore
seduto abbia un altro giocatore dietro la propria sedia. Chi sta in piedi non
può toccare il compagno. Soltanto un giocatore (che interpreterà Dio) starà
in piedi dietro a una sedia vuota. Ora il giocatore che ha il ruolo di Dio dovrà
guardarsi intorno e chiamare qualcuno a sedersi alla sua sedia. E lo chiamerà
utilizzando i propri occhi, cioè con un cenno degli occhi precedentemente
concordato (occhiolino, battito delle palpebre, etc.) dovrà chiamare qualche
altro giocatore seduto sulle altre sedie. Ma dovrà far questo senza farsene accorgere dai compagni dietro le sedie, che hanno il compito di bloccare, toccandolo, colui che è seduto davanti a se e che viene chiamato con lo sbattere
degli occhi.
Se ad esempio Marco che è seduto riceve l'occhiolino, colui che sta dietro la
sedia di Marco deve tempestivamente bloccarlo prima che questo si alzi e
vada a sedersi sulla sedia vuota. Nel caso non ci riuscisse, chi rimane con la
sedia vuota davanti a sé ha il compito di chiamare.
sguardo
attività 2: occhi negli occhi
Questa dinamica serve a far riflettere sull'importanza dello sguardo nella co-
INIZIO ANNO
QUARESIMA
municazione.
Il gioco si svolge in diverse fasi.
i ragazzi si mettono in coppie. Uno dei due chiude gli occhi, mentre l'altro gli
parla di qualcosa che lo riguarda (es. la sua giornata, la sua vita in famiglia,
ecc.). Quello che ha gli occhi chiusi sperimenta la difficoltà nell'ascolto, che è
maggiore se non guarda colui che sta parlando. Poi si invertono i ruoli. Dopo
si ripete l'esperimento (si raccontano qualcosa che li riguardi), ma questa volta con gli occhi aperti; si sperimenta così una comunicazione più semplice
ed efficace.
le coppie si separano, e i ragazzi riflettono singolarmente sull'esperienza appena vissuta, riportandola alla dimensione della vita di preghiera:
È difficile "comunicare" con Cristo senza fissare lo sguardo su di Lui?
Cosa vuol dire concretamente "fissare lo sguardo"?
Fissare lo sguardo è ciò che fa anche Gesù con il giovane ricco, prima di amarlo completamente; che vuol dire?
preghiera
attività 3: diario della preghiera
Obiettivo: questo gioco serve per far maturare nei ragazzi lo stile e la necessità della preghiera personale e comunitaria, come luogo per incontrare, amare
e crescere nella conoscenza del Signore.
All'inizio della Quaresima si consegna a ciascun componente del gruppo
un quadernetto personale da portare sempre con sé. Dopo bisogna invitare
ciascuno a darsi dei tempi di preghiera personale regolari da annotare sul
quadernetto (si propongono dei piccoli impegni, ad esempio 10 minuti di
preghiera al giorno, un momento di adorazione a settimana); ciò va integrato
con i momenti di preghiera comunitaria organizzati per tutto il gruppo, che
comprendano anche fasi di confronto.
Alla fine del periodo il ragazzo avrà uno schema preciso a cui rifarsi anche in
tempi diversi da quello quaresimale e avrà sviluppato una certa familiarità
con il silenzio e la preghiera personale.
preghiera
attività 4: prego per te
Obiettivo: questo gioco vuol far conoscere ai ragazzi la bellezza della preghiera gratuita e disinteressata.
Si scrivono i nomi di tutti i ragazzi in bigliettini che andranno piegati e messi
in un cestino alla rinfusa. Ognuno estrarrà un nome dal cestino, e si impegnerà a pregare per una settimana per quella persona. Si scoprirà così che pregare
per un altro (anche se non rientra nel nostro gruppo di amici intimi) è una
bella esperienza che avvicina a Dio.
sguardo
sguardo
preghiera
Canzoni
E ti vengo a cercare (Franco Battiato)
Film
1. 7 km da Gerusalemme
Un film di Claudio Malaponti. Durata 108 min. - Italia 2006.
Pista di riflessione
Un modo "nuovo" per riflettere sulla figura di Gesù, sul suo tentativo di farsi
"riconoscere" dall'uomo e sullo scetticismo che, nonostante tutto, caratterizza da sempre l'uomo. Le domande di Alessandro Forte sono quelle che attraversano il cuore di ogni uomo; nel film si dipinge un Cristo che ha bisogno
dell'uomo per realizzare il suo progetto.
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TESTIMONIANZE SALESIANE
sguardo
maria mazzarello vive l'unione quotidiana con gesù eucarestia dalla finestrella.
Molte volte siamo presi dagli innumerevoli impegni quotidiani, spesso anche superflui, e ci dimentichiamo ciò che veramente conta nella vita di un cristiano: l'unione
con Dio. Maria Mazzarello, invece, nonostante la sua giovane età, non poteva fare a
meno di pensare a Gesù in ogni cosa che faceva. Dovremmo imparare da lei a fissare
lo sguardo su Gesù affinché Egli possa ispirare tutta la nostra vita.
Don Pestarino aveva introdotto la bella usanza che tutte le sere la popolazione si adunasse in chiesa, per la recita della Corona Angelica e la lettura di
un punto di meditazione fatta sul libro: l'anima divota. Il popolo prendeva
viva parte a questa pia pratica, ma la nostra giovinetta, così lontana, come vi
poteva andare? Essa osservò che la casa aveva, a occidente, una finestra che
guardava la chiesa parrocchiale e si recava a quella finestra, e, vedendo di lontano il debole chiarore delle candele accese riflesso sulle invetriate, si univa
al popolo col pensiero e adorava Gesù e lo ringraziava della buona giornata e
gli domandava la sua benedizione.
