LINO FRANCESCHINI

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LINO FRANCESCHINI
LINO FRANCESCHINI
BRESCIA – Il nome della città
Molti nomi di luogo, la cui interpretazione ancora oggi risulta quasi impossibile, appartengono ad
un evo molto antico. Essi stanno lì, come relitti della preistoria, e possono essere considerati come
le più antiche testimonianze del linguaggio umano.
Antiche tradizioni scritte di un nome di luogo derivano spesso da documenti storici, ecclesiastici o
notarili, vergati in latino. Non sempre è possibile ricavare da queste fonti un nome preciso, poiché
gli scrivani usavano spesso più varianti per lo stesso nome, cioè differenti forme dalla fonetica
similare.
Nei documenti antichi queste varianti altro non rappresentano che il tentativo di porre in forma
scritta un nome di luogo, tramandato fino ad allora solo oralmente.
Tradizioni orali, derivate dai dialetti, sono più antiche di qualsiasi documento. Esse sono sottoposte
a variazioni proprie dei dialetti e difficilmente si lasciano inquadrare in una forma precisa,
specialmente se corrispondono a relitti di forme parlate, andate ormai perse.
Molti nomi di luogo, che oggi a fatica si lasciano interpretare, derivano da forme parlate che al
tempo del formarsi delle lingue storiche non erano più conosciute. Essi, con il passare del tempo,
avevano perso il loro significato primordiale e non potevano venire così compresi dalla nuova
lingua. Spesso succedeva che questi nomi di luogo venissero accostati a nomi simili, che nella
nuova lingua possedevano però un'altra valenza.
La denominazione di una campagna, fiume o località deve aver rappresentato un fatto di grande
importanza prima della fissazione scritta del toponimo, perché solamente con un nome questi luoghi
potevano essere identificati, localizzati e differenziarsi l'uno dall'altro.
E' da ritenersi che nuovi insediamenti, allo scopo di poter essere identificati e localizzati, abbiano
ricevuto un nome già alla loro fondazione. Il nome di un insediamento dovrebbe evidenziare
caratteristiche relative al suo inizio e non alla fine del suo sviluppo. Nell'attribuzione del nome a un
nuovo insediamento deve avere avuto un ruolo importante il nome del posto prescelto, poiché
questo era già conosciuto prima e doveva quindi già possedere un nome.
La denominazione di un insediamento dovrebbe dunque evidenziare particolari caratteristiche che
riguardano il luogo dove è sorto. Questo procedimento viene ancora oggi confermato dalle
numerose località che devono il loro nome a bacini e corsi d'acqua. Questi nomi appartengono al
paesaggio originario e sono da considerarsi molto antichi.
Nelle fonti latine sia epigrafiche che letterarie e nelle opere di carattere geografico il nome più
usato per indicare la città è Brixia. Esistono anche altre varianti come Bryxia, Brixsia, Brixa,
Brixiam, Brichiam, Brexia, Brexiam. In dialetto bresciano la città viene chiamata Bréša.
Il tema è stato ampiamente trattato nello studio di A. Albertini, Brixiana, Brescia 1973, che a pag.
93 sgg. riporta l'elenco completo delle forme latine, e da G. Manzoni, Per l'Etimologia di Brixia,
Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1978.
La ricerca rivolta alla individuazione della formante del nome ha prodotto opinioni divergenti per
quanto riguarda l'origine della radice, da alcuni ritenuta ligure, cioè mediterranea, e da altri
considerata indoeuropea.
In entrambi i casi si è comunque giunti alla conclusione che il nome dovrebbe derivare da una
radice bric-, brig-, berg- nel significato di monte, altura.
Una etimologia questa che appare non del tutto convincente. Innanzitutto perché l'insediamento è
sorto e si è sviluppato ai piedi e non sulla sommità del colle. Da un confronto poi con altri nomi di
luogo con la stessa radice, risulta che la maggioranza degli insediamenti non è situata su un monte
bensì in pianura o sulla riva di fiumi.
