ASCI 58 - Asci don Guanella Onlus

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ASCI 58 - Asci don Guanella Onlus
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58
DICEMBRE 2014
Sede Legale:
Via Deserto 2, 23022 Chiavenna (SO)
Tel. 031.296.787 - Fax. 031.302.995
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Sommario
4 Editoriale
Filiale
di Como:
Via T. Grossi 18, 22100 Como (CO)
- Fax. 031.302.995
Tel. 031.296.811
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Silvio Verga
4
6 Don Guanella
6
10 Missionariato Laico
Filiale di Roma:
Vicolo Clementi 41, 00148 Roma
Tel. 06.657.53.144
Fax. 06.657.53.126
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Adriano Folonaro
La sollecitudine missionaria
Silvio Verga
Notizie dal Messico
10
12 Africa
Daniela Sironi
Un progetto per la Cité Guanella
12
Adriano Folonaro
Inaugurazione nuova casa di Adidome 15
Sara Rella
Vite sospese in mondi sovrapposti 16
19 America Latina
Don Gabriele Mortin
Grazie ASCI 19
Silvio Verga
Ora anche ad Amozoc, Messico 22
23 Vita Associativa
Aldo Ceruti
“Vorrei avere tempo per...” 23
24 Scelti per Voi
Giacomo Manfredi
Recensione del mese 24
26 Italia
Don Nico Rutigliano
“Un campetto per monelli” 26
Giacomo Manfredi
Accoglienza dei profughi 28
L’indirizzo di chi effettua una donazione entrerà a far parte dell’archivio della
nostra Associazione. Nel rispetto da quanto stabilito dalla legge sulla tutela dei dati
personali, comunichiamo che tale archivio
è gestito dall’A.S.C.I. DON GUANELLA ONLUS. I dati assunti non saranno oggetto
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GUANELLA via T. Grossi 18, 22100 Como o
scrivere al seguente indirizzo email: [email protected]
I benefattori verranno inclusi nell’elenco di
coloro che ricevono il notiziario dell’Associazione.
Un BUON SANTO NATALE
da parte dei nostri BAMBINI
delle MISSIONI GUANELLIANE
Un BUON SANTO NATALE
a TUTTI VOI che ci sostenete
insieme alle VOSTRE FAMIGLIE
e ai VOSTRI CARI
nel vivere la carità verso gli altri
Un FELICE SANTO NATALE
da parte dell’ASCI
DON GUANELLA ONLUS
Editoriale
di Silvio Verga - Presidente ASCI don Guanella
novembre e già il giorno dopo ero in visita ai
villaggi Achuar con padre Domingo Bottasso,
da 30 anni qui con loro e con 75 primavere
sulle spalle. Non vedevo l’ora di reincontrare
persone conosciute nel pieno della loro età
ed ora con 16 anni in più.
Le visite si effettuano a piedi, con ore di
cammino nel fango della foresta, fra un
villaggio e l’altro, a volte l’unico cibo è una
bevanda fermentata conosciuta qui come
nijiamanch, ma che “fuori”, la si chiama
Natale, tempo di Annuncio che porta
masato. La sveglia è intorno alle tre, tre e
qualcosa di nuovo. Per noi associati che ci
mezza della notte, fa seguito una bevuta
rifacciamo alla vocazione cristiana di San Luigi
prolungata di un infuso di alcune foglie di
Guanella, il significato è chiaro, o almeno
una pianta locale, che poi viene vomitato
dovrebbe esserlo. L’annuncio della Buona
alle prime luci dell’aurora. Gesto e segno di
Novella di un Dio che è con noi, lo è stato
purificazione prima di iniziare la giornata.
facendosi uomo con Gesù, e lo sarà fino alla
In quelle due ore, seduti vicino al fuoco
fine dei giorni. Ci prepariamo quindi a un
acceso all’interno della casa, si parla di tutto
evento che portò l’amore come dono, primo
ciò che ha importanza, si è detto della nostra
e insostituibile, verso tutti. Non più eletti ma,
visita, fra genitori dell’educazione dei figli,
amati.
dei rapporti famigliari, la vita della comunità,
Continuo a pensare a questo mentre mi trovo
i problema che agitano la quotidianità e le
a scrivere questo articolo in una baracca in
possibili soluzioni.
legno, qui è considerata casa, nella missione
Sono in vacanza e prima di venire qui ero
salesiana di Wasask’entsa, località della
in Messico, in visita alla famiglia Massa
foresta amazzonica degli Achuar, in Ecuador.
Pinto, inviata dalla nostra associazione nel
Qui trascorsi alcuni anni, quando essere laico
novembre del 2012, visita rivolta anche alla
volontario missionario “ad gentes” mi era
ancora possibile.
4
comunità guanelliana locale, della Provincia
Nostra Signora di Guadalupe, con cui abbiamo
Più che frugale, qui la vita è essenziale,nulla
preso questo impegno. Con Clara e Simone il
di superfluo e quando si visitano i villaggi, lo
momento della condivisione era la sera, una
è ancora di più. Sono entrato in questa zona,
volta che i piccoli, Francesco e Noemi fossero
raggiungibile con un piccolo aereo, lunedì 24
a letto e soprattutto, quando a Clara restava
un po’ di autonomía dalle fatiche della
delle grandi città del sud del mondo, bambini
giornata, visto che manca poco alla nascita
che devono fare da soli perchè i genitori
del loro terzo figlio, a gennaio.
partono da casa con il buio e rientrano la sera
Anche fra gli Achiar ci sono molte future
quando oramai è calata la notte, per cercare
mamme, le famiglie sono composte da un
di sbarcare il lunario e portare in tavola
nugolo di bambini a cui si aggiungono i
qualcosa. Bambini che sono sempre a rischio
genitori, un papà e a volte due mamme se
di violenza e abbandono.
non tre, visto che la poligamia ha ancora una
Certo dal loro arrivo in Messico il Centro
forte valenza culturale.
Comunitario San Luigi Guanella ha ripreso vita
Le due visite hanno anche altri aspetti in
ma ancora molte domande attendono una
comune, in entrambi i casi mi sento coinvolto
rispota. Non molto possiamo fare, né come
in prima persona, qui ho vissuto e in Messico
singole persone né come Associazione, ma
mi ritrovo nel presente, e allora penso a
certamente quello che il Natale ci chiama a
quale potrebbe essere la Buona Novella
fare è tutto ciò che sta nelle nostre possibilità
per noi tutti, qui, in Messico e in Italia. Mi
e poi, con fedeltà e fiducia, restare in attesa
sono ritrovato in alcune parole chiave: Dio è
che Lui sia la Buona Novella.
