comunione sulla mano. ragazzina mette l`eucaristia in

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comunione sulla mano. ragazzina mette l`eucaristia in
COMUNIONE SULLA MANO. RAGAZZINA METTE L'EUCARISTIA IN
BORSETTA E IN CHIESA SCOPPIA IL PARAPIGLIA
da La Fede Quotidiana
Una ragazzina mette l’Eucarestia nella borsetta e prova a portarla via
durante la messa. È successo domenica 9 ottobre nella parrocchia romana
di Santa Francesca Cabrini (piazza Bologna) durante la Santa Messa in cui il
vescovo conferiva a diversi ragazzi il sacramento della Cresima.
Durante la celebrazione, inutilmente il parroco aveva più volte richiamato i
fedeli al raccoglimento ma si sa che Prime Comunioni e Cresime, più che
un momento di preghiera e di festa per il sacramento ricevuto, son
diventate l’occasione per un’allegra rimpatriata tra parenti e amici, per foto
di gruppo familiari, per lo sfoggio di bei vestiti e speciali abbuffate. La
Messa è solo l’inizio dei festeggiamenti e neanche la parte più attesa e
partecipata.
Durante la distribuzione della Comunione un’adolescente si avvicina al
ministro e, in maniera goffa e scoordinata, riceve l’Eucaristia sulle mani per poi far cadere a terra l’Ostia Consacrata. Il ministro dell’Eucaristia,
purtroppo, non si accorge di nulla ma il siparietto richiama l’attenzione di altri fedeli che osservano la scena: risate con le amiche, imbarazzo,
indecisione e poi la ragazza torna al suo posto con l’Ostia in mano indecisa sul da farsi… Si spererebbe che l’elegante signora illuminasse sua
figlia sul da farsi, ma la mamma lascia fare mentre la ragazza poggia l’Eucaristia nella borsetta: è caduta a terra, è sporca!
A questo punto si attivano alcuni parrocchiani, una donna interviene tempestivamente e riprende la Particola per restituirla al ministro: “Datela
a me!”. Altri guardano e commentano. Ma l’elegante mamma non capisce il problema e distribuisce occhiate minacciose visibilmente
infastidita dall’intromissione degli sconosciuti: “State calmi è solo una bambina!” La “bambina” si difende: “La dovevo pulì!”.
La “bambina”, ad occhio e croce, sembra avere sui sedici anni, dunque capace di intendere, volere, capire, ragionare… Ad occhio dovrebbe aver
fatto la Comunione e la Cresima, dunque preparata a ricevere con onore la Comunione. La madre (sempre ad occhio e croce) non sembra
essere una devota “praticante” e protesta: “Come vi permettere?”. Inutile spiegarle dunque, come fa un malcapitato ragazzo, che non sono
sciocchezza ma cose gravi “Si potrebbe arrivare alla scomunica”. Ad ogni modo, le si spiega, “c’è il Vescovo, possiamo parlare con Lui dopo la
celebrazione”. Mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma, distribuiva ancora la Comunione ai cresimati mentre il ragazzo torna al suo
posto.
Passano pochi secondi che il ragazzo, reo di aver richiamato l’attenzione sulla gravità del fatto, viene chiamato da tre uomini – che accorrono al
suo posto – per “discutere” animosamente sull’accaduto. Difatti, forse impaurita o sorpresa per il polverone alzato “per un nonnulla”, la
ragazza era scoppiata in pianto e la madre si era attivata per avvisare parenti e amici. Padre, zio e altri uomini si avventano protestando contro
il ragazzo con toni di minaccia: “Ha fatto piangere mia figlia, è una bambina!”.
Il padre dice di sapere di cosa parla perché “laureato con massimi voti” (ma non specifica quale scienza o facoltà). La questione si discute
ancora alla fine della Messa. Un altro parente (evidentemente laureato anche lui con Lode) redarguisce il ragazzo: “Ma lei si rende conto di cosa
significhi oggigiorno raccogliere una cosa da terra con tutti i germi e i batteri che ci sono in giro??”. Un’osservazione senz’altro acuta e
pertinente. Un terzo parente vestito elegantemente per la cerimonia, aggiunge con sguardo di sufficienza: “La prossima volta si faccia i cazzi
suoi”. Un consiglio utile, a Roma, per “campà cent’anni”.
Fortunatamente finisce qui, la “vittima” fugge piangendo coi genitori, prima di lasciare la chiesa, tutta la famiglia passa in sacrestia a sporgere
“denuncia” al parroco; attendono, indugiano, girano per la Chiesa, poi lasciano perdere. Anche gli altri (dottissimi) parenti escono nervosi. Alla
fine ci si avvia tutti, un po’ arrabbiati e infastiditi, verso la vera festa.
da «La Fede
Quotidiana»