Giù le mani dalle fabbriche
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Giù le mani dalle fabbriche
Protesta al Festival del Cinema: «Giù le mani dalle fabbriche» Delegazione dei lavoratori Almaviva per la presentazione del documentario «Dell'arte della guerra». In piazza anche i dipendenti di Cinecittà PER APPROFONDIRE festival cinema, roma, auditorium ROMA - Con lo striscione «Almaviva licenzia a Roma e assume al sud intascando soldi pubblici» e «Giù le mani dalla Innse» ha sfilato sul red carpet dell'Auditorium Parco della Musica una delegazionedi operai e lavoratori per la presentazione del documentario di Silvia Luzi e Luca Bellino «Dell'arte della guerra» in concorso nella sezione «Prospettive Italia». E così, al grido di «Giù le mani dalle fabbriche» la protesta si trasferisce per un giorno sul «tappeto rosso» del Festival del cinema di Roma «per unire la lotta di tutta Italia: dall'Ilva di Taranto all'Alcoa di Carbonia a Cinecittà. Il film in concorso Dell'arte della guerra si ispira alla calda estate del 2009 quando quattro operai si arrampicarono all'interno della Innse di Milano per impedirne la chiusura. In piazza anche i dipendenti di Cinecittà. «Senza il mondo dello spettacolo non c'è cultura: no alla chiusura delle sale cinematografiche, no allo smantellamento di Cinecittà». È lo striscione esposto su viale Pietro De Coubertin, a pochi passi dall'Auditorium Parco della Musica dai lavoratori di Cinecittà e dalla delegazione Cub-Sale Cinema per protestare insieme «contro la speculazione edilizia». «In questa lotta noi siamo i soggetti più deboli - ha spiegato Mario Carucci di Cub-Sale Cinema - quindi ci uniamo nella protesta per farci sentire di più. Da entrambe le parti, per le sale e per Cinecittà, c'è: dequalificazione e cambio di destinazione d'uso». Con le maglie mostrate negli 85 giorni di sciopero e occupazione, i lavoratori di Cinecittà aggiungono: «Siamo qui perché vogliamo tutelare i nostri diritti. Stiamo facendo un tavolo con l'azienda per chiedere di rispettare le nostre iniziative, ovvero non continuare a suddividere i lavoratori nei vari «smantellamenti aziendali» e creare salvaguardia per chi è stato ceduto». Sabato 17 Novembre 2012 - 16:02 Ultimo aggiornamento: 16:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CRISI DEL GRANDE SCHERMO Cinema chiusi: saltano due spettacoli e i lavoratori protestano in Auditorium Manifestazione contro l'addio a storiche sale: 37 chiuse in vent’anni, tra queste Embassy e Metropolitan. A rischio Admiral, Ambassade, Gregory, Andromeda e Sala Troisi ROMA - È la festa del cinema, ma c'è chi vuol «fare la festa» alle sale cinematografiche. Per questo sabato 17, ultimo giorno del Roma Film Fest dedicato alle premiazioni dei film in gara, all’Auditorium, a partire dalle 15 - in parallelo con la sfilata di 200 operai sul red carpet per il fim sulle lotte per il lavoro «Dell'arte della guerra» - manifesteranno anche i lavoratori delle sale di proiezione della Capitale. La protesta - una replica di quella indetta nel 2010 sempre sul red carpet - è stata indetta dal sindacato Confederazione unitaria di base, per contestare la chiusura di quasi tutte le sale del centro della Capitale. Obiettivo: «Attirare l’attenzione degli addetti ai lavori, degli enti locali e dei cittadini romani che vedono sempre più trasformare la loro città in un dormitorio accerchiato da ben 58 centri commerciali costruiti sia fuori sia dentro il raccordo anulare, e con altri 2 in arrivo». Un precedente sciopero nelle sale romane (Jpeg) SCIOPERO DELLE SALE - In contemporanea, in tutte le sale cinematografiche di Roma, nella giornata di sabato salteranno le prime due proiezioni della giornata. Un modo forte e chiaro per ricordare quanto sta avvenendo sotto gli occhi di tutti: ai 37 cinema chiusi negli ultimi vent’anni, in questi ultimi mesi hanno dovuto volgere le spalle al loro pubblico sale come Embassy, Empire, Roma e Metropolitan. E come se non bastasse, starebbe toccando la stessa sorte all’Admiral, all’Ambassade, all’Andromeda, al Gregory e alla Sala Troisi, del circuito Mediaport cinema. SALE TRASFORMATE IN BINGO - «Ma il numero tende a salire, in quanto manovre e speculazioni delle immobiliari gravano sui cinema Adriano, Maestoso e molte altre sale romane, con l’intendimento di chiuderli, cambiandone la destinazione d’uso commerciale e trasformandoli in bingo, megastore e fast food», osserva Mario Carucci del Cub. Della protesta faranno parte anche i lavoratori di Cinecittà, i quali - sostengono i sindacati - rischiano di vedere trasformati gli storici studi di posa «in un altro enorme centro commerciale che si va ad aggiungere a Cinecittà2». Intanto, domenica 18, in Auditorium, per gli appassionati del cinema vivo e vegeto, è in programma una proiezione di alcune pellicole in concorso. Sarà l'ultimo giorno dell'edizione 2012 della rassegna internazionale. Peppe Aquaro17 novembre 2012 | 18:42© RIPRODUZIONE RISERVATA