ASCI 58 - Asci don Guanella Onlus
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ASCI 58 - Asci don Guanella Onlus
000 1 tuo 5x SCI l i a n Do re di 0A o v a f a 9000219 149 c.f. 58 DICEMBRE 2014 Sede Legale: Via Deserto 2, 23022 Chiavenna (SO) Tel. 031.296.787 - Fax. 031.302.995 Email: [email protected] Sommario 4 Editoriale Filiale di Como: Via T. Grossi 18, 22100 Como (CO) - Fax. 031.302.995 Tel. 031.296.811 Email: [email protected] [email protected] Silvio Verga 4 6 Don Guanella 6 10 Missionariato Laico Filiale di Roma: Vicolo Clementi 41, 00148 Roma Tel. 06.657.53.144 Fax. 06.657.53.126 Email: [email protected] Adriano Folonaro La sollecitudine missionaria Silvio Verga Notizie dal Messico 10 12 Africa Daniela Sironi Un progetto per la Cité Guanella 12 Adriano Folonaro Inaugurazione nuova casa di Adidome 15 Sara Rella Vite sospese in mondi sovrapposti 16 19 America Latina Don Gabriele Mortin Grazie ASCI 19 Silvio Verga Ora anche ad Amozoc, Messico 22 23 Vita Associativa Aldo Ceruti “Vorrei avere tempo per...” 23 24 Scelti per Voi Giacomo Manfredi Recensione del mese 24 26 Italia Don Nico Rutigliano “Un campetto per monelli” 26 Giacomo Manfredi Accoglienza dei profughi 28 L’indirizzo di chi effettua una donazione entrerà a far parte dell’archivio della nostra Associazione. Nel rispetto da quanto stabilito dalla legge sulla tutela dei dati personali, comunichiamo che tale archivio è gestito dall’A.S.C.I. DON GUANELLA ONLUS. I dati assunti non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Per essi si potrà chiedere in qualsiasi momento modifiche, aggiornamenti, integrazioni o cancellazione scrivendo a A.S.C.I. DON GUANELLA via T. Grossi 18, 22100 Como o scrivere al seguente indirizzo email: [email protected] I benefattori verranno inclusi nell’elenco di coloro che ricevono il notiziario dell’Associazione. Un BUON SANTO NATALE da parte dei nostri BAMBINI delle MISSIONI GUANELLIANE Un BUON SANTO NATALE a TUTTI VOI che ci sostenete insieme alle VOSTRE FAMIGLIE e ai VOSTRI CARI nel vivere la carità verso gli altri Un FELICE SANTO NATALE da parte dell’ASCI DON GUANELLA ONLUS Editoriale di Silvio Verga - Presidente ASCI don Guanella novembre e già il giorno dopo ero in visita ai villaggi Achuar con padre Domingo Bottasso, da 30 anni qui con loro e con 75 primavere sulle spalle. Non vedevo l’ora di reincontrare persone conosciute nel pieno della loro età ed ora con 16 anni in più. Le visite si effettuano a piedi, con ore di cammino nel fango della foresta, fra un villaggio e l’altro, a volte l’unico cibo è una bevanda fermentata conosciuta qui come nijiamanch, ma che “fuori”, la si chiama Natale, tempo di Annuncio che porta masato. La sveglia è intorno alle tre, tre e qualcosa di nuovo. Per noi associati che ci mezza della notte, fa seguito una bevuta rifacciamo alla vocazione cristiana di San Luigi prolungata di un infuso di alcune foglie di Guanella, il significato è chiaro, o almeno una pianta locale, che poi viene vomitato dovrebbe esserlo. L’annuncio della Buona alle prime luci dell’aurora. Gesto e segno di Novella di un Dio che è con noi, lo è stato purificazione prima di iniziare la giornata. facendosi uomo con Gesù, e lo sarà fino alla In quelle due ore, seduti vicino al fuoco fine dei giorni. Ci prepariamo quindi a un acceso all’interno della casa, si parla di tutto evento che portò l’amore come dono, primo ciò che ha importanza, si è detto della nostra e insostituibile, verso tutti. Non più eletti ma, visita, fra genitori dell’educazione dei figli, amati. dei rapporti famigliari, la vita della comunità, Continuo a pensare a questo mentre mi trovo i problema che agitano la quotidianità e le a scrivere questo articolo in una baracca in possibili soluzioni. legno, qui è considerata casa, nella missione Sono in vacanza e prima di venire qui ero salesiana di Wasask’entsa, località della in Messico, in visita alla famiglia Massa foresta amazzonica degli Achuar, in Ecuador. Pinto, inviata dalla nostra associazione nel Qui trascorsi alcuni anni, quando essere laico novembre del 2012, visita rivolta anche alla volontario missionario “ad gentes” mi era ancora possibile. 4 comunità guanelliana locale, della Provincia Nostra Signora di Guadalupe, con cui abbiamo Più che frugale, qui la vita è essenziale,nulla preso questo impegno. Con Clara e Simone il di superfluo e quando si visitano i villaggi, lo momento della condivisione era la sera, una è ancora di più. Sono entrato in questa zona, volta che i piccoli, Francesco e Noemi fossero raggiungibile con un piccolo aereo, lunedì 24 a letto e soprattutto, quando a Clara restava un po’ di autonomía dalle fatiche della delle grandi città del sud del mondo, bambini giornata, visto che manca poco alla nascita che devono fare da soli perchè i genitori del loro terzo figlio, a gennaio. partono da casa con il buio e rientrano la sera Anche fra gli Achiar ci sono molte future quando oramai è calata la notte, per cercare mamme, le famiglie sono composte da un di sbarcare il lunario e portare in tavola nugolo di bambini a cui si aggiungono i qualcosa. Bambini che sono sempre a rischio genitori, un papà e a volte due mamme se di violenza e abbandono. non tre, visto che la poligamia ha ancora una Certo dal loro arrivo in Messico il Centro forte valenza culturale. Comunitario San Luigi Guanella ha ripreso vita Le due visite hanno anche altri aspetti in ma ancora molte domande attendono una comune, in entrambi i casi mi sento coinvolto rispota. Non molto possiamo fare, né come in prima persona, qui ho vissuto e in Messico singole persone né come Associazione, ma mi ritrovo nel presente, e allora penso a certamente quello che il Natale ci chiama a quale potrebbe essere la Buona Novella fare è tutto ciò che sta nelle nostre possibilità per noi tutti, qui, in Messico e in Italia. Mi e poi, con fedeltà e fiducia, restare in attesa sono ritrovato in alcune parole chiave: Dio è che Lui sia la Buona Novella. Padre provvidente e misericordioso; l’Amore Forse non saremo la soluzione ma come è il fondamento di tutto; bisogna saper Associazione siamo sicuramente uno combinare, come fece don Luigi Guanella, strumento, siamo chiamati a condividere il Pane e