Padre provvidente e misericordioso; l’Amore
Forse non saremo la soluzione ma come
è il fondamento di tutto; bisogna saper
Associazione siamo sicuramente uno
combinare, come fece don Luigi Guanella,
strumento, siamo chiamati a condividere il
Pane e Signore.
cammino del povero, con fedeltà al carisma
In queste due visite ho avuto modo di vedere
del fondatore che fece sì che ASCI don
le difficoltà di due popoli, quello Achuar, che
Guanella nascesse: ai poveri questo noi lo
cerca di armonizzare una cultura ancestrale
dobbiamo. Facciamo sì allora, che l’essere
con la modernità. Qui durante gli anni
associati non sia una delle tante cose a cui più
della mia presenza e fino al 2013, operava
o meno consciamente abbiamo aderito, ma
un medico, volontaria e laica missionaria.
diventi “scelta consapevole”.
Fu l’occasione di condividere con altri laici
Faciamo in modo che lo stare accanto al
ecuatoriani tutti miei coetanei o quasi, molti
povero sia nei nostri pensieri ogni giorno,
sogni e tante fatiche, lei era la doctora Betty,
seppur in mezzo ai tanti impegni che la
così la conoscevano tutti gli Achuar. Lo scorso
famiglia, la scuola, il lavoro, la salute ecc. ci
anno perse la vita in un incidente aereo su di
danno.
5
uno di quei piccoli aerei che la stava portando
In fondo tutto quello che ci viene chiesto, è
dall’interno della selva, verso la modernità.
solo un po’ di condivisione, l’essere vicino
Ora per gli Achuar anche la salute è un lusso.
a qualcuno che soffre per cercare di aprire
E così penso alle difficoltà della gente fra
i nostri cuori alla Buona Novella, affinchè
cui vive la famiglia Massa Pinto, famiglie
disgregate come tante nelle periferie povere
anche noi, nel nostro piccolo, con il nostro
impegno, lo si diventi per gli altri.
Don Guanella
Lanelsollecitudine
missionaria:
DNA del giovane Luigi
di Adriano Folonaro
Quando saremo grandi, faremo così la minestra ai poveri
«Tutto il mondo è patria
vostra1»: questo è l’orizzonte a
trecentosessanta gradi che don Luigi
Guanella ha indicato ai suoi amici
sacerdoti, suore, laici, per portare a
tutti «Pane e Signore»2.
La sollecitudine missionaria era nel
DNA del giovane Luigi Guanella. Una
sollecitudine che, animata da semplici
e concreti gesti, quelli stessi che don
Luigi aveva potuto osservare nel suo
ambiente famigliare, aveva coltivato
fin da piccolo, fino a divenire bisogno
straripante del suo cuore e scelta
cosciente di vita.
La vocazione missionaria si era
andata consolidando negli anni della
formazione, soprattutto grazie alla
vicinanza e all’amicizia di Giovanni
Battista Scalabrini (poi vescovo di
Piacenza e “apostolo dei migranti”).
Luigi Guanella, seguendo l’esempio
dell’amico, chiese ai suoi superiori
il permesso di entrare nel pontificio
Istituto per le Missioni Estere, ma ne
ebbe un rifiuto, data la scarsezza del
clero in Diocesi.
Don Guanella, anche da giovane
sacerdote, ebbe sempre nel cuore
il richiamo missionario. Da Savogno
si adoperò per inviare alla colonia villaggio di Genoa City nel Wisconsin
(USA) il sacerdote salesiano don Gabriele
Momo per la cura d’anime degli emigrati
di Campodolcino, tra cui anche alcuni
famigliari dello stesso Guanella3.
Alla fine di gennaio del 1875,
presentandosi a don Bosco, don
Guanella fu accolto con l’invito:
«Andiamo in America?»4. Don Bosco
stava uscendo infatti da una riunione
del consiglio in cui era stata decisa
una spedizione in America. Questo
stesso invito gli fu rinnovato quando
don Bosco inviò i suoi primi missionari
a Santo Domingo: «Si sentirebbe,
caro don Luigi, di far parte di questa
nuova spedizione e missione di nuovo
genere? [...] Credo che questa sia per
lei occasione provvidenziale»5. Ma
il vescovo di Como, mons. Carsana,
insistette per il suo rientro in Diocesi.
Dopo l’esperienza fallimentare di
Traona, dalla solitudine di Olmo, don
Guanella pensava: «I miei confratelli
e gli stessi miei scolari (salesiani),
compiono imprese belle a gloria di Dio
e delle anime in Europa e fuori, ed io
qui?»6. E tornò a confidarsi con don
6
Bosco, rinnovandogli la sua completa disponibilità a tornare per essere destinato alle missioni
oltreoceano.
Nel 1881 don Guanella venne inviato dal vescovo come amministratore parrocchiale a Pianello
del Lario. Qui anche per lui finalmente scoccò «l’ora della misericordia»7: nel 1886 con una
barchetta in partenza dal pontile del piccolo paese altolariano iniziò l’avventura missionaria
del tenace sacerdote montanaro. A bordo c’erano due suore, alcune orfanelle e poche
suppellettili8, con destinazione Como, la prima delle sue fondazioni.
Ma il cuore missionario di don Guanella era troppo grande per restare nei confini italiani. Egli
pensava spesso alla Svizzera grigione: «Il pensiero che i Valtellinesi erano confinanti colle regioni
del Canton Grigioni protestante e trafficanti sempre con lo stesso e che era pur conveniente che si
innalzasse qualche baluardo di salvezza per sé, di aiuto per il popolo grigione residente, questo ha
suggerito le diverse fondazioni nel Canton Grigioni. Queste stazioni o piccole missioni sono assistite
da uno o più sacerdoti dell’istituto, i quali generalmente fungono da parroci missionari»9.
Nel 1897 visitando la Valle del Reno superiore, che già conosceva da ragazzo, concepì l’idea
di costruire una chiesa a Splügen e di far rifiorire la stazione cattolica di Andeer, fondata dal
cugino don Gaudenzio Bianchi, per assistere
Don Luigi pensò alla Val Bregaglia...dove darà inizio alle piccole Missioni
spiritualmente gli emigranti cattolici che
là si recavano per lavoro. Provvide di una
cappella Splügen Dorf (1898) e assicurò la
cura pastorale della chiesa di Andeer, fondata
da don Gaudenzio Bianchi trent’anni prima,
da lui ristrutturata ed ampliata nel (1904). Ma
c’era una valle più bisognosa ancora, perché
da oltre tre secoli non si praticava più il culto
cattolico: la Val Bregaglia. Don Guanella
inaugurò (1904) una chiesa a Promontogno
e una a Vicosoprano (1909). Queste stazioni
cattoliche, per la concezione del suo tempo,
erano praticamente da considerarsi delle
vere missioni. «Le chiese da noi aperte sotto
forma di Missioni, nel Canton Grigioni, vale a
dire, a Roveredo - a Spluga - a Promontogno
in Val Bregaglia, sono specialmente dirette
a proteggere i nostri emigrati, a preservarli
dalle sette, e dalla perdita della religione in
cui sono nati. Il nostro sacerdote li consiglia, li
istruisce, li assiste»10.
