BACI ATTO 1 Andrea e Alessandra Si apre il sipario. Lui e lei si

Transcript

BACI ATTO 1 Andrea e Alessandra Si apre il sipario. Lui e lei si
BACI
ATTO 1
Andrea e Alessandra
Si apre il sipario. Lui e lei si stanno baciando con trasporto. Quando si staccano lei gli da uno schiaffo
- Ma…che fai? ( Lei prende una lettera dal tavolino e gliela porge. Lui la legge)
- (con entusiasmo) E’ il mio nuovo incarico. Era l'ora.
- Perché non me lo hai detto?
- Ma che dici? Lo aspettavamo da tempo.
- (lei gli strappa la lettera) Qui in fondo! C’è scritto Stoccolma. Lo sai dov’è Stoccolma?
- E’ la capitale della Svezia.
- Che cultura! Allora saprai anche quante migliaia di chilometri ci sono tra qui e la capitale della Svezia?
- Senti Ale…
- No! Non sento! Non voglio sentire. Sei uno stronzo; un maledettissimo stronzo! (Fa per dargli uno
schiaffo)
- (Lui le blocca il braccio) Ale calmati per Dio. (Si guardano. Lei si calma e lui le molla il braccio)
- Non è una sorpresa? Tu lo sapevi!
- Se ti nominano capo di una equipe di ricerca, difficilmente il lavoro è sotto casa.
- E per tutto questo tempo sei stato capace di mentirmi.
- Non ti ho mentito.
- E’ vero, hai solo omesso la verità. Il risultato non cambia. Perché non me lo hai detto?
- Adesso lo sai.
- Perché?
- Non era una cosa facile da dire.
- Sono tua moglie! A chi altro puoi dire le cose difficili.
- Hai ragione, ho sbagliato, scusami. La sede di lavoro è all'estero...
- In Svezia.
- …in Svezia. Ma per me è un occasione unica, non potevo lasciarla passare.
- Non è questo il punto. E' chiaro che capisco le tue ragioni, e sono anche orgogliosa di te, ma non posso
accettare che mi hai mentito.
- Non ti ho mentito!!
- Non cavillare con le parole lo sai che non lo sopporto.
- Sapevo che sarebbe nata una discussione. Volevo affrontarla il più tardi possibile. Con te mi sento
sempre spiazzato. Sei troppo…
- …intelligente?
- Sì lo sei. Ma non è questo che intendevo.
- Che intendevi?
- Perché non lo hai fatto subito?
- Cosa?
- Lo schiaffo. Perché prima mi hai baciato?
- Perché ti amo.
- Lo vedi!
- Cosa?
- Sei imprevedibile. Dopo tutti questi anni non riesco ancora a capire quale sarà la tua reazione. Tu sei la
persona più difficile che io conosca. Ho sempre tentato di costruire un ponte col tuo cervello, ma ho
sempre fallito.
- Non mi hai risposto.
- Avevo paura.
- Paura? Adesso devo scoprire che hai paura di me.
- Non ho paura di te. Ma a volte hai delle reazioni che non capisco.
- E cosa sarei io, una pazza o un’assassina? Cosa cazzo avrei potuto fare di così spaventoso.
-
-
-
-
Arrabbiarti.
Non mi sarei arrabbiata!
Quello che sei adesso come lo chiami?
Adesso sono arrabbiata! Non lo sarei stata al momento in cui me lo avessi detto. (calma). Non hai
fiducia in me.
Non dirlo neanche per scherzo.
E allora perché?
Avevi sedici anni quando ti vidi la prima volta. Non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Tu te ne
accorgesti e cominciasti a fissarmi a tua volta. Io non riuscivo ad abbassare lo sguardo, cosa che avrei
fatto volentieri, ma ero incantato, tu eri troppo bella. Credo di essermi innamorato da subito.
