L`amore ha due facce

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L`amore ha due facce
L’AMORE HA DUE FACCE
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Nella nostra epoca il matrimonio (inteso come legame affettivo tra due
persone adulte) non rappresenta più un’alleanza tra famiglie come per le
generazioni passate o per alcune società odierne, ma diventa una questione
legata all’autorealizzazione personale tra due individui che si incontrano e
si scelgono per diversi motivi tra cui l’idea inconsapevole di soddisfare,
attraverso l’altro, i propri antichi bisogni. Questo significa più
semplicemente detto che innamorarci ci permette di amare nell’altro quelle
parti di sé che non riusciamo a trovare in noi, ma questo è un tema
complesso e delicato che rischia di allontanaci dal tema.
Possiamo per ora più semplicemente pensare che il problema di ogni singola
persona è quello di sentirsi incompleti e innamorarsi dà la possibilità
(illusoria) di sentirsi più completi (in amore spesso si dice “stare con lui/lei
mi fa sentire completa/o”).
La crescita del legame matrimoniale è come la crescita dell’individuo e
consiste in un processo evolutivo in cui si alternano unione (con il relativo
pericolo di “schiavitù”) e individuazione (con il rischio dell’isolamento). Non
vi è soluzione a questo processo senza fine, a quest’alternanza tra
appartenenza e separazione. E questo è un compito evolutivo molto difficile.
Esiste a livello sociale la tendenza a vedere il matrimonio come il fine
dell’amore romantico. Nella realtà purtroppo, io direi per fortuna, la
costituzione di una coppia rappresenta soltanto l’inizio di un percorso
tortuoso che ha tappe evolutive e momenti critici ben definiti e prevedibili,
accanto ad altri decisamente più imprevedibili.
Questo lo sappiamo tutti! È pur vero che negli ultimi anni si è cominciato a
parlare sempre più delle naturali difficoltà che le coppie incontrano una
volta che il legame si è stabilizzato; ma quello che succede è che, nonostante
questa maggiore consapevolezza, quando l’amore romantico viene meno
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andiamo in crisi, perché tutti aderiamo al mito sociale dell’eternità del
legame romantico.
Se mettiamo la lente di ingrandimento sul legame di coppia possiamo anche
qui individuare alcune fasi evolutive (senza dimenticarci che ogni
situazione ha la sua specificità e singolarità e che tutti i tentativi di
raggruppamento in tipologie servono semplicemente a trasmettere idee).
Partiamo allora dalla fase costitutiva del legame di coppia:
l’innamoramento. Molti di noi sanno di cosa stiamo parlando; in un film
molto bello dal titolo “L’amore ha due facce”, B. Streisand si chiede: “perché
ci beviamo tutto questo? … che sia un mito o una manipolazione la verità è
che tutti noi abbiamo bisogno di innamorarci”. Bisogno che ci accompagna
da che veniamo al mando e che ha a che fare con quel sentirsi incompleti di
cui abbiamo parlato poco fa. Innamorarci ci fa vivere emozioni travolgenti e
ci dà un senso di appartenenza.
Il meccanismo psicologico che sta alla base dell’innamoramento è quello
dell’idealizzazione per cui il si sente di aver trovato l’uomo o la donna giusti
per fare coppia; certe caratteristiche dell’altro hanno un fascino
straordinario, l’altro corrisponde al proprio modello ideale di partner. Da
innamorati si percepiscono solo le somiglianze, si annullano le differenze.
Questa fase riveste una funzione importante nella vita di una coppia,
consente, cioè, la creazione di un legame di base.
Tutti coloro che aderiscono al progetto coniugale confidano nell’eternità di
QUEL legame e non sarebbe pensabile altrimenti.
Di fatto, la caratteristica dell’amore romantico è il suo carattere effimero, la
sua rapida tendenza a svanire: uno dei momenti più dolorosi e al contempo
liberatori è la deidealizzazione del carattere inebriante dell’esperienza
amorosa. E quando sentiamo, ci accorgiamo che sta venendo meno il
carattere estatico del legame, significa che stiamo attraversando una nuova
fase del legame: la disillusione. Anche qui, credo, molti di noi sanno di cosa
stiamo parlando; con il passare del tempo, se tutto va bene, i partner
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cominciano a restituire all’altro non soltanto la fantasia che l’altro ha su di
lui, ma anche un poco della propria realtà (e tutti noi abbiamo imparato che
la realtà non è mai paragonabile all’ideale...è sempre più deludente).
Si viene a patti con la realtà: si aprono gli occhi per vedere l’altro nella sua
verità, si smette di sognare che l’altro sia ciò che si desidera, ci si accorge
che si è tenuto l’altro vicino riconoscendone solamente le parti buone; e
questo era possibile solo nel “sogno romantico”.
Il risveglio suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente
constatare le differenze, le divergenze, constatare che l’altro non è
l’interprete fedele del mio progetto ideale; dall’altra può diventare
gratificante scoprire l’altra persona nella sua unicità.
Ma in molti casi, anche per una questione sociale, il cambiamento viene
visto come un segnale di deterioramento patologico del rapporto, anziché
come un naturale processo evolutivo. Si pensa così di avere sbagliato
persona, o di avere sbagliato ad impostare il rapporto. Mentre, non farsi
trascinare da questo timore e accettare di venire a patti con la realtà (che
poi è la realtà mia e dell’altro), comprendere che il cambiamento non
significa necessariamente fallimento, significa sperimentare col partner un
nuovo modo di stare insieme. Il raggiungimento di questa consapevolezza
richiede tempo e richiede di passare per una fase faticosa in cui si sente
l’esigenza di uscire dal nucleo a due per concentrarsi su sé, di tollerare la
frustrazione di una sorta di separazione che permetta di uscire dalla
simbiosi a due per creare una nuova identità.
E così che si può giungere ad un nuovo contratto relazionale e a una nuova
consapevolezza circa il legame di coppia che ci permette di essere
indipendenti e allo stesso tempo insieme, di discutere sui contenuti e non
sulla persona, di comprendere che il difetto dell’altro non minaccia
necessariamente la relazione; si è riusciti a trovare la giusta distanzavicinanza. È la fase dell’accettazione dell’idea di un legame imperfetto.
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Questo non significa che non andremo più incontro a crisi o a
incomprensioni (altrimenti rischiamo di pensare che prima o poi arriva un
“e vissero per sempre felici e contenti”).
È importante sottolineare che l’attraversamento di queste fasi non tutela di
per sé dalla possibilità della separazione, ma credo che una maggior
consapevolezza circa il legame di coppia possa condurre a scelte più
consapevoli che a quel punto possono anche andare nella direzione della
separazione, ma rimangono scelte consapevoli.
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Dott.ssa Chiara Borghi
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