Signore. cammino del povero, con fedeltà al carisma In queste due visite ho avuto modo di vedere del fondatore che fece sì che ASCI don le difficoltà di due popoli, quello Achuar, che Guanella nascesse: ai poveri questo noi lo cerca di armonizzare una cultura ancestrale dobbiamo. Facciamo sì allora, che l’essere con la modernità. Qui durante gli anni associati non sia una delle tante cose a cui più della mia presenza e fino al 2013, operava o meno consciamente abbiamo aderito, ma un medico, volontaria e laica missionaria. diventi “scelta consapevole”. Fu l’occasione di condividere con altri laici Faciamo in modo che lo stare accanto al ecuatoriani tutti miei coetanei o quasi, molti povero sia nei nostri pensieri ogni giorno, sogni e tante fatiche, lei era la doctora Betty, seppur in mezzo ai tanti impegni che la così la conoscevano tutti gli Achuar. Lo scorso famiglia, la scuola, il lavoro, la salute ecc. ci anno perse la vita in un incidente aereo su di danno. 5 uno di quei piccoli aerei che la stava portando In fondo tutto quello che ci viene chiesto, è dall’interno della selva, verso la modernità. solo un po’ di condivisione, l’essere vicino Ora per gli Achuar anche la salute è un lusso. a qualcuno che soffre per cercare di aprire E così penso alle difficoltà della gente fra i nostri cuori alla Buona Novella, affinchè cui vive la famiglia Massa Pinto, famiglie disgregate come tante nelle periferie povere anche noi, nel nostro piccolo, con il nostro impegno, lo si diventi per gli altri. Don Guanella Lanelsollecitudine missionaria: DNA del giovane Luigi di Adriano Folonaro Quando saremo grandi, faremo così la minestra ai poveri «Tutto il mondo è patria vostra1»: questo è l’orizzonte a trecentosessanta gradi che don Luigi Guanella ha indicato ai suoi amici sacerdoti, suore, laici, per portare a tutti «Pane e Signore»2. La sollecitudine missionaria era nel DNA del giovane Luigi Guanella. Una sollecitudine che, animata da semplici e concreti gesti, quelli stessi che don Luigi aveva potuto osservare nel suo ambiente famigliare, aveva coltivato fin da piccolo, fino a divenire bisogno straripante del suo cuore e scelta cosciente di vita. La vocazione missionaria si era andata consolidando negli anni della formazione, soprattutto grazie alla vicinanza e all’amicizia di Giovanni Battista Scalabrini (poi vescovo di Piacenza e “apostolo dei migranti”). Luigi Guanella, seguendo l’esempio dell’amico, chiese ai suoi superiori il permesso di entrare nel pontificio Istituto per le Missioni Estere, ma ne ebbe un rifiuto, data la scarsezza del clero in Diocesi. Don Guanella, anche da giovane sacerdote, ebbe sempre nel cuore il richiamo missionario. Da Savogno si adoperò per inviare alla colonia villaggio di Genoa City nel Wisconsin (USA) il sacerdote salesiano don Gabriele Momo per la cura d’anime degli emigrati di Campodolcino, tra cui anche alcuni famigliari dello stesso Guanella3. Alla fine di gennaio del 1875, presentandosi a don Bosco, don Guanella fu accolto con l’invito: «Andiamo in America?»4. Don Bosco stava uscendo infatti da una riunione del consiglio in cui era stata decisa una spedizione in America. Questo stesso invito gli fu rinnovato quando don Bosco inviò i suoi primi missionari a Santo Domingo: «Si sentirebbe, caro don Luigi, di far parte di questa nuova spedizione e missione di nuovo genere? [...] Credo che questa sia per lei occasione provvidenziale»5. Ma il vescovo di Como, mons. Carsana, insistette per il suo rientro in Diocesi. Dopo l’esperienza fallimentare di Traona, dalla solitudine di Olmo, don Guanella pensava: «I miei confratelli e gli stessi miei scolari (salesiani), compiono imprese belle a gloria di Dio e delle anime in Europa e fuori, ed io qui?»6. E tornò a confidarsi con don 6 Bosco, rinnovandogli la sua completa disponibilità a tornare per essere destinato alle missioni oltreoceano. Nel 1881 don Guanella venne inviato dal vescovo come amministratore parrocchiale a Pianello del Lario. Qui anche per lui finalmente scoccò «l’ora della misericordia»7: nel 1886 con una barchetta in partenza dal pontile del piccolo paese altolariano iniziò l’avventura missionaria del tenace sacerdote montanaro. A bordo c’erano due suore, alcune orfanelle e poche suppellettili8, con destinazione Como, la prima delle sue fondazioni. Ma il cuore missionario di don Guanella era troppo grande per restare nei confini italiani. Egli pensava spesso alla Svizzera grigione: «Il pensiero che i Valtellinesi erano confinanti colle regioni del Canton Grigioni protestante e trafficanti sempre con lo stesso e che era pur conveniente che si innalzasse qualche baluardo di salvezza per sé, di aiuto per il popolo grigione residente, questo ha suggerito le diverse fondazioni nel Canton Grigioni. Queste stazioni o piccole missioni sono assistite da uno o più sacerdoti dell’istituto, i quali generalmente fungono da parroci missionari»9. Nel 1897 visitando la Valle del Reno superiore, che già conosceva da ragazzo, concepì l’idea di costruire una chiesa a Splügen e di far rifiorire la stazione cattolica di Andeer, fondata dal cugino don Gaudenzio Bianchi, per assistere Don Luigi pensò alla Val Bregaglia...dove darà inizio alle piccole Missioni spiritualmente gli emigranti cattolici che là si recavano per lavoro. Provvide di una cappella Splügen Dorf (1898) e assicurò la cura pastorale della chiesa di Andeer, fondata da don Gaudenzio Bianchi trent’anni prima, da lui ristrutturata ed ampliata nel (1904). Ma c’era una valle più bisognosa ancora, perché da oltre tre secoli non si praticava più il culto cattolico: la Val Bregaglia. Don Guanella inaugurò (1904) una chiesa a Promontogno e una a Vicosoprano (1909). Queste stazioni cattoliche, per la concezione del suo tempo, erano praticamente da considerarsi delle vere missioni. «Le chiese da noi aperte sotto forma di Missioni, nel Canton Grigioni, vale a dire, a Roveredo - a Spluga - a Promontogno in Val Bregaglia, sono specialmente dirette a proteggere i nostri emigrati, a preservarli dalle sette, e dalla perdita della religione in cui sono nati. Il nostro sacerdote li consiglia, li istruisce, li assiste»10. Nel 1902 gli venne offerta l’occasione per una fondazione in Palestina. Ma non gli fu possibile. Sarà attuata dai suoi successori, nel 1975, per opera del confratello don Ugo Sansi. 