Cominciasti ad avanzare verso di me, col tuo passo deciso, lo sguardo fiero, i capelli come una corona a
sfiorarti le spalle. Pensai: adesso mi arriva uno schiaffo. Quando fosti a pochi centimetri da me, mi
baciasti. Invece del pugno in un occhio che mi aspettavo mi desti un bacio. "Volevi questo?”, mi
chiedesti con quella tua voce tagliente. Avrei voluto sprofondare; i miei amici sghignazzavano. Ma il
sapore delle tue labbra! Dio non lo scorderò mai. Come si fa ad affrontare una persona così? Come si fa
a comprenderla?
Hai bisogno di comprendermi?
Certo che ne ho bisogno. A volte ho l’impressione di amare un immagine, un involucro. Non riesco a
raggiungerti dentro, non ci riesco.
Tu invece sei la persona più facile che conosca. Sei così limpido, sincero. La prima volta che ci
vedemmo. Ti baciai perché era il mio modo di proteggermi. Credevo che tu fossi il solito buffone che
crede di avere il mondo ai suoi ordini. Sorprendere prima di essere sorpresi. Ti avrei sbranato con
piacere, ma una ragazza ha sempre da perdere in un confronto diretto, così io mi prendevo gioco di voi,
dei maschi. Vi facevo fare la figura dei fessi, perché quando non siete voi a comandare il gioco, vi sentite
fessi. Quel giorno sbagliai i calcoli. Non vidi la rabbia o l’umiliazione nei tuoi occhi. Vidi solo tenerezza.
E adesso che ci vedi.
Il tradimento.
No. Questo non lo accetto.
Io non sarò un modello di virtù, cerco di fare del mio meglio e i risultati posso ammetterlo a volte non
sono dei migliori. Ma ho una qualità di cui vado fiera, la sincerità. E poiché la dispenso a piene mani
pretendo che gli altri facciano altrettanto. Venire a scoprire che chi mi tradisce è proprio la persona che
amo, mi fa andare in bestia.
Chi è il più forte tra noi due?
Che razza di domanda è?
Una di quelle che pretende una risposta. Chi è il più forte?
Dal tuo tono devo presumere che sarei io.
Esatto. E da cosa si arguisce che sei tu.
Un momento io non l’ho detto, sei tu che mi costringi…
Da cosa??
Non voglio continuare questo assurdo interrogatorio.
Te lo dico io. Perché sai sempre quello che vuoi. Non hai mai esitazioni, non torni mai sulle tue
decisioni. Non sbagli mai!
E questo fa di me un tiranno?
No. Ma fa di me un debole. Tu questa parola non la conosci, e posso capire come sia difficile per te
accettare che qualcuno lo sia. Ma potresti fare un sforzo. Ti assicuro che a volte non è per niente facile
convivere con la proprie debolezze e con una compagna che non le comprende
E chi sene frega. Sei il più debole e con questo? Che importanza ha da che parte pende la bilancia,
questo non ci ha mai creato problemi.
E perché stiamo discutendo?
Perché tu mi hai taciuto un fatto determinante per la nostra vita di coppia.
Ti ricordo che la vita di coppia si compone di due vite singole, di cui una è la mia. Ti ho già chiesto
scusa. Ma questo non sposta la questione. Intendo accettare l’incarico e non voglio litigare con mia
moglie, perché da persona saggia ed equilibrata quale è, capirà e accetterà la mia decisione.
Perché non me lo hai detto?
Ti ho già spiegato. Perché avevo paura…
-
-
-
-
Non mi riferivo alla lettera. Perché non mi hai mai detto prima queste cose.
Quando tra noi va tutto bene non c'è motivo di parlarne. Anzi mi pare che in fondo non sia neanche
vero. Che siano solo fantasie. Elaborazioni assurde del mio cervello. Poi d'un tratto, accade che prendi il
sopravvento. Che mi domini e io non riesco a difendermi E' in quei momenti che vorrei dirti. "Stai
attenta, non affondare troppo i tuoi colpi, mi stai facendo male", ma non ce la faccio. Sei come una tigre
che crede di giocare e non si rende conto che con la sua forza ti può uccidere.
