Marshall Islands - Ambasciata d`Italia

Transcript

Marshall Islands - Ambasciata d`Italia
SCHEDA PAESE
ISOLE MARSHALL
DATI DI BASE
Nome Ufficiale:
Capitale:
Superficie:
Popolazione:
Forma di Governo:
Capo dello Stato e Capo del Governo:
Ministro degli Affari Esteri:
Sistema legislativo:
Sistema legale:
Suffragio:
Gruppi etnici:
Religioni:
Lingue:
Partiti politici principali:
Prossime elezioni:
Voto Moratoria Universale della Pena
di Morte (2014):
Repubblica delle Isole Marshall
(Aolepān Aorōkin M̧ajeļ)
Majuro, situata sull’omonimo atollo
181 Km2
70.983 (maggio 2015)
Repubblica presidenziale in libera
associazione con gli USA
Hilda Heine
John M. Silk
Assemblea bicamerale
Ordinamento misto derivato da quello
statunitense e dalla Common Law
britannica, insieme al diritto
consuetudinario e statuti locali
Universale (18 anni)
Marshallesi (92,1%), Misti Marshallesi
(5,9%), Altri (2%)
Protestanti (55%), Assembly of God
(26%), Cattolici (8%), Mormoni (2%)
Marshallese e Inglese
Non esistono partiti politici legalmente
riconosciuti, solo raggruppamenti non
ufficiali: Aelon Kein Ad, United People's
Party, United Democratic Party
2021 (ultime elezioni Gennaio 2016).
Favorevole
CENNI STORICI
Le Isole Marshall si trovano immediatamente a ovest della Linea internazionale del
cambio di data e a nord dell’equatore, a circa 4100 km dal Giappone, 4100 km dalle
Hawaii e 3000 km dalla Papua Nuova Guinea. Le isole Marshall sono formate da 24
atolli (i municipi) e 1156 isole: questi due gruppi di arcipelaghi vengono chiamati
Ratak e Ralik (“alba” e “tramonto”), e sono rappresentati dalle due striscie presenti
sulla bandiera nazionale.
I primi navigatori micronesiani giunsero sulle Isole Marshall in un periodo
imprecisato nel secondo millennio a.C.
Il primo europeo ad avvistare le isole fu lo spagnolo Alonso de Salazar nel 1526. In
base al Trattato di Tordesillas del 1494, il controllo dell'intera Micronesia spettava
alla Spagna, e in mano spagnola le Isole Marshall rimasero fino al 1885, quando
attraverso mediazione papale furono vendute alla Germania, che vi istituì un
protettorato. Nel frattempo un altro navigatore, il capitano inglese John Marshall,
aveva attraversato le isole nel 1788: da allora le carte britanniche iniziarono a
indicare l’arcipelago con il suo attuale nome.
Nei primi decenni del XIX secolo iniziarono ad arrivare anche mercanti e balenieri e
nel 1857 giunsero i primi missionari protestanti, che costruirono chiese e scuole,
minando gradualmente la tradizionale autorità dei capi locali. La Germania, come
detto, annetté le Marshall nel 1885, ma non vi collocò funzionari statali fino al 1906,
lasciando che le isole fossero gestite da un gruppo di potenti compagnie commerciali
tedesche.
Nel 1914, durante la Prima guerra mondiale, il Giappone, schierato a fianco
dell’Intesa, occupò la colonia tedesca. Con il Trattato di Versailles, la Germania perse
tutti i suoi possedimenti nel Pacifico, che furono affidati in mandato al Giappone
(quelli a nord dell’equatore) e a Nuova Zelanda e Australia (quelli a sud).
A differenza della Germania, i cui interessi nel Pacifico erano esclusivamente
economici, il Giappone si servì di questi nuovi territori come valvola di sfogo per una
popolazione in forte crescita. Oltre 1.000 giapponesi furono pertanto spostati
nell’arcipelago, ma a differenza di quanto accadde nelle Marianne o a Palau il
numero degli emigrati non superò mai quello della popolazione indigena. Anche in
termini amministrativi le cose cambiarono radicalmente, poiché i giapponesi
nominavano direttamente i leader locali. In più, i colonizzatori cercarono di
diffondere tra la popolazione locale la loro lingua e la loro cultura. Nel 1933 il
Giappone uscì dalla Società delle Nazioni, ma continuò a occupare i mandati per tutti
gli anni trenta, costruendo basi aeree e fortificazioni su alcuni atolli. Durante la
Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti invasero e occuparono l’arcipelago, che
divenne parte dello US Trust Territory of the Pacific Islands.