7 Don Guanella Nel 1912, all’età di 70 anni si recò personalmente negli Stati Uniti d’America, per rendersi conto della situazione degli emigrati italiani di cui aveva conosciuto le necessità e il desiderio d’aiuto. Pochi mesi dopo invierà le sue suore a Chicago. Alle diverse sollecitazioni ad aprire missioni all’estero (Alessandria d’Egitto, Londra...), don Guanella rispondeva: «Ahimè! La messe è copiosa, ma gli operai sono pochi. [...] Ci tenga conto il Signore dei buoni desideri: e intanto preghiamo e speriamo che altri facciano dopo di noi quello che a noi non fu concesso»11. Comunque amava tenere rapporti con i missionari, come mons. Eusebio Semprini, nativo di Dongo (1823-1895), Vescovo in Cina; P. Giorgio Steinhauser di Sargans GR. (1824-1897), missionario fra i popoli nativi del Michigan; Padre Antonio Stazione cattolica di Vicosoprano, GR Tettamanzi di Como (1853-1885), missionario ad Abeokuta-Lagos, in Nigeria; Mons. Daniele Comboni (1831-1881), l’apostolo della Nigrizia; Padre Ludovico Antomelli (18631927), vescovo di Leptis Magna e primo Vicario apostolico della Libia; Padre Gabriele Dell’Era (1851-1898), del Convento francescano di Dongo, missionario in Albania; don Biagio Verri (1819-1884), l’“apostolo delle morette”; Padre Rodolfo Fasola di Brunate (1891-1915), entrato nelle Missioni Estere di Milano e morto giovanissimo; Padre Giuseppe Reschini, missionario in India (primo novecento); Padre Defendenti Monti, Missionario apostolico negli Stati Uniti (fine ottocento-inizio novecento). Ormai il cammino era tracciato. Le sue due Congregazioni, i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, e i laici guanelliani Don Luigi pensò alla Val Bregaglia...iniziò le piccole Missioni 8 Boston 1913. Don Guanella con i padri scalabriniani seguiranno le orme, raggiungendo oltre all’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti d’America, la Germania, la Polonia, la Romania, la Spagna, il Canada, il Messico, il Brasile, il Guatemala, la Colombia, il Cile, il Paraguay, l’Argentina, Israele, l’India, le Filippine, il Vietnam, la Nigeria, il Ghana, la Repubblica Democratica del Congo, con l’impegno evangelico e sociale di dare a tutti «Pane e Signore» e di «mostrare con il fatto al mondo che Dio è colui che provvede con sollecita cura di padre ai figli suoi»12. Oggi che la Chiesa indica con chiarezza l’impegno missionario anche ai laici, certamente porterebbe don Guanella a dirigere anche ai laici le stesse parole di incoraggiamento e di stimolo che diceva alle sue suore: «Camminate così anche voi; affrettatevi, ché avete un ufficio troppo grande da adempiere»13. E da pragmatico quale era diceva anche: «Questo spirito missionario deve invadere l’animo di tutte [...] (e deve) essere fervido, ma insieme calmo, sereno, efficace, più nelle opere che nelle parole»14. L. Guanella, Vieni meco per le suore missionarie americane in uso nella Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza in Como, 1913, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 788. 2 L. Guanella, Lettere circolari SdC, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, p. 1411. 3 Cfr. L. Guanella, Dal porto di Napoli all’Asilo di Laureana in Calabria, in La Divina Provvidenza, giugno 1913, 93; 4 L. Guanella, Le vie della Provvidenza. Autobiografia di un santo. (1913-1914), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2011, 62 5 G. Bosco, Lettera a L. Guanella, Torino, 17 luglio 1878, ASG Como. 6 L. Guanella, VdP, o. c., 71. 7 L. Guanella, VdP, o. c., 72. 8 L. Guanella, Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso, Dono di Giovinezza. Vita di Chiara Bosatta, Editrice Nuove Frontiere, Roma 2009, 35-36. 9 L. Guanella, Regolamento Servi della Carità, (1905), o. c., 1167. 10 L. Guanella, Per gli emigranti, in La Divina Provvidenza, novembre 1900. 83. 11 L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di Don Luigi Guanella, (1920), Riproduzione anastatica, Editrice Nuove Frontiere, Roma 1999, 501. 12 L. Guanella, Regolamento dei Servi della Carità, (1905), in Scritti per le Congregazioni , IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 1148. 13 L. Guanella, Vieni meco, o. c., 764. 14 L. Guanella, Vieni meco, o. c., 767. 1 9 Missionariato Laico Notizie dal Messico di Silvio Verga D opo due anni di presenza di ASCI don Guanella in Messico, nella capitale, con una famiglia di laici volontari missionari, è parso opportuno incontrarli, anche per capire quale sarà il futuro della nostra presenza presso il Centro Comunitario San Luis Guanella, nella colonia Ixtlahuacan del quartiere Iztapalapa, di Città del Mesico. Al mio arrivo, ad un anno esatto dall’ultima visita, appare evidente che il lavoro fatto dalla famiglia con la comunità locale del quartiere, ha dato i suoi frutti. Gli obiettivi posti l’anno precedente erano infatti tesi al rimodernamento del campo di calcio e fare in modo che il Centro stesso diventasse luogo d’incontro e di animazione educativa cristiana. Cominciando dalla cosa meno complessa, direi che i lavori presso il campetto di calcio a cinque, sono stati realizzati all’altezza delle aspettattive. Ora, dopo circa due mesi di chiusura, il Centro comunitario dispone di un campetto più grande, ben fatto e con illuminazione notturna. Il quartiere ha molto apprezzato questo risultato e ancora di più, che un catechista si sia incaricato dell’organizzazione dei tornei che vi si realizzano. Unitamente a due persone del quartiere, fra squadre di calcio femminili e maschili, se ne annoverano 52, di cui 10 di preadolescenti. Pensiamo si possa affermare, obiettivo centrato. Il secondo aspetto a cui si voleva dare risposta era quello di poter rendere il Centro comunitario luogo di aggregazione e di formazione guanelliana. Tale obiettivo anche se in parte raggiunto, ancora richiede 10 operosità e dedizione. Sebbene vi siano nate svariate attività rivolte alla popolazione, con la stessa decise e attivate, che vanno dalla consulenza legale alla fisioterapia, dalle arti marziali al taglio e cucito, dal doposcuola per i bambini delle elementari che così non restano