articolo 22

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articolo 22
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ANNO II
N° 30
LUNEDI 6 FEBBRAIO 2012
SMS 3923798348 MAIL [email protected]
DIARIO DI UN MOTOCICLISTA
IL RACCONTO. Ventiduesima puntata del raid in moto di Riccardo Aldegheri da New York alla “Fine del Mondo”
Da Antigua verso l’Honduras
TRE GIORNI NELLA BELLA CITTÀ COLONIALE PER ASCIUGARE I VESTITI E CURARE L’INFLUENZA
MALTEMPO E FRANE SENZA TREGUA E AL CONFINE TOCCA ANCHE PAGARE UNA “MAZZETTA”
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... RICCARDO ALDEGHERI
... [email protected]
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strada da un ondata di fango fresca
fresca appena scivolata giù dalla collina e lunga un paio di centinaia di
metri. Insieme a trattori, bus, camioncini, mototaxi, biciclette e pedoni aspettiamo che la ruspa apra un
passaggio, quando ha finito scendo a passo d'uomo navigando su un
fondo di dieci cm di fango con i piedi a terra che scivolano per mantenere in equilibrio la moto, passo anche questa e con l'aspetto di un rugbista arrivo finalmente al confine.
u Antigua è la classica città coloniale, il Parque Central, che è la solita
piazzona con alberi e aiuole punto di
incontro e riferimento per tutti, è circondata dai palazzi simbolo dei vari
poteri, politico, ecclesiastico e militare, quindi il palazzo del governo
con il municipio, la sede del comando militare e l'immancabile basilica.
Non vi sto ad annoiare con pistolotti
eruditi raccontandovi che per molti
anni fu sede della capitale poi spostata a Città Guatemala dopo essere
stata quasi totalmente distrutta dall'ennesimo terremoto ma un minimo
di informazione ci vuole quindi
adesso lo sapete!
L’ANIMA DI ANTIGUA. L'atmosfera è seducente, la struttura delle
vie è la solita con le calli perpendicolari alle avenide, entrambe sono rigorosamente in ciottoli, l’effetto è
molto romantico ma a girarci in moto
ti si sfondano le sospensioni e non
solo quelle..., le case sono basse e le
facciate giocano solo con i disegni
dei serramenti, con le strutture delle
inferriate in ferro battuto e con i colori a volte piuttosto inusuali. L'anima della città è nei patii e nei cortili
interni, dietro la facciata le camere si
sviluppano intorno a uno o più cortili
con colonnati letteralmente soffocati da piante e fiori che riescono a isolarti acusticamente e psicologicamente dal mondo esterno. Non ci sono neon o insegne luminose, i negozi e gli esercizi sono segnalati solo da
piccole targhe discrete appese sopra
la porta o dipinte sugli stipiti, l'illuminazione pubblica è bassa e soffusa, silenziosa, quasi fosse a lume di
candela.
Di giorno pochi turisti e qualche
BELLEZZA COLONIALE. Il “doloroso” fascino delle strade di ciotoli ad Antigua
viaggiatore dall'atteggiamento più
impegnato si mescolano a numerosi giovani dall'aria molto alternativa ma soprattutto ai colori dei vestiti
e dei prodotti offerti dalle donne che
come formiche vagano per le strade a caccia di una vendita.
TRE GIORNI DI SOSTA. I due
giorni previsti di sosta diventano
tre, devo far asciugare i vestiti ma soprattutto devo far passare una mezza
influenza che mi sta precipitando addosso dopo le lavate prese arrivando
dal Messico, un po’ di sole aiuterebbe ma ancora non si fa vedere, il cielo
continua ad essere coperto e le
montagne che si dice circondino la
città continuano a essere una leggenda, piove ogni giorno almeno
cinque o sei volte, sui giornali si cominciano a leggere le conseguenze
IL GRUPPO. Riccardo non è l’unico ad amare i viaggi in moto
della depressione tropicale passata
nei giorni precedenti, frane ovunque, fiumi straripati, ponti crollati,
strade interrotte, regioni allagate, le
solite polemiche politiche che se
non' altro ti fanno sentire un po’ a casa...
Purtroppo si parla anche di una trentina di morti ma sono solo la prima
stima, nei giorni successivi diventeranno oltre cinquanta.
L'ultimo giorno piove quasi ininterrottamente e lo passo in albergo, riposo e cocktails di aspirine e porcherie varie ma la mattina dopo va già
meglio e mi rimetto in strada.
SEI MOTO. Uscendo dalla città attraverso il Parque, sei moto sono in
fila davanti al municipio, mi fermo e
comincio a chiaccherare con Andrè,
lui è svizzero ma ci sono un inglese
che viaggia con una croata, un'altro
svizzero, un paio di germanici e
qualche altra nazionalità che non ricordo, tutti in viaggio verso Ushuaia, comincio a pensare che
la faccenda si sta facendo un po’
troppo affollata, pare che ci sia un’
incontro di motociclisti a Cuzco in
Perù, ci scambiamo i riferimenti, i
saluti e si parte. Il cielo è coperto,
nemmeno a dirlo, ma le nuvole sono
alte, il che sembra bene ma in effetti
qui non vuol dire niente se non che
invece di piovere adesso pioverà più
tardi e infatti dopo una trentina di km
arrivando a Guatemala City mi devo
fermare per mettere l'antipioggia.
Senza perdere troppo tempo, ma soprattutto senza perdermi io, riesco ad
attraversarla, la città è seduta su un
altipiano, uscendo le pareti che la so-
stengono si spaccano con profonde e
strette fenditure dove i quartieri più
poveri appendono le loro case di
mattoni e lamiere come fossero un
vespaio abbarbicato sopra una roccia.
VERSO L’ATLANTICO. Passata la città prendo la strada che porta
verso Est e verso l'Atlantico e ricomincia la teoria di frane e di cedimenti e di ecc.ecc., smette però di
piovere e sembra quasi di vedere un
pò di azzurro, mi tolgo la tuta da palombaro e comincio ad asciugarmi.
Per arrivare al confine di El Florido e
passare in Honduras però si devono
riattraversare le montagne, la strada
si restringe e ricomincia ad arrampicarsi in mezzo alle valli, altre frane
e altri passaggi difficili, a pochi km
dalla frontiera stanno liberando la
HONDURAS. Per uscire dal Guatemala tutto bene, per entrare in Honduras invece si paga dazio! La storia
che si inventa il doganiere è che causa maltempo i sistemi informatici
non funzionano, nonsisà quando riprenderanno e quindi la pratica va
fatta a mano e guardaunpò a mano
costa 40 dollari... provo a buttarla lì
che naturalmente mi rilascia una ricevuta per il giornale per cui lavoro...
non se ne parla nemmeno, non è previsto! Provo a dire che in Honduras
conosco un avvocato e potrei consultarmi con lui ma anche così non si
impressiona quindi visto che sono le
cinque del pomeriggio, è quasi buio e
sono di nuovo bagnato perchè naturalmente sta piovendo decido di collaborare alle spese della sua famiglia
e mollo i quaranta, il suo sorrisone
quando alla fine delle pratiche si
mette in tasca il mazzetto, anzi la
mazzetta, non mi consola ma mi convince definitivamente di aver aiutato il bilancio di casa! Comunque
vabbè, sisà che può succedere, girano un pò le balle ma non è da considerarsi un imprevisto, raccolgo le
carte, rimonto in sella, qualche decina di km e raggiungo Copan. Alberghetto, doccia e cena meritata. Domani turismo!
©
FRANE E FANGO. Anche vicino al confine con l’Honduras strade difficili