Nel 1902 gli venne offerta l’occasione per
una fondazione in Palestina. Ma non gli fu
possibile. Sarà attuata dai suoi successori,
nel 1975, per opera del confratello don Ugo
Sansi.
7
Don Guanella
Nel 1912, all’età di 70 anni si recò
personalmente negli Stati Uniti
d’America, per rendersi conto della
situazione degli emigrati italiani di
cui aveva conosciuto le necessità e
il desiderio d’aiuto. Pochi mesi dopo
invierà le sue suore a Chicago.
Alle diverse sollecitazioni ad aprire
missioni all’estero (Alessandria
d’Egitto, Londra...), don Guanella
rispondeva: «Ahimè! La messe è
copiosa, ma gli operai sono pochi.
[...] Ci tenga conto il Signore dei
buoni desideri: e intanto preghiamo e
speriamo che altri facciano dopo di noi
quello che a noi non fu concesso»11.
Comunque amava tenere rapporti
con i missionari, come mons.
Eusebio Semprini, nativo di Dongo
(1823-1895), Vescovo in Cina; P.
Giorgio Steinhauser di Sargans GR.
(1824-1897), missionario fra i popoli
nativi del Michigan; Padre Antonio
Stazione cattolica di Vicosoprano, GR
Tettamanzi di Como (1853-1885),
missionario ad Abeokuta-Lagos, in
Nigeria; Mons. Daniele Comboni
(1831-1881), l’apostolo della Nigrizia;
Padre Ludovico Antomelli (18631927), vescovo di Leptis Magna e
primo Vicario apostolico della Libia;
Padre Gabriele Dell’Era (1851-1898),
del Convento francescano di Dongo,
missionario in Albania; don Biagio
Verri (1819-1884), l’“apostolo delle
morette”; Padre Rodolfo Fasola di
Brunate (1891-1915), entrato nelle
Missioni Estere di Milano e morto
giovanissimo; Padre Giuseppe
Reschini, missionario in India (primo
novecento); Padre Defendenti Monti,
Missionario apostolico negli Stati Uniti
(fine ottocento-inizio novecento).
Ormai il cammino era tracciato. Le
sue due Congregazioni, i Servi della
Carità e le Figlie di Santa Maria della
Provvidenza, e i laici guanelliani
Don Luigi pensò alla Val Bregaglia...iniziò le piccole Missioni
8
Boston 1913. Don Guanella con i padri scalabriniani
seguiranno le orme, raggiungendo oltre all’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti d’America, la
Germania, la Polonia, la Romania, la Spagna, il Canada, il Messico, il Brasile, il Guatemala, la
Colombia, il Cile, il Paraguay, l’Argentina, Israele, l’India, le Filippine, il Vietnam, la Nigeria, il
Ghana, la Repubblica Democratica del Congo, con l’impegno evangelico e sociale di dare a tutti
«Pane e Signore» e di «mostrare con il fatto al mondo che Dio è colui che provvede con sollecita
cura di padre ai figli suoi»12.
Oggi che la Chiesa indica con chiarezza l’impegno missionario anche ai laici, certamente
porterebbe don Guanella a dirigere anche ai laici le stesse parole di incoraggiamento e di
stimolo che diceva alle sue suore: «Camminate così anche voi; affrettatevi, ché avete un ufficio
troppo grande da adempiere»13.
E da pragmatico quale era diceva anche: «Questo spirito missionario deve invadere l’animo di tutte
[...] (e deve) essere fervido, ma insieme calmo, sereno, efficace, più nelle opere che nelle parole»14.
L. Guanella, Vieni meco per le suore missionarie americane in uso nella Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza in Como, 1913, in
Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 788.
2
L. Guanella, Lettere circolari SdC, in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, p. 1411.
3
Cfr. L. Guanella, Dal porto di Napoli all’Asilo di Laureana in Calabria, in La Divina Provvidenza, giugno 1913, 93;
4
L. Guanella, Le vie della Provvidenza. Autobiografia di un santo. (1913-1914), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2011, 62
5
G. Bosco, Lettera a L. Guanella, Torino, 17 luglio 1878, ASG Como.
6
L. Guanella, VdP, o. c., 71.
7
L. Guanella, VdP, o. c., 72.
8
L. Guanella, Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso, Dono di Giovinezza. Vita di Chiara Bosatta, Editrice Nuove Frontiere, Roma 2009, 35-36.
9
L. Guanella, Regolamento Servi della Carità, (1905), o. c., 1167.
10
L. Guanella, Per gli emigranti, in La Divina Provvidenza, novembre 1900. 83.
11
L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di Don Luigi Guanella, (1920), Riproduzione anastatica, Editrice Nuove Frontiere, Roma 1999, 501.
12
L. Guanella, Regolamento dei Servi della Carità, (1905), in Scritti per le Congregazioni , IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice,
Roma 1988, 1148.
13
L. Guanella, Vieni meco, o. c., 764.
14
L. Guanella, Vieni meco, o. c., 767.
1
9
Missionariato Laico
Notizie dal Messico
di Silvio Verga
D
opo due anni di presenza di
ASCI don Guanella in Messico,
nella capitale, con una
famiglia di laici volontari missionari,
è parso opportuno incontrarli, anche
per capire quale sarà il futuro della
nostra presenza presso il Centro
Comunitario San Luis Guanella, nella
colonia Ixtlahuacan del quartiere
Iztapalapa, di Città del Mesico.
Al mio arrivo, ad un anno esatto
dall’ultima visita, appare evidente
che il lavoro fatto dalla famiglia con
la comunità locale del quartiere, ha
dato i suoi frutti. Gli obiettivi posti
l’anno precedente erano infatti tesi al
rimodernamento del campo di calcio
e fare in modo che il Centro stesso
diventasse luogo d’incontro e di
animazione educativa cristiana.
Cominciando dalla cosa meno
complessa, direi che i lavori presso il
campetto di calcio a cinque, sono stati
realizzati all’altezza delle aspettattive.
Ora, dopo circa due mesi di chiusura,
il Centro comunitario dispone di un
campetto più grande, ben fatto e con
illuminazione notturna. Il quartiere
ha molto apprezzato questo risultato
e ancora di più, che un catechista si
sia incaricato dell’organizzazione dei
tornei che vi si realizzano. Unitamente
a due persone del quartiere, fra
squadre di calcio femminili e maschili,
se ne annoverano 52, di cui 10 di
preadolescenti.
Pensiamo si possa affermare,
obiettivo centrato.