soli in casa ai corsi di ballo, contando fra le varie proposte sedici laboratori differenti che hanno significato sostenere anche la ristrutturazione degli ambienti utilizzati, nonostante la presenza settimanale di almeno 600 persone, ciò che ancora non si è raggiunto, e resta da fare, è la formazione guanelliana. Una presa di coscienza cioè del carisma che diede vita più di 30 anni orsono, alla presenza dei Servi della Carità e poi alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza e succesivamente dei Cooperatori. Il Centro infatti dista circa 15 minuti di automobile dalla Comunità guanelliana locale e oltre a ciò, si trova in un altro territorio parrocchiale, dove il riferimento non è la Parrocchia guanelliana Corpus Christi, ma una diocesana. È per questo motivo che la sola presenza in passato di una Cooperatrice e la sua comunità d’accoglienza con due buoni figli e un asilo di prima infanzia, presenti nel Centro, non furono sufficienti a promuovere la guanellianità dell’opera. Durante una riunione con padre Enrico, provinciale, e gli attuali responsabili del Centro, padre Jesus, la Cooperatrice signora Conchita e la familia Massa Pinto, ed una successiva con la Comunità guanelliana locale, di cui padre Jesus fa parte, si sono valutate le possibilità per il futuro, considerando anche che la famiglia di Clara e Simone, con il prossimo anno, terminerà la loro presenza, prevista insieme all’Ufficio per la fratellanza delle Chiese della CEI, salvo rinnovi, per tre anni. Sta ora alla Comunità guanelliana valutare il futuro dopo le nostre proposte, a noi rimanere in attesa di essere chiamati a condividere un segno che sia anche un sogno per la popolazione locale. 11 Africa Un progetto per la Cité Guanella I l telefono squilla: “Bonjour Daniela”! La voce gioiosa di B. riscalda il mio cuore e io non sono più qui, in questa piovosa giornata d’autunno ma di nuovo sull’infinito altopiano del Congo. Chiudo gli occhi e la rumba risuona nella stanza, lo rivedo mentre scandisce il ritmo su un tamburo improvvisato, -una sedia o una tavoletta di legno- e il suo canto mi accompagna di nuovo nelle strade di Kinshasa. uando alla fine di agosto 2012 sono tornata dal mese di volontariato estivo in Nigeria, tutto era già chiaro: non poteva rimanere un’esperienza isolata! La voglia di tornare in Africa cresceva di giorno in giorno insieme al desiderio di mettermi al servizio non solo come educatrice ma anche come agronomo. Ed è così che parto alla volta della Cité Guanella, comunità di stampo agricolo che sorge nell’estrema periferia est di Kinshasa. Ad accogliermi una trentina di giovani messi ai margini dalla società: i buoni figli, disabili tanto cari al nostro Santo Luigi Guanella e i ragazzi di strada, una famiglia eterogenea che convive e si sostiene nonostante le peculiarità individuali. A guidare e prendersi cura Q di Daniela Sironi di questi campioni è Padre Guido Matarrese che, una decina di anni fa, ha avuto la geniale intuizione di trasformare qualche ettaro di savana dell’altopiano di Batéké in questo angolo di paradiso dove oggi si praticano l’agricoltura (con le coltivazioni di ortaggi, mais, manioca e alberi da frutto) e l’allevamento (suini e bovini) non solo per integrare la dieta della comunità religiosa e della popolazione locale ma anche per insegnare un mestiere che permetta a questi giovani di essere autonomi e accettati dalla società. Il contatto con la natura, infine, ha un’azione terapeutica positiva sui disabili. La presenza di un piccolo lago è il pretesto per lanciare una nuova sfida per me e la Cité: l’allevamento ittico, settore nel quale ho già una certa esperienza. Secondo la FAO questo è un ambito produttivo che promette ottime rese in tempi brevi e rappresenta una concreta opportunità per migliorare l’alimentazione e ridurre la percentuale delle persone che soffrono la fame nel mondo (il primo dei Millennium Development Goals). La realizzazione di questo piccolo progetto non è semplice: bisognerà fare in modo che il sistema sia economico, di facile gestione e rispettoso dell’ambiente. Inoltre, sarà una lotta contro il tempo dal momento che mi fermerò qui per un solo mese! La collaborazione dei ragazzi è preziosa e tutti partecipano con grande entusiasmo. C’è chi mette a disposizione la propria forza 12 fisica per scavare i bacini di allevamento, chi segue le fasi di acquisto degli avannotti nel vicino villaggio di Bankana, chi si diletta nella selezione degli animali e chi partecipa alle operazioni di pesca e gestione delle vasche. Persino i superiori in visita da Kinshasa si lasciano coinvolgere e, nonostante il vestito della festa, ci aiutano nell’allestimento dell’impianto! Non mancano i momenti di studio e formazione che, nei pochi pomeriggi liberi, ci concediamo seduti sotto a un mango, come è proprio della tradizione locale. Lavorare gomito a gomito con i ragazzi della strada è tanto gratificante quanto imprevedibile. Abituati a una vita con altre regole, sono guidati da un istinto di sopravvivenza quasi animalesco: basta davvero poco per infiammare gli animi, piccoli sospetti o una parola di troppo e l’equilibrio è rotto. Il fenomeno dei ragazzi di strada, a Kinshasa, è nato nei primi anni ’90 come conseguenza dell’esodo dalle campagne ed il dilagare della povertà. L’avvento di sette religiose che promettono sogni e miracoli e che si approfittano dell’ignoranza e della disperazione della povera gente, spinge ogni giorno nuove famiglie a ripudiare i propri figli e a buttarli per strada con l’accusa di essere stregoni, ndoki in lingua locale. Si tratta di bambini che devono imparare in fretta l’arte di procurarsi il cibo e confrontarsi senza tregua con la pressione della selezione naturale. Vivono in gruppo per difendersi, dalla violenza della gente e dalle altre bande, costretti a sacrificare emozioni e sentimenti per opportunismo. L’Opera don Guanella ha attuato diversi modi di accoglienza per i minori di strada a Kinshasa e la Cité rappresenta l’ultima tappa prima del tentativo di reinserimento in famiglia. Chi viene qui accetta di intraprendere un cammino lungo un anno, un percorso di purificazione dal male subito e del quale questi innocenti sono stati