Veramente è successo che ti ho fatto del male?
Qualche volta.
Se ti chiedessi di rinunciare, sarebbe una di quelle volte?
Perché vorresti che rinunciassi?
Perché…perché non farebbe bene al nostro rapporto.
Intendi la lontananza.
Sì.
Sei gelosa?
Sì.
Ale, non mi prendere per il culo. Tu la gelosia non sai neanche dove sta di casa.
Ma potresti rinunciare?
Potrei. Ma non lo farò.
Perché? Vuoi essere tu il più forte questa volta? Vuoi dimostrare che puoi fare a meno di me?
Io non voglio fare a meno di te. Io non potrei fare a meno di te. Io ti amo. Lo capisci? A volte penso che
non tu non sappia cosa significhi.
Lo so cosa significa. E’ quella tenerezza che ti vidi negli occhi e che mi è rimasta appiccicata addosso
come il miele. Io sono forte sì. So tenere testa a chiunque; non mi faccio passare avanti da nessuno, so
quello che voglio, filo dritta alla meta. So il fatto mio. Ma se tu puoi pensare di stare lontano da me, ed io
posso capire che hai anche ragione, ma non riesco ad accettarlo, allora vuol dire che non sono poi così
forte. Non credo che potrei resistere.
Ma che ti sta succedendo? Non siamo nel medioevo, esistono gli aerei. Sei tu che mi ha martellato per
anni per convincermi che è il mezzo più sicuro, e me ne hai fatti prendere a dozzine, mentre io morivo
di paura. E adesso che c’è? Non puoi stare una settimana o due senza vedermi. Ci sono i weekend, ci
sono le feste. Secondo te un rapporto può essere fatto a pezzi da una cartina geografica
Hai ragione! Hai ragione! Hai ragione!!! Ma non puoi andartene. Non adesso.
Perché cosa cazzo succede adesso?
(pausa) Sono incinta.
(silenzio. Quasi con tristezza) E’ una notizia meravigliosa.
Già!
Cosa devo dire adesso. Aiutami tu perché io non so proprio cosa dire.
Dì quello che senti.
Mi sento male.
Pensi che ti abbia tradito?
Semplicemente non hai rispettato le mie scelte.
Non avrei voluto dirtelo in questo modo. Volevo prepararti, discuterne un po’, farti capire che forse non
sarebbe una cosa così tragica se noi…
Certo, come hai sempre fatto. Manipolarmi, abbindolarmi fino a farmi credere che la decisione che hai
preso tu è la mia. Ma su questo no. Non ce l’avresti fatta, perché se c’è un punto dove sono
assolutamente sicuro di me è che non voglio avere bambini.
Ma perché?!
No!!! Non ce la farai, non ho assolutamente l’intenzione di barattare una discussione nuova con una
vecchia di vent’anni.
Ma adesso è diverso.
No. Non è diverso. Per me non è cambiato niente.
Ma per me sì.
(Risata sarcastica) Ma sì, è chiaro, ho capito il tuo piano. Che stupido. La sfuriata, il dolore per la mia
partenza, e poi la rivelazione choc, tutto calcolato. Poi il colpo di genio, la soluzione: “d'accordo, è
giusto che assecondi le tue esigenze, accetta il posto a Stoccolma, non ti creerò problemi. Ma in cambio
-
-
-
teniamo il bambino”. Olè! il gioco è fatto. La signora Alessandra si è aggiudicata l’ennesima battaglia ed
il buon Andrea dagli occhi di orsacchiotto ferito ha perso ancora senza capire come.
(Lei piange) Davvero tu pensi questo di me? Davvero credi che io sia così cinica. Allora hai ragione,
non mi hai mai capito. Io ti rispetto, io sono fiera di te. Se in questi anni ti sono sembrata troppo
invasiva è perché questo è il mio carattere. Ma tu lo sapevi no? Non è per questo che mi ami? Forse sei
tu che sei diverso. I cambiamenti mentre accadono sono così invisibili! Ho sempre considerato l’amore
come una statua. Una volta che c’è, c’è per sempre. Che idiozia! L’amore è vivo, cambia, si trasforma.