Nel 1944, gli USA assunsero il controllo militare delle Isole Mrashall dal Giappone.
Tra il 1946 e il 1958 gli USA usarono le Marshall, in particolare le isole di Bikini e
Enewetak, per testare 67 armi nucleari, rendendo il paese il luogo di gran lunga il più
contaminato a mondo per le radiazioni. Gli effetti di quegli esperimenti sulla salute
della popolazione locale si fanno sentire ancora oggi.
Nel 1979 venne formato il primo governo e promulgata la Costituzione.
POLITICA
Parte dello US Trust Territory of the Pacific Islands dagli anni ’50 fino
all’indipendenza, l’arcipelago delle isole Marshall divenne una repubblica nel 1979.
L’attuale costituzione, entrata in vigore nel 1979, prevede che il potere legislativo sia
attribuito a due camere: il Parlamento Nazionale, o Nitijela, è composto da 33
“senatori” eletti ogni quattro anni a suffragio universale; nel Consiglio di Iroji, con
funzioni consultive riguardo norme della tradizione, siedono i 12 capi tribali scelti
dalle Isole. Il Parlamento nomina fra i suoi membri il Presidente, che svolge anche la
funzione di capo del governo e che a sua volta sceglie i dieci membri che formeranno
il Gabinetto.
Il primo presidente delle Isole Marshall è stato Amata Kabua. Figura particolarmente
carismatica, Kabua è stato rieletto presidente nel 1983, 1987, 1991 e 1996. Morto
durante il suo ultimo mandato, gli è succeduto nel 1997 il cugino Imata, poi scalzato
nel 1999 dal leader del Partito Democratico Unito, Kessai Note, primo commoner a
ricoprire la più altica carica dello Stato. Note è stato rieletto nel 2004.
Le consultazioni elettorali svoltesi nel 2007 hanno segnato un cambio di governo e
una trasformazione profonda del panorama politico. Il partito dell’opposizione, Aelon
Kein Ad, ha infatti conquistato la maggioranza. Sebbene sia stato necessario
attendere alcune settimane prima di avere risultati certi, a causa di ripetuti conteggi
delle schede, nel 2008 il Parlamento ha nominato Presidente l’ex Speaker Litokwa
Tomeing, che ha ottenuto 18 voti contro i 15 di Kessai Note. Si è trattato delle
elezioni più controverse e maldestramente gestite della storia del paese.
Poco prima delle elezioni, infatti, il governo aveva modificato le procedure di voto
all’estero rendendo il sistema più complesso, con forti ritardi per la ricezione delle
schede dei numerosi espatriati. Da un punto di vista più propriamente politico,
apprensione avevano suscitato le altalenanti e controverse dichiarazioni
dell’opposizione circa l’intenzione di migliorare le condizioni in base alle quali gli
Stati Uniti utilizzano l’atollo di Kwajalein, ma soprattutto relativamente alla volontà,
più volte espressa, di procedere al riconoscimento diplomatico della Cina dopo nove
anni di relazioni con Taiwan. Nessuna di queste intenzioni ha comunque avuto
seguito.
Nel 2011 era stato eletto Presidente della Repubblica Christopher Jorebon Loeak.
Successivamente, una consultazione elettorale tenutasi il 4 Gennaio 2016 si era
conclusa con l’elezione di Casten Nemra a Presidente del Paese. La precarieta’ della
maggioranza con cui era stato eletto (17 a 16) ha portato parte dei neoeletti senatori a
presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente ad appena una
settimana dalla sua proclamazione (l’11 Gennaio 2016). A seguito dell’accoglimento
della stessa, il 27 Gennaio la Dott.ssa Hilda Heine, gia’ Ministro dell’Istruzione nel
precedente Governo, e’ stata eletta a nuovo Presidente della Repubblica delle Isole
Marshall. La neoproclamata Presidente, prima Marshallese a conseguire il dottorato
ed una delle sole tre donne a sedere in Parlamento, e’ ufficialmente la prima donna a
ricoprire il ruolo di Presidente del Paese tra tutti gli Stati insulari in via di sviluppo
del Pacifico.
ECONOMIA
Come accade a molti altri Stati del Pacifico, lo sviluppo economico delle Isole
Marshall è frenato dalla natura degli atolli, dall'isolamento e dalle risorse limitate.