convinti di essere responsabili, di riconciliazione con se stessi, di fiducia nelle proprie capacità e potenzialità, un viaggio di riconquista della propria dignità. B. è uno di loro. La necessità di dare continuità al nostro lavoro anche dopo la mia partenza ha fatto sì che P. Guido, seppur con un po’ di scetticismo, lo scegliesse come responsabile dell’allevamento e mi affidasse l’incarico di formarlo a regola d’arte. B. non è come gli altri: dietro il suo sorriso timido si nasconde un passato difficile non solo nelle strade di Kinshasa ma, ancora prima, come bambino soldato nell’est del Paese. Quante volte osservandolo mi sono chiesta se la minuziosa precisione con la quale portava a termine i compiti che gli affidavo fosse il risultato di quando contro la sua volontà militava tra i ribelli, lassù a Kisangani e non poteva ribellarsi alle violenze subite e a quelle inferte. Come anche gli altri, B. è molto riservato e sfugge le mie domande, centellinando le informazioni che lo riguardano, camuffando e bluffando quando si tratta di condividere notizie di una vita precedente che ora vorrebbe non gli appartenesse più. Quando le domande si fanno più personali, lo vedo incupirsi e so già che 13 Africa la risposta che sta per darmi non sarà la verità, forse troppo dolorosa anche solo da ricordare. Pochi i particolari rivelati, si lascia andare solo quando parla del tempo passato nel carcere di Makala, dove ha scontato 4 dei 5 anni a cui era stato condannato per furto e dal quale è uscito dietro la promessa di prendere parte al progetto di reinserimento qui alla Cité. Dove non arriva la parola ci pensano i tatuaggi sulle sue braccia a raccontare. Tra essi spicca una sigla: all’inizio mi prende in giro e mi racconta di essere stato scelto, in carcere, per un concorso e che questo è il numero che gli hanno assegnato, ma alla fine, davanti al mio scetticismo e alla mia insistenza, mi rivela che è il nome del capo dei ribelli per il quale ha militato. Oltre allo spiccato senso del dovere, quello che colpisce di lui, oggi, è la devozione per Dio, quel Dio che lo ha salvato e gli ha donato la possibilità di riscattarsi dalla vita alla quale sembrava ormai destinato. Spesso, nelle lunghe chiacchierate con P. Guido, mi sono interrogata sulle risorse e i bisogni di questi giovani. Ci siamo chiesti cosa li aspetterà al termine di questo anno, troveranno uno sbocco occupazionale, un loro equilibrio, o il richiamo della strada legato all’abbaglio di facili guadagni sarà sempre troppo attraente? Come sarà l’accoglienza da parte della gente di Kinshasa? Riusciranno a guardarli e ad accettarli per quello che sono? Saranno capaci di riconoscere il loro cambiamento? Ebbene, mentre scrivo sono passati alcuni mesi dal mio rientro dal Congo e l’anno di formazione si è ormai concluso. La maggior parte dei ragazzi è stata riaccolta nella casa di origine e, sempre con il supporto dell’Opera Don Guanella, stanno portando avanti con successo l’attività agricola di famiglia. Non ci sono state braccia materne a riaccogliere B.: i suoi genitori sono stati portati via dalla guerra ed ora è solo. Con altri suoi compagni ha scelto di continuare a lavorare alla Cité. P. Guido ha fatto costruire per loro una casa nel vicino villaggio di Tala Ngai e con pazienza stanno muovendo i primi passi verso la piena autonomia. Solo tre dei diciassette ragazzi che ho incontrato alla Cité hanno smarrito di nuovo la via. Ringrazio l’Opera Don Guanella e P. Guido per la gioia che hanno aggiunto alla mia vita dandomi la possibilità di condividere la strada al fianco degli ndoki di Kinshasa. Un grazie di cuore anche a P. François, superiore della casa di Limete e al resto della comunità religiosa per la festosità con la quale mi hanno accolto, facendomi sentire una di famiglia! 14 Inaugurazione nuova casa di Adidome I di Adriano Folonaro l 18 novembre ad Adidome in Ghana è stata inaugurata la Good Samaritan Home, per l’ASCI don Guanella era presente il nostro Consigliere Don Adriano Folonaro. Ecco le foto dell’inaugurazione, nel prossimo numero scoprirete tutti i particolari del suo viaggio. 15 Africa Vite sospese in mondi sovrapposti R epubblica Democratica del Congo. Grazie alla collaborazione dell’dell’ASCI don Guanella con l’Università degli studi Milano Bicocca ho avuto la possibilità di svolgere un periodo di ricerca a Kinshasa per la mia tesi di laurea in antropologia. Il mio lavoro riguarda il fenomeno dei cosiddetti “enfants-sorciers” , i bambini detti stregoni, una triste realtà che affligge il paese da quasi vent’anni. L’accusa di stregoneria, la credenza che i bambini siano posseduti da spiriti maligni spinge le famiglie ad abbandonare i bambini in strada. Vite sospese, un’accusa che cade sui più piccoli, su chi non può difendersi ed è vittima di una realtà che sembra non trovare una via d’uscita. di Sara Rella Una chiave di lettura di questo fenomeno deve prendere in considerazione una causa economica, una causa politica e una causa culturale. La povertà, la disoccupazione, la precarietà della vita sono fattori che incidono sull’abbandono del minore, la maggior parte della popolazione a fatica soddisfa i bisogni primari insieme all’impossibilità dell’accesso alle cure mediche, alla scuola. I bambini della strada hanno un’età compresa tra i 6 e 18 anni, molti di loro non sono mai andati a scuola, altri non hanno terminato la scuola primaria. Le credenze tradizionali nel mondo invisibile spingono il popolo congolese alla ricerca di una spiegazione per 16 tutto ciò che accade, la morte di un familiare difficilmente viene associata ad una causa naturale, il cambiamento delle strutture parentali, la poligamia, la creazione di un nuovo nucleo familiare da parte del coniuge ancora in vita lascia il futuro dei bambini alla strada. Causa non meno significativa i continui conflitti che segnano il paese soprattutto all’est, le guerre non fanno che aumentare i numeri degli orfani che non hanno nessun punto di riferimento. Dalle aule universitarie dove ho inziato un primo studio bibliografico su questo fenomeno ho deciso di “stare sul campo” di vedere con i miei occhi e di mettermi in ascolto. Ho incontrato lo sguardo di tanti bambini che sottovoce ma con estrema consapevolezza mi hanno raccontato la loro storia: “mio padre si è risposato dopo la morte di mia madre, la mia matrigna non mi voleva, mi maltrattava, così mi hanno abbandonato in strada”, “mio padre è morto all’improvviso, mia madre ha detto che era colpa mia, che sono uno stregone...”