Si difende l`oasi della Merletta

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Si difende l`oasi della Merletta
Hinterland 19
L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 6 GIUGNO 2016
In arrivo 100 indigeni da tutto il mondo
per difendere l’oasi verde della Merletta
Almè. Scelta l’area orobica per la dichiarazione di «Patrimonio indigeno dell’umanità», prima volta nella storia
Dai Rapa Nuil fino ai Pigmei: giovedì tutti riuniti per dire no al progetto di un viadotto sopra l’azienda agricola
ALME’
L’indiano Johnny di
Almè non è più solo a combat­
tere la sua battaglia contro la
strada provinciale che potreb­
be passargli sopra la testa. Un
viadotto di collegamento tra la
Villa d’Almè­Dalmine e la Valle
Imagna che distruggerebbe
l’oasi verde da anni frequenta­
ta nei weekend da migliaia di
bergamaschi ma soprattutto
meta quotidiana di ragazzi di­
versamente abili per lavoretti a
contatto con la terra e gli ani­
mali. Il rigoglioso fazzoletto di
verde non sarà più difeso stre­
nuamente solo da Johnny Sco­
lari insieme alla sua famiglia,
ma anche da 100 indigeni che
giovedì dichiareranno questa
terra «Patrimonio indigeno
dell’umanità».
Mai successo nella storia
Per la prima volta nella storia,
una terra viene consacrata dal­
le principali tribù del pianeta
perché rimanga a totale dispo­
sizione della natura e venga
utilizzata in maniera etica da
parte dell’uomo. Non stiamo
parlando di una riserva india­
na dall’altra parte del mondo,
ma della «Merletta Inawakan»
di Almè, l’azienda agricola,
nonché fattoria didattica, che
si trova ad Almè, in prossimità
del fiume Brembo, gestita dalla
famiglia Scolari.
Appuntamento alle 11
Giovedì 9 giugno, alle 11, l’As­
sembly of indigenous peoples,
costituitasi due anni fa a Chiu­
duno nell’ambito del Festival
«Lo Spirito del pianeta», si riu­
nirà nell’oasi verde in via Mer­
letta 6/8, per decretare tutta
l’area «Patrimonio indigeno
dell’umanità». È un evento ec­
cezionale che non ha prece­
n Johnny Scolari
ha consegnato
una lettera al Papa
e al presidente
della Repubblica
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denti nel mondo. Si incontre­
ranno 100 indigeni di tutto il
pianeta: Rapa Nuil, Aztechi,
Maya, Chichimeca, Sarawak,
Apache, Zuni, Navajo, Sioux,
Hpy, Havasupai, gli Inca di
Tawantinsuyo, Perù, Argenti­
na, Bolivia e Ecuador; Saor Pa­
trol; dall’Amazzonia: Dessana
Brasile e Embererà Panama;
gruppo Curdo, gruppo del Se­
negal, Aborigeni, Pigmei e
Maasai. In pratica interver­
ranno tutti i rappresentanti
delle tribù indigene che in que­
sti giorni sono passati dallo
Spirito del pianeta a Chiuduno.
L’iniziativa si svolge anche con
il patrocinio dell’associazione
«Madre Terra e del popolo de­
gli uomini».
La pulizia dello spazio indiano con area cottura e tenda tepee
Carcano: il 12 anche a Chiuduno
Il programma prevede alle 11
l’arrivo dei 100 indigeni per la
dichiarazione dell’area come
patrimonio dell’umanità, se­
guirà una giornata insieme,
con possibilità di ristoro, che si
concluderà con un concerto al­
le 21 del gruppo Saor Patrol.
«Sarà una giornata memorabi­
le – annuncia Ivano Carcano,
presidente dell’associazione
Spirito del pianeta – perché
100 indigeni provenienti da
tutto il mondo si schiereranno
in difesa dei nostri indigeni.
