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Momenti forti in famiglia
Il cuore
di Gregorio
Fiorenza lavorava presso un’agenzia matrimoniale.
Sentiva come una missione rendere gli altri felici.
La dura prova del suo matrimonio.
a cura di
Tanino
Minuta
Città nuova • n.19 • 2009
vevo conosciuto Fiorenza all’università di Roma, alle lezioni di letteratura russa del
professor Ripellino che io pure
frequentavo. Poi ci eravamo persi
di vista. Ora, dopo la segnalazione
fattale, da parte di una comune
amica, dei miei articoli, mi è arrivata una sua lunga email: «Per ringraziarti – mi scrive – di quello
che riesci a comunicare attraverso
i fatti che racconti, anche io ti confido una storia vera, la mia.
«Appena laureata, è stato Ennio, il mio futuro marito, a trovarmi un posto di lavoro presso
un’agenzia matrimoniale, una di
quelle istituzioni per cuori solitari, che aiutano a trovare l’anima gemella. Le lingue allora non
servivano come mi servono ora.
Anche l’Italia non era quella di
oggi. Leggevo lettere delle persone più varie e devo dirti che, a
parte la tragicità di certe situazioni, il lavoro mi risultava divertente, forse anche perché anche io mi stavo preparando alla
vita a due.
«Da quel tipo di agenzia dove
arrivavano telefonate, fax o lettere siamo passati poi ai siti web
che, oltre a offrire la possibilità di
contatti per trovare l’anima gemella, offrono consulenze ottime.
Ora le cose stanno ulteriormente
cambiando perché addirittura
sarà il tuo cellulare a dirti, via satellite, se la persona dei tuoi sogni è vicina a te.
«Svolgo con entusiasmo il mio
lavoro, che talvolta mi sembra
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quello di un mosaicista che aiuta
un’immagine a comporsi o quello
di un’ostetrica che aiuta un bambino a venire alla luce. Rendere gli
altri felici lo sento una vera missione. Ma è stato proprio il mio lavoro a mettere a dura prova il matrimonio.
«Rientrata a casa una sera, mentre svuotavo sulla scrivania il contenuto della mia borsa, mi sono
sorpresa di avere portato con me,
trascritti sullo scontrino del bar, i
dati di un cliente. Una cosa che per
la privacy non si fa e che io non
avevo mai fatto.
«Il cliente in cerca dell’anima
gemella era un audioleso che si
dichiarava però “non sordo ai
sentimenti”. Forse è stata quella
frase a suscitare in me compassione. Era di una certa età. Da come
scriveva e dalla foto si capiva che
aveva sofferto.
«La sua pratica l’ho tenuta per
me. Non ho cercato nessuna anima gemella per lui, anzi se arrivava
qualche combinazione adatta al
suo caso, quasi la nascondevo, per
timore che mi “rubassero” quell’uomo. Strano. Anche perché sul
mio rapporto con Ennio non c’era
nemmeno una nuvola, come cantava Pupo.
«All’inizio dicevo a me stessa
che il mio non era che un modo di
andare incontro ai dolori della
gente; poi però il pensiero è diventato insistente ed ho avuto il coraggio di mandare a Gregorio un
sms (era il suo modo di usare il
cellulare che lui sentiva vibrare).
«La risposta nel giro di qualche
secondo. È iniziata così la nuova
storia che ha portato nuvole e tempeste dove c’era sereno. Gregorio
all’inizio mi ha trattata come chi lo
avrebbe aiutato a trovare una moglie, e per darmi una mano mi diceva che per lui andava benissimo
una donna dell’est Europa. Aveva
saputo di donne dei Paesi dell’ex
blocco comunista che, per aver sofferto, si erano rivelate con gli italiani buone mogli e madri.
«Ennio, forse te lo ricordi, ostinato, analitico, impassibile, rispettoso
com’è, ha capito subito cosa mi stava succedendo e con infinita pazienza ha dichiarato di volermi aiutare a gestire bene questa storia. Mi
chiedeva soltanto di fare lo sforzo di
non farla pesare sui figli adolescenti.
DAL VIVO
«Gregorio è arrivato
la sera fissata
carico di doni:
portava a ciascuno
qualcosa di utile,
lui che è abilissimo
a lavorare il cuoio».
«Questo suo atteggiamento aperto e magnanimo aumentava il mio
conflitto interiore. In certi casi si
vorrebbe essere odiati, calpestati dagli altri, per raggiungere una libertà
che stai inseguendo e della quale
non hai altro dato che il tuo bisogno di ricrearti, di rinascere.
«Gregorio abitava a due ore da
Roma e, siccome può guidare la
macchina, mi ha raggiunta. L’incontro ha confermato in me un
sentimento ormai difficile da nascondere. Lui mi capiva leggendo
sulle mie labbra e parlava con una
voce strana, ma comprensibile.
«Non c’è voluto molto per mettere sul tavolo tutte le carte. Ho
percepito che lo avevo portato sull’orlo della disperazione. Mi ha
guardata con occhi di una profon-
dità infinita ed è restato in un misterioso silenzio. Poi, improvvisamente, è come se fosse stato rianimato da una energia sgorgata da
chissà quale vena sotterranea.
«Mi ha stupita non poco, quando ha espresso il desiderio di conoscere tutta la mia famiglia. Gregorio è arrivato la sera fissata, carico di doni: portava a ciascuno
qualcosa di utile, lui che è abilissimo a lavorare il cuoio. A me ha
portato una borsa, a Ennio una
cintura, ai ragazzi un portamonete
e un portachiave. La cena è riuscita
una vera festa per tutti. Solo allora
mi son resa conto che quell’uomo
era ancor più straordinario di
quanto avessi immaginato.
«Aveva lasciato nella mia famigliola una gioia speciale. I figli
parlavano di lui come di un vecchio amico e hanno progettato
subito di andarlo a trovare nel
suo paesino per imparare a lavorare il cuoio.
«Ennio mi ha raggiunta in cucina dove stavo mettendo ordine e
abbracciandomi alle spalle mi ha
detto: “Grazie! Quando un rischio
si affronta insieme porta certamente frutto. Avevamo tutti bisogno di Gregorio. Ora la nostra famiglia è più ricca!”.
«Gregorio è riuscito così a riportami alla mia famiglia e lo ha
fatto con la delicata competenza
delle persone che sanno soffrire e
trasformano il loro dolore in gioia
per gli altri. Se dovessi immaginarmi Dio me lo raffigurerei con il
“cuore” di Gregorio».
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