Forse il tuo amore per me è cambiato. Ha perso la stima.
No. Scusami, scusami! non ti ho mai considerato in questo modo. E’ stato solo uno sfogo… ma…un
bambino… Alessandra non posso, mi sento soffocare solo all’idea.
Dicevi la stessa cosa quando avevi paura dell’aereo.
Non vorrai confrontare un figlio con viaggio in aereo.
Sei sicuro che le due paure non siano le stesse? Affrontare una situazione nuova. Lasciare la sicurezza
delle cose ordinarie che ti piacciono tanto.
Ho diritto di vivere secondo la mia natura! Mi piacciono l'ordine e la tranquillità, sono il mio elemento e
trovo del tutto naturale che io cerchi di preservarli.
Lo sai perché ho cominciato a innamorarmi di te?
Perché sono come il mare al tramonto. Me lo hai detto tante volte.
E pensare che se c'è un tipo di persone che non sopporto sono quelli che pretendono la sicurezza. A me
piacciono i problemi. Li voglio affrontare e distruggerle. Adoro le Giovanna d'Arco. Eppure quando
penso a te un po’ ti invidio. Bè solo un pochino. L'amore è un'alchimia strana.
Non capisco che vuoi dire.
La vita non è stabilita a priori. Possono capitare cose che ci cambiano o cambiano le nostre idee. E' la
capacità di riconoscerle e accettarle che distingue le persone superiori. Tu sei una di quelle persone.
E se non lo fossi? Se scoprissi che non sono in grado di accettarlo? Che ne sarebbe di noi, di…lui.
Ti racconto una storia. C'era un giovane lupo che viveva solo in una piccola valle ai limiti del bosco.
Avrebbe voluto sapere cosa c'era dentro quel bosco ma non aveva il coraggio di entrarci perché, alla
sera, sentiva provenire degli strani lamenti, che lo spaventavano a morte. 'Chissà quali mostri vivono in
quel bosco' pensava. 'Non ci metterò mai piede.' Un giorno mentre si abbeverava ad un laghetto ecco
uno splendido esemplare di femmina anche lei arrivata per bere. Si scambiarono uno sguardo, poi lei si
avviò verso il bosco. 'Non andare' le gridò il maschio. 'O verrai divorata dai mostri che popolano la
foresta.' 'Tu come sai che ci sono dei mostri? Li hai visti?' 'No, ma ho sentito i loro lamenti e ti assicuro
che fanno venire i brividi.' La lupa si mise a ridere. 'Be, io non ho paura' e continuò sulla sua strada. Il
giovane lupo non se la sentì di lasciarla andare e facendosi forza la seguì! Quando furono appena dentro
il bosco ecco che si cominciarono a sentire i soliti lamenti. 'Presto fuggiamo' disse il lupo alla compagna,
ma lei tranquilla rispose. 'Perché dovrei fuggire di fronte alla mia famiglia." Proprio in quel momento
sbucò dagli alberi, ululando, il branco a cui lei apparteneva. 'Quello che hai sempre fuggito, e di cui hai
sempre avuto paura, non era altro che la tua stessa voce. Se solo ti fossi fermato un momento ad
ascoltarla te ne saresti accorto'
L'unica cosa di cui non dovrei avere paura…
Sei tu.
Di quanti mesi sei?
Non voglio abortire.
Non ti ho chiesto questo.
Due.
Parigi?
E’ probabile.
E' stata una vacanza bellissima. Sono stato molto bene.
Siamo stati bene.
E' stata la notte delle stelle cadenti vero?
Non lo so.
Il tuo desiderio era questo.
Non proprio. Ho soltanto desiderato che tu cambiassi idea in proposito.
Sai che desiderio ho espresso io?
Non me lo dire.