Il secondo aspetto a cui si voleva
dare risposta era quello di poter
rendere il Centro comunitario luogo
di aggregazione e di formazione
guanelliana. Tale obiettivo anche se
in parte raggiunto, ancora richiede
10
operosità e dedizione. Sebbene vi siano nate
svariate attività rivolte alla popolazione, con
la stessa decise e attivate, che vanno dalla
consulenza legale alla fisioterapia, dalle arti
marziali al taglio e cucito, dal doposcuola
per i bambini delle elementari che così non
restano soli in casa ai corsi di ballo, contando
fra le varie proposte sedici laboratori
differenti che hanno significato sostenere
anche la ristrutturazione degli ambienti
utilizzati, nonostante la presenza settimanale
di almeno 600 persone, ciò che ancora non si
è raggiunto, e resta da fare, è la formazione
guanelliana.
Una presa di coscienza cioè del carisma
che diede vita più di 30 anni orsono, alla
presenza dei Servi della Carità e poi alle
Figlie di Santa Maria della Provvidenza e
succesivamente dei Cooperatori. Il Centro
infatti dista circa 15 minuti di automobile
dalla Comunità guanelliana locale e
oltre a ciò, si trova in un altro territorio
parrocchiale, dove il riferimento non è la
Parrocchia guanelliana Corpus Christi, ma
una diocesana.
È per questo motivo che la sola presenza
in passato di una Cooperatrice e la sua
comunità d’accoglienza con due buoni figli
e un asilo di prima infanzia, presenti nel
Centro, non furono sufficienti a promuovere
la guanellianità dell’opera. Durante una
riunione con padre Enrico, provinciale, e gli
attuali responsabili del Centro, padre Jesus,
la Cooperatrice signora Conchita e la familia Massa Pinto, ed una successiva con la Comunità
guanelliana locale, di cui padre Jesus fa parte, si sono valutate le possibilità per il futuro,
considerando anche che la famiglia di Clara e Simone, con il prossimo anno, terminerà la loro
presenza, prevista insieme all’Ufficio per la fratellanza delle Chiese della CEI, salvo rinnovi, per
tre anni.
Sta ora alla Comunità guanelliana valutare il futuro dopo le nostre proposte, a noi rimanere in
attesa di essere chiamati a condividere un segno che sia anche un sogno per la popolazione
locale.
11
Africa
Un
progetto
per la Cité Guanella
I
l telefono squilla: “Bonjour
Daniela”! La voce gioiosa di B.
riscalda il mio cuore e io non sono
più qui, in questa piovosa giornata
d’autunno ma di nuovo sull’infinito
altopiano del Congo. Chiudo gli occhi
e la rumba risuona nella stanza, lo
rivedo mentre scandisce il ritmo su un
tamburo improvvisato, -una sedia o
una tavoletta di legno- e il suo canto
mi accompagna di nuovo nelle strade
di Kinshasa.
uando alla fine di agosto
2012 sono tornata dal mese
di volontariato estivo in
Nigeria, tutto era già chiaro: non
poteva rimanere un’esperienza
isolata! La voglia di tornare in Africa
cresceva di giorno in giorno insieme al
desiderio di mettermi al servizio non
solo come educatrice ma anche come
agronomo. Ed è così che parto alla
volta della Cité Guanella, comunità
di stampo agricolo che sorge
nell’estrema periferia est di Kinshasa.
Ad accogliermi una trentina di giovani
messi ai margini dalla società: i buoni
figli, disabili tanto cari al nostro Santo
Luigi Guanella e i ragazzi di strada,
una famiglia eterogenea che convive
e si sostiene nonostante le peculiarità
individuali. A guidare e prendersi cura
Q
di Daniela Sironi
di questi campioni è Padre Guido
Matarrese che, una decina di anni
fa, ha avuto la geniale intuizione
di trasformare qualche ettaro di
savana dell’altopiano di Batéké in
questo angolo di paradiso dove
oggi si praticano l’agricoltura (con le
coltivazioni di ortaggi, mais, manioca
e alberi da frutto) e l’allevamento
(suini e bovini) non solo per integrare
la dieta della comunità religiosa e
della popolazione locale ma anche
per insegnare un mestiere che
permetta a questi giovani di essere
autonomi e accettati dalla società.
Il contatto con la natura, infine, ha
un’azione terapeutica positiva sui
disabili.
La presenza di un piccolo lago è il
pretesto per lanciare una nuova
sfida per me e la Cité: l’allevamento
ittico, settore nel quale ho già una
certa esperienza. Secondo la FAO
questo è un ambito produttivo che
promette ottime rese in tempi brevi e
rappresenta una concreta opportunità
per migliorare l’alimentazione e
ridurre la percentuale delle persone
che soffrono la fame nel mondo (il
primo dei Millennium Development
Goals). La realizzazione di questo
piccolo progetto non è semplice:
bisognerà fare in modo che il sistema
sia economico, di facile gestione e
rispettoso dell’ambiente. Inoltre,
sarà una lotta contro il tempo dal
momento che mi fermerò qui per
un solo mese! La collaborazione dei
ragazzi è preziosa e tutti partecipano
con grande entusiasmo. C’è chi
mette a disposizione la propria forza
12
fisica per scavare i bacini di allevamento, chi segue le fasi di acquisto degli avannotti nel vicino
villaggio di Bankana, chi si diletta nella selezione degli animali e chi partecipa alle operazioni di
pesca e gestione delle vasche. Persino i superiori in visita da Kinshasa si lasciano coinvolgere
e, nonostante il vestito della festa, ci aiutano nell’allestimento dell’impianto! Non mancano i
momenti di studio e formazione che, nei pochi pomeriggi liberi, ci concediamo seduti sotto a
un mango, come è proprio della tradizione locale.
Lavorare gomito a gomito con i ragazzi della strada è tanto gratificante quanto imprevedibile.
Abituati a una vita con altre regole, sono guidati da un istinto di sopravvivenza quasi
animalesco: basta davvero poco per infiammare gli animi, piccoli sospetti o una parola di
troppo e l’equilibrio è rotto. Il fenomeno dei ragazzi di strada, a Kinshasa, è nato nei primi
anni ’90 come conseguenza dell’esodo dalle campagne ed il dilagare della povertà. L’avvento
di sette religiose che promettono sogni e miracoli e che si approfittano dell’ignoranza e della
disperazione della povera gente, spinge
ogni giorno nuove famiglie a ripudiare
i propri figli e a buttarli per strada con
l’accusa di essere stregoni, ndoki in lingua
locale. Si tratta di bambini che devono
imparare in fretta l’arte di procurarsi il cibo
e confrontarsi senza tregua con la pressione
della selezione naturale. Vivono in gruppo
per difendersi, dalla violenza della gente
e dalle altre bande, costretti a sacrificare
emozioni e sentimenti per opportunismo.
L’Opera don Guanella ha attuato diversi
modi di accoglienza per i minori di strada
a Kinshasa e la Cité rappresenta l’ultima
tappa prima del tentativo di reinserimento
in famiglia. Chi viene qui accetta di
intraprendere un cammino lungo un anno,
un percorso di purificazione dal male
subito e del quale questi innocenti sono
stati convinti di essere responsabili, di
riconciliazione con se stessi, di fiducia nelle
proprie capacità e potenzialità, un viaggio di riconquista della propria dignità.
