Rossella Senci IL GESTO E IL SEGNO DEL DISEGNO EDUCATIVO
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Rossella Senci IL GESTO E IL SEGNO DEL DISEGNO EDUCATIVO
Rossella Senci IL GESTO E IL SEGNO DEL DISEGNO EDUCATIVO IN MAESTRIA: UN CERCHIO O UNA SPIRALE? Attingendo al linguaggio iconico, possiamo immaginare un disegno educativo che non sia esclusivamente circolare, bensì espresso con un tracciato a spirale: si conosce, si pensa, si crea, si elabora, si riconosce, si ricrea sui nuovi dati raccolti, si fa sintesi, si evolve. L’immagine grafica della circolarità rischia talvolta di visualizzare un percorso ripetuto: ripercorrendo con la mano la linea del cerchio o solamente osservandolo certamente percepiamo l’idea di un apprendimento aperto e condiviso che favorisce l’approfondimento, ma nel suo ripercorrersi può anche creare dei solchi profondi e chiusi nei quali, con il suo ripetersi, a lungo termine, ripropone gli stessi ragionamenti, i medesimi argomenti, le identiche modalità e non opera mutamenti. Volendo ancora rappresentare per immagini l’insegnamento-apprendimento laboratoriale, significativo e trasformativo, appare ben più efficace descriverlo con il gesto e il segno della spirale. La spirale è questo un tracciato che, in situazioni reali di esperienza e scoperta, descrive come si raccoglie e utilizza ciò che nel passato si è acquisito, ma rappresenta, nel suo risalire e via via nel suo ampliarsi, la generatività di nuova conoscenza e la produzione di altre preziose abilità, proprio nell’atto stesso di agire. L’apprendimento così non solo matura e si consolida, ma si evolve e si espande in nuove imprevedibili dimensioni. IL VALORE DELL’INTERDIPENDENZA. EDUCARE AL CONCETTO DI RELAZIONE. EDUCARE ALLA RELAZIONE. Emergono ora nuove istanze di riflessione e di azione nei percorsi educativi-didattici rivolti al concetto di sviluppo delle competenze. Nuovi ingredienti sono necessari nell’apprestarsi all’atto educativo: è necessario assumere la visione sistemica in cui tutto è connesso, anche ciò che apparentemente è lontano, diverso, estraneo. I pensieri che elaboriamo, le parole che pronunciamo, le azioni che mettiamo in atto si riverberano su tutto e determinano mutamenti nelle persone e negli eventi che assumono le caratteristiche e gli attributi che noi e fra noi imprimiamo, in continui processi di mutamento, regolazione, evoluzione. Ciò accade sempre nel qui ed ora, ad opera del singolo e ad opera delle collettività, tanto nelle dimensioni microcosmiche quanto nei macro sistemi. Capire il valore delle connessioni, significa anche scoprire ed esplorare nuovi modi di conoscere, di modificare la nostra rappresentazione della realtà. Saper vedere la rete di relazioni che sostiene ogni realtà, sia questa interna che esterna, ci permetterà come educatori di ricostruire un’altra idea dell’apprendimento e del fare Scuola a tutto vantaggio del singolo e della comunità. Da sempre la ricerca è stata orientata da visioni contrapposte: da un lato le teorie oggettiviste interessate alla realtà da conoscere, orientate a ciò che sta al di fuori e dall’altro lato le teorie soggettiviste centrate sul soggetto e sugli studi delle strutture mentali. Ora si cerca di favorire la visione dialettica e l’interazione tra il bambino che apprende e l’oggetto della conoscenza: si auspica di acquisire noi stessi e di far acquisire, o meglio ricordare, il concetto di relazione, connessione, integrazione tra il mondo interno e il mondo esterno. In Unità e Interdipendenza. Il disegno educativo evolutivo. Il disegno educativo che vuole affermare la natura relazionale della conoscenza implica innanzi tutto un cambiamento del punta di vista: abitare la Scuola guardando gli accadimenti, considerando gli ambienti e le situazioni, osservando i processi, ascoltando con il cuore e con la mente. Non si tratta di fare tanto e presto ciò che è usuale o più semplice, tutt’altro: è ora necessario impegnarsi nella costruzione e sviluppo di competenze del bambino fin dalla più tenera età, come capacità di affrontare compiti anche complessi in diversi e specifici contesti, sapendo richiamare conoscenze, concetti e procedure apprese in ambienti differenti, imparando via via a mettere in gioco sia le risorse della sfera cognitiva che della sfera emozionale, unita-mente. “Finalmente, ciò che ci si auspica, con l’approccio per competenze, è che i procedimenti che si fanno imparare a scuola non restino dei rituali scolastici che l’individuo non integra in alcun modo alla sua visione del mondo” (Pellerey Michele, Le competenze individuali e il portfolio, Scandicci, La Nuova Italia, 2004). In questo viaggio verso nuovi orizzonti prima fra tutte, la Scuola dell’Infanzia, prima fra tutte, può indicare le Nuove Rotte della Formazione e Autoformazione.