La qualità del suolo è povera, adatta alla coltivazione della noce di cocco e del taro,
radice commestibile. L'agricoltura e la pesca a livello di sussistenza rappresentano le
principali fonti di reddito. Ancor più limitati sono la manodopera specializzata e il
settore manufatturiero. L’agricoltura, di sussistenza, si concentra in piccole fattorie.
Le importazioni sono molto superiori alle esportazioni, che si limitano ad essere
rappresentate dalla vendita di noci di cocco, della copra e del frutto dell’albero del
pane; l’industria si limita all’artigianato locale e alla lavorazione del tonno. Il turismo
ha potenziale, ma non viene sfruttato a dovere.
A parte il minimo apporto di turismo, artigianato e pesca, l’economia è fortemente
dipendente dall’assistenza finanziaria degli USA e dagli aiuti esterni. Più dell’80%
delle entrate del governo è legato, direttamente o indirettamente, ai prestiti
statunitensi. Attualmente gli insediamenti militari degli Stati Uniti nell’arcipelago
impiegano circa 1200 addetti locali come camerieri, cuochi, giardinieri e operai.
Il governo rimane il maggior imprenditore del paese: un terzo della popolazione
locale è occupato nel settore pubblico mentre due terzi del PIL derivano dagli aiuti
statunitensi. Il tasso di disoccupazione è storicamente molto elevato e la bilancia
commerciale presenta un forte saldo negativo. La quota maggiore delle esportazioni è
rappresentata dai prodotti della pesca e dalle noci di cocco, mentre tra le importazioni
figurano soprattutto alimenti, carburanti e mezzi di trasporto. Il più importante
partner commerciale è rappresentato dagli Stati Uniti, seguiti da Guam, Giappone,
Australia, Nuova Zelanda e Singapore.
Le Isole Marshall soffrono per la mancanza di un adequato approvvigionamento
d’acqua, esacerbato dall’inquinamento della laguna di Majuro causato dagli scarti
degli abitanti e dei pescherecci.
POLITICA ESTERA
Le Isole Marshall e gli Stati Uniti continuano ad essere uniti, tanto che la valuta in
corso nelle isole è il dollaro americano. Gli USA supportano le Isole Marshall con
USD 70 mln l’anno per il ventennio 2003-2023 alle Marshall. I marshallesi godono
anche di speciali diritti di immigrazione negli USA: non necessitano di visti per
studiare e lavorare, e possono arruolarsi nell’esercito statunitense – le Isole Marshall,
infatti, non hanno un proprio esercito e dipendono dagli USA per la loro sicurezza.
La politica estera delle Isole Marshall è fortemente condizionata dalle esigenze di
difesa degli Stati Uniti. Dal 1986 è in vigore un trattato di libera associazione con gli
Stati Uniti, il Compact of Free Association. In base a tale accordo, tre stati
indipendenti (Marshall, Stati Federati di Micronesia e Palau) si sono sottoposti per un
periodo di 15 anni a una condizione di libera associazione con gli Stati Uniti, i quali
si sono impegnati a fornire aiuti finanziari in cambio della responsabilità per la
politica di difesa. La politica estera, comunque, è sempre rimasta prerogativa dei tre
stati insulari. Il patto, venuto a scadere nel 2001, è stato rinnovato nel 2003 per le
Marshall e la Micronesia con durata ventennale, e prevede il versamento di aiuti per
una somma complessiva di 43,5 miliardi di $. Parallelamente è stato siglato un
accordo separato che permette agli Stati Uniti di servirsi dell’atollo di Kwajalein
come base militare fino al 2066 per un costo di 15 milioni all’anno.
Al pari di quanto avviene per gli altri Paesi insulari il Pacific Islands Forum (PIF)
rimane l’ambito di maggiore interesse per la politica estera delle Isole Marshall. Le
Isole Marshall riconoscono Taiwan dal 1998, nonostante fossero state tra i primi Stati
insulari del Pacifico ad aprire un’ambasciata a Pechino. Oltre a quella di Taiwan,
sono presenti alle Marshall le Ambasciate di Stati Uniti e Giappone. Le Marshall
hanno invece Ambasciate a Suva, Tokyo, Washington e Taipei, oltre alla
Rappresentanza Permanente a New York.
L’Unione Europea è impegnata a favore delle Piccole Isole in Via di Sviluppo del
Pacifico (SIDS) con nuovi Programmi Indicativi Nazionali (NIP) firmati durante la
conferenza SIDS a Samoa, nel settembre 2014. Questo ulteriore impegno nell'ambito
del cosiddetto PATHWAY Samoa sarà cruciale per il raggiungimento di progressi in
numerosi settori importanti nei prossimi sei anni. Vale la pena ricordare che l'Italia
contribuisce al 17% del bilancio dell'Unione Europea (UE).