Recenti studi di toponomastica hanno evidenziato che in Europa la maggior parte dei nomi di luogo
è antichissima e precedente le lingue storiche. La tradizione orale del nome di un insediamento,
fiume, campagna, monte o paesaggio è stata per millenni, in mancanza della scrittura, l’unico
mezzo per poterlo individuare, localizzare e distinguerlo dagli altri limitrofi.
Questo processo è testimoniato ancora oggi dai numerosi nomi di campagna che in molte regioni
sono ancora vivi, benché non sia mai esistita una loro forma scritta.
Sono nomi che non si trovano in nessuna mappa o registro catastale e che si lasciano difficilmente
interpretare, a testimonianza della loro arcaicità.
Località, insediamenti, campagne, monti e corsi d’acqua ricevettero dunque una denominazione
durante la prima colonizzazione di un territorio. Questi nomi, plasmati dai dialetti di quei luoghi e
rimasti spesso inalterati fino ai nostri giorni, sono giunti fino a noi nella loro forma originaria e per
questo, ancora oggi, spesso di difficile interpretazione. Data la loro anzianità si lasciano a fatica
inquadrare in una forma ben definita.
Inoltre i nomi di luogo nell’Europa della preistoria mostrano una maggiore comune affinità che non
le lingue storiche attuali. Per questo pretendere di interpretarli solo attraverso le lingue storiche non
può portare che a artifizi.
Oggi questi nomi non vengono più definiti “indogermanici” bensì “anticoeuropei”.
Le regole, con le quali ancora oggi studiosi di linguistica cercano di interpretare i nomi di luogo,
spesso non poggiano su basi certe. Molto nomi di luogo infatti devono la loro origine a dialetti
preistorici e poiché essi sono stati integrati nelle lingue storiche tramite una tradizione orale in un
tempo successivo la loro origine, sono da considerarsi antecedenti queste lingue.
Corrispondenti forme nelle lingue storiche, con le quali oggi cerchiamo di spiegare origine e
significato di nomi, sono essenzialmente più recenti (giovani) della loro origine e vengono fissati in
una forma precisa soltanto attraverso la scrittura.
Durante il periodo senza scrittura i nomi si lasciano difficilmente inquadrare in una forma ben
definita, poiché essi si trovano ancora in una fase di sviluppo, improntata da contorni sciolti propri
della tradizione orale, così che il loro significato si lascia ricostruire solo attraverso similitudini e
tentativi per approssimazione
Al contrario delle forme oggi ben definite e fissate nella lingua scritta, i nomi di luogo e della natura
possono derivare da una qualsiasi delle molte caratteristiche inerenti le immediate apparizioni della
loro essenza e, poiché queste diverse apparizioni sono tra loro interscambiabili, essi possono, prima
della loro definitiva forma scritta, venire indifferentemente spiegati con ognuna di queste
apparizioni.
Oggi grazie a una precisa tradizione scritta e a una ben definita immagine abbiamo per esempio del
concetto dt. Berg “monte” una visione precisa e cioè di qualcosa che si innalza nel paesaggio, sta
alto e si eleva verso il cielo.
Per questo riteniamo che tutti i nomi “berg” in toponomastica devono stare a indicare solo una
altura e che, per alcuni di questi nomi che non corrispondono a un monte, si tratti in questo caso di
un cambiamento di significato.
Ai tempi però in cui la lingua esisteva solo in forma orale, l'immagine di un monte non poteva
venire vista in modo così differenziato come oggi. Piuttosto, dal compendio delle sue diverse
immediate apparizioni poteva venire isolato uno qualsiasi dei differenti contrassegni, come ad
esempio colle, pendio, riva, proda, erta, orlo, etc. per indicare e definire l'insieme dell'immagine.
L'odierna forma “berg” può dunque essere derivata da una qualsiasi di queste apparizioni e, come
simili forme mostrano, può possedere anche il significato di “riva, argine, pendio”.