. Molte delle loro storie parlano di maltrattamenti, abbandono, stregoneria. Sembra un circolo vizioso senza fine. Ho incontrato chi si occupa di questi bambini, chi ogni giorno lotta contro l’abbandono dei minori in strada, chi segue le famiglie in percorsi di sensibilizzazione, l’obiettivo del loro lavoro ovviamente è il ritorno in famiglia con tutte le difficoltà che questo comporta. Per la maggior parte dei ragazzi questa soluzione non si presenta, soprattutto se su di loro c’è l’etichetta di “stregone” quasi impossibile da rimuovere, per loro è una lotta ogni giorno, per chi va a scuola o chi fa un corso di formazione professionale, l’autonomia una volta raggiunta la maggiore età è il loro obiettivo: “Sara, nel nostro paese c’è molta sofferenza...” La sofferenza di questo paese si vede ad ogni angolo, dai mendicanti per strada, bambini che dormono su un pezzo di cartone, ragazze giovanissime con bambini, figli della strada, già tra le braccia vittime di violenze inaccettabili. Cercare una risposta a questa situazione è difficile, molte delle persone che ho incontrato mi hanno parlato della povertà del paese, dell’impossibilità di avere un impiego e quindi di provvedere alla cura della propria famiglia, diritti violati di ogni 17 Africa bambino che non può andare a scuola alla quale viene negata la possibilità di costruirsi un futuro, la possibilità di avere un sogno da realizzare. Qui , mondo visibile e mondo invisibile si incontrano, la stregoneria non è altro che una grande giustificazione sociale di fronte alla miseria, di fronte all’impossibilità di sfamare i propri bambini, l’impossibilità di vivere una vita degna. La povertà non è solo economica ma anche culturale e spirituale, rispetto al lavoro di mediazione con le famiglie la difficoltà maggiore è la mancanza di cure, di affetto, una solidarietà africana che con il tempo si è persa, oggi anche in Africa è facile essere figli di nessuno. Ho incontrato bambini che non sanno il loro nome, abbandonati fin da piccoli non ricordano neanche il volto dei loro genitori. Una politica strettamente connessa all’economia della globalizzazione, alle tasche dei ricchi che diventano sempre più ricchi e all’indifferenza verso i poveri che diventano sempre più poveri. Don Guanella è presente anche qui, tra gli ultimi che hanno bisogno di un soffio di speranza, l’accoglienza e la cura che viene offerta a questi giovani è segno di una lotta continua verso una realtà che prima o poi dovrà cambiare. I miei studi di antropologia lasciano un grande interrogativo su una realtà invasa da ONG e organizzazione umanitarie che offrono aiuto ai più deboli, in un miscuglio continuo tra interessi economici e vite umane Kinshasa sopravvive. 18 C i hanno regalato un MINIBUS che parla. Sì, parla, interroga, ascolta, vede, chiama e soprattutto si compromette. Lo conoscono quanti alle 8.30 di ogni mattina lo vedono spuntare tra le proprie case, ora bianco lucente, ora imbrattato di fango e molto spesso velato di polvere: è la condizione impossibile delle strade, le strade lontane dal centro. Alla gente il minibus porta un messaggio, un messaggio di “Provvidenza”: è Dio che fa (d. Guanella). Non è un messaggio da poco, quando si è oberati da numerosi figli da far crescere, quando manca il lavoro, disposti a sfidare il sole cocente con temperature che di Don Gabriele Mortin poco hanno da invidiare a quelle degli altiforni, quando, dalle facce assonnate, si percepisce la fatica dell’arrangiarsi per tirare avanti. Non ci sono case, o meglio costruzioni in legno, che non abbiano mucchi di sabbia, mucchi di mattoni, scavi iniziati: quando gli uomini di casa non trovano un lavoro stagionale od occasionale ( non si parla certo di lavoro fisso e tanto meno di assunzioni legali) cercano di migliorare la propria abitazione che altro non è che quattro assi tenute in piedi con un gran senso di equilibrio. Lento il minibus arranca, attento allo sbucare improvviso di qualche moto, sa che la precedenza ce l’ha chi arriva per primo all’incrocio. 19 America Latina Grazie ASCI Oran, Argentina America Latina I bambini più piccoli,da poco alzati e non ancora lavati salutano tra le fessure delle assi che fanno da difesa alla casa/baracca e salutano con le manine, in continuazione, gridando “padre”; al loro grido gli adulti ancora in casa si affacciano. Sanno chi passa, ma sembrano volersi annotare nella mente per bene un indirizzo: “Techo Fraterno – don Guanella. Casa Divina Providencia calle Arenales 2018 tel. 424155 Oran”. Già qualche mamma sussurra ripetutamente al piccolo ormai prossimo all’età scolare: ”tra pochi mesi passerà anche per te” e guarda pensosa il MINIBUS che procede lento per evitare ostacoli di ogni sorta, e intanto sogna aspettative grandi per lui. Sanno che l’unico requisito per entrare alla “Divina” è essere poveri e loro sanno di esserlo. Quei pochi soldi che i minori e gli studenti ricevono dallo stato, vanno utilizzati per tutt’altro scopo che la loro istruzione, servono a dar continuità alla famiglia! “Qualche Santo provvederà” In questo caso il Santo è don Guanella. Come provvede? Chiamando a raccolta vicini e lontani a farsi carico di loro, con tanto, con poco, con quello che è possibile. Quando il minibus lascia le strade sassose, polverose, spesso acquitrinose, per accompagnare qualche ragazzo alla scuola del Centro e sente sotto di sé l’asfalto e gli vien voglia di prendere velocità, ma subito mortificato da dossi e avvallamenti, è il momento in cui sembra voler dire alla gente, (che abita vere case, che va nei negozi a comperare anche cose superflue), che esiste una gran parte della città nella vera povertà. Non li colpevolizza , ma li aiuta a prendere coscienza della realtà a loro vicina. Tanto più che fa toccare con mano come persone, associazioni dell’altra parte del mondo, hanno a cuore queste persone. Fino a qualche giorno fa la gente era