Molte volte conduceva con sé le sorelline e diceva loro: "Là c'è Gesù Sacramentato; non potendo noi andarci in persona, rechiamovici col pensiero".
La mamma non tardò ad accorgersi della scomparsa che ogni sera, quasi alla
stessa ora, la figlia faceva; ne intuì il motivo e, sia che volesse assecondare
quel suo pio slancio di pietà, sia che volesse ella pure prendere parte a quella
dimostrazione di fede e di amore e ne parlasse col marito, dispose che ogni
sera la famiglia si radunasse colà per la recita in comune delle preghiere del
buon cristiano e anche del Rosario.
Non è a dire quanto Maria godesse di tale disposizione! Allorché s'accorgeva
che il sacrestano aveva accese le candele sull'altare, chiamava la famiglia e
si metteva sempre vicino alla finestra, come per veder meglio la chiesa, ed
essere più vicina a Gesù; e, fissando lo sguardo alle invetriate, alquanto illuminate, pregava col più vivo fervore.
Anche i fratelli, le sorelle, la cugina cercavano santamente di imitarla, e più
tardi ricordavano la sua pietà con sentimento di ammirazione. Le preghiere e
il Rosario finivano con la visita al SS. Sacramento, e poi, secondo l'ora, ognuno riprendeva le sue occupazioni, oppure andava a riposo.
Maria però pareva che non sapesse distaccarsi di là, e, nel chiudere la finestra,
fissava ancora una volta il suo sguardo ardente alla chiesa, come per effondere davanti a Gesù tutta l'anima sua e dirgli: "O Gesù, sono tutta vostra: beneditemi, e come vostra, custoditemi e difendetemi, specialmente in questa
notte!".
Qualche volta, avendo trovato in qualche libro qualche bella preghiera o un
fatto edificante, diceva: "State un momento a sentire come è bello questo" e
leggeva forte e tutti stavano ad ascoltare.
Ma quasi sempre, mentre tutti erano a riposo, essa continuava a pregare o a
leggere qualche libro di devozione fino a notte inoltrata. Eppure, come si è
già detto, la mattina non mancava di alzarsi per tempo e di andare alla Messa
prima del lavoro. Avveniva che la mamma le dicesse: "Va' a letto, ché mi consumi tutto l'olio". Ed ella: "Concedetemi ancora un momento, e poi vado!".
(Maccono, Biografia di M. Mazzarello, Parte 1, pagg 40-41)
altre testimonianze:
› Sull'importanza di far bene la confessione: "Tre lacci per condurre alla perdizione" (dai sogni di Don Bosco).
INIZIO ANNO
QUARESIMA
› Sull'importanza del Sacramento della Comunione: Mamma Margherita nel
giorno della prima comunione di Giovannino (Memorie dell'Oratorio, pagg.
22-23)
› Sull'efficacia della preghiera: La recita del Rosario (Teresio Bosco, Vita di Mamma Margherita, ldc, Leumann-Torino 2006, pagg. 42-43)
CELEBRAZIONE
In questo periodo i cristiani sono invitati a partecipare alle celebrazioni tipiche del
triduo pasquale. Invitiamo i nostri ragazzi a prenderne parte assieme e fare una importante esperienza di incontro con il Signore Gesù.
Proponiamo inoltre una celebrazione che pone l'accento sul desiderio di
pregare.
Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
C'è una passione dentro di noi che non può essere imbrigliata da un orario
perché è eterna, che non può essere pagata da alcuno perché non ha prezzo,
che non può essere limitata da alcun muro perché ha sete di infinito. Gesù ti
manda affinché questa tua passione viva, affinché tu viva. Gesù ti manda affinché questa passione scoppi in ogni uomo. Questa passione si chiama "amore". Solo chi sa fissare lo sguardo su Gesù, incontrandolo nella preghiera, è
capace di trasmettere tale passione.
Canto iniziale
Lettore 1: Dal Vangelo secondo Matteo (6, 5-13)
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle
sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali
credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il
Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo
regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane
quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non
ci indurre in tentazione ma liberaci dal male.
Lettore 2: Il desiderio di vedere Dio abita il cuore di ogni uomo e di ogni
donna. Cari giovani, lasciatevi guardare negli occhi da Gesù, perché cresca
in voi il desiderio di vedere la Luce, di gustare lo splendore della Verità. Che
ne siamo coscienti o no, Dio ci ha creati perché ci ama e affinché lo amiamo
a nostra volta. Ecco il perché dell'insopprimibile nostalgia di Dio che l'uomo
porta nel cuore: "Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto"
(sal 27, 8). Questo Volto – lo sappiamo – Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo.
Volete anche voi, cari giovani, contemplare la bellezza di questo Volto? Non
rispondete troppo in fretta. Innanzitutto, fate dentro di voi il silenzio. Lasciate emergere dal profondo del cuore questo ardente desiderio di vedere Dio,
un desiderio talvolta soffocato dai rumori del mondo e dalle seduzioni dei
piaceri. Lasciate emergere questo desiderio e farete l'esperienza meravigliosa
dell'incontro con Gesù. (dal messaggio di Giovanni Paolo ii per la xix gmg)
Lettore 3: Cercate con ogni mezzo di rendere possibile questo incontro, guardando a Gesù che vi cerca appassionatamente. Cercatelo con gli occhi di car-
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ne, attraverso gli avvenimenti della vita e nel volto degli altri; ma cercatelo
anche con gli occhi dell'anima, per mezzo della preghiera e della meditazione
della Parola di Dio, perché la contemplazione del volto di Cristo non può che
ispirarsi a quanto di lui ci dice la Scrittura.