B. è uno di loro. La necessità di dare continuità al nostro lavoro anche dopo la mia partenza
ha fatto sì che P. Guido, seppur con un po’ di scetticismo, lo scegliesse come responsabile
dell’allevamento e mi affidasse l’incarico di formarlo a regola d’arte. B. non è come gli altri:
dietro il suo sorriso timido si nasconde un passato difficile non solo nelle strade di Kinshasa
ma, ancora prima, come bambino soldato nell’est del Paese. Quante volte osservandolo mi
sono chiesta se la minuziosa precisione con la quale portava a termine i compiti che gli affidavo
fosse il risultato di quando contro la sua volontà militava tra i ribelli, lassù a Kisangani e non
poteva ribellarsi alle violenze subite e a quelle inferte. Come anche gli altri, B. è molto riservato
e sfugge le mie domande, centellinando le informazioni che lo riguardano, camuffando e
bluffando quando si tratta di condividere notizie di una vita precedente che ora vorrebbe non
gli appartenesse più. Quando le domande si fanno più personali, lo vedo incupirsi e so già che
13
Africa
la risposta che sta per darmi non sarà
la verità, forse troppo dolorosa anche
solo da ricordare. Pochi i particolari
rivelati, si lascia andare solo quando
parla del tempo passato nel carcere di
Makala, dove ha scontato 4 dei 5 anni
a cui era stato condannato per furto e
dal quale è uscito dietro la promessa
di prendere parte al progetto di
reinserimento qui alla Cité. Dove non
arriva la parola ci pensano i tatuaggi
sulle sue braccia a raccontare. Tra essi
spicca una sigla: all’inizio mi prende
in giro e mi racconta di essere stato
scelto, in carcere, per un concorso e
che questo è il numero che gli hanno
assegnato, ma alla fine, davanti al mio
scetticismo e alla mia insistenza, mi
rivela che è il nome del capo dei ribelli
per il quale ha militato. Oltre allo
spiccato senso del dovere, quello che
colpisce di lui, oggi, è la devozione per
Dio, quel Dio che lo ha salvato e gli
ha donato la possibilità di riscattarsi
dalla vita alla quale sembrava ormai
destinato.
Spesso, nelle lunghe chiacchierate
con P. Guido, mi sono interrogata sulle
risorse e i bisogni di questi giovani.
Ci siamo chiesti cosa li aspetterà al
termine di questo anno, troveranno
uno sbocco occupazionale, un loro
equilibrio, o il richiamo della strada
legato all’abbaglio di facili guadagni
sarà sempre troppo attraente? Come
sarà l’accoglienza da parte della gente
di Kinshasa? Riusciranno a guardarli
e ad accettarli per quello che sono?
Saranno capaci di riconoscere il loro
cambiamento?
Ebbene, mentre scrivo sono passati
alcuni mesi dal mio rientro dal Congo
e l’anno di formazione si è ormai
concluso. La maggior parte dei ragazzi
è stata riaccolta nella casa di origine
e, sempre con il supporto dell’Opera
Don Guanella, stanno portando
avanti con successo l’attività agricola
di famiglia. Non ci sono state braccia
materne a riaccogliere B.: i suoi
genitori sono stati portati via dalla
guerra ed ora è solo. Con altri suoi
compagni ha scelto di continuare a
lavorare alla Cité. P. Guido ha fatto
costruire per loro una casa nel vicino
villaggio di Tala Ngai e con pazienza
stanno muovendo i primi passi verso
la piena autonomia.
Solo tre dei diciassette ragazzi che ho
incontrato alla Cité hanno smarrito di
nuovo la via.
Ringrazio l’Opera Don Guanella e P.
Guido per la gioia che hanno aggiunto
alla mia vita dandomi la possibilità
di condividere la strada al fianco
degli ndoki di Kinshasa. Un grazie di
cuore anche a P. François, superiore
della casa di Limete e al resto della
comunità religiosa per la festosità con
la quale mi hanno accolto, facendomi
sentire una di famiglia!
14
Inaugurazione
nuova casa di Adidome
I
di Adriano Folonaro
l 18 novembre ad Adidome in Ghana è stata inaugurata la Good Samaritan Home, per
l’ASCI don Guanella era presente il nostro Consigliere Don Adriano Folonaro. Ecco le foto
dell’inaugurazione, nel prossimo numero scoprirete tutti i particolari del suo viaggio.
15
Africa
Vite
sospese
in mondi sovrapposti
R
epubblica Democratica
del Congo. Grazie alla
collaborazione dell’dell’ASCI
don Guanella con l’Università degli
studi Milano Bicocca ho avuto la
possibilità di svolgere un periodo di
ricerca a Kinshasa per la mia tesi di
laurea in antropologia.
Il mio lavoro riguarda il fenomeno
dei cosiddetti “enfants-sorciers” , i
bambini detti stregoni, una triste realtà
che affligge il paese da quasi vent’anni.
L’accusa di stregoneria, la credenza
che i bambini siano posseduti da
spiriti maligni spinge le famiglie ad
abbandonare i bambini in strada. Vite
sospese, un’accusa che cade sui più
piccoli, su chi non può difendersi ed è
vittima di una realtà che sembra non
trovare una via d’uscita.
di Sara Rella
Una chiave di lettura di questo
fenomeno deve prendere in
considerazione una causa economica,
una causa politica e una causa
culturale.
La povertà, la disoccupazione, la
precarietà della vita sono fattori che
incidono sull’abbandono del minore,
la maggior parte della popolazione
a fatica soddisfa i bisogni primari
insieme all’impossibilità dell’accesso
alle cure mediche, alla scuola.
I bambini della strada hanno un’età
compresa tra i 6 e 18 anni, molti di
loro non sono mai andati a scuola,
altri non hanno terminato la scuola
primaria.
Le credenze tradizionali nel mondo
invisibile spingono il popolo congolese
alla ricerca di una spiegazione per
16
tutto ciò che accade, la morte di un familiare difficilmente viene associata ad una causa
naturale, il cambiamento delle strutture parentali, la poligamia, la creazione di un nuovo nucleo
familiare da parte del coniuge ancora in vita lascia il futuro dei bambini alla strada.
Causa non meno significativa i continui conflitti che segnano il paese soprattutto all’est,
le guerre non fanno che aumentare i numeri degli orfani che non hanno nessun punto di
riferimento.
Dalle aule universitarie dove ho inziato un primo studio bibliografico su questo fenomeno ho
deciso di “stare sul campo” di vedere con i miei occhi e di mettermi in ascolto.
Ho incontrato lo sguardo di tanti bambini che sottovoce ma con estrema consapevolezza mi
hanno raccontato la loro storia: “mio padre si è risposato dopo la morte di mia madre, la mia
matrigna non mi voleva, mi maltrattava, così mi hanno abbandonato in strada”, “mio padre è
morto all’improvviso, mia madre ha detto che era colpa mia, che sono uno stregone...”. Molte
delle loro storie parlano di maltrattamenti, abbandono, stregoneria. Sembra un circolo vizioso
senza fine.
