Il futuro alimentare del pianeta dovrà essere quello di un`agricoltura

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Il futuro alimentare del pianeta dovrà essere quello di un`agricoltura
«Il futuro alimentare del pianeta? Dovrà essere quello di
un’agricoltura sostenibile e conservativa»
Giuseppe Romagnoli
15 ottobre 2016 18:29
Il futuro alimentare del pianeta? Dovrà essere quello di un’agricoltura sostenibile e
conservativa, con un aumento delle rese produttive con la medesima e attuale estensione
di terre coltivate, basata su ricerca e sviluppo delle varietà e della tecnologia, incentivando
in molti territori (compresi quelli di montagna) l’agricoltura familiare e locale, assai
diversificata e che deve armonicamente convivere con altre attività produttive.
Un obiettivo complesso, articolato, su cui tutti, nessuno escluso, si devono impegnare e
che è stato affrontato nel convegno “Nutrire il futuro, le prospettive a lungo termine
dell’alimentazione” che si è svolto presso la Sala del Consiglio comunale di Piacenza, un
seminario indetto in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione che si svolge
domenica 16 ottobre.
Dopo il saluto del sindaco di Piacenza Paolo Dosi, con il coordinamento del prof. Paolo
Rizzi docente di Economia e Direttore del Laboratorio di Economia Locale dell'Università
Cattolica di Piacenza (presenti il vicesindaco Francesco Timpano e l’assessore Giulia
Piroli), ha preso la parola Ivana Borsotto, vice presidente di MLAL ProgettoMondo,
organizzazione non governativa (Ong) di volontariato nazionale e internazionale. Costituito
nel 1966, con sede a Verona, promuove e sostiene l’impegno dei volontari in America
Latina e Africa, stimola e rafforza il volontariato sul territorio. L’Amazzonia e i popoli
indigeni, le megalopoli e le favelas, le riforme agrarie e l’autosufficienza alimentare,
l’infanzia lavoratrice e di strada, i diritti umani più elementari sono i temi e i luoghi
dell’attività del Mlal ProgettoMondo. “Come ogni organismo che fa cooperazione, sa che
la sicurezza e la sovranità alimentare sono elementi fondamentali dello sviluppo e della
giustizia sociale. Attività e progetti che sono poi l’espressione della nostra personale
assunzione di responsabilità e della convinzione che i risultati del nostro lavoro sono
moltiplicati e resi più efficaci se frutto di un lavoro condiviso”.
E’ seguita la relazione dell’esperto della FAO Lorenzo Bellù. Ha prima di tutto ricordato
che nel 2050 la popolazione potrebbe essere 2,5 miliardi in più rispetto al 2010 (+38%),
con tassi di crescita maggiori nei paesi a più basso reddito che, pro capite, potrebbe
raddoppiare nei paesi a più alto reddito e triplicare in Asia ed Africa, ma con il
mantenimento di ampie sacche di denutrizione.
“Le sfide: ridurre le disuguaglianze, soddisfare il bisogno di cibo in modo sostenibile,
mitigare i cambiamenti climatici. Oggi l’urgenza è aumentare il potere di acquisto. Nei
paesi emergenti ci sono sperequazioni troppo elevate e non si garantisce a molti
l’accesso ai beni. Entro il 2050 la produzione agricola deve aumentare del 50%,
soprattutto nei paesi poveri dove fertilità ed acqua sono più scarse. E’ necessario un
aumento delle rese con la medesima estensione di superficie, incentivando ricerca e
sviluppo delle varietà e la tecnologia, con investimenti agricoli responsabili, riducendo
perdite e sprechi, educando consumatori ad una dieta sostenibile. Per i cambiamenti
climatici è necessario agire sui settori che emettono gas ad effetto serra, soprattutto le
energie fossili”.
“La sicurezza alimentare- ha precisato il prof. Paolo Sckokai della Cattolica di Piacenza, è
un problema non solo dei paesi in via di sviluppo ed in Italia ci sono 4,6 milioni di persone
povere. Le politiche alimentari sono commisurate alle esigenze di altri portatori di interesse
come agricoltori e trasformatori; sanità e qualità degli alimenti possono richiedere prezzi
mediamente più elevati. Ma c’è anche il 36% della popolazione in sovrappeso, il 10 %
obesa, compresi i bambini. La ricerca può incidere notevolmente con l’agricoltura
conservativa, mentre le politiche possono offrire un importante sviluppo per stimolare una
alimentazione più salutare (con informazioni ed interventi sui mercati) e possono
intervenire sul rapporto tra agricoltura ed ambiente (imponendo standard ambientali e la
tassazione di prodotti a forte emissione di CO2 (allevamento)”.
“Chi si occupa di sviluppo- ha ribadito Rizzi- deve sempre pensare in termini di
interdipendenza globale. Pensare cioè globalmente per agire localmente. Per lo sviluppo e
la centralità del locale è bene considerare nuove forme di agricoltura di comunità e
sostenibile che va benissimo anche per le nostre di montagna con nuovi modelli di
sviluppo. Davanti a noi la sfida delle disuguaglianze, perché è aumentata di molto la
concentrazione del reddito che coinvolge anche il locale”.
Aurelio Danna cooperante della ONG ProgettoMondo MLal che opera da più di 30 anni in
Brasile e Bolivia ha trattato delle esperienze e dei risultati conseguiti presso quelle
popolazioni.
ProgettoMondo Mlal ha lavorato per più di tre anni in 3 distinte regioni della Bolivia per
dare più forza all’agricoltura e ai prodotti locali, per valorizzare la biodiversità e combattere
la malnutrizione, così da costruire una nuova sicurezza alimentare che guardi anche alla
sovranità del Paese. Perché i cereali, oggi in buona parte importati, tornino a essere
opportunità di crescita fisica ed economica per le comunità locali.
Perché ogni prodotto, dal raccolto fino alla sua commercializzazione, possa avere un ciclo
di lavorazione e di trasformazione corretto e giusto, nel Paese. Le pesche saranno sì
innanzitutto frutta fresca, ma anche marmellate, dolci e bevanda sulle tavole locali; le lane
di lama e alpaca continueranno a offrire riparo alla popolazione ma tramanderanno
culture e saperi locali nei prodotti del telaio; le farine di grano e altri cereali resteranno la
base della dieta boliviana ma vedranno accresciuto il proprio valore in una maggiore
varietà di prodotti, più ricchi e nutrienti, grazie a una lavorazione attenta e rispettosa; il
latte delle mucche, infine, sarà anche yogurt e burro, formaggi freschi e stagionati,
aggiungendo nuovi sapori e creando buone abitudini.
“Il Programma Vita Campesina ha promosso e accompagnato lo sviluppo di 4 settori
produttivi, ma anche investito sul futuro delle tante Organizzazioni economiche coinvolte.
Grazie a un sostegno tecnico, la rete è oggi più forte e consapevole, più integrata e
tecnicamente più competente. E soprattutto sono "Piccoli sogni che si avverano": la
maggior parte di loro ha davvero visto coronato un sogno. Che non è mai un sogno fine a
se stesso. E’ la crescita di un’idea, la concretizzazione di un progetto di sviluppo, il
successo di una sfida. E il nuovo marchio sociale, orgogliosamente ottenuto da tutti questi
prodotti, resterà incollato a ricordarlo”.