abituata vedere un angusto e cadente pulmino, sembrava logico: è per i poveri. Ora quasi un miracolo. Il logo e la scritta spiegano il mistero. Sembra uno spreco utilizzare il minibus, nuovo fiammante, per bambini che non pagano una 20 lira, ma il pensiero si fa più attento alle motivazioni, alle intenzioni e diventa strumento di evangelizzazione, voluta o non voluta. Oltre il sacramento della penitenza quale altro sacramento perdona i nostri peccati se non l’elemosina, l’aiuto ai poveri, la carità? E’ certamente di questo che le sorelle Gariboldi danno umile testimonianza, tramite l’associazione ASCI per le strade di Oran. Ne saranno certamente contente, anzi orgogliose di prestare questa testimonianza per lunghi anni a venire. Don Guanella desiderava che i poveri nelle sue Case fossero considerati “i padroni” e i padroni non si lasciano mancare pretese. Il “servo” minibus vorrebbe accontentare tutti i suoi passeggeri, ma diventa impossibile. Tutti vogliono stare al finestrino, tutti vogliono essere sotto le bocchette dell’aria fresca, tutti vorrebbero stare nei sedili davanti. È il solito momento di panico dell’inizio, ma che, grazie a Dio, dura poco. Non si aspetta dei grazie per il suo servizio, ma sorride beato quando entrando o uscendo dalla Casa della Provvidenza, tutti in coro dicono: ”Angelo custode, dolce compagnia, proteggimi giorno e notte, non lasciarmi solo altrimenti mi perderei. Madre della Divina Provvidenza: prega per noi.” Sanno chi ringraziare, e con Lui quanti si fanno strumenti della Sua bontà. Al minibus “questo” basta! 21 America Latina Ora anche ad Amozoc Messico S iamo una associazione di cooperazione internazionale e proprio in questo ambito abbiamo consegnato il nostro apporto alla Parrocchia guanelliana San Luis Guanella appena istituita ad Amozoc, località a circa due ore di auto da Città del Messico. Tali fondi unitamente a quelli della di Silvio Verga organizzazione PUENTES ONGD, di nascita guanelliana questa volta in Spagna, serviranno alla costruzione di una struttura coperta che assolverà a varie funzioni. Da luogo dove celebrare la S. Messa, a luogo di riunione per la gente del quartiere che non dispone di una struttura ampia e coperta, dove realizzare le assemblee di quartiere. Inoltre servirà per le attività ludico ricreative in attesa della realizzazione della Chiesa e dei locali attigui. Un caro augurio di Buon Natale e di buon lavoro a don Andrés e a tutta la sua Comunità guanelliana e parrocchiale. Come sarà la struttura coperta 22 “V di Aldo Ceruti enite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, in carcere e siete venuti a trovarmi.” Ogni volta che ascolto questo “brano” non posso fare a meno di riflettere su temi quali l’ipocrisia, il nascondersi, dell’io non c’ero. E’ incredibile e impensabile, ma buona parte di queste riflessioni, sono convinto, le facciamo anche senza avere letto il passo del Vangelo. Spesso mi chiedo quali sono le ragioni, il perché uno si debba muovere, impegnare così come più in generale debba farsi coinvolgere in un gesto di carità, di solidarietà o di aiuto. Penso a quei genitori che hanno un figlio portatore di handicap, autistico, o gravemente malato: mi domando come reagirei alle domande che il brano mi pone: “Non è un mio problema. Smetti di preoccuparti e goditi la vita!”. Beh, è umano, normale, succede spesso anche a me, quello di fregarsene, di cambiare strada, di girare l’angolo, ma fortunatamente c’è Qualcuno che non ci lascia tranquilli, che questa domanda ce la pone e la pone a tutti : “Ho avuto fame, ho avuto sete, ero forestiero, ecc. “ . È evidente che siamo in un momento di profonda crisi, purtroppo non solo economica, che sembra non avere termine, insomma le cose anziché migliorare, sembrano peggiorare e di fronte a questo ci si chiede se è più conveniente farsi gli affari propri o aprirsi al bisogno degli altri. Ho imparato, che se do le cose per scontato continuo a fare perché devo, perché è un dovere, senza carpine veramente il senso. Il fatto è che, se arrivi a certe conclusioni, o tagli i ponti e ti regoli di conseguenza, o decidi di continuare come prima, nell’ipocrisia di fondo del nostro “stile di vita”. Guardare le cose in faccia non è facile, devi cambiare, però non potrai dire di fronte a te stesso, “non sapevo”… Ma se tutti, dico tutti, potessimo ricordare anche solo ogni tanto queste parole nette e ci comportassimo di conseguenza, saremmo già dentro un mondo migliore. Ma allora perché? Che cosa porto a casa? Perché ne vale la pena? Caro amico-benefattore il tuo ruolo ricopre un’importanza determinante per la riuscita dell’iniziativa “Adozioni a Distanza”, a te è affidato il compito di condividere. Perché con la tua generosità il pane di ogni giorno non mancherà. Perché avrai la riconoscenza dei nostri ragazzi disagiati e abbandonati e molto altro. Ne vale la pena perché dai un senso al tuo impegno, fai in modo che le parole avevo fame, avevo sete, ero nudo e … non siano parole vuote ma siano il completamento del passo.. “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” Mt 25, 31-46 23 Vita Associativa “Vorrei avere tempo per...” Scelti per Voi Recensione del Mese a cura di Giacomo Manfredi “Dimenticate tutti gli stereotipi sull’Africa. E leggete Congo !” ROBERTO SAVIANO Si parte dal gigantesco estuario del fiume Congo, come i colonizzatori, i missionari, i bianchi hanno sempre fatto. Un getto possente di detriti, terra, alberi che trasforma l’oceano in un brodo torbido per centinaia di chilometri: “Le immagini del satellite lo mostrano chiaramente: una macchia brunastra che, durante il picco della stagione dei monsoni, si estende verso ovest per ottocento chilometri. Quando ho visto per la prima volta delle fotografie aeree mi è venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l’acqua, ma per sempre. Così, quindi, comincia un paese: diluito in una grande quantità di acqua di oceano”. E poi, attraverso centinaia di interviste con congolesi di tutte le età e le etnie, attraverso lo studio della storia, dell’archeologia, della geografia e della climatologia, attraverso una scrittura tersa e coinvolgente, si va alla scoperta di un paese, di un popolo, di un continente. Dai