Non possiamo permettere che
la terra bergamasca venga con­
tinuamente calpestata da inte­
ressi economici. Giovedì la di­
chiarazione sarà effettuata a
favore del terreno sul quale
sorge l’azienda agricola “La
Merletta Inawakan”, mentre
domenica 12 l’atto sarà ripetu­
to anche per l’area di Chiuduno
che ospita il festival dello Spiri­
to del pianeta».
Uno dei 100 indigeni che giovedì arriveranno ad Almè FOTO FINAZZI
terra venga preservata. Se il
progetto del viadotto dovesse
riprendere quota, saranno
pronti a mobilitarsi insieme da
ogni angolo della terra».
Senza pregiudizi
Sempre pronti a mobilitarsi
Johnny Scolari
La dichiarazione di «Patrimo­
nio indigeno dell’umanità»
non ha un valore legale ma
simbolico, soprattutto là dove
l’azione dell’uomo è in perfetta
sincronia con quella della na­
tura. «Johnny Scolari e la sua
famiglia – spiega Carcano –
rappresentano un esempio po­
sitivo di come la terra non sia
sinonimo di sfruttamento e di
proprietà privata. Sfido chiun­
que a varcare il cancello della
Merletta e poi non sentirsi ac­
cettato o accolto come fosse in
casa propria. Questo vogliamo
difendere. I 100 indigeni lo sot­
toscriveranno giovedì e vigile­
ranno sempre perché questa
L’azienda agricola «La Merlet­
ta Inawakan» è un unicum sul
territorio bergamasco. Qui si
respira davvero una sintonia
magica tra l’uomo e la natura.
L’uno e l’altra convivono ri­
spettandosi a vicenda. Acco­
glienza e rispetto sono parole
sacre. «Tutti i giorni viviamo il
miracolo della natura che rina­
sce – sottolinea Johnny Scolari
– e dell’uomo che valorizza,
anziché dividere, la propria di­
versità. Si vivono emozioni
forti accanto ai ragazzi diver­
samente abili che alla Merletta
riscoprono la loro umanità in
modo semplice e senza pregiu­
dizi. Qui sono solo uomini e
donne, non disabili. Al mattino
Gli asinelli dell’azienda agricola «La Merletta»
guardiamo il cielo e apriamo il
nostro cuore, tutto il resto vie­
ne da sè».
L’aneddoto dell’asinello morto
Johnny Scolari vive fiducioso
nella Provvidenza e nei giorni
scorsi è stato a Roma per co­
municare a Papa Francesco e al
Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella il suo proget­
to di vita nell’oasi della Merlet­
ta. «Ho lasciato a entrambi una
lettera nella quale ho raccon­
tato la mia storia, i miracoli che
vediamo nell’accoglienza e la
preghiera che faccio recitare ai
bambini quando trascorrono
la giornata da noi». Johnny ha
un rapporto speciale con la na­
tura e nel suo approccio di to­
tale umiltà con la vita racconta
un esempio che ha vissuto lo
scorso febbraio: «Una notte so­
no nati gli asinelli, purtroppo
uno è morto per il freddo. L’ho
preso in braccio e l’ho portato
verso tutti gli altri asini. È stato
un momento pazzesco: gli altri
animali hanno iniziato a ra­
gliare fortemente, il maschio
del gruppo si è avvicinato e dai
suoi occhi sono uscite lacrime.
A quel punto mi sono inginoc­
chiato e ho chiesto a Dio di tra­
sformarmi in un asino, perché
non sempre tra gli uomini ci si
addolora così tanto per la per­
dita di un famigliare. A distan­
za di tempo, ho capito che il Si­
gnore mi ha ascoltato e ha fatto
“diventare asino” Ivano Carca­
no che con determinazione ha
scelto insieme agli indigeni la
Merletta come terra da difen­
dere». Un’umile caparbietà
che dovrebbe giungere ai no­
stri amministratori pubblici di
tutti i livelli (Parlamento, Re­
gione, Provincia e Comune):
non è mai troppo tardi per evi­
tare che gli interessi di parte
possano spazzare via tanta
umanità.