Esempi di questa forma originaria li troviamo ancora oggi in russo bereg, serbocroato brìjeg „colle,
riva, argine“, antico slavo brěgŭ „riva“, antico italico bèrga „argine contro le inondazioni“
Per questo in toponomastica “berg” non corrisponde solo a una altura ma può stare anche a
indicare “riva, pendio, proda, argine” e persino “prato”
Il nome “berg” può dunque avere lo stesso valore semantico di “ufer” (riva) e visto più da vicino
risulta trattarsi della stessa forma con l'aggiunta di una gutturale.
Quale nome della natura “ufer” corrisponde a un classico nome inerente l'acqua e può venire usato
per esprimere forme che rappresentano sia il contenuto (liquido) che il contenitore (riva, argine).
Dalle varianti di questo nome, derivato dalla combinazione di due forme primordiali rappresentate
da una labiale e una liquida e dalle loro derivazioni che possono significare sia un contenuto che un
contenitore, oppure la sintesi di entrambi i significati, essendo i confini tra i due concetti molto
fluidi, è possibile mostrare in modo eccellente quale possibilità di sviluppo offrono forme
primordiali di nomi delle acque nell'evoluzione del linguaggio.
Questo processo viene evidenziato dai molti esempi di parole derivate da una combinazione labialeliquida e da un loro ampliamento riferite all'acqua nella forma di contenuto o contenitore
Se derivato da una radice berg-, il nome di Brescia, data la posizione dell'insediamento, potrebbe
stare per “riva, pendio, argine”.
In toponomastica il suffisso -(i)a può avere valore sostantivale e corrispondere a una forma che fa
del nome un sostantivo con il valore di „ ricco di.., pieno di.., dotato di, fornito di...“.
La -x- di Brixia altro non rappresenta che l'insicurezza dello scrivano nel dover scegliere tra una
gutturale -c- e una spirante -s- , per cui analizzando le forme br(i)c / br(i)s, rapportate alle lingue
anticoeuropee, troviamo che a questa radice con carattere geomorfo può essere attribuito il valore
di „frattura, fenditura, scanalatura“.
Brixia potrebbe quindi avere anche il significato di „luogo pieno di scanalature“.
Corrispondenti termini nel franc. brèche, it. breccia, span. brecha, mhdt. bresse, nnl. bres(se), dt.
Bresche, engl. breach tutti con il significato di “fenditura, breccia, apertura, scanalatura”.
Nel paesaggio queste conformazioni del terreno, in caso di piogge, si riempiono d'acqua, così da
trasformarsi in stagni e acquitrini. Ancora oggi il tedesco Bruch significa sia „frattura, rottura“
che „acquitrino“; l'ital. braco, brago „fango , melma“, l'albanese brak, berak „terreno paludoso“,
gr. bréchō „inumidire, bagnarsi“, lit. brega “riva”.
Nelle lingue baltiche, molto arcaiche e che, da recenti studi, sono risultate essere quelle che meno si
sono allontanate dai dialetti preistorici parlati in Europa, troviamo:
lit. bréžti, braũžti, bróžti, brúožti „intaccare, fare scanalature“
lit. brésti, lett. briêst, brîst “ maturare, sgorgare, gonfiarsi (d'acqua)”
Per la valenza „contenuto <=> contenitore“, stagni e acquitrini possono avere anche il valore di
„rive“, sulle quali vengono fondati insediamenti.
Per questo il significato del nome Brixia si può spiegare con „luogo pieno di scanalature e fratture”
ovvero “insediamento sorto sulle rive di stagni e acquitrini“
Il francese brèche e i tedeschi bresse, Bresche avvalorano una origine celto-gallica del nome.
Possibili varianti del nome di Brescia in Rezzole, toponimo di Buffalora, zona ricca di stagni, e in
quello della vicina Rezzato. Questi nomi sono il risultato della scomparsa nella tradizione orale
della labiale -b- nella radice, con l'aggiunta dei suffissi -ole e -ato.
In tedesco Riss è sinonimo di Bresche, e uno dei significati di questo termine è anche “lacuna”,
forma omologa in italiano di “laguna”.