Ho incontrato chi si occupa di questi
bambini, chi ogni giorno lotta contro
l’abbandono dei minori in strada, chi segue
le famiglie in percorsi di sensibilizzazione,
l’obiettivo del loro lavoro ovviamente è il
ritorno in famiglia con tutte le difficoltà che
questo comporta.
Per la maggior parte dei ragazzi questa
soluzione non si presenta, soprattutto se
su di loro c’è l’etichetta di “stregone” quasi
impossibile da rimuovere, per loro è una
lotta ogni giorno, per chi va a scuola o chi
fa un corso di formazione professionale,
l’autonomia una volta raggiunta la maggiore
età è il loro obiettivo: “Sara, nel nostro
paese c’è molta sofferenza...”
La sofferenza di questo paese si vede ad
ogni angolo, dai mendicanti per strada,
bambini che dormono su un pezzo di
cartone, ragazze giovanissime con bambini,
figli della strada, già tra le braccia vittime di
violenze inaccettabili.
Cercare una risposta a questa situazione
è difficile, molte delle persone che ho
incontrato mi hanno parlato della povertà
del paese, dell’impossibilità di avere un
impiego e quindi di provvedere alla cura
della propria famiglia, diritti violati di ogni
17
Africa
bambino che non può andare a scuola
alla quale viene negata la possibilità
di costruirsi un futuro, la possibilità di
avere un sogno da realizzare.
Qui , mondo visibile e mondo
invisibile si incontrano, la stregoneria
non è altro che una grande
giustificazione sociale di fronte alla
miseria, di fronte all’impossibilità
di sfamare i propri bambini,
l’impossibilità di vivere una vita
degna.
La povertà non è solo economica
ma anche culturale e spirituale,
rispetto al lavoro di mediazione con
le famiglie la difficoltà maggiore è
la mancanza di cure, di affetto, una
solidarietà africana che con il tempo
si è persa, oggi anche in Africa è facile
essere figli di nessuno. Ho incontrato
bambini che non sanno il loro nome,
abbandonati fin da piccoli non
ricordano neanche il volto dei loro
genitori.
Una politica strettamente connessa
all’economia della globalizzazione,
alle tasche dei ricchi che diventano
sempre più ricchi e all’indifferenza
verso i poveri che diventano sempre
più poveri.
Don Guanella è presente anche qui,
tra gli ultimi che hanno bisogno di
un soffio di speranza, l’accoglienza
e la cura che viene offerta a questi
giovani è segno di una lotta continua
verso una realtà che prima o poi
dovrà cambiare. I miei studi di
antropologia lasciano un grande
interrogativo su una realtà invasa da
ONG e organizzazione umanitarie
che offrono aiuto ai più deboli, in
un miscuglio continuo tra interessi
economici e vite umane Kinshasa
sopravvive.
18
C
i hanno regalato un MINIBUS
che parla. Sì, parla, interroga,
ascolta, vede, chiama e
soprattutto si compromette.
Lo conoscono quanti alle 8.30 di ogni
mattina lo vedono spuntare tra le
proprie case, ora bianco lucente, ora
imbrattato di fango e molto spesso
velato di polvere: è la condizione
impossibile delle strade, le strade
lontane dal centro.
Alla gente il minibus porta un
messaggio, un messaggio di
“Provvidenza”: è Dio che fa (d.
Guanella). Non è un messaggio
da poco, quando si è oberati da
numerosi figli da far crescere, quando
manca il lavoro, disposti a sfidare il
sole cocente con temperature che
di Don Gabriele Mortin
poco hanno da invidiare a quelle
degli altiforni, quando, dalle facce
assonnate, si percepisce la fatica
dell’arrangiarsi per tirare avanti. Non
ci sono case, o meglio costruzioni
in legno, che non abbiano mucchi
di sabbia, mucchi di mattoni, scavi
iniziati: quando gli uomini di casa
non trovano un lavoro stagionale
od occasionale ( non si parla
certo di lavoro fisso e tanto meno
di assunzioni legali) cercano di
migliorare la propria abitazione che
altro non è che quattro assi tenute in
piedi con un gran senso di equilibrio.
Lento il minibus arranca, attento allo
sbucare improvviso di qualche moto,
sa che la precedenza ce l’ha chi arriva
per primo all’incrocio.
19
America Latina
Grazie
ASCI
Oran, Argentina
America Latina
I bambini più piccoli,da poco alzati
e non ancora lavati salutano tra le
fessure delle assi che fanno da difesa
alla casa/baracca e salutano con le
manine, in continuazione, gridando
“padre”; al loro grido gli adulti ancora
in casa si affacciano. Sanno chi passa,
ma sembrano volersi annotare nella
mente per bene un indirizzo: “Techo
Fraterno – don Guanella. Casa Divina
Providencia calle Arenales 2018 tel.
424155 Oran”. Già qualche mamma
sussurra ripetutamente al piccolo ormai
prossimo all’età scolare: ”tra pochi mesi
passerà anche per te” e guarda pensosa
il MINIBUS che procede lento per evitare
ostacoli di ogni sorta, e intanto sogna
aspettative grandi per lui. Sanno che
l’unico requisito per entrare alla “Divina”
è essere poveri e loro sanno di esserlo.
Quei pochi soldi che i minori e gli
studenti ricevono dallo stato, vanno
utilizzati per tutt’altro scopo che
la loro istruzione, servono a dar
continuità alla famiglia! “Qualche
Santo provvederà” In questo caso il
Santo è don Guanella.
Come provvede? Chiamando a raccolta
vicini e lontani a farsi carico di loro,
con tanto, con poco, con quello che
è possibile. Quando il minibus lascia
le strade sassose, polverose, spesso
acquitrinose, per accompagnare
qualche ragazzo alla scuola del Centro
e sente sotto di sé l’asfalto e gli vien
voglia di prendere velocità, ma subito
mortificato da dossi e avvallamenti, è
il momento in cui sembra voler dire
alla gente, (che abita vere case, che
va nei negozi a comperare anche cose
superflue), che esiste una gran parte
della città nella vera povertà. Non li
colpevolizza , ma li aiuta a prendere
coscienza della realtà a loro vicina.
Tanto più che fa toccare con mano
come persone, associazioni dell’altra
parte del mondo, hanno a cuore
queste persone.
Fino a qualche giorno fa la gente
era abituata vedere un angusto e
cadente pulmino, sembrava logico: è
per i poveri. Ora quasi un miracolo.
Il logo e la scritta spiegano il mistero.
Sembra uno spreco utilizzare il
minibus, nuovo fiammante, per
bambini che non pagano una
20
lira, ma il pensiero si fa più attento alle motivazioni, alle intenzioni e diventa strumento di
evangelizzazione, voluta o non voluta.