primi insediamenti preistorici agli orrori della dominazione coloniale belga, dall’indipendenza alle guerre civili, attraverso giungle e città, montagne di ghiacciai perenni e pianure rigogliose, miniere di ogni minerale prezioso e una natura ricchissima e incontaminata, un libro che davvero restituisce un mondo. Un fulminante bestseller in patria, tradotto nelle lingue maggiori, che ha vinto numerosi premi in tutto il mondo. Il più grande reportage africano dai tempi di Ryszard Kapuściński. “Una storia monumentale, più eccitante di qualunque romanzo” NRC Handelsblad 24 “Un racconto magnifico, fatto di ricerche dettagliatissime” New York Times Book Review “Documentato con grande cura e scritto con notevole eleganza” Foreign Affairs Italia Progetto “un campetto per monelli” Fondo Fucile – Messina A Messina, a tre anni esatti dalla canonizzazione di San Luigi Guanella, il 23 ottobre 2014, è stato inaugurato il campetto di calcio per i “monelli” di Fondo Fucile. Sorge proprio attiguo all’Oratorio dedicato a San Luigi Guanella, inaugurato l’anno scorso il 23 ottobre 2013. Fondo Fucile è un quartiere popolare della periferia Sud di Messina, privo di strutture e di luoghi di aggregazione. Alta è la dispersione scolastica e grave il rischio della devianza giovanile. Lo sport è una delle risposte che i padri guanelliani, insieme a tanti fedeli laici e cooperatori guanelliani, stanno dando ai bisogni del quartiere: diversi bambini e ragazzi, quasi abbandonati a se stessi, evadono l’obbligo scolastico, e sono preda della strada dove imparano devianza e violenza. L’anno scorso, con l’Oratorio San Luigi Guanella, abbiamo iniziato un servizio di sostegno scolastico. Quest’anno, col campetto, si vuole proporre ai bambini e ai ragazzi, una attività di Don Nico Rutigliano sportiva, che li tolga dalla strada, li distolga dall’emulare atti vandalici per il quartiere e, attraverso il calcio, gli allenamenti e il gioco di squadra, li educhi ai valori umani (quali il rispetto delle regole, l’obbedienza agli educatori, la generosità, il servizio per il bene comune), per giungere anche alle virtù cristiane della carità e del perdono. Per realizzare questo progetto sono stati impiegati risorse umane e mezzi economici. Da sei mesi abbiamo lavorato ogni sabato a pulire il terreno (era ormai diventato una discarica) da spazzatura e rifiuti di ogni genere. I sacerdoti guanelliani, in prima linea e poi anche cooperatori guanelliani e uomini di buona volontà, hanno dato il loro tempo per costruire questo spazio ludico ricreativo, che sarà completato da giochi per bambini, spazio per gli anziani, verde e piante. Abbiamo ricevuto molte donazioni da enti, aziende e privati. La prima spinta è avvenuta grazie al contributo dell’Università di Messina, la Caritas diocesana, l’Opera don Guanella, l’ASCI, la COT (Centro Ortopedico Traumatologico di Messina). Poi si sono aggiunti piccoli, ma significativi rinforzi, da parte di singoli e di famiglie. C’è ancora da fare la rete alta di recinzione intorno al campetto, il completamento della attrezzatura sportiva utile agli allenamenti e ai tornei. Contiamo molto sulla 26 generosità di persone che credono a questo servizio educativo di prevenzione umana e di formazione integrale della persona. Vogliamo partire dall’uomo per portarlo a Dio. Dare pane e Signore, come ci ha insegnato Don Guanella. Vi sono già papà di famiglia che danno il loro tempo per allenare i ragazzi, far giocare i bambini, organizzare tornei, e le richieste dell’uso del campo arrivano anche da parrocchie limitrofe, da CAG e squadre di rugby. La domanda c’è, occorre la risposta! Se vuoi aiutarci con le tue energie ed il tuo tempo libero, siamo ben lieti di accompagnarti in un campo lavoro sul posto per lavorare con i monelli. Se vuoi sostenere economicamente il progetto, puoi fare la tua erogazione liberale usando l’IBAN dell’Associazione IT28 S056 9610 9010 0000 9059 X12 (Banca Popolare di Sondrio Filiale 073 Como) con bonifico bancario, intestato a: ASCI DON GUANELLA ONLUS o con conto corrente postale: 70815618 intestato a ASCI DON GUANELLA ONLUS. Progetto: “Un campetto per Fondo Fucile”. 27 Italia L’impegno per l’accoglienza dei profughi Anche l’ASCI don Guanella è impegnata per l’accoglienza dei profughi nella Casa Guanelliana di Sormano I l 18 novembre è incominciata una nuova avventura per la Provincia Sacro Cuore. Infatti a Sormano è iniziata l’accoglienza di 11 profughi, ad oggi mentre si scrive sono già 17, scappati dalle guerre e dalla fame del loro paese e arrivati in Italia per la ricerca di un nuovo inizio. Le richieste giunteci dalla Prefettura e dalla Caritas Diocesana per permettere l’accoglienza di queste persone non sono state indifferenti al nostro udito, ma anzi sono state di Giacomo Manfredi accolte e fin da subito ci si è adoperati per permetterci di poter dare il nostro contributo. Come ci ha insegnato San Luigi Guanella “Fermarsi non si può, finchè ci sono poveri da soccorrere” ed è con il carisma che ci rappresenta che si è deciso nuovamente, dopo l’esperienza nelle nostre case di Como e Nuova Olonio, di accogliere queste persone. L’Opera don Guanella con il coinvolgimento dell’ASCI don Guanella Onlus e dell’Associazione Itaca, che gestirà l’accoglienza con i propri operatori, ha dato subito risposta ad un bisogno mettendo a disposizione la propria casa di Sormano. I dubbi e le incertezze sono stati superati dal bisogno cristiano di farsi prossimo e di essere buoni samaritani verso l’altro, perché così dice il Vangelo. 28 L’auspicio è quello di far diventare la nostra casa di Sormano una realtà con porte girevoli dove sia i nostri ospiti che i cittadini possano incontrarsi e conoscere quello che viene fatto e non limitare la presenza di questi ragazzi ad un atto unilaterale di solidarietà, ma un bene per la comunità che li ospita con attività che possano costruire momenti di integrazione (la scuola di italiano che viene fatta tutti i pomeriggi e che è già partita sarà fondamentale per questo) e di condivisione per rendere questa esperienza utile e fruttuosa per tutti, per noi guanelliani, per i ragazzi che ospitiamo e per la cittadinanza che vivrà con loro questi mesi di accoglienza. 29