-
-
-
Perché. Da quando sono al mondo mi chiedo perché. Ho cominciato chiedendomi perché non potevo
toccare il fuoco; fissare il sole; fare a meno di dormire. Poi le domande si sono fatte più difficili. Perché i
miei genitori hanno divorziato. Perché il mio più caro amico è partito per l'Australia, perché quella
ragazza che mi piaceva tanto filava con un altro. Passavo la vita a farmi queste domande. E più scoprivo
che non avrei trovato risposta, più la mia mente si riempiva di domande. E' per questo che sono
diventato un ricercatore. Almeno qualche piccolo segreto lo avrei strappato al grande burattinaio. Io ho
bisogno di risposte. Ho bisogno di sicurezze. Dammi una ragione. Una ragione per cui dovrei cambiare
il mio modo di pensare, di sentire, il mio modo di vivere e accettare l’arrivo di questa responsabilità che
mi fa paura. Dammi una ragione.
Non ho conosciuto bene mio padre, lo sai. Ero bambina quando morì. Ma mia madre non smise mai di
parlarmi di lui. Voleva che tutti i ricordi che aveva io li dividessi con lei. Mi diceva: “di tuo padre hai
conosciuto il corpo; non hai fatto a tempo a conoscerne l’anima” e cercava di spiegarmela. Non so se era
tutto vero o se lei lo idealizzasse, come si fa spesso con chi non c’è più, ma se devo prestar fede al
ritratto che mi faceva, deve essere stato un uomo eccezionale. Il giorno che lui le chiese di sposarlo, mia
madre era innamorata e non vedeva l’ora di essere sua moglie, ma un po’ per scherzo un po’ per
provocarlo gli disse: “dimmi una ragione per cui dovrei farlo”. Lui non disse nulla, le diede un lungo
bacio, poi, sempre in silenzio si allontanò. Naturalmente non aveva fatto che pochi passi che lei lo
rincorse e lo fermò. Lui si voltò sorridendo e le disse: “perché non potresti accontentarti di un ricordo”.
Non puoi accontentarti dei ricordi. Di ciò che abbiamo vissuto, provato. Non basta. Presto il presente
sarà cenere. E noi abbiamo bisogno di fuoco, di vita. Anche a me fa paura cosa credi. Ma mi sento anche
piena di energia, di fiducia, mi sento come se stessi per partire per un viaggio di cui non conosco la meta,
ma non è importante perché la bellezza sta proprio nel viaggiare, nello scoprire di minuto in minuto cosa
ci aspetta ed accettarlo comunque sia. Io questo viaggio lo voglio fare con te.
E’ per questo che mi hai fatto passare la paura dell’aereo? Per far nascere nostro figlio?
Hai detto nostro!
Non sono io il padre?
Oh sì, Nessun altro che tu.
Concepito a Parigi.
E nato a Stoccolma. (silenzio) Non ci si può accontentare dei ricordi no?
No. Non si può.
(Si baciano)
FINE
ATTO 2
Elena e Davide
Lei è legata ad una sedia priva di sensi. Lui la sta baciando. Dopo il bacio lei lentamente si riprende.
- Mmmm… oddio…mm… ma dove? (Lo guarda in silenzio per un attimo. Si rende conto della situazione
in cui si trova e comincia a divincolarsi.)
- Bastardo, schifoso, figlio di puttana!
- Perché usi il rossetto alla fragola, le tue labbra sono perfette non hai bisogno di…
- Cosa mi hai fatto?
- Ti ho baciato. Non dovevo lo so, scusami, ma è stato più forte di me.
- Slegami immediatamente!
- Certo, non aver paura lo farò, ma non adesso.
- Adesso brutto stronzo!
- No. Prima devi calmarti.
- Calmarmi!! Ma io ti spacco la faccia. Scioglimi subito.
- Non voglio farti del male. Ti assicuro! Non hai nulla da temere.
- Mi hai baciato pezzo di merda! Ci puoi scommettere che ho qualcosa da temere.
- Ti ho chiesto scusa.