Oltre il sacramento della penitenza quale altro sacramento perdona i nostri peccati se non
l’elemosina, l’aiuto ai poveri, la carità? E’ certamente di questo che le sorelle Gariboldi danno
umile testimonianza, tramite l’associazione ASCI per le strade di Oran. Ne saranno certamente
contente, anzi orgogliose di prestare questa testimonianza per lunghi anni a venire.
Don Guanella desiderava che i poveri nelle sue Case fossero considerati “i padroni” e i
padroni non si lasciano mancare pretese. Il “servo” minibus vorrebbe accontentare tutti i suoi
passeggeri, ma diventa impossibile. Tutti vogliono stare al finestrino, tutti vogliono essere sotto
le bocchette dell’aria fresca, tutti vorrebbero stare nei sedili davanti. È il solito momento di
panico dell’inizio, ma che, grazie a Dio, dura poco. Non si aspetta dei grazie per il suo servizio,
ma sorride beato quando entrando o uscendo dalla Casa della Provvidenza, tutti in coro dicono:
”Angelo custode, dolce compagnia, proteggimi giorno e notte, non lasciarmi solo altrimenti mi
perderei. Madre della Divina Provvidenza: prega per noi.”
Sanno chi ringraziare, e con Lui quanti si fanno strumenti della Sua bontà.
Al minibus “questo” basta!
21
America Latina
Ora
anche ad Amozoc
Messico
S
iamo una associazione di
cooperazione internazionale
e proprio in questo ambito
abbiamo consegnato il nostro
apporto alla Parrocchia guanelliana
San Luis Guanella appena istituita
ad Amozoc, località a circa due
ore di auto da Città del Messico.
Tali fondi unitamente a quelli della
di Silvio Verga
organizzazione PUENTES ONGD, di
nascita guanelliana questa volta in
Spagna, serviranno alla costruzione
di una struttura coperta che
assolverà a varie funzioni. Da luogo
dove celebrare la S. Messa, a luogo
di riunione per la gente del quartiere
che non dispone di una struttura
ampia e coperta, dove realizzare
le assemblee di quartiere. Inoltre
servirà per le attività ludico ricreative
in attesa della realizzazione della
Chiesa e dei locali attigui.
Un caro augurio di Buon Natale e
di buon lavoro a don Andrés e a
tutta la sua Comunità guanelliana e
parrocchiale.
Come sarà la struttura coperta
22
“V
di Aldo Ceruti
enite, benedetti del
Padre mio, ricevete
in eredità il Regno
preparato per voi fin dalla creazione
del mondo, perché ho avuto fame e
mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e mi avete dato da bere, ero
straniero e mi avete accolto, nudo e
mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, in carcere e siete venuti a
trovarmi.”
Ogni volta che ascolto questo “brano”
non posso fare a meno di riflettere su
temi quali l’ipocrisia, il nascondersi,
dell’io non c’ero. E’ incredibile e
impensabile, ma buona parte di
queste riflessioni, sono convinto, le
facciamo anche senza avere letto il
passo del Vangelo.
Spesso mi chiedo quali sono le
ragioni, il perché uno si debba
muovere, impegnare così come più
in generale debba farsi coinvolgere
in un gesto di carità, di solidarietà o
di aiuto.
Penso a quei genitori che hanno un
figlio portatore di handicap, autistico,
o gravemente malato: mi domando
come reagirei alle domande che
il brano mi pone: “Non è un mio
problema. Smetti di preoccuparti e
goditi la vita!”.
Beh, è umano, normale, succede
spesso anche a me, quello di
fregarsene, di cambiare strada, di
girare l’angolo, ma fortunatamente c’è
Qualcuno che non ci lascia tranquilli,
che questa domanda ce la pone e
la pone a tutti : “Ho avuto fame, ho
avuto sete, ero forestiero, ecc. “ .
È evidente che siamo in un momento
di profonda crisi, purtroppo non solo
economica, che sembra non avere
termine, insomma le cose anziché
migliorare, sembrano peggiorare e di
fronte a questo ci si chiede se è più
conveniente farsi gli affari propri o
aprirsi al bisogno degli altri.
Ho imparato, che se do le cose per
scontato continuo a fare perché devo,
perché è un dovere, senza carpine
veramente il senso.
Il fatto è che, se arrivi a certe
conclusioni, o tagli i ponti e ti regoli di
conseguenza, o decidi di continuare
come prima, nell’ipocrisia di fondo
del nostro “stile di vita”.
Guardare le cose in faccia non è facile,
devi cambiare, però non potrai dire di
fronte a te stesso, “non sapevo”…
Ma se tutti, dico tutti, potessimo
ricordare anche solo ogni tanto queste
parole nette e ci comportassimo di
conseguenza, saremmo già dentro un
mondo migliore.
Ma allora perché? Che cosa porto a
casa? Perché ne vale la pena?
Caro amico-benefattore il tuo ruolo
ricopre un’importanza determinante
per la riuscita dell’iniziativa “Adozioni
a Distanza”, a te è affidato il compito
di condividere.
Perché con la tua generosità il pane di
ogni giorno non mancherà.
Perché avrai la riconoscenza dei nostri
ragazzi disagiati e abbandonati e
molto altro.
Ne vale la pena perché dai un senso
al tuo impegno, fai in modo che le
parole avevo fame, avevo sete, ero
nudo e … non siano parole vuote ma
siano il completamento del passo..
“In verità io vi dico: tutto quello che
avete fatto ad uno solo di questi miei
fratelli più piccoli l’avete fatto a me”
Mt 25, 31-46
23
Vita Associativa
“Vorrei avere tempo per...”
Scelti per Voi
Recensione del Mese
a cura di Giacomo Manfredi
“Dimenticate tutti gli stereotipi sull’Africa. E leggete Congo !”
ROBERTO SAVIANO
Si parte dal gigantesco estuario del
fiume Congo, come i colonizzatori, i
missionari, i bianchi hanno sempre
fatto. Un getto possente di detriti,
terra, alberi che trasforma l’oceano
in un brodo torbido per centinaia
di chilometri: “Le immagini del
satellite lo mostrano chiaramente:
una macchia brunastra che, durante
il picco della stagione dei monsoni,
si estende verso ovest per ottocento
chilometri. Quando ho visto per la
prima volta delle fotografie aeree
mi è venuta in mente una persona
che si era tagliata i polsi e li teneva
sotto l’acqua, ma per sempre. Così,
quindi, comincia un paese: diluito in
una grande quantità di acqua di
oceano”. E poi, attraverso centinaia
di interviste con congolesi di tutte
le età e le etnie, attraverso lo studio
della storia, dell’archeologia, della geografia e della climatologia, attraverso
una scrittura tersa e coinvolgente, si va alla scoperta di un paese, di un
popolo, di un continente. Dai primi insediamenti preistorici agli orrori della
dominazione coloniale belga, dall’indipendenza alle guerre civili, attraverso
giungle e città, montagne di ghiacciai perenni e pianure rigogliose, miniere di
ogni minerale prezioso e una natura ricchissima e incontaminata, un libro che
davvero restituisce un mondo.