L'Unione europea ha investito 114 mln. Euro nel periodo 2008-2013 (in parte nei
NIP) e sta investendo 166 mln. Euro nel periodo 2014-2020 a livello regionale. Le
Isole Marshall sono tra i destinatari di uno dei nuovi NIP per un valore di 9,1 mln.
US$ (era 6,85 mln. US$ nel precedente programma) focalizzati su progetti relativi
alla produzione d’energia elettrica ed alle energie rinnovabili.
RAPPORTI BILATERALI
-Interscambio commerciale
L’interscambio commerciale tra Italia e Isole Marshall, pur limitato e incostante, è
sempre sensibilmente più elevato rispetto alla media degli altri Paesi dell’area.
Secondo gli ultimi dati ISTAT nel 2014 l’Italia ha esportato verso le Isole Marshall
beni per un valore totale di 42 mln. € (-41,5% rispetto al 2013). La quasi totalità delle
esportazioni italiane è costituita da imbarcazioni di vario tipo, panfili, navi mercantili
o passeggeri, le Isole Marshall hanno la settima flotta mercantile al mondo, anche se
oltre il 90% delle imbarcazioni sono di proprietà straniera. Trascurabili invece
risultano in genere le importazioni provenienti dall’arcipelago, anche se nel 2014,
oltre a un’insignificante percentuale di prodotti finiti, hanno fatto registrare anche 3,2
mln. € d’imbarcazioni.
- Cooperazione
L’Italia ha finanziato attività di cooperazione allo sviluppo, sia attraverso i fondi
dell’Unione Europea, che attraverso il Programma FAO Support to the Regional
Programme for Food Security in the Pacific Island Countries. Nell’ambito del
Progetto Regionale FAO di Sicurezza Alimentare Food Security, alle Marshall sono
operativi due progetti: Development of Improve Home Garden (78 mila US$) e
Development of Pig and Poultry (83.900 US$).
Nel 2007, l'Italia ha avviato un programma di partnership a lungo termine sulle
energie rinnovabili e l'efficienza energetica con 14 Paesi SIDS, che si è dimostrato
così efficace e concreto da catalizzare la partecipazione di altri donatori quali Austria,
Lussemburgo e Spagna. Le Isole Marshall sono tra i 14 destinatari membri; alcuni
progetti sono attuati a livello nazionale, altri a livello regionale. Finora l'Italia ha
investito nella regione del Pacifico più di 10 mln. US$, impegnandosi per altri 6 mln.
US$, condividendo coi SIDS l'aspirazione ad un mondo sostenibile.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), con fondi italiani
(716.000 US$) ha implementato nelle Isole Marshall un progetto denominato
“Efficient and Renewable Public Lighting for Urban Centres” e il suo up-scaling a
Majuro ed alle Isole Ebeye; un nuovo progetto, denominato “Kwajalein Atoll
Utilities Resources & Marshall Energy Company Power Plants Fuel & Waste Oil
management Systems Upgrade”, è stato approvato dal 7° Comitato Misto.
- Candidature e interessi italiani
Le Isole Marshall sono solitamente ben disposte verso le candidature italiane alle
varie organizzazioni internazionali. Da segnalare il sostegno a:
- Consiglio di sicurezza dell’ONU per biennio 2007-2008
- Consiglio dei diritti umani dell’ONU (2007-10)
- Consiglio ICAO (2007-2010)
- Consiglio di sicurezza dell’ONU per biennio 2017-2018
Quanto alla riforma del Consiglio di Sicurezza, le Marshall si sono sempre espresse
in favore delle aspirazioni giapponesi, in ragione anche del peso delle importazioni
nipponiche e degli aiuti concessi da Tokyo.
In cambio del voto italiano a sostegno della candidatura delle Isole Marshall all’IMO,
le Isole Marshall hanno formalizzato il loro voto per l’Italia al CdS ONU.
- Altre questioni bilaterali
Da segnalare le notevoli difficoltà riscontrate in occasione della notifica di atti
giudiziari a carico di società commerciali registrate nelle Isole Marshall,
generalmente a causa di controversie legate a imbarcazioni registrate anch’esse
nell’arcipelago, sono state ora risolte grazie all’individuazione di referenti appropriati
presso il locale Ministero degli Esteri e il supporto della comunicazione elettronica.