- Me ne frego delle scuse.
- Questo non è carino
- Ma sei un pazzo furioso?
- Assaggia questa fetta di torta. L’ho fatta io, per te.
- Una fetta di… ma si può sapere chi cazzo sei e cosa cazzo vuoi da me?
- Un bicchiere di Coca? Dai, lo so che ti piace.
- Non voglio mangiare e non voglio bere, voglio solo che tu mi liberi! Hai capito?
- Se ti liberassi ora tu te ne andresti.
- Ma che genio!! Certo che me ne andrei e di corsa.
- Non ti chiedi neanche perché io abbia fatto una cosa del genere?
- Me lo chiedo! E la risposta è che sei un gran figlio di puttana.
- (Lui che fino ad ora era in piedi, accosta una sedia al tavolo e si siede in silenzio. Passa qualche secondo)
Che cazzo stai facendo adesso?
- Aspetto che ti calmi.
- Come faccio a essere calma quando sono legata come un salame, in compagnia di un maniaco, in un
posto… che non conosco e ….(comincia a piangere. Lui le si avvicina e le accarezza il viso) Metti giù
quelle mani.
- Ti prego non piangere. Non è così che volevo, io…
- E che cosa ti aspetti da una persona che hai rapito e immobilizzato su una sedia? Ringraziamenti?
- Dovevo farlo. (Le asciuga il viso con un fazzoletto)
- Dove siamo. Come ci sono arrivata qui?
- Ti ho portato io con la mia cinquecento. Il tipo vecchio. Ha più di trent’anni. E’ Gialla, io la chiamo
‘Pepita’.
- Mi hai drogata?
- No. Solo un po’ di cloroformio. Come nei film.
- Cosa…cosa vuoi farmi? Violentarmi?
- Ma che dici! Io voglio solo parlarti. Voglio che tu mi ascolti.
- Mi hai drogata e trasportata a casa tua con una pepita solo per parlarmi?
- Non ti ho drogata. E non è casa mia.
- Dammi un sorso di Coca. (Lui la fa bere). Ok, ok sono calma adesso. Sono calma, liberami.
- E’ meglio che prima parliamo.
- Parliamo!? E per parlarmi c’era bisogno di… (di nuovo alterata) ma ti rendi conto di quello che hai
fatto?
- Vedi che non sei calma.
-
-
-
(Trattenendo la rabbia) D’accordo d’accordo, ascolta. Sei un delinquente?
No!
E allora perché sono legata a una sedia.? Se volevi parlarmi bastava fermarmi per la strada “Senti Elena
posso parlarti un minuto, ti offro un aperitivo”. Ti avrei ascoltato, ci saremmo salutati da buoni amici e
adesso saremmo ognuno a casa sua. E’ cosi che si comportano le persone civili. Quelli che rapiscono la
gente si chiamano criminali.
L’ho fatto. Ci ho provato. Più di una volta. “ Ciao Elena, mi chiamo Davide e vorrei conoscerti…"; non
mi hai fatto finire.
Ma quando?
Tempo fa. Non ti ricordi.
E non ti ho ascoltato?
Mi hai mandato a fanculo . Ma non te ne voglio per questo. Voglio dire, hai tutti i diritti di mandare
chiunque in qualunque posto. Ma il fatto è che non è giusto che io non riesca a comunicare con te. Tutti
devono avere una possibilità. Così ho pensato che l’unico modo per farmi ascoltare fosse quello di
costringerti a farlo.
Ma non è normale. Lo capisci?
Non m’importa se è normale o no. Quello che importa è che tu mi ascolti. Io voglio che tu mi conosca.
Chiacchieriamo un po’ e poi deciderai da sola.
Deciderò cosa?
Se ti piaccio. Perché non so se hai capito ma tu a me…
Oh Cristo Santo. (comincia a ridere lentamente poi sempre più forte..) Non…è proprio…il modo….
migliore per cominciare…no…ti assicuro…affatto…(la risata si esaurisce).