Un fulminante bestseller in patria, tradotto nelle lingue maggiori, che ha
vinto numerosi premi in tutto il mondo. Il più grande reportage africano dai
tempi di Ryszard Kapuściński.
“Una storia monumentale, più eccitante di qualunque romanzo” NRC Handelsblad
24
“Un racconto magnifico, fatto di ricerche dettagliatissime” New York Times Book Review
“Documentato con grande cura e scritto con notevole eleganza” Foreign Affairs
Italia
Progetto
“un campetto per monelli”
Fondo Fucile – Messina
A
Messina, a tre anni esatti dalla
canonizzazione di San Luigi
Guanella, il 23 ottobre 2014, è
stato inaugurato il campetto di calcio
per i “monelli” di Fondo Fucile. Sorge
proprio attiguo all’Oratorio dedicato a
San Luigi Guanella, inaugurato l’anno
scorso il 23 ottobre 2013. Fondo
Fucile è un quartiere popolare della
periferia Sud di Messina, privo di
strutture e di luoghi di aggregazione.
Alta è la dispersione scolastica e grave
il rischio della devianza giovanile. Lo
sport è una delle risposte che i padri
guanelliani, insieme a tanti fedeli
laici e cooperatori guanelliani, stanno
dando ai bisogni del quartiere: diversi
bambini e ragazzi, quasi abbandonati
a se stessi, evadono l’obbligo
scolastico, e sono preda della strada
dove imparano devianza e violenza.
L’anno scorso, con l’Oratorio San Luigi
Guanella, abbiamo iniziato un servizio
di sostegno scolastico. Quest’anno,
col campetto, si vuole proporre ai
bambini e ai ragazzi, una attività
di Don Nico Rutigliano
sportiva, che li tolga dalla strada, li
distolga dall’emulare atti vandalici
per il quartiere e, attraverso il calcio,
gli allenamenti e il gioco di squadra,
li educhi ai valori umani (quali il
rispetto delle regole, l’obbedienza agli
educatori, la generosità, il servizio per
il bene comune), per giungere anche
alle virtù cristiane della carità e del
perdono.
Per realizzare questo progetto sono
stati impiegati risorse umane e mezzi
economici. Da sei mesi abbiamo
lavorato ogni sabato a pulire il terreno
(era ormai diventato una discarica)
da spazzatura e rifiuti di ogni genere.
I sacerdoti guanelliani, in prima linea
e poi anche cooperatori guanelliani e
uomini di buona volontà, hanno dato
il loro tempo per costruire questo
spazio ludico ricreativo, che sarà
completato da giochi per bambini,
spazio per gli anziani, verde e piante.
Abbiamo ricevuto molte donazioni
da enti, aziende e privati. La prima
spinta è avvenuta grazie al contributo
dell’Università di Messina, la Caritas
diocesana, l’Opera don Guanella,
l’ASCI, la COT (Centro Ortopedico
Traumatologico di Messina). Poi si
sono aggiunti piccoli, ma significativi
rinforzi, da parte di singoli e di
famiglie.
C’è ancora da fare la rete alta di
recinzione intorno al campetto, il
completamento della attrezzatura
sportiva utile agli allenamenti e
ai tornei. Contiamo molto sulla
26
generosità di persone che credono a questo
servizio educativo di prevenzione umana
e di formazione integrale della persona.
Vogliamo partire dall’uomo per portarlo
a Dio. Dare pane e Signore, come ci ha
insegnato Don Guanella.
Vi sono già papà di famiglia che danno il
loro tempo per allenare i ragazzi, far giocare
i bambini, organizzare tornei, e le richieste
dell’uso del campo arrivano anche da
parrocchie limitrofe, da CAG e squadre di
rugby. La domanda c’è, occorre la risposta!
Se vuoi aiutarci con le tue energie
ed il tuo tempo libero, siamo ben
lieti di accompagnarti in un campo lavoro sul posto per lavorare con i monelli. Se vuoi
sostenere economicamente il progetto, puoi fare la tua erogazione liberale usando l’IBAN
dell’Associazione IT28 S056 9610 9010 0000 9059 X12 (Banca Popolare di Sondrio Filiale 073
Como) con bonifico bancario, intestato a: ASCI DON GUANELLA ONLUS o con conto corrente
postale: 70815618 intestato a ASCI DON GUANELLA ONLUS.
Progetto: “Un campetto per Fondo Fucile”.
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Italia
L’impegno
per l’accoglienza dei profughi
Anche l’ASCI
don Guanella
è impegnata
per l’accoglienza
dei profughi
nella Casa Guanelliana
di Sormano
I
l 18 novembre è incominciata
una nuova avventura per la
Provincia Sacro Cuore. Infatti
a Sormano è iniziata l’accoglienza
di 11 profughi, ad oggi mentre si
scrive sono già 17, scappati dalle
guerre e dalla fame del loro paese
e arrivati in Italia per la ricerca di
un nuovo inizio.
Le richieste giunteci dalla Prefettura
e dalla Caritas Diocesana per
permettere l’accoglienza di queste
persone non sono state indifferenti
al nostro udito, ma anzi sono state
di Giacomo Manfredi
accolte e fin da subito ci si è adoperati
per permetterci di poter dare il nostro
contributo.
Come ci ha insegnato San Luigi
Guanella “Fermarsi non si può, finchè
ci sono poveri da soccorrere” ed è
con il carisma che ci rappresenta
che si è deciso nuovamente, dopo
l’esperienza nelle nostre case di Como
e Nuova Olonio, di accogliere queste
persone.
L’Opera don Guanella con il
coinvolgimento dell’ASCI don Guanella
Onlus e dell’Associazione Itaca, che
gestirà l’accoglienza con i propri
operatori, ha dato subito risposta ad
un bisogno mettendo a disposizione
la propria casa di Sormano. I dubbi e
le incertezze sono stati superati dal
bisogno cristiano di farsi prossimo e di
essere buoni samaritani verso l’altro,
perché così dice il Vangelo.
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L’auspicio è quello di far diventare la nostra casa di Sormano una realtà con porte girevoli
dove sia i nostri ospiti che i cittadini possano incontrarsi e conoscere quello che viene fatto
e non limitare la presenza di questi ragazzi ad un atto unilaterale di solidarietà, ma un bene
per la comunità che li ospita con attività che possano costruire momenti di integrazione (la
scuola di italiano che viene fatta tutti i pomeriggi e che è già partita sarà fondamentale per
questo) e di condivisione per rendere questa esperienza utile e fruttuosa per tutti, per noi
guanelliani, per i ragazzi che ospitiamo e per la cittadinanza che vivrà con loro questi mesi
di accoglienza.
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