La Beata Teresa di Calcutta amava distribuire il suo "biglietto da visita" sul
quale stava scritto: "Frutto del silenzio è la preghiera; frutto della preghiera la
fede, frutto della fede l'amore, frutto dell'amore il servizio, frutto del servizio
la pace". Ecco il cammino dell'incontro con Gesù. Andate incontro a tutte le
sofferenze umane con lo slancio della vostra generosità e con l'amore che Dio
infonde nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo: "In verità vi dico: ogni
volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l'avete fatto a me" (mt 25, 40). Il mondo ha bisogno urgente del grande segno
profetico della carità fraterna! Non basta, infatti, "parlare" di Gesù; bisogna
anche farlo in qualche modo "vedere" con la testimonianza eloquente della
propria vita. (dal messaggio di Giovanni Paolo ii per la xix gmg)
Guida: Preghiamo a cori alterni proclamando il nostro credo nella preghiera:
1 Coro: Credo che la preghiera non è tutto,
ma che tutto deve cominciare dalla preghiera:
perché l'intelligenza umana è troppo corta
e la volontà dell'uomo troppo debole;
egli, non dà mai il meglio di se stesso.
2 Coro: Credo che Gesù Cristo, dandoci il "Padre Nostro"
ci ha voluto insegnare che la preghiera è amore.
Credo che la preghiera non ha bisogno di parole
perchè l'amore non ha bisogno di parole.
1 Coro: Credo che si può pregare tacendo, soffrendo, lavorando,
ma il silenzio è preghiera solo se si ama,
la sofferenza è preghiera solo se si ama,
il lavoro è preghiera solo se si ama.
2 Coro: Credo che non sapremo con esattezza
se la nostra è preghiera o non lo è.
Ma esiste un test infallibile della preghiera:
se cresciamo nell'amore, se cresciamo nel distacco dal male,
se cresciamo nella fedeltà alla volontà di Dio.
1 Coro: Credo che impara a pregare solo chi impara a tacere davanti a Dio.
Credo che impara a pregare solo chi resiste al silenzio di Dio
2 Coro: Credo che tutti i giorni dobbiamo chiedere al Signore il dono della
preghiera, perché chi impara a pregare, impara a vivere.
Guida: Insegnaci, Signore, a cercarti. Non possiamo cercarti se tu non ce lo
insegni, né trovarti se non ti mostri. Fa' che ognuno di noi ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti; che ti trovi amandoti e ti ami trovandoti. Ricordaci che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi e che ognuno di noi ha un
posto nella tua casa.
Padre nostro
TEMPO PASQUALE
E MESE MARIANO
DA DISCEPOLI
AD APOSTOLI
Andrea incontrò
per primo suo fratello
Simone, e gli disse:
"Abbiamo trovato
il Messia" e lo condusse
da Gesù.
la proposta di stare con il risorto per andare ad annunciarlo a tutti
OBIETTIVi
› Aiutare gli adolescenti a cogliere che l'esigente fascino del comandamento dell'amore richiede di amare senza misura.
ad essere apostoli di Gesù, attraverso l'annuncio esplicito dell'incontro con Lui e
la coerenza della propria vita.
› Accompagnarli a far proprio l'atteggiamento del "SÌ" incondizionato di Maria.
› Stimolarli
Parole chiave
apostoli
strenna
"andrea incontrò per primo suo fratello simone, e gli disse: "abbiamo trovato il messia", e lo condusse da gesù".
Andrea, uno dei due discepoli che hanno seguito Gesù, non tiene per sé la notizia più bella
della sua vita, ma ne fa dono a tutti, cominciando da suo fratello Simone. Andrea è, quindi,
icona del cristiano che non solo vive il suo rapporto profondo con Dio, ma annuncia a tutti
con le parole e con la coerenza della propria vita colui che ha incontrato: il Signore della vita.
L'annuncio di Andrea, poi, non si ferma ad una pubblicità sterile e distante, ma conduce personalmente a Gesù, suo fratello Simone. Anche noi, siamo chiamati ad accompagnare a Dio
coloro che incontriamo, questo diventa così il culmine del servizio dell'apostolo.
Introduzione al periodo
In questo anno il tempo pasquale e il mese mariano vengono a coincidere. Non è solo una questione di calendarizzazione, i due tempi si fondono molto bene insieme. La Pasqua è il tempo
della accoglienza, nella vita di ogni cristiano, del Cristo morto e risorto e dello sforzo costante
di identificare la propria vita con la sua, portando frutti abbondanti di vita. Maria diventa un
esempio di donna che, accogliendo il mistero, è diventata il modello di ogni apostolo.
Presentazione della tappa
In questo ultimo periodo, ci concentreremo su un'unica parola chiave che ci permetterà di fare
sintesi di questo percorso.
1. apostoli
La Pasqua appena celebrata ci mette dinnanzi l'esempio delle donne, dei discepoli, di Maria, che
avendo incontrato il Signore Risorto non hanno paura di uscire dal cenacolo per annunciare a
tutti la Buona Notizia. Siamo di fronte ad una dimensione impegnativa della fede cristiana che
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non ci porta solo a vivere il nostro rapporto personale e comunitario con Dio
in modo intimo e personale (forza centripeta), ma che ci spinge ad andare fino
ai confini del mondo per dire a tutti che "Abbiamo incontrato il Messia" (forza
centrifuga). Oggi, questa dimensione della vita cristiana, è spesso disattesa
dai discepoli di Gesù che troppe volte, per paura, per vergogna, per timore di
non essere accettati, non annunciano la fede con la parola e vivono in modo
incoerente e a volte contraddittorio con la fede che professano. Siamo invitati quindi a fare entrare i nostri destinatari in questo dinamismo di amore
che ci immette nella stessa missione che Pietro ha ricevuto, così come l'icona
biblica di riferimento di questo tempo ci mette dinnanzi. Pietro, nonostante
abbia rinnegato Gesù dicendo "non lo conosco" riceve dal Risorto il dono del
perdono e una nuova missione: essere pastore del gregge di Dio. La chiamata
a diventare pastore del gregge non è una caratteristica esclusiva di preti, suore, missionari, ma è parte costitutiva di ogni cristiano. Siamo chiamati quindi
ad aiutare i ragazzi ad interiorizzare questa consapevolezza e a far cogliere
loro che l'esigente fascino del comandamento dell'amore richiede di amare
senza misura, di essere suoi apostoli con l'annuncio diretto e con la coerenza
della propria vita. Questa chiamata missionaria ci viene testimoniata anche
dal "SI" incondizionato di Maria a compiere sempre la volontà di Dio, dall'annunciazione alla visita alla cugina Elisabetta, dall'ascolto e meditazione della
Parola allo stare sotto la croce e nel cenacolo dopo la resurrezione; la chiamata
ad essere missionari e apostoli nella vita di ogni giorno si può realizzare solo
grazie ad una continua e profonda unione con Dio, e scaturisce da una vita di
preghiera e di condivisione così come ci viene proposto dall'altra icona biblica di riferimento (Maria nel cenacolo con gli apostoli assidui nella preghiera).
Senza la preghiera il nostro apostolato corre il rischio di essere sterile, vuoto,
inconsistente. Possiamo correre il rischio di metterci in mostra e parlare di
noi dimenticandoci, invece, che siamo chiamati ad imitare Giovanni Battista,
che sa circondarsi di discepoli ma che, nello stesso tempo, sa indicare colui
che devono seguire, non legando i suoi discepoli a se ma al vero Messia. Solo
così con Giovanni potremmo essere buoni apostoli e dire "Lui deve crescere e
io diminuire". I nostri adolescenti saranno chiamati a testimoniare la fede nel
quotidiano, in famiglia, con i compagni di classe, con gli amici il sabato sera
e nel tempo libero, in oratorio e in parrocchia.
FOCUS
il tam tam della scoperta
di Mons. Domenico Sigalini – MP3 on line
Certe volte un incontro ti cambia la vita. È per esempio l'incontro inaspettato, casuale, non preparato, non previsto dell'amore, che può essere il classico
colpo di fulmine o giù di lì. Altre volte è il contatto con un personaggio che ti
ha fatto pensare, o con un testimone che non ti lascia dormire per quello che
ti dice, o con una persona che ti legge nella vita e ti mette di fronte alle tue
responsabilità cui non avevi mai pensato.
Conduci la tua vita nella normalità, ti si affollano dentro pensieri anche non
banali, sogni di mondo pulito, di una vita da spendere e non da possedere e un
giorno una persona che incontri ti aiuta a far chiarezza. Oppure sei intristito
in piccole e grandi schiavitù che ti sei creato con il tuo vizio, ti sei attaccato
un po' troppo da un po' di tempo a una abitudine indecente, incontri una persona, vedi una libertà, una schiettezza, uno sguardo limpido e ti risuonano
dentro come un invito deciso a cambiare a vergognarti di te.
Era capitata la stessa cosa a un gruppo di persone, nemmeno tutte troppo gio-
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ANNO
E MESE MARIANO
vani, alcuni erano anche padri di famiglia. Passa Gesù che li aveva notati tante volte immersi nei loro lavori, nei loro pensieri, abbarbicati alla loro terra, o
meglio al loro lago e alle loro abitudini, li guarda e li chiama. Li toglie dal torpore, li lancia su un futuro diverso: Andrea non stare a raschiare questo lago
con le tue reti tutta la vita, vuoi buttarti nella avventura del Regno di Dio?
Garda che non sarà una vita facile, ma io ti sosterrò. Ti interessa? Andarono e
videro dove abitava, dice il Vangelo di lui e di Giovanni. La gioia dell'intimità
con Gesù scatena un tam tam che non si ferma più. Andrea lo dice a Pietro,
lo viene a sapere Natanaele… la voce corre per tutta la Palestina e correrà per
tutto il mondo senza mai fermarsi. Da allora molti uomini e donne hanno
sentito questo invito testimoniato e lo hanno seguito.
È un invito forte che stana le nostre vite dai nostri loculi. Conosco ragazzi
che hanno lasciato la consolle del d.j. e si sono fatti preti, hanno lasciato gli
after hour per dedicarsi alle missioni, ragazze che hanno lasciato il posto di
cubiste e si sono dedicate a Dio. Dio chiama dovunque, sa scavare figli anche
dalle pietre. Perché noi abbiamo bisogno di speranza e quando ne sentiamo il
profumo non ci fermiamo più.
Ma questa speranza dove la trovo?
MATERIALI
apostoli
attività 1: puzzle
Obiettivo: Con questo gioco vogliamo approfondire la figura di un apostolo
e far comprendere ai ragazzi che ciascuno di noi può esserlo nella vita di ogni
giorno e che per farlo occorre attuare una serie di atteggiamenti, ognuno dei
quali costituisce una parte fondamentale dell'essere apostolo.
Preparazione: prendere l'immagine di un apostolo che si ritiene significativo per la sua storia e coerenza di vita e tagliarla in tanti pezzi quanti sono i
componenti del gruppo che parteciperanno al gioco. Dietro ciascun pezzo
del puzzle si dovrà scrivere una parola che richiami un atteggiamento necessario per essere apostoli credibili: servizio, annuncio, amore, ecc. I pezzi
vanno disposti su un tavolo dal lato della parola, l'immagine deve rimanere
coperta.
Svolgimento: L'animatore farà una breve introduzione parlando della figura dell'apostolo che ritiene si adatti meglio al percorso seguito dal gruppo. I
ragazzi sono disposti in fila indiana ad un estremo della stanza (base). Dalla
parte opposta c'è un tavolo con i pezzi del puzzle. Ciascuno per raggiungere
il tavolo deve superare una prova di abilità (limbo, sacco pieno – sacco vuoto
ecc.) arrivati dall'altra parte della stanza ognuno prenderà un pezzo e lo porterà alla base dove cercheranno di comporre il puzzle.
Per aggiungere al gioco un tocco di competizione è possibile proporre la variante della divisione in due squadre, vince quella che per prima finisce il
puzzle.
Non appena avranno completato l'immagine, toccherà all'animatore spiegare ciò che sta dietro questa semplice dinamica:
per diventare apostoli occorre superare degli ostacoli, delle prove e acquisire
delle caratteristiche, avere degli atteggiamenti che fanno di ciascuno un apostolo credibile.
apostoli
attività 2: dinamica teatrale
I ragazzi, mettendo in scena un brano biblico, cercano di sottolineare le sfumature che, secondo loro, hanno maggiore rilevanza. Dal confronto di vari
gruppi (e varie interpretazioni) si fa infine risaltare il ruolo degli apostoli in
quel brano.
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Dividere i ragazzi in gruppetti da 5/6 persone.
Scegliere un brano del Nuovo Testamento dove si evidenzia bene il ruolo degli apostoli (tra: atti 5, 12 - 42; atti, 6, 1 - 7; gv 20, 19 - 29; o gv 21, 15 - 19; o
altri) e dare a ciascun gruppo lo stesso brano da interpretare, dividendo tra i
presenti i ruoli e provando la scena (tempo: 15 minuti).
Si ritorna in assemblea, e tutti i gruppi rappresenteranno la stessa scena: sarà
interessante vedere come ciascun gruppo avrà dato una sottolineatura differente alla medesima scena. Dai vari modi di rappresentare la scena, l'animatore potrà sottolineare i tratti comuni a tutti, quali tratti hanno ricevuto
minore attenzione pur essendo importanti; da qui si potrà disegnare il ruolo
e il carattere degli apostoli.
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apostoli
apostoli
Canzoni:
Si può dare di più (Gianni Morandi, Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri)
Mani (M. Goia)
Film
1. Pino Puglisi: Alla luce del sole
Un film di Roberto Faenza.
Durata 90 min. - Italia 2005.
Pista di riflessione
Un film probabilmente già visto su uno dei santi del nostro tempo. Colpisce
sempre la figura di don Pino, che ha speso tutta la sua vita per salvare gli abitanti di Brancaccio. Si può sottolineare il suo impegno apostolico, che non
faceva distinzioni tra ricchi e poveri, tra potenti e deboli, ma mirava soltanto
alla salvezza della persona e all'annuncio di Cristo.
2. San Paolo
Un film relizzato dalla Lux Vide. Regia di Roger Young.
Pista di riflessione
Il film "Paolo" andato in onda in Rai Uno nel 2000, narra la straordinaria parabola esistenziale di Paolo di Tarso, ebreo e cittadino romano che, dopo essere
stato a lungo fiero persecutore dei cristiani, durante un viaggio a Damasco
finalizzato allo scopo di sopprimere la nascente comunità cristiana, viene
accecato da quello stesso Gesù che stava perseguitando e vive una vera e propria palingenesi interiore convertendosi al cristianesimo e diventando un
evangelizzatore.
TESTIMONIANZE SALESIANE
apostoli
i ragazzi dell'oratorio di valdocco durante la peste.
Nell'oratorio di don Bosco era ben chiara una cosa: l'amore a Dio deve tradursi in atti
concreti di carità verso il prossimo. Giovanni era riuscito a far penetrare nel cuore dei
suoi ragazzi gli insegnamenti che mamma Margherita gli aveva trasmesso. Perciò
quando scoppiò il colera a Valdocco, l'invito di don Bosco a prendere parte agli aiuti
fu immediatamente accolto con zelo da decine di ragazzi.
La notizia paurosa giunse a Torino nel luglio (1854). Il colèra aveva investito
la Liguria, facendo tremila vittime a Genova. I primi casi in Torino si verificarono il 30 e il 31 luglio. Il re, la regina e la casa reale partirono in carrozze
chiuse. Si rifugiarono nel castello di Casalette, all'imboccatura delle valli di
Lanzo e di Susa.
L'epicentro della pestilenza fu Borgo Dora, a pochi passi da Valdocco. Lì, in
case povere e in baracche, si ammassavano gli immigrati, la gente malnutrita
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INIZIO
ANNO
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e senza possibilità di igiene. In un mese i colpiti furono 800, 500 i morti.
Il sindaco Notta rivolse un appello alla città: occorreva gente coraggiosa che
si recasse ad assistere i malati, a trasportarli nei lazzaretti, perché il contagio non si diffondesse a macchia d'olio. Il 5 agosto, festa della Madonna della
Neve, don Bosco parlò ai ragazzi. Cominciò con una promessa:
› Se voi vi mettete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato
mortale, io vi assicuro che nessuno sarà colpito dal colèra.
Poi rivolse un invito:
› Sapete che il sindaco ha lanciato un appello. Occorrono infermieri ed assistenti per curare i colerosi. Molti di voi sono troppo piccoli. Ma se qualcuno
dei più grandi si sente di venire con me negli ospedali e nelle case private,
faremo insieme un'opera buona e gradita al Signore.
Quella sera stessa, quattordici si misero in lista. Pochi giorni dopo, altri trenta
riuscirono a strappare il permesso di unirsi ai primi, anche se erano molto
giovani.
Furono giorni di lavoro duro e per niente piacevole. I medici consigliavano di
curare i colpiti con massaggi e frizioni alle gambe, per provocare un'abbondante sudorazione. I ragazzi erano divisi in tre gruppi: i più alti in servizio a
tempo pieno nei lazzaretti e nelle case dei colpiti, un secondo gruppo girava
per le strade a esplorare se vi fossero nuovi malati, un terzo (i più piccoli)
rimanevano in oratorio, pronti ad intervenire a ogni chiamata.
Don Bosco esigeva ogni precauzione. Ciascuno portava con sé una bottiglia
di aceto, e dopo aver toccato i malati doveva lavarsi le mani.
"Avveniva sovente, racconta don Lemoyne, che gli infermi mancavano di lenzuola, coperte, biancheria. I ragazzi venivano a dirlo a mamma Margherita.
Essa andava alla guardaroba e dava quel poco che avevano. In pochi giorni
non ci fu più niente. Un giovane infermiere le venne un giorno a raccontare
che un malato si dimenava in un giaciglio misero senza lenzuolo. "Non avete niente da coprirlo?". La donna ci pensò su, poi andò a togliere la tovaglia
bianca dall'altare e la diede al ragazzo: "Portala al tuo malato. Non credo che
il Signore si lamenterà". [...]
Con le prime piogge d'autunno, i colpiti dal colèra diminuirono sensibilmente. Anche se qualche caso si verificò anche alle soglie dell'inverno, il 21 novembre si dichiarò finita l' "emergenza". Dal 1° agosto al 21 novembre i casi
registrati in città furono 2.500, con 1.400 morti.
I ragazzi di don Bosco, di cui nessuno era stato colpito, poterono tornare tranquilli allo studio. Parecchi si recarono in famiglia per una breve vacanza.
(Teresio Bosco, Una biografia nuova Don Bosco, ldc, 2007, pagg. 240-242)
apostoli
il sogno dell'elefante e il manto di maria
Don Bosco scriveva nella lettera da Roma del 1884: "Basta che un giovane entri in
una casa Salesiana, perché la Vergine SS. lo prenda subito sotto la sua protezione
speciale". Al di là dei sogni, don Bosco sperimentava ogni giorno l'amore e la guida
di Maria Ausiliatrice non solo nei suoi confronti, ma anche e soprattutto nei confronti
dei suoi ragazzi ed è per questo che li invitava ad affidarsi sempre a Maria.
Cari giovani, sognai che era giorno di festa, dopo pranzo, nelle ore di ricreazione e voi eravate intenti a divertirvi in mille modi. Mi parve di essere nella
mia camera col Cav. Vallauri, professore di belle lettere: avevamo discorso di
parecchie cose letterarie e di altre riguardanti la religione, quando improvvisamente sento all'uscio un ticc, tacc di chi bussava.
Corro a vedere. Era mia madre, morta da sei anni, che affannata mi chiamava.
- Vieni a vedere, vieni a vedere.
- Che c'è? risposi.
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- Vieni, vieni! replicò.
A queste istanze mi portai sul balcone ed ecco in cortile veggo in mezzo ai
giovani un elefante di smisurata grandezza.
- Ma come va? esclamai! Corriamo sotto! - E sbigottito mi rivolgeva al Cav.
Vallauri, ed egli a me, come per interrogarci in qual modo fosse entrata quella
belva mostruosa. Scendemmo tosto precipitosi nel porticato col professore.
Molti di voi, come è naturale, erano accorsi a vederla. Quell'elefante sembrava mite, docile: si divertiva correndo coi giovani; li accarezzava colla proboscide: era tanto intelligente che obbediva ai comandi, come se fosse stato ammaestrato ed allevato qui nell'Oratorio dalla sua prima età, di modo che era
sempre seguito ed accarezzato da un gran numero di giovani. Non tutti però
eravate intorno a lui vidi che la maggior parte spaventati fuggivate qua e là,
cercando un luogo ove ricoverarvi e infine vi siete rifugiati in Chiesa. Io pure
cercai d'entrarvi per l'uscio che mette nel cortile; ma nel passare vicino alla
statua della Vergine, collocata presso la pompa, avendo io toccato l'estremità
del suo manto, come in segno d'invocarne il patrocinio, essa alzò il braccio
destro. Vallauri volle imitare il mio atto dall'altra parte e la Vergine mosse il
braccio sinistro.
Io rimasi sorpreso non sapendo come spiegare un fatto così straordinario.
[….]
Quando a un tratto, all'impensata di tutti, vidi quel brutto animale, che prima pareva tanto gentile, avventarsi con furiosi barriti in mezzo agli alunni
circostanti e prendendo i più vicini colla proboscide scagliarli in alto, sfracellarli sbattendoli in terra, e co' piedi farne uno strazio orrendo. Tuttavia quelli
che erano siffattamente maltrattati non rimanevano morti, ma in uno stato
da poter guarire, quantunque le ferite fossero orribili. Era un fuggi fuggi generale; chi gridava, chi piangeva, e chi ferito invocava l'aiuto dei compagni:
mentre, cosa straziante, alcuni giovani risparmiati dall'elefante, invece di
aiutare e soccorrere i feriti, avevano fatta alleanza col mostro per procacciargli altre vittime.
Mentre avvenivano queste cose (ed io mi trovava nel secondo arco del porticato presso la pompa) quella statuetta che vedete là (indicava la statua della SS. Vergine) si animò e s'ingrandì, divenne persona di alta statura, alzò le
braccia ed aperse il manto, nel quale erano intessute con arte stupenda molte
iscrizioni. Questo poi si allargò smisuratamente tanto, da coprire tutti coloro
che vi si ricoveravano sotto: quivi erano sicuri della vita, pel primo un numero scelto dÈ più buoni corse a quel refugio. Ma vedendo Maria SS. che molti
non si prendevano cura di affrettarsi a Lei, gridava ad alta voce: Venite ad me
omnes (Venite tutti a me), ed ecco che cresceva la folla dei giovanetti sotto
il manto che sempre si allargava. […] L'elefante seguitava la strage e parecchi
giovani, che maneggiando una spada, chi due, sparsi qua e là, impedivano ai
compagni, che ancora si trovavano nel cortile, col minacciarli e col ferirli, di
andare a Maria. E costoro l'elefante non li toccava menomamente.
Alcuni dei giovani ricoverati vicino a Maria e da lei incoraggiati, facevano
intanto rapide scorrerie. Strappavano all'elefante qualche preda e trasportavano il ferito sotto il manto della statua misteriosa e quegli subito restava
guarito. [….]
Quand'ecco quell'elefante sollevatosi sulle gambe posteriori, cambiarsi in
un fantasma orribile con lunghe corna; e preso un nero copertone o rete che
fosse, avviluppò quÈ miseri, che avevano parteggiato con lui, e mandò un
ruggito. Allora un denso fumo tutti li involse e si sprofondarono e sparirono
col mostro in una voragine improvvisamente apertasi sotto i loro piedi. [----]
Dopo la scomparsa dell'elefante tutto era tranquillo. La Vergine pareva quasi
stanca dal suo lungo gridare. Dopo breve silenzio, rivolse ai giovani belle pa-
TEMPO PASQUALE
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ANNO
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role di conforto, di speranza; […] Ora voi andatevene tranquilli ma ricordatevi
delle mie parole: Fuggite quÈ compagni amici di Satana, fuggite i cattivi discorsi specialmente contro la purità abbiate in me una illimitata confidenza
ed il mio manto sia per sempre sicuro rifugio.
Dette queste ed altre simili parole, si dileguò e null'altro rimase al solito posto, se non la nostra cara statuetta. […]
(Memorie Biografiche, Volume vii, cap.34)
altre testimonianze:
› Sulla presenza viva di Maria: "La Madonna è veramente qui, qui in mezzo a
voi!" (Teresio Bosco, Una biografia nuova Don Bosco, ldc, 2007, pagg. 418-419)
› Nascita dei salesiani: "Ci chiameremo salesiani" (Teresio Bosco, Una biografia
nuova Don Bosco, ldc, 2007, pag. 236)
CELEBRAZIONE
icona della discesa dello spirito santo oppure del fuoco o dell'incenso
Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
L'icona della Pentecoste è figura della Chiesa sospinta dallo Spirito e invita a
portare a tutti i popoli la Parola di Vita. Nel cammino verso la meta non siamo
soli: Maria è con noi come sorella, madre, maestra e guida. In sua compagnia
saliamo con fiducia e speranza al piano superiore, perché lo Spirito ci inabiti
e irradi nella nostra vita una luce, una forza e un ardore nuovi. (si portano un
cero e l'icona della Pentecoste)
Lettore (atti 1,13-14; 2,1-4.11):
"Entrati in città salirono al piano superiore ove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni,
Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Guida di Giacomo. Erano assidui e concordi nella preghiera, insieme
con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui. Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatté gagliardo, e riempì
tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi".
Guida: Durante tutto l'anno abbiamo cercato di riflettere sulla nostra vita
come chiamata a scoprire un progetto d'Amore, di una vita totalmente aperta
a Dio e totalmente a servizio del mondo. Tutti siamo chiamati dal Padre a realizzare una missione dentro il mondo, a vivere cioè la vita come dono per gli
altri. Anche noi, quindi, dobbiamo scoprire questa chiamata di Gesù e seguirlo; questa è la ragion d'essere del nostro stare insieme, come lo fu anche per
gli apostoli. Alla lista dei Dodici manca però qualcuno, Giuda. Questa assenza
ci ricorda che i discepoli di Gesù non sono uomini perfetti, esenti da difetti,
debolezze e defezioni. Anche il nostro è un gruppo in cammino. Una comunità chiamata ad accogliere umilmente il dono dello Spirito per purificarsi
continuamente. È questo il primo passo per discernere cosa il Signore sogni
per noi e insieme a noi.
Lettore 2: Senza lo Spirito Santo, Cristo appartiene al passato,
la Scrittura è lettera morta,
la Chiesa, una semplice organizzazione;
l'autorità, soltanto dominio; l'azione evangelizzatrice, pura propaganda;
la liturgia, mera evocazione magica.
Ma con lo Spirito, Cristo è vivo e operante,
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il Vangelo è potenza di vita,
la Chiesa significa comunione trinitaria,
l'autorità è un servizio che libera,
la missione una continua Pentecoste,
la liturgia memoriale è anticipazione della salvezza. (Ignazio Hazim)
(Ad ogni invocazione viene acceso un lumino rosso collocato sotto l'icona della Pentecoste)
1L: Vieni Spirito di Sapienza, portami un raggio della tua Luce.
T: Ecco la Sapienza che ci parla nell'intimo del cuore. Guidaci alla conoscenza
della Verità! (Lumino rosso con la scritta Sapienza)
2L: Vieni Spirito di Intelletto, apri il mio cuore alla comunione fraterna
d'amore.
T: Ecco l'Intelletto: forza e coraggio di saper guardare con amore nel cuore
dell'altro. (Lumino rosso con la scritta Intelletto)
3L: Vieni Spirito di Consiglio, affinché possa accogliere la tua volontà.
T: Ecco il Consiglio, presenza costante nella mia vita. Guida tutti noi e tutti
i nostri atti alla costruzione della tua Chiesa! (Lumino rosso con la scritta Consiglio)
4L: Vieni Spirito di Fortezza, temprami col tuo fuoco potente!
T: Ecco la Fortezza: ci rende suoi testimoni convinti nel mondo, rinvigorisce
le nostre forze e ravviva l'entusiasmo! (Lumino rosso con la scritta Fortezza)
5L: Vieni Spirito di Scienza: la mia vita e l'attività professionale a cui mi sto
preparando, siano spesi per il bene della Chiesa!
T: Ecco la Scienza: quella vera, al servizio di Dio e dell'umanità. Aprici il cuore
e la mente perché illuminati dalla tua luce, la possiamo donare generosamente a tutti. (Lumino rosso con la scritta Scienza)
6L: Vieni Spirito di Pietà, infondi in me il segreto del tuo cuore che è misericordia per tutti!
T: Ecco la Pietà: sentire con il mio cuore che tu sei buono e che ci chiami ad
usare con tutti bontà e misericordia! (Lumino rosso con la scritta Pietà)
7L: Vieni Spirito del tuo santo Timore, fa' brillare in noi la tua gioia e la tua
bellezza!
T: Ecco il Timor di Dio: il tesoro della nuova vita che tu ci doni non sia sciupato dalle nostre mani! (Lumino rosso con la scritta Timor di Dio)
Guida: Lo Spirito di Dio entra nella tua vita, è dentro te stesso. Accoglilo! Egli
ti chiama ad un servizio nuovo nel mondo. Non puoi esitare, il mondo è lì e ti
attende, attende il tuo servizio concreto; ci vorranno sacrifici, ci vorrà molto
impegno, ma non rimandare a dopo l'infinita ricchezza che puoi avere fin da
adesso. Hai forse paura di cambiare? Non temere non sei solo, con te c'è Maria
che attende anche lei lo Spirito Santo insieme agli Apostoli.
Lettore 1: Il mondo attende da te una risposta, attende da te un contributo
prezioso. Accogli lo Spirito, metti a servizio le tue qualità, le tue virtù, le tue
capacità tecniche ed intellettuali. La Chiesa e la società attendono il tuo impegno nella famiglia, nella società, nella comunità ecclesiale, in oratorio.
Guida: Ci affidiamo a te, Maria, splendida icona della Chiesa raccolta nel Cenacolo e con fiducia ti preghiamo:
TEMPO PASQUALE
INIZIO
ANNO
E MESE MARIANO
Preghiamo insieme
Vergine Maria, donna del "sì",
donna della fedeltà e della gioia,
ti invochiamo per tutti noi.
Tu Maria hai accolto la chiamata di Dio
e ti sei messa al suo servizio già nella tua giovinezza.
Guarda a noi e invoca su di noi il dono dello Spirito.
La forza di Dio, luce dei cuori, vento che tutto rinnova
diventi anche per loro quel dono di grazia
che ti ha reso Madre del tuo Creatore.
Lo Spirito rinnovi ogni giorno la nostra vita
e ci renda, come te, disponibili a vivere nella piena comunione con Dio
e a compiere la sua volontà;
ci renda capaci di trovare in Cristo il modello della nostra vita,
il compagno delle nostre giornate,
l'amico sincero e schietto con cui confidarsi
e a cui legarsi intimamente.
Lo Spirito Santo trasformi i nostri dubbi in fede sincera,
le nostre incertezze in speranza certa,
le nostre debolezze in gesti di misericordia.
Lo Spirito doni anche a noi il desiderio di cercare il Cristo e la gioia di